SOCIETÀ
A cura di Antonio Maizza
Bullismo
L'importanza di avere
un'immagine positiva di sè
Tu parli troppo” disse Jack Merridew. “Piantala
grassone.” Tutti risero. “Non si chiama Grassone,” gridò
Ralph “il suo vero nome è Piggy!”
“Piggy!”
“Oh, Piggy!”
Tutti ridevano a crepapelle, anche I bambini più piccoli.
Per un momento fu come se un cerchio di simpatia
stringesse tutti i ragazzi, lasciando fuori Piggy che diventò
tutto rosso, chinò il capo e pulì di nuovo gli occhiali.
Molti avranno riconosciuto, dal nome di Piggy, questo
piccolo brano tratto da “Il Signore delle Mosche” di
William Golding; il racconto parla di un gruppo di ragazzi
della “vittima” ponendo al centro dell’attenzione la
che sopravvivono, dopo che l’aereo su cui viaggiano è
relazione nel suo insieme.
precipitato, su un’isola deserta, mentre nel resto del mondo
Il fenomeno è maggiormente diffuso fra i bambini di
è in corso un conflitto planetario. A loro spetta il compito
età compresa tra i 7 e gli 8 anni e fra gli adolescenti tra i
di crearsi una società ma pian piano violenza, aggressività,
14 e i 16 anni; i contesti in cui si verifica con maggior
prepotenza, superstizione, prevaricazione del più forte sul
frequenza sono le scuole: le aule, i corridoi, il cortile, i
più debole, trionfo della forza sulla ragione cominciano
bagni e i luoghi isolati in genere. Bulli e vittime, in genere,
a prendere piede sull’isola.
fanno parte della stessa classe e a volte le persecuzioni
Il breve frammento dell’opera di Golding è esattamente
possono avvenire durante il tragitto da scuola a casa e
quello che succede quando un gruppo, forte di sé stesso,
viceversa. Il bullismo si definisce diretto quando gli
o un bambino prendono di mira qualcuno che ritengono
attacchi sono chiaramente rivolti nei confronti della vittima
inferiore, diverso, indifeso, debole e ne fanno oggetto di
e può manifestarsi fisicamente con calci, pugni o con
insulti, angherie e vessazioni.
sottrazione e danneggiamento di oggetti
Questo è il “bullismo”.
personali, o verbalmente con minacce,
Il termine “bullismo” corrisponde
insulti, atteggiamenti razzisti
Occhio alla relazione derisioni,
alla traduzione del termine inglese
o con continue prese in giro. È indiretto
“bullying” e sta ad indicare un
"persecutore"-"vittima" invece, quando il bullo diffonde
comportamento di oppressione
pettegolezzi, calunnie o storie offensive
psicologica o fisica, ripetuto e
che riguardano la vittima con lo scopo
continuato nel tempo, perpetuato da una persona o da un
di escluderla dai gruppi di aggregazione e generando così
gruppo nei confronti di un’altra persona percepita come
un isolamento sociale.
più debole. In questa definizione si possono rintracciare
Nella dinamica del bullismo, si è detto, c’è uno
delle caratteristiche che sono peculiari del fenomeno e
sbilanciamento di forze e di poteri tra aggressore e vittima.
cioè l’intenzionalità, in quanto lo scopo del cosiddetto
Il primo ha un tipo di personalità centrata sui propri
bullo è quello di dominare un’altra persona offendendola
desideri, che non rispetta né bada ai limiti e ai bisogni di
e causandole dei danni, la persistenza, in quanto gli
coloro che gli stanno intorno e utilizza ogni mezzo,
episodi sono ripetuti nel tempo e si verificano con elevata
solitamente violento e distruttivo per raggiungere i suoi
frequenza e infine l’asimmetria poiché vi è sempre una
scopi. Tende a dominare gli altri al fine di ottenere e
disuguaglianza di forza e di potere; tale termine, infatti,
accrescere il suo potere personale e sociale disprezzando
include sia i comportamenti del “persecutore” che quelli
e non riconoscendo la dignità altrui. Molto spesso si
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possono riscontrare in questo tipo di soggetti componenti
ansiose accompagnate da rabbia e marcata ostilità.
