Lettera n - Santamontagna casa di preghiera missione chiesa

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”Tu scrivi che…”
Rubrica dei Giovani Francescani della Santa Montagna
Settembre 2012 – Lettera N° 1
Cara Assisi,
Ormai sei alle mie spalle da un po’
ma per quanto ancora una volta tu
hai lasciato nel mio cuore, io, almeno una lettera dovevo lasciartela. Ti
guardavo appena sveglia, mentre
camminavo
alle
prime
luci
dell’alba, per una delle tue strade
cinte dai campi essiccati al sole e
dall’afa, e i tuoi confini mi stavano
in una mano.
Una spanna di case e vicoli; una
spanna di mura e mattoni; una
spanna di terra; una misura “da
qui a la”, racchiusa, stabile, sintetica, antica, bellissima sul tuo promontorio. Città piccolina che racchiudi il segreto del piccolino Francesco; città aperta come aperta era
la mono del poverello di Dio spalancata verso il cielo a cercare di
contenerlo tutto.
Assisi: piccola spanna di cielo sul
promontorio del mondo. Grazie perché ancor prima di essere misura di
pace sei misura di madre. Grazie
Assisi per la tua delicatezza tutta
al femminile e per la tua maternità
capace di racchiudere e partorire da
800 anni la Chiesa alla Chiesa.
Grazie per come tu, come la mano di
una mamma più saggia e semplice,
hai tenuto quella, fragile e umanissima, della nostra Madre Casa
Cattolica e Apostolica e l’hai rialzata, insegnandole a camminare sulle
strade di Dio. Sarà che tra madri ci
si capisce. Grazie perché come allora la solleverai da terra anche oggi.
Grazie perché ancora una volta, hai
saputo partorire, di nuovo, anche
me.
Comincio a camminare, mamma Assisi, ma tienimi la mano perché non
dimentichi mai di essere un piccolino
di Dio.
Amen
«SIGNORE, COSA VUOI CHE IO SIA?»
Il campo vocazionale ad Assisi dei giovani di Villa Picco
Allo scadere di questi primi 4 anni di cammino dei “giovani insieme”, quelli che allora furono definiti VillaPiccoli e che oggi
costituiscono il primo polmone giovanissimo della nostra famiglia con un’età compresa tra le ultime medie e le prime superiori, hanno vissuto, accompagnati dai ragazzi della nostra Fraternità, l’esperienza
del primo pellegrinaggio fuori le mura della Casa alla volta della terra Santa di San
Francesco e Santa Chiara: Assisi.
L’itinerario e il Battesimo ad
Assisi
Cinque, come le dita di una mano, i giorni impegnati nella città ;
sufficienti a spalancare
nei nostri cuori e nei nostri ricordi il palmo di pace e ricchezza
che questa Santa città sa offrire.
I luoghi visitati oltre a stupire
per la loro semplicità e integrità
architettonica e artistica sono stati per noi fonte e strumento
spirituale di riflessione e preghiera. L’itinerario pensato ha voluto
proporre infatti l’occasione di rivivere, se pur nel nostro piccolo,
l’atmosfera e la verità di raccoglimento e fraternità attorno a
quei luoghi che 800 anni fa ispirarono Francesco, Chiara e i loro
compagni. Come loro abbiamo
voluto lasciarci ispirare e guidare
anche
noi,
preferendo
all’approccio di tipo turistico
quello, piuttosto, del pellegrino
ricercatore dell’esperienza di Dio
e dei fratelli, della quale ogni parte di Assisi ne fa da testimone.
Possiamo dire che questo pellegrinaggio non è stato per noi un
viaggio di scoperta culturale ma
la riscoperta vera e propria del
nostro Battesimo e della nostra
chiamata. Quale?
