Il comunicato stampa [file ]

I LUNEDÌ CON LA POESIA
VIa Edizione
STAGIONE 2010-11
ALGHERO, 13 gennaio 2011
Agli
Organi d’Informazione
LORO SEDI
Lunedì 17 gennaio Pier Luigi Alvau propone come quarto appuntamento della rassegna I LUNEDÌ
CON LA POESIA il recital dedicato alle opere dei lirici greci tradotte da Salvatore Quasimodo (*).
La rassegna continua la propria programmazione inaugurata lo scorso novembre, a ridosso di
allestimenti e di attività varate per le festività natalizie che hanno visto una serie di iniziative poi
spentesi e che, passate le festività, hanno lasciato, come gli anni scorsi, uno scontato senso di
vacuità.
I LUNEDÌ CON LA POESIA passano indenni da certi fragori momentanei e d’occasione.
L’iniziativa, proposta fin dal suo nascere con caparbia sobrietà e con forzati limiti (va rimarcato che
non vi è alcun intervento economico né da parte pubblica né da parte privata), prosegue con dignità
e professionalità i suoi programmi annuali, sempre più apprezzati dalla critica e dal qualificato
settore di pubblico che ha saputo attrarre e coinvolgere.
Di fatto I LUNEDÌ CON LA POESIA sono ormai da considerarsi, a tutti gli effetti, l’appuntamento
culturale più consolidato e prestigioso degli inverni algheresi ed uno dei calendari più rinomati della
Sardegna.
Appuntamento quindi, con le rime dei Lirici Greci tradotte da Salvatore Quasimodo, lette e
interpretate da Pier Luigi Alvau, che in questa occasione si avvarrà della collaborazione delle voci
femminili di Rita Cadoni, Dely Farina, Nicoletta Jannetta e della poetessa Cinzia Paolucci.
Dove: Alghero, Sala “Manno”, Via Marconi n. 10
Quando: Lunedì 17 gennaio 2011, ore 20,30
Info: Alguer Cultura
tel. +39 349 3049093
e-mail: [email protected]
(segue)
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(*)
I Lirici greci (apparsi la prima volta nel 1940 con una famosa introduzione di Luciano Anceschi)
non sono una semplice traduzione d’autore. Sono un capolavoro di poesia intensa e cristallina.
Come tutte le opere di rottura furono accolti con favore ma anche con perplessità. Con i Lirici
greci cambiava completamente la prospettiva della traduzione, che non era più un atto servile e
secondario rispetto al testo originario, ma diventava essa stessa poesia, con una profondità e una
bellezza assolutamente autonome. E quale poeta poteva rivivere il mito greco meglio di
Quasimodo? La sua “anima antica”, vissuta fin dall’ “infanzia omerica” tra gli scenari della
Sicilia greca, era in sintonia totale con la “divina dolce ridente Saffo”. Così si compie il miracolo:
Saffo, Alceo, Anacreonte e tutti gli altri lirici tradotti parlano la lingua della poesia moderna, tesa,
affilata, e danno vita al sogno di ogni opera che aspira alla classicità: essere contemporanea ai
lettori di ogni tempo. I Lirici graci sono un Affascinante viaggio in un mondo antico che, grazie
alla sapienza di un poeta moderno, mantiene intatti e strordinariamente attuali la propria forza, i
propri sentimenti, la propria profondità umana e civile.
Premio Nobel nel 1959, Salvatore Quasimodo (1901-1968) è stato per anni il poeta italiano per
eccellenza, insieme a Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale. Con la sua parola assoluta e pura è
stato il massimo rappresentante dell’ermetismo, il movimento poetico nato negli anni Trenta. La
passione per la classicità greca e latina ha segnato il primo periodo della sua poesia (le raccolte
Acque e terre, Òboe sommerso, Erato e Apòllion), e ha fatto di lui il cantore di eucalipti e aranceti
mediterranei, di distese marine e foreste, di improvvise illuminazioni (la celeberrima Ed è subito
sera). Questa profonda sensibilità, messa duramente alla prova dall’esperienza della seconda guerra
mondiale, è poi maturata in un’intensa vena civile e umanitaria (Giorno dopo giorno, La vita non è
sogno, La terra impareggiabile). Ma Quasimodo non è stato solo poeta in proprio: ha saputo con
raro intuito e finezza farsi interprete della poesia altrui; per questo tra i vertici della sua produzione
spiccano le traduzioni, dai classici (i lirici greci, Omero, Catullo, Virgilio, Ovidio) ai moderni
(Cummings, Éluard, Neruda) e per il teatro (Sofocle, Euripide, Shakespeare, Molière), condotte con
ineguagliabile gusto.
(Da “La Grande Poesia” del Corriere della Sera)
(segue)
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PROGRAMMA
ANONIMI
• Il mito di Arione di Metimna
• Canto mattutino
ANACREONTE
• Timore dell’ade
• Vento
• Inverno
• Artémone
• Voglio cantare il molle Eros
• Eros
• Marte risparmia i vili
• A un giovane morto per la patria
• La fanciulla di Lesbo
• L’amata cetra
IBRIA
• Per me è grande ricchezza la lancia
MELANIPPIDE
• Le danaidi
LICIMNIO
• Acheronte
• E il sonno che prendeva diletto
ERINNA
• Lamento a Bàuci
• La voce dell’urna
• Voce di Bàuci
JONE DI CEO
• La stella mattutina
LICOFRONIDE
• Ad Artemide
• Né delle fanciulle ornate d’oro
ALCEO
• Ai dioscuri
• Alla foce dell’Ebro
• Solo il cardo è in fiore
• Già sulle rive dello Xanto
• La conchiglia marina
• Perché aspettare le lucerne?
• Ma d’intrecciate corolle
• Io già sento primavera
• Sul capo che ha molto sofferto
• Decima musa
PRAXILLA
• E appari come vergine nel volto
• Lascio la luce bellissima del sole
TEOGNIDE
• La gru
ARCHILOCO
• All’amico di un tempo
• Con una fronda di mirto
SAFFO
• Ad Attide
• E di te nel tempo
• Muore il tenero Adone
• Ad Afrodite
• Ho una bella fanciulla
• Fanciullezza
• Quanto disperse la lucente aurora
• Come il giacinto
• Vorrei veramente essere morta
• Quale dolce mela
• A Ermes
• Ho parlato in sogno
• Sulle belle chiome metti ghirlande
• A me pare uguale agli dèi
• Tramontata è la luna
• A Gòngila
• Plenilunio
• Sulla tenera erba appena nata
• Invito all’Erano
MIMNERMO
• E le dolcissime offerte
• Al mondo delle foglie
SIMONIDE DI CEO
•
Per i morti alle Termopili
•
Lamento di Danae
IBICO
•
•
•
•
•
•
Nuovamente Eros
Albero in riva al fiume
Come il vento del nord
I mirti e le viole
Eurialo
Lo stellato
STESICORO
• A me non dà quiete
ALCMANE
• Partenio
• Dormono le cime dei monti
• Il canto delle pernici
• Il cerilo
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