Progetto lontra
a cura del responsabile scientifico del ‘Progetto Lontra’ nel settore
piemontese
Gerolamo Boffino
(Le fotografie di lontra sono state realizzate in collaborazione con Enrico Malagoli).
La lontra eurasiatica (Lutra lutra), ha una areale di distribuzione
che comprende l’Europa, l’Asia Minore, la Siberia e il Nordafrica. Nei
paesi centro-europei la lontra è rara o in forte decremento numerico ed
è inclusa nella lista rossa dell’International Union for Conservation of
Nature and Natural Resources (Iucn); in Italia la lontra è attualmente
una delle specie di mammiferi più minacciata di estinzione.
Nel territorio del parco piemontese della valle del Ticino le ultime
due lontre sono state catturate nel 1974. Le indagini effettuate nel
1983-85 hanno sempre dato esito negativo circa la presenza di lontre
libere. Nonostante questo la valle del Ticino costituisce ancora un habitat sufficientemente adatto alla specie grazie alla varietà di ambienti
umidi presenti all’interno dell’ampia fascia boschiva fluviale.
Il ‘Progetto Lontra’ del Parco del Ticino piemontese, sponsorizzato
dalla Akzo Nobel Chemical, è stato avviato nel 1988 e si prefigge come
scopo lo studio della lontra in cattività, finalizzato alla reintroduzione
della specie nella valle del Ticino. L’area su cui sorgono i recinti del
Centro lontre si trova in località Bosco Vedro, nel comune di Cameri; ha
una superficie di 23.600 metri quadri di cui 9.200 occupati da quattro
laghetti con acqua sorgiva circondati da vegetazione igrofila. L’ampiezza
del recinto e la naturalità della zona rendono questo centro unico in
Europa e consentono di ottenere situazioni ideali per lo studio del comportamento degli animali in condizioni di semilibertà, permettono inoltre
il rinselvatichimento degli esemplari prima della loro liberazione in natura.
L’ottima riuscita della riproduzione conferma la validità di questo
sistema di allevamento. La prima coppia di lontre è stata immessa il 20
marzo 1989; negli anni successivi sono nati otto cuccioli, alcuni dei
quali sono stati dati in affidamento ad altri centri. Uno studio di fattibi3/2000
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lità della reintroduzione, che interessa l’intero territorio del parco piemontese e lombardo, è in fase conclusiva; tramite la determinazione
dei fattori limitanti la sopravvivenza della lontra – quali disponibilità alimentari, inquinamento delle acque, copertura vegetale delle rive dei
corsi d’acqua, disponibilità di siti adatti per la costruzione di tane,
disturbo di origine umana –, si è valutata l’idoneità ambientale del Ticino e dei corsi d’acqua secondari. Questo studio ha sino ad ora confermato che la valle del Ticino presenta caratteristiche ambientali favorevoli a ospitare una popolazione di lontre composta da circa sessanta
esemplari. La fase conclusiva dello studio prevede la liberazione di
almeno tre coppie di lontre entro la fine del Duemila; si potranno così
ottenere dati sulla dispersione degli animali nel territorio e verificarne
l’effettiva possibilità di vita nell’ambiente naturale. Se anche queste
condizioni saranno soddisfatte, si potrà procedere nei prossimi anni alla
reintroduzione vera e propria.
Il giorno 22 agosto 1997, nell’ambito del rilascio sperimentale, è stata liberata la prima coppia di lontre in località Bosco Vedro. Gli animali
si sono ben adattati, si nutrono autonomamente cacciando i pesci delle
numerose acque secondarie della zona e marcano attivamente il territorio per segnalare la propria presenza. L’iniziativa del parco piemontese
rappresenta un progetto pilota, a livello italiano, poiché è la prima volta
che, nel nostro Paese, si sperimenta il delicato processo di reintroduzione di un mammifero come la lontra.
L’esperienza che il parco sta attuando potrà, nell’immediato futuro,
servire per altre iniziative analoghe sia in zone dove la specie si è estinta, sia dove è ancora presente, ma necessita di un nuovo apporto di
animali per aumentare la diversità genetica delle popolazioni. Gli animali liberati richiedono un periodo di adattamento al nuovo ambiente
durante il quale sarebbe opportuno ridurre al minimo le interferenze
umane; si confida pertanto nella sensibilità dei fruitori del parco affinché non arrechino disturbo alle lontre che, dopo molti anni, sono ritornate nel fiume azzurro.