I giovani dell’Alleanza
Nello scenario di un mondo sempre più di-sperato,
senza “gioia nel cuore” e “privo di futuro” –come sottolinea Maria
in uno dei suoi ultimi messaggi a Medjiugorie- i nostri cuori vanno maturando nella semplicità e nello stupore la consapevolezza
di essere chiamati. Crediamo che se il Cielo ha voluto le nostre
nascite nella terra della Santa Montagna è perché, ponendo nei
cuori di ciascuno di noi il suo sigillo, ognuno, rispondendo alla
sua specifica vocazione, potrà essere espressione e immagine
dell’Amore di Dio come una pianta robusta o, come sottolinea
Benedetto XVI nella sua lettera apostolica con la quale si indice
l’anno della fede e come ha ricordato P.Giulio in una recente catechesi, diventare “porte della fede”, attraverso le quali – secondo
modalità diverse- l’umanità potrà trovare riposo.
Sul palcoscenico di una realtà sempre più morente che vivente, a
noi tutti giovani di Villa Picco e giovani cristiani, il Signore chiama allora innanzitutto alla vita. Prima ancora di saper scegliere
cosa fare e quale abito indossare (se religioso, matrimoniale, missionario, da dottore, da calciatore..ecc) occorre imparare a rispondere alla più grande vocazione che esista: essere persona, cioè essere figlio di Dio autentico. Forse è questo che il Cielo ci chiede
di compiere: essere per il mondo il Suo miracolo, cioè persone
viventi nella fede capaci un domani di generare vita negli altri,
siano essi a passare attraverso di noi come figli e fratelli naturali o
spirituali. Ma come fare?
Diventare un “miracolo” non è semplice, soprattutto nella cultura
di oggi in cui la crescita degli adolescenti soprattutto del loro cuore e delle loro anime è sempre più annichilita e soffocata da una
società “virtuale” e consumistica. Ecco allora che la provvidenza
di Dio ci viene incontro e ci invita con infinito amore a crescere
dentro il terreno del suo cuore, con le radici –o gli stipiti- ben
piantati nella Sua Parola e nella Sua casa. Solo così i nostri rami
potranno con vigore e meraviglia fuoriuscire rigogliosi dalle mura
di Villa Picco e con slancio missionario raggiungere un giorno i
confini del mondo.
Assisi allora, allo
spuntare dei primi
boccioli della maturazione umana e interiore dei giovanissimi della nostra
Famiglia, si presenta
come
l’occasione
anzi come la convocazione a gettare e
affidare con fiducia
totale nelle mani di
Gesù, per mezzo delle vite di Francesco e
Chiara d’Assisi, il seme della nostra crescita. Alla luce, appunto,
anche dell’Anno pastorale 2012-2013 voluto dal Santo Padre,
l’obiettivo e lo scopo del nostro pellegrinaggio, è allora una
scommessa, un atto di fiducia individuale e collettivo concretizzato nella forma di un patto e nella sostanza di un’Alleanza; un’ Alleanza tra noi insieme e tra noi e il Signore, voluta e consacrata al
cuore immacolato di Maria; una promessa che ci accompagnerà e
si svilupperà concretamente mediante scelte e appuntamenti, giorno dopo giorno nel quotidiano delle nostre vite.
Assisi allora non è stato che la conclusione di un percorso iniziato
quattro anni fa e la ri-partenza a un nuovo inizio, col segreto che
crescere in Dio è possibile se fatto insieme con gli amici perché il
Vangelo ha senso solo se condiviso.
Se nella terra del Santo fondatore di Casa nostra siamo stati pensati, allora questo “ritorno” -questa volta in giovani e fragili carni e
ossa- ha segnato il primo passo di ri-nascita, lasciando l’impronta
e il sapore di un nuovo Battesimo alla vita di fede più matura che,
da adesso in poi, ci aspetta. Battezzati “francescani”, ma soprattut-
sissimo dono insieme meravigliandoci di quello che conterrà,felici perché la pienezza delle nostre vite sarà unica e libera. Custodiamo questi
anni, perché passeranno in fretta e senza nemmeno accorgercene saremo pronti per scrivere la nostra e la Sua storia”. (Emmanuele, 25 anni)
L’accompagnatrice femminile e punto di riferimento per le
piccole pellegrine di questo viaggio, è stata Daniela Fatone.
