Raffaello Castellano,Editoriale Febbraio 2017 – Ivan Zorico

Editoriale Febbraio 2017 – Raffaello
Castellano
Raffaello Castellano (104)
È strana la storia che alle volte accompagna la fortuna dei prodotti
culturali, siano essi film, spettacoli teatrali, canzoni o libri.
Mi riferisco a quelle particolari storie che, per originalità e fantasia, potrebbero esse stesse finire
nelle pagine di un racconto, di una novella, di una sceneggiatura o nel testo di una canzone.
Prendiamo una di queste storie, emblematica e rappresentativa di quanto appena detto, storia
recente, anzi, recentissima.
Questa storia mette insieme, come solo i narratori più grandi sanno fare, cultura alta e cultura
popolare, il classicismo più puro con il mainstream più contemporaneo, un saggio scientifico degli
anni ’60 del secolo scorso, che fece scalpore, con un testo dissacrante ed una canzone
orecchiabile e soprattutto ballabile.
Molti di voi, a questo punto, ci saranno arrivati: sto evidentemente parlando della canzone di
Francesco Gabbani, vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo, “Occidentali’s Karma” e degli
effetti, fra i tanti che ha innescato, che ha avuto sulla vendita e ristampa del libro “La scimmia
nuda” dello zoologo ed antropologo Desmond Morris, a distanza di quasi 50 anni dalla sua uscita.
Ma quali sono le implicazioni profonde, i sottili fili che legano in un ordito coerente due trame così
distanti fra loro?
Cominciamo dal libro, che per distanza e tempo è
sicuramente meno conosciuto della canzone di
Francesco Gabbani. Desmond Morris, un antropologo
e zoologo inglese che aveva lavorato presso lo zoo di
Londra, dà alle stampe “La scimmia nuda” nel 1967.
In questo saggio, applicando il metodo di studio
tipico degli zoologi, decide di parlare dell’uomo, la
scimmia nuda appunto, come se si trattasse di una
“qualunque” specie di animale.
Nel libro, scritto in un linguaggio semplice, a tratti divertente, ma rigoroso e mai banale, l’animale
uomo viene costantemente confrontato con i suoi “parenti” più prossimi: scimpanzé, oranghi e
gorilla, ravvisando le numerose similitudini comportamentali che sussistono fra le varie specie.
Furono soprattutto i gesti legati a comportamenti di corteggiamento, sessuali ed alimentari, quelli
più interessanti e sorprendentemente simili a quelli degli altri primati che destarono, e destano
ancor oggi, maggior scalpore e curiosità nei lettori che decretarono il successo di vendite di questo
testo alla sua uscita.
Poi, dopo la fine degli anni ottanta, pur rimanendo un testo, conosciuto e citatissimo, il libro di
Desmond Morris finisce in parte nel dimenticatoio. Ma ad un certo punto, ed almeno per noi italiani,
arriva il febbraio 2017, la 67esima edizione del Festival di Sanremo e un ragazzo di poco più di 30
anni che, con una canzone irriverente, originale, coltissima e orecchiabile mette insieme gli studi
classici del liceo (panta rei), i film dell’infanzia (Singin’ in the rain), i drammi shakespeariani (essere
o dover essere) e, appunto, la scimmia nuda di Morris (la scimmia nuda balla) e decreta, per uno
strano, ma non troppo, effetto domino, il nuovo successo del libro, del suo autore e delle tematiche
antropologiche.
Il successo
e
l’eco
mediatico
della
canzone di
Gabbani
varca
addirittura
i confini
nazionali e
giunge
perfino
all’orecchio
del prof.
Desmond Morris, che, in un’intervista a Repubblica di qualche settimana fa, si complimenta con il
giovane cantautore sottolineando e lodando la sensibilità e l’originalità del modo in cui le sue tesi
sono affrontate nel testo della canzone.
