FEDERAZIONE ORDINI DEI FARMACISTI Rassegna Stampa del 31/05/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE IN PRIMO PIANO Il capitolo non contiene articoli SANITÀ NAZIONALE 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale La polemica sull'appoggio al «re» della Sanità campana 7 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale L'Oms dà torto alla Novartis Sì al farmaco oculistico meno caro 8 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale Diuretici, anabolizzanti e ormoni Come (e quanto) si dopano gli atleti 10 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale Ci conviene curare le apnee notturne 11 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale Dalla direttiva Ue sulla patente obblighi certi, non volontà punitiva 14 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale Soluzioni per dormire respirando bene 16 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale Più attenzione alla tiroide nei ragazzi 18 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale Che cos'è la pitiriasi versicolor ? 20 31/05/2015 Corriere della Sera - Nazionale Sclerosi multipla , i malati chiedono uniformità delle cure 22 31/05/2015 Il Sole 24 Ore I Big data nella salute 23 31/05/2015 Il Sole 24 Ore I mille volti della follia 25 31/05/2015 La Repubblica - Nazionale Salute da record solo i giapponesi battono gli italiani per longevità 26 31/05/2015 La Stampa - Nazionale Ma in Italia i ragazzi continuano a fumare 28 31/05/2015 La Stampa - Nazionale "La mia guerra sul fronte del cancro"* 29 31/05/2015 La Stampa - Nazionale Quel primo reportage dal "tunnel della malattia" 32 31/05/2015 Il Messaggero - Nazionale «Sanità convenzionata in pericolo se il governo non fermerà i tagli» 33 31/05/2015 Avvenire - Nazionale Si donano più organi (ma quanti dubbi) 35 31/05/2015 Il Mattino - Nazionale Pistola di camorra per uccidere il legale 36 31/05/2015 Libero - Nazionale Il fondo sanitario rischia di non coprire gli anti-tumorali 38 31/05/2015 Libero - Nazionale Apixaban ora è rimborsabile 39 31/05/2015 Libero - Nazionale Un regime senza interferone per curare l'Epatite C cronica 40 31/05/2015 Il Secolo XIX - Nazionale La banda delle ricette rubate spacciava "eroina dei montanari " 41 31/05/2015 Il Tempo - Nazionale Decuplicato il prezzo dei farmaci anti-tumorali 42 VITA IN FARMACIA 31/05/2015 Corriere della Sera - Milano La buona sanità senza stress 44 31/05/2015 Corriere della Sera - Milano Ospedali, il dossier degli sprechi In un anno spesi 4 miliardi di euro 45 31/05/2015 Corriere della Sera - Brescia La sensibilità dei farmacisti e la passione degli storici 47 31/05/2015 La Repubblica - Roma Madre e figlio suicide insieme giù dal ponte di Ariccia 48 31/05/2015 La Repubblica - Bologna I "migranti" emiliani in cerca di cure un affare da 140 milioni di euro 49 31/05/2015 La Repubblica - Bologna "Sì,ci siamo adagiati, ma voglio recuperare chi fa esami altrove" 51 31/05/2015 La Repubblica - Torino Lunga attesa per curare l'epatite C 52 31/05/2015 La Repubblica - Genova Rubato e rivenduto il"farmaco-droga" 53 31/05/2015 La Stampa - Asti Belveglio festeggia la sua prima farmacia 55 31/05/2015 La Stampa - Savona Venticinque nuove farmacie sono bloccate dai ricorsi al Tar 56 31/05/2015 Il Messaggero - Ancona Dalla crisi alla Sanità le nuove emergenze 57 31/05/2015 Il Giornale - Milano «Ecco i pazienti in fuga da Liguria e Piemonte» 58 31/05/2015 QN - Il Resto del Carlino - Modena Rapina a mano armata in farmaciaAncora un colpo alla Santa Caterina 59 31/05/2015 Il Gazzettino - Belluno Scarico referti: rinnovate le convenzioni 60 31/05/2015 Il Gazzettino - Pordenone Ciclista salvato dal defibrillatore 61 31/05/2015 QN - Il Giorno - Milano Il museo dei farmaci 62 31/05/2015 Il Secolo XIX - Savona Nuova farmacia Oddone, la sede ai Piani apre a settembre 63 31/05/2015 QN - La Nazione - Firenze i consigli della natura 64 31/05/2015 QN - La Nazione - Viareggio Rapinò la farmacia comunaleOra è agli arresti domiciliari 65 31/05/2015 Il Garantista - Catanzaro "DIMAGRIRE Equilibrio giusto tra integratori e... sapore" 66 PROFESSIONI 31/05/2015 Il Manifesto - Nazionale Ankara blocca gli aiuti ai kurdi 68 31/05/2015 Libero - Nazionale MerckSerono apre a Modugno 70 PERSONAGGI Il capitolo non contiene articoli SANITÀ NAZIONALE 23 articoli 31/05/2015 Pag. 5 diffusione:619980 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La polemica sull'appoggio al «re» della Sanità campana De Luca le rinfaccia i rapporti con Montemarano, assessore con Bassolino (gradito anche a Caldoro) Fulvio Bufi NAPOLI Il dibattito tra Vincenzo De Luca e Rosy Bindi in cui il candidato del Pd alla Regione avrebbe voluto «illustrare opere e virtù» di Angelo Montemarano, che negli equilibri dem ha rappresentato la Bindi in Campania, non c'è stato e mai ci sarà. Ma nella polemica seguita alla sua inclusione nella lista degli impresentabili stilata dalla commissione antimafia, De Luca, citando l'assessore regionale alla Sanità dei tempi di Bassolino, è riuscito comunque a riaccendere un faro sulla sanità in Campania, che, al di là delle cifre relative al rientro dal disavanzo di cui il governatore Caldoro è orgoglioso, resta, insieme all'occupazione, il problema numero 1 della regione. E Angelo Montemarano è decisamente l'uomo che in assoluto ha più a lungo governato quel mondo di ospedali e Asl ridotto nel migliore dei casi a fanalino di coda dei livelli assistenziali, e nel peggiore a intreccio di comitati d'affari, come dimostrano molte inchieste giudiziarie. Irpino di Torella dei Lombardi e quindi da sempre demitiano, 64 anni fra tredici giorni, laurea in Medicina e specializzazione in Igiene e medicina preventiva, Montemarano oggi è presidente dell'Arsan, l'Agenzia regionale della sanità. Ed è singolare che a sceglierlo sia stato proprio Caldoro, che sul riequilibrio di spesa in materia ha puntato molta della sua attività di governo. Ma se aveva ereditato un disastro, viene da chiedersi perché affidare un incarico centrale come il vertice dell'Agenzia, a chi quel disastro lo aveva provocato governando la Sanità fino a portarla al commissariamento da cui non è ancora uscita, prestando estrema attenzione alla lottizzazione dei manager - all'epoca tutti pd, demitiani o Udeur - e totale disinteresse per i conti, fallendo in pieno il patto stipulato con il governo Prodi per raggiungere il pareggio di bilancio nel triennio 2007-2009. Del resto lui con i bilanci disastrati e disastrosi aveva una certa confidenza, essendo riuscito, tra il 1999 e il 2005, da manager dell'Asl Napoli 1, la più grande della Campania, a farla diventare anche la più indebitata d'Italia: 3 miliardi di euro. Bassolino lo scaricò quando ormai i danni erano irreparabili, mentre lui si stava costruendo un futuro da europarlamentare. Era il 2009, e Rosy Bindi corse in suo soccorso accompagnandolo ripetutamente in campagna elettorale. Non bastò. Montemarano raccolse 83 mila preferenze, non poche ma insufficienti per arrivare a Strasburgo. Era destino, quindi, che restasse nel mondo della sanità campana. E a rimetterlo in sella ci ha pensato Caldoro. Che poi Montemarano sia diventato anche un grande elettore del centrodestra, lo si può sospettare ma non risultano suoi endorsement in tal senso. Certo con Rosy Bindi non ha rotto: in Rete circola una foto che li ritrae sorridenti, insieme a un gruppo di esponenti pd locali, in un ristorante di Portici, il paese dove Montemarano vive. © RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri Tra il 1999 e il 2005, quando Angelo Montemarano era manager dell'Asl Napoli 1, la più grande della Campania, l'azienda sanitaria divenne anche la più indebitata del Paese, con un rosso da 3 miliardi di euro Chi è Angelo Montemarano, 64 anni a giugno, demi-tiano, asses-sore alla Sanità campana dal 2005 al 2009. Dirige l'Agenzia Regionale Sanitaria SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 7 31/05/2015 Pag. 20 diffusione:619980 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Oms dà torto alla Novartis Sì al farmaco oculistico meno caro Ma il servizio sanitario continua a rimborsare quello che costa 40 volte di più Sabrina Giannini La vicenda dei due farmaci equivalenti che curano la terza causa di cecità al mondo, la degenerazione maculare senile, è a una svolta. L'Organizzazione mondiale della sanità ha respinto la richiesta di Novartis di inserire Lucentis tra i farmaci essenziali per l'oculistica, in quanto nella nuova lista è già presente Avastin, «altrettanto efficace e sicuro, e più economico». Per la precisione, 40 volte più economico (80 fino a pochi mesi fa, in Italia). La notizia dovrebbe mettere la parola fine alla vicenda dei due farmaci gemelli e diversi nel prezzo. Ma potrebbe essere l'ennesima occasione persa dal ministro Lorenzin. Non fu lei infatti a «denunciare» all'Antitrust l'intesa sottobanco tra Novartis e Roche per avere fatto cartello e causato un danno alle casse della Sanità di 1,2 miliardi in 3 anni. Novartis detiene un terzo delle azioni di Roche mentre quest'ultima ha le royalties sul farmaco più caro, il Lucentis. Un incesto che è sotto gli occhi di tutti da anni, ma a denunciare l'anomalia (anche a corriere.it ) è l'oculista milanese Domenico De Felice già nel 2011 (ai tempi del ministro Balduzzi). A presentare l'esposto all'Agcom è invece l'avvocato bolognese Giorgio Muccio (a nome di un'associazione di day surgery). L'Antitrust nel 2014 sanziona le due aziende a pagare 180 milioni di euro (ora in attesa della sentenza sul ricorso al Consiglio di Stato). Il prezzo del Lucentis passa subito da 1.600 a 900 euro a fiala, contro i 90 euro dell'Avastin. Perché l'Agenzia del farmaco non ha abbassato prima il prezzo? Domanda che il ministro Lorenzin non si fa quando riconferma il presidente Pani a capo dell'Agenzia del farmaco che, a seguito della sentenza, suggerisce un provvedimento che consente a Novartis e Roche si rifarsi dei 180 milioni di euro: il provvedimento proibisce alle strutture private di usare il farmaco economico. Novartis ringrazia, perché le cliniche convenzionate che prima utilizzavano Avastin sono costrette da un giorno all'altro a usare il farmaco che... costa un occhio. Avrebbe avuto un senso se il provvedimento dell'Aifa avesse obbligato le strutture pubbliche a utilizzare solo il farmaco economico, ma non è così. A gennaio di quest'anno interviene ancora l'Antitrust estendendo alle case di cura convenzionate (non agli ambulatori privati) la possibilità di usare il farmaco economico. È opzionale, per tutti (colpevoli anche le Regioni che trovano più semplice l'uso del prodotto già in fiale 40 volte più costoso). Tanto paga Pantalone. Il ministro avrebbe dovuto scrivere una norma o chiedere all'Aifa un regolamento che obbligasse all'uso del farmaco economico. Invece Lorenzin nel 2014 replica così a un'interpellanza di una collega di partito: «Vista l'incertezza circa sicurezza ed efficacia di Avastin e Lucentis e il differente prezzo, è stato richiesto un parere al Consiglio Superiore di Sanità». Quale insicurezza, se l'Ente regolatore del farmaco europeo, l'anno prima, aveva inserito nel foglio illustrativo di Lucentis le stesse reazioni avverse di Avastin? Infatti di lì a poco il Consiglio Superiore di Sanità spiega che i due medicinali «non presentano differenze statisticamente significative dal punto di vista dell'efficacia e della sicurezza nella terapia della degenerazione maculare senile». Passano tre mesi e il ministro decide di mandare a casa quasi tutti i membri del Consiglio, sebbene non fossero in scadenza di mandato. Tinge di rosa la rivoluzione: «Mai tante donne in un Consiglio Superiore di Sanità». Tra le donne fa la comparsa un nuovo membro che Lorenzin non pubblicizza: Napoleone Ferrara, uomo di ricerca dall'indiscutibile valore, biologo molecolare e docente all'Università di San Diego, eppure Lorenzin non gli dedica una riga di comunicato. Però è l'inventore-scopritore dell' Avastin (Roche) e Lucentis (Novartis). A notare Ferrara tra i membri è Domenico de Felice che oggi chiede se «Ferrara avrà suggerito al ministro l'impiego del farmaco 40 volte meno caro e se non trova imbarazzante che sia stato chiamato come consigliere, visto che fino a due anni fa lavorava per la Genentech, controllata di Roche?». Ferrara non ha risposto a quattro richieste di intervista. Avrebbe potuto aiutare a dirimere alcune questioni, a partire dal suo presunto conflitto di interessi (ha ancora legami con Genentech?). Chi meglio di lui potrebbe SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 8 31/05/2015 Pag. 20 diffusione:619980 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dire se è giustificabile una differenza di 900 euro, ieri 1.600, tra Avastin e Lucentis, che è una variazione ingegneristica attuata in laboratorio della molecola madre? Oggi sappiamo che il farmaco povero resta nell'elenco perché efficace, sicuro e più economico. La Corte dei conti ha una corposa documentazione in caso volesse verificare se c'è stato danno erariale. Novartis continua a vederci molto bene quando bussa alla porta, ogni mese, per riscuotere i 50 milioni di euro dalle casse delle Regioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Confronto Lucentis È un farmaco contro la degenerazione maculare senile ed è prodotto dal colosso farmaceutico Novartis Avastin Ha lo stesso scopo del Lucentis. Prodotto dalla Roche è 40 volte più economico del «rivale» della Novartis SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 9 31/05/2015 Pag. 45 diffusione:619980 tiratura:779916 Diuretici, anabolizzanti e ormoni Come (e quanto) si dopano gli atleti È in risalita la percentuale di atleti risultati positivi ai test antidoping, effettuati ogni anno dalla Commissione per la Vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, istituita presso il Ministero della Salute. Si è passati infatti dal 2,8% del 2013, al 4,1% dell'anno scorso. Nelle 297 manifestazioni controllate nel 2014, sono risultati positivi 58 atleti su un totale di 1.247 esaminati. La percentuale di positività è pari al 5,1% tra gli uomini (età media, 43,7 anni) e all' 1,8% tra le donne (età media 39,1 ). Per quanto riguarda la tipologia di sostanze, gli atleti fanno meno uso di cannabinoidi, mentre diuretici, anabolizzanti e ormoni sono, nell'ordine, le prime tre classi di sostanze più diffuse. I controlli hanno riguardato sia le manifestazioni delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate, che quelle degli Enti di Promozione Sportiva. 4,1% È la quota di atleti trovati positivi ai test antidoping nel 2013 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il numero 31/05/2015 Pag. 46 diffusione:619980 tiratura:779916 Ci conviene curare le apnee notturne I rischi Un problema che, se trascurato, può aumentare il pericolo di infarto, ictus, diabete e disfunzione erettile Il meccanismo Il russamento produce pause respiratorie che durano anche oltre un minuto e si ripetono più volte all'ora con conseguenti microrisvegli Daniela Natali Alcuni titoli e alcuni annunci sono sembrati minacciosi: "patenti a rischio per migliaia di autisti che hanno disturbi del sonno", " patente negata a chi soffre di apnee nel sonno". L'ispirazione? Le nuove regole per chi soffre di OSAS (acronimo di Obstructive Sleep Apnea Syndrome ,cioè Sindrome da apnee notturne) previste da una direttiva dell'Unione Europea del luglio 2014, che spetterà allo Stato italiano tradurre in legge entro gennaio 2016. La direttiva prevede che, a seconda della gravità del caso, chi soffre di apnee notturne si sopponga all'esame medico per il rinnovo del patente ogni anno oppure ogni tre, e che per ottenerlo dimostri di curarsi e di essere migliorato (si v eda l'articolo sotto) . «Tutto corretto, - puntualizza Sergio Garbarino, neurologo dell'Università di Genova, rappresentante per l'Italia alla commissione europea di esperti che hanno approfondito il tema "apnee -patenti" - ma non bisogna ridurre una malattia a un problema di patenti di guida. L'OSAS è una patologia ancora poco nota, ma di cui preoccuparsi anche se non si guida, perché mina in modo lento e subdolo la salute. L'OSAS causa disturbi notturni e quindi difficilmente ci si rende conto di soffrirne. Per di più, poiché il primo effetto evidente è un forte, insistente, russamento, viene sottovalutata. «Ma il russamento - continua Garbarino - potrebbe divenire nel tempo causa di ripetute pause respiratorie che possono durare anche oltre un minuto, e ripetersi più volte all'ora, - dovute all'ostruzione delle prime vie aeree. Questo comporta una riduzione dell'ossigeno nel sangue, responsabile di frequentissimi micro risvegli che rendono il sonno frammentato e non riposante. Con conseguente sonnolenza durante il giorno». «Se trascurata, l'OSAS - prosegue Garbarino - oltre alla continua sensazione di affaticamento e a un rallentamento dei riflessi, diventa un fattore di infiammazione cronica del sistema cardiovascolare che concorrere a causare aterosclerosi, ipertensione, infarto, ictus, diabete, ipercolesterolemia, obesità e impotenza». «Nel nostro Paese si stima che circa 2 milioni di italiani siano affetti da apnee nel sonno, ma i casi diagnosticati sono fermi a circa 100 mila l'anno - aggiunge Loreta Di Michele, pneumologa al San Camillo Forlanini di Roma ed esperta di disturbi del sonno -. Le motivazioni sono molte, non solo la mancata conoscenza della malattia da parte del paziente, che sottovaluta sintomi, ma anche il fatto che si tratta di una patologia che può giungere all'osservazione di numerosi specialisti. Anche se a scoprirla è stato un neurologo italiano, Elio Lugaresi, negli anni 70, per curarla correttamente occorre il lavoro, in équipe, di molti altri specialisti oltre al neurologo: lo pneumologo, l'otorino, l'odontoiatra, il cardiologo, l'esperto di ipertensione, l'endocrinologo e il dietologo, visto che molto spesso l'OSAS si accompagna a obesità e sovrappeso». «La sonnolenza diurna, - continua Di Michele - che nella grande maggioranza dei casi è dovuta all'OSAS, è causa o concausa del 22 per cento degli incidenti stradali in Italia, cioè 40 mila incidenti all'anno (dati Istat), di cui molti con esiti fatali. «Chi soffre di apnee nel sonno - precisa Di Michele - ha un rischio di incidente stradale da due a sette volte superiore a quello dei soggetti sani. Un rischio più che doppio rispetto a quello imputabile all'abuso di alcol o al consumo di droghe o di farmaci pericolosi per la guida». «Diagnosticare e curare rapidamente la sindrome da apnee nel sonno, dalla quale sottolineo che si può guarire, e, meglio ancora, prevenirla - facendo attenzione ai fattori di rischio, come l'obesità ma anche la cattiva igiene del sonno e la pretesa di vivere "connessi" 24 ore su 24 , comporterebbe un risparmio SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dal 2016 chi soffre della sindrome di «mancanza di respiro» nel sonno dovrà sottoporsi a controlli medici più stringenti per ottenere la licenza di guida. Un provvedimento che garantirà maggiore sicurezza sulle strade e più consapevolezza su una malattia spesso sottovalutata 31/05/2015 Pag. 46 diffusione:619980 tiratura:779916 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato economico notevole non solo perché si eviterebbero incidenti e infortuni, - aggiunge Garbarino - ma perché la patologia in sé costa. Si calcola all'incirca un miliardo di euro l'anno tra spese dirette e indirette (per esempio, giornate di lavoro perse, incidenti sul lavoro e non soltanto alla guida)». Ma come fare prevenzione e arrivare a cure rapide ed efficaci? «Bisogna puntare sull'attenzione alla sindrome da parte dei medici di medicina generale, e sensibilizzare il cittadino sui primi sintomi della patologia,- risponde Sergio Garbarino - poi, una volta posto il sospetto diagnostico, il soggetto deve essere indirizzato in tempi brevi a strutture in grado di confermare la diagnosi e di fornire un corretto approccio multidisciplinare alla patologia e un adeguato trattamento». «L'approccio multidisciplinare - conclude il neurologo - è l'unica via per risolvere i problemi di questi pazienti; finalmente oggi ne siamo tutti consapevoli e ci stiamo impegnando su più livelli, compreso quello tra società di diverse specializzazioni mediche, affinché si realizzi questo processo a favore del paziente». © RIPRODUZIONE RISERVATA 8-14 % Diffusione della sindrome delle apnee nel sonno negli individui normopeso tra i 30 e i 65 anni 25-30 % Diffusione della sindrome delle apnee nel sonno in categorie a rischio come gli autotrasportatori 22 % Percentuale italiana degli incidenti stradali che si stima siano dovuti a sonnolenza diurna 3,5-8 volte È l'aumento del rischio di incidenti stradali, professionali e domestici in chi soffre di apnee nel sonno Se si sospetta la presenza di apnee nel sonno, l'unica indagine in grado di confermare questa ipotesi è la polisonnografia La polisonnografia consiste nella registrazione, durante il sonno, di parametri funzionali, respiratori, cardiologici, elettroencefalografici ed elettromiografici. In particolare si registrano la frequenza del respiro, la presenza di crisi di apnea e la saturazione di ossigeno La registrazione polisonnografica dura tra le 6 e le 7 ore (l'esame oggi viene quasi sempre svolto a casa)I CONSIGLI Esistono regole igienico-dietetiche che aiutano a ridurre il russamento e le apnee Perdere peso qualora si sia in sovrappeso Non bere alcolici Non fumare Non assumere sonniferiSovrappeso e obesità Sesso maschile (rispetto alle donne gli uomini hanno una percentuale doppia o tripla di apnee nel sonno) Infiammazioni e ipertrofie delle tonsille, delle adenoidi, dell'ugola, del palato, dei turbinati, malformazioni mandibolari o dell'osso ioide Disposizione del grasso nel collo («collo taurino») I FATTORI DI RISCHIO La sindrome delle apnee notturne nel sonno (OSAS) è caratterizzata da frequenti episodi di completa o parziale ostruzione delle vie respiratorie Lingua Osso ioide Naso Faringe Ostruzione Palato molle Russamento-Russi rumorosamente o abbastanza da essere udito attraverso una porta chiusa? Circonferenza del collo-Hai una circonferenza del collo maggiore di 40 cm? Genere-Sei maschio? Stanchezza-Ritieni di essere stanco o affaticato oppure sonnolento durante il giorno? Osservazione del sonno-Qualcuno ha osservato un arresto del respiro (pausa respiratoria) durante il tuo sonno? Pressione arteriosa-Stai assumendo una terapia per tenere sotto controllo l'ipertensione arteriosa? Indice di massa corporea (B.M.I.)