Compagna di studi all’Università e amica di Simone, vive da
tempo un personale cammino di fede che l’esperienza di
Villa Picco ha accresciuto e rinforzato. Per ragioni scolastiche Daniela si è trasferita da un anno in Polonia, sua terra natale, dove
ha potuto approfondire la sua ricerca di Dio frequentando il gruppo parrocchiale e la spiritualità viva e intensa della terra del Papa polacco, il
beato Giovanni paolo II, al quale è devotissima. Della sua esperienza ad
Assisi, Daniela racconta: “Ringrazio il Signore perché sta trasformando
la mia vita. Mi ha dato la possibilità di essere sorella maggiore per le
piccole della Casa e l’affetto che ne ho ricevuto prima ancora di donarlo
è stato impagabile. Ma soprattutto il Signore mi ha dato la possibilità di
essergli figlia, infinitamente amata. Sia lodato il Signore perché noi siamo le sue meraviglie” (Daniela 24 anni.)
“Ogni giorno nella vita quotidiana sperimento la difficoltà e
la verità del nostro cammino che non è una passeggiata.
Una volta tornati nel mondo tutto quello che hai intorno
prova a inquinare ciò che Dio ha seminato. Ma come sperimento la fatica sperimento anche la Sua forza perché io
mi rifugio nella preghiera e ringrazio Il Signore che ha deciso Lui per
primo di stringere con me, che non sono niente, la sua Alleanza. Quello
che sta facendo Dio con me e su di noi è magico ed è bello vedere come anche gli altri intorno si stupiscono”. (Antonio 14anni)
“Grazie Signore per averci pensati e creati ad Assisi.
Grazie perché tu attraverso il crocifisso di San Damiano
hai parlato anche a noi. Grazie di averci chiamato al tuo
to
battezzati “pianticelle”, con l’augurio di affondare
presto le no stre radici e diventare delle querce meravigliose.
Sarà per questo che Francesco amava chiamare Chiara così: chiamarla “Pianticella” significava, forse, chiamarla “Speranza”.
I nomi dei giovani pellegrini: Simone Piazza, Luca Feccia, Beniamino
Cabboi, Emanuele Piazza, Luca Gattoni, Benedetta Cabboi, Elena Gattoni,
Benedetta Scalia, Daniela Fatone, Antonio Gieco, Rita Mazzuchelli, Marco Bozzone, Paolo Feccia, Emmanuele De Rosa, Peo Fortina, Alessandro
Mustone, Simone De Rosa.
Il viaggio continua…
Per dare continuità all’esperienza insieme vissuta e appena cominciata, è stato proposto un percorso durante l’anno che prevede
appuntamenti di preghiera, fraternità e ritiro con i giovanissimi e
anche con i loro genitori.
Rinascere dall’ alto
Senza la grazia e la forza di Dio portare avanti quanto di buono e
bello è presente nelle nostre intenzioni è difficile e quasi impossibile. Per questo che insieme ai Sacerdoti della Comunità si sta pensando a sigillare questo nuovo cammino con un piccolo seminario
di “vita nuova” e l’effusione dello Spirito, prima della prossima
estate
“Sono tornato da Assisi con la sensazione di avere ricevuto un regalo stupendo, così come ognuno di noi. Il tempo
dell’Alleanza sarà un tempo di pienezza e un tempo
d’amore, e tutti noi ci troveremo a scartare questo prezio
amore e chiedi ad ognuno di noi di seguirti. Chissà cosa tu
stai pensando per noi e grazie perché poco a poco ci stai facendo scoprire cosa vuoi che noi siamo. Chi sarà madre o padre di famiglia, chi lo
sarà per l’umanità e per la fraternità donando la vita per Te. Grazie del
dono dell’Alleanza. Grazie perché hai scelto noi davanti a milioni di persone. Aiutaci a scegliere col cuore la vocazione che tu hai scelto per me
e per noi. Grazie del tuo immenso amore”. (Rita 13 anni)
“Corri,guarda questi fichi sono maturi, si possono mangiare”. Alla discesa per l’ostello, al tramonto dell’ultimo giorno,
la vocina di una piccola mi fa sobbalzare il cuore di gioia e
di stupore. Lei non poteva sapere cosa quella frase e quella proposta significasse per il cammino di tutti noi. Riannodando i fili di una storia cominciata 4 anni fa, immediatamente a quelle parole
esclamate con la semplicità e spontaneità dei piccoli, mi tornarono alla mente
quelle della Parola che ci fu donata l’estate 2009, al termine di un nostro pellegrinaggio “camminato” da La Verna ad Assisi, pochi giorni prima di iniziare
l’avventura coi Villa Piccoli; quell’estate a San Damiano, sotto un fico acerbo,
affidammo il loro cammino e lì il Signore ci disse: “Guardate l’albero del fico e gli
altri alberi: quando matureranno capite voi stessi che ormai l’estate è vicina. Così
anche voi: quando vedrete queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”.
