Periodico trimestrale a carattere tecnico-informativo, ANNO VI - N. 3
ASL di Vallecamonica - Sebino - Iscr. Trib. di BS n. 10/2004 in data 8 marzo 2004
Sanità Camuna
L’Asl Informa
03/2009
sommario
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sommario
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ANGELO FOSCHINI FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE
«SANITÀ A TUTTO CAMPO»
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INDISPENSABILI ATTREZZATURE PER LA CARDIOLGIA DI ESINE
di Eugenio Fontana
DONATE DAGLI ALPINI DI ARTOGNE E BORNO
di Domenico Benzoni
DEDICATO AI DIPENDENTI
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URP: vince il gioco di squadra di Siro Casatti
L’ANGOLO DELL’INFORMAZIONE
9 OLTRE LA DIETA…
un’iniziativa dell’UO di PSICHIATRIA
a cura degli operatori del “Gruppo benessere“
10 “PUNTO A CAPO”
Centro di diagnosi e cura della BULIMIA NERVOSA
di Giacinta Pini - Elena Massari e Chiara Moreschi
12 ORTORESSIA NERVOSA: DI CIBO SANO SI PUÒ MORIRE
ESPLODE LA NEVROSI DEL MANGIARE SANO
Un’organizzazione britannica lancia l’allarme
tratto dal “Corriere della Sera.it” del 17-8-2009
INFORMA FAMIGLIA
13 PARLIAMO ANCORA DI CONSULTORIO FAMILIARE
di Aure Parolini - Arianna Savoldelli e Stefano Gioia
15 HO BISOGNO DI…
di Simona Bontempi
PREVENZIONE E SICUREZZA (inserto)
17 MANGIA BENE E VIVI MEGLIO
ASL di Vallecamonica-Sebino, ASL Brescia e Assessorato Agricoltura
della Provincia di Brescia uniti nella
PROMOZIONE DI UNA SANA ALIMENTAZIONE
di Stefania Bellesi
LA VOCE DEI CITTADINI
Si dice spesso - ed è vero - che il bene non fa notizia. Forse
perché lo si ritiene un fatto ordinario. Forse perché la morbosità si desta ghiotta al minimo intoppo o contrattempo.
Sta di fatto - e ne abbiamo avuto conferma, anche nelle
vicende della nostra Asl - che nella memoria comune rimangono indelebili le notizie negative, soprattutto se si possono
interpretare come “mala sanità”, e queste vanificano tutto
ciò che di positivo viene fatto giorno per giorno con impegno
e umiltà dal personale. E così accade che un intervento o un
progetto di primaria importanza passino in secondo piano. Rilevando queste cose non vogliamo polemizzare con nessuno.
L’informazione ha le sue regole e spesso sono regole ferree
di mercato: bisogna vendere! Preso atto di questa situazione,
almeno sul Notiziario ufficiale della nostra Asl - che si propone solo di informare per far conoscere - e fare in modo che
una volta tanto la voce sia dei cittadini. Mi riferisco alle non
poche testimonianze, spesso scritte a mano, che giungono
ai nostri uffici per dire grazie: grazie dell’assistenza ricevuta,
al personale infermieristico, grazie al personale medico. Sono
lettere semplici. Ma sono autentiche. Si limitano ad esprimere
un sentimento che va contro l’arroganza del “tutto è dovuto”.
Sì, può anche darsi che tutto sia dovuto, ma c’è modo e modo
nel dare e nel donare, soprattutto in quel campo delicatissimo
che riguarda la malattia e la cura, dove contano le tecniche,
le metodologie, le competenze, ma dove conta anche il senso
dell’umanità, che si traduce in un rapporto schietto e diretto
con l’ammalato, in un’attenzione sempre personale, in una
capacità di colloquio e dunque di ascolto. Sono questi i tasti
sui quali principalmente insistono i nostri concittadini quando
lasciano una delle nostre strutture ospedaliere e spediscono
due righe all’Asl. Ebbene anche se la loro voce non avrà
mai l’onore delle cronache, essa è un segno tutt’altro che
trascurabile. E’, oltre tutto, un segno di civiltà.
