Arrivano i cloni

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Staminali embrionali, senza sacrifici.
Un nuovo metodo consentirà di isolare dal testicolo cellule
embrionali.
staminali con caratteristiche
Di Maria Lisa Garavaglia
Arrivano i cloni. Non è l’incipit di un romanzo di fantascienza ma la straordinaria via aperta da una
nuova scoperta realizzata nell’ambito degli studi condotti sulle cellule staminali. Un gruppo di
scienziati tedeschi, sotto la guida del professor Hasenfuss dell’Università di Göttingen, è riuscito a
ottenere, da cellule staminali isolate dal testicolo di ratto, cloni di diversi tessuti, cioè cellule adulte
e differenziate identiche fra loro e a quelle dell’organismo di origine. Se, come sembra, la tecnica
fosse riproducibile anche nell’essere umano, ciascuno di noi, o, almeno per il momento, ciascun
individuo di sesso maschile, potrebbe avere dentro di se una sorgente illimitata di cellule, un
potenziale enorme, una ruota di scorta utilizzabile per sostituire cellule danneggiate. Data la loro
capacità di originare potenzialmente qualsiasi tipo di cellula, la visione più rosea e futuristica della
comunità scientifica prevede infatti un possibile impiego delle staminali nella cosiddetta “terapia
cellulare”, procedura che prevede l’impianto di staminali nell’individuo per sostituire cellule
danneggiate da malattie (ad es. il morbo di Parkinson, il diabete, l’infarto) o da eventi traumatici.
Le “staminali spermatogoniche”, così sono state chiamate le cellule isolate dai ricercatori tedeschi,
sono quelle da cui si originano, per tutta la vita di un individuo, gli spermatozoi. È stato dimostrato
che, in condizioni sperimentali strettamente controllate, queste cellule possono costituire “corpi
embrionali”, cioè ammassi di staminali multipotenti che condividono tutte le caratteristiche delle
cellule staminali embrionali. Con un enorme vantaggio, almeno da un punto di vista etico.
L’utilizzo delle staminali spermatogoniche non richiede la produzione e il sacrificio di alcun
embrione.
Prima della scoperta dei ricercatori tedeschi, solo due tipi di cellule staminali potevano essere
utilizzati, almeno sperimentalmente: le embrionali e le somatiche. Le prime venivano prelevate da
embrioni umani ed il loro isolamento comportava la degenerazione dell’embrione donatore, le
seconde erano isolate dai tessuti dell’individuo adulto con un prelievo bioptico non letale.
Differentemente dalle embrionali, le staminali somatiche possono dare origine solo ad alcuni
specifici tipi cellulari. Per questo motivo e poiché il loro mantenimento in laboratorio risultava
essere più difficoltoso, la potenziale applicazione terapeutica delle staminali somatiche appariva più
limitata. Le neonate “staminali spermatogoniche” sono cellule che, pur essendo isolate dall’adulto
come le staminali somatiche, sono in grado di dare origine potenzialmente a tutti i tipi di tessuto che
costituiscono un individuo, come le embrionali. È stato sufficiente far crescere e mantenere queste
cellule in presenza di fattori trofici e ormonali controllati. Dai “corpi embrionali”, gli scienziati
tedeschi sono infatti riusciti ad ottenere cellule della pelle, del tessuto nervoso, dei muscoli, dei vasi
sanguigni, del cuore.
Ma l’utilizzo delle staminali spermatogoniche non avrebbe solo questi vantaggi. Essendo isolate
dallo stesso individuo in cui verranno reimpiantate, le cellule non potranno essere riconosciute
come estranee dal sistema immunitario. Il rischio di rigetto nel corso della “terapia cellulare” sarà
quindi molto ridotto.
Nonostante la tecnica messa a punto da Hasenfuss abbia un carattere sicuramente innovativo, un
passo avanti è probabilmente già stato fatto. Studi preliminari sono stati infatti condotti, con esiti
favorevoli, anche su cellule spermatogoniche umane. L’annuncio è stato fatto dal professor Silva
della PimeGen Biotech nel corso di una conferenza. Ma il lavoro non è stato ancora pubblicato e
l’attendibilità di questi studi deve essere tuttavia ancora sottoposta al giudizio della comunità
scientifica internazionale. L’esperimento condotto dal gruppo del professor Silva sembra tuttavia
ribadire nell’uomo quanto già osservato da Hasenfuss nel ratto. E, anche se deve essere ancora
confermata, la scoperta permette di profetizzare un futuro in cui ogni uomo sarà potenzialmente in
grado di rigenerare i propri tessuti, almeno con l’aiuto del proprio biologo molecolare di fiducia.
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