Quella vocina di piccola, allora vocina di angelo, ha confermato oggi la fedeltà
della Parola del Signore, certi che quest’estate abbia inaugurato la stagione matura
Della sua chiamata prossima a portare i suoi primi frutti. Sta a noi coltivarla e
gustarla, accogliendo
così il Regno di Dio che nelle nostre vite sta venendo avanti, fidandoci della sua
promessa:
“In verità vi dico, non passerà questa generazione prima che tutto avvenga”(Lc
21,29).
Un’altra nuova stagione di semina è cominciata.
Si ricomincia, cresciuti. E noi, Signore, Sulla tua Parola, continuiamo a gettare le
nostre reti.
(Simo, Peo, Manu, Ale)
“LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME”
I nuovi Villa Piccoli e i Sabati Lourdiani
I sabati Lourdiani,
oltre che costituire
come ogni estate
uno dei momenti
più delicati e forti di
pace della nostra
estate, sono stati il
segno visibile della
nuova generazione
di bambini che avanza. Nelle serate
di processione infatti i piccoli, seguiti dalle mamme, vengono portati a vivere l’intimità della preghiera e
l’incontro con Maria mediante lavoretti e attività che tiene le loro manine ma soprattutto i loro cuori impegnati e
attenti.
Se son margherite fioriranno… L’iniziativa nasce dalla
sensibilità di Cristina Taranto (nella foto a sinistra),
mamma di Jacopo e Giulia, che una sera durante il rosario, immagina che ai piedi di Maria vengano portate
delle grandi margherite dalle mani dei piccoli. “I bambini
è come se fossero tanti petali bianchi che girano attorno al
cuore immacolato di Maria”, dice Cristina “sono i fiori del
futuro che deve sbocciare”.
La margherita è il fiore più semplice che esista in natura, difficilmente nasce solo ma, come i bambini che amano stare insieme, le margherite si raggruppano in
piccoli campi sull’erba quando è primavera. È il fiore più
semplice e anche quello più umile, perché crescendo liberamente su ogni prato si lascia calpestare o cogliere
da tutti facilmente; sarà per questo che le margherite
come i bambini sono così particolarmente amati da Maria…
Non solo mamme L’esperienza di Dio che stiamo vivendo ci sta insegnando che non è l’età biologica a indicare
segnali di maturità, ma lo Spirito di Dio agisce laddove il
cuore si spalanca alla sua grazia, donando alla persona
una saggezza e una profondità spirituale e umana tutta
speciale. E’ il caso, ad esempio, di Susanna Scalia, unica
“bimba” tra le mamme nella foto, che ha scelto con dedizione e impegno di seguire anche lei i piccoli durante le
serate del rosario e nei pomeriggi di attività. Non è la sola, ma questo è un segno grande che indica il frutto di
un percorso maturato in questi anni oltre a indicarne la
continuità.
Passaggio di “testimone” Susanna è tra le più piccole
delle giovanissime della Casa, e nel suo cuore come in
quello di altri figli sta nascendo il desiderio del servizio
nei confronti di quelli che ora possono essere considerati
i nuovi Villa Piccoli.
