La lirica monodica La lirica monodica testi Anacreonte Ad Artemide (3 P.) Programma simposiaco (11a, b P.) Dioniso, sii a noi benevolo! (12 P.) La ragazza di Lesbo (13 P. in it.) Il fanciullo sprezzante (15 P. in it.) Un tuffo dalla rupe (31 P.) Artemone, il villan rifatto (43 P.) Gelo di vecchiaia (50 P.) Sfida ad Eros (51 P.) Voglio morire! (66a P.) La puledra superba (72 P.) Anacreonte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 A Torna alla mappa nacreonte nacque intorno al 570 a.C. a Teo, cittaÁ ionica dell'Asia minore; in seguito all'invasione persiana si trasferõÁ nel 543 ad Abdera, sulle coste della Tracia, e quindi a Samo, dove fu ospite alla corte del tiranno PolõÂcrate, che aveva intrapreso una politica di espansione commerciale e di grande sviluppo culturale, costruendo templi e un grande porto, e intrecciando rapporti con le isole vicine e con l'Egitto. A Samo Anacreonte istruõÁ il figlio del tiranno nelle lettere e nella musica; quando poi i Persiani uccisero a tradimento Policrate (522 a.C.) e si impadronirono dell'isola, Anacreonte passoÁ ad Atene, accolto dai due figli di PisõÂstrato, Ippia ed Ipparco, che continuavano le tradizioni paterne, circondandosi di artisti e di poeti. Ipparco fu ucciso nel 514 a.C. da una congiura di nobili, capeggiata da Armodio e AristogõÂtone; quando poi Ippia fu cacciato nel 510 a.C., Anacreonte lascioÁ Atene e si stabilõÁ probabilmente a LaÁrissa, in Tessaglia, di cui erano signori gli AleÂvadi. Poesia per le corti I poeti giambici ed elegiaci, e cosõÁ anche i monodici di Lesbo, compongono tiranniche poesia destinata ad essere eseguita in un simposio di e< tai& roi, per una consorteria nobiliare (Tirteo sembra rivolgersi ai cittadini, ma certamente si trattava di una comunitaÁ ristretta, quale era quella che governava Sparta): anche Anacreonte compone poesia simposiale, ma i suoi destinatari non sono suoi concittadini, come nel caso degli altri poeti, bensõÁ membri di splendide corti tiranniche. Infatti le tirannidi, instauratesi in situazioni spesso instabili dagli scontri tra la vecchia aristocrazia terriera e la nuova classe emergente artigiana e mercantile, cercavano di acquisire prestigio mediante una politica di incoraggiamento e promozione delle attivitaÁ civiche (feste e cerimonie civili e religiose), e nello stesso tempo delle arti, con la costruzione di templi ed altri edifici monumentali, e con la protezione di poeti. Amore e simposio La poesia di Anacreonte si adattava bene a questo ambiente: esalta l'equili- brio sereno del simposio e l'amore vissuto con distacco e senza sofferenza; le lodi dei bei fanciulli e delle desiderabili ragazze hanno lo stesso tenore di quelle del vino. CosõÁ egli si rivolge a una ragazza di Tracia, probabilmente una suonatrice, che lo guarda con disprezzo e lo evita, forse per la sua etaÁ non piuÁ giovanile (fr. 72 P. " Testo 11). Lo stile e Á costantemente raffinato, segno di un assoluto equilibrio 383 spirituale che sceglie intenzionalmente argomenti lievi e apparentemente superficiali e li tratta con ritmi metrici delicati e grazia di modi espressivi. Il poeta dichiara sempre la sua preferenza per un atteggiamento composto anche nel piacere: ``Non mi eÁ caro chi, bevendo presso al cratere ricolmo, racconta tumulti, risse e guerre lacrimose, ma solo chi associando i bei doni di Afrodite e delle Muse, canta la gioia amabile'' (fr. 16 P.: il rifiuto della guerra implica evidentemente l'abbandono dell'etica aristocratica). Ideali etici e civili Al di laÁ di questo tono lieve e apparentemente disimpegnato, l'ideale etico e civile di Anacreonte si ritrova ben chiaro nella consapevolezza, che egli non perde mai, della sua condizione di intellettuale, che sa apprezzare i piaceri della vita, ma evita di abbandonarsi al piacere immediato, marcando questo atteggiamento con una scoperta autoironia, come quando rappresenta se stesso che singhiozza per il terrore della morte (fr. 50 P. " Testo 8). Nell'ode ad Artemide, poi, il poeta dimostra apprezzamento per una convivenza civile ispirata dalla tolleranza tra cittadini di diverse etnie, come Greci e Persiani (fr. 3 P. " Testo 1); questo sentimento di attenzione verso lo straniero non era certo isolato nella Grecia arcaica, come si vede anche nei versi di Alcmane, ma rivela in Anacreonte, che tra l'altro aveva lasciato Teo in seguito all'espansione persiana, una precisa consapevolezza politico-culturale. I grammatici alessandrini raccolsero le odi di Anacreonte in nove o dieci libri secondo un criterio metrico, come avevano fatto per Saffo. Oggi leggiamo circa duecento frammenti, per lo piuÁ di tradizione indiretta, e pochi, brevi componimenti interi. Lingua e stile Anacreonte scrive in dialetto ionico e si mostra quanto mai abile nello 2 LA LIRICA sfruttare le potenzialitaÁ espressive della lingua: cosõÁ fa, per esempio, nei versi su Artemone (fr. 43 " Testo 7), accostando termini propri di un vocabolario ricercato e prezioso ed espressioni che si rifanno invece al linguaggio vivo del popolo; cosõÁ fa quando utilizza termini omerici con chiaro scopo parodico; cosõÁ fa quando impiega con arte figure retoriche. Frequenti nei suoi versi sono metafore talora maliziosamente allusive, personae loquentes, apostrofi, anafore, fra le quali ricordiamo come particolarmente efficace quella, per di piuÁ enfatizzata dal poliptoto, del fr. 5 G.: ``Di Cleobulo sono innamorato, per Cleobulo impazzisco, Cleobulo io guardo fisso'' (tr. Sisti). In generale, tre sono le espressioni che si adattano a definire lo stile di Anacreonte: concretezza, semplicitaÁ, arguta eleganza. 384