L’ANGOLO DELL’APPROFONDIMENTO SCIENTIFICO
Eugenio Fontana
21 IL NAVIGATORE CHIRURGICO
BILANCIO LUSINGHIERO
di Danilo Gervasoni
23 PARLIAMO DEL VARICOCELE di Roberto Cazzaniga
25 MALATTIE INFETTIVE E COMUNITÀ INFANTILI
REGIONE LOMBARDIA SI IMPEGNA IN UNA NUOVA
CAMPAGNA DI PREVENZIONE
di Matilde Comensoli
29 MEDICINA VETERINARIA:
FARMACI NEGLI ALIMENTI? NO, GRAZIE!
di Paolo Peduzzi
NOTIZIE IN BREVE
32 Curiosando qua e là
a cura dello Staff della Comunicazione
Direttore Responsabile: Eugenio Fontana
Direttore Editoriale: Matilde Comensoli
Comitato di Redazione
Coordinatore: Gemma Torri
Daniele Venia
Dariella Salvini
Siro Casatti
Editore
ASL di Vallecamonica - Sebino
via Nissolina, 2 - 25043 Breno (BS)
www.aslvallecamonicasebino.it
e-mail: [email protected]
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Litografia Bressanelli - Manerbio (Bs)
Sanità Camuna
Angelo Foschini fa il punto sulla situazione
«Sanità a tutto campo»
Direttore Foschini, le ferie sono finite. Ma, si dice giustamente che la sanità non va mai in vacanza. Anzi è proprio nei mesi estivi che aumenta la
domanda sanitaria, per le più svariate ragioni e per il moltiplicarsi delle
richieste di intervento. Come la nostra Asl ha affrontato il periodo delle
vacanze? Quali servizi ha messo a disposizione? Come si è attrezzata?
La risposta è abbastanza semplice. Tutti sappiamo che in estate aumenta la
circolazione. Le persone si spostano dalla residenza abituale per raggiungere, nel nostro caso, le nostre belle e refrigeranti montagne, i tanti paesi
che hanno alle spalle una consolidata tradizione turistica. E, aumentando
il traffico, aumenta anche la possibilità dell’incidente stradale. Proprio sulla
base di questa ovvia constatazione si è in particolare incrementata l’attività del pronto soccorso, per ogni evenienza, a qualunque ora del giorno
e della notte. Con i responsabili sia centrali che delle singole postazioni di
pronto soccorso abbiamo definito tempi e modalità di intervento cosicché
la risposta sia davvero tempestiva. Non ignoro che qualche contrattempo
ci sia stato e potrà esserci anche in futuro. Il pronto soccorso è un avamposto di frontiera. E spesso ci si viene a trovare in
situazioni delicate dettate dall’urgenza del caso. Non è sempre facile stabilire, secondo le norme vigenti, il grado effettivo di
urgenza. C’è un codice da rispettare. Non tutti i pazienti sanno di queste procedure e inevitabilmente ognuno tende a vedere
il proprio caso.
Credo di poter dire tranquillamente che le cose abbiano funzionato e funzionino con risposte tempestive e responsabili. Ma,
rimanendo ancora un poco in tema, devo aggiungere che da anni abbiamo attivato il servizio di guardia estiva, specie nelle
località in cui più alta è la presenza turistica. I servizi di fatto si integrano e si completano per il primo livello di intervento ove
per altro è doveroso ricordare la presenza dei medici di base anch’essi sempre in prima linea. Possiamo dire che tra questi, la
guardia medica, la guardia festiva e notturna e la guardia estiva corre uno spirito di collaborazione che è premessa indispensabile per la tempestività della risposta. Il territorio e dunque il cittadino, e naturalmente il villeggiante, trovano nelle nostre
strutture risposte adeguate.
Ci sono stati gli Stati generali della sanità camuna. Si è fatto il punto sulla situazione. Il confronto, comprese alcune aspre
diatribe, è stato ampio. La presenza degli assessori regionali è stata la conferma dei buoni e costruttivi rapporti tra Asl e
Regione.
