Centro di spiritualità della Santa Montagna, via Verbano 3/a 28041 Arona (No) 0322-242479 fax 46431 www.santamontagna.it email villa [email protected] ”Tu scrivi che…” Rubrica dei Giovani Francescani della Santa Montagna Settembre 2012 – Lettera N° 1 Cara Assisi, Ormai sei alle mie spalle da un po’ ma per quanto ancora una volta tu hai lasciato nel mio cuore, io, almeno una lettera dovevo lasciartela. Ti guardavo appena sveglia, mentre camminavo alle prime luci dell’alba, per una delle tue strade cinte dai campi essiccati al sole e dall’afa, e i tuoi confini mi stavano in una mano. Una spanna di case e vicoli; una spanna di mura e mattoni; una spanna di terra; una misura “da qui a la”, racchiusa, stabile, sintetica, antica, bellissima sul tuo promontorio. Città piccolina che racchiudi il segreto del piccolino Francesco; città aperta come aperta era la mono del poverello di Dio spalancata verso il cielo a cercare di contenerlo tutto. Assisi: piccola spanna di cielo sul promontorio del mondo. Grazie perché ancor prima di essere misura di pace sei misura di madre. Grazie Assisi per la tua delicatezza tutta al femminile e per la tua maternità capace di racchiudere e partorire da 800 anni la Chiesa alla Chiesa. Grazie per come tu, come la mano di una mamma più saggia e semplice, hai tenuto quella, fragile e umanissima, della nostra Madre Casa Cattolica e Apostolica e l’hai rialzata, insegnandole a camminare sulle strade di Dio. Sarà che tra madri ci si capisce. Grazie perché come allora la solleverai da terra anche oggi. Grazie perché ancora una volta, hai saputo partorire, di nuovo, anche me. Comincio a camminare, mamma Assisi, ma tienimi la mano perché non dimentichi mai di essere un piccolino di Dio. Amen «SIGNORE, COSA VUOI CHE IO SIA?» Il campo vocazionale ad Assisi dei giovani di Villa Picco Allo scadere di questi primi 4 anni di cammino dei “giovani insieme”, quelli che allora furono definiti VillaPiccoli e che oggi costituiscono il primo polmone giovanissimo della nostra famiglia con un’età compresa tra le ultime medie e le prime superiori, hanno vissuto, accompagnati dai ragazzi della nostra Fraternità, l’esperienza del primo pellegrinaggio fuori le mura della Casa alla volta della terra Santa di San Francesco e Santa Chiara: Assisi. L’itinerario e il Battesimo ad Assisi Cinque, come le dita di una mano, i giorni impegnati nella città ; sufficienti a spalancare nei nostri cuori e nei nostri ricordi il palmo di pace e ricchezza che questa Santa città sa offrire. I luoghi visitati oltre a stupire per la loro semplicità e integrità architettonica e artistica sono stati per noi fonte e strumento spirituale di riflessione e preghiera. L’itinerario pensato ha voluto proporre infatti l’occasione di rivivere, se pur nel nostro piccolo, l’atmosfera e la verità di raccoglimento e fraternità attorno a quei luoghi che 800 anni fa ispirarono Francesco, Chiara e i loro compagni. Come loro abbiamo voluto lasciarci ispirare e guidare anche noi, preferendo all’approccio di tipo turistico quello, piuttosto, del pellegrino ricercatore dell’esperienza di Dio e dei fratelli, della quale ogni parte di Assisi ne fa da testimone. Possiamo dire che questo pellegrinaggio non è stato per noi un viaggio di scoperta culturale ma la riscoperta vera e propria del nostro Battesimo e della nostra chiamata. Quale? I giovani dell’Alleanza Nello scenario di un mondo sempre più di-sperato, senza “gioia nel cuore” e “privo di futuro” –come sottolinea Maria in uno dei suoi ultimi messaggi a Medjiugorie- i nostri cuori vanno maturando nella semplicità e nello stupore la consapevolezza di essere chiamati. Crediamo