“Vedendoli entrare in processione con i cartelloni e i lavoretti alla fine del rosario” spiega Luisa Perrotta, maestra
d’asilo e guida materna dei villa piccoli in questi anni,
“mi hanno ricordato i nostri bambini di allora che ora sono
appena tornati da Assisi, e mi sono commossa al pensiero
che un altro nuovo percorso aiutato da chi lo ha vissuto in
precedenza potrà prendere avvio”.
Conferma
infatti
Beniamino Cabboi,
oggi quattordicenne : “Sarà bellissimo cominciare a donare ciò che noi abbiamo ricevuto in questi primi anni, ai
piccoli di oggi. Come noi siamo stati testimoni della grazia
di Dio e di chi ci ha amato, anche loro avranno la fortuna
e la grazia di scoprire che cosa significa crescere come
Villa Piccoli”. E questo passaggio di testimonianza in testimonianza è fonte per la nostra famiglia di ringraziamento e di gioia per ciò che il Signore sta operando con
il futuro e la discendenza della sua Casa.
I Pomeriggi di animazione dei piccoli saranno 2 al mese.
Per significare questo inizio di cammino insieme si sta pensando a una giornata di ritiro per le giovani famiglie e le “veterane”, dove si accoglieranno i nuovi arrivati e presentati i
giovanissimi animatori.
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NELLA LUCE DEL SIGNORE …SUONIAM!
A Villa Picco l’estate 2012
verrà ricordata anche perchè
ha visto sbocciare, oltre alla natura, alcune promettenti
realtà nell’ambito musicale. Si tratta dei giovanissimi,
che negli ultimi mesi tutti hanno avuto occasione di vedere impegnati nell’animazione dei momenti di preghiera
e delle Sante Messe dei weekend.
“Scuola” di chitarra Sono i primissimi frutti del lavoro
che durante l’anno i ragazzi hanno svolto sotto la guida
di “maestro Alessandro” il quale, mettendo a disposizione la propria esperienza musicale, ha dato vita ad un
laboratorio di chitarra che ha riscosso una buona risposta. Sono infatti sette gli apprendisti chitarristi (Luca e
Paolo Feccia, Elena e Luca Gattoni, Beniamino Cabboi,
Simone Piazza e Benedetta Scalia) che con entusiasmo e
impegno stanno vivendo quest’esperienza. Sì, esperienza, e non semplicemente corso, è giusto chiamarla così.
Perché? Innanzitutto perché inserita nel contesto del
cammino di crescita che insieme stiamo vivendo già da
qualche anno e che va sempre più rafforzandosi; non si
tratta di un evento esterno e fine a se stesso. E il graduale inserimento nell’animazione lo dimostra.
Poi perché è un incontro tra persone che stando insieme
possono dare vita, oltre che ad accordi e note, a momenti di vera fraternità.
Chi canta prega due volte Suonare uno strumento può
essere fatto con passione, sentimento e in una logica di
servizio al prossimo. La musica è un canale di comunicazione e di espressione tra i più efficaci e vasti che il
Signore ci ha donato e se utilizzata nel modo giusto può
davvero diventare uno strumento potentissimo. Come
diceva S.Agostino infatti: “chi canta prega due volte”.
“Non importa quanto sei bravo, ma quello che riesci a trasmettere a chi ascolta, che tu stia animando un momento
di preghiera o stia suonando ad un concerto rock”. Se si
riesce a capire questo allora suonare diventa
un’esperienza stupenda e la musica si trasforma in emozione, preghiera, vita. E divertimento. Come testimonia
la serata del festival di Villa Picco nella quale l’esibizione
di questa “giovane
band” ha emozionato tutti i presenti , a partire dal
sottoscritto.
Insomma, se questi sono i presupposti si può dire che il
futuro musicale di Villa Picco è assicurato, tenendo conto che questo fermento musicale ha contagiato proprio
tutti; chi suona, chi canta e chi ascolta.
