CASO CLINICO introduzione Il perfetto funzionamento dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) è da mettere in relazione a più fattori come, per esempio, l’integrità anatomica delle varie strutture che la compongono (superfici articolari, strutture sinoviali, legamenti e muscoli masticatori) e una corretta occlusione dentaria. Per quanto riguarda questo aspetto bisogna valutare la congruità di numerose caratteristiche: la dimensione verticale, la presenza, anteriormente, di una corretta guida incisiva e canina, la continuità, posteriormente, delle creste marginali (Curva di Wilson, Curva di Spee, Piano Occlusale)(1). Per esempio qualsiasi diminuzione della dimensione verticale nel settore posteriore tende, a causa della guida incisiva, a spostare il condilo superiormente e posteriormente, cui si associa una relativa spinta in avanti del disco. L’instabilità o le anomalie dei contatti occlusali sono responsabili dell’instaurarsi di una serie di eventi che vedono coinvolte soprattutto le strutture muscolari impegnate a evitare i contatti nocivi (2, 3). La complessità dei movimenti articolari e la labilità delle strutture ligamentose che mantengono in posizione l’articolazione temporomandibolare fa sì che frequentemente si realizzino incoordinazioni condilo-meniscali che si manifestano con una serie di sintomi: acufene, otalgia, vertigini, ipoacusia, cefalea muscolo-tensiva (4, 5). L’incoordinazione condilo-meniscale rappresenta sicuramente una delle problematiche più comuni, ma anche di più difficile risoluzione richiedendo talora, nei casi più complessi, un approccio chirurgico (6, 7). L’obiettivo di questo lavoro è quello di mostrare come la risoluzione di tale problematica possa essere ottenuta attraverso l’uso di un dispositivo rimovibile (costruito sull’arcata inferiore) che modifica i contatti occlusali e, quindi, la posizione della mandibola nello spazio. le indagini funzionali nella la terapia del lock articolare Maria Picciotti, Luca Di Vece, Massimo Viviano, Fausto Rosadini e Guido Lorenzini Dipartimento di scienze Odontostomatologiche e Oftalmologiche Università degli Studi di Siena. Direttore Prof. Marco Ferrari n premesse: il trattamento dei disordini disfunzionali sia di origine intraarticolare sia extrarticolare può avvalersi dell’utilizzo di vari tipi di apparecchiature rimovibili che presentano caratteristiche diverse in funzione della patologia in esame. In pazienti che presentano alterazioni intracapsulari irreversibili, specificatamente lock articolare, al fine di ritrovare il corretto rapporto condilo-disco-fossa può essere indicato l’utilizzo di splint gnatologici. n caso clinico: presentiamo il caso clinico di una paziente di anni 41 con una limitata apertura della bocca, dolore all’ATM destra, ronzii, fischi in sede preauricolare destra, cervicalgia, lombalgia e cefalea. La paziente racconta di aver effettuato terapia con bite superiore per circa due anni, finalizzata con una riabilitazione protesica non risolutiva e di aver deciso di non sottoporsi a terapia chirurgica. Sottoponiamo la paziente a esame elettromiografico, kinesiografico e a rilassamento muscolare con T.E.N.S. cui segue la misurazione kinesiografica della discrepanza tra l’occlusione abituale e quella ideale. Lo studio viene completato con la realizzazione di una placca inferiore. La paziente riferisce dopo due mesi di terapia un miglioramento del quadro sintomatologico. n conclusioni: lo studio della componente muscolare e articolare permette di avere un quadro più preciso della condizione di ogni paziente. Nel caso clinico riportato, il riposizionatore inferiore realizzato secondo tale protocollo ha lo scopo di posizionare la mandibola in modo che risulti compatibile con le condizioni di rilassamento del sistema neuromuscolare. Anno I - n°4 - dicembre 2009 5 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE PUNTO CHIAVE L’indagine prevede lo studio delle componenti muscolare e articolare e il rilassamento con TENS. La