che se il Cielo ha voluto le nostre nascite nella terra della Santa Montagna è perché, ponendo nei cuori di ciascuno di noi il suo sigillo, ognuno, rispondendo alla sua specifica vocazione, potrà essere espressione e immagine dell’Amore di Dio come una pianta robusta o, come sottolinea Benedetto XVI nella sua lettera apostolica con la quale si indice l’anno della fede e come ha ricordato P.Giulio in una recente catechesi, diventare “porte della fede”, attraverso le quali – secondo modalità diverse- l’umanità potrà trovare riposo. Sul palcoscenico di una realtà sempre più morente che vivente, a noi tutti giovani di Villa Picco e giovani cristiani, il Signore chiama allora innanzitutto alla vita. Prima ancora di saper scegliere cosa fare e quale abito indossare (se religioso, matrimoniale, missionario, da dottore, da calciatore..ecc) occorre imparare a rispondere alla più grande vocazione che esista: essere persona, cioè essere figlio di Dio autentico. Forse è questo che il Cielo ci chiede di compiere: essere per il mondo il Suo miracolo, cioè persone viventi nella fede capaci un domani di generare vita negli altri, siano essi a passare attraverso di noi come figli e fratelli naturali o spirituali. Ma come fare? Diventare un “miracolo” non è semplice, soprattutto nella cultura di oggi in cui la crescita degli adolescenti soprattutto del loro cuore e delle loro anime è sempre più annichilita e soffocata da una società “virtuale” e consumistica. Ecco allora che la provvidenza di Dio ci viene incontro e ci invita con infinito amore a crescere dentro il terreno del suo cuore, con le radici –o gli stipiti- ben piantati nella Sua Parola e nella Sua casa. Solo così i nostri rami potranno con vigore e meraviglia fuoriuscire rigogliosi dalle mura di Villa Picco e con slancio missionario raggiungere un giorno i confini del mondo. Assisi allora, allo spuntare dei primi boccioli della maturazione umana e interiore dei giovanissimi della nostra Famiglia, si presenta come l’occasione anzi come la convocazione a gettare e affidare con fiducia totale nelle mani di Gesù, per mezzo delle vite di Francesco e Chiara d’Assisi, il seme della nostra crescita. Alla luce, appunto, anche dell’Anno pastorale 2012-2013 voluto dal Santo Padre, l’obiettivo e lo scopo del nostro pellegrinaggio, è allora una scommessa, un atto di fiducia individuale e collettivo concretizzato nella forma di un patto e nella sostanza di un’Alleanza; un’ Alleanza tra noi insieme e tra noi e il Signore, voluta e consacrata al cuore immacolato di Maria; una promessa che ci accompagnerà e si svilupperà concretamente mediante scelte e appuntamenti, giorno dopo giorno nel quotidiano delle nostre vite. Assisi allora non è stato che la conclusione di un percorso iniziato quattro anni fa e la ri-partenza a un nuovo inizio, col segreto che crescere in Dio è possibile se fatto insieme con gli amici perché il Vangelo ha senso solo se condiviso. Se nella terra del Santo fondatore di Casa nostra siamo stati pensati, allora questo “ritorno” -questa volta in giovani e fragili carni e ossa- ha segnato il primo passo di ri-nascita, lasciando l’impronta e il sapore di un nuovo Battesimo alla vita di fede più matura che, da adesso in poi, ci aspetta. Battezzati “francescani”, ma soprattut- sissimo dono insieme meravigliandoci di quello che conterrà,felici perché la pienezza delle nostre vite sarà unica e libera. Custodiamo questi anni, perché passeranno in fretta e senza nemmeno accorgercene saremo pronti per scrivere la nostra e la Sua storia”. (Emmanuele, 25 anni) L’accompagnatrice femminile e punto di riferimento per le piccole pellegrine di questo