A ritmo di batteria Da segnalare con gioia anche la
presenza alle percussioni di due “piccoli” batteristi. Antonio –Geco- afferma che :“per me suonare la batteria a
Villa Picco significa portare il mio cuore dentro il ritmo del-
la preghiera che così facendo mi coinvolge e alla quale io
desidero dare il mio contributo sempre con umiltà perché
non sono io che devo mettermi in mostra ma lo Spirito
Santo”. Il piccolo Samuele invece, ha esordito qualche
Sabato fa, animando la Messa. E’ un segno simpatico e
forse “profetico”; tra qualche anno sappiamo che da là
dietro si farà sentire.
A ritmo di preghiera Per il momento lasciamo che il
tempo soprattutto, prima ancora che la tecnica, affini la
maturità del cuore capace di rendersi strumento di preghiera, prima ancora del resto.
Affidando il tutto nelle mani e nel discernimento di chi
ha vissuto la prima esperienza canora che fondò Villa
Picco (Ferdi docet) e soprattutto nelle mani del buon Dio
(qui nei panni di direttore
d’orchestra) allora possiamo
Piccoli aiutanti e testimoni
davvero guardare avanti con
al grest di Agrate
fiducia.
Con queste prerogative il serInsieme a Simone, ad accompagnarlo
vizio canto potrà essere presto
nell’esperienza di attività e soprattutto
pronto a rinnovarsi come midi testimonianza tra i giovani della
“missione Agrate”, hanno partecipato le
nistero delle liturgie. Per quetre piccole Scalia: Benedetta, Susy e
sto restiamo in ascolto dello
Teresa; Sara e Simone Piazza e BeniaSpirito Santo che sceglierà e
mino Cabboi. Dice il piccolo Simone:
“Andando fuori da Villa ci rendiamo
preparerà musicisti e cantori
conto di quanta urgente è la missione ai
per dare lode e gloria a Dio.
giovani di portare loro Dio, con la noAlessandro Mustone
stra semplice testimonianza di ciò che
• I campi estivi nelle Parrocchie di Divignano e Agrate Conturbia
per grazia abbiamo ricevuto. Rafforza
la nostra fede e mi rendo conto di quanto siamo fortunati”.
Vi riconosceranno da come vi amate
E aggiunge “l’altro” Simone: “In questa
delicata responsabilità dell’animazione
ad Agrate, una cosa che mi dava forza
era girarmi e incrociare lo sguardo e il
sorriso dei miei “fratelli” che mi sostenevano. Queste esperienze “fuori Casa” rafforzano oltre che la nostra fede,
la nostra amicizia. Il nostro amarci e
appartenerci è stata la testimonianza
più forte che abbiamo lasciato e che ha
colpito i cuori, soprattutto degli animatori. Ai “piccoli” 6 va il mio grazie per
come con me hanno creduto che fosse
possibile portare “fiori e…farfalle” nel
deserto”.
I ragazzi e i bambini delle due comunità di Divignano ed Agrate presenti ai grest estivi,
sono stati coinvolti in un’esperienza di scoperta e attività cristiana pensata in comune
dai Sacerdoti delle rispettive parrocchie, nonché Frati della Casa, Padre Giorgio e Padre
Giulio, insieme ai giovani: Simone, Alessandro e Matteo (Peo). Come suggerisce il titolo:
“…e se Veramente?”, la finalità del progetto formativo e il desiderio dei francescani di
Villa Picco è stato quello di porre nei cuori di questi giovani il seme della domanda. Alla
luce della rivelata amicizia tra l’uomo e Dio e tra gli uomini in Dio come chiave della Verità e della
gioia piena, è stato tracciato il percorso mediante l’ausilio della storia di Pinocchio e del
cortometraggio “Il circo della farfalla” (che invitiamo vivamente a cercare su vedere su internet). Entrambe le storie hanno come sfondo
una sensibile riflessione sull’anima; la sua crescita fino al raggiungimento della sua verità e quindi della sua più
luminosa bellezza. Portare i ragazzi a chiedersi come si diventa persone Vere circondati da un mondo illusorio e
costernato da false luci, significa compiere anzitutto un’operazione di risveglio spirituale e umano alla chiamata
di un Dio che, facendosi così incontrare, invita loro come tutti i giovani del mondo ad aprire
veramente gli occhi, a spalancare veramente il cuore così da poter veramente credere
al più grande miracolo che possa esistere: l’Amore di Cristo capace di salvare la mia vita rendendola libera, come una farfalla meravigliosa…
Alle soglie dell’anno della fede, porsi la domanda sul credere assume allora tutto un valore significativo e coerente coi tempi della Chiesa oltre a
spalancare con coraggio le soglie al primo percorso pastorale che coi giovani delle Parrocchie andrà maturandosi durante l’anno.
