Educarea un`etica ea un`antropologia complesse

Pedagogika.itj2012jXVI_1jtemi_ed_esperienzej
,Educare a un'etica e a
un'antropologia complesse
Un'etica complessa non può essere mostrata prescindendo da un'antropologia
complessa, poiché la comprensione e il rispetto per l'altro non possono
operare se ignorano le ambivalenze dei singoli esseri umani.
Fabrizio Li Vigni*
Il miglio verde o Biutiful?
«La morale non complessa obbedisce a un codice binario bene/male, giusto/ingiusto.
L'etica complessa concepisce che il bene possa contenere un male, il male un bene, che il
giusto possa contenere dell'ingiusto, l'ingiusto del giusto»!.
In una casa di riposo sperduta da qualche parte negli Stati Uniti, un vecchio
uomo è tormentato da incubi ricorrenti. Durante la visione di un film egli si
commuove, suscitando la curiosità di una sua amica. Decide di raccontarle la
storia di ] ohn Coffey, uomo che stravolse la sua vita per sempre. In questa cornice
narrativa si inserisce il lungo flashback che costituirà Il miglio verde, diretto da
Frank Darabont e uscito nel 1999. Paul Edgecombe, il protagonista, è interpretato,
nella sua versione giovane, da Tom Hanks. Personaggio severo ma inguaribilmente
buono, Paul lavora presso il carcere di Cold Mountain come capo-guardia del
braccio della morte, sezione soprannominata "miglio verde" poiché contiene
l'ultimo miglio, pavimentato di verde, che i condannati a morte percorrono per
recarsi alla sedia elettrica.
Tre dei quattro sottoposti di Paul gli sono fedeli e amici. Tra questi Brutus
"Brutal" Howell (David Morse), omaccione duro ma devoto; Dean Stanton
(Barry Pepper), giovane irruente, ma affidabile; infine Harry Terwilliger (Jeffrey
DeMunn), l'anziano del gruppo, timido, timoroso e silenzioso. La pecora nera è
Percy Wetmore (Dòug Hutchison), sadico e perverso raccomandato che gli altri
tre sono costretti a tollerare per ordini superiori. Fra i detenuti, Arlen Bitterbuck
(Graham Greene) e Eduard Delacroix (Michael jeter), che rappresentano i
criminali (peccatori) pentiti: poi Toot (Harry Dean Stanton), emblema del pazzo;
infine gli antitetici: ]ohn Coffey (Michael Clarke Duncan), il santo ritardato, e
"Wild Bill" Wharton (Sam Rockwell), incarnazione del diavolo.
Questa messe di personaggi, con le loro caratterizzazioni morali, può dare
un buono spaccato di tutto ciò che l'essere umano non è: integro, irremovibile
e unilaterale. Paul e i suoi amici sono buoni senza macchia, non hanno dubbi
o debolezze. Wild Bill e Percy, gli antagonisti, sono cattivi senza tregua, non
hanno vacillamenti né pentimenti. Gli unici personaggi che avrebbero potuto
1 Morin E., La méthode 6. Éthique. Éditions du Seui!, Paris 2004, p. 46. Trad. it.: Il metodo 6
Etica. 2005 Raffaello Cortina Editore, Milano.
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rispecchiare un po' dell'ambiguità umana sono gli altri detenuti, ormai inglobati
tra i buoni, perché pentiti dei loro misfatti. Del resto Toot, il pazzo, esula dalle
caratterizzazioni morali in quanto colpevole involontario, vittima della sua follia;
allo stesso modo john Coffey, perché dotato di un dono sovrannaturale di cui è
portatore accidentale.