Più che una domanda, questa è già una risposta. Mi limito perciò a ricordare che la serie di servizi sulle unità operative ospedaliere, messe in onda sulle nostre televisioni, Teleboario e Piùvalli, ha dato modo a tutti, di vedere obiettivamente che cosa si fa
nei nostri ospedali di Esine e di Edolo, come lo si fa e chi lo fa. Sono stati servizi televisivi non autoreferenziali, perché la scelta
iniziale è stata quella di far parlare chi opera direttamente negli ospedali, lasciando una volta tanto da parte la solita intervista
al Direttore Generale. L’informazione è un dovere. Non è un lusso o il surrogato di disfunzioni. Ora, lasciando intatti i compiti
precisi che spettano a tutti i dirigenti che compongono la squadra strategica, alla fin fine sono i medici e i loro collaboratori,
a qualunque titolo, che “fanno” la sanità. Tutto bene, dunque? Viviamo nel migliore dei mondi possibili? Tutto luce? Nessuna
ombra? Sarebbe ingenuo nascondersi dietro un vacuo ottimismo. I problemi ci sono. Ogni giorno vanno affrontati. E ce ne saranno sempre. Ma se è stupido l’ottimismo, non meno stupido sarebbe un atteggiamento ipercritico e alla fine inconcludente.
Guardare in faccia la realtà è l’imperativo categorico per mettere a punto le soluzioni richieste. Quel che mi preme aggiungere
è che finalmente anche nel servizio di chirurgia di Esine che è stato al centro di vivaci polemiche, si è ritrovato uno spirito di
collaborazione e di ciò il merito va a tutti gli operatori. Quanto agli Stati generali, non posso che confermare la loro riuscita sia
in termini di partecipazione che in termini di interventi. A nessuno è stato messo il bavaglio. Ci siamo confrontati apertamente,
senza giri di parole e senza geremiadi.
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Sanità Camuna
Traguardi dei prossimi mesi?
Facile rispondere. Si tratta di “portare a casa” quegli obiettivi che ci siamo prefissi, con particolare attenzione alla eliminazione
degli inconvenienti registrati a Edolo. Ma poi c’è sempre la grande sfida della radioterapia, della nuova sede per i servizi di
psichiatria, l’attivazione dell’Emodinamica e l’ampliamento del servizio di Riabilitazione. Sul piano delle infrastrutture c’è il
problema del collegamento dell’ospedale di Esine con la superstrada.
Sono obiettivi irrinunciabili. I tempi tecnici non sono semplici. Bisogna seminare oggi per raccogliere domani. Se la semina
è buona, sarà buono anche il raccolto. Non dimentichiamo infine che il problema dei finanziamenti è sempre all’ordine del
giorno. E se in questi anni la Regione non ha affatto lesinato, ciò non vuol dire che dobbiamo lasciare inutilizzate possibili fonti
di autofinanziamento. Per questo ho avviato la procedura di alienazione degli ex Sanatori di Borno, dopo anni ed
anni passati nel trovare un accordo tra i soggetti che ne sono proprietari. è un peccato lasciare a se stesso un patrimonio
che oggi non rende nulla. Bisogna utilizzarlo per la sanità, per la nostra sanità. Questa è la strada imboccata. C’è
da sperare che non sia molto lunga e che una soluzione dignitosa si profili all’orizzonte e presto.
di Eugenio Fontana
Il Sanatorio infantile
così come si presentava nel 1950
Sito: www.lombardiabeniculturali.it
Borno - Località Croce di Salven - Foto: Magnolini, Simone
e come si presenta oggi…
Sito: www.clikon.it - Foto Giorgio Baruffi 2009
Sanità Camuna
INDISPENSABILI ATTREZZATURE PER LA CARDIOLGIA DI ESINE
DONATE DAGLI ALPINI DI ARTOGNE E BORNO
Una sigla per indicare una macchina: CVVH (Hemofiltrazione Veno Venosa Continua) forse dice poco, ma la
sua funzione è considerata di basilare importanza per la cura dei malati affetti da scompenso cardiaco.
Di recente L’UO di Cardiologia dell’ospedale di Esine si è arricchita di tale strumento, grazie ad una donazione degli Alpini di Artogne.
Si tratta di una pompa sanguigna extracorporea
che aspira il sangue, lo filtra sfruttando la pressione di una membrana semimpermeabile, ne sottrae l’acqua plasmatica in maniera precisa e controllata e poi lo reinfonde depurato.