-Il tuo indice è superiore a 35? Body Mass Index = peso/altezza (Es. Kg. 80/m. 1.80 = 80/3.24 = 24,69 B.M.I.) 2 2 Età-Hai più di 50 anni? IL TEST Il test è destinato a persone maggiori di 16 anni Corriere della Sera / Mirco Tangherlini L'apnea si verifica quando i tessuti molli a livello della faringe, come la lingua e il palato molle, si rilassano temporaneamente restringendo o chiudendo le vie aeree Queste domande vengono utilizzate per valutare il rischio di apnee notturne. Ovviamente più il punteggio è alto, più la situazione è seria ed è opportuno consultare al più presto il proprio medico Se rispondi SÌ a 3 o più domande = Alto rischio di OSAS Se rispondi SÌ a meno di 3 domande = Basso rischio di OSAS Questionario Stop-Bang per OSAS I SINTOMI CHE COS'È DI GIORNO Russamento Pause respiratorie nel sonno (in genere riferite dal partner) Risvegli con sensazione di soffocamento Sonno agitato Necessità di alzarsi spesso dal letto durante la notte per andare ad urinare In alcuni casi sudorazione eccessiva Sensazione di sonno notturno non ristoratore Facile stancabilità Sonnolenza Impotenza sessuale Cefalea al risveglio Disturbi di memoria, concentrazione e attenzione A volte sintomi di depressione DI NOTTE 1 2 3 4 5 6 7 8 SÌ NO SÌ NO SÌ NO SÌ NO SÌ NO SÌ NO SÌ NO SÌ NO Benefici 31/05/2015 Pag. 46 diffusione:619980 tiratura:779916 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «In chi soffre di OSAS - spiega Lino Nobili, del Centro di medicina del sonno dell'ospedale Niguarda, di Milano - viene perso il fisiologico calo notturno della pressione arteriosa, ma se ci si cura il problema scompare. E poiché l'OSAS rende anche l'ipertensione resistente ai farmaci, curandola si ripristina la sensibilità alle terapie. Anche per questo eliminare le apnee riduce il rischio di infarti e ictus. 31/05/2015 Pag. 46 diffusione:619980 tiratura:779916 D. N. C he cosa accadrà di preciso quando l'Italia, a inizio 2016, dovrà recepire la Direttiva europea n°85 del 1 luglio 2014, se non vorrà incorrere nella procedura per infrazione? Nei casi in cui durante una visita per l'idoneità alla guida, si riscontreranno elementi che fanno pensare a una sindrome da apnee nel sonno (OSAS) sarà necessario approfondire la diagnosi per accertare l'entità del problema: se risulterà inquadrabile come OSAS di grado moderato o grave (nel primo caso le apnee sono tra le 15 e le 29 ogni ora, nel secondo più di 30, e in entrambi i casi c'è sonnolenza diurna) alla persona secondo la Direttiva - verrà consigliato di non guidare, in attesa della conferma della diagnosi. La patente di guida potrà essere rilasciata a chi, soffrendo di OSAS, dimostrerà (con certificazioni specialistiche) di seguire il trattamento e di aver ottenuto un miglioramento in particolare della sonnolenza. Chi soffre di apnee del sonno "moderata o grave" - specifica la direttiva - dovrà essere poi seguito con verifiche dell'idoneità che al massimo potranno essere triennali (per le patenti di auto o moto) o annuali (per chi guida automezzi pesanti). I medici in generale e quelli di famiglia in particolare avranno l'obbligo di segnalare alle Commissioni patenti o alla Motorizzazione i nomi dei pazienti che soffrono di apnee del sonno? «Nulla di così specifico e stringente è previsto - dice Paolo Pelizza, direttore della Struttura complessa di medicina legale e presidente della Commissione medica per le patenti della Asl di Bergamo -. E, a parer mio, non è neppure auspicabile: porterebbe molti a "nascondersi" e a negare una patologia che ha un impatto pesante sulla salute. Bisogna, piuttosto, sensibilizzare i pazienti perché si sottopongano a test ed esami appropriati e, quando è necessario, si curino. Solo se è presente una condotta pericolosa (come OSAS non trattata o persistenza di sonnolenza) allora tra "segreto professionale" e "obbligo di segnalare" viene a prevalere, a mio avviso, quello della segnalazione alla Motorizzazione, finalizzata alla tutela della sicurezza della collettività oltre che a quella dell'interessato. E in caso di richiesta di riconoscimento di invalidità o di fornitura da parte della Asl (su prescrizione dello specialista e con riconoscimento di invalidità) del ventilatore CPAP ( vedi articolo in altro a destra ), si potrebbe prospettare un obbligo di segnalazione, come già avviene per altre situazioni, ad esempio per l'epilessia. Ma, quello che più dovrebbe indurre le persone a seguire le cure e a sottoporsi alle valutazioni di idoneità saranno i possibili problemi di tipo assicurativo». «Per ultimo - conclude Pelizza - vorrei ricordare come ci si è regolati in altri Paesi, per far capire che queste nuove norme non nascono con un intento punitivo. Per esempio, chi soffre di OSAS ed è un' autista di professione in diversi Paesi del Nord Europa continua tranquillamente a fare il suo lavoro a patto che dimostri di curarsi, e abbia sempre sul veicolo il ventilatore CPAP (funzionante e dotato di scheda di memoria) da utilizzare durante le soste obbligatorie di riposo». «Tutti i ventilatori erogati dalle Asl - concorda EnricoBrunello, presidente dell'Associazione italiana pazienti con apnee del sonno - dovrebbero avere una scheda di memoria per la registrazione dei dati della terapia, per ottimizzarla attraverso un follow up costante. Cure più appropriate si tradurrebbero anche in un risparmio per il Servizio sanitario». L'Associazione sottolinea come questa sindrome sia rilevante anche per tutti i lavoratori che fanno turni o che svolgono mansioni che richiedono particolare attenzione e concentrazione. Come nel caso degli autisti di professione, dicono all'Associazione: «bisognerà trovare il modo di conciliare la sicurezza di tutti e il diritto dei lavoratori con apnee a non essere penalizzati». Perché, se è vero che il ventilatore migliora il sonno già dalla prima notte, può non essere rapido il tempo di assegnazione e quello dei successivi controlli per confermare il miglioramento. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dalla direttiva Ue sulla patente obblighi certi, non volontà punitiva La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 15 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 diffusione:619980 tiratura:779916 31/05/2015 Pag. 46 © RIPRODUZIONE RISERVATA 31/05/2015 Pag. 47 diffusione:619980 tiratura:779916 Soluzioni per dormire respirando bene Franco Marchetti L e apnee del sonno (e le relative conseguenze) possono essere evitate. Le strategie sono molte. Quella più utilizzata interviene sul fenomeno responsabile del problema. Quando i polmoni si espandono per inspirare, producono una depressione all'interno delle vie aree e in chi soffre di apnee nel sonno le pareti della faringe (fatte di muscoli) che sono poco "toniche" si chiudono. La soluzione è semplice: creare una pressione positiva dentro le vie aeree che ne impedisca la chiusura. «È ciò che fa il dispositivo CPAP ( Continuous Positive Airway Pressure) che eroga aria alla pressione prescritta, permettendo un respiro normale, senza più risvegli, senza cali di ossigeno e picchi ipertensivi. Già dopo la prima notte di uso il paziente si sveglia riposato» spiega Giuseppe Insalaco, Ambulatorio di Medicina del sonno del CNR di Palermo e autore con Luigi Ferini Strambi del San Raffaele di Milano, del primo Libro Bianco sull'Apnea Ostruttiva del Sonno Il successo della CPAP è quasi intorno al 100% a patto che la pressione sia giusta e la maschera adeguata alla conformazione del paziente. Nonostante i risultati, col tempo, una parte dei pazienti tende ad abbandonare la CPAP, e dopo cinque anni di terapia circa la metà dei pazienti smette di usarla. Ma la CPAP non è l'unica opzione terapeutica. Se la chiusura delle vie respiratorie dipende dalla caduta indietro della lingua la situazione può essere risolta con un bite che spinge avanti la mascella( si veda anche oltre ). Poi c'è la chirurgia. Fino a pochi anni fa gli interventi comportavano la demolizione di alcuni dei muscoli della faringe, con conseguenze funzionali negative. Ma via via si è passati a interventi che consentono di modellare i muscoli della faringe secondo le indicazioni ricavate dalla sleep endoscopy , un'endoscopia eseguita mentre il paziente dorme sotto anestesia. «In questo modo si riesce a capire se l'ostruzione della faringe si verifica dietro al palato molle o dietro la base della lingua - chiarisce Fabrizio Salamanca, della Casa di Cura S. Pio X di Milano - e si vede come avviene la chiusura delle vie aeree, per esempio se è la parete anteriore che si appoggia a quella posteriore della faringe o se la chiusura dipende dal contatto delle pareti laterali». Oggi nei casi in cui l'ostruzione della faringe è a livello del palato (i più frequenti), esiste un nuovo intervento messo a punto in Italia. «Si inseriscono nel contesto delle pareti della faringe alcuni fili in grado di renderle più rigide senza sacrificarne l'integrità - spiega Mario Mantovani, dell'IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ideatore della tecnica -. I fili permettono anche di "agganciare" la faringe (che in pratica è un "tubo che può chiudersi), a punti rigidi ( per esempio, alle ossa del palato, ndr ). L'intervento ha successo nell'80 - l'85% dei casi e dopo circa 350 interventi non abbiamo avuto nessun effetto disfunzionale invalidante». Talvolta per ottenere un risultato completo può essere necessario associare un'altra tecnica. «Nelle OSAS gravi è difficile che il problema sia solo a livello del palato - spiega Salamanca, che ha contribuito allo sviluppo della tecnica -. Spesso è coinvolta anche la lingua, ma in questo caso il problema si risolve in genere con un bite ». Se l'ostruzione della faringe è provocata dalla caduta indietro della lingua si può ricorrere anche a un altro intervento che prevede l'utilizzo di un robot per asportare l'eccesso di tessuto responsabile dell'ostruzione. «Il robot, introdotto dalla bocca senza incisione cutanea, - spiega Claudio Vicini, dell'Ospedale di Forlì, inventore della tecnica - permettere una visione angolata, tridimensionale, ingrandita e offre con i suoi bracci miniaturizzati una precisione di taglio straordinaria». © RIPRODUZIONE RISERVATA Possibilità A cinque anni dall'inizio della cura circa SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le terapie 31/05/2015 Pag. 47 diffusione:619980 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato la metà dei pazienti smette di usare il «ventilatore», che però non rappresenta l'unica opzione terapeutica. Si può ricorrere anche a particolari bite o a interventi chirurgici L'esperto risponde alle domande dei lettori sui problemi del sonno su http://forum.corriere.it/ il-sonno-e-i-suoi-disturbi SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 17 31/05/2015 Pag. 48 diffusione:619980 tiratura:779916 Le patologie di questa ghiandola sono in aumento sotto i 20 anni di età Ai primi segnali di problemi a livello del collo è bene consultare il medico Tumori infantili L'incremento di queste neoplasie è anche dovuto a diagnosi più accurate e tempestive Chirurgia È essenziale rivolgersi a centri di provata esperienza che operino almeno 30 casi l'anno Elena Meli S ono in aumento i bambini e soprattutto gli adolescenti che si ammalano di un tumore alla tiroide: per ora rappresentano meno del 2% di tutti i malati di cancro sotto i 20 anni, ma preoccupa la tendenza al rialzo di questo fenomeno. Inoltre, fra i giovanissimi gli eventuali noduli sono maligni in circa il 25% dei casi, contro il 5-10% di quelli che si trovano negli adulti. Proprio per questo in occasione della Settimana Mondiale della Tiroide sono state pubblicate le prime linee guida internazionali sulla gestione delle malattie tiroidee in bambini e ragazzi. Mohamad Maghnie, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp), spiega: «I tumori tiroidei infantili sono in crescita perché tutte le neoplasie sono in aumento in questa fascia d'età e grazie a una diagnostica migliore e più tempestiva oggi si scopre con maggior facilità un più ampio numero di casi. Il "picco" di diagnosi è fra gli 8 e i 12 anni». L'adolescenza è un momento a rischio soprattutto per le ragazzine, fra le quali il tumore alla tiroide è il secondo per frequenza; nelle femmine, quindi, è necessaria molta attenzione ai campanelli d'allarme di un problema alla ghiandola. «Il segnale che deve far insospettire è un'asimmetria del collo: in questo caso è opportuno andare dal pediatra perché possa palpare l'eventuale nodulo e consigliare a chi rivolgersi per gli accertamenti necessari spiega Maghnie -. Anche i ragazzini con familiarità per le malattie tiroidee devono essere monitorati attentamente, perché possono essere più predisposti a sviluppare un nodulo». Va detto che nonostante tutto siamo ancora nel campo delle malattie rare: per quanto i noduli tiroidei nei giovanissimi siano in crescita e più spesso "cattivi", il numero di casi di tumore è ancora contenuto. Se però compare un nodulo prima dei 18 anni l'essenziale è rivolgersi a una struttura di provata esperienza: «Si tratta del messaggio fondamentale delle linee guida appena divulgate: occorre farsi curare da centri che operano non meno di 30 tiroidi all'anno nei giovanissimi - sottolinea Maghnie -. In Italia gli ospedali con esperienza ci sono, ma non sono in rete e per i genitori non è facile orientarsi: spesso arrivano in centri d'eccellenza, come per esempio il Gaslini di Genova, il Meyer di Firenze o il Bambin Gesù di Roma, solo in seconda o terza battuta. Per aiutare le famiglie, la Siedp sta inserendo sul suo sito web (www.siedp.it) l'elenco delle strutture a cui rivolgersi per un parere degli esperti». La buona notizia è che i tumori tiroidei infantili si possono prevenire evitando di esporre i bimbi a radiazioni quando non è strettamente necessario, ovvero limitando al minimo TAC e radiografie, e soprattutto scongiurando la carenza di iodio per consentire alla ghiandola di funzionare al meglio. «L'uso del sale iodato è un caposaldo della prevenzione, anche per contrastare l'ipotiroidismo (ovvero una tiroide "pigra" che funziona poco, ndr) , tuttora il problema più comune fra i bimbi nonostante sia molto diminuito - dice l'esperto -. Negli ultimi anni, proprio grazie al sale iodato, i bambini ipotiroidei sono passati dal 20 al 10% del totale, ora l'obiettivo è arrivare al 5%. Finché un bimbo è allattato al seno non ci sono rischi di deficit, ma con lo svezzamento è possibile non introdurre iodio a sufficienza, a maggior ragione se il piccolo ha allergie al latte, alle uova, al pesce, o se viene sottoposto a un'alimentazione vegana. Non è raro sviluppare una carenza quasi senza accorgersene, per cui ben vengano tutti i metodi di integrazione iodica, come gli ortaggi arricchiti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: Management Guidelines for Children with Thyroid Nodules and Differentiated Thyroid Cancer, Thyroid 2015 Quota di noduli tiroidei che sono maligni 22-26% nei giovani 5-10% La quota di persone adulte con almeno un nodulo tiroideo 30% Il tasso aumenta nelle donne e con l'avanzare dell'età 1,8% La percentuale di SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Più attenzione alla tiroide nei ragazzi 31/05/2015 Pag. 48 diffusione:619980 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato tumori alla tiroide fra tutti tumori che colpiscono i giovani sotto i 20 anni negli adulti CdS L'esperto risponde Foto: Alle domande sui problemi della tiroide all'indirizzo http://forum. corriere.it/ tiroide SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 19 31/05/2015 Pag. 49 diffusione:619980 tiratura:779916 Che cos'è la pitiriasi versicolor ? Un'infezione della pelle causata da un fungo che prolifera con il clima caldo-umido Antonella Sparvoli Se alle soglie dell'estate vi ritrovate la pelle con piccole chiazze, chiare o scure, sparse soprattutto sulla parte alta del corpo, potrebbe trattarsi di Pitiriasi versicolor . È una micosi, detta anche "fungo di mare", perché spesso si scopre di esserne colpiti quando si va al mare: mentre la pelle sana si abbronza, le chiazze mantengono infatti il loro colore, risultando così più evidenti. A che cosa è dovuta? «Questa micosi è causata da un particolare fungo, il lievito Malassezia globosa o furfur che "soggiorna" normalmente sulla nostra pelle senza dare problemi. A volte, però, complici il clima caldo-umido e l'abbondante sudorazione, comincia a proliferare, provocando la malattia. Alcuni studi suggeriscono che ciò accada perché i lipidi (grassi) presenti sulla membrana di questi lieviti sopprimono la risposta immunitaria dell'organismo, dando il via libera alla loro moltiplicazione. Nulla di preoccupante, ma se si vuole evitare che le macchie si estendano, meglio intervenire alle prime avvisaglie» spiega Enzo Berardesca, direttore del Dipartimento di dermatologia clinica dell'Istituto dermatologico San Gallicano di Roma. Come si riconosce? «Il primo segnale è la comparsa sulla pelle di macchioline di diverse tonalità: biancastre, rosa, salmone, rossastre, marrone chiaro o scuro. La cute in corrispondenza delle macchie può essere secca e desquamarsi. Quando ci si abbronza le chiazze diventano più evidenti perché il lievito interferisce con la produzione di melanina (il pigmento che rende scura la pelle). Man mano che il lievito si moltiplica, le macchie si possono unire e formare chiazze. Le persone più soggette alla pitiriasi versicolor sono i giovani, perché hanno una pelle più grassa; le aree predilette sono volto (specie la fronte), collo e parte alta del tronco. La Malassezia furfur in particolare è molto presente sul cuoio capelluto, dove può causare dermatite seborroica: le scagliette di forfora finiscono sulla parte alta del corpo e possono dare origine alla pitiriasi versicolor. Non a caso, chi soffre di dermatite seborroica ha spesso anche il "fungo di mare"». Come si fa diagnosi? «Un occhio attento la riconosce subito. In caso di dubbi si può utilizzare la luce di Wood , una speciale lampada che fa risaltare le macchie, evidenzia la fine desquamazione e aiuta anche a differenziarla dalla vitiligine, altra malattia cutanea caratterizzata da aree non pigmentate (in questo caso, però, le macchie tendono a essere più stabili, non hanno microsquamette e possono interessare qualunque area del corpo, spesso mani e piedi). La diagnosi certa, però, si ha solo analizzando al microscopio un piccolo campione di squame». Questa micosi è contagiosa? «Non pare, anche se sono state riportate piccole epidemie familiari. Consigliate comunque alcune precauzioni: per esempio, evitare di condividere accappatoi e asciugamani. In genere la crescita delle colonie avviene in soggetti "predisposti" e/o in particolari condizioni (sistema immunitario indebolito, caldo- umido)». Come si può rimediare? «Non esiste un prodotto che elimini le chiazze rapidamente. Un trattamento con antimicotici (in genere locale e, nelle forme più estese, per bocca) blocca la proliferazione del lievito e quindi l'estendersi delle macchie che, però, possono permanere sulla cute anche per due o tre mesi. Perciò, non bisogna associare il concetto di guarigione con la completa scomparsa delle chiazze. © RIPRODUZIONE RISERVATA La pitiriasi versicolor (nota anche come «fungo di mare») è una micosi cutanea, caratterizzata dalla comparsa di macchie chiare o scure, a seconda della carnagione, soprattutto sulla parte alta del corpo La SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lo specialista 31/05/2015 Pag. 49 diffusione:619980 tiratura:779916 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato pitiriasi versicolor è causata dal lievito Malassezia, più spesso del genere globosa, talvolta del genere furfur. Questi lieviti fanno parte della naturale flora microbica della pelle In alcune persone predisposte questi microrganismi prendono il sopravvento sul sistema immunitario e cominciano a proliferare più della norma, dando luogo alla micosi I meccanismi non sono ancora chiari, ma si è visto che il rischio di sviluppare la pitiriasi versicolor è più comune in determinate circostanze clima caldo e umido (è più frequente in estate) sudorazione eccessiva pelle grassa (più comune in adolescenti e giovani ) sistema immunitario indebolito LIEVITO MALASSEZIA LE CAUSE Non è appurato se sia contagiosa o meno, anche se sono state riportate piccole epidemie familiari Per non correre rischi, si consiglia qualche accorgimento igienico come evitare di condividere asciugamani, accappatoi e altri oggetti per la cura della persona I SEGNI E I SINTOMI In chi ha la carnagione scura le macchie sono in genere di colore chiaro (biancastro-rosa), mentre in chi ha la carnagione chiara appaiono più scure (marroncine) Macchie cutanee ovali o di forma irregolare, che all'inizio hanno in genere un diametro di pochi millimetri, ma che crescono con il tempo e tendono a confluire Talvolta si avverte prurito Le aree più colpite sono viso e tronco superiore, più di rado braccia e gambe Quando ci si abbronza, le macchie diventano più evidenti Talvolta chi ha la pitiriasi versicolor soffre anche di dermatite