Esiste, o può esistere davvero, un'umanità come quella che popola questo
film? La semplificazione morale ed etica, di cui Il miglio verde è veicolo, riguarda
molto cinema americano, ma, per affrontare un mondo sempre più complesso,
occorrerebbe una concezione altrettanto complessa dell'umanità. Se la visione di
certi film a scuola è un espediente educativo collaterale molto usato dall'Italia agli
Stati Uniti, sarebbe probabilmente più efficace ai fini suddetti mostrare pellicole
come quelle del messicano Alejandro Gonzalez Ifiarritu. L'ultimo suo sforzo,
Biutiful (2011), ha come protagonista Uxbal, un Javier Bardem malinconico e
amorevole, severo e tenero, impossibile da definire in alcun modo semplicistico
e unilaterale. Reclutatore di forza lavoro africana e cinese per conto di aziende
locali, è impermeabile alla mondanità del fratello, fatta di alcol, droghe e donne
dai facili costumi. Sfruttatore dell'ingenuità popolare, si improvvisa medium
per arrotondare i conti, ma è anche consapevole di consolare coscienze inquiete.
A prima vista egoista e cinico, è in fondo innamorato della moglie squilibrata
e infedele, con cui spesso è inflessibile soprattutto al fine di tutelare i figli
dall'instabilità di lei. Apparentemente insensibile, soffre duramente ma in silenzio
per il cancro alla prostata che presto lo separerà dal mondo e dagli affetti. In breve,
i suoi comportamenti sono ambigui, altalenanti, dubbi e inafferrabili: egli alterna
gesti generosi ad atti criminali, la meschinità e la sciatteria di chi accumula soldi
ma vive in povertà al desiderio di fare felici gli amati, così come mostra ai figli
durezza ma anche dolcezza, e se si muove per denaro e convenienza, allo stesso
tempo manifesta profondo dispiacere e un amaro senso di colpa allorché causa
involontariamente la morte di un gran numero di immigrati cinesi, stipati in una
cantina e sfruttati come forza lavoro, solo per aver voluto risparmiare sulle stufe
che avrebbero dovuto rendergli più confortevoli le notti.
Al di là del tono greve del film, che volontariamente "sporca" quell'immagine
idealizzata e idilliaca di cui gode la Barcellona da cartolina; al di là dei temi scottanti
e drammatici affrontati; e al di là dell'impossibilità di riscatto per i personaggi, Uxbal
°e Biutiful nella sua interezza forniscono un'immagine veritiera, quasi uno studio etico,
filosofico e antropologico dell'umanità - non solo contemporanea - mostrandone la
poliedricità, le ambivalenze, le instabilità dei comportamenti e della morale.
Un discorso sull'etica sarebbe un discorso su quali principi vogliamo perseguire
nelle nostre morali. Biutiful è interessante tuttavia per mostrare l'umano per ciò
che è, non per ciò che dovrebbe essere. Qualsiasi sia l'etica scelta da ognuno, la
nostra imprevedibilità comportamentale, la nostra ambivalenza morale, la nostra
complessità, rimangono intatte, mostrando sempre un pizzico di bianco nel
nero, e un pizzico di nero nel bianco. Immagine certo ancora troppo stilizzata
e semplicistica, quella del Tao è ciononostante un'ottima rappresentazione
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visiva di ciò che Uxbal incarna, e, per inverso, di ciò che Paul Edgecombe ma
anche "Wild Bill" Wharton non personificano punto. Paul e "Wild Bill" non
possiedono incrinature nel loro carattere. Non mutano idea, non mostrano
cedimenti, non posseggono affossamenti, indietreggiamenti,
ripensamenti: non
c'è in loro, insomma, nulla che sia umano. Ma oltre che della complessità degli
animi, occorre tener conto anche della complessità delle azioni. In Biutiful si trova
un esempio memorabile del detto, «L inferno è lastricato di buone intenzioni»: la
generosità che porta Uxbal a comprare le stufe per i cinesi intirizziti dal freddo
della cantina-dormitorio
in cui sono temporaneamente
ammassati, finisce per
produrre un male ancora più grande dei brividi che voleva eliminare: la loro morte
per asfissia. Dall'altro lato, ne Il miglio verde le uniche azioni importanti sono
i miracoli di John Coffey, azioni prive di complessità alcuna per antonomasia,
giacché nella loro perfezione sono di fatto impossibili, fantastiche, avverabili solo
all'interno della sfera onirica o della fede religiosa. Un'etica complessa non può
essere insegnata (o per meglio dire, mostrata) prescindendo da un'antropologia
complessa, poiché la comprensione, la tolleranza, la compassione, il rispetto per
l'altro, il senso di comunità, il principio responsabilità non possono operare se
ignorano le ambivalenze, le instabilità, gli oscillamenti dei singoli esseri umani. È
in questo senso che può essere riletta la citazione d'apertura, con la quale concludo
questo breve contributo: «La morale non complessa obbedisce a un codice binario
bene/male, giusto/ingiusto. L'etica complessa concepisce che il bene possa contenere un
male, il male un bene, che il giusto possa contenere dell'ingiusto, l'ingiusto del giusto»2.