La sua utilità è legata al fatto che l’ultrafiltrazione
riduce il sovraccarico idrico nel sangue, favorendo la ripresa di una diuresi efficace, senza dover
ricorrere alla eccessiva somministrazione di quei
farmaci specifici che, se sono efficaci da un lato
possono creare danni dall’altro.
La messa in opera ufficiale della nuova strumentazione risale a martedì 23 giugno, alla presenza dei medici e della caposala del reparto cardiologico, del Dr. Giuseppe Garatti ed ovviamente di
una folta rappresentanza di penne nere. (foto 1)
Foto 1
L’occasione è stata propizia per annunciare, da parte della Direzione aziendale, la futura ristrutturazione del reparto di cardiologia con l’ampliamento dell’emodinamica e la destinazione di uno spazio specifico proprio per l’ultrafiltrazione.
Unitamente all’impegno di dotarlo di tecnologie aggiuntive come la coronografia, al fine di evitare tutti quei penosi trasferimenti di pazienti in altre strutture, quando serve un esame specifico.
Foto 2
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Sanità Camuna
Sempre per quanto attiene le donazioni all’ospedale di Esine, anche il gruppo di Borno ha fatto la sua parte, consegnando tre elettrocardiografi, (foto 2) tanto necessari per gestire più pazienti e quindi velocizzare le prestazioni sanitarie nel nosocomio.
L’intera Vallecamonica è molto riconoscente agli Alpini - ha commentato il Primario di Cardiologia Dr. Silvano Perotti, il giorno della consegna delle nuove attrezzature - perché grazie al vostro aiuto il reparto ha ora a disposizione
qualche arma in più per migliorare le prestazioni sanitarie in un territorio già disagiato di per sé”.
Un gesto, quello delle penne nere, che rende loro merito, confermando l’attenzione dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini) verso i bisogni socio-assistenziali della Valle; un gesto che incontra il grazie non solo dei responsabili
dell’Azienda Sanitaria, ma dell’intera popolazione camuna.
Domenico Benzoni
IL NUOVO DIRETTORE MEDICO DEL PRESIDIO OSPEDALIERO
è il Dr. Igori Giordano Ferraresi.
Nato a Bergamo nel 1955, ha acquisito la Laurea in Medicina e Chirurgia a Milano nel 1981.
Dopo la laurea ha svolto attività clinica e di ricerca presso
la Clinica Medica della Università Statale, del polo Ospedaliero San Paolo di Milano, dove si è specializzato in Medicina Interna.
Successivamente, dal 1985 al 1996 ha svolto presso l’ASL
di Lecco, attività come medico di assistenza primaria e medico dell’area di prevenzione, svolgendo funzioni di Igiene
e Sanità Pubblica, Direzione di Distretto Socio Sanitario e
di Medicina del Lavoro, in questo periodo si è specializzato in Igiene e Medicina Preventiva ed in Statistica sanitaria.
Dal 1996 ha operato presso la Direzione Medica di Presidio degli Ospedali Riuniti di Bergamo. è stato Responsabile
di Struttura Semplice “Organizzazione Ambulatoriale e Territoriale”, successivamente “Continuità Ospedale Territorio” e Responsabile del Presidio Ambulatoriale e dei Rapporti con il Territorio.
Tra gli svariati corsi di formazione frequentati, ha conseguito, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, l’attestato di perfezionamento in Igiene Edilizia ed Impiantistica Sanitaria.
Ha pubblicato su riviste italiane ed internazionali ed in atti di convegni 39 articoli inerenti la sperimentazione clinica, la medicina preventiva e l’organizzazione sanitaria.
Ha insegnato materie relative alla medicina preventiva presso corsi di formazione per Professioni Sanitarie, di formazione professionale e manageriale.
è stato correlatore di tesi di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università degli Studi di Milano.
Sanità Camuna
URP
Dedicato ai dipendenti
Vince il gioco di squadra
Nel corso degli ultimi anni ci siamo occupati spesso di illustrare
la funzione e le finalità dell’Ufficio Relazioni col Pubblico (URP)
(vedi Sanità Camuna n.4/2004; 2/2006; 3/2007). Questo a causa delle peculiarità assegnate - un cambiamento importante nelle pratiche della pubblica amministrazione.
