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La ninna nanna
Il suo uso è antichissimo, ma non tutti sanno
che la sua valenza va ben oltre la mera
funzione di favorire il sonno dei bambini.
a cura della dott.ssa Rossella Santoro
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Tutti noi ricordiamo con
nostalgia e struggimento le
ninne nanne che ci cullavano
da bambini, melodie dolci,
spesso tristi o spaventose che
le nostre mamme ci canticchiavano per addormentarci
la sera.
Del resto l’uso della ninna
nanna è antichissimo, ma
non tutti sanno che la sua
valenza va ben oltre la
mera funzione di favorire
il sonno dei bambini, essa,
infatti, rappresenta il primo
momento di acculturazione
di un bambino, essendo caratterizzata da elementi quali:
la musica, il ritmo, le parole, i
simboli che vengono rievocati,
la voce dolce della mamma,
i contenuti affettivi, la matrice
socio-culturale che ne fanno
un vero e proprio strumento
educativo.
Lo studio delle nenie sarebbe
già di per sè affascinante, se
non altro che per la loro capacità di rievocare il calore,
l’intimità domestica propria
della nostra infanzia; ma non
solo, soffermandoci sui testi ci
si sorprende di ritrovare ac-
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canto ai temi scontati della
nascita, quelli più inquietanti
di pericoli incombenti sulla
mamma o sui bambini che
si dissolvono solo nel finale, di
solito lieto, che ha funzione
di elemento catartico che
rassicura il bambino.
Questo potrebbe essere interpretato come una sorta di
gioco liberatorio che aiuta il
bambino a fidarsi dell’adulto,
ma da sola questa interpretazione non è sufficiente a
spiegare l’uso di immagini
cruente, spaventose, addirittura di morte, presenti in
molte ninne nanne, soprattutto
quelle che vengono cantate
nelle zone rurali delle regioni
meridionali.
“Ninna nanna, chè viene
la borda (figura immaginaria), è dietro l’uscio che ti
ascolta (...) col cordone e
una quagliata di refe, lega
i bambini e poi li butta. Con
un cordone e una guagliata
di accia lega i bambini e poi
li ammazza”.
“Lavora, pover’uomo non
avrai mai nulla. Sei nato sulla
paglia, morirai sul fieno”.
Le ninne nanne affrontano
temi sociali quali quello della
povertà, della differenza tra
maschi e femmine; raccontano la fatica di madri che
dovendo lavorare nei campi,
si vedono loro malgrado costrette ad affidare i loro figli a
madri, vicine di casa, sorelle
(...Ninnà nannà chi ti ha fatto
ti abbandonerà...) diventando
così un documento che ci
offre uno scorcio della quotidianetà della vita rurale dei
secoli scorsi, della disperazione
e dell’odio covato nell’anima
di queste povere donne dalla
vita assai grama.
Alla luce di quanto detto
diventa più comprensibile
la presenza di questi temi
inquietanti in quanto esprimono tutta l’insoddisfazione,
lo sconforto per la povertà, la
tragedia di vivere di queste
culture.
Un altro elemento caratterizzante è la peculiare melodia
della nenia, và sottolineato,
preliminarmente, a tal proposito, che l’apparato uditivo
del bambino è già efficiente
alla fine del quinto mese di
gestazione, quando, immerso
com’è nel liquido amniotico,
ascolta soprattutto le frequenze
acute della voce femminile,
pertanto questo tipo di voci
sono in grado di calmare il
neonato perchè più vicine
all’esperienza uditiva già maturata nella vita intrauterina.
Le melodie delle ninne nanne
sono caratterizzate da un percorso musicale equilibrato, con
tonalità costanti che sortiscono
l’effetto calmante.
Del resto, come già accennato in precedenza, le
ninne nanne attraverso le
loro immagini paurose che
si risolvono spesso nel lieto
fine, producono un effetto di
contenimento consentendo
al bambino di elaborare le
sue angosce, grazie anche
alla ripetitività che permette
di riconoscere quei suoni e
quella voce e di sentirsi da essi
rassicurato, protetto, gestito;
effetti che vanno ben oltre
l’epoca dell’infanzia e che
approfondiremo nel prossimo numero analizzandone
le implicazioni nel campo
della psicologia clinica.