"Laureato in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l'Università
degli Studi di Palermo con master in Pensiero contemporaneo all'Università di
Barcellona e specializzazione in Storia, filosofia e sociologia delle scienze ali 'Ecole des
.
Hautes Etudes en Scienees Sociales di Parigi.
Bibliografìa
Morin E., La téte bien foite. Éditions du Seui!, Paris 1999. Trad. it.: La testa ben fotta, Raffaello
Cortina Editore, Milano 2000, 2007.
Morin E., Les sept savoirs nécessairesà l'éducation du futuro Publié par l'Organisation des Nations
Unies pour l'éducation, la science et la culture (UNESCO), Paris 1999. Trad. it.: I sette saperi
necessariall'educazione delfuturo, Raffaello Cortina Editore, Milano 2001, 2007.
Morin E., La méthode 6. Éthique. Éditions du Seuil, Paris 2004. Trad. it.: Il metodo 6. Etica,
Raffaello Cortina Editore, Milano 2005
2 Morin E., La méthode 6. Éthique. Éditions du Seuil, Paris 2004, p. 46. Trad. it.: Il metodo 6.
Etica, Raffaello Cortina Editore, Milano 2005.
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Eduquer à une éthique et à une
anthropologie complexes
Une éthique complexe ne peut pas ètre montrée indépendamment d'une
anthropologie complexe, car la compréhension et le respect pour l'autre ne
peuvent opérer s'ils ìgnorent les ambivalences des individus.
Fabrizio Li Vigni*
La Ligne Verte ou Biutiful?
«La morale non complexe obéit à un code binaire: bien/mal, juste/injuste. L'éthique
complexe conçoit que le bien puisse contenir un mal, le mal un bien, lejuste de l' injuste
et l' injuste du juste»l.
Dans une maison de retraite perdue quelque part aux Etats Unis, un vieil
homme est tourmenté par des cauchemars récurrents. Pendant la vision d'un film
il s'érneut, et suscite la curiosité d'une arnie. Il décide de lui raconter l'histoire
de John Coffey, l'homme qui bouleversa sa vie pour toujours. Dans cette cadre
narrative s'insère le long flashback qui constituera La Ligne verte, dirigé par Frank
Darabont et sorti en 1999. Paul Edgecombe, le protagoniste, est interprété, dans
sa version juvénile, par Tom Hanks. Personnage sévère mais inlassablement bon,
Paul travaille au pénitencier de Cold Mountain comme chef-gardien du bras de la
mort, section surnommée «ligne verte» puisqu'elle constitue l'ultime chemin, pavé
de vert, que les condamnés à mort parcourent pour se rendre à la chaise électrique.