L’introduzione di novità all’interno di meccanismi consolidati incontra spesso la diffidenza se non addirittura l’ostilità da parte
degli operatori, che si sentono messi in discussione.
Non sono quindi mancate difficoltà e incomprensioni che, soprattutto all’inizio, hanno caratterizzato l’operato dell’URP in
rapporto con gli altri Uffici e Servizi, come già rimarcato in questa stessa rubrica nel n.3/2007, dove si evidenziavano la scarsa propensione alla collaborazione e il fraintendimento del ruolo dell’URP da parte di molti operatori.
Con il passare del tempo si è potuto finalmente constatare come questo atteggiamento sia andato modificandosi, abbracciando un’ottica di sensibilità e collaborazione positiva; ci si è infatti resi conto che l’URP non è un organismo di controllo o peggio “punitivo”, ma un
valido strumento per rapportarsi con l’utente, soprattutto in campo comunicativo.
L’importanza di veicolare al meglio informazioni, prescrizioni e consigli è fondamentale per garantire un buon
servizio al paziente, tuttavia a volte l’attenzione del personale è focalizzata sull’esecuzione della mera prestazione, trascurando, anche per oggettiva mancanza di tempo, l’aspetto relazionale con l’utente; ciò comporta delle incomprensioni che possono generare disguidi e contenziosi di vario tipo, causando dei danni all’Azienda, che
si sarebbero potuti evitare prestando maggior attenzione alle richieste del cittadino in modo da fornire risposte
esaustive.
L’URP si inserisce all’interno di queste dinamiche, che possono a volte divenire conflittuali, mediando fra le esigenze degli utenti e la realtà lavorativa degli operatori, fungendo quindi da tramite.
È importante focalizzarsi su questo ruolo di mediazione, che compete espressamente all’URP, ovvero la capacità
di far emergere delle problematiche grazie all’ascolto delle
persone che ad esso si rivolgono. Si riscontra invece spesso come il cittadino venga indirizzato a quest’Ufficio, indotto a pensare di trovarvi l’immediata soluzione a qualsiasi
problema. È pur vero che a volte si tratta di minuzie risolvibili all’istante (anche dall’operatore stesso che “devia” la
segnalazione) ma generalmente le questioni sollevate servono a far emergere la punta di un iceberg, e ci vuole tutto
il tempo e gli approfondimenti necessari per venire a capo
della disfunzione.
La risposta al cittadino non si risolve quindi solo nell’immediato, ma intraprendendo anche percorsi di modifica a medio e lungo termine di procedure consolidate, individuando
in concreto delle azioni migliorative da intraprendere, sulla
scorta delle segnalazioni raccolte: in tale ottica risulta proficuo il lavoro da poco iniziato, in collaborazione con l’UffiNon è così che si deve rivolgere all’urP!!
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Sanità Camuna
cio Qualità, volto ad innescare processi di cambiamento virtuosi e attenti ai bisogni dell’utenza.
A tal proposito un aspetto da migliorare è quello del coinvolgimento dell’URP nel flusso comunicativo inerente
le informazioni utili o ritenute potenzialmente utili per il cittadino: la possibilità di fornire una risposta tempestiva e adeguata risulta maggiore se i vari Dipartimenti e Servizi fanno pervenire queste informazioni all’URP come
prassi preventiva, evitando così laboriose ricerche. Si coglie quindi l’occasione per sollecitare un maggiore e tempestivo afflusso informativo da parte di tutti gli operatori, secondo la loro sensibilità.
L’efficacia dell’azione dell’URP non è dettata solamente dalla collaborazione ricevuta dagli operatori, ma proprio
perché il suo ruolo è quello di “ponte”, deve trovare un atteggiamento positivo anche sull’altra sponda, ovvero
l’utente: non conviene a nessuno ed in primis al cittadino considerare l’URP come la valvola di sfogo di frustrazioni e rimostranze, che possono anche risultare legittime ma che spesso vengono poste in maniera aggressiva
e prevenuta; si è potuto constatare che questo modo di porsi caratterizza in genere il primo contatto con l’URP,
ma si va poi modificando man mano che il rapporto si approfondisce, giungendo spesso ad un clima di cordiale scambio.