seborroica (in entrambe le malattie è coinvolto il lievito Malassezia In corrispondenza furfur) delle macchie può esserci una fine desquamazione In genere è sufficiente l'attenta osservazione della cute. Non va confusa con la vitiligine, che presenta macchie ipopigmentate più stabili, per dimensioni e zona colpita, e non è caratterizzata dalla presenza di microsquame Per evidenziare le chiazze si può usare la lampada di Wood che emette una luce ultravioletta e fa risaltare il contrasto tra la cute normale e la macchia La diagnosi di certezza si può avere solo analizzando al microscopio un campione di squame, per evidenziare il lievito Malassezia LE CURE LA DIAGNOSI Se la micosi è localizzata si usano in genere farmaci antimicotici da applicare sulla pelle sotto forma di creme o spray Per le forme diffuse può rendersi necessario il ricorso ad antimicotici per uso orale, che però possono avere una certa tossicità per cui bisogna valutarne bene l'impiego con il medico In genere nell'arco di 15-20 giorni si guarisce, ma le macchie possono impiegare anche due o tre mesi per scomparire del tutto, soprattutto se sono chiare (bisogna dare alla pelle il tempo di ripigmentarsi) LA PREVENZIONE DELLE RECIDIVE Nonostante l'efficacia della terapia, nelle persone che hanno avuto la pitiriasi versicolor sono frequenti ricadute, proprio perché si tratta di lieviti che vivono normalmente sulla cute. Spesso le macchie sono assenti in inverno quando la temperatura cala, per poi tornare con i primi caldi In chi è predisposto si consiglia una terapia preventiva con shampoo o detergenti antiseborroici (per esempio a base di antimicotici) da usare sul cuoio capelluto e sulla pelle del corpo per bonificarla (con gli antimicotici non si corre il rischio di «resistenze» come invece accade con gli antibiotici) Corriere della Sera / Mirco Tangherlini L'esperto risponde Foto: alle domande dei lettori sui problemi della pelle su http://forum. corriere.it/ dermatologia Foto: Direttore Dipartimento di dermatologia clinica, Istituto dermatologico San Gallicano, Roma 31/05/2015 Pag. 50 diffusione:619980 tiratura:779916 Marco Piazza D iritto alla cura, intesa come assistenza, ricerca scientifica, farmaci a prezzi equi, agevolazioni sul posto di lavoro. Lo hanno chiesto le persone malate di sclerosi multipla - 75 mila in Italia - per voce dell'Aism, l'associazione che li rappresenta, durante la settimana nazionale dedicata a questa patologia, iniziativa che si conclude oggi, domenica 31 maggio. A un anno esatto dalla presentazione della Carta dei diritti delle persone con sclerosi multipla, di cui è stata prima firmataria il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, i rappresentanti dei malati hanno reso pubblica un'Agenda per le istituzioni nazionali e locali. Con richieste concrete da realizzare entro il 2020. «L'intervento deve essere non soltanto integrato - ha spiegato Roberta Amadeo, presidente di Aism e anche lei colpita dalla malattia - ma anche omogeneo su tutto il tutto il territorio nazionale». L'Agenda per la sclerosi multipla prevede la creazione di percorsi diagnostico-terapeutici in tutte le regioni, strumenti fondamentali per garantire ai malati una corretta presa in carico che integri i servizi sanitari e quelli sociali. Esempi da seguire già esistono nel Lazio, in Sicilia e in Veneto. Altra richiesta riguarda l'accesso ai farmaci e alle terapie, che deve essere uniforme e tempestivo, mentre oggi varia molto da regione a regione. Capitolo importante dell'Agenda è quello della ricerca scientifica. Ad oggi per le forme più gravi non esistono ancora cure e trattamenti efficaci, per questo si richiede la definizione, entro il 2020, di un disegno unitario nazionale e internazionale per far fruttare meglio talenti, risorse e progettualità. La presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia De Biasi, intervenuta alla presentazione dell'Agenda, ha annunciato una mozione che impegni Governo e Parlamento a tradurre in azioni concrete le richieste. © RIPRODUZIONE RISERVATA In Italia Fonti: Aism, Censis 2014, Doxa 2013 Corriere della Sera 75 mila Le persone con sclerosi multipla 2,7 il costo sociale annuo della malattia miliardi di euro La quota di malati che ha avuto difficoltà lavorative in conseguenza malattia 72% La percentuale che ha abbandonato il posto di lavoro 52,9% La quota di italiani che non conosce correttamente la sclerosi multipla 75% Foto: Associazione italiana sclerosi multipla www.aism.it SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sclerosi multipla , i malati chiedono uniformità delle cure 31/05/2015 Pag. 12 NOVA diffusione:334076 tiratura:405061 I Big data nella salute Aumentano i budget per la digitalizzazione in ambito sanitario ma l'Italia sui grandi numeri è ancora molto indietro Biagio Simonetta a L'analisi dei Big Data può essere applicata in molti settori. Dallo sport al commercio, dall'istruzione alla sicurezza. Eppure ce n'è uno in particolare che, per potenzialità e benefici collettivi, sembra essere quello più importante: la sanità. I grandi dati non strutturati saranno elaborati da algoritmi sempre più sofisticati e diventeranno preziosi per la salute degli esseri umani. Miglioreranno le diagnosi, le cure, l'approccio medico a una patologia. Ma saranno anche in grado di tenere sotto controllo i processi di diffusione di nuove epidemie. La prevenzione sarà l'arma in più, insomma. Ma anche la gestione dei casi clinici migliorerà notevolmente grazie a datacenter zeppi di analogie dai quali pescare. Prescrivere una terapia efficace contro l'ipertensione, ad esempio, sarà un gioco da ragazzi quando un medico potrà confrontare il quadro clinico del suo paziente con milioni di altri casi disponibili su un cloud. Succederà nei prossimi anni, anche se l'applicazione dei Big Data in ambito sanitario in alcuni contesti è già realtà. A regime, secondo una ricerca condotta da NetApp, questa tecnologia potrà condurre a un risparmio della spesa sanitaria globale stimabile in 450 miliardi di dollari annui. Quella attuale, tuttavia, è una fase embrionale. Una fase in cui i metodi di raccolta cominciano a essere importanti, mentre quelli di analisi sono ancora in ritardo, tanto che durante un recente summit svoltosi a San Francisco su sanità e tecnologia, il dottor David Kaelber, uno degli esperti di MetroHealth, ha detto che il sistema sanitario sarà in grado di sfruttare appieno l'analisi dei Big Data solo nel 2040. Intanto sappiamo che il corpo umano è una macchina in grado di produrre una quantità enorme di dati. Ognuno di noi - se monitorato da sensori - può generare 150mila miliardi di Gb di informazioni. E con l'evoluzione dei device, questo processo crescerà ulteriormente. Sempre secondo NetApp, entro il 2020, le organizzazioni sanitarie useranno 25.000 petabyte di dati, che vuol dire 50 volte i dati disponibili oggi. Ed è curioso scoprire che un elettrocardiogramma raccoglie circa 1.000 punti di dati al secondo, mentre una comunissima TAC 3D genera un gigabyte di informazioni. Anche Ibm, qualche settimana fa, si è concentrata sul fenomeno Big data in ambito sanitario. E il suo studio ci dice che sono già 16mila gli ospedali in tutto il mondo che raccolgono dati dai loro pazienti, mentre saranno 4,9 milioni le persone che saranno controllate da remoto entro il 2016. Questa è la teoria. La pratica, soprattutto in Italia, è ancora un'altra cosa. Le cifre dicono che il 2014 è stato un anno importante per la digitalizzazione in ambito sanitario, e la spesa complessiva ha raggiunto quota 1,37 miliardi di euro. Tutti gli attori del sistema sanitario hanno incrementato i loro budget dedicati all'innovazione digitale, dice una ricerca curata dall'Osservatorio Innovazione digitale in Sanità del Politecnico di Milano. Ma di Big Data nemmeno l'ombra. Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio, non ha dubbi: «La strada per l'innovazione è ancora lunga». Corso, che reputa il 2014 un anno «comunque positivo», non nasconde tutti i limiti del sistema «Rispetto all'applicazione dei Big Data - dice - diciamo che da noi è un settore che attira grande attenzione ma per ora poca concretezza. Ed è un peccato, perché i dati si prestano moltissimo all'ambito sanitario, e possono generare risparmi di spesa enormi». Il problema, probabilmente, è a monte. «In Italia - ci dice Corso - gli investimenti digitali in ambito sanitario sono per lo più decisi a livello di azienda sanitaria. E in questo senso la frammentazione è notevole. E poi, diciamocelo, un direttore sanitario che ha un ruolo a scadenza, difficilmente sceglie di investire tanto danaro in innovazione a lungo termine». Si vivacchia, insomma. E intanto i grandi player di tecnologie sanitarie ci girano alla larga «perché ritengono che il nostro mercato non sia interessante» conferma il responsabile dell'Osservatorio che punta il dito contro la frammentazione: «Ogni azienda sanitaria decide per sé, e questo è inconcepibile. Esistono differenze importanti fra regioni diverse. Abbiamo realtà come Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Veneto che sono al passo con il resto d'Europa. Di contro ci sono Regioni con deficit enormi nel comparto sanitario che non investono niente in digitalizzazione». Siamo lontani anni luce, insomma, dalla SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cloud computing Deep learning Analytics 31/05/2015 Pag. 12 NOVA diffusione:334076 tiratura:405061 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Silicon Valley delle startup che lavorano a stretto contatto con il sistema sanitario statunitense fra analisi di dati e deep learning. «Lì - commenta Corso - le startup che lavorano in ambito sanitario sono tantissime, e con grandi prospettive di successo. In Italia, purtroppo, il codice degli appalti e le prassi utilizzate dalle aziende sanitarie tendono a schiacciare le gare verso meccanismi di acquisto al massimo ribasso, dove il prezzo è l'unica cosa che conta. E per questo non si riesce a fare né qualità, né innovazione». E' necessario cambiare metodi, abitudini e strutture, insomma. E bisogna farlo presto. Perché potenzialità sono enormi, mentre la realtà è ancora un'altra cosa. mln 16 O S P E D A L I Sono gli ospedali nel mondo che raccolgono dati dai pazienti 80% D A T I N O N S T R U T T U R A T I Nell'80% dei casi i dati sulla sanità sono stati raccolti in formati e modalità diverse mln 4,9 P A Z I E N T I M O N I T O R A T I Nel mondo sono i pazienti che utilizzano device specializzati per il monitoraggio mld 150.000 I D A T I D E L C O R P O l corpo umano produce fino a 150.000 miliardi di GB di informazioni 25.000 I D A T I A N A L I Z Z A T I Entro il 2020, le organizzazioni sanitarie useranno 25.000 petabyte di dati, 1.000 I N F O R M A Z I O N I D A E C G Un dispositivo ECG standard raccoglie circa 1.000 punti di dati al secondo 31/05/2015 Pag. 26 DOMENICA diffusione:334076 tiratura:405061 I mille volti della follia Lo psichiatra Elliot Barker rifiutava l'idea di trattare i pazzi con quei farmaci che creano una popolazione di quasi-zombi che vaga nei vari reparti psichiatrici Patrick McGrath Una volta sono stato impiegato in una struttura psichiatrica di massima sicurezza nel Canada settentrionale, chiamata Oakridge. Avevo ventun'anni, lavoravo con adolescenti seriamente disturbati, il cui comportamento violento aveva reso necessario che vivessero in un reparto chiuso e sotto stretta sorveglianza. Poco istruiti, avevano conosciuto esclusivamente la violenza di case caotiche o del tutto assenti. Molti fra loro erano cresciuti passando da un istituto all'altro. Questi adolescenti arrabbiati, bisognosi e spaventati cercavano disperatamente attenzioni e con facilità si lasciavano prendere da accessi di furore: spesso insultavano i sorveglianti e venivano immediatamente sedati e gettati in isolamento. Erano gli esseri umani più tristi che avessi mai incontrato, non potevo pensare a un luogo peggiore di quello dove si trovavano. Sembrava non potessero cadere più in basso. Erano pazzi? No. Solo vittime di anni di abusi fisici e psicologici e di abbandono. La follia era altrove, in questo manicomio a circa cento miglia a nord di Toronto. Era nell'Unità di Terapia Sociale, o UTS, che ospitava un gruppo di pazienti molto diversi. Giovani uomini intelligenti, dall'eloquio forbito, ai quali erano state diagnosticate schizofrenia, psicopatia o disturbo della personalità borderline. Molti avevano commesso omicidi o altri strani crimini violenti ed erano stati assolti per infermità mentale. Soffrivano di manie e allucinazioni, incapacità di raziocinio e paranoia: per il pubblico erano mostri. Nella UTS, tuttavia, prevaleva un'altra visione: lo psichiatra Elliot Barker considerava queste persone come vittime di forze sociali sulle quali avevano ben poco controllo. Rifiutava l'idea della pazzia come una malattia da trattare con quel tipo di farmaci che crea una popolazione di quasizombie che si trascinano nei reparti dei tradizionali ospedali psichiatrici. Ben diversamente, egli intravedeva in queste persone la possibilità di crescere e, cosa ancor più importante, di aiutarsi a vicenda nel percorso di crescita. Quando uno psicotico veniva ammesso all'Unità di Terapia Sociale, invece di essere sedato veniva legato con manette di tela ad un altro uomo, uno che conosceva la filosofia di quell'Unità. Il nuovo arrivato iniziava così la sua istruzione con i metodi della UTS. Venivano impiegate diverse tecniche terapeutiche radicali in quell'Unità. Era abolita la distinzione fra personale e pazienti, non c'erano uniformi, ciascuno aveva voce in capitolo nelle decisioni che lo riguardavano. Si insegnava la meditazione zen e si somministravano farmaci psichedelici per consentire l'interruzione delle precedenti, distruttive strutture di pensiero e di comportamento. Il luogo più impressionante della UTS era probabilmente la stanza chiamata "Capsula". Elliot Barker era convinto che il problema di questi uomini fosse non tanto la malattia mentale quanto una profonda distorsione o deformità nello sviluppo della psiche, responsabile della creazione di un falso sé, dal quale era emersa la "follia". Se fosse stato possibile distruggerlo, spazzarlo via, forse si sarebbe aperto uno spiraglio per un modo di essere più autentico. La Capsula era una stanza ampia senza finestre, dove un gruppo di uomini viveva insieme per giorni o persino settimane: dormivano lì, senza vestiti, il cibo era consegnato attraverso dei portelli. Alcuni dei partecipanti erano membri del personale, altri pazienti/terapeuti esperti, altri ancora ultimi arrivati nell'Unità. Senza potenziali distrazioni, dovevano cercare di liberarsi dai ruoli appresi in società e progredire fino a uno stato di totale onestà emozionale, esprimendo bisogni primari repressi fin dalla prima infanzia. Nella Capsula era loro consentito di disintegrarsi come esseri sociali e affrontare il dolore alla base delle proprie vite quindi, con l'aiuto dei compagni, SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato speleologi della psiche 31/05/2015 Pag. 19 diffusione:556325 tiratura:710716 Dal 1990 a oggi guadagnati sei anni le femmine arrivano a 85, i maschi a 80 "Migliore la sopravvivenza alle malattie" I dati contenuti nell'ultimo rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità Il 2015 è l'ultimo anno per raggiungere gli obiettivi del millennio, fissati nel 2000 dall'Onu SILVIA BENCIVELLI ITALIANI: sani, longevi, cioè privilegiati. Ce lo dicono i dati sulla salute globale pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nella sua World Health Statistics 2015: centosessanta pagine di numeri che fotografano un'umanità sempre più sana, in cui però c'è qualcuno che è decisamente più sano degli altri. Cioè noi. L'Italia conquista quest'anno il secondo posto al mondo per speranza media di vita alla nascita, con un guadagno di ben sei anni dal 1990 a oggi. Significa che chi nasce oggi in Italia può ragionevolmente sperare di vivere fino a 83 anni, contro gli 84 di un piccolo giapponese, medaglia d'oro di longevità. E soprattutto controi 77 di un italiano nato quindici anni prima. Tra i dati interessanti, c'è poi da sottolineare che è diminuita la differenza tra maschi e femmine, perché mentre oggi una bambina ha una speranza di 85 anni e un bambino di 80 (e 83è un dato medio), quindici anni fa la forchetta era di un anno più larga, con le femminucce che potevano sperare negli 80 anni e i maschietti nei 74. «Nonè solo un buon dato per la sanità italiana- spiega Giuseppe Costa, epidemiologo dell'Università di Torino - ma per la società tutta. Ed è un buon dato che non giunge inatteso». Noi italiani siamo sempre stati tra i primi della classe, nelle statistiche su salute e longevità. Soprattutto perché abbiamo un rischio vascolare mediamente più basso degli altri e abitudini alimentari ancora decenti, più o meno su tutte le fasce della popolazione. Come noi, questo vale per molti europei, in particolari quelli dell'Europa latina, come Spagna (con cui dividiamo il posto sul podio) e Francia (medaglia di bronzo). «Poi noi italiani abbiamo una lunga tradizione di servizio sanitario universalistico. E, come tanti paesi occidentali, abbiamo migliorato la sopravvivenza alle malattie cardio e cerebrovascolari e ai tumori, e ridotto la mortalità alla nascita. Per tutti, o quasi, i nostri cittadini». Per di più, «noi abbiamo flussi di immigrati più bassi di altri paesi europei, e gli immigrati e i rifugiati hanno situazioni di salute peggiori delle nostre che pesano su queste statistiche». Infine, stiamo vedendo invecchiare fasce di popolazione nate nell'immediato secondo dopoguerra «che hanno vissuto in condizioni significativamente migliori di quelle dei propri genitori. Per cui si portano dietro un capitale di salute importante, fatto non solo di stili di vita ma anche di tecnologie (come il frigorifero)e di miglioramenti di condizioni ambientali, alimentari, di lavoro, che ne migliorano significativamente la sopravvivenza». E il resto del mondo? Il resto del mondo benino. Anche su scala globale si osserva un aumento della speranza di vita media di sei anni, ma la distribuzione è tutt'altro che omogenea. Per esempio, vedendo il dato sulla speranza di vita alla nascita medio per la regione africana si notano ben ventisette anni di differenza rispetto a noi. Cioè: un bambino africano nato oggi ha ventisette anni in meno di speranza di vita rispetto al nostro di cui sopra. Però complessivamente le cose migliorano. Il 2015 è l'ultimo anno per raggiungere gli obiettivi del millennio, quei target globali di salute che ci eravamo prefissati nel 2000 sotto il governo dell'Onu.E per alcuni di questi si può essere soddisfatti. Ci si aspetta, infatti, che entro la fine dell'anno si centrino gli obiettivi sul contenimento dell'epidemia da Hiv - Aids, sulla malariae sulla tubercolosi. E aumenta anche il numero di persone che hanno accesso all'acqua potabile. Abbiamo fatto meno passi avanti sulla malnutrizione infantile (calata solo del 40% su scala globale) e sulla mortalità neonatale nei paesi poveri. Cioè mentre in Italia e in tutti i paesi europei siamo passati da circa 6 del 1990 a 2, o addirittura a 1, nei paesi meno fortunati si continua a osservare una mortalità importante nei bambini sotto ai cinque anni per malattie prevenibili, come la polmonite e la diarrea, e un accesso alle terapie antibiotiche ancora limitato a un bambino su tre. Si è poi dimezzato il numero di donne morte per complicazioni durante gravidanza e parto. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salute da record solo i giapponesi battono gli italiani per longevità 31/05/2015 Pag. 19 diffusione:556325 tiratura:710716 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ma è un dato medio, che non racconta di come in alcuni paesi più poveri sia cambiato poco o niente. L'aspettativa di vita alla nascita (ambo i sessi) L'aspettativa di vita in salute in Italia (anni di vita in buona salute) Gia pp one Ando rr a Aus tra lia ITA LIA San Mar ino Sing apo re Spa gna Svi zzera Cana da Cipr o Fra nci a Isla nda Isr ael e Luss emb urgo Mon aco Nuo va Z ela nda Nor veg ia Cor ea del Su d Svezia Asia Europa America Africa Oceania 84 83 83 83 ITA LIA 73 83 83 Sing apo re 76 83 Spa gna 73 83 82 82 82 82 82 82 82 82 82 82 82 La di!erenza tra i sessi nell'aspettativa di vita alla nascita in Italia nel 1990 oggi UOMINI 80 DONNE 85 74 80 77 anni ambosessi 1° 2° L'indice di mortalità tra gli adulti in Italia L'aspettativa di vita nel mondo I FUMATORI IN ITALIA GLI OBESI IN ITALIA (probabilità di morte tra 15 e 60 anni, per 1.000 abitanti) (aspettativa di vita alla nascita) nel 1990 oggi UOMINI 69 DONNE 38 129 60 nel 1990 oggi UOMINI 68 DONNE 73 62 67 LA DIFFERENZA TRA REGIONI DEL MONDO in Europa la media è di 76 anni, in Nord America di 77, in Africa di 56 (vent'anni di meno) 29,1 19,8 20,4 21,6 [email protected] ACCESSO AI FARMACI E AI SERVIZI SANITARI Restano ancora grandi disparità tra Paesi ricchi e Paesi poveri: alcuni Paesi poveri spendono per la salute dei propri cittadini meno del 5% del pil 2‰ Italia e altri Paesi europei La mortalità neonatale (probabilità di morte appena nati, per 1.000 nati vivi) FONTE OMS 6‰ Nel 1990 era del 6‰ PER SAPERNE DI PIÙ www.who.int www.repubblica.it 31/05/2015 Pag. 12 diffusione:309253 tiratura:418328 L'allarme alla Giornata mondiale senza tabacco che si celebra oggi, ecco il primo studio sulla sigaretta elettronica RAPHAËL ZANOTTI «Le politiche di prevenzione contro il fumo degli ultimi dieci anni hanno fallito». Lapidaria, Roberta Pacifici, direttrice dell'Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell'Istituto Superiore della Sanità, ha spiegato al XVII Congresso nazionale sul Tabagismo che no, così non va. In Italia l'ultima vittoria contro il fumo risale alla legge Sirchia. Da allora il numero dei fumatori in Italia è rimasto costante: circa 11 milioni, un quinto della popolazione con più di 15 anni. Nella Giornata mondiale senza tabacco, l'Italia festeggia un primato effimero: da noi si fuma meno che nel resto d'Europa (dove la media è del 26% con greci e bulgari pecore nere rispettivamente al 38 e al 35%), ma è anche vero che per la prima volta in dieci anni aumenta la vendita di sigarette (+0,5%). Ciò che preoccupa è invece lo stallo: l'età media dei fumatori è 44,7 anni, quella a cui si inizia 18, quella a cui si smette 42. Significa che ogni anno un certo numero di persone smette di fumare, ma viene subito sostituito da un ugual numero di giovani che inizia. E allora ecco spiegato l'allarme lanciato dalla professoressa Pacifici. Perché per capire la portata del problema basterebbe citare alcuni numeri. In questi giorni si parla di omicidio stradale e l'allarme sociale è altissimo. Secondo gli ultimi dati Aci, però, nel 2013 si sono contate 3.385 vittime sulle strade italiane. Ogni anno, invece, per patologie legate al tabagismo, i morti oscillano tra i 73 e gli 80.000. Con relativi costi per il Welfare (ovviamente tacendo il dato più importante, quello della perdita di vite umane). «Si può migliorare attraverso nuovi interventi legislativi» spinge la speranza Silvio Garattini, direttore dell'istituto Mario Negri. Ma mentre la Francia annuncia il prossimo divieto di fumo nei parchi con bambini a partire dalla prossima estate, in Italia ogni proposta di legge che ponesse dei divieti ha avuto vita travagliata e si è arenata. I centri antifumo zoppicano. Ogni anno trattano 20.000 persone, ma raramente la percentuale di chi smette supera il 50%. Che fare? La scienza medica ha deciso di provare un'altra strada, quella della riduzione del danno. Se non si riesce a far smettere i fumatori incalliti, almeno si limiti il rischio. E così è nato il primo studio medicale assistito di uso della sigaretta elettronica come sostituto delle «bionde» tradizionali. Protagonista di una vera e propria moda qualche anno fa, l'e-cig ha perso appeal. Nel 2013 la usava il 4,2%, sceso all'1,6% del 2014 e all'1,1% del 2015. I punti vendita sono crollati da 3000 nel 2013 a 1200 nel 2014. Ora è il campo scientifico a cercare di recuperarla. Lo studio condotto dal professor Fabio Beatrice dell'Asl To 2 insieme allo stesso Iss è stato condotto su 34 soggetti che fumavano una media di 22 sigarette al giorno da 22 anni e presentavano un valore di monossido di carbonio di 2.6. Dopo 8 mesi il 53% dei pazienti ha eliminato le sigarette tradizionali con un valore medio di monossido di carbonio a 0,27 (come quello di un non fumatore) e valori di nicotina simili a quelli precedenti. Nel 23,5% dei casi si è passati da 22 a 5 sigarette al giorno con valori di monossido pari a 0,82. Nel restante 23,5% a sette sigarette e mezzo con valori a 1,89. «Lo studio è tutt'ora in corso spiega il professor Beatrice affronteremo ora la fase di abbassamento della nicotina». Eliminare i prodotti da combustione, si calcola, eviterebbe ogni anno 42.000 morti. Foto: Giovani fumatori Foto: In Italia l'età media dei fumatori è 44,7 anni, quella a cui si inizia 18, quella a cui si smette 42. Significa che ogni anno un certo numero di persone smette di fumare, ma viene subito sostituito da un ugual numero di giovani che inizia SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ma in Italia i ragazzi continuano a fumare 31/05/2015 Pag. 1 diffusione:309253 tiratura:418328 "La mia guerra sul fronte del cancro"* MIMMO CÁNDITO Sto bene. Ma ho un tumore nel polmone. Sì, ho un tumore al polmone destro. Punto. Non credo proprio che sia una notizia d'interesse (tranne che per me, naturalmente), eppure voglio parlarne, e parlarne pubblicamente. Ma, questo, per scuotere i tanti che - appena io dico «mi hanno trovato un tumore» - fanno doverosamente la faccia di circostanza, e abbassano il volume, e il tono, delle loro parole. Come si fa tra persone sensibili quando si parla a un morto, anche se è un morto che cammina. Parto da lontano, alcuni anni fa.Erano più omeno questi giorni, e stavo a Miami; seguivo per la «Stampa » la storia dei cubani esiliati e i loro sentimenti verso l'isola che avevano dovuto abbandonare. Insomma, scrivevo al computer: le interviste, gli incontri, le facce, le storie, e però, quandomi piegavo verso il pc e la tastiera, provavo subito un forte dolore, dietro, tra nuca e spalle. Sarà la cervicale, pensavo. Andai in ospedale, da una mia amicamedica di laggiù. La diagnosi Mi portò da un suo collega, il quale confermò la mia supposizione. «Facciamo comunque una piccola radiografia, per valutare lo schiacciamento delle vertebre». Quando, dopo, fissò la lastra sullo schermo, controluce, fece però una brutta faccia. E stette zitto. Per trent'anni, allora, il mio lavoro di corrispondente di guerra mi aveva portato a camminare con occhi angosciati lungo i passi della morte, dentro guerre combattute nella verità nuda di chi ammazza o è ammazzato, tra teste squarciate e pance aperte, gambe mozzate, banchetti di mosche sulle budella ingrigite dal sole, e merda e macerie dovunque. Non poteva certo impressionarmi una vaga idea della morte sospesa nel lindore della cameretta sterile e ben in ordine d'un ospedale americano. Per questo ero sereno, quando dissi: «Com'è serio, dottore. C'è qualche brutta storia?». Mi guardò un attimo, poi indicò un punto della lastra, che inquadrava il collo e la parte alta de l torace. «Questa macchia biancastra, qui, vede, non dovrebbe esserci. Non lo so davvero, però potrebbe anche essere un tumore». In America vanno giù diretti; il medico ti spiffera subito tutto, senza reticenze négiri di parole, per evitare poi vertenze legali e i milioni di dollari che magari gli toccherebbe pagare per danni («Eh, se me lo diceva subito...»). Mi guardò molto serio, e scosse la testa. «Potrebbe essere». La prevenzione (Prima considerazione) Il tumore, spesso, non sai d'averlo. Ci convivi, lui ti lavora dentro, e quando, alla fine, magari per un qualche accidente che non c'entra nulla, i medici lo scoprono, è ormai troppo tardi. La prevenzione, oggi lo sappiamo, diventa un atto fondamentale. L'ospedale era il «Mount Sinai», un ospedale privato. Mi chiesero se avessi la carta di credito. Certo, ce l'ho, e in pochi minuti mi ritrovai su una barella; veloci, mi portarono per il corridoio a fare una Tac. Poi, mi lasciarono nel lettino d'una cameretta, improvvisamente da solo, la luce abbagliante della Florida nel cielo della finestra. Ero arrivato all'ospedale per un banale controllo, le braghe corte, la t-shirt, le espadrillas; e ora dovevo chiedermi se stavo per morire. (Seconda riflessione) Come ci si comporta? mi chiedevo. Se muori in guerra, non hai domande da fare.Ma se invece ti vengono a dire che devi morire, e ti lasciano lì che nemmeno sai ancora se però sia vero o no, che si fa? E alla moglie, come lo si comunica? Imbarazzo serio.Ma anche (Terza riflessione): hanno detto che «pare» che sia un tumore, e però, per te e per tutti, «tumore» significa che sei morto, che cammini e pensi e ti agiti e fuori c'è il sole, ma però sei giàmorto. Perché, nella tua testa, nella testa di tutti, il tumore è la condanna definitiva. Entrò un dottore, il camice bianco, un sorriso appena accennato. Mi diede la mano e si presentò. Poi, senza quasi una pausa, aggiunse guardandomi negli occhi: «Dear Mr. Cándìto, devo dirle che il suo è davvero un tumore. Ma questo suo tumore è inasportabile. Lei non ha speranze di vita». Mi diede nuovamente la mano, questa volta senza nemmeno l'ombra di un sorriso. E andò via. (Quarta riflessione) E' dunque vero che tumore significa morte, pensai come chiunque, scacciando dalla mia testa la speranza nascosta che, però, alla fine tutto si aggiusta. L'illusione che tocchi sempre a un altro, ma non a te. Ora, all'improvviso, non era questione di partire per andare in guerra e avere l'abitudine a pensare in astratto che, sì la morte ti può anche agguantare, ma dentro di te sei sicuro che mai arriverà; e invece ora no, lamorte era lì, su quel lettino, morte vera e non pensiero astratto. All'improvviso diventavi uno qualunque al quale hanno SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA STORIA 31/05/2015 Pag. 1 diffusione:309253 tiratura:418328 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato appena detto che sta per morire, e non c'è muretto dietro il quale proteggersi dai colpi di kalashnikov o dal razzo che sibila nell'aria e sta per pioverti addosso. Morire, e basta. La sperimentazione (Quinta riflessione, però di oggi. No, non è affatto così, il tumore non è una condanna a morte; io imparai ad apprenderlo, in quei giorni, e per questo ora scrivo queste righe). La mia amica medica convinse il suo collega oncologo a fare «anche l'impossibile». Lui, il dottor Rogerio Lilembaum, uno scienziato di punta, vista l'«impossibilità» del mio caso, non applicò il protocollo, cioè quelle norme terapeutiche già comprovate per ciascun tipo di tumore e che sono comuni ovunque, in America come in Italia o in Ucraina. Tentò un «trial», una sperimentazione. L'esame istologico mostrava che nei vetrini c'erano tracce di metalli pesanti, titanio, uranio, e altro che comunque non sta nella vita quotidiana ma si trova soltanto in guerra; probabilmente, erano tracce d'una contaminazione, l'Afghanistan forse, o forse l'Iraq, o la Somalia, come tanti veterani dei marines o anche tanti soldati italiani in Kosovo. Lavorando con il computer sulla specificità del mio organismo e sull'eziologia del tumore, e adeguando a questo la terapia, mi dettò 45 sedute di radiazioni, e 6 cicli di chemioterapia mirata nel dosaggio delle componenti. Furono mesi molto duri. (Sesta considerazione) Chi è malato di cancro vuole che si rompa la cortina di commiserazione che lo circonda, non accetta l'esorcismo pavido di chi non vuol mai usare la parola «tumore» e ripiega su «il brutto male»; non chiede pietà, e nemmeno l'insopportabile ipocrisia di chi dice «coraggio» e di nascosto fa gli scongiuri, vuole soltanto la comprensione d'un sentire comune perché il tumore viene vissuto - da chi lo ha - come una malattia «sociale», qualcosa che non appartiene soltanto al malato ma fa parte d'una dimensione psicologica ed emotiva più ampia, che va anche al di là della cerchia familiare.La solidarietà Mandai perciò un sms a tutti i miei compagni di vita, gli inviati speciali con cui avevamo raccontato guerre e uomini nelle terre del mondo. Risposero tutti, subito; e poi, per non affaticarmi, delegarono uno di loro - Vittorio Dell'Uva, del«Mattino» - a seguire per tutti il mio problema, perché, se era una guerra ad avermi segnato, la guerra era stata un tempo vissuto in comune e il mio problema apparteneva perciò a tutti. L'oncologo, intanto, mi aveva suggerito che, per quanto possibile, nonmi facessi condizionare dalla consapevolezza del tumore. Seguivo sì una terapia, ma dovevo fingere a me stesso che tutto fosse come prima, prima di quella diagnosi imprevista.Io a quel tempo, almattino, tutte le mattine, facevo mezz'ora di nuoto, 25 vasche in piscina. Dovevo continuare a farlo, anche se la chemio era davvero distruttiva. Mi costava fatica ma dovevo continuare. E però un giorno che la terapia mi aveva stancato molto, arrivai all'undicesima vasca e dovetti smettere subito, per non affogare: non riuscivo più a respirare. Risalii dall'acqua e mi stesi a meditare. Sentivo la mia impotenza, avvertivo il tumore come una sfida perduta. E dunque c'ero arrivato, dovevo proprio morire.La svolta Ma invece no, mi dissi di no, scesi di nuovo in piscina, ripartii a nuotare e a contare: una vasca, due vasche, tre vasche. Arrivai alla numero 25, e dissi a me stesso: ora fagli vedere tu, al tumore, chi è più forte. Nuotai ininterrottamente per 55 vasche, un'ora e passa. E quando uscii dall'acqua, sapevo dentro di me che io avrei vinto, non il tumore. E vinsi io. Il «trial» di Lilenbaum ebbe incredibilmente successo, diventò subito un «protocollo» comunicato nei congressi internazionali, all'interno di un 5 per cento dei successi a livello mondiale. E il tumore «inasportabile» mi fu asportato con un intervento molto rischioso. (Settima considerazione) Nella battaglia individuale contro il tumore, la componente psicologica è fondamentale. Il lavoro di Lilenbaum è stato preziosissimo, però ho imparato che la forza, l'energia, che scateni dal cervello, la tua volontà di non cedere al dominio del cancro, è una componente essenziale della terapia medica. L'altro ieri però, dopo i controlli periodici di tutti questi anni, controlli sempre «negativi», l'ultima Pet ha scoperto che ho di nuovo un tumore, nell'altro polmone, il solo che mi è rimasto. Inizierò presto la terapia, e non ho alcuna paura. Quando mi chiedono come sto, rispondo: «Sto bene, ho un tumore ma sto bene». Lo chiamo con il suo nome, tumore, e so che posso batterlo. Voglio però che lo sappiano anche quelli che hanno un tumore, e i loro familiari, e i loro amici. Perché devono imparare che si possono nuotare 55 vasche, e alla fine anche si vince. Foto: Toglietemi tutto ma non il sorriso Il blog di Anna Lisa Russo (diventato poi un libro di Mondadori) in cui racconta con ironia e coraggio la sua battaglia contro il cancro Stazione di sosta Cronaca di un cancro Il libro di Marco Neirotti, inviato de «La Stampa», è una cronaca autobiografica di un cancro, un viaggio della mente 31/05/2015 Pag. 1 diffusione:309253 tiratura:418328 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato più che un resoconto oggettivo Inviato di guerra Mimmo Cándito scrive per «La Stampa» dal 1970 Foto: CORBIS Fusti di uranio impoverito in Iraq: probabilmente sono all'origine del tumore di Cándito SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 31 31/05/2015 Pag. 13 diffusione:309253 tiratura:418328 Così Gigi Ghirotti raccontò l'arroganza degli ospedali, i pazienti tenuti all'oscuro, la sofferenza gratuita MARCO NEIROTTI TORINO Otto parole colmarono di stupore e sgomento l'Italia: «Ho un cancro e lo so. Parliamone insieme». E ra i l 1 9 72 , i l t u m o re e ra spettro dell'irreparabile e non si osava chiamarlo per nome, meglio «male del secolo». La gente se ne andava come senza una ragione, giacché pochi conoscevano diagnosi e prognosi. E se ne andava dopo calvari in strutture non al passo, pazienti tra i pazienti, i camici chini sul corpo e non sulla persona. «Ho un cancro e lo so. Parliamone insieme», scrisse su La Stampa Gigi Ghirotti, inviato di cronaca e d'inchiesta, aprendo un reportage, «Lungo viaggio nel tunnel della malattia», che proseguì anche in televisione e divenne libro. Vicentino, uomo ironico, dolce e roccioso, meticoloso e poetico, Ghirotti a 52 anni seppe subito la verità: linfoma di Hodgkin, che non si aggrediva come oggi, si «inseguiva» nel suo cammino. Quella sera accompagnò a casa l'amico e collega Vittorio G orresio (che a sua volta fisserà analoga esperienza negli articoli e nel libro «Costellazione Cancro») e nella passeggiata in piazza Navona anziché conforto gli chiese di caldeggiare un reportage dagli ospedali pubblici del suo imminente peregrinare. Dal tunnel di tanti voleva fare quello che aveva fatto sempre sulla cronaca, la politica, il costume. Voleva farlo essendo uno di loro, con il geometra Elio, il ragazzo di borgata Equilio, il tranviere Rocco, «tutti in palandrana e pianelle, il viso color tra il grigio e il giallognolo». In pigiama e vestaglia si accucciava in un angolo di corridoio per non disturbare picchiando sui tasti, un fattorino veniva a ritirare i fogli oppure lui li dettava dal telefono a gettoni come quando scriveva del «delitto del bitter» o del successo di Mike Bongiorno. E al giovane amico redattore Alberto Sinigaglia, che quelle testimonianze avrebbe «passato» e titolato, scandiva: «Ragazzo, al lavoro. Perché ho ancora le mie forze. Il signor Hodgkin la troverà dura». Narrava quanto buio fosse per pazienti ignari giacché si riteneva che la diagnosi potesse indurre suicidi, quanta sofferenza perché si centellinava la morfina, quanta tristezza tra locali squallidi e cibo freddo. Cronista delle grandi e piccole cose, perché quello era il suo mestiere: «Se gli capita di correre un'avventura tra vita e morte in prima persona e poi non la racconta, direi che quel giornalista è uno che non ha capito nulla. Né del proprio mestiere, né dei propri doveri di cittadino». Annotava: «E' sconvolgente pensare che negli ospedali, dove più sarebbe indispensabile la tutela della personalità umana dagli sgarbi, dalle negligenze, dall'arroganza degli interessi in conflitto, proprio negli ospedali questa tutela non esiste. Basta che l'uomo s'ammali, che sia disteso su un lettino, e subito gli " i m m o r t a l i p r i n c i p i " d e l l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla malattia e alle armi per debellarla, se ne vanno in briciole». Gigi Ghirotti è morto il 17 luglio 1974, a 53 anni, dopo aver sbriciolato la parete di paura e orrore che custodiva «il male del secolo». Da cronista ha illuminato una palude di inadeguatezza e solitudine e ha sprigionato consapevolezza, l'ha infusa nelle vene sociali come una chemioterapia delicata, mostrando che una lotta stremante e dall'esito incerto, se non lasciata a se stessa, è comunque ancora vita. Foto: Simbolo Foto: Oggi è la «Giornata nazionale del sollievo» promossa da 14 anni proprio dalla fondazione nazionale Gigi Ghirotti (in foto sopra) insieme al Ministero della Salute e alla Conferenza delle Regioni per promuovere il rispetto della dignità della persona malata SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Quel primo reportage dal "tunnel della malattia" 31/05/2015 Pag. 18 diffusione:210842 tiratura:295190 « Sanità convenzionata in pericolo se il governo non fermerà i tagli» Umberto Mancini Pochi lo sanno, ma la sanità convenzionata, quella d'eccellenza s'intende, corre seri rischi se non verranno stoppati i tagli lineari che dal 2011 incidono sui suoi bilanci per almeno l'1% dei rimborsi. Questo perché offre servizi di qualità al costo della «tariffa» ministeriale mentre subisce la concorrenza della sanità pubblica che però non riesce ad essere efficiente. Paolo Rotelli, 26 anni, laureato in management interculturale presso l'ateneo Sciences Po Aix-en-Provence, che dal 17 giugno assumerà la presidenza del gruppo di famiglia, il San Donato, primo in Italia nella sanità privata e tra i primi tre in Europa, è categorico: «Se lo Stato si affidasse agli ospedali convenzionati, ai migliori ovviamente, risparmierebbe in media il 30% e sparirebbero le odiose liste d'attesa. I privati hanno infatti tutto l'interesse a fare bene, riducendo i tempi e tenendo i bilanci in ordine». Dopo la scomparsa del padre Giuseppe nel 2013, Paolo è stato catapultato al vertice di un colosso con 18 ospedali e un fatturato che supera 1,5 miliardi. Rotelli, contro i pronostici dopo soli due anni siete riusciti mettere in sicurezza il San Raffaele. Dialogare con il governo, soprattutto in materia di tagli alla sanità , sembra però più complicato. Non si sente un po' Don Chisciotte nel chiedere lo stop a quello che è diventato un mantra di molti esecutivi? «Andiamo con ordine. Il gruppo San Donato ha 18 ospedali, di cui 17 in Lombardia. Abbiamo preso il San Raffaele con un passivo di circa 70 milioni, ora ridotto a circa 500 mila euro. Abbiamo razionalizzato, risparmiando sugli acquisti e sugli appalti mantenendo tutti i dipendenti con una momentanea riduzione degli stipendi reintegrata una volta risolta la crisi. Ciò, nel mentre la regione Lombardia riduceva fortemente il suo contributo». Una ricetta di spending che andrebbe applicata a molte situazioni pubbliche. «Non sta a me dirlo. In ogni caso, il servizio sanitario nazionale è una eccellenza che va difesa. Un modello unico. Ma se si taglierà ancora temo il disastro, con conseguenze per tutti a cominciare dai pazienti. Del resto, oggi l'Italia ha una spesa sanitaria contenuta: il 7,2% del Pil contro l'11% di Francia e Germania». Insomma, spendere meno secondo lei è impossibile? «E' così. Spendere di meno mantenendo un sistema di assistenza universale è impossibile. E' forte il rischio di diminuire il numero di prestazioni erogate. L'Italia, come ci ricorda l'ultimo rapporto Oms, è seconda al mondo per la qualità del sistema sanitario nazionale e per la sua accessibilità. Dovremmo rinunciarvi?». Ma abbiamo letto che nella sanità gli utili sono alti..... In realtà no, perché gli utili, che nel nostro gruppo da trenta anni reinvestiamo totalmente, devono coprire, a differenza di quanto succede nel pubblico, tutti gli investimenti necessari ad acquistare le ultime tecnologie e ristrutturare gli ospedali. Nei prossimi 3 anni noi investiremo oltre 200 milioni per il Galeazzi, il San Donato e il San Raffaele. Consideri che nel pubblico tutto questo è' finanziato dallo Stato». Lei però afferma anche i tagli non colpiscono tutti... «Ogni ospedale, pubblico o privato, ha un tetto di produzione fissato con il servizio sanitario. E deve assicurare la continuità del servizio per dodici mesi. Se un ospedale privato supera il budget non è pagato per quello che fa in più. Se un ospedale pubblico va in passivo, il suo sbilancio viene automaticamente ripianato a fine anno. A livello nazionale questo pesa per circa il 30% della spesa. Quindi se si tagliano 100 euro di spesa, al pubblico non interessa perché i suoi bilanci vengono comunque ripianati; per il settore privato, se si tagliano 100 euro saranno 100 euro di prestazioni in meno». Ma tagliare la spesa pubblica è una scelta senza vere alternative. Che cosa dovrebbe fare la sanità pubblica per fermare le forbici del governo? «Se il settore pubblico ci prendesse come pietra di paragone quanto a costi ed efficienza, si