Ma perché ho fatto tutto questo lungo excursus sulla canzone di Gabbani ed il libro di Morris?
Cosa hanno in comune le due storie qui tratteggiate, anche se interessanti, con l’argomento del
nostro mensile, “Les Magicien de la Terre” (I maghi della Terra), che nelle nostre intenzioni vuole
parlare della scienza e dei traguardi che ci ha permesso di raggiungere?
Poco parrebbe, ma in realtà moltissimo. Il titolo del nostro magazine è, come il mese scorso,
dedicato ad una grande rassegna d’arte contemporanea omonima, Les Magicien de la Terre, che si
svolse al Centro Georges Pompidou di Parigi nel 1989; fu la prima grande mostra d’arte
contemporanea che pose al centro della sua riflessione le tematiche della “globalizzazione”, fu la
prima mostra di richiamo internazionale ad offrire un’ampia vetrina all’arte contemporanea africana,
oltre a cadere in un periodo storico particolarmente interessante.
Nel 1989 cadde il muro di Berlino e per molti storici questo significò la fine “vera” del secolo breve;
fu presentato il protocollo del World Wilde Web, e per molti studiosi questo significò l’inizio dell’era
digitale. Inoltre l’89 rappresentava la fine degli edonistici anni ’80 ed il passaggio a quella terra di
mezzo, sia storica che esistenziale, che furono gli anni ’90 del secolo scorso. In tutto questo
trambusto e trapasso, irrompe la mostra Les Magicien de la Terre e, come sempre accade, fu l’arte a
fare da profeta e ad offrire una visione del futuro prossimo venturo.
Un futuro che oggi tutti noi “abitiamo”, un futuro sfaccettato, interconnesso, complicato e
complesso nel quale ci muoviamo a vista e nel quale costantemente si ripresenta lo scontro fra il
nostro essere tecnologico e le nostre conquiste scientifiche da una parte, e il nostro comportamento
ancora radicato e governato dagli istinti e dalle nostre passioni animali dall’altra.
Un vero e proprio gap evoluzionistico che la scimmia nuda, che fu prima di Desmond Morris e poi di
Francesco Gabbani, ha riportato alla ribalta sia mediatica che, cosa ancora più fondamentale, delle
nostre coscienze.
Quindi il cerchio si chiude: arte, cultura, antropologia, zoologia e canzone d’autore si mischiano, si
mescolano, si amalgamano. Diventano qualcosa che non è semplicemente la somma dei suoi singoli
componenti, ma qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, qualcosa di altro, qualcosa che ha a che
vedere con la nostra natura, il nostro futuro, ma pure, e soprattutto, con il nostro destino ed il nostro
essere più profondo, in una parola, con il nostro karma, anzi con il nostro occidentali’s karma.
Buona lettura.
Raffaello Castellano
Editoriale Febbraio 2017 – Ivan Zorico
Ivan Zorico (108)
Questi primi mesi del 2017 sono stati fortemente segnati dalla politica o, per
meglio dire, dagli uomini politici. Uno in particolare, Donald Trump
(Presidente degli USA), ha catalizzato l’attenzione dei media (tradizionali e
non) con una serie di dichiarazioni e decisioni alquanto discutibili. In serie: la
costruzione di una cinta muraria al confine con il Messico, la costituzione di
una “lista nera” contenente 7 paesi islamici, “tweet impazziti” ed
affermazioni non proprio esatte (per usare un eufemismo), come quella che
avrebbe visto la Svezia essere vittima di un attentato terroristico, poche ore
prima del suo intervento.
Ma a fare da contraltare, oltre a grandi manifestazioni di massa a favore dell’immigrazione, vista
come portatrice sana di progresso, multiculturalismo e base fondante dei valori statunitensi, si sono
eretti anche i grandi colossi hi-tech e multinazionali. Tutte Corporate che hanno fatto proprio
dell’integrazione e dell’apertura globale, il loro punto di forza. Google, Facebook, Apple e
Starbucks hanno quindi preso una ferma posizione, in totale disaccordo con quanto
promosso dall’amministrazione Trump.