La vittima, al contrario ha uno stile comunicativo
passivo, influenzabile; tende ad accontentare maggiormente
i bisogni degli altri che non i propri e subisce, senza opporsi,
tutte la situazioni. E’ dominato da una eccessiva ansia sociale
associata spesso a sensi di colpa e tende a non entrare mai
in contrasto con gli altri cercando così di ottenerne sempre
il consenso.
A tali differenze corrispondono il più delle volte delle
conseguenze a breve e a lungo termine che si ripercuotono
rispettivamente sugli uni e sugli altri e per questo è
fondamentale intervenire precocemente su tali modalità di
comportamento; in particolare i modelli reattivo-aggressivi
(tipici del bullo) hanno un rendimento scolastico piuttosto
basso, disturbi della condotta derivante dal mancato rispetto
delle regole e non di rado difficoltà relazionali. Se tali
atteggiamenti perdurano nel tempo i bulli vanno incontro
a continue bocciature e abbandonano definitivamente la
scuola fino a sviluppare comportamenti devianti e antisociali
e quindi furti, atti di vandalismo, abuso di sostanze e crimini
in generale. In famiglia sono violenti e aggressivi sul lavoro.
I modelli reattivo-ansiosi (tipici delle vittime) cominciano
a sviluppare sintomi fisici, come mal di pancia o mal di
testa, sintomi psicologici, come attacchi di panico e disturbi
del sonno e fobie; la concentrazione e l’apprendimento
calano gradualmente così come il rendimento scolastico.
Si ha un progressivo disinvestimento dalle attività scolastiche
e riluttanza ad andare a scuola e ciò poiché decresce
l’autostima e aumenta la svalutazione della propria
personalità. A lungo termine si possono sviluppare delle
vere e proprie psicopatologie come depressione,
comportamenti autodistruttivi, problemi nell’adattamento
socio-affettivo, e
disturbi d’ansia. A
livello sociale, questi
soggetti possono
andare incontro a
solitudine, relazioni
povere e completo
ritiro.
Decisamente
niente di buono!
Per capire quello
che
succede
sicuramente
potremmo attribuire
un ruolo importante al
temperamento del
bambino che, in alcuni
casi, nel processo di
differenziazione
dall’adulto sviluppa un’identità che deve necessariamente
esprimersi con comportamenti violenti e ostili. La
trasgressione che è tipica del periodo adolescenziale
diventa una tendenza fino a trasformarsi in una norma
consolidata. Inoltre, i bambini sono sottoposti ad una
miriade di stimoli che sviluppano alcune qualità e dimensioni
a scapito di altre; l’immaginazione, l’agire senza pensare
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al posto della calma, la riflessione e il gioco costruttivo. Le
modalità di soddisfazione dei bisogni sono sbilanciate nel
senso dell’impazienza, della fretta. Pare che l’hic et nunc
sia volto ad una frenetica e pericolosa ricerca di gratificazioni
immediate senza alcuna riflessione sugli esiti che queste
possono avere sugli altri e soprattutto su sé stessi; perché
le vere, reali vittime di questi sconsiderati gesti sono,
drammaticamente, proprio coloro che li commettono. Chi
fa uso della propria rabbia e della propria aggressività per
ottenere quello che vuole, prendendosela con qualcuno che
non può difendersi da solo o che viene considerato diverso
sotto qualche aspetto, in genere è una persona che ha delle
difficoltà, che non riesce a star bene con sé stessa e con gli
altri. La ricerca di una identità e di un legame affettivo
non si realizza con un atteggiamento propositivo ma con
la prevaricazione e la violenza. Questa distorta
interiorizzazione di valori e di e norme rende le gestione
della propria esistenza caotica e destabilizzante, a cavallo
di un confine tra bene e male sottilissimo e sempre più
confuso e infine lo sfaldamento completo di tale confine
può far si che si sviluppino personalità antisociali e devianti.