potrebbero avere notevoli miglioramenti sia nel servizio al cittadino che nei conti dello Stato». Torniamo al San Raffaele, il gruppo fondato da Don Verzè e travolto dai debiti. Poco prima di morire suo padre offrì 405 milioni per rilevarlo. Una scelta che allora per molti fu un azzardo. Senza conoscere l'esito odierno, lei l'avrebbe fatta? «L'obiettivo di mio padre era di riuscire a risanare il San Raffaele già nel 2014. Non siamo riusciti a farlo solo perché nel 2013, dopo il nostro acquisto, la Regione tagliò di netto 30 milioni di contributi. Nondimeno, già nel 2014 siamo riusciti a ridurre il rosso da 70 a meno di 10 milioni. Sarebbe stata una scelta azzardata se avessimo saputo prima dei tagli. Ma adesso che siamo in SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Paolo Rotelli (Presidente gruppo S.Donato) 31/05/2015 Pag. 18 diffusione:210842 tiratura:295190 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato zona equilibrio non possiamo permetterci di subire altre erosioni». Foto: Paolo Rotelli, presidente in pectore del gruppo ospedaliero San Donato Foto: IL NOSTRO GRUPPO HA MESSO IN SICUREZZA IL SAN RAFFAELE SOLO CON LE PROPRIE FORZE MA NUOVE EROSIONI SAREBBERO FATALI 31/05/2015 Pag. 12 diffusione:105812 tiratura:151233 MASSIMO IONDINI Non servono super poteri per salvare una vita, basta una firma». È lo slogan dell'odierna Giornata della donazione e trapianto di organi e tessuti. Una Giornata mondiale, che da noi vedrà in varie piazze campagne e iniziative di sensibilizzazione, perché sempre più italiani sappiano che è sufficiente un semplice "sì" per diventare donatori di vita e seminatori di speranza. Tra le iniziative però, a causa del "buio" pre-elettorale previsto dalla legge, manca lo spot tv pro-donazione che sulle reti Rai era andato in onda due mesi fa. Lo spot tornerà in estate. Ma per il ministero della Salute, il Centro nazionale trapianti, la Società italiana trapianti d'organo, l'Aido, le istituzioni e associazioni coinvolte in questa rivoluzione culturale, civile e umanitaria, si punta a far diventare la "stagione" della donazione perenne. Frattanto l'anno scorso c'è stata ancora una piccola crescita del 4%. Ma non basta, l'Italia è solo al settimo posto in Europa. Nel 2014 i trapianti effettuati sono stati 2.985, dei quali 236 da vivente (reni, fegato o polmone), e i donatori sono stati 2.346. Al momento sono 1.435.547 i cittadini che hanno espresso il proprio consenso alla donazione di organi. A frenare questo atto di umanità e amore c'è però ancora una certa diffidenza. E in questo l'Italia è spaccata in due: il Mezzogiorno è in forte ritardo, dovuto anche alla carenza di efficienza ospedaliera e di servizi sanitari, che generano diffuso pessimismo e sfiducia. Al fattore culturale si aggiunge però anche una insufficiente organizzazione a livello nazionale delle rianimazioni degli ospedali: troppo spesso c'è una mancata o non tempestiva segnalazione al Cnt di persone in fin di vita che sarebbero potenziali donatori. Intanto l'elenco di chi attende è sempre più lungo. A oggi sono 9.244 l le persone in lista d'attesa di trapianto d'organo. Tre quarti di essi attendono un rene, il 12% il fegato, oltre l'8% il cuore, il 4% i polmoni e il 2,5 il pancreas. Ma come si fa a vincere la ritrosia di molti verso la donazione? «Intanto è necessario sapere che deve sempre esserci la certezza della morte del donatore - spiega Elisabetta Masturzo, responsabile del prelievo di organo all'Ospedale Niguarda di Milano - e in questo senso la giurisprudenza italiana è tra le più restrittive. La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni del cervello, deve esserci cioè l'assenza di attività elettrica cerebrale. E la durata dell'osservazione da parte dei medici di questa condizione deve essere per legge non inferiore a sei ore. Detto questo, per donare basta un semplice sì. Pensato e manifestato in precedenza dal donatore stesso o, in extremis, dai suoi cari». E qui sta il nocciolo della campagna d'informazione della Giornata, la diciottesima in Italia. Per diventare donatori ci sono cinque modalità: dare il consenso alla Asl, compilare il tesserino blu del ministero della Salute, scrivere una dichiarazione firmata da conservare con i documenti, compilare l'atto olografo predisposto dall'Aido o recarsi all'anagrafe del proprio Comune sperando che faccia parte della "rete delle città sane" (retecittasane.it). A oggi i Comuni impegnati in questo servizio sono circa 450. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Si donano più organi (ma quanti dubbi) 31/05/2015 Pag. 1 diffusione:79573 tiratura:108314 Pistola di camorra per uccidere il legale Gigi Di Fiore INVIATO A FORMIA > Segue a pag. 11 Un uomo combattivo, ma mite. Un rompiscatole, ma mai sleale. Non c'è una voce discorde su Mario Piccolino, l'avvocato ucciso due giorni fa nel suo studio al piano terra di via della Conca. Non uno che ne parli male. E si avverte che non è la solita retorica che santifica subito chi è vittima di una morte violenta. È un sentire diffuso, che ha spinto il Comune a convocare un Consiglio straordinario per «dare una risposta immediata all'episodio di straordinaria gravità». E poi, la fiaccolata serale. Gigi Di Fiore Il killer Gli ha sparato un colpo in faccia con una pistola calibro 9x21 L'iniziativa In alto la fiaccolata di ieri sera a Formia: su uno striscione la scritta «freevillage» il nome del blog con mille denunce gestito dall'avvocato ucciso A sinistra nel riquadro Mario Piccolino e l'esterno del suo studio PAGINA Era stata fissata alle otto, ma è slittata di un'ora per consentire al sindaco Sandro Bartolomeo di incontrare a Latina il prefetto Pierluigi Faloni. È provato, il sindaco. Per lui, Mario era un amico, un paziente, un saggio da consultare nei momenti difficili. E proprio il sindaco è stato tra i primi ad essere avvisato due giorni fa, che «l'avvocato», il «fotoreporter rompiscatole» era stato ucciso. Un agguato, di facile esecuzione e di rapida pianificazione. Ci sono le immagini video fissate dalle telecamere della farmacia vicina, a dare fisionomia all'assassino: palestrato, bermuda, t-shirt nera. L'uomo si era presentato nello studio dove l'avvocato era con l'ingegnere inquilino di una stanza adibita a suo ufficio. L'ingegnere è in fondo al corridoio, la stanza dell'avvocato è vicina all'ingresso. Pochi secondi, Mario ha il tempo di dire: «Ma io non la conosco». Poi un solo colpo alla fronte con una pistola parabellum 9x21. La pistola della camorra. Probabilmente, il killer ha avuto il tempo di allontanarsi verso la stazione e salire su un treno, così da evitare eventuali posti di blocco. Un uomo venuto da fuori, un'esecuzione premeditata, attraverso un appuntamento allo studio fissato poco prima. Un agguato mafioso e, alla riunione che si è tenuta alla Procura di Cassino, è stato deciso che la competenza sulle indagini sarà affidata alla Dda di Roma. Il fascicolo è già nelle mani del pm romano Carlo Lasperanza, che sarà affiancato dal sostituto Alfredo Mattei di Cassino. Sentito l'ingegnere, sentiti i titolari di attività commerciali nei dintorni, l'inchiesta ora si concentrerà a fare le pulci sull'intensa attività di impegno e denuncia dell'avvocato. Il sindaco Bartolomeo lo ricorda al suo fianco nell'ultima campagna elettorale, alla riconquista del Comune dopo la parentesi del sindaco uscente Michele Forte, senatore Udc, catalizzatore di consensi nella provincia di Latina per il centrodestra. Bartolomeo è neuropsichiatra alla Asl, l'avvocato era suo paziente per una insidiosa patologia. Ora, proprio il sindaco lancia un appello ai suoi concittadini: «Chiunque abbia anche un minimo da raccontare lo faccia. È doveroso per rispetto alla memoria di Mario, ma anche per noi tutti. La sua famiglia eravamo noi cittadini di Formia. Era un carattere difficile, che si attirava anche antipatie». Romano di nascita, ma cittadino di Formia da anni, iscritto a Libera, instancabile globetrotter a tutte le ore per le vie della sua cittadina e dintorni armato della sua inseparabile macchina fotografica, Mario riprendeva, fissava, denunciava. Dormiva poco e girava tanto, specie da quando si era celebrata la frattura con la sua famiglia, moglie e due figli, che vive ormai da una decina d'anni in Toscana. Aveva compiuto 71 anni solo undici giorni fa, senza feste. Tutta la sua vita era l'impegno, la partecipazione. Poliedrica personalità, l'avvocato dipingeva, scriveva. E si era anche trasformato in «Mago», un clown che, con i volontari dell'Avo, si esibiva per i bambini ricoverati negli ospedali. Soprattutto dopo aver abbandonato la professione di penalista impegnato in decine di processi a Latina. Una lunga malattia, che aveva battezzato «il mostro», lo aveva reso più combattivo. Dieci anni fa, comincia a scrivere sul portale «Telefree», poi la creazione di una creatura diventata arma temuta: il primo blog del Sud Pontino, che aveva voluto chiamare «freevillage». Un suo pallino. Nell'hotel devastato a Marina di Castellone, confiscato all'avvocato Cipriano Chianese, vicino ai Casalesi e imprenditore dell'affare discariche, avrebbe voluto fondare un villaggio della legalità. Ma mancavano i fondi e molti erano gli ostacoli. Negli ultimi tempi, girava con la macchina fotografica a denunciare il nuovo affare della criminalità spostata a Formia: le slot machine e i video SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Video sul delitto: in fuga un killer in t-shirt nera. Fiaccolata a Formia 31/05/2015 Pag. 1 diffusione:79573 tiratura:108314 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato poker. Dava fastidio e, nei prossimi giorni, avrebbe dovuto partecipare all'udienza del processo dove era parte civile, per l'aggressione subita a colpi di crick alla testa. Imputato Angelo Bardellino, figlio di Ernesto e quindi nipote del boss Antonio che fu fondatore, ucciso, dei Casalesi. Sui Bardellino aveva denunciato attività di riciclaggio, in un'area che, per la sua vicinanza stretta con la provincia di Caserta, è zona di investimenti illegali. Mario Piccolino era un riferimento per i giovani impegnati ad organizzare campi estivi sui beni confiscati. Quest'anno si sarebbe dovuto intitolare ad Angelo Vassallo, sindaco di Pollica nel Cilento ucciso nel settembre 2010. E proprio Libera esprime «preoccupazione e inquietudine per la inaudita ferocia dell'agguato». Il Comune ha proclamato il lutto cittadino, annullati i festeggiamenti civili per il patrono Sant'Erasmo. Domani ci sarà l'autopsia sul corpo dell'avvocato ucciso e, probabilmente, i funerali si terranno mercoledì. Le spese saranno sostenute dall'amministrazione comunale. Si scava, dunque, nelle decine e decine di denunce concrete, con nomi e cognomi, che l'avvocato lanciava dal suo blog, che aveva potuto realizzare anche con l'aiuto della sua segretaria Ismar e del webmaster Claudio suo amico. I beni confiscati inutilizzati, il gioco d'azzardo, i tentativi di infiltrazione della criminalità le battaglie più recenti. Si erano anche intensificati minacce e avvertimenti, come le teste mozzate e le viscere di pesce lasciati fuori la sua casa, ma l'avvocato continuava a girare solo. Dopo le dichiarazioni di Carmine Schiavone, pentito dei Casalesi morto di recente, Mario Piccolino si era interessato alle discariche dell'area Pontina diventate sversamenti illegali. Nelle ultime ore, ha fatto il giro del web il suo video-denuncia dove, in maniera provocatoria, concludeva: «Quando morirò, mi raccomando, non seppellitemi agli Archi». Lo hanno ricordato anche alla fiaccolata, dove c'erano deputati di Sel, il sindaco Bartolomeo, i gonfaloni dei comuni di Cassino e Casal di Principe, che avevano condiviso con Formia il mese di legalità a marzo. Gli Archi è l'area di una discarica illegale. Proprio lì, è previsto un cimitero. 31/05/2015 Pag. 8 diffusione:125215 tiratura:224026 Il fondo sanitario rischia di non coprire gli anti-tumorali Nuovo allarme per la sanità italiana e per i cittadini contribuenti. Negli ultimi dieci anni è raddoppiato in Italia il prezzo dei farmaci per le terapie anti-cancro: per questo «serve subito un fondo nazionale per l'oncologia». A lanciare l'allarme è il presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Carmine Pinto, in occasione del cinquantunesimo Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) in corso in questi giorni a Chicago. «L'Italia - avverte Pinto in un incontro con i giornalisti - è riuscita a reggere finora questi costi. Ma la copertura economica sta diminuendo. Chiediamo alle Istituzioni di creare una fonte di risorse dedicate. E devono essere introdotte tre fasce di costo delle terapie in base all'efficacia». La richiesta, chiarisce ancora Pinto, «è quella di dare vita a questa fonte specifica di risorse da destinare a un settore delicato che richiede particolari attenzioni: il tetto della spesa farmaceutica territoriale è stato ulteriormente ridotto e portato all'11,35% del Fondo Sanitario Nazionale, il tetto di quella ospedaliera è al 3,5%». Ma la maggior parte dei farmaci anti-cancro rientra fra quelli ospedalieri e «nel 2014 quest'ultima percentuale è stata superata attestandosi intorno al 4,5%. La copertura economica - conclude - si sta stringendo in maniera consistente». SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FARMACI 31/05/2015 Pag. 29 diffusione:125215 tiratura:224026 Apixaban ora è rimborsabile (P. MON.) L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dato via libera alla rimborsabilità di apixaban, anticoagulante orale di Bristol-Myers Squibb e Pfizer, nel trattamento della trombosi venosa profonda ( TVP) e dell'embolia polmonare (EP) e nella prevenzione delle recidive di TVP ed EP negli adulti. La decisione è stata pubblicata il 23 maggio 2015 sulla Gazzetta Ufficiale. Il tromboembolismo venoso ( TEV ) comprende due gravi condizioni: la Trombosi Venosa Profonda ( TVP) che consiste nella formazione di un trombo in una vena profonda degli arti inferiori e l'Embolia Polmonare (EP) caratterizzata dall'ostruzione di uno o più vasi del circolo polmonare da parte di un embolo. Quasi un milione di pazienti nell'Unione Europea sono colpiti ogni anno da TEV. Negli Stati Uniti il numero di individui con TEV passerà da 0,95 milioni del 2006 a 1,82 milioni nel 2050. A seguito di un episodio di TEV, l'incidenza cumulativa di recidiva ad 8 anni può raggiungere circa il 30%. Apixaban è un inibitore orale diretto del Fattore Xa, una proteina chiave del processo di coagulazione del sangue. Inibendo il Fattore Xa apixaban previene la produzione di fibrina e la formazione di trombi. Il farmaco è già approvato per la prevenzione dell'ictus cerebrale e dell' embolia sistemica nei pazienti con Fibrillazione Atriale Non Valvolare e per la prevenzione del tromboembolismo venoso ( TEV ) nei pazienti sottoposti a chirurgia elettiva protesica dell'anca e del ginocchio. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LIBERO SALUTE /Per curare trombosi e dell'embolia 31/05/2015 Pag. 29 diffusione:125215 tiratura:224026 Un regime senza interferone per curare l'Epatite C cronica LARA LUCIANO Non è certo un primato di cui andare fieri: l'Italia è il Paese dell'Europa occidentale con il maggior numero di persone con epatite C, si stima che siano malate circa 1 milione di persone, con una prevalenza di circa il 2% della popolazione che aumenta da nord a sud e con il crescere dell'età. Patologia silente e progressiva, l'epatite C cronica può causare danni al fegato, l'insorgenza di cirrosi epatica e carcinoma del fegato e portare al decesso. Sono circa nove milioni nell'Unione Europea le persone con infezione cronica da HCV; la cui progressione è causa di cirrosi nel 10-20% dei pazienti. A livello mondiale, il genotipo predominante è il genotipo 1. Una buona notizia per i pazienti è che finalmente l'Agenzia Italiana del Far maco (AIFA) ha concesso l'autorizzazione all'immissione in commercio per il regime anti-HCV di AbbVie completamente orale, privo di inter ferone a base di VIEKIRAX (ombitasvir/paritaprevir/ritonavir compresse) + EXVIERA (dasabuvir compresse), con o senza r ibavir ina (RBV ), per il trattamento di pazienti con infezione cronica da virus dell'epatite C (HCV ) di genotipo 1e 4. «Il trattamento dell'epatite C può essere molto complesso a causa della rapidità del processo di mutazione e replicazione virale che caratterizza la patologia - sottolinea Antonio Craxì, Ordinario di Gastroenterologia dell'Università di Palermo - In considerazione del vasto numero di pazienti che soffrono di HCV nel nostro paese, l'approvazione di nuovi trattamenti senza interferone quali VIEKIRAX+EXVIERA, è un traguardo importante, perché offre opzioni terapeutiche in grado di ottenere tassi elevati di guarigione associati a percentuali basse di fallimento terapeutico e rende possibile inoltre ritrattare nuovamente i pazienti in caso di mancata risposta». «Il nostro approccio, improntato alla sostenibilità del SSN, ha identificato soluzioni capaci di garantire un ampio accesso in tempi brevi al farmaco - ha dichiarato Fabrizio Greco, Amministratore Delegato di AbbVie Italia - l'accordo negoziale raggiunto con AIFA, che rappresenta il riferimento esclusivo su tutto il territorio nazionale, intende anche semplificare la pianificazione dei trattamenti di questa malattia così diffusa in Italia». SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LIBERO SALUTE / Ha ottenuto la guarigione nel 95-100% dei pazienti 31/05/2015 Pag. 18 diffusione:103223 tiratura:127026 La banda delle ricette rubate spacciava "eroina dei montanari " Traffico di antidolorifici scoperto dai Nas. Cinque denunciati GUIDO FILIPPI RUBAVANO le ricette negli ospedali e negli ambulatori dei medici, acquistano le compresse in farmacia (pagando solo il ticket) e poi le rivendevano ad almeno 30-40 euro. Il farmaco è l'Oxycontin, un antidolorifico molto costoso (103 euro a confezione) che può essere utilizzato soltanto se rientra in un piano terapeutico ed è mutuabile, quindi il paziente paga soltanto il ticket (4 euro per due confezioni) se non è esente. Spesso viene usato dai tossicodipendenti perchè agisce sul sistema nervoso quasi come l'eroina o l'oppio. Negli Stati Uniti viene chiamato "l'eroina dei montanari" e ci sono state rapine a mano armata in alcune farmacie, nelle quali, il rapinatore ha preteso l'Oxycontin. A Genova c'era chi è riuscito a ricavarne fino a 10 mila euro al mese. Un giro ben organizzato passaggio per passaggio: c'era chi rubava i ricettari, chi si preoccupava di acquistare le medicine e ovviamente chi cercava e serviva i clienti, spesso tossicodipendenti. Il risultato è che in meno di un anno ne sono state "spacciate" almeno cento confezioni: per le casse della Asl 3 genovese il danno è di circa 100 mila euro. È filato tutto liscio fino a quando la direzione della Asl ha girato una segnalazione ai carabinieri del Nas che hanno aperto un'inchiesta e sono arrivati a stringere il cerchio attorno a cinque persone, ora indagate per una manciata di reati: furto aggravato, ricettazione e truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale a cui si potrebbero aggiungere anche la vendita di farmaci pericolosi e la cessione di sostanze stupefacenti. L'indagine, coordinata dal pubblico ministero Biagio Mazzeo, prosegue e potrebbe coinvolgere altre persone: per ora sono finiti nei guai un ex cuoca, un ex idraulico sulla cinquantina che gestivano il traffico e tre disoccupati, più giovani di qualche anno: tutti sono residenti nella zona di San Martino, con clienti a San Fruttuoso, Foce, Albaro e nel levante. In meno di un anno sono state rubate almeno cinquecento ricette rosse - raramente interi ricettari per evitare la denuncia - al San Martino, al Galliera e negli ambulatori della Valbisagno. Il traffico è stato smascherato quando alla Asl hanno scoperto che il nome del timbro sulla ricetta rossa non corrispondeva a quello del ricettario consegnato al medico. I Nas sono risaliti all'ex idraulico e all'ex cuoca, hanno perquisito le loro abitazioni e trovato decine di ricette non ancora compilate e alcuni timbri di medici ospedalieri e ambulatoriali. Nelle prossime settimane potrebbero finire nei pasticci anche altre persone, "collaboratori esterni" dell'organizzazione di spacciatori di antidolororifici. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Le ricette rubate venivano compilate per compare Oxycontin SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I FURTI AL GALLIERA, AL SAN MARTINO E IN AMBULATORI DELLA VALBISAGNO IL CASO 31/05/2015 Pag. 13 diffusione:50651 tiratura:76264 Decuplicato il prezzo dei farmaci anti-tumorali MILANO In dieci anni il prezzo dei farmaci anti-cancro è duplicato, passando da 4.500 dollari a più di 10mila al mese. L'Italia finora è riuscita a reggere l'impatto di questa crescita esponenziale, grazie ai sistemi di rimborso concordati con l'Agenzia del Farmaco. Nel nostro Paese il prezzo medio dei trattamenti antitumorali è fra i più bassi d'Europa. E l'aumento della sopravvivenza garantito dalle nuove armi, come l'immunoterapia, garantisce un circolo virtuoso. Che però rischia di spezzarsi, se non si crea quanto prima un Fondo Nazionale per l'oncologia, che oggi manca. La richiesta alle istituzioni viene dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica . «Chiediamo di dare vita a questa fonte specifica di risorse afferma Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom - Il tetto della spesa farmaceutica ospedaliera è al 3,5%. La maggior parte dei farmaci anticancro rientra fra quelli ospedalieri. La copertura economica si sta stringendo». SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2015 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità VITA IN FARMACIA 20 articoli 31/05/2015 Pag. 1 Ed. Milano diffusione:619980 tiratura:779916 La buona sanità senza stress Pasquale Spinelli L' articolo di Simona Ravizza sull'impegno di Sergio Costantino, medico del Policlinico di Milano, in difesa del diritto al riposo, riporta l'attenzione sul tema del lavoro del medico spesso costretto da turnazioni lunghe ed estenuanti. La sanità italiana, dice il rapporto annuale dell'Oms appena pubblicato, è di alto livello. Siamo secondi solo al Giappone per aspettativa di vita con 83 anni, ma troppi medici soffrono per lo stress professionale. Sono preoccupanti i dati di un'inchiesta sui giovani medici ospedalieri dell'Anaao, cui fa eco Apm (Alleanza per la medicina). A Milano, come in tante grandi città, i pronto soccorso sono allo stremo, con poco personale, con una medicina del territorio che stenta a organizzarsi, con una riforma del sistema sanitario lombardo che è più oggetto di discussione che di operatività. A livello nazionale si promuove il risparmio, ma vi è scarso controllo di sprechi e corruzione. Vi è la generale tendenza a far valere i numeri delle prestazioni: vale di più chi ne fa di più. Non che questo riduca la qualità, ma non si può negare che miri a incentivare solo la quantità. Molto e bene raro avviene, si può dire aggiustando un vecchio adagio. Un'équipe affiatata e bene organizzata che ambisca a grandi risultati, può coniugare i numeri con la qualità, ma, attenzione, saltare il pasto o il sonno, trascurare i rapporti con gli altri o con la famiglia, dimenticare interessi culturali, hobby, sport, trascurare la necessità di una «vita personale» può creare senso di insoddisfazione, può portare al burnout . Il tema del riposo pesa molto per le donne medico, che crescono per numero e per ruolo nella professione e nella società, ma non sono tutelate a sufficienza in quello di mamme e di coniugi. L'indagine dell'Anaao parla di 70% dei giovani medici condizionati nella vita privata e dice che il 40% si ammala di malattie cardiovascolari e metaboliche, ma lo stress influenza la salute mentale. Quanti di questi medici cederanno all'invito dell'alcool o all'uso di sostanze con transitori poteri salvifici, ma con devastanti conseguenze su di loro e sui loro pazienti? Il percorso che parte dallo stress avanza spesso verso il buio e esce dal controllo del singolo per entrare nel campo della sicurezza del paziente, delle garanzie dell'ospedale verso il cittadino, della sfera delle assicurazioni. Non si può considerarlo solo un problema sindacale, ma anche un problema etico, con importanti risvolti sociali. © RIPRODUZIONE RISERVATA VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Medici e diritto al riposo 31/05/2015 Pag. 3 Ed. Milano diffusione:619980 tiratura:779916 Ospedali, il dossier degli sprechi In un anno spesi 4 miliardi di euro Metà della cifra è sfuggita agli approvvigionamenti centralizzati taglia-costi Simona Ravizza È una questione di aritmetica. E di sprechi. Gli acquisti degli ospedali sono una delle voci più pesanti nei bilanci pubblici. Solo nel 2014 per apparecchiature mediche, garze e siringhe, protesi, farmaci, emoderivati e materiale ospedaliero vario sono stati spesi quasi quattro miliardi di euro. Ma in barba alla spending review , spesso ogni ospedale si è mosso ancora per conto proprio, tra rifornimenti con appalti poco trasparenti (a suon di proroghe e rinnovi che permettono di evitare nuove gare), desiderata dei medici, necessità di difendere un'autonomia gestionale che può tradursi in ritorno di potere. Oltre due miliardi di euro - pari alla metà della torta - sono sfuggiti agli approvvigionamenti centralizzati, necessari per spuntare prezzi migliori e considerati tra gli interventi più incisivi per la riduzione della spesa pubblica, come sancito anche dalla legge di Stabilità del 2013 varata sotto il governo Monti. È quanto emerge da un dossier sugli acquisti pubblici in Lombardia, appena presentato in commissione Affari istituzionali guidata da Stefano Carugo (Ncd). Il problema è che le misure mirate a incentivare la centralizzazione e razionalizzazione degli acquisti in Sanità continuano a essere snobbate dagli ospedali. Nel 2014 solo il 13% dei rifornimenti è avvenuto tramite la Centrale acquisti (Arca) del Pirellone, in funzione da ben sette anni. E appena il 4% dei beni è stato preso attraverso la Centrale acquisti del ministero dell'Economia, che dal Duemila è attiva per realizzare un programma di razionalizzazione degli approvvigionamenti nella pubblica amministrazione. In gioco anche la trasparenza degli appalti e la lotta alla corruzione. L'ultima inchiesta della Procura, che ha fatto finire tra gli indagati anche l'ex governatore Roberto Formigoni, è solo un esempio: all'ospedale di Cremona è stata utilizzata una «procedura negoziata senza bando di gara e con invito alla sola Hermex Italia srl» per comprare l'acceleratore lineare diagnostico «Vero» di cui la Hermex degli imprenditori Giuseppe e Massimiliano Lo Presti era distributrice esclusiva in Italia. La magistratura dovrà stabilire se si tratta di un caso di corruzione, ma una cosa è già chiara: la Regione «omise una preventiva istruttoria sulla congruità del costo dell'apparecchiatura», acquistata per 8 milioni e 300 mila euro, ben 2 milioni e 600 mila euro in più del dovuto. Eppure gli ospedali finora hanno preferito evitare Arca. Una delle voci più critiche sono i dispositivi medici che valgono quasi 785 milioni di euro: gli ospedali hanno speso per conto proprio, non curandosi delle economie di scala, oltre 500 milioni di euro. «Di qui la proposta, in accordo con la direzione generale dell'assessorato alla Sanità - si legge nella relazione di Arca - di procedere in maniera centralizzata con procedure dedicate ai dispositivi medici». Il Pirellone stesso, dunque, ammette il problema. E cerca di correre ai ripari. Già lo scorso gennaio è stato pubblicato un bando da 5 miliardi di euro per la fornitura di farmaci agli ospedali lombardi nei prossimi 4 anni. E negli ultimi giorni sono state aperte sempre da Arca - da un anno guidata dal manager Luciano Zanelli gare centralizzate proprio per le forniture ospedaliere. Sul piatto 126 milioni di euro. Se il meccanismo funzionerà saranno risparmiati - come emerge dalle stime dei funzionari del Pirellone - quasi 13 milioni di euro. Il 16%. È impressionante, dunque, pensare a quanti milioni di euro vengono sprecati quando vengono aggirati gli acquisti di scala. E gli ospedali hanno anche la pessima abitudine di prorogare i contratti d'appalto scaduti. È una criticità, ribadita durante la seduta della commissione Affari istituzionali, su cui è già intervenuto il Comitato per la trasparenza degli appalti nella relazione conclusa il 16 gennaio 2015. In Lombardia il 47% dei contratti delle aziende ospedaliere - per oltre 1,2 miliardi di euro in un anno - è stato stipulato senza una gara pubblica. «A conclusione dell'analisi - scriveva il Comitato, nato per la prevenzione e il contrasto della criminalità - si rileva l'ingente peso rappresentato dal ricorso a modalità di acquisizione di VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'inchiesta 31/05/2015 Pag. 3 Ed. Milano diffusione:619980 tiratura:779916 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato lavori, servizi e forniture di minore trasparenza rispetto alle gare pubbliche e che l'ordinamento giuridico prevede come straordinarie e/o particolari e comunque residuali». Il nuovo report del Comitato per la trasparenza arriverà per fine giugno. E al Pirellone - dove nel frattempo è stato rafforzato il ruolo di Arca ed è stato attivato un tavolo tecnico per la pianificazione pluriennale degli acquisti - sperano in un miglioramento della situazione, con l'adozione di comportamenti più virtuosi. Conti alla mano ce n'è davvero bisogno. @SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA numeri degli appalti Dati in migliaia di euro d'Arco Importo totale a gara Acquisti attraverso la Centrale del Ministero (Consip) Acquisti attraverso la Centrale della Regione (Arca) Acquisti aggregati da parte degli ospedali Servizi in concessione Acquisti autonomi 1.000.986 783.467 1.153.717 295.900 195.912 124.815 150.387 104.510 91.022 111.315 111.851 124.910 254.695 474.648 10.332 54.853 3.829 36.343 15.117 18.131 - - 10.805 605 303 20.512 802 - 516.870 135.737 500.279 364.263 246.135 96.539 95.055 90.101 85.730 37.040 11.554 25.391 313.445 1.771 43.731 25.297 4.191 3.985 4.598 1.685 1.635 17.089 770 8.653 - 28.454 7 20.160 35.716 - 67.739 2.043.564 169.609 554.420 1.028.574 168.763 3.968.455 2007 Creazione della Direzione "Centrale regionale acquisti" di Lombardia Informatica 2012 Istituzione di Arca Agenzia regionale centrale acquisti 2013 Trasformazione di Arca in Spa 2014 Inizio operatività Arca Spa L'evoluzione I settori Servizi non sanitari Dispositivi medici Manutenzione e riparazione Altro Farmaci Assistenza integrativa Noleggio e leasing Assistenza protesica Beni non sanitari Emoderivati Totale La scheda Nel mirino l'acquisto di apparecchi medici, garze e siringhe, protesi, farmaci, emoderivati e materiale ospedaliero Arca cerca di correre ai ripari. Aperta a gennaio una gara per i farmaci da 5 miliardi di euro e nelle ultime settimane ne sono state attivate altre per 126 milioni 31/05/2015 Pag. 9 Ed. Brescia diffusione:619980 tiratura:779916 La sensibilità dei farmacisti e la passione degli storici [email protected] Maggio ci lascia piacevoli ricordi. Merito di persone degne d'ammirazione. Alla ribalta Clara Mottinelli riconfermata per un altro triennio alla guida di Federfarma. S' è impegnata a dar battaglia alla malattia su due fronti: ponendo il malato al centro d'ogni attenzione, e consigliando ai sani, saggi stili di vita per mantenersi in forma. Ci piace poi ricordare Bernardo Zanola, personaggio della Pro Loco di Serle e Piera Sala, figlia di Umberto Sala, singolare studioso poeta e scrittore di Breno. Zanola ha fatto ricerche accurate fino a ricostruire l'odissea di un caccia americano caduto nel 1945 a Serle. Donna Piera ha riproposto il giornalino in rime che papà confezionava, non vendeva ma affiggeva a un palo di Breno. Piace dare un riconoscimento al 40enne Andrea Massardi, programmatore informatico di Calvagese. Visto che di lavoro ce ne è poco s'è inventato una beauty farm mobile, per fare toilette ai cani. A rovinare la festa ecco il solito ladro (maldestro) in azione a Adro. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Bernardo Zanola Pro Loco Serle Tenace studioso, Bernardo Zanola è riuscito, dopo anni di ricerche, a raccogliere testimonianze e notizie attorno ad un caccia americano caduto a Serle nel 1945. Così è nato un interessante libro. Complimenti allo storico. 8 Piera Sala «Memoria» di Breno Un «brava» davvero sentito alla figlia di Umberto Sala, storico di Breno, autore de «La Gimbarda» foglio in rima per l'istruzione e la difesa della povera gente (era affisso a un palo della luce). Ha ora esposto il giornale in versione murale. 9 Clara Mottinelli Presidente Federfarma Confermata per altri 3 anni a capo della Federfarma, la dottoressa Clara Mottinelli mira a far sì che la farmacia sia d'aiuto a malati cronici (diabetici, cardiopatici, ipertesi) e si prenda poi cura dei sani, suggerendo loro un corretto stile di vita. Coinvolti anche gli infermieri per far sì che il malato sia al centro dell'attenzione. 7 Andrea Massardi Toelettatore di cani Premio alla bella fantasia di «Mr Wolf», pseudonimo di Andrea Massardi. Ha pensato ad una beauty farm mobile per cani. Ferma il suo camper sotto casa di chi ha un cane da lavare e pettinare oppure da tosare. 4 Ladro maldestro Finito su Facebook È proprio un pasticcione maldestro il ladruncolo che ha cercato di rubare alla fondazione Bettolini di Adro due gradi vasi di metallo. S' è fatto riprendere dalla Tv (compresa la targa della sua auto) ed è finito pure su Facebook. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato di Costanzo Gatta Le pagelle della settimana 31/05/2015 Pag. 9 Ed. Roma diffusione:556325 tiratura:710716 Madre e figlio suicide insieme giù dal ponte di Ariccia Si sono lanciati nel vuoto da un'altezza di 100 metri Sconosciuti i motivi del gesto Sono partiti in auto dalla loro casa al Tuscolano per i Castelli: lei aveva 56 anni, lui ne aveva 34 FEDERICA ANGELI EMILIO ORLANDO SI SONO lanciati nel vuoto da un'altezza di novantacinque metri schiantandosi al suolo. Madre e figlio si sono tolti la vita venerdì sera alle 21.30, saltando dal ponte monumentale di Ariccia, ai Castelli Romani. Sono arrivati lì con la macchina, sono partiti da casa loro, nel quartiere Tuscolano, via di Centocelle all'interno dell'aeroporto militare, pianificando la loro morte da quel ponte maledetto, conosciuto anche come "ponte della morte" o "ponte dei suicidi". Da lì, negli anni si sono lanciate tantissime persone. Lungo 312 metri e alto 95, il ponte monumentale di Ariccia è stato negli anni molto spesso teatro di suicidi tanto che nel 1997 l'Anas, su un progetto dell'amministrazione comunale, ha installato delle reti di protezione in tensostruttura proprio per evitare gesti simili. Ma la donna e il figlio, 56 anni lei e 34 lui che avrebbe compiuto proprio ieri, avevano deciso di farla finita insieme. E una volta saltato il ponte, si sono liberati dalle maglie della rete metallica anti-suicidio e, mano nella mano, si sono lanciati giù, cadendo poco distante da un parcheggio, in mezzo a una radura delimitata da una rete. «Mio figlio ha visto tutto il trambusto da casa sua - ha raccontato Renato Pecchia, un abitante di Ariccia - era in salotto con la compagna e ha visto lampeggianti, ambulanze, poliziotti tutti sotto nel parcheggio. Mi ha chiamato subito e mi ha detto: papà, ci risiamo stai a vedere che si è ammazzata un'altra persona dal ponte maledetto» . Non una, ma due. Quando gli agenti del commissariato di Albano, diretti dal vicequestore Domenico Sannino, sono arrivati sul posto i due corpi erano praticamente sfracellati. Nessuno li conosce in paese, i loro nomi non dicono nulla alla gente del posto, perché madre e figlio non sono di Ariccia, ma di Roma. «Pochi minuti del suicidio avevano preso un caffè nel mio bar - dichiara un barista della piazza principale del centro abitati dei Castelli Romani, l'ultimo ad averli visti in vita lei era molto agitata, il giovane la teneva per mano». Nella borsa della donna è stato ritrovato uno scontrino del bar della piazza. Al Tuscolano sanno tutto di loro, della depressione in cui era finito il figlio da molti anni, del rapporto morboso delle due vittime che avevano una vita piuttosto abitudinaria: sempre al bar insieme a fare colazione, poi dal panettiere e la passeggiata pomeridiana. La donna aveva dedicato la sua vita interamente al figlio, viveva per lui, dicono i negozianti della zona «da quando era andata in pensione, aveva una devozione vera e propria, un'adorazione e un senso di protezione davvero incredibile nei confronti del figlio» . Il marito e il padre delle vittime, un ufficiale dell'aeronautica in pensione, è introvabile. E poiché i due vivevano quasi di vita propria nell'alloggio di servizio che il minisero della Difesa gli aveva messo a disposizione, non si è insospettito quando, venerdì sera sono usciti insieme «per andare in farmacia a prendere alcune medicine». Nessuna farmacia, nessun medicinale. La donna ha guidato fino al ponte maledetto di Ariccia, ha parcheggiato la macchina nella piazzola accanto al cavalcavia, quindi il folle gesto. www.roma.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ Foto: SU VIA APPIA Quello su via Appia, ad Ariccia, è conosciuto come il "ponte dei suicidi" VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso 31/05/2015 Pag. 2 Ed. Bologna diffusione:556325 tiratura:710716 I "migranti" emiliani in cerca di cure un affare da 140 milioni di euro Sono raddoppiate in dieci anni le prestazioni pagate dalla Regione alle cliniche in Veneto e Lombardia ROSARIO DI RAIMONDO FUGA dalle liste d'attesa. Nella regione degli ospedali-modello, meta di pazienti da tutta Italia, sembra un paradosso. Eppure anche gli emiliano-romagnoli sono diventati emigranti della salute. Per ottenere prima una visita o una tac, macinano chilometri verso il Veneto o la Lombardia, dove le cliniche spalancano le porte a ogni ora, in qualsiasi giorno. Nel 2013, oltre un milione e mezzo di prestazioni sono state eseguite fuori dai confini regionali, contro le 850mila di dieci anni fa. È il turismo sanitario, che oggi costa a viale Aldo Moro 140 milioni di euro. Meno, va detto, di quanto incassa dai "turisti" che vengono a curarsi lungo la via Emilia (160 milioni di euro). Ma di sicuro, è una fotografia che non si può tenere nel cassetto. Lo dicono i dati dell'assessorato alla Sanità: migliaia di persone, con l'impegnativa del medico in tasca, vanno a fare la risonanza magnetica fuori regione. Nella vicina Monselice, ad esempio, che dista solo un'ora di macchina dal capoluogo. Ma non è l'unica terra promessa: anche Legnago, e Rovigo, attraggono un numero sempre maggiore di emiliani. «Può scegliere tra aspettare sei mesi o guidare 100 chilometri e fare la visita tra due giorni» è la frase che tantissimi bolognesi si sono sentiti ripetere almeno una volta in un qualsiasi punto Cup. I dati del 2013 sono i più completi (aggiornati fino a pochi giorni fa) e parlano chiaro: 700mila visite sono state fatte in Lombardia, 321mila in Veneto, 126mila in Toscana. I pazienti scappano soprattutto da Piacenza (310mila visite fuori regione) e Ferrara (262mila), poiché vivono in province di confine e spesso dall'altra parte l'offerta non si può rifiutare. Ma anche Bologna non scherza: è medaglia di bronzo con 209mila esami ottenuti lontano dalle Due Torri. Poi Modena, Reggio, Parma, Rimini. L'emigrazione sanitaria (o "mobilità passiva", come la chiamano i tecnici), ha un costo: se un bolognese va a fare la visita in Veneto, l'Emilia-Romagna deve rimborsare quella Regione. Nel 2013 questo gioco è costato 140 milioni di euro alle casse pubbliche (soltanto 60 milioni nel 2003). Viceversa, quando i pazienti arrivano da fuori, viale Aldo Moro incassa. Il saldo è positivo, visto che la via Emilia è meta di eccellenze nazionali: sono più le persone che arrivano da tutta Italia nei nostri ospedali rispetto a quelle che se ne vanno. Almeno per ora. Sempre per quanto riguarda visite ed esami, infatti, la "mobilità attiva" ha fruttato nel 2013 oltre due milioni di prestazioni e 160 milioni di euro: un saldo positivo dunque, fra entrate e uscite, di 20 milioni. Tuttavia bisogna sottolineare come anche questo dato sia peggiorato negli anni: soltanto nel 2008, le prestazioni "vendute" erano ben 3,4 milioni. Visto il trend, il problema pare destinato ad aggravarsi . Ed è strettamente collegato alla guerra che il governatore Stefano Bonaccini e l'assessore alla Salute Sergio Venturi hanno dichiarato alle liste d'attesa, visto che l'oggetto è sempre lo stesso: le lunghe code per ottenere una visita specialistica o un esame. Fabio Maria Vespa, presidente della Fimmg a Bologna (associazione dei medici di famiglia), ammette: «Sì, anche a me è capitato di consigliare a un paziente di andare fuori regione per evitare tempi lunghi e burocrazia. Il problema è che in questi anni i professionisti sono stati penalizzati». Averardo Orta, numero uno provinciale dell'Aiop (l'associazione degli ospedali privati), è parte in causa, visto che i privati da tempo lavorano col pubblico e vogliono allargare il loro raggio d'azione: «Una parte di mobilità è determinata dalle attese lunghissime. Ma le cliniche di Monselice non sono affatto migliori o più moderne delle nostre. Io penso che si potrebbe tentare un ampliamento del budget a nostra disposizione, quindi più risorse per fare più visite ed esami. I cittadini andrebbero ancora via se trovassero tempi d'attesa più brevi?». Sono migliaia le persone con l'impegnativa in tasca per visite e esami clinici che si rivolgono fuori regione www.saluter.it www.regione.emilia-romagna.it PER SAPERNE DI PIÙ VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In primo piano 31/05/2015 Pag. 2 Ed. Bologna diffusione:556325 tiratura:710716 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 40 MILIONI Il costo, per le casse di viale Aldo Moro, delle visite fatte fuori regione. 160 MILIONI Gli introiti grazie a chi viene da tutta Italia. Saldo positivo di 20 milioni. I NUMERI 1,5 MILIONI È il totale delle visite e degli esami specialistici eseguiti fuori regione nel 2013 a carico di pazienti "emigrati" dall'Emilia-Romagna 850MILA Nel 2002 le prestazioni fuori regione erano 856mila, quasi la metà rispetto a oggi. Da allora l'aumento è costante 209MILA Gli esami eseguiti fuori regione da pazienti residenti in provincia di Bologna, al terzo posto rispetto a Piacenza e Ferrara. 94MILA Gli esami e le visite che i bolognesi facevano lontano dalle Due Torri. Addirittura meno della metà di oggi. 700MILA Gli esami e le visite "catturate" dalla Lombardia, che è al primo posto seguita dal Veneto (321mila) e dalla Toscana (126mila). Foto: L'ATTESA INFINITA Un ambulatorio medico. A destra, pazienti in coda in sala d'aspetto 31/05/2015 Pag. 2 Ed. Bologna diffusione:556325 tiratura:710716 "Sì,ci siamo adagiati, ma voglio recuperare chi fa esami altrove" (r.d.r) « NEGLIanni ci siamo adagiati, ma adesso vogliamo recuperare le persone che vanno via. È una questione di diritti e di civiltà» dice Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute. I dati però parlano chiaro: in un decennio le visite e gli esami eseguiti fuori regione sono raddoppiati. «Quello della mobilità è un tema sul quale ci siamo spesso consolati. Del resto, il problema delle liste d'attesa riguarda tutte le Regioni. Ma ciò non vuol dire che non vada affrontato in fretta. I soldi che spendiamo per mandare i pazienti altrove devono essere spesi qui». Come farete a convincere un bolognese, un ferrarese, un piacentino a non andare in Veneto o in Lombardia per aver prima un esame? «Se dai una risposta localmente, è evidente che la mobilità cala. Nessuno ha voglia di fare una gita a Monselice. Bisogna dare l'opportunità ai cittadini di stare a casa». Come? «Gli ospedali pubblici hanno margini molto significativi di miglioramento. Per diversi motivi, tra i quali la crisi economica e i ticket, negli ultimi anni la produzione di visite ed esami è diminuita. Dobbiamo invertire il trend. La città di Ferrara, ad esempio, ha già abbassato le liste in modo significativo, ci ha dato degli ottimi risultati e diventerà la città modello alla quale le altre province dovranno ispirarsi». I privati dicono di poter fare la propria parte. «Il pubblico, da solo, può già dare un'ottima mano. Con i privati abbiamo sempre collaborato». Non le fa impressione che nella regione delle eccellenze in sanità esiste un problema di "emigrazione" verso altri sistemi sanitari? «Per questo motivo il presidente Bonaccini e io ci abbiamo messo la faccia: sull'abbattimento delle liste ci giochiamo la nostra credibilità. E gli stessi direttori delle Ausl, dal momento in cui sono stati nominati, hanno indicazioni ben precise in merito». I sindacati dei medici vi accusano di voler fare tutto questo senza assumere personale. «Siamo pronti a incontrare i medici. E per quanto mi riguarda, il programma assunzione dei precari va avanti». Foto: L'ASSESSORE Sergio Venturi, assessore regionale alla sanità annuncia misure straordinarie per ridurre le attese VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'INTERVISTA/ L' ASSESSORE REGIONALE VENTURI 31/05/2015 Pag. 15 Ed. Torino diffusione:556325 tiratura:710716 Lunga attesa per curare l'epatite C VERA SCHIAVAZZI Buon giorno, ho 66 anni, sono una persona che ha contratto il virus dell'epatite C in tempi non sospetti, probabilmente quand'ero molto giovane. Dopo la diagnosi della malattia avvenuta nel 1990 e accantonato il problema temporaneamente per altre priorità più urgenti (un cancro che mi ha privato del compagno della mia vita) mi sono sottoposta a vari cicli con interferone ed altri farmaci abbinati, senza alcun esito positivo. Ora ho una cirrosi conclamata sottoposta naturalmente a periodici controlli. All'ultimo controllo in gastroenterologia mi è stato confermato che avrò accesso alle cure con i nuovi farmaci. Peccato che l'inizio della terapia sia vincolato ad un esame denominato ecoscan per il quale i tempi di attesa sono di otto mesi, quindi per l'inizio della terapia se ne parlerà il prossimo anno. A me utente/paziente sembra che questo sia un metodo per allungare i tempi in virtù dei costi, pensiero sorto dopo aver letto le polemiche di questi giorni. Giuseppina Rocchi Gentile signora Rocchi, i suoi timori e i suoi dubbi sono ben comprensibili, anche alla luce di tutta l'attenzione sui farmaci più cari, e dunque non sempre compatibili con il servizio sanitario pubblico, degli ultimi tempi, anche a causa di un'inchiesta della Procura. Otto mesi di attesa mi paiono francamente troppi per sapere se si è "autorizzati" oppure no a seguire una certa terapia. Non credo di tratti di un trucco 'salva-soldi', quanto piuttosto di uno ordinario-straordinario ritardo per una diagnosi applicata a una malattia della quale non molte persone soffrono, mentre l'esame riguarda molti pazienti, e dunque la battaglia da condividere sarebbe quella di inserire nella lista d'attesa anche i criteri con i quali far accedere per primi all'esame i malati più gravi. Quanto ai nuovi farmaci, credo che tutti i medicinali utili, più o meno cari, siano stati anche di recente accolti dalla Regione Piemonte come adatti a curare l'epatite C, e condivido le scelte fatte in modo da poter prestare una terapia a tutti quelli che ne hanno bisogno, nonostante una (poco accettabile) mancanza di fondi per acquisire nel pubblico le ricette più onerose. Nonostante tutto, il sistema sanitario pubblico della nostra regione continua a dare risposte adeguate sul piano medico. Le auguro di ottenere al più presto l'esame necessario, e subito dopo le cure migliori suggerite dai suoi medici. [email protected] VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato > LETTERE DA TORINO 31/05/2015 Pag. 1 Ed. Genova diffusione:556325 tiratura:710716 Rubato e rivenduto il" farmaco -droga" GIUSEPPE FILETTO QUEL medicinale costosissimo e ricercato, antidoto utilizzato per la terapia del dolore, per diversi mesi è diventato introvabile in tutte le farmacie di Genova. Tanto da creare seri problemi ai malati che lo utilizzano ed ai loro famigliari, che si sono dovuti recare fuori Liguria per trovarne qualche scatola. E la ragione sta nel fatto che una banda di ladri e truffatori da un paio d'anni rubava ricette, si autoprescriveva il farmaco di non facile reperibilità, e poi vendeva le pillole a prezzo d'oro ai tossicodipendenti. SEGUE A PAGINA VII> UN GIRO d'affari di circa 100mila euro all'anno, diventato un "lavoro", unica, vera fonte di reddito per cinque persone da qualche giorno indagate dalla Procura della Repubblica di furto aggravato, ricettazione e falso. Venerdì scorso le loro abitazioni sono state perquisite dai Nas, e qui sono state trovate ricette già pronte per essere portate in farmacia e prelevare il medicinale, altre ancora da compilare, ma anche timbri rubati ad alcuni medici ospedalieri, della Asl Tre e di famiglia; eppoi, confezioni di pastiglie prese in farmacia da alcuni giorni, pronte per essere vendute. Il farmaco è l'OxyContin, volgarmente chiamato "l'eroina dei montanari", poiché il suo abuso ha avuto origine tra le comunità dei Monti Appalachi, tanto che negli Stati Uniti viene stimato che l'80% della criminalità è causata dalla dipendenza da questo medicinale. Purtroppo, è anche detto "droga dei malati terminali", un antidolorifico però a base di oppiacei, che crea assuefazione. Una confezione da 28 compresse, ciascuna da 80 milligrammi, costa ben 103 euro, ed i carabinieri del Ministero della Salute di Genova calcolano che i cinque indagati abbiano prescritto illecitamente almeno 500 ricette. L'inchiesta, in mano al pm Biagio Mazzeo e coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico, che hanno firmato due decreti di perquisizione per altrettante abitazioni, sarebbe stata aperta in seguito a discrepanze emerse nella verifica delle ricette da parte della Asl Tre Genovese. Soprattutto, dopo le ripetute denunce di furto di ricette rosa, quelle che danno diritto alla prescrizione a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Il paziente paga soltanto il ticket di 2 euro. Secondo quanto trapela da Palazzo di Giustizia, la banda, composta da 4 uomini ed una donna, agiva con lo stesso modus operandi. La coppia, che si spacciava per marito e moglie, prenotava una visita medica o un esame presso gli ambulatori ospedalieri o della mutua, oppure si recava al pronto soccorso nei giorni e nelle ore di grande affollamento. Sempre per motivi apparentemente validi. L'uomo distraeva il medico, in un colpo la donna arraffava le ricette (talvolta un intero blocchetto) ed i timbri. Presi di mira soprattutto il "San Martino" e il "Galliera", anche se alcuni ammanchi sarebbero stati riscontrati in altri ospedali cittadini e negli ambulatori della Asl. Scattata l'indagine, i carabinieri per otto mesi avrebbero tenuto sotto controllo soprattutto le tante farmacie del capoluogo. Fino a quando attraverso appostamenti ed intercettazioni, sono stati individuati gli autori: un sedicente idraulico, una altrettanto presunta cuoca e tre disoccupati. Tutti di età compresa tra i trenta ed i trentacinque anni. Acquisivano l'OxyContin, e per non dare sospetti, di volta in volta cambiavano farmacia, passando anche da un quartiere all'altro. Miscelavano "l'eroina dei montanari" con altre sostanze da taglio. Piccole dosi venivano utilizzate a scopo personale, ma la maggior parte delle piccolle finiva sul mercato degli stupefacenti. La vicenda segue di appena una settimana quella che vede indagata una "infermiera generica" (oggi meglio chiamata operatrice sanitaria) del "San Martino": la donna, che si vede grassa (chi la conosce dice che è un fuscello), rubava ricette nei reparti ospedalieri e si prescriveva un farmaco dimagrante. Tremila e cinquecento euro di medicinali in un solo anno, è la stima ai danni della sanità pubblica, fatta sempre dai carabinieri del Nas . 103 EURO Il costo di una confezione di OxyContin da 28 pastiglie. Prescritto dal Ssn, si paga solo il ticket di 2 euro 100MILA EURO Secondo quanto stimato finora, il danno provocato dai malfattori sarebbe di 100mila euro all'anno 500 RICETTE Si calcola che a carico della sanità pubblica siano state prescritte 500 ricette in poco più di due anni I NUMERI VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 53 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO 31/05/2015 Pag. 1 Ed. Genova diffusione:556325 tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato www.salute.gov.it www.gaslini.org PER SAPERNE DI PIÙ Foto: I NAS In un'immagine d'archivio un gruppo di carabinieri dei Nas in azione VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 54 31/05/2015 Pag. 49 Ed. Asti diffusione:309253 tiratura:418328 Belveglio festeggia la sua prima farmacia Arriva in paese la farmacia. Trova spazio nel nuovo fabbricato comunale lungo la provinciale che porta a Cortiglione. La titolare è Rosara Iglio, originaria di Benevento, vincitrice di concorso. L'inaugurazione sarà domani, alle 16,30, alla presenza degli amministratori comunali, dei sindaci dei comuni vicini e del parroco don Aldo Rosso. Il servizio che mancava Un servizio che ancora mancava fortemente voluto dall'amministrazione comunale. «Abbiamo partecipato qualche anno fa al bando regionale per l'assegnazione di nuove farmacie in aree che ne erano sprovviste ricorda il sindaco Michela Cretaz - abbiamo poi realizzato la struttura su un terreno di proprietà comunale, in via Garibaldi, vicino alla parrocchia Natività di Maria: una posizione comoda e facilmente raggiungibile dagli automobilisti». Per la realizzazione dell'opera sono stati stanziati poco più di 139 mila euro,finanziati dal Comune in parte con fondi propri (avanzo di amministrazione) e in parte (10 mila euro) con un mutuo. Il progettista del fabbricato è l'architetto Selena Pia di Isola mentre l'impresa costruttrice è la ditta Fratelli Fiore di Mombercelli. L'allestimento interno della farmacia è opera dello Studio Igea Project, in collaborazione dell'architetto Amedeo Giordano. Il piccolo centro pochi anni fa aveva già inaugurato un nuovo servizio nel caratteristico centro della Valtiglione dominato dal castello dell'Ente Concerti dopo che qualche anno fa avevano riaperto i battenti bar e negozio di alimentari. Proprio vicino l'amministrazione comunale ha poi realizzato un campetto polivalente per le attività dei bimbi. In progetto c'è anche l'area sosta attrezzata per i camper. [e. sc.] VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato l'inaugurazione domani 31/05/2015 Pag. 45 Ed. Savona diffusione:309253 tiratura:418328 Venticinque nuove farmacie sono bloccate dai ricorsi al Tar Cresce la protesta dei farmacisti che hanno vinto il concorso per l'apertura di 85 farmacie, tra sedi vacanti e di nuova istituzione, in Liguria. Sinora ne sono state accettate 25. In provincia di Savona i paesi interessati dalle nuove aperture sono otto: Loano, Celle, Albissola Marina, Alassio, Magliolo, Plodio, Zuccarello e Erli, ma un ricorso al Tar ha bloccato tutto. Il concorso era stato avviato nel novembre 2012 in seguito al decreto Monti. «La Regione, malgrado i ricorsi dei titolari di molte farmacie private che non accettavano il fatto di avere nuovi colleghi, ha fatto da apripista ed era arrivata all'assegnazione delle sedi. - dice uno dei vincitori, Franco Oddone -. Ma ora è tutto bloccato, in seguito a un nuovo ricorso al Tar di una farmacia dell'entroterra savonese. Molti di noi, secondo la normativa, si sono licenziati e hanno perso il lavoro, altri hanno sottoscritto contratti commerciali e altri ancora ordinato arredi». [M. BEL.] VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 56 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Una vertenza che dura da tre anni 31/05/2015 Pag. 37 Ed. Ancona diffusione:210842 tiratura:295190 Una regione in bilico tra potenzialità e grandi sfide. Cosa ci si aspetta dalla decima legislatura delle Marche che uscirà oggi dalle urne? Sanità, infrastrutture, sviluppo, cultura, turismo e politiche europee, questi i capitoli più pesanti nell'agenda dei prossimi cinque anni. A pag. 38 ANCONA Una regione in bilico tra potenzialità e grandi sfide. Cosa ci si aspetta dalla decima legislatura delle Marche che uscirà oggi dalle urne? Sanità, infrastrutture, sviluppo, cultura, turismo e politiche europee, questi i capitoli più pesanti nell'agenda dei prossimi cinque anni. I NODI Sanità in primis, perché occupa la gran parte delle risorse della Regione e di fatto è la più grande impresa delle Marche, con 21 mila dipendenti e tre miliardi di euro di budget. Il vanto sono i conti in ordine che hanno permesso di evitare il commissariamento toccato ad altre regioni, quando nel 2004 la sanità viaggiava con deficit di 150 milioni all'anno. Secondo la classifica del Ministero della Salute, i servizi sanitari offerti sono tra i migliori, quarti dietro a Toscana, Emilia e Piemonte. Eppure non mancano le forti lamentele. Su tutte le liste di attesa, con tempi che arrivano fino ad un anno per un esame specialistico. Casi che spingono i marchigiani a curarsi fuori regione o da privati. Quella che è chiamata mobilità passiva è stato un danno calcolato in 29 milioni di euro nel 2013. Poi ci sono i rebus dell' edilizia sanitaria. Ospedali, quelli che chiudono e quelli che devono essere costruiti. Marche nord (Pesaro Fano), Marche Sud (Ascoli, San Benedetto), nuovo Inrca Ancona Sud, nuovo Salesi, ospedale di Fermo, sono tutti al palo. LE INFRASTRUTTURE Avanti, capitolo infrastrutture. La buona notizia è il recupero di un gap storico: dalla terza corsia A14, dove mancano una quarantina di chilometri attesi tra 2015 e 2016, fino alla Quadrilatero, dove la Perugia-Ancona è annunciata per il 2017 e entro l'anno si attende la fine della Foligno-Civitanova, sono tante le opere in corso. A preoccupare però sono il trasporto pubblico, il più penalizzato d'Italia dai fondi statali, il futuro dell'aeroporto, indebitato e a rischio di soppressione dei servizi Enav, il ferro con il raddoppio della linea Orte-Falconara che resta un miraggio, come anche sulla Fano-Grosseto dove bisogna passare dai progetti ai cantieri, stesso discorso per l'Uscita Ovest, il collegamento tra porto di Ancona e A14. L'ECONOMIA Ma le speranze e le paure sono tutte rivolte all'economia, allo sviluppo, al lavoro. Impossibile dimenticare le ferite profonde lasciate dalla crisi: tra il 2008 e il 2013 oltre 50 mila posti di lavoro persi, dai 666 mila occupati del 2008 ai 608 mila del 2013, un reddito pro-capite fanalino di coda tra le regioni del centro-nord. Disoccupazione oggi all'8,9% con oltre 60 mila marchigiani in cerca di lavoro nel terzo trimestre 2014, in miglioramento dopo l'anno orribile del 2013 quando ha toccato il record del 12,4%. Da dove ripartire? Dal primato di Regione più imprenditoriale con una impresa ogni 100 abitanti, da un export di oltre 11 miliardi di euro all'anno, in aumento del 12%, dalle piccole e micro imprese che fanno squadra, pensano nuovi metodi di produzione, per nuovi prodotti per nuovi mercati. È un altro modello di sviluppo da sostenere, oltre il manifatturiero degli anni ruggenti, che si sposa con altri due motori: la cultura e il turismo. L'EUROPA Il turismo. È stato creato un "brand Marche", anche tramite i social network, le campagne promozionali e i testimonial, si sono pensati i cosiddetti "cluster", pacchetti di offerte dal mare, alla cultura, al turismo religioso. Eppure il turismo fatica a creare un indotto economico, soprattutto finita l'estate. Tutte questioni che sono legate tra loro dal filo delle politiche europee. Per il settennato 20142020, la Regione è stata premiata dalla Commissione europea con una pentola d'oro da 1,2 miliardi di euro. Fondi europei a disposizione, a patto di avere la capacità di presentare progetti in linea con le direttive Ue e trovare i cofinanziamenti necessari. In tempi di bilanci magri, le politiche comunitarie possono perciò segnare la svolta e in materia di cooperazione la Regione dovrà giocare un ruolo da protagonista all'interno Macroregione Adriatico Ionica, la strategia che unisce 13 regioni italiane e 8 paesi internazionali, per fare squadra e contare di più in Europa. Emanuele Garofalo © RIPRODUZIONE RISERVATA VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dalla crisi alla Sanità le nuove emergenze 31/05/2015 Pag. 2 Ed. Milano diffusione:192677 tiratura:292798 «Ecco i pazienti in fuga da Liguria e Piemonte» Mantovani: nella mobilità sanitaria battiamo anche l'Emilia Romagna SCot «La Liguria va veloce» è lo slogan della candidata della sinistra alla presidenza della Regione Liguria, Raffaella Paita. «La Liguria va veloce a curarsi in Lombardia» è la risposta dell'assessore alla Sanità, Mario Mantovani, arrivata duranteun convegnoelettoraletenutosi sabato23 maggioaFinaleLigure, persostenere il candidato di centrodestra, Giovanni Toti. Una disfida in vista del voto che ha offerto lo spunto per mettere a confronto la sanità della Lombardia con la sanità della Liguria, in base a un criterio particolare: quanti cittadini lasciano unaregioneper andareacurarsiin un'altra. Gli ultimi numeri, relativi al 2013, parlano di 3060 lombardi che si curano in Liguria, contro gli 8596 liguri che scelgono strutture sanitarie che si trovano in Lombardia. Una riflessione che si può estendere anche ad altri casi. La Lombardia è tra le regioni top per quel che riguarda la mobilitàsanitaria:dal Piemonte,che è unaltro esempio di regione a portata di treno e così di scambio facile, nel 2013 sono arrivate 23.155 persone in Lombardia, contro le 10.627 che dalla Lombardia hannosceltostrutturesanitarie piemontesi. Un vero e proprio boom di piemontesi desiderosi di curarsi negli ospedali lombardi. Molto importante anche il flusso in arrivo in Sicilia, nonostante la distanzanon siaproprio breve: 13.365siciliani sono arrivati in Lombardia nel 2013 contro i 1812 lombardi che hanno usufruito di ricoveri in Sicilia. Attivo anche il saldo con una regione all'avanguardia dal punto di vista del welfare come l'Emilia Romagna: 16.008 tra emiliani e romagnoli hanno scelto ospedali lombardi contro i 14.330 lombardi in trasferta in Emilia Romagna. Le degenze in Emilia Romagna e in Piemonte sonoperò mediamente piùdurature: ciò dipende dal fatto che in numerosi casi di "uscite" dalla Lombardia si tratta di persone anziane che scelgono degenze per lunghi periodi in montagna o al mare, in strutture particolari destinateproprio aquesti scopi.È quasi pareggiocon ilVeneto:arrivanoin Lombardia 8925 veneti, lasciano la Lombardia per il Veneto 8003 cittadini lombardi. Tornando al confronto tra Liguria e Lombardia, che è stato al centro dell'appuntamento di sabato scorso, l'assessorato lombardo alla Sanità fa notare che «il costo sostenuto dalla Liguria per i pazienti che migrano in Lombardia è pari a 3 volte rispetto al costo dei lombardi che vanno in Liguria. Questo indica che la complessità dei malati liguri che vengono a curarsi in Lombardia è molto maggiore». In altre parole, i lombardi che scelgonola Liguria lofanno perché sitrovano in vacanza in Riviera oppure perché - di età mediamente più avanzata e conmalattiecroniche - scelgono strutture di degenza vicino al mare e con un clima più favorevole. La decisione dei liguri che preferiscono le strutture lombarde è invece più legata alla scelta di strutture ad alta intensità, come ad esempio le cure cardiologiche. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 58 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I dati Ricoveri fuori sede 31/05/2015 Pag. 11 Ed. Modena diffusione:165207 tiratura:206221 Rapina a mano armata in farmaciaAncora un colpo alla Santa Caterina di VALENTINA REGGIANI PRESA DI mira per la seconda volta e sempre da malviventi armati di pistola. Vivono nel terrore, ormai, titolari e dipendenti della farmacia Santa Caterina in viale Muratori, all'angolo con Medaglie d'Oro. Inotorno alle 12.30 di ieri, poco prima della chiusura, due banditi hanno assaltato il negozio, minacciando i farmacisti presenti con un'arma. La coppia di rapinatori, col volto travisato e probabilmente italiana, ha agito in modo fulmineo, facendosi consegnare il denaro contenuto in cassa, circa 500 euro. I due sono poi fuggiti col bottino verso via Medaglie D'oro. Sul posto, nel giro di pochi istanti, si sono portate le volanti, che stanno ora eseguendo tutti gli accertamenti del caso per risalire ai responsabili. Mentre la scientifica ha raccolto potenziali tracce, gli agenti hanno passato al setaccio anche i filmati delle telecamere, raccogliendo infine la testimonianza dei presenti, al fine di stilare un primo identikit dei balordi. E' la seconda volta che la farmacia finisce nella rete dei delinquenti, che sicuramente hanno atteso l'assenza di clienti e l'avvicinarsi dell'orario di chiusura per entrare in azione. Nel settembre dello scorso anno, infatti, la titolare della farmacia fu minacciata sempre con una pistola da un bandito solitario. La donna ebbe la prontezza di aprire la cassa e consegnargli i contanti, prima che il malvivente, visibilmente agitato, avesse il tempo di reagire in modo violento. La farmacista non negò però lo choc subito durante la rapina, situazione che ieri, purtroppo, i dipendenti si sono trovati a rivivere. Tra l'altro proprio lo scorso anno Medaglie D'oro finì al centro di diversi assalti ad opera di un rapinatore solitario, sicuramente lo stesso che in pochi giorni seminò il panico nella zona. Pur davanti ad un sostanziale calo di rapine rispetto allo scorso anno dato emerso dal bilancio dell'attività della questura, con episodi passati da 357 a 258 gli autori adottano via via metodi più violenti per convincere le vittime a cedere alle loro richieste. Di recente la squadra mobile ha infatti arrestato i presunti autori dei colpi messi a segno nella tabaccheria di via Vignolese e nella farmacia Violi di Spilamberto. Durante il primo assalto, i banditi hanno colpito la tabaccaria al volto, sferrandole un violento pugno al naso. Grazie all'intuito investigativo della mobile, però, i due malviventi sono stati assicurati alla giustizia. Ora gli agenti sono sulle tracce dell'ennesima coppia di delinquenti. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 59 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CRIMINALITA' E' IL SECONDO ASSALTO IN POCHI MESI NELLA SEDE DI VIA MEDAGLIE D'ORO 31/05/2015 Pag. 40 Ed. Belluno diffusione:86966 tiratura:114104 Scarico referti: rinnovate le convenzioni FELTRE - (e.s.) Sono state rinnovate le convenzioni con i Comuni e i Centri di Servizio che hanno aderito alla rete di aiuto allo scarico dei referti di laboratorio analisi, anatomia e istologia patologica e immunoematologia e trasfusionale, creata dall'Usl 2 nella primavera dello scorso anno quando erano state avviate le nuove modalità di consegna dei referti. Ad un anno di distanza, visto che l'iniziativa ha portato importanti risultati in termini di vicinanza dei servizi ai cittadini, di soddisfazione dell'utenza e di sostenibilità economica, sociale e ambientale, l'azienda ospedaliera ha rinnovato le convenzioni con i Comuni e i Centri di Servizio che avevano sperimentato il servizio ai cittadini. Hanno aderito: Azienda Feltrina per i servizi alla persona con la farmacia all'ospedale di Feltre, la parafarmacia di Busche e i centri servizio di Cesiomaggiore e Lentiai; Sedico Servizi con i punti di scarico attivati alla farmacia di Mas e al centro servizi di Sedico; i centri servizio di Mel, Trichiana, Meano, Alano, Quero, Seren del Grappa, Arsiè, e i comuni di Fonzaso, Lamon e Sovramonte. Da domani, cambieranno gli orari di disponibilità dello scarico referti della parafarmacia di Busche che sarà disponibile dal martedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19 e il sabato dalle 8.30 alle 12.30 e del centro servizi di Cesiomaggiore che sarà disponibile il mercoledì e il sabato dalle 15 alle 16. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato USL 2 Comuni e Centri di Servizio più vicini ai cittadini grazie all'iniziativa avviata un anno fa dall'azienda sanitaria 31/05/2015 Pag. 42 Ed. Pordenone diffusione:86966 tiratura:114104 Ciclista salvato dal defibrillatore A salvarlo è stata la farmacista di Piancavallo, Lorenza Liguori. Mentre gli amici gli praticavano il massaggio cardiaco, lei è arrivata con il defibrillatore che aveva in farmacia. Due scariche e il cuore di M.P., 48 anni, ciclista amatoriale di San Vito al Tagliamento, ha ripreso a battere. Lo sportivo è stato poi trasportato dall'équipe dell'elisoccorso all'ospedale di Pordenone, dove il reparto di Rianimazione si stava preparando ad accoglierlo. È successo verso le 17 di ieri in via Collalto nell'intersezione con via Napoleone Cozzi. Il ciclista era uscito con altri quattro corridori, tra cui il fratello. Era rimasto indietro assieme a due compagni, la salita da Aviano gli era sembrata più dura del solito e il gruppo si era appositamente fermato al Bornass per un ristoro. Arrivato a Piancavallo lungo l'anello, è stato colto da un malore. È caduto a terra pesantemente, tanto che manubrio e forcella della bicicletta si sono piegati. I due amici lo hanno soccorso, alcuni residenti hanno portato coperte per proteggerlo dal freddo (c'erano 14 gradi contro i 28 di sotto). Qualcuno è andato a chiamare la dottoressa Liguori, che è arrivata con il defibrillatore. Il suo intervento guidato al telefono dal 118 - oltre al massaggio cardiaco praticato dagli amici del quarantottenne - è stato determinante. Poco dopo è arrivato il personale del 118 e il ciclista è stato portato all'interno dell'ambulanza in attesa dell'arrivo dell'elicottero. Il soccorso è stato seguito con ansia da turisti e residenti. «Ne vedo di casi del genere dopo la salita - ha spiegato la farmacista - ma questa volta le condizioni del ciclista era davvero disperate». M.P., infatti, era andato in arresto cardiaco. Alle 18.30 l'elisoccorso, atterrato vicino alla trattoria Roncjade, tra i profughi che giocavano a pallone, si è alzato in volo verso Pordenone, giusto in tempo per evitare il violento nubifragio che si è scaricato pochi secondi dopo su Piancavallo. La preoccupazione degli amici era di avvertire il fratello di M.P., che avendo cominciato la discesa verso Barcis senza attendere il resto del gruppo, non sapeva che il congiunto aveva rischiato la vita per un malore. © riproduzione riservata VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 61 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato AVIANO Abitanti e turisti in ansia per i soccorsi a un quarantottenne di San Vito al Tagliamento 31/05/2015 Pag. 15 Ed. Milano diffusione:69063 tiratura:107480 Il museo dei farmaci UN MUSEO della farmacia nella sede di Federfarma. Il cui centro studi ora è anche la sede dell'Accademia italiana di storia della farmacia, fondata nel 1950 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 62 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il museo dei farmaci 31/05/2015 Pag. 18 Ed. Savona diffusione:103223 tiratura:127026 Nuova farmacia Oddone, la sede ai Piani apre a settembre S.SIM. CELLE. Il nuovo farmacista del paese si presenta e promette ai cittadini di aprire al più presto la seconda sede locale, ma non prima di settembre. Franco Oddone, professionista genovese, l'aggiudicatario del bando regionale che porterà una farmacia nella frazione dei Piani, ha finalmente individuato i locali che accoglieranno la nuova attività. «Abbiamo trovato molta disponibilità di trattativa con la proprietaria dei locali dell'ex pescheria - interviene il futuro farmacista cellese -. L'affitto ci è sembrato equo e stiamo per chiudere il contratto». E se è ormai da considerare certo il luogo dove arriverà la seconda sede farmaceutica di Celle, ad alzare gli interrogativi è ora la data d'apertura. Infatti, a causa di ricorsi contro la graduatoria stilata dalla Regione, le serrande della farmacia potranno essere alzate solo dopo settembre. «Non siamo ancora riusciti ad entrare in attività - spiega Oddone - in quanto si sono registrati continui ricorsi al Tar che, di fatto, hanno bloccato le aperture previste su tutta la Liguria e anche in Piemonte. Arrivate finalmente le assegnazioni, la Regione ha nuovamente stoppato tutto a seguito di un nuovo ricorso. La speranza è che la situazione si sblocchi con l'ultima udienza in tribunale, fissata a settembre». VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 63 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CELLE 31/05/2015 Pag. 21 Ed. Firenze diffusione:136993 tiratura:176177 DIPENDESSE da me l'aglio lo venderei in farmacia; l'ho sempre considerato un potentissimo farmaco vegetale. I suoi poteri, infatti, sono immensi: antinfettivo, antitrombotico, anticolesterolo, antidiabetico, con un unico problema però: l'aglio siamo abituati a mangiarlo sempre secco. E quasi tutto il secco viene dai paesi dell'Est. Venendo da così lontano l'aglio, per non farlo germinare, viene trattato con radiazioni ionizzanti che non sono certo il massimo della salute. In questo periodo, invece, nei mercati si trova l'aglio fresco che ovviamente è solo locale. Fresco ha una marcia in più rispetto all'essicato: innanzitutto quasi non crea alitosi e poi le sue virtù sono decuplicate. Mangiare due insalate al dì ove ci sia aglio fresco triturato vuol dire abbassare fortemente trigliceridi, colesterolo, acido urico e, soprattutto la pressione arteriosa. Per non parlare dei benefici dell'aglio sulla pelle soprattutto nei soggetti acneici. Ma è sul versante della coagulazione che l'aglio fa i miracoli; tutti i soggetti con rischio trombosi (per vene varicose, fibrillazione atriale etc) avranno un netto miglioramente della loro situazione circolatoria proprio grazie a questo ortaggio. E le trombosi non vengono solo a persone anziane; sono sempre più le ragazze giovani che, a causa di un uso prolungato e dissennato della pillola contraccettiva, vanno incontro a problemi di trombosi. E poiché l'aglio ai giovani non piace degni sostituti sono le altre liliacee; cipolle, scalogni, lampagioni ma soprattuto asparagi. Ciro Vestita VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 64 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato i consigli della natura 31/05/2015 Pag. 17 Ed. Viareggio diffusione:136993 tiratura:176177 Rapinò la farmacia comunaleOra è agli arresti domiciliari E' AI domiciliari a Montignoso (era in stato di libertà) l'uomo che la sera del 31 gennaio ha rapinato la farmacia comunale di Vittoria Apuana. Con una carabina si era fatto consegnare dal farmacista 500 euro in contanti, per poi fuggire su un'auto che aveva parcheggiato nella strada laterale. Dopo pochi giorni aveva bissato il colpo alla tabaccheria dei Ronchi. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 65 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VITTORIA APUANA 31/05/2015 Pag. 6 Ed. Catanzaro Il Garantista "DIMAGRIRE Equilibrio giusto tra integratori e... sapore" Per una buona prova costume, ci vuole il giusto consiglio ed il giusto integratore! Come spesso viene pubblicizzato sia dai mass media che in rete, esistono varie sostanze naturali e non, da considerarsi coadiuvanti e non terapeutiche, per chi vuole intraprendere una dieta finalizzata alla perdita di peso. Ad ognuna di queste sostanze è associato un particolare meccanismo di azione, ed in base a quest'ultimo è possibile dividerle in quattro gruppi principali: Sostanze che riducono l'assorbimento: quest' azione è espletata dalle fibre, presenti in diversi alimenti di uso comune come cereali misti frutta e verdura, esse non vengono idrolizzate dall'apparato digerente umano e fungono quindi da schermo meccanico all'assorbimento. In seguito ad idratazione (motivo per il quale vanno assunte con molta acqua) formano un gel naturale e voluminoso che lega parte del cibo ingerito impedendone l'assorbimento, ed induce un prolungato senso di sazietà. E' ovvio che l'assunzione di queste fibre, fungendo esse da barriera meccanica e non selettiva, in concomitanza con dei farmaci ne riduce l'assorbimento. Le più usate sono: acido alginico, crusca, metil cellulosa, ispaghul, carruba, glucomannano e guar. Sostanza che attivano il metabolismo basale: appartengono a questo gruppo i fitocomplessi come sinefrina, caffeina e la alghe marine contenenti iodio. Il citrus aurantium, comunemente detto arancio amaro contiene sinefrina, un'ammina biogena in grado di favorire il dimagrimento stimolando la lipolisi Adipocitaria e la termogenesi e quindi il metabolismo basale. Sostanze drenanti: comprendono tutte le droghe vegetali in grado di stimolare la funzionalità renale ed epatica e favorire quindi le naturali funzioni organiche di eliminazione. Questi fitocomplessi non possiedono di per se una vera e propria azione dimagrante, ma rappresentano comunque un valido aiuto nel controllo del peso se usati in associazione sia ai riduttori dell'assorbimento che agli attivatori metabolici. E' consigliato infatti bere un infuso di erbe la mattina a digiuno, dal momento che favorisce la naturale depurazione dell'organismo e contrasta la ritenzione idrica.Ortosifon, equiseto, ortra, verga d'oro, tarassaco e bardana sono alcune fra le piante officinali più note per la loro attività drenante. Sostanze che contrastano i radicali liberi: ne sono un esempio il the verde e la Vite rossa ricchi di polifenoli i quali riducono la sintesi di acidi grassi e favoriscono l'aumento delle HDL: il così detto colesterolo buono! Alcune piante invece, manifestano più azioni contemporaneamente, ne sono un esempio il Gingko Biloba, le cui foglie contengono sostanze in grado di migliorare il metabolismo dei grassi e di diminuire il senso di fame; e l' Hypericum perforatum (erba di San Giovanni), ricco di polifenoli e flavonoidi e di sostanze che, agendo sull'umore, attenuano il senso di fame legato a situazioni particolarmente stressanti. Dato il crescente interesse della popolazione verso queste tematiche, è bene tenere a mente alcuni punti fondamentali: 1. È totalmente errato pensare che aumentare la dose di un qualsiasi fitoterapico abbia come risultato un aumento di efficacia dello stesso. Ogni sostanza espleta infatti la sua azione a determinate concentrazioni indicate sul foglietto illustrativo, oltre le quali gli unici effetti manifesti sarebbero quelli tossici. E' necessario pertanto stare molto attenti all'abuso di qualsiasi sostanza ingerita, anche se naturale e diffidare soprattutto da prodotti venduti senza foglietto illustrativo ed indicazioni riguardo la posologia. 2. Ogni situazione è da valutare caso per caso, ed andrebbe accompagnata dal giusto consiglio, sia del medico per quanto riguarda associazioni di integratori per la perdita di peso con farmaci assunti dal paziente, sia del farmacista per individuare il prodotto corretto da assumere. 3. Il programma per la perdita di peso funziona solo se accompagnato da una buona attività fisica ed una diminuzione delle cattive abitudini ed una corretta alimentazione. *Farmacia Europea (Catanzaro) R OSANNA V ERDIGLIONE VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2015 66 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VERSO L'ESTATE PROFESSIONI 2 articoli 31/05/2015 Pag. 7 diffusione:24728 tiratura:83923 Ankara blocca gli aiuti ai kurdi Legambiente Campania aveva risposto a un appello di Suruç, cittadina curda a 16 chilometri da Kobane Alessandro De Pascale Da ormai ben due mesi e mezzo 16 scatoloni pieni di farmaci del valore di circa 20mila euro, donati dai cittadini campani ai campi profughi siriani sono bloccati dal governo turco. Si tratta del primo carico di questo tipo partito autonomamente dall'Italia e in particolare dal piccolo comune salernitano di Santomenna il 14 marzo scorso, giorno del quarto anniversario dell'inizio della guerra in Siria. A raccoglierli, Legambiente Campania che aveva risposto a un appello del comune di Suruç, cittadina curda ad appena 16 chilometri da Kobane, assediata dallo Stato Islamico per 5 mesi e riconquistata lo scorso 26 gennaio dalle forze curde. Proprio per la sua posizione, nella regione di Suruç sono nati ben sei campi profughi autogestiti che ospitano circa 60mila persone in fuga dal conflitto. L'appello del «sindaco» A novembre del 2014, Orhan ansal-Zuhal Ekmez, co-presidente del Comune di Suruç, prende carta e penna per denunciare l'assenza di aiuti sia internazionali sia da parte del governo turco: «Il sostegno di organizzazioni e istituzioni nazionali e internazionali è urgentemente necessario per affrontare le necessità impellenti». Riguardo la dimensione del fenomeno, il «sindaco» di Suruç parla di «centinaia di migliaia di persone ora senza patria, migliaia di donne e ragazze stuprate e vendute al mercato degli schiavi, decine di persone morte di fame e di sete lungo la strada della migrazione». L'associazione ambientalista a quel punto si attiva immediatamente, scegliendo di raccogliere medicinali in quanto «pur sapendo che l'invio di indumenti caldi, coperte, ma anche giocattoli e tanto altro ancora potrebbe essere più necessario, i costi e le modalità di spedizione ci spingono ad individuare quello che concretamente possiamo realizzare», spiegherà Legambiente stessa in un comunicato il mese successivo (dicembre 2014). Gli scatoloni in attesa I 16 scatoloni pieni dei farmaci raccolti arrivano all'aeroporto turco di Adana, a 300 chilometri da Suruç, con un aereo cargo di un vettore utilizzato anche da Emergency, quattro giorni dopo essere partiti dalla Campania, lo scorso 18 marzo. Appena sbarcato il carico umanitario viene però bloccato alla dogana, nonostante la documentazione in regola. «A quel punto ho immediatamente e personalmente allertato l'ambasciata italiana ad Ankara», spiega il sindaco di Santomenna (Sa), Massimiliano Voza, presente in quei giorni in Turchia con una delegazione italiana per il Newroz, il capodanno persiano, nonché firmatario di un'apposita delibera comunale per l'invio dei medicinali al comune di Suruç. «Il funzionario - ricorda Voza - mi ha risposto che la Turchia, a suo dire per motivi di sicurezza nazionale, consente l'arrivo di aiuti, gestiti dal loro governo o da enti istituzionali». A interessarsi della vicenda, anche il senatore Giuseppe De Cristofaro (Sel): «Non appena mi è stata segnalata la cosa mi sono immediatamente attivato con la Farnesina per tentare di sbloccare questi aiuti. Sto sollecitando la cosa da diverse settimane e trovo francamente assurdo che non ci sia un intervento incisivo da parte del nostro governo per sbloccare questi farmaci, vista l'importanza dell'iniziativa». La stessa Legambiente ha chiesto più volte aiuto sia al nostro ministero degli esteri sia all'ambasciata d'Italia in Turchia, come dimostrano una serie di email. Ma nulla si è mosso. Nulla si è mosso «Abbiamo provato attraverso diversi canali a sbloccare la situazione - conferma Leda Minchillo, presidente del circolo Legambiente «Silaris» che ha coordinato l'iniziativa - la Farnesina dopo una sola telefonata non ci ha più contattato». Effettivamente il 30 marzo 2015 nella sede della rappresentanza diplomatica turca in Italia, Legambiente firma alla presenza del primo segretario dell'ambasciata, Durmus Bastug, un atto di donazione dei farmaci in questione al Comune di Suruç. «Siamo ostaggio della burocrazia ma soprattutto della volontà del governo turco», denuncia Yilmaz Orkan, rappresentante in Italia del Congresso Nazionale Kurdo. «Prima - continua - volevano pagassimo il dazio doganale sostenendo non fosse chiaro si trattasse di aiuti umanitari, problema risolto con la donazione, poi che fossero affidati al governo stesso, ora che serve il controllo e l'autorizzazione del ministero della Sanità poiché la Dogana ha trovato negli scatoloni un paio di confezioni di farmaci speciali, come può ad PROFESSIONI - Rassegna Stampa 31/05/2015 68 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CAROVANE UMANITARIE · Dall'Italia 16 scatoloni di farmaci del valore di circa 20mila euro 31/05/2015 Pag. 7 diffusione:24728 tiratura:83923 PROFESSIONI - Rassegna Stampa 31/05/2015 69 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato esempio essere la morfina, e quindi non ci verranno consegnati in assenza di un via libera governativo. Dal canto nostro abbiamo fatto tutto il possibile per sbloccare questi farmaci che noi stessi abbiamo chiesto all'Italia». Dal nostro ministero degli Esteri confermano di essere stati allertati, come del resto fa anche l'ambasciata d'Italia ad Ankara, per bocca del capo dell'ufficio politico, Marcella Zaccagnino: «Sono stata nominata da poche settimane nuova responsabile per la Siria della nostra sede diplomatica qui in Turchia. Di conseguenza, non ho seguito io la vicenda quando è avvenuta. Ne vengo a conoscenza ora ma le assicuro che mi attiverò immediatamente per capire come risolverla», assicurano dalla nostra sede diplomatica. Intanto le condizioni di salute di chi vive nei campi profughi sono precarie: servono medici, farmaci generici, vitamine e latte per donne e bambini. «Nonostante l'immane lavoro fatto dai circoli di Legambiente della regione che ha portato ad un risultato straordinario denuncia Mariateresa Imparato, che per l'associazione ambientalista si è occupata di questa campagna - queste medicine sono bloccate e non perché i curdi non ne abbiano più bisogno, ma a causa di cavilli burocratici imposti dal governo turco che bloccano gli aiuti. Farmaci e latte potrebbero scadere a giorni, visto che sono ormai fermi da due mesi e mezzo all'aereoporto di Adana». 31/05/2015 Pag. 29 diffusione:125215 tiratura:224026 MerckSerono apre a Modugno (A. SER.) Iniziati i lavori di ampliamento e potenziamento dello stabilimento di produzione Merck Serono S.p.A. di Modugno-Bari. Alla presenza di numerosi ospiti illustri, tra i quali i vertici nazionali ed internazionali del Gruppo Merck, le istituzioni nazionali e locali ed il Direttore Generale di Farmindustria Enrica Giorgetti, si è celebrata nei giorni scorsi la posa della prima pietra. Il sito Merck Serono S.p.A. di Modugno-Bari, che occupa 173 dipendenti, produce infatti un'elevata percentuale dei farmaci biotecnologici del Gruppo che spedisce in oltre 100 paesi del mondo ed è frutto di un piano di investimenti pari a circa 50 milioni di Euro, per consentire allo stabilimento pugliese di rispondere con ancora maggior efficienza e tempestività alla crescente domanda di farmaci biotecnologici. All'interno del network globale di produzione biotech di Merck Serono, il sito di Modugno-Bari si occupa delle attività di "fill & finish", insieme ad altri due stabilimenti: quello tedesco di Darmstadt e quello svizzero di Aubonne. La Regione Puglia è inoltre impegnata a sostenere l'intervento anche con un contributo finanziario di circa 10 milioni di euro attraverso un apposito Contratto di Programma. Il completamento delle nuove infrastrutture dello stabilimento è previsto in due anni, per il mese di settembre 2017. PROFESSIONI - Rassegna Stampa 31/05/2015 70 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LIBERO SALUTE /Un nuovo stabilimento di produzione