La democrazia di Clistene Nel 510 a.C. Clistene fu nominato arconte eponimo. La costituzione democratica di Clistene fu adottata all'incirca nel 500 a.C. Clistene abolì le 4 classi sociali introdotte da Solone: tutti i cittadini furono considerati uguali, a prescindere dalla nascita e dalla ricchezza, e tutti potevano partecipare attivamente alla vita politica del paese ed essere eletti alle maggiori cariche dello Stato. La popolazione venne divisa in dieci tribù, in base alla zona di residenza. Per raggiungere tale obiettivo Clistene ripartì l'Attica in tre distretti: quello delle città, dove prevaleva l'agricoltura; quello della costa, dove prevalevano le attività commerciali; quello dell'interno montuoso e più povero. Ogni distretto venne diviso in dieci circoscrizioni, dette trittie. Ogni tribù era formata raggruppando tre circoscrizioni prese una da ciascun distretto. Clistene adottò questa suddivisione della popolazione per evitare che gli abitanti di ogni distretto potessero chiudersi in se stessi e considerarsi staccati dagli altri. La riforma di Clistene prevedeva i seguenti organi politici: • l'Ecclesìa detta anche Assemblea popolare, composta da tutti i cittadini, a cui spettava di approvare o respingere le leggi; • la Bulè formata da 500 cittadini estratti a sorte tra coloro che avevano compiuto i trenta anni di età (50 per ognuna delle 10 tribù). A turno, i rappresentanti di ogni tribù si occupavano, per la decima parte dell'anno, degli affari più urgenti. La Bulè preparava le leggi sottoposte all'approvazione dell'Ecclesìa, assisteva gli arconti, riceveva le relazioni degli strateghi, si occupava della politica estera; • 10 arconti, uno per ogni tribù. Questi, al termine del loro mandato, entravano a far parte dell'Areopàgo. • 10 strateghi, ovvero comandanti militari. L'esercito era formato da 10 corpi: uno per ogni tribù. Ogni corpo aveva i suoi fanti e i suoi cavalieri e il suo stratega, appartenenti tutti alla tribù. Lo stratega veniva eletto anno per anno; • l'Elièa, il tribunale popolare i cui membri venivano estratti a sorte dall'Ecclesia. Secondo la tradizione Clistene fu l'inventore della legge sull'ostracismo. L'ostracismo consisteva nella possibilità, da parte dell'Ecclesìa, di allontanare da Atene per 10 anni i cittadini considerati pericolosi per la conservazione delle istituzioni esistenti. La persona poteva essere mandata via se, dopo una discussione pubblica, 6.000 cittadini, con voto segreto, erano d'accordo sulla proposta di allontanarla. Il voto di condanna era scritto sopra un coccio, detto òstracon (da cui viene il nome di ostracismo o giudizio dei cocci). La legge sull'ostracismo non rimase a lungo perché tale strumento poteva essere facilmente usato per allontanare dalla città i propri avversari. La riforma di Clistene fu molto importante perché permise a ogni cittadino di essere eletto alle più alte cariche dello Stato. Va detto, però, che tale possibilità era più teorica che pratica in quanto coloro che rivestivano le cariche pubbliche non venivano remunerati per la loro attività. Di conseguenza, i cittadini che vivevano esclusivamente del proprio lavoro, non potevano permettersi di rinunciare alle proprie mansioni per ricoprire tali cariche. Solo più tardi fu stabilita una ricompensa per l'esercizio delle pubbliche funzioni cosa che permise anche ai meno abbienti di lasciare il proprio lavoro quotidiano per occuparsi delle questioni della polis. Non si può affermare che la riforma di Clistene portò a una vera e propria democrazia ad Atene. Infatti rimanevano esclusi dal godimento dei diritti politici: • le donne; • gli schiavi; • gli stranieri residenti ad Atene. Ad ogni modo possiamo dire che tale riforma rappresentò un passo molto importante verso una vera e propria democrazia.