costruzione di tale dispositivo prevede una serie di analisi che vengono eseguite in fase diagnostica e in fase terapeutica in cui il dispositivo viene portato dal paziente per il maggior tempo possibile, associato a controlli a distanza. Le metodiche d’indagine prevedono lo studio della componente muscolare (elettromiografia), articolare (kinesiografia) e rilassamento muscolare mediante T.E.N.S.; tale dispositivo riposiziona la mandibola in modo che risulti compatibile con le condizioni di rilassamento del sistema neuromuscolare (8). La fase di controllo risulterà necessariamente lunga al fine di valutare nel tempo gli effetti del riposizionatore. caso clinico PUNTO CHIAVE La paziente ha un’apertura limitata della bocca con dolore dell’articolazione temporo mandibolare destra. 6 La paziente T.L. di anni 41 si rivolge presso la nostra clinica a causa di una limitata apertura della bocca, associata a dolore all’ATM destra, forte senso di congestione, ronzii e fischi in sede pre-auricolare destra (fig.1). Altri sintomi presenti sono: cervicalgia da 3–4 anni, lombalgia e cefalea. La cefalea si manifesta quasi tutti i giorni soprattutto al risveglio; viene descritta come un senso di tensione gravativa in sede temporale e infraorbitale dx. In prima visita, dalla storia Figura 1 Foto intraorale: limitata apertura e deviazione L. M. Anno II - n°4 - dicembre 2009 clinica si apprende che i dolori articolari e la difficoltà ad aprire la bocca erano presenti già da circa 15 anni; a periodi alterni erano presenti rumori articolari a destra. La paziente riferisce di aver effettuato terapia con bite superiore per circa due anni al termine della quale l’odontoiatra a cui si era rivolta ha provveduto a finalizzare il caso con una riabilitazione protesica con due ponti. Da questo trattamento la paziente non ha ottenuto alcun sollievo e dopo breve tempo, alla scomparsa dei rumori articolari segue una maggiore limitazione nell’apertura e l’aggravarsi della sintomatologia dolorosa. A questo punto, le viene prospettato intervento chirurgico allo scopo di ricatturare il menisco e risolvere il lock articolare, terapia che la paziente ha rifiutato. Dall’esame obiettivo riscontriamo morso profondo, aumento della guida anteriore, deviazione della linea mediana verso destra che residua anche in apertura, limitazione in apertura (max 2,7 cm), presenza nell’arcata inferiore di due ponti rispettivamente 3.4-3.6 e 4.4-4.6 e cure conservative in amalgama a livello degli elementi 1.5, 1.6, 1.7 e 2.6. Alla palpazione risultano dolenti i muscoli masticatori soprattutto temporali e masseteri. In seconda visita si procede con esame kinesiografico (fig. 2, 3 e 4) ed esame elettromiografico eseguito in ambiente poco illuminato e non rumoroso (Sistema diagnostico integrato K7 EVALUATION SYSTEM Myotronics-Noromed. Inc.). Nella nostra pratica clinica i muscoli esaminati sono masseteri, temporale anteriore e posteriore, trapezio e sternocleidomastoideo (fig.5 e 6). Successivamente, si procede con l’utilizzo di un neurotrasmettitore a bassa frequenza o myomonitor per la stimolazione elettrica neurale transcutanea, (T.E.N.S). L’applicazione di due elettrodi cutanei a livello dell’ATM dx e sx consente di ottenere la stimolazione simultanea del ramo mandibolare del trigemino e del nervo facciale e quindi il rilassamento dei muscoli mimici e CASO CLINICO Figura 2 Rappresentazione della traiettoria del movimento di apertura e chiusura sul piano frontale e sagittale. Figura 3 Rappresentazione della velocità di apertura e chiusura sul piano frontale e sagittale. Figura 4 Registrazione dei movimenti della mandibola sui piani verticali, anteroposteriore e laterale prima della TENS. Figura 5 Visualizzazione dell’attività elettrica dei muscoli massetere (dx, sx), temporale anteriore (dx, sx), trapezio (dx, sx), sternocleidomastoideo (dx, sx) prima della TENS. masticatori. Un terzo elettrodo viene applicato in sede suboccipitale onde consentire la stimolazione del nervo accessorio