Una recente indagine in Italia sul “Bullismo” nelle scuole ha evidenziato che un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica. Dai risultati dell’indagine emerge che le prepotenze di natura verbale e psicologica prevalgono rispetto a quelle di tipo fisico. Come fa una società civile a tollerare tutto questo e alla stesso tempo sperare che la società stessa cresca e progredisca? Il fenomeno del bullismo è sottovalutato anche quando esso è una manifestazione di un vero e proprio malessere sociale sia per coloro che commettono il danno che per coloro che lo subiscono, i primi in quanto a rischio di problematiche antisociali e devianti, i secondi in quanto rischiano una eccessiva insicurezza caratteriale che può sfociare in sintomatologie di tipo depressivo. Di questi tempi si parla spesso della depressione come nuova grande malattia sociale, ma cosa si fa per combatterla? Cosa fanno le istituzioni educative per arginare questo fenomeno? La Scuola Secondaria di I grado di Francavilla Angitola ha realizzato un progetto in accordo con l’Amministrazione Comunale in partenariato con “Fondazione Calabria – Etica, centro per la famiglia sez. Vibo Valentia”. Tutto nasce dal desiderio di conoscere, far conoscere, denunciare e contrastare azioni di bullismo che si verificano maggiormente nell’ambiente scolastico. Si è partiti da un libro utilizzato a scuola nell’ora di approfondimento di italiano “Ora basta, storia di bullismo” con i ragazzi delle classi di 3A e 3B. Affrontato l’argomento dalle sue diverse angolazioni e arricchito dagli interventi di Educazione socio - affettivo curati dalla psicologa Caterina Gimigliano, è nata l’idea di realizzare un cortometraggio. Lo scopo è stato quello di creare tra i ragazzi la consapevolezza della necessità di un cambiamento e nel credere nella necessità di riuscire a cambiare per edificare valori che stanno scomparendo. Attraverso la drammatizzazione gli allievi hanno cercato di raccontare la loro storia e sensibilizzare la comunità. L’essenza della drammatizzazione è quella di aver vissuto in prima persona le conseguenze di un fenomeno così allarmante ed aver espresso in maniera forte e significativa, attraverso le loro emozioni, come affrontare tale problema. Da questo lavoro, i ragazzi e tutta la comunità coinvolta hanno compreso che “bullismo” non è un termine astratto ma intenzionale perché il bullo di proposito mette in atto comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo scopo di offendere l’altro, è persistente in quanto il rapporto bullo - vittima è caratterizzato dalla ripetitività di comportamenti prepotenti nel tempo, e soprattutto che il silenzio protegge i prepotenti mentre parlarne li smaschera e li disarma, vittima o carnefice poco cambia la scena ... l’importante? ... Parlarne!