Così Mark Zuckerberg ha scritto su Facebook: “Se non ci fossero stati gli immigrati in Usa non
ci sarebbe stata questa grande nazione con la sua forza economica, politica e sociale”.
Tim Cook di Apple, dal canto suo, ha dichiarato: “Apple non esisterebbe senza l’immigrazione,
per non parlare della crescita ed il nostro modo di innovare”. So che tanti di voi sono profondamente
preoccupati per l’ordine esecutivo emesso ieri che limita l’immigrazione da molti paesi a
maggioranza musulmana. Condivido le vostre preoccupazioni: non è una politica che sosteniamo”.
Google ha deciso di donare 4 milioni di dollari a favore degli immigrati e dei rifugiati colpiti
dalle politiche dell’amministrazione Trump, attraverso il finanziamento di quattro organizzazioni
umanitarie.
Infine, Starbucks, ha dichiarato la volontà di assumere diecimila immigrati in tutto il mondo
nei prossimi 5 anni, partendo proprio dagli USA.
Queste grandi Compagnie, con queste tipologie di azioni, hanno pertanto dimostrato di essere capaci
oltre che di “governare” le nostre vite, di modificare le nostre abitudini e comportamenti, anche di
potersi frapporre a scelte populiste come lo “stop all’immigrazione”, promosso da Trump.
Insomma, oggigiorno, i grandi della Terra sono certamente loro. Ed è proprio a loro che dedichiamo
il nostro numero.
Buona lettura.
Ivan Zorico
SANREMO 2017: IL FESTIVAL
Maddalena D'Amicis (10)
Tra passerelle, conferenze stampa, rincorsa ai possibili ospiti d’onore e polemiche per cachet
milionari, mancano pochissime ore all’apertura della sessantasettesima edizione del Festival della
Canzone italiana, il festival canoro più seguito, più chiacchierato, ma sicuramente più popolare del
Bel Paese.
La conduzione e la direzione artistica, come da tre anni a questa parte, è affidata a Carlo Conti, che
quest’anno sarà affiancato da Maria De Filippi e dai collegamenti col comico Maurizio Crozza.
Mentre allo Stadio Olimpico si consumerà la lotta tra Roma e Fiorentina, così come ironizza Carlo
Conti in conferenza stampa, e Vasco Rossi festeggerà i suoi 65 anni di vita spericolata, i
telespettatori saranno sintonizzati su Raiuno e su Radio 2 per seguire il Festival di Sanremo, che
sicuramente non deluderà chi lo segue, con grande ammirazione, per inerzia o semplicemente per il
gusto di criticare.
Siamo certi che questa sera, esattamente alle 20.35, quando si aprirà il palco dell’Ariston, il popolo
italiano si spaccherà tra detrattori e sostenitori, tra chi cerca il difetto in tutte le cose e chi invece
accetta tutto lasciandosi sedurre, a torto od a ragione, dal mondo patinato, fatto di fiori ed ospiti
internazionali, paillettes su vestiti mozzafiato ed il sogno di poter percorrere un giorno la famosa
scalinata davanti a milioni di telespettatori.
Sogno che coroneranno non solo i 22 big in gara e gli ospiti tanto attesi per la serata, primi fra tutti
Tiziano Ferro e Carmen Consoli che si prevede ci regaleranno un emozionante omaggio a Luigi
Tenco a cinquant’anni dalla sua morte, ma anche persone della porta accanto, gente comune, che
racconterà tante piccole storie di vita quotidiana, alle quali, Carlo Conti ci ha abituato in questi tre
anni di conduzione e che tanto piacciono alla casalinga di Voghera.