del vago e quindi il rilassamento del muscolo trapezio e sternocleidomastoideo. La procedura con myomonitor ha una durata di circa 45 minuti. Ottenuto il rilassamento (fig.7) il kinesiografo dovrà visualizzare i movimenti mandibolari dopo l’effetto della TENS (fig.8), indicando la discrepanza tra l’occlusione miocentrica e quella abituale (fig.9). Lo scopo è quello di individuare uno schema di chiusura fisiologico del paziente, ossia compatibile con il suo sistema neuromuscolare e quindi non riconducibile al sistema propiocettivo di abitudine o accomodazione del paziente stesso. A questo punto lo studio si completa con impronte e morso di costruzione per la realizzazione di un riposizionatore inferiore. La placca che abbiamo utilizzato ha i seguenti requisiti clinici: n Buona stabilità in bocca; n Facilità d’inserimento e disinserimento; n Bordi ben arrotondati tali da rispettare gengive, mucose e lingua; n Minimo stress sui denti; n Superficie occlusale con la massima intercuspidazione. Si tratta di una struttura funzionale, avente come priorità la correzione della collocazione della mandibola che in questo modo viene condizionata in una posizione terapeutica. Le placche possono essere costruite Anno I - n°4 - dicembre 2009 7 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE Figura 6 Visualizzazione dell’attività elettrica dei muscoli massetere (dx, sx), temporale anteriore (dx, sx), trapezio (dx, sx), sternocleidomastoideo (dx, sx) al serramento dei denti. Figura 7 Visualizzazione dell’attività elettrica dei muscoli massetere (dx, sx), temporale anteriore (dx, sx), trapezio (dx, sx), sternocleidomastoideo (dx, sx) dopo TENS. Figura 8 Registrazione dei movimenti della mandibola sui piani verticali, anteroposteriore e laterale dopo TENS. Figura 9 Rappresentazione della discrepanza tra la traiettoria neuromuscolare e l’occlusione centrica abituale. 8 sia sull’arcata inferiore sia superiore; la scelta può dipendere dal tipo di placca nonché dalla problematica articolare o muscolare: noi preferiamo nella maggior parte dei casi usare bite inferiori, in quanto meglio tollerati dai pazienti. Consegniamo l’apparecchio alla paziente raccomandandole di portarlo circa 12 ore al giorno almeno per i primi 6 mesi (fig.10). Abbiamo sottoposto la paziente a controlli periodici con cadenza mensile. Già dopo 2 mesi dall’applicazione del bite, l’apertura della bocca è lievemente migliorata e la paziente riferisce un’attenuazione del dolore articolare e della cefalea. Successivamente, a causa della rottura del bite, la paziente Anno II - n°4 - dicembre 2009 sospende la terapia per un periodo di circa un mese, ma a distanza di poco tempo ricompaiono i dolori e la limitazione nell’apertura della bocca. S i ripresenta in reparto e il bite viene riparato e riconsegnato alla paziente. Dopo circa 13 mesi di terapia la paziente riferisce assenza di dolore e di cefalea con apertura della bocca ancora limitata. A circa 24 mesi di terapia è presente un click articolare netto (dx), segno di una risoluzione del blocco articolare dx con apertura della bocca nella norma (3.9 cm) (fig.11). In seguito è stato eseguito un nuovo esame elettromiografico e kinesiografico di controllo. Dall’esame kinesiografico di controllo non abbiamo registrato anomalie nella chiusura e CASO CLINICO apertura della bocca. Residua un click articolare dx quando la paziente non porta l’apparecchio. Dall’esame elettromiografico è presente un aumento dell’unità motoria dei temporali determinato dal fatto che il bite è leggermente alto. In considerazione del fatto che la paziente sta bene, non è presente alcuna sintomatologia dolorosa e soprattutto per evitare la comparsa di una eventuale recidiva, preferiamo non abbassare l’apparecchio, ma continuiamo a tenere la paziente sotto osservazione. Discussione e conclusioni L’eziologia multifattoriale delle problematiche a carico dell’articolazione temporo-mandibolare è molto complessa: innanzitutto l’ATM possiede delle caratteristiche