Risulta pertanto evidente che l’URP è in grado di svolgere appieno il proprio ruolo solo se tutti i soggetti coinvolti nel processo comunicativo dimostrano di averne compreso la funzione e l’utilità, rapportandosi con esso in
maniera proficua.
Siro Casatti - Consulente per la Comunicazione
lo staff dell’urp
Amal El Mouti
Matilde Comensoli
Loredana Sanzogni
ERRATA CORRIGE
Nel primo numero dell’anno di Sanità Camuna, nell’articolo incentrato sui nuovi Primari e, più precisamente, nello spazio dedicato al Dr. Vincenzo Zindato, erano state pubblicate alcune inesattezze relativamente alle
date, che sono state rettificate nel numero seguente. “Purtroppo”, come ha giustamente asserito il Dr. Zindato,
“il rattoppo è venuto peggio del buco”. Ecco di seguito le esatte informazioni:
Il Dr. Zindato ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia a Pavia nel 1986; la specializzazione a Pavia nel
1990 ed ha iniziato a lavorare presso quest’Azienda nel 1988.
Un sentito ringraziamento al Dr. Zindato per la Sua gentilezza e proverbiale pazienza!
Sanità Camuna
L’angolo dell’informazione
OLTRE LA DIETA…
un’iniziativa dell’UO di
PSICHIATRIA
In alcune malattie psichiatriche (disturbi psicotici, depressivi e bipolari) è possibile riscontrare un aumento di peso,
inoltre, alcuni pazienti in trattamento con farmaci per patologie mentali, possono presentare un aumento dell’appetito che a sua volta può portare ad un aumento ponderale significativo.
Tuttavia, un regime alimentare corretto abbinato ad un regolare esercizio fisico è spesso sufficiente a gestire l’aumento di peso…1). Pertanto, dopo la prima esperienza del 2008,
è stata proposta recentemente la seconda edizione del “Gruppo Benessere: consigli per una sana alimentazione” con la finalità di insegnare ai pazienti dell’Unità Operativa di Psichiatria della nostra ASL ad alimentarsi in modo corretto, secondo le esigenze del proprio organismo, modificando le abitudini alimentari e lo stile di vita.
L’attività, fortemente voluta dal Direttore dell’UO di Psichiatria Dr. Vincenzo Zindato, si articola in otto incontri finalizzati al raggiungimento di obiettivi graduali, secondo le indicazioni delle Linee Guida per una sana
alimentazione italiana.
Gli incontri sono condotti dalla Coordinatrice del progetto Dr.ssa Nadia Lucca (Psichiatra), dalla Dr.ssa Giacinta Pini
(Psicologa), dalle Infermiere del CPS Ida Moratti, Marisa Sandrini, dall’Infermiera della CRA D. Rosaria Baffelli e
dall’Educatrice Professionale A. Cristina Menici del Centro Diurno.
Fra le indicazioni del “Gruppo Benessere” ricordiamo:
• Assumere ogni giorno i giusti nutrienti nel giusto rapporto
• Assumere la quota necessaria di calorie
• Imparare a controllare il proprio appetito
• Favorire il raggiungimento di un peso adeguato
• Prevenire l’insorgenza di malattie
Come si sono svolti gli incontri?
• Si è optato per interventi in piccoli gruppi (massimo 12 persone).
• Sono state fornite informazioni specifiche sulle modalità di una corretta alimentazione anche tramite la consegna di
opuscoli redatti dagli operatori.
• I pazienti sono stati guidati all’analisi della motivazione al cambiamento utilizzando il metodo cognitivo-comportamentale.
• Gli operatori hanno dato supporto al gruppo, monitorando i risultati attesi e fornendo rinforzi positivi.
• Gli incontri si sono conclusi con la verifica del percorso intrapreso.
I partecipanti hanno riconosciuto la validità di questa esperienza ed hanno attivamente fornito suggerimenti e contributi.
Si è inoltre raggiunta una migliore consapevolezza dell’efficacia di un corretto stile di vita, di un adeguato regime alimentare e della necessità di incrementare l’attività motoria.
Si ritiene perciò opportuno riproporre altri “ Gruppi Benessere “ nel prossimo futuro.