viaggio, è stata Daniela Fatone. Compagna di studi all’Università e amica di Simone, vive da tempo un personale cammino di fede che l’esperienza di Villa Picco ha accresciuto e rinforzato. Per ragioni scolastiche Daniela si è trasferita da un anno in Polonia, sua terra natale, dove ha potuto approfondire la sua ricerca di Dio frequentando il gruppo parrocchiale e la spiritualità viva e intensa della terra del Papa polacco, il beato Giovanni paolo II, al quale è devotissima. Della sua esperienza ad Assisi, Daniela racconta: “Ringrazio il Signore perché sta trasformando la mia vita. Mi ha dato la possibilità di essere sorella maggiore per le piccole della Casa e l’affetto che ne ho ricevuto prima ancora di donarlo è stato impagabile. Ma soprattutto il Signore mi ha dato la possibilità di essergli figlia, infinitamente amata. Sia lodato il Signore perché noi siamo le sue meraviglie” (Daniela 24 anni.) “Ogni giorno nella vita quotidiana sperimento la difficoltà e la verità del nostro cammino che non è una passeggiata. Una volta tornati nel mondo tutto quello che hai intorno prova a inquinare ciò che Dio ha seminato. Ma come sperimento la fatica sperimento anche la Sua forza perché io mi rifugio nella preghiera e ringrazio Il Signore che ha deciso Lui per primo di stringere con me, che non sono niente, la sua Alleanza. Quello che sta facendo Dio con me e su di noi è magico ed è bello vedere come anche gli altri intorno si stupiscono”. (Antonio 14anni) “Grazie Signore per averci pensati e creati ad Assisi. Grazie perché tu attraverso il crocifisso di San Damiano hai parlato anche a noi. Grazie di averci chiamato al tuo to battezzati “pianticelle”, con l’augurio di affondare presto le no stre radici e diventare delle querce meravigliose. Sarà per questo che Francesco amava chiamare Chiara così: chiamarla “Pianticella” significava, forse, chiamarla “Speranza”. I nomi dei giovani pellegrini: Simone Piazza, Luca Feccia, Beniamino Cabboi, Emanuele Piazza, Luca Gattoni, Benedetta Cabboi, Elena Gattoni, Benedetta Scalia, Daniela Fatone, Antonio Gieco, Rita Mazzuchelli, Marco Bozzone, Paolo Feccia, Emmanuele De Rosa, Peo Fortina, Alessandro Mustone, Simone De Rosa. Il viaggio continua… Per dare continuità all’esperienza insieme vissuta e appena cominciata, è stato proposto un percorso durante l’anno che prevede appuntamenti di preghiera, fraternità e ritiro con i giovanissimi e anche con i loro genitori. Rinascere dall’ alto Senza la grazia e la forza di Dio portare avanti quanto di buono e bello è presente nelle nostre intenzioni è difficile e quasi impossibile. Per questo che insieme ai Sacerdoti della Comunità si sta pensando a sigillare questo nuovo cammino con un piccolo seminario di “vita nuova” e l’effusione dello Spirito, prima della prossima estate “Sono tornato da Assisi con la sensazione di avere ricevuto un regalo stupendo, così come ognuno di noi. Il tempo dell’Alleanza sarà un tempo di pienezza e un tempo d’amore, e tutti noi ci troveremo a scartare questo prezio amore e chiedi ad ognuno di noi di seguirti. Chissà cosa tu stai pensando per noi e grazie perché poco a poco ci stai facendo scoprire cosa vuoi che noi siamo. Chi sarà madre o padre di famiglia, chi lo sarà per l’umanità e per la fraternità donando la vita per Te. Grazie del dono dell’Alleanza. Grazie perché hai scelto noi davanti a milioni di persone. Aiutaci a scegliere col cuore la vocazione che tu hai scelto per me e per noi. Grazie del tuo immenso amore”. (Rita 13 anni) “Corri,guarda questi fichi sono maturi, si possono mangiare”. Alla discesa per l’ostello, al tramonto dell’ultimo giorno, la vocina di una piccola