CAPITOLO 13
Decadentismo
Negli ultimi anni del secolo diciannovesimo la borghesia europea che aveva guidato i moti rivoluzionari per la creazioni
di stati nazionali e per l’affermazione delle libertà costituzionali e dei diritti dell’uomo subisce un processo di
involuzione. Si affermano la ricerca del massimo profitto, il culto della proprietà privata e dell’affermazione
individuale che spingono i grandi stati borghesi d’Europa alle conquiste coloniali, alle grandi guerre per una divisione del
mondo e per l’egemonia economica. Questo processo di involuzione è chiamato imperialismo ed è caratterizzato dalla
negazione degli stessi valori che la borghesia aveva esaltato nel periodo precedente.
Così al principio della libera concorrenza si sostituiscono i grandi monopoli, enormi concentrazioni di imprese in
condizioni di privilegio. Al principio dell’uguaglianza si sostituisce quello della diseguaglianza, da una parte i detentori
della ricchezza e del potere, dall’altra le grandi masse lavoratrici mantenute in condizioni di arretramento e di miseria,
agglomerate nelle città moderne legate alle fabbriche e alle macchine. Al principio della fratellanza si sostituisce lo
sfruttamento coloniale di centinaia di milioni di uomini di altre razze (razzismo). Si affermano i miti della superiorità
della razza bianca e di determinati popoli su altri.
Nascono diversi miti: il mito della guerra e i suoi valori, l’esaltazione della forza e della violenza. Il mito del
superuomo. Il principio di nazione diviene fanatismo nazionalistico. La rivoluzione industriale è guidata dalla legge del
massimo profitto. Si determina anche il mito del macchinismo ed anche l’annullamento dell’uomo di fronte alla macchina
e un capovolgimento tra città e campagna. Città come agglomerati urbani, tanto più popolati, tanto più conducevano
l’uomo all’isolamento. I grandi ideali dell’800 venivano negati e capovolti ci si trova dinanzi ad una mancanza di valori
che diano significato alla vita, l’uomo si sente sradicato e condannato alla solitudine; questa incomunicabilità che porta
spesso a forme di rivolta nei riguardi della società e la cultura che si afferma in questo periodo prende il nome di
decadentismo.
Intorno al 1880 si creò in Francia il primo raggruppamento decadente. Vi confluirono tutti i poeti francesi che si
sentivano eredi del grande Baudelaire e in modo particolare di Rimbaud, Mallarmè e Verlaine ( i poeti maledetti). Nel
1885 si ha la pubblicazione del romanzo “Rebours”(a ritroso) di Huysmans e di alcune riviste come “le decadent”.
Da questo movimento non ben definito si staccò la corrente simbolista con la pubblicazione della rivista “Les
Simbolist”. I simbolisti partono dal principio per cui il mondo reale viene interpretato per simboli. Già Baudalaire in un
sonetto rappresentava la natura come foresta di simboli dove l’uomo incontra sguardi familiari. Nel simbolo si può
ritrovare, in modo intuitivo, quella corrispondenza di soggetto e oggetto che sfugge all’analisi razionale. Il poeta è un
veggente che riesce a cogliere i simboli e la tecnica usata è l’analogia. Quindi il simbolismo è diverso dal decadentismo.
Nel simbolo si può cogliere il mistero cosmico: la poesia ha l’irrazionale capacità di conoscere l’essenza intima delle cose
che sfugge dalla ragione. C’è una particolare cura della parola poetica, una parola che è liberata, depurata da elementi
irrazionalistici ma è allusiva e ricca di elementi musicale e pittorici. Per cui questo comporta la rottura degli schemi
tradizionali, cioè la divisione tra arte figurativa, poesia e musica.
Nella poesia decadente, poesia, musica e pittura sono strettamente collegate. Notiamo l’uso dell’analogia
(avvicinamento di due oggetti del tutto diversi, il cui rapporto può essere colto solo per intuizione). La sinestesia è un’altra
figura utilizzata ove si uniscono qualità apparenti e sfere sensoriali diverse (urlo nero, l’urlo si sente e il nero si vede). Il
simbolismo fu preceduto in Francia dal movimento Parnassiano (prende il nome da un’antologia di poeti pubblicata dal
1886 chiamato le Parnasse Contemporain, che proclamava la formula dell’arte per l’arte, ossia l’arte fine a se stessa. In
Inghilterra dal movimento preraffaellita, che prendeva a modello l’arte precedente a Raffaelo e i poeti del dolce stil novo.
Il Decadentismo non rappresenta un periodo di decadenza artistica ma rappresenta solo l’arte di una società in profonda
crisi. La caratteristiche sono:
- La coscienza esasperata di una frattura profonda tra la nuova arte e quella dell’800
- Atteggiamento anticonformista di rifiuto delle leggi, dei gusti, dei valori, della società costituita
- L’esasperazione dell’individualismo in duplice aspetto o l’esaltazione dell’individuo particolarmente dotato che
rifiuta la società circostanze e dall’altro la consapevolezza di essere diverso dagli altri e di non riuscire a stabilire il
contatto con l’umanità e di qui l’isolamento
- Culto della violenza sia collettiva, sia politica, sia individuale
- L’evasione dalla società in cui si vive
- La sfiducia nella scienza e nella ragione e una rappresentazione soggettiva della realtà
- Collegamento tra soggetto e oggetto
- Rifiuto delle tecniche letterarie logiche discorsive e l’affermazione dell’illogicità
© Federico Ferranti S.T.A.
www.quintof.com