Trois des quatre subordonnés de Paullui sont Iidèles et amis. Parmi eux Brutus
«Brutal» Howell (David Morse), mastodonte dur mais dévot; Dean Stanton (Barry
Pepper), jeune véhément, mais loyal; enfin Harry Terwilliger (Jeffery DeMunn),
le doyen du groupe, timide, craintif et silencieux. La brebis galeuse est Percy
Wetmore (Doug Hutchison), sadique et pervers que les trois autres sont contraints
de tolérer à cause d'ordres supérieurs. Parmi les détenus, Arlen Bitterbuck (Graham
Greene) et Eduard Delacroix (Michael jeter), qui représentent les criminels
(pécheurs) repentis; puis Toot (Harry Dean Stanton), emblème du fou; enfin les
antithétiques: John Coffey (Michael Clarke Duncan), le saint retardé, et «Wild
Bill» Wharton (Sam Rockwell), incarnation du diable.
Cette ribambelle de personnages, avec leurs caractérisations
morales, peut
donner un bon échantillon de tout ce que l'ètre humain n'est pas : intègre,
inébranlable et unilatéral. La bonté de Pau l et ses amis est sans faille, elle ne
connait ni doute ni de faiblesse. Wild Bill et Percy, les antagonistes, sont mauvais
sans trève, n'ont ni vacillement ni de regret. Les rares personnages qui pourraient
refléter un peu l'ambigììité humaine sont les autres détenus, tout de mèrne comptés
parmi les bons, car repentis de leurs péchés. Du reste Toot, le fou, est en dehors
des caractérisations morales en tant que coupable involontaire, victime de sa folie;
Morin E., La méthode 6. Éthique. Éditions du Seuil, Paris 2004, p. 60
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il en va de mème de John Coffey, puisque doué d'un don surnaturel dont il est le
porteur accidentel.
Existe-elle, ou peut-elle exister, cette humanité
qui peuple ce film? La
simplihcation morale et éthique, dont La Ligne verte est le véhicule, concerne
une grande partie du cinéma américain, mais, pour envisager un monde toujours
plus complexe, il faudrait une conception tout aussi complexe de l'humanité. Si
la vision de certains filrns à l'école est un expédient éducatif collatéral très utilisé
de l'ltalie aux Etats Unis, il serait probablement plus efficace de montrer des
réalisations comme celles du mexicain Alejandro Gonzalez Ifiarritu, si l'ori veut
atteindre les buts susdits. Sa dernière ceuvre, Biutiful (2011), a pour protagoniste
Uxbal, incarné par un Javier Bardem mélancolique et affectueux, sévère et tendre,
impossible à délinir en quelque manière simpliste et unilatérale. Recruteur de
main d'ceuvre africaine et chinoise pour le compte d'entreprises locales, il est
imperméable à la mondanité du frère, faite d'alcool, de drogue et de femmes de
petite vertu. Exploiteur de l'ingénuité populaire, il s'improvise medium pour
arrondir ses comptes, en sachant quand-rnème consoler des consciences inquiètes.
A première vue égoisre et cynique, il est au fond amoureux de son épouse, une
femme déséquilibrée et infidèle, envers qui il se montre souvent inflexible afin
d'épargner leur fils du déséquilibre de ·sa mère. Apparemment insensible, il souffre
profondément
mais en silence d'un cancer de la prostate qui tòt l'éloignera du
. monde et de ses affects. Bref ses comportements sont ambigus, oscillants, douteux
et insaisissables: il alterne gestes généreux et actes criminels, il penche entre la
mesquinerie et le laisser-aller de qui accumule l'argent mais vie dans la pauvreté
et le désir de combler les personnes qui lui sont chères, ainsi qu'il montre à ses fils
au mèrne temps de la dureté et de la douceur. Enìin, son investissement dans son
activité Iinancière se double d'une sincère compassion et un amer sens de la faute
lorsqu'il cause involontairement
la mort d'un grand nombre d'immigrés chinois,
exploités comme force de travail, qui, entassés dans une cave pendant la nuit,
meurent asphyxiés car Uxbal a voulu épargner sur les poèles qui auraient dù leur
rendre plus confortable le sommeil.