Ma anche quando non si manifestino delle patologie i
bambini che utilizzano tali modalità comportamentali
strutturano una personalità che non è in grado di adeguarsi
alle richieste dell’ambiente.
I soggetti che hanno sviluppato un modello di
comportamento aggressivo cercheranno sempre di imporsi
sugli altri e vivranno le relazioni in continua conflittualità;
al contrario, i soggetti ansiosi rinunceranno ad esprimere
i propri bisogni, eviteranno sempre i conflitti con gli altri
diventando passivi e insicuri. A lungo termine entrambi
saranno isolati.
Se compiere atti di bullismo diventa una modalità di
comportamento
radicata nella vita di
un bambino o di un
adolescente è molto
probabile che in
futuro, nella vita
adulta essa possa
ripercuotersi anche
sui propri familiari e
in particolare sulla
propria moglie e i
propri figli. Le
conseguenze di
queste dinamiche
possono portare ad
una compromissione
della stima di sé della
vittima e alla perdita
di quella naturale
assertività che consente di crescere nel mondo e di rapportarsi
ad esso. Essere assertivi vuol dire usare una modalità di
comunicazione che permette di esprimere emozioni ed
opinioni controllando le componenti passive o aggressive
al fine di risolvere adeguatamente le situazioni e i problemi.
Nella modulazione dell’assertività è necessario che vi
sia un equilibrio fra le componenti neurovegetative
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responsabili delle
emozioni, quelle
corticali-cognitive per
i pensieri e il linguaggio
e quelle motorie
responsabili della
gestualità e gli agiti. Un
lavoro che migliori il
livello di assertività ha
ricadute positive su
ognuna di queste
c o m p o n e n t i .
Raggiungere un buon
grado di assertività vuol
dire saper manifestare
le emozioni, i
sentimenti e le proprie
convinzioni in maniera
schietta ed incisiva
senza lasciarsi prendere dall’ansia o farsi sopraffare
dall’aggressività.
Per intervenire costruttivamente sul fenomeno bisogna
prendere coscienza del fatto che come adulti abbiamo un
ruolo fondamentale nel correggere questi atteggiamenti, e
ahinoi, anche nel favorirli.
Quando un bambino ha un’immagine positiva di sé
stesso, è sicuro ed ha un buon autocontrollo interviene sulle
situazioni, anche problematiche, superandole agevolmente
e percependo le difficoltà come ostacoli da superare e non
come occasioni di frustrazione.
Il modello genitoriale della gestione del potere, una
volta interiorizzato, sarà usato dal bambino come veicolo
per far valere le proprie regole. La mancanza di calore e di
coinvolgimento così come l’uso eccessivo di punizioni
fisiche o al contrario l’esagerata permissività creano le
condizioni per lo sviluppo di una personalità aggressiva o
remissiva.
I genitori dovrebbero fornire in modo limpido, e
serenamente, i limiti oltre i quali certi atteggiamenti non
sono consentiti dimodochè si sviluppino delle condotte
adeguate. Naturalmente il bullismo nasce dall’influenza
di molteplici fattori, pensiamo ad esempio alle dinamiche
di gruppo, del cosiddetto branco, in cui vengono meno il
controllo e l’inibizione delle condotte negative e la
responsabilità individuale si riduce notevolmente, ma lo
stile educativo genitoriale è decisivo affinchè in queste
circostanze il bambino sappia cosa scegliere. Altrettanto
naturale è che ci sia una serrata collaborazione fra i genitori
e gli insegnanti o gli educatori che devono fungere da
modelli e devono favorire modalità adeguate di
comportamento affinchè i ragazzi possano interiorizzare
uno stile di vita congruo e moralmente corretto.
Sull’isola di Golding ben presto si svilupperà una società
tirannica, spietata e crudele; il povero Piggy morirà e la
stessa isola andrà completamente in fiamme e molto ancora
sarebbe successo.
Non è inutile dire che la salvezza arriverà con una nave
di adulti.
*Psicologo
pugliasalute
Centro Bio-Medico
di Analisi Cliniche
Direttore Sanitario: Dott. Marco Papagni
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