Gli operatori del “Gruppo benessere “
Unità Operativa di Psichiatria
1) Fonte: Stella S, Gosio N, Rizzoli C, Persichella C, De Santis F, Incremento ponderale in corso di terapia neurolettica.
Supplemento alla rivista FARMACI,vol.26-n.3/2002 “Solution for wellness” Workbook.
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Sanità Camuna
“PUNTO A CAPO”
centro di diagnosi e cura della
BULIMIA NERVOSA
Nei mesi scorsi, l’UO di Psichiatria ha promosso presso la Direzione Generale Sanità di Regione Lombardia un progetto sperimentale orientato alla creazione di un Servizio di Diagnosi dei Disturbi Alimentari e di trattamento della Bulimia Nervosa nel territorio della nostra ASL. Tale progetto è stato finanziato da Regione Lombardia nell’ambito dei “programmi innovativi regionali per
la Salute Mentale triennio 2009-2011”.
Il Centro di Cura per la Bulimia Nervosa, denominato “Punto a capo”, ha preso avvio nel mese di giugno 2009; ha sede presso il
poliambulatorio dell’Ospedale di Esine ed è attivo nei giorni di martedì, dalle 8 alle 12, e di venerdì, dalle 13,30 alle 17,00.
Si tratta di un centro ambulatoriale per il trattamento della Bulimia Nervosa, rivolto alle persone dai 18 anni in su, che svolge un
servizio di diagnosi, cura e riabilitazione (nutrizionale) dei soggetti affetti da tale disturbo.
Per prenotare una visita, è sufficiente telefonare al Centro Psico-Sociale di Malegno al n.0364/347501 (dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 16,45) specificando che si richiede una prima visita per il Centro Bulimia. Non è necessario avere l’impegnativa del Medico di base.
La prima visita viene sempre effettuata da un Medico Psichiatra del Centro Psico-Sociale di Malegno. Successivamente, dopo una
fase di valutazione del problema, l’équipe multidisciplinare composta da uno psicologo e un nutrizionista, provvede alla definizione di un trattamento individualizzato del disturbo alimentare bulimico, secondo il modello d’intervento ad orientamento cognitivo-comportamentale.
La valutazione diagnostica ed il successivo trattamento sono soggetti al solo pagamento del ticket.
Nei prossimi mesi, gli operatori dell’UO di Psichiatria provvederanno inoltre a promuovere un lavoro di rete con i Medici di Medicina Generale, gli Istituti Scolastici Superiori e le Agenzie del privato sociale del territorio camuno, al fine di favorire una maggior
conoscenza dei principali segni e sintomi della Bulimia Nervosa nella popolazione locale, ridurre il numero di casi sommersi e facilitare la segnalazione di eventuali situazioni a rischio, così da poter intervenire il più rapidamente possibile su tali disturbi.
I disturbi dell’alimentazione: cosa sono e chi colpiscono
Per Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA) si intende una situazione psicopatologica in cui il rapporto di una persona con
il proprio corpo e con il cibo viene alterato in maniera tale da dominare in maniera anomala e ossessiva le azioni della giornata.
Dal 1994, anno della pubblicazione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali dell’Associazione Psichiatrica Americana (DSM - IV), la classe medica distingue due principali disturbi dell’alimentazione: l’Anoressia Nervosa e la
Bulimia Nervosa. Entrambi i disturbi sembrano riguardare in prevalenza la popolazione femminile, sebbene negli ultimi anni si stiano registrando casi di DCA riferiti a maschi.
Esiste inoltre un’ampia gamma di disturbi alimentari definiti “atipici”, cioè disturbi che sono clinicamente significativi, ma che non soddisfano tutti i criteri diagnostici dell’Anoressia o della Bulimia Nervosa.
Secondo i dati del Ministero della Salute per il 2008 insorgerebbero in Italia oltre
9.000 nuovi casi (di Bulimia Nervosa) all’anno, prevalentemente nella fasce d’età
giovanili: 12-25 anni. è importante notare come i dati si riferiscano ad un DCA conclamato: la diagnosi - infatti - giunge spesso tardivamente, anche dopo 6/7 anni dall’esordio, solitamente sulla spinta di sintomi psico-fisici che impediscono il perpