ANIMALI / La lontra
LA REGINA DEI
FIUMI
© M. Di Marzio
Un piano d’azione per la conservazione
della lontra, minacciata dall’inquinamento e dalla
scomparsa dell’habitat
di Flavio Rosati
stato firmato alcuni mesi fa un protocollo d’intesa tra diversi Enti e Regioni
d’Italia per il monitoraggio e la conservazione della lontra, mammifero chiave
degli ecosistemi fluviali.
In prima linea, naturalmente, insieme a parchi e
È
regioni, il Corpo forestale dello Stato. I firmatari
dell’accordo collaboreranno per l’attuazione di
specifici progetti volti a tutelare le popolazioni
centro-meridionali di lontra, di grande importanza per la conservazione della specie
sull’intero territorio nazionale.
Il Forestale n. 44 - 27
Nato per nuotare
a lontra appartiene alla famiglia dei
mustelidi, i più primitivi carnivori
viventi. È un superpredatore, consumatore al vertice nelle piramidi
alimentari degli ecosistemi acquatici,
dove contribuisce al mantenimento degli
equilibri.
La struttura dell’animale è finalizzata a un
ottimale adattamento alla vita subacquea:
la forma slanciata ed affusolata è perfettamente idrodinamica, le corte zampe
presentano palmatura interdigitale, le
narici ed i meati acustici esterni hanno
valvole che impediscono l’entrata dell’acqua, addirittura gli occhi sono dotati di un
meccanismo di aggiustamento del cristallino che consente di migliorare la visione
in acqua. La coda infine viene utilizzata
come timone direzionale subacqueo. Le
robuste vibrisse generano attorno al
muso uno schermo sensitivo che consente all’animale di individuare oggetti anche
in condizioni di scarsa visibilità.
L
confini dei territori dei maschi adulti a
volte si sovrappongono, ed in queste
zone di overlapping territoriale avvengono frequenti conflitti. La vigilanza lungo
i confini, testimoniata dalla presenza di
diversi cumuli di spraints ovvero escrementi a funzione territoriale, aumenta in
autunno e in primavera. All’interno del
territorio di un maschio possono essere
inclusi, completamente o parzialmente, i
territori di una o due femmine e così il
seme maschile può essere utilizzato più
ampiamente. L’estrema elusività della lontra europea e le sue abitudini notturne
rendono difficoltoso studiarne la distribuzione e le abitudini, ma la radiotelemetria
ci ha aiutato negli ultimi anni. In passato ci
si basava soprattutto sul numero di animali uccisi nelle diverse stagioni di
caccia. In Inghilterra il primo importante
rapporto scientifico, risalente al 1957,
mise in evidenza il grave declino della
specie. Nacque la necessità di stabilire
precisi canoni di ricerca fondati sulla individuazione dei siti di marcatura. Altre
ricerche si basano sull’esame delle
impronte, inconfondibili se associate agli
spraints.
I
© M. Di Marzio
Occhio ai confini
L’home range della specie, ovvero lo spazio degli
spostamenti abituali, ricopre aree di scala
sovraregionale imponendo un coordinamento delle
politiche gestionali che vada oltre i confini delle
regioni. La lontra è un importante indicatore della
qualitá delle acque in cui vive e il programma prevede anche il rilevamento e la catalogazione di tutti
i bacini idrografici in cui la specie è presente.
Da troppo tempo la lontra sopravvive in condizioni di emergenza. Popolazioni isolate vivono in
bilico tra una precaria sopravvivenza e un irreversibile declino.
Perché sta scomparendo
L’inquinamento delle reti idrografiche interne è una
delle maggiori cause di rarefazione della lontra. La
canalizzazione dei corsi d’acqua e la desertificazione delle loro sponde con l’eliminazione della
vegetazione ripariale è l’altra grave minaccia. Uno
studio in Gran Bretagna ha messo in correlazione la
distribuzione della lontra lungo un alveo fluviale
con la presenza di alberi come querce, frassini,
aceri, con ampi apparati radicali tra i quali può
trovare rifugio. Per consolidare gli argini spesso
queste specie vengono sostituite con altre come
salici e ontani, con radici fittissime, che difficilmente permettono la creazione di cavità. Anche
negli ambienti che ancora presentano caratteristiche ideali, caccia e pesca sportiva hanno
costituito un grave fattore di disturbo. In Italia
la lontra è estremamente rara e sopravvive solo
in alcune zone del sud (Basilicata, Puglia,
Molise, Calabria e Campania) e del centro
(Abruzzo). Un tempo era diffusa in tutta la penisola ed in Sicilia, mentre in Sardegna non è mai
stata presente.
Una prima raccolta di dati sulla presenza della
lontra fu effettuata ai primi anni Settanta e coinvolse Comandi stazione del Corpo forestale
dello Stato, Comitati Provinciali Caccia,
Associazioni venatorie e numerosi privati. In
seguito venne effettuata un’indagine preliminare
su alcune aree campione tramite il rilevamento
di tracce. Queste ricerche davano la lontra presente in tutta Italia, per quanto rara e con una
distribuzione polverizzata su ampi territori.
Nel 1982 due specialisti inglesi vennero incaricati dal Wwf di effettuare una ricerca sulla
distribuzione della lontra in Italia centromeridionale ed emerse una situazione disastrosa, di
grave pericolo per la specie. Nell’Italia peninsulare, dove i sistemi fluviali sono brevi e spesso
torrentizi è dura la vita per la lontra, che occupa spazi molto vasti, anche fino a 45 chilometri
di fiume. L’impatto dell’attività venatoria è difficilmente valutabile ma è probabile che la caccia
in Italia non abbia giocato un ruolo determinante nella rarefazione della specie.
La lontra in Italia era inclusa nella lista degli animali nocivi fino al 1971; poi alcune regioni
limitarono gli abbattimenti consentiti ma nonostante ciò in molte province ha continuato ad
essere inclusa nella lista delle specie cacciabili
fino al 1978. In seguito le uccisioni illegali continuarono e l’animale si trovò a un passo
dall’estinzione.
In quegli anni nacque si avviarono anche diversi progetti di reinserimento della specie.
Per rivederla però nei nostri fiumi c’è ancora da
lavorare, anche se alcuni segnali positivi come
la sua ricomparsa nella riserva naturale “Cascate
del Verde”, in provincia di Chieti, ci sono.
Il Centro Lontra
della Forestale
l Corpo forestale dello Stato lavora per la
salvaguardia di questo mustelide dalla
fine degli anni Ottanta quando nasce,
all’interno del parco nazionale della Majella, a
Caramanico Terme, un Centro Lontra. La
struttura è attualmente costituita da 8 recinti
(di cui uno didattico) per una superficie totale pari a 4.400 metri quadri, oltre a un recinto
di acclimatazione lungo il fiume Orfento.
Dalla sua creazione, si contano 26 nascite
con 21 piccoli sopravvissuti. Fin dall’inizio
nella struttura gli animali sono stati mantenuti in condizioni tali da ridurre al minimo le
interazioni con gli esseri umani. Ciò ha permesso che le lontre allevate mantenessero
pressoché inalterate le loro caratteristiche di
selvaticità.
Nel 2006, il Corpo forestale, in considerazione dell’esperienza e del lavoro prodotto sulla
specie, è entrato a far parte del tavolo tecnico e del tavolo istituzionale per la
elaborazione del piano d’azione per la tutela
della specie.
La lontra, simbolo dei corsi d’acqua, proprio
perché legata ad uno degli ambienti maggiormente degradati della nostra penisola è
tra i mammiferi più minacciati di estinzione in
Italia; la valle dell’Orfento ed il vicino fiume
Orta hanno rappresentato una delle sue ultime roccaforti. Nel parco nazionale della
Maiella le lontre rilasciate hanno colonizzato
più di 30 chilometri di aste fluviali, insediandosi in modo stabile e permanente sul
territorio.
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