uniche che la differenziano dalle altre articolazioni, infatti s’articola bilateralmente con il cranio, cosicché l’articolazione di destra e di sinistra devono muoversi insieme; il movimento articolare è condizionato dal contatto dentale: strutture esterne e lontane all’articolazione stessa (9). Le interferenze occlusali, condizionando i movimenti, tendono a modificare i tragitti di apertura e chiusura mandibolare generando riflessi neuromuscolari che influenzano prepotentemente le attività muscolari. In presenza di situazioni occlusali nocive i muscoli si attivano per evitare tali ostacoli. L’eccessiva tensione muscolare impedisce al muscolo di riformare l’ATP consumato durante la contrazione, con riduzione dell’apporto di ossigeno, cruciale per il recupero del muscolo stesso (calore di ristoro) ossia per ricostituire tutti i sistemi che servono alla contrazione (es. ricattura di calcio dal reticolo sarcoplasmatico). Il rifornimento sanguigno viene ostacolato, e i vasi linfatici non sono più in grado di drenare i cataboliti, si instaura una condizione di ischemia transitoria con sensitizzazione dei nocicettori muscolari (chemiocettori) sensibili alla variazioni del pH. Dal momento che le componenti articolari sono in stretta correlazione con quelle muscolari, dentali e nervose, vogliamo evidenziare come non si possano ottenere valide indicazioni terapeutiche senza l’uso di T.E.N.S., elettromiografia e kinesiografia. I dati fornitici dai suddetti esami ci consentono di avere un quadro più preciso della condizione di ogni paziente e di ottenere, attraverso il rilassamento muscolare, una posizione della mandibola il più possibile compatibile con le strutture muscolari. L’esame elettromiografico descritto in PUNTO CHIAVE A 24 mesi è presente click articolare netto segno di risoluzione del blocco. PUNTO CHIAVE Le componenti articolari sono in correlazione con quelle muscolari dentali e nervose. Figura 10 Foto intraorale: Posizionamento. Figura 11 Foto intraorale: Controllo apertura nella norma e assenza di deviazione L.M. Anno II - n°4 - dicembre 2009 9 DentalClinics PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE PUNTO CHIAVE L’utilizzo di un riposizionatore inferiore ha permesso la risoluzione dei sintomi. questo studio è poco invasivo e prevede l’utilizzo di elettrodi cutanei attraverso cui è possibile registrare i potenziali muscolari sottostanti la zona esplorata. La misurazione del voltaggio è proporzionale alla tensione del muscolo. L’utilizzo delle stimolazioni indotte dalla TENS consentono, invece, di favorire il rilassamento muscolare aumentando il flusso ematico locale ed eliminando i cataboliti responsabili delle variazioni di pH. La kinesiografia è una metodica utile per la registrazione dei movimenti mandibolari nei tre piani dello spazio (verticale, laterale, antero-posteriore) e rappresenta un mezzo di verifica in grado di evidenziare schemi di chiusura alteranti e di registrare lo spazio libero interarcata prima e dopo TENS. Nel caso clinico riportato, l’utilizzo di un riposizionatore inferiore realizzato seguendo tale protocollo ha permesso la risoluzione di sintomi quali dolore, cefalea, congestione all’orecchio, tensione ai muscoli facciali e cervicali. Naturalmente, è necessaria un’attiva collaborazione da parte del paziente. A oggi possiamo ritenere i risultati ottenuti abbastanza soddisfacenti in quanto l’obiettivo primario della risoluzione del lock è stato raggiunto (10-13). Bibliografia 1 Bumann A, Lotzmann U. Diagnostica funzionale e terapia Atlanti di odontostolatologia. Edizione Italiana a cura di Franco Mongini. Masson. 2 Perry HT. Relation of occlusion to temporomandibular joint dysfunction: the orthodontic viewpoint. JADA 1969; 79:137. 10 Anno II - n°4 - dicembre 2009 3 Wright WH. Deafness as influenced by malposition of the jaw. J Natl Dent Assoc 1920; 12: 979-92. 4 Parker WS, Chole RA. Tinnitus, vertigo and temporomandibular disorders. 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