Stasera sarà anche la volta di Raul Bova e Rocio Muñoz Morales, di Paola Cortellesi ed Antonio
Albanese, dell’attesissimo Ricky Martin e dei Clean Bandit, nota band inglese, che con il suo
elettropop sicuramente assicurerà l’audience del pubblico più giovane.
Non solo canzonette, stasera va in scena l’Italia stessa, con vizi, virtù, paradossi, sentimenti comuni;
che ci piaccia o no, il Festival della città dei fiori è stato e resterà sempre, un grandissimo fenomeno
di costume, una macchina da guerra e da soldi, che una volta avviata diventa motrice del Made in
Italy nel mondo, e che riflette le velleità di un popolo che davanti alla partita della nazionale, come
alla grande orchestra di Sanremo, si sente finalmente unito, senza distinzione di età o status sociale.
Editoriale Gennaio 2017 – Ivan Zorico
Ivan Zorico (108)
In un mondo in costante trasformazione tutto è messo in
discussione. Tutto assume nuove forme e nuovi significati. Stili
di vita, mestieri, modi di comunicare e di relazionarci.
Dal lancio di questo giornale – maggio 2014 – abbiamo parlato di molteplici argomenti e settori
economici. E, come avrete avuto modo di constatare, tutti questi temi sono stati trattati attraverso la
lente della comunicazione e dei nuovi scenari determinati dall’avvento delle nuove tecnologie.
Per questo mese, abbiamo deciso di affrontare un tema abbastanza delicato. Un tema che,
soprattutto qui in Italia, forse non si affronta ancora con la giusta serenità, che magari è per certi
versi considerato ancora un tabù e del quale, certamente, non si parla abbastanza: la sessualità e
la pornografia al tempo di internet e dei social media.
In particolare abbiamo voluto affrontare questo tema in chiave socio-psicologica, cercando di capire
come internet e le nuove tecnologie stanno cambiando, o hanno già cambiato, le abitudini ed anche
l’approccio al sesso dei più giovani, così come quelle di altre generazioni. Ci siamo quindi affidati
alle parole di uno dei massimi esperti in materia in Italia, lo psichiatra e sessuologo Marco Rossi:
Presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale, Responsabile della Sezione
di Sessuologia della Società Italiana di Medicina Psicosomatica, nonché volto noto della TV
italiana (“Loveline” di MTV, “Buona Domenica”, “Maurizio Costanzo Show”, “Pomeriggio 5″, “Italia
sul Due”).
Ma non solo. Vi proponiamo una sorta di reportage, dal passato sino ad oggi, sul modo di vivere la
sessualità, ed un intervento sul sesso virtuale al tempo dei social network. Ed altro ancora.
Sappiamo che l’argomento è molto vasto e delicato. Noi lo abbiamo affrontato alla nostra maniera:
senza reticenze, morbosità o cadendo nel banale. Ma con la sola voglia di indagare e mettere in
risalto un fenomeno diffuso, di cui forse non si conoscono (e riconoscono) tutti gli impatti e
conseguenze.
E come sempre, se avremo centrato il bersaglio, sarete solo voi lettori a dircelo.
Buona lettura.
Ivan Zorico
Social network e sessualità: cosa è
cambiato al tempo di Facebook, Instagram
& Co
Cristina Skarabot (4)
Se fino a un paio di decenni fa le relazioni nascevano
sui banchi di scuola, all’università, in palestra o in
piazza oggi, al tempo dei social network, incontrarsi
è facilissimo grazie alle mille opportunità offerte
dalla rete. Dalle bacheche di Facebook e Instagram
fino ai guppi di Whatsapp è incrementata la
possibilità di fare nuove conoscenze, eppure
arrivare a stabilire una relazione stabile è
invece difficilissimo.
Il rapporto che nasce sui social media è infatti mutato alla luce di tre parole chiave: intimità,
identità e narcisismo come vedremo in questo articolo che riprende la teoria della dottoressa
Marilena Iasevoli presentata al seminario dell’Istituto di Sessuologia di Roma dal titolo “Sesso e
relazioni online – la nuova fragilità dei legami” ancora nel 2014.
