“Gli Oggetti Fluttuanti e il Gioco dei Destini Incrociati nella pratica

annuncio pubblicitario
CPTF
CENTRO PADOVANO
DI TERAPIA DELLA FAMIGLIA
SCUOLA QUADRIENNALE DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA SISTEMICO RELAZIONALE DEL CMTF
©
“Gli Oggetti Fluttuanti e il Gioco dei Destini Incrociati
nella pratica clinica e nella formazione
sistemico relazionale”
commento a cura di
Osvaldo Galvano
Padova, 11 marzo 2017
Il seminario ha affrontato una modalità esperienziale di lavoro nell’ambito della psicoterapia.
Il dott. Francesco Bruni è direttore dell’Istituto EMMECI di Torino e Didatta del Centro Studi di Terapia
Familiare e Relazionale.
Inizialmente ha illustrato gli oggetti fluttuanti che vengono utilizzati in psicoterapia come mediatori tra
il/i paziente/i e il terapeuta per rappresentare situazioni, vissuti, idee e comportamenti che non vengono
presi in considerazione dai pazienti, ma che sono fondamentali nell’ottica di connettere il passato, il
presente e il futuro.
Questi oggetti non rappresentano la terapia in sé, ma permettono di avanzare nella strada del cambiamento,
perché, tra le varie funzioni, vi è quella di “luogo di passaggio” in cui si trovano il terapeuta e la famiglia,
influenzandosi senza fondersi.
Tra i vari oggetti fluttuanti, la scultura familiare in modo analogico, alla prossemica e le posizioni dei
corpi, tocca la famiglie nelle relazioni più profonde.
Il blasone si utilizza nelle situazioni più bloccate e mette in evidenza i miti della famiglia.
Il gioco dell’oca (modificato rispetto al gioco da tavolo) serve a rievocare la fasi della vita dei membri
della famiglia.
La sedia vuota rappresenta una persona pesante, importante per la famiglia, anche se non presente in
seduta.
Le maschere rappresentano tratti caratteriali che i membri della famiglia indossano in una certa situazione.
Infine il reflecting team in cui è la famiglia che assiste, dietro lo specchio, alla discussione dell’équipe
curante.
Il gioco dei destini incrociati nasce della considerazione che gli incontri tra persone sono incontri tra
storie. Uno di questi incroci avviene tra la famiglia e il terapeuta, dove la prima cerca di prendere per
mano il proprio destino.
Le carte dei destini incrociati sono ispirate alle 22 carte dei trionfi dei Tarocchi e raffigurano situazioni
particolari della vita umana. Alcune di essere hanno due immagini perché possono avere significati diversi.
11 carte rappresentano le fasi della vita degli individui e 11 carte i miti familiari più frequenti. Ogni carta
racchiude un significato.
Anche se la distribuzione è casuale, attraverso l’utilizzo delle carte i membri della famiglia possono
riconoscere la situazione in cui si trovano, l’esperienza vissuta in famiglia, rievocare momenti traumatici
del passato e condividerli, mettendo insieme aspetti individuali con altri familiari, nel tentativo di appropriarsi
del proprio destino.
Il terapeuta in supervisione, anche se riceve le carte a caso, può utilizzarle aggiungendo una didascalia
per rappresentare la famiglia che sta seguendo in modo da permettere una riflessione sul caso, sulla
propria origine e sulle emozioni che sta provando.
Il seminario ha dato ampio spazio all’aspetto esperienziale e ha invitato i partecipanti a formare gruppi
e, attraverso le carte dei destini incrociati, a spiegare i casi clinici che stanno seguendo.
Il seminario è stato interessante per un nuovo modello di lavoro da utilizzare nell’incontro terapeutico, al
tempo stesso frutto del caso e della necessità, per appropriarsi del proprio destino di terapeuti.
Osvaldo Galvano: psichiatra, psicoterapeuta, didatta CMTF, docente della sede di Padova del CPTF
Scarica