mi fa sobbalzare il cuore di gioia e di stupore. Lei non poteva sapere cosa quella frase e quella proposta significasse per il cammino di tutti noi. Riannodando i fili di una storia cominciata 4 anni fa, immediatamente a quelle parole esclamate con la semplicità e spontaneità dei piccoli, mi tornarono alla mente quelle della Parola che ci fu donata l’estate 2009, al termine di un nostro pellegrinaggio “camminato” da La Verna ad Assisi, pochi giorni prima di iniziare l’avventura coi Villa Piccoli; quell’estate a San Damiano, sotto un fico acerbo, affidammo il loro cammino e lì il Signore ci disse: “Guardate l’albero del fico e gli altri alberi: quando matureranno capite voi stessi che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”. Quella vocina di piccola, allora vocina di angelo, ha confermato oggi la fedeltà della Parola del Signore, certi che quest’estate abbia inaugurato la stagione matura Della sua chiamata prossima a portare i suoi primi frutti. Sta a noi coltivarla e gustarla, accogliendo così il Regno di Dio che nelle nostre vite sta venendo avanti, fidandoci della sua promessa: “In verità vi dico, non passerà questa generazione prima che tutto avvenga”(Lc 21,29). Un’altra nuova stagione di semina è cominciata. Si ricomincia, cresciuti. E noi, Signore, Sulla tua Parola, continuiamo a gettare le nostre reti. (Simo, Peo, Manu, Ale) “LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME” I nuovi Villa Piccoli e i Sabati Lourdiani I sabati Lourdiani, oltre che costituire come ogni estate uno dei momenti più delicati e forti di pace della nostra estate, sono stati il segno visibile della nuova generazione di bambini che avanza. Nelle serate di processione infatti i piccoli, seguiti dalle mamme, vengono portati a vivere l’intimità della preghiera e l’incontro con Maria mediante lavoretti e attività che tiene le loro manine ma soprattutto i loro cuori impegnati e attenti. Se son margherite fioriranno… L’iniziativa nasce dalla sensibilità di Cristina Taranto (nella foto a sinistra), mamma di Jacopo e Giulia, che una sera durante il rosario, immagina che ai piedi di Maria vengano portate delle grandi margherite dalle mani dei piccoli. “I bambini è come se fossero tanti petali bianchi che girano attorno al cuore immacolato di Maria”, dice Cristina “sono i fiori del futuro che deve sbocciare”. La margherita è il fiore più semplice che esista in natura, difficilmente nasce solo ma, come i bambini che amano stare insieme, le margherite si raggruppano in piccoli campi sull’erba quando è primavera. È il fiore più semplice e anche quello più umile, perché crescendo liberamente su ogni prato si lascia calpestare o cogliere da tutti facilmente; sarà per questo che le margherite come i bambini sono così particolarmente amati da Maria… Non solo mamme L’esperienza di Dio che stiamo vivendo ci sta insegnando che non è l’età biologica a indicare segnali di maturità, ma lo Spirito di Dio agisce laddove il cuore si spalanca alla sua grazia, donando alla persona una saggezza e una profondità spirituale e umana tutta speciale. E’ il caso, ad esempio, di Susanna Scalia, unica “bimba” tra le mamme nella foto, che ha scelto con dedizione e impegno di seguire anche lei i piccoli durante le serate del rosario e nei pomeriggi di attività. Non è la sola, ma questo è un segno grande che indica il frutto di un percorso maturato in questi anni oltre a indicarne la continuità. Passaggio di “testimone” Susanna è tra le più piccole delle giovanissime della Casa, e nel suo cuore come in quello di altri figli sta nascendo il desiderio del servizio nei confronti di quelli che ora possono essere considerati