Perché con l’esplodere di tutte le forme di comunicazione online, anche la sessuologia deve evolversi
e cominciare ad indagare questo nuovo mondo fatto di chat, emoticon e immagini.
Partiamo con un dato: oggi in Italia il 22% delle coppie etero si incontra online eppure arrivare a
stabilire una relazione stabile è difficilissimo in quanto Internet influisce anche sul modo di
relazionarsi offline e ha cambiato profondamente il nostro modo di essere. Oggi prima di chiedere il
numero di telefono si chiede l’amicizia su Facebook e spesso alla sorpresa del primo incontro si
sostituisce la ricerca di informazioni sul possibile partner online: si guardano le foto, gli amici, i post
per capire meglio chi è.
Un comportamento che accelera l’inizio del rapporto ma lo priva della magia delle relazioni che
nascevano fino a qualche decennio fa. Anche perché online ognuno mostra solo il meglio di sé.
Viviamo dunque il paradosso della postmodernità liquida teorizzato da Zygmunt Bauman che
consiste nell’evitare impegni stabili eppure continuare a cercarli, trasformandosi in un’ansia
costante. Non tanto perché il virtuale ci spinga a una maggiore diffidenza, quanto perché viviamo in
una cultura narcisistica in cui si mostra un’identità costruita e falsata, fatta dai Like degli amici. Non
sappiamo più chi siamo e abbiamo difficoltà a metterci in gioco con le nostre debolezze.
L’invito è quindi quello di costruirsi una personalità anche nel mondo reale, Internet non è
negativo ma dipende da come si usa. Esistono inoltre molte relazioni che si fermano al virtuale
perché la persona rifiuta di mettersi in gioco nella realtà, evitando di mandare foto o accampando
scuse per ritardare l’appuntamento offline. La perdita dell’intimità è infine no dei mali di questo
secolo, la maggiore difficoltà per i Millenials è creare un vero rapporto a due anche in una seconda
fase.
Concludo invitando a una riflessione su come
Internet abbia reso più superficiali i rapporti e su
come chi non usa i social si senta oggi sperduto. Ma
bisogna adeguarsi per forza a questo nuovo modo di
rapportarsi all’altro? Il problema è piuttosto una
crescente paura dell’intimità vissuta soprattutto
da chi ha un’identità personale instabile e non regge
il confronto con il mondo reale.
Le due parole chiave della sessualità al tempo dei social sono quindi intimità e identità in
quanto stare in una relazione intima con l’altro significa anche stare in relazione con se stessi,
abbandonando quel narcisismo imperante che ci vuole persone sempre felici, realizzate e di
successo.
Ben vengano quindi le relazioni che nascono sui social, con l’augurio però che si trasformino poi in
rapporti reali offline.
Second Life – un avatar per tutto anche
per amare, quando basta un click per
vivere una vita parallela!
Stefania Alvino (4)
Insieme in una stanza si…ma virtuale, la nuova frontiera del sesso interattivo: avatar,
chat, oculus, robot quando la realtà raggiunge le fantasie più recondite.
A quanti di voi non piacerebbe essere in casa propria
per poi improvvisamente catapultarsi in un mondo
parallelo, vivendo una vita parallela con un semplice
click?E’ l’ultima frontiera del navigare su internet:
vivere un vita virtuale in un mondo virtuale a tre
dimensioni, una vera e propria Second Lifetra luoghi in
3D da costruire, in cui chattare, dove giocare.Il mondo
virtualediventa sempre più simile alla realtà, dove i
personaggi sono quasi reali, i vestiti alla moda, le donne
sono bellissime gli uomini sembrano attori del cinema e vi sono animazioni divertenti e fantasiose,
da guardare e con le quali interagire.