Au-delà du ton étouffant du film, qui volontairement
entache cette image
idéalisée et idyllique dont jouit la Barcelone de carte postale; au-delà des
thérnatiques brùlantes et dramatiques
envisagé, au-delà de l'impossibilité
du
rachat pour les personnages, Uxbal et Biutiful dans son entièreté fournissent une
image véridique, presque une étude éthique, philosophique et anthropologique
de
l'humanité - non pas seulement contemporaine -, en en montrant les rnultiples
facettes, les ambivalences, l'inconstance des comportements et de la morale.
Un discours sur l'éthique serait un discours sur le choix des principes que
l'on veut poursuivre dans nos morales. Biutiful est intéressant parce qu'il montre
l'humain pour ce qu'il est, non pas pour ce qu'il devrait ètre. Quelle que soit
l'éthique
choisie par chacun, notre imprévisibilité
comportementale,
notre
ambivalence morale, no tre complexité, restent intactes, en montrant toujours une
pincée de blanc dans le noir, et une pincée de noir dans le blanc. Image certes
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encore trop stylisée et simpliste, celle du T ao est néanmoins une représentation
visuelle Iidèle de ce qu'Uxbal incarne, et, par contre, de ce que Paul Edgecombe
aussi bien que «Wild Bill» Wharton ne personnifient pas du tout. Paul et «Wild
Bill» ne possèdent pas de faille dans leur caractère. Ils ne changent pas d'idée, ne
montrent pas d'effondrements,
ne possèdent pas d'affaissements, reculements, ni
changements d'avis: il n'y a chez eux, en somme, rien d'humain. Mais en plus de la
complexité des esprits, il faut tenir compte aussi de la complexité des actions. Chez
Biutifulon
trouve un exemple mémorable du dicton «Lenfer est pavé de bonnes
intentions»: la générosité qui amène Uxbal à acheter les poèles pour les Chinois
engourdis par le froid de la cave-dortoir dans laquelle ils sont temporairement
amassés, finir par produire un mal encore plus grand que les frissons qu'il voulait
éliminer: la mort de ces personnes par asphyxie. De l'autre coté, chez La Ligne
verte les uniques actions importantes sont les miracles de John Coffey, actions
dépourvues de complexité aucune par antonomase, puisque dans leur perfection
elles sont en fait impossibles, fantastiques, réalisables seulement à l'intérieur de
la sphère onirique ou de la foi religieuse. Une éthique complexe ne peut pas ètre
enseignée (ou pour mieux dire, montrée) indépendamment
d'une anthropologie
complexe, car la compréhension,
la tolérance, la compassion, le respect pour
l'autre, le sens de la communauté, le principe de responsabilité ne peuvent opérer
s'ils ignorent les ambivalences, les instabilités, les alternances des individus. C'est
en ce sens que peut ètre relue la citation d'ouverture, avec laquelle je conclue cette
brève contribution: «La morale non complexe obéit à un code binaire: bien/mal, justel
injuste. L'éthique complexe conçoit que le bien puisse contenir un mal, le mal un bien,
le juste de l' injuste et l' injuste du juste-"
"Diplàme d'une licence en Philosophie de la connaissance et de la communication
de l'Uniuersité des Etudes de Palerme avec un master en Pensée contemporaine à
I 'Université de Barceloneet une spécialisation en Histoire, philosophie et sociologie des
sciences à l'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales de Paris.
Bibliographie
Morin, E., 1999. La téte bien foite. Édirions du Seuil, Paris, 1999.
Morin, E., 1999. Les sept savoirs nécessairesà l'éducation du futuro Publié par l'Organisation
Nations Unies pour l'éducation, la science er la culture (UNESCO), Paris, France, 1999.
Morin, E., La méthode 6. Éthique. Éditions du Seuil, Paris, 2004.
des
2 Morin E., La méthode 6. Éthique. Éditions du Seuil, Paris 2004, p. 60
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