i nuovi Villa Piccoli. “Vedendoli entrare in processione con i cartelloni e i lavoretti alla fine del rosario” spiega Luisa Perrotta, maestra d’asilo e guida materna dei villa piccoli in questi anni, “mi hanno ricordato i nostri bambini di allora che ora sono appena tornati da Assisi, e mi sono commossa al pensiero che un altro nuovo percorso aiutato da chi lo ha vissuto in precedenza potrà prendere avvio”. Conferma infatti Beniamino Cabboi, oggi quattordicenne : “Sarà bellissimo cominciare a donare ciò che noi abbiamo ricevuto in questi primi anni, ai piccoli di oggi. Come noi siamo stati testimoni della grazia di Dio e di chi ci ha amato, anche loro avranno la fortuna e la grazia di scoprire che cosa significa crescere come Villa Piccoli”. E questo passaggio di testimonianza in testimonianza è fonte per la nostra famiglia di ringraziamento e di gioia per ciò che il Signore sta operando con il futuro e la discendenza della sua Casa. I Pomeriggi di animazione dei piccoli saranno 2 al mese. Per significare questo inizio di cammino insieme si sta pensando a una giornata di ritiro per le giovani famiglie e le “veterane”, dove si accoglieranno i nuovi arrivati e presentati i giovanissimi animatori. ♪ ♪ ♪ ♪ NELLA LUCE DEL SIGNORE …SUONIAM! A Villa Picco l’estate 2012 verrà ricordata anche perchè ha visto sbocciare, oltre alla natura, alcune promettenti realtà nell’ambito musicale. Si tratta dei giovanissimi, che negli ultimi mesi tutti hanno avuto occasione di vedere impegnati nell’animazione dei momenti di preghiera e delle Sante Messe dei weekend. “Scuola” di chitarra Sono i primissimi frutti del lavoro che durante l’anno i ragazzi hanno svolto sotto la guida di “maestro Alessandro” il quale, mettendo a disposizione la propria esperienza musicale, ha dato vita ad un laboratorio di chitarra che ha riscosso una buona risposta. Sono infatti sette gli apprendisti chitarristi (Luca e Paolo Feccia, Elena e Luca Gattoni, Beniamino Cabboi, Simone Piazza e Benedetta Scalia) che con entusiasmo e impegno stanno vivendo quest’esperienza. Sì, esperienza, e non semplicemente corso, è giusto chiamarla così. Perché? Innanzitutto perché inserita nel contesto del cammino di crescita che insieme stiamo vivendo già da qualche anno e che va sempre più rafforzandosi; non si tratta di un evento esterno e fine a se stesso. E il graduale inserimento nell’animazione lo dimostra. Poi perché è un incontro tra persone che stando insieme possono dare vita, oltre che ad accordi e note, a momenti di vera fraternità. Chi canta prega due volte Suonare uno strumento può essere fatto con passione, sentimento e in una logica di servizio al prossimo. La musica è un canale di comunicazione e di espressione tra i più efficaci e vasti che il Signore ci ha donato e se utilizzata nel modo giusto può davvero diventare uno strumento potentissimo. Come diceva S.Agostino infatti: “chi canta prega due volte”. “Non importa quanto sei bravo, ma quello che riesci a trasmettere a chi ascolta, che tu stia animando un momento di preghiera o stia suonando ad un concerto rock”. Se si riesce a capire questo allora suonare diventa un’esperienza stupenda e la musica si trasforma in emozione, preghiera, vita. E divertimento. Come testimonia la serata del festival di Villa Picco nella quale l’esibizione di questa “giovane band” ha emozionato tutti i presenti , a partire dal sottoscritto. Insomma, se questi sono i presupposti si può dire che il futuro musicale di Villa Picco è assicurato, tenendo conto che questo fermento musicale ha contagiato proprio tutti; chi suona, chi canta e chi ascolta. A ritmo di batteria Da segnalare con gioia