Se una volta si era abituati ad assistere passivamente a quello che succedeva nello schermo, oggi
quest’ultimo non esiste più, non vi è alcuna barriera con la virtualità, basta indossare degli occhiali
specialipercatapultarsidirettamenteall’internoefarneparteocrearsiunavatar:
la trasposizione dell’individuo reale nel mondo
virtuale.Se questa nuova moda si sta espandendo per i
giochi, per i film, per i documentari, non esclude
nessuna delle modalità di interazione e comunicazione
solite della vita reale. Quella che prima era una
conoscenza in un bar, in un locale, in una discoteca;
oggi è l’incontro in chat, in unsito di incontri, in uno
dei tanti canali web disponibili. Sempre meno
“chiacchiere” guardandosi negli occhi, sempre meno effusioni ed emozioni tangibili…
Si è nella stessa stanza si… ma in una stanza virtuale con un interlocutore spesso sconosciuto, con
l’interesse dell’ignoto e senza nessuna opportunità di tatto. Uno schermo distanzia e rende più
“liberi” di esprimersi a parole, con gesti, video ed immagini, muovendo i fili di una relazione fatta di
intrigo e di mistero che nella maggior parte delle volte si consumerà in quegli attimi, per svanire
subito dopo.
E’ questa la nuova frontiera della comunicazione soprattutto dei giovanissimi, ma non solo, che si
affacciano alla sessualità virtualmente, mandando avanti un avatar che possa rompere il ghiaccio,
uscire dagli schemi per poi chiudere il pc pensando di aver
vissuto un’emozione che di reale ha solo il tempo, che
intanto è trascorso veloce. Basterà, poi, indossare i magici
oculus (occhiali della realtà virtuale) per assaporare
l’emozione di un’ora di sesso virtuale (che non coincide con
il sesso davanti ad una webcam) nell’illusione di viverlo
realmente quando, invece, si sta prendendo parte ad un
gioco interattivo.
Allora se la fantasia diventa realtà, non è lontano il tempo in cui i compagni di esperienza sessuale
potrebbero essere robot e dispositivi virtuali e ci si chiederà: e se il sesso virtuale diventasse
migliore di quello reale?
A voi la risposta … valutandone le opportunità e relative conseguenze.
Il Sesso ai tempi di internet: parla il
sessuologo Marco Rossi
Ivan Zorico (108)
L
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p
s
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c
h
i
a
t
r
a
e
sessuologo Marco Rossi:
Presidente della Società
Italiana di Sessuologia ed
Educazione Sessuale e
Responsabile della Sezione di
Sessuologia della Società
Italiana
di
Medicina
Psicosomatica.
Da tempo si sente parlare di rivoluzione digitale. Da tempo si sente parlare di cambio di paradigma.
Da tempo si sente parlare di nuove frontiere.
E tutto questo parlare, da tempo, gira inesorabilmente intorno ad una sola parola: Internet.
Internet, se ci pensate, ha toccato prima, e mutato poi, ogni aspetto della nostra vita.
Qualsiasi aspetto, nessuno escluso.
Non possiamo assolutamente immaginare, infatti, un luogo di lavoro senza un pc collegato ad una
rete internet; addirittura, oggi, la stessa idea di luogo di lavoro fisico è cambiata. Basta un qualsiasi
device collegato ad una rete internet per essere operativi e connessi in qualunque luogo ci troviamo
(aeroporto, treno, bar, o altro ancora), proprio come lo saremmo se fossimo seduti nella nostra
abituale postazione di lavoro. Ma pensiamo anche a come prenotiamo le nostre vacanze, a come
eseguiamo le operazioni bancarie, a come guardiamo i film e le serie tv, a come ascoltiamo la
musica, eccetera eccetera. L’elenco, capite bene, è praticamente infinito.
Internet, poi, ha cambiato l’uso del nostro linguaggio: email, chat, social network.
Cambiando il nostro linguaggio e le modalità di comunicazione, evidentemente, è cambiato il modo
in cui comunichiamo e relazioniamo. Così diceva a riguardo il sociologo e filosofo Marshall McLuhan:
“Le società sono sempre state modellate più dal tipo dei media con cui gli uomini comunicano che
dal contenuto della comunicazione”. E questo affermava il chimico e filosofo Joseph Priestley: “Più
elaborati sono i nostri mezzi di comunicazione, meno comunichiamo”.
Quindi, a questo punto vi chiedo: cosa accade se due persone smettono di parlare “faccia a
faccia” e le loro comunicazioni vengono mediate da uno strumento? E conseguentemente: come
internet ha inciso e cambiato il modo di comunicare tra persone ed influenzato il loro
rapporto con la sessualità?
Certo, ognuno di noi ha la propria idea a riguardo ma, certamente, sarebbe meglio affidarsi ad uno
esperto. E questo è quello che abbiamo fatto. Abbiamo posto questa e altre domande allo psichiatra
e sessuologo Marco Rossi: Presidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione
Sessuale, Responsabile della Sezione di Sessuologia della Società Italiana di Medicina
Psicosomatica, nonché volto noto della TV italiana (“Loveline” di MTV, “Buona Domenica”,
“Maurizio Costanzo Show”, “Pomeriggio 5″, “Italia sul Due”).
Dott. Rossi, come internet ed i social network hanno modificato la sessualità delle giovani
generazioni?
Queste nuove modalità di comunicazione – app, chat e social network più in generale – hanno
sviluppato una estrema velocità di contatto tra persone. Tale velocità e modalità di scambio
comunicativo ha generato una <<virtualizzazione dei rapporti>> ed una <<relazionalità meno
corporea>>. La velocità nei rapporti fa fare subito un salto alle fantasie sessuali, così che –
provocatoriamente – può capitare che due persone arrivino a compiere atti sessuali prima ancora di
baciarsi; dove appunto il bacio è qualcosa di più <<intimo>>. Oggi si arriva al seguente paradosso:
uso eccessivo del corpo ed incorporeità delle relazioni.
Attraverso le app di incontri – Tinder su tutte, ma potrei citarne tante altre – arriviamo a lambire un
vecchio spauracchio della fine del secolo scorso: potremo mai essere comandati dalle macchine?
Anche qui sarò provocatorio, ma sino ad un certo punto. Se ci pensa, oggi 2 persone si incontrano
per mezzo di una app che li seleziona per mezzo di un algoritmo che intreccia interessi, passioni e
altro. Queste due persone magari si piaceranno e da questa relazione, forse, nasceranno anche dei
figli. Ma ora mi domando: queste relazione e questi figli sono il frutto di una libera e casuale scelta o
di una sorta di Grande Fratello che decide per noi?!?
Internet ha notevolmente semplificato l’accesso alla pornografia: qual è il suo parere a
riguardo e quali sono stati gli effetti?
La pornografia è sempre stata presente nel genere umano. Certo oggi è molto diverso. È lì sempre a
disposizione, basta accendere il PC. Questa soddisfazione facile, e ancora una volta veloce, ha
determinato un piacere incorporeo. Motivo per il quale oggi le nuove generazioni hanno meno
rapporti sessuali rispetto ai coetanei delle generazioni passate.
Un’ultima domanda: cosa può dirci sullo stato
dell’educazione sessuale ed affettiva delle nuove
generazioni?
L’educazione sessuale oggi si chiama dottor Google!
Peccato che i ragazzi di oggi non hanno ancora i filtri ed una sufficiente cultura sulla materia per
poter discernere quale informazione sia corretta e quale invece debba essere considerata come una
bufala. Uno dei problemi più grandi che si può constatare è l’eccessiva mancanza dell’uso dei
preservativi, che ha portato ad un incremento di <<gravidanze indesiderate>> ma, soprattutto, la
ricomparsa di alcune malattie sessuali che si consideravano quasi debellate. Solo per citare un
numero, a Milano, negli ultimi anni, la sifilide è aumentata del 400%.
Per chi volesse approfondire queste tematiche segnaliamo un ciclo di 3 convegni che si terranno
prossimamente a Pordenone ed in cui interverrà anche il dott. Rossi.
“A proposito di Sesso” questo è il nome dato alla manifestazione.
Qui tutte le info.
Professionisti del web…il settore che non
conosce disoccupazione!
Stefania Alvino (4)
Esperti di digitale e nuovi ruoli aziendali sono il futuro delle opportunità lavorative
Da grande vorrei fare il pompiere, l’astronauta, la
ballerina…
Mestieri normali, comuni che qualsiasi bambino a scuola indicava nel tema alle elementari. Ma poi si
cresce, i tempi cambiano e si scoprono lavori nuovi, sbocchi ed opportunità diverse e, quelle che ti
sembravano le professioni del futuro,una volta diventato grande sono, invece, meno affascinanti
delle tante nuove opportunità che cercando si possono trovare.
Questo 2016 si chiude con un segno meno per quanto riguarda l’occupazione, uno degli anni più
critici per il lavoro soprattutto per i giovani, definiti man mano generazione 1000 euro, bamboccioni,
disperati …
E’ vero, i tempi che viviamo non sono certo rosei, non sono quelli dell’ambito posto fisso delle
vecchie generazioni, ma per chi ha saputo vederci lungo e cavalcare l’onda, vi è l’imbarazzo della
scelta e delle nuove occasioni, perché la nuova frontiera digitale di spazio ne sta dando molto e la
vera difficoltà non è trovare un lavoro, ma essere preparati per svolgerlo.
F
o
n
t
e
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U
p
grademe.
Digital Marketing Manager, Social Media Manager, E-commerce Manager, Digital Project Manager,
Digital PR, Multichannel Manager, Community Manager etc … la nuova avventura da intraprendere
per chi ha voglia di lavorare divertendosi, per chi conosce la rete, per chi ama “giocare” con il
digitale, essere all’avanguardia, cogliere le sfide, desideroso delle novità c’è, bisogna saper
coglierle!
Le chiamano professioni del web o 2.0 ma in realtà non sono null’altro che adattamenti di
professionalità con in più l’utilizzo di tecnologie e strumenti evoluti, così come è evoluto il tempo.
Ruoli strategici per team multifunzionali con obiettivi definiti allo scopo di portare innovazione per
creare e contribuire a potenziare le relazioni creando una comunicazione efficace anche virtuale;
progetti innovativi, idee originali, soluzioni di nicchia per un mercato sempre più esigente, servizi e
prodotti nati da menti creative, aperte verso l’orizzonte. Figure complesse che richiedono una
formazione e conoscenze polivalenti abbracciando varie professionalità.Il digital marketing è un
settore in crescita che include molte competenze peraltro in continua evoluzione: SEO, Online
Advertising, Digital PR, Blogging, Social Media, Email Marketing, Content Marketing, Web Analytics
e per ciascuna di queste vi sono vere e proprie professionalità specialistiche che si stanno facendo
strada, ritagliandosi fette di mercato sempre più ampie.
L’Italia, certo, non è paragonabile agli USA o alla
vicina Inghilterra dove da dieci anni, ormai, si parla
digitale…Come in tutte le aree oltre oceano ed oltre
Manica arrivano gli spunti, si captano le possibilità e
con qualche anno di ritardo acquisiamo anche noi
capacità e conoscenze per metterle in pratica
brillantemente.
Il terreno, ormai, è spianato, le aziende sono pronte ad accogliere il cambiamento e molte di loro
si stanno già attrezzando. Non resta che sentirsi pronti ad affrontare una nuova sfida e crederci fino
in fondo, queste le prime due leve fondamentali per fare di questa passione una professione.