Il ‘Progetto Lontra’ del parco del Ticino piemontese si inserisce in
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una più ampia ottica di ristabilimento dell’equilibrio faunistico e di
gestione degli ecosistemi; reintrodurre la lontra significa ricomporre una
maglia della delicata rete trofica fluviale e, nello stesso tempo, impegnarsi in un continuo miglioramento degli ambienti della valle del
Ticino.
A fronte, sopra: grazie a un paziente lavoro di reintroduzione avviato
anni fa, la lontra è finalmente tornata nelle acque del fiume azzurro.
A fronte, sotto: il medio corso del Ticino, in provincia di Milano.
In questa pagina, sopra: una rara immagine di predazione subacquea
da parte di una lontra, resa possibile grazie a lunghi e pazienti
appostamenti e a un efficiente lavoro di squadra.
Sotto: una lontra si mostra appena, timidamente.
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A fronte: il ponte pedonale sul ‘Ramo Delizia’,
presso il centro visitatori de ‘La Fagiana’, nel comune
di Ponte Vecchio di Magenta.
Una corsa in bicicletta sulla pista che, attraversando
campi e boschi fitti, dal Mulino Vecchio di Bellinzago,
porta al Lido Margherita.
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più antico, ritrovato a Pombia: una punta di freccia in selce
bruna, sbozzata appena dall’Uomo di Neandertal, vecchia
di almeno 50.000 anni! Successivamente, nell’età del
Bronzo, insieme al fiume Sesia, all’Agogna e al Terdoppio,
il Ticino acquisì anche notevole importanza come via di collegamento tra la pianura Padana e i principali passi alpini
occidentali.
Il fiume azzurro, con la sua foresta generosa, è dunque
da tempo immemorabile il punto di riferimento della vita
dell’uomo che, dopo la dissennata noncuranza dell’età
industriale, da qualche tempo ha ricominciato anche a
rispettarlo. Ripensando ai due parchi che tutelano oggi questo splendido ambiente fluviale, è senz’altro evidente che
proprio nella perfetta intesa tra due realtà amministrativamente separate, ma ben sintonizzate tra loro, si realizza
almeno per una volta l’intento comune, l’unico generale
obiettivo: salvare il fiume.
E il fiume mostra quasi di saperlo, quando, ben protetto
tra le genti delle sue sponde, con l’aria fresca e sbarazzina
di un ragazzo si lascia volentieri ammirare e poi scorre via
veloce e allegro come un grande torrente a primavera. Trote, lontre, aironi, cinghiali e caprioli... ringraziano!
Pochi luoghi nel nostro Paese, pur sottoposti alla tremenda
pressione del moderno, hanno saputo mantenere quel sapore
rustico, antico e tradizionale che nel parco naturale della valle del
Ticino riusciamo ancora ad assaporare.
Una vera e propria valle, creata dall’azione erosiva del fiume nella
grande piana alluvionale che ancor oggi si affaccia alle sue
acque come un unico, lunghissimo terrazzamento. E se musei,
antichi mulini, canali, bettole dall’aria campagnola e una lunga
bellissima pista ciclabile concorrono a fare della valle del Ticino
un territorio a misura d’Uomo a due pedalate dalla grande
metropoli, è soprattutto negli aspetti naturalistici e nella volontà
del parco di ricreare quell’integrità che il XX secolo ovunque pone
sotto minaccia, che il vero spirito di quest’oasi riesce a emergere
in modo incomparabile.
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La costante valorizzazione,
anche culturale, delle strutture
dei due parchi – soprattutto
nel parco piemontese, meno
esteso – si prefigge anche
di evitare quello stato di
degrado delle piccole società
umane, delle realtà di paese
che porterebbe inevitabilmente
alla mancanza di rispetto per
la natura, per l’ambiente,
per le specie che lo popolano.
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A fronte, sopra: la partenza della ‘canoata’ organizzata ogni autunno
dal Touring Club Italiano.
A fronte, sotto: in alcune aziende agrituristiche del parco è ancora
possibile trovare cavalli per effettuare escursioni rispettando
la wilderness.
Sopra: canottieri su un barchet, un’imbarcazione tradizionale molto
popolare sul Ticino.
In IV di copertina: un’immagine invernale della diga di Castel Novate,
con la presa del canale Villoresi.
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