anche la presenza alle percussioni di due “piccoli” batteristi. Antonio –Geco- afferma che :“per me suonare la batteria a Villa Picco significa portare il mio cuore dentro il ritmo del- la preghiera che così facendo mi coinvolge e alla quale io desidero dare il mio contributo sempre con umiltà perché non sono io che devo mettermi in mostra ma lo Spirito Santo”. Il piccolo Samuele invece, ha esordito qualche Sabato fa, animando la Messa. E’ un segno simpatico e forse “profetico”; tra qualche anno sappiamo che da là dietro si farà sentire. A ritmo di preghiera Per il momento lasciamo che il tempo soprattutto, prima ancora che la tecnica, affini la maturità del cuore capace di rendersi strumento di preghiera, prima ancora del resto. Affidando il tutto nelle mani e nel discernimento di chi ha vissuto la prima esperienza canora che fondò Villa Picco (Ferdi docet) e soprattutto nelle mani del buon Dio (qui nei panni di direttore d’orchestra) allora possiamo Piccoli aiutanti e testimoni davvero guardare avanti con al grest di Agrate fiducia. Con queste prerogative il serInsieme a Simone, ad accompagnarlo vizio canto potrà essere presto nell’esperienza di attività e soprattutto pronto a rinnovarsi come midi testimonianza tra i giovani della “missione Agrate”, hanno partecipato le nistero delle liturgie. Per quetre piccole Scalia: Benedetta, Susy e sto restiamo in ascolto dello Teresa; Sara e Simone Piazza e BeniaSpirito Santo che sceglierà e mino Cabboi. Dice il piccolo Simone: “Andando fuori da Villa ci rendiamo preparerà musicisti e cantori conto di quanta urgente è la missione ai per dare lode e gloria a Dio. giovani di portare loro Dio, con la noAlessandro Mustone stra semplice testimonianza di ciò che • I campi estivi nelle Parrocchie di Divignano e Agrate Conturbia per grazia abbiamo ricevuto. Rafforza la nostra fede e mi rendo conto di quanto siamo fortunati”. Vi riconosceranno da come vi amate E aggiunge “l’altro” Simone: “In questa delicata responsabilità dell’animazione ad Agrate, una cosa che mi dava forza era girarmi e incrociare lo sguardo e il sorriso dei miei “fratelli” che mi sostenevano. Queste esperienze “fuori Casa” rafforzano oltre che la nostra fede, la nostra amicizia. Il nostro amarci e appartenerci è stata la testimonianza più forte che abbiamo lasciato e che ha colpito i cuori, soprattutto degli animatori. Ai “piccoli” 6 va il mio grazie per come con me hanno creduto che fosse possibile portare “fiori e…farfalle” nel deserto”. I ragazzi e i bambini delle due comunità di Divignano ed Agrate presenti ai grest estivi, sono stati coinvolti in un’esperienza di scoperta e attività cristiana pensata in comune dai Sacerdoti delle rispettive parrocchie, nonché Frati della Casa, Padre Giorgio e Padre Giulio, insieme ai giovani: Simone, Alessandro e Matteo (Peo). Come suggerisce il titolo: “…e se Veramente?”, la finalità del progetto formativo e il desiderio dei francescani di Villa Picco è stato quello di porre nei cuori di questi giovani il seme della domanda. Alla luce della rivelata amicizia tra l’uomo e Dio e tra gli uomini in Dio come chiave della Verità e della gioia piena, è stato tracciato il percorso mediante l’ausilio della storia di Pinocchio e del cortometraggio “Il circo della farfalla” (che invitiamo vivamente a cercare su vedere su internet). Entrambe le storie hanno come sfondo una sensibile riflessione sull’anima; la sua crescita fino al raggiungimento della sua verità e quindi della sua più luminosa bellezza. Portare i ragazzi a chiedersi come si diventa persone Vere circondati da un mondo illusorio e costernato da false luci, significa compiere anzitutto un’operazione di risveglio spirituale e umano alla chiamata di un Dio che, facendosi così incontrare, invita loro come tutti i giovani del mondo ad aprire veramente gli occhi, a spalancare veramente il cuore così da poter veramente credere al più grande miracolo che possa esistere: l’Amore di Cristo capace di salvare la mia vita rendendola libera, come una farfalla meravigliosa… Alle soglie dell’anno della fede, porsi la domanda sul credere assume allora tutto un valore significativo e coerente coi tempi della Chiesa oltre a spalancare con coraggio le soglie al primo percorso pastorale che coi giovani delle Parrocchie andrà maturandosi durante l’anno. Le mani della pace L’immagine delle mani ha accompagnato, in queste pagine, le nostre riflessioni oltre a rappresentare simbolicamente il significato delle tappe vissute e delle prospettive future: le mani sono simbolo di alleanza e di patto; abbiamo stretto quella di Assisi e ce le siamo strette insieme ad Assisi. Imparare a suonare uno strumento significa tradurre nelle mani la sensibilità musicale attraverso la quale passa, soprattutto, quella spirituale; allora mani che diventano strumento e ponte di preghiera e di lode. Proviamo adesso, in conclusione, a mettere allora le nostre mani dentro quelle capaci di sintetizzare in poco e restituire infinitamente i nuovi orizzonti che ci auguriamo di percorrere: le mani di Cristo Risorto. Alzando le mani, Gesù esclama: “Pace a voi!”. Così come si nota dal giardino che intorno alla nostra statua si alza rigoglioso ogni primavera, allo stesso modo da quel momento “si alzò” il cammino di crescita nella fede e quindi quello di crescita umana per Pietro e compagni, sui quali Gesù fondò la sua Chiesa. Le mani di pace di Gesù ci dicono che non ci può essere cammino nella fede e dunque maturità senza pace. E’ il dono della pace del cuore che permetterà a noi giovani e a chiunque l’accoglierà di poter crescere come uomini e donne di fede e quindi come uomini e donne interi e dare origine, così, a un giardino di vita meraviglioso. Le mani della fede Ma è anche vero il contrario. La pace è anche il frutto della fede. Gesù infatti dona la sua Pace solo dopo che il Padre ha portato fede del Figlio alla prova estrema della Croce. Gesù è il primo uomo di fede. Attraverso di Lui noi impariamo cosa significhi credere in Dio. Le mani sono allora il riferimento fisico del campo della fede. E’ Gesù per primo che ce le mostra; le sue, vuote, come le nostre anzi di più: forate, trafitte, attraversate dal vuoto del dolore e dell’incomprensione infinita che la fede, di un uomo infinito, può provocare. Ma è proprio attraverso quel vuoto che Gesù per primo può testimoniare la sua fede consegnando la pace piena per mezzo di mani risorte. “Coraggio” sembra dirci Gesù, con tutto il tono del fratello prima ancora che di Signore: “io ho vinto il mondo e sono nella pace eterna perché ho avuto fede nel Padre!” Allora, non ci resta che spalancare le nostre mani; manine e manone di figli, di padri, di madri e stringerle insieme a quelle di Cristo così da stringere insieme la nostra fede, scambiandoci la Sua pace; uniti nell’attesa e nella speranza che dai nostri palmi forati dalle proprie fatiche e tristezze quotidiane e dalla disarmante passione dei Cristiani che il nostro secolo sta vivendo, passi luminoso il raggio della Sua Risurrezione. Restando allora con le mani uniti all’ombra della Sua promessa, Gesù ci dice nella sua Eucarestia: “Scambiatevi un segno di pace…e di fede!”. Attraverso le sue mani bucate- …proprio come attraverso la serratura di una porta- vi sorridiamo augurando a tutti Pace e Vita nel Signore Gesù!