Le mani della pace
L’immagine delle mani ha accompagnato, in queste pagine, le nostre riflessioni oltre a rappresentare simbolicamente il significato delle tappe vissute e delle prospettive future: le mani sono simbolo di alleanza e
di patto; abbiamo stretto quella di Assisi e ce le siamo strette insieme ad Assisi. Imparare a suonare uno
strumento significa tradurre nelle mani la sensibilità musicale attraverso la quale passa, soprattutto, quella spirituale; allora mani che diventano strumento e ponte di preghiera e di lode.
Proviamo adesso, in conclusione, a mettere allora le nostre mani dentro quelle capaci di sintetizzare in poco e restituire infinitamente i nuovi orizzonti che ci auguriamo di percorrere: le mani di Cristo Risorto.
Alzando le mani, Gesù esclama: “Pace a voi!”. Così come si nota dal giardino che intorno alla nostra statua
si alza rigoglioso ogni primavera, allo stesso modo da quel momento “si alzò” il cammino di crescita nella fede e quindi quello di
crescita umana per Pietro e compagni, sui quali Gesù fondò la sua Chiesa. Le mani di pace di Gesù ci dicono che non ci può essere cammino nella fede e dunque maturità senza pace. E’ il dono della pace del cuore che permetterà a noi giovani e a chiunque
l’accoglierà di poter crescere come uomini e donne di fede e quindi come uomini e donne interi e dare origine, così, a un giardino
di vita meraviglioso.
Le mani della fede Ma è anche vero il contrario. La pace è anche il frutto della fede. Gesù infatti dona la sua Pace solo dopo che il
Padre ha portato fede del Figlio alla prova estrema della Croce. Gesù è il primo uomo di fede. Attraverso di Lui noi impariamo cosa
significhi credere in Dio. Le mani sono allora il riferimento fisico del campo della fede. E’ Gesù per primo che ce le mostra; le sue,
vuote, come le nostre anzi di più: forate, trafitte, attraversate dal vuoto del dolore e dell’incomprensione infinita che la fede, di un
uomo infinito, può provocare. Ma è proprio attraverso quel vuoto che Gesù per primo può testimoniare la sua fede consegnando la
pace piena per mezzo di mani risorte. “Coraggio” sembra dirci Gesù, con tutto il tono del fratello prima ancora che di Signore: “io
ho vinto il mondo e sono nella pace eterna perché ho avuto fede nel Padre!”
Allora, non ci resta che spalancare le nostre mani; manine e manone di figli, di padri, di madri e stringerle insieme a quelle di Cristo così da stringere insieme la nostra fede, scambiandoci la Sua pace; uniti nell’attesa e nella speranza che dai nostri palmi forati
dalle proprie fatiche e tristezze quotidiane e dalla disarmante passione dei Cristiani che il nostro secolo sta vivendo, passi luminoso il raggio della Sua Risurrezione. Restando allora con le mani uniti all’ombra della Sua promessa, Gesù ci dice nella sua Eucarestia: “Scambiatevi un segno di pace…e di fede!”.
Attraverso le sue mani bucate- …proprio come attraverso la serratura di una porta- vi sorridiamo augurando a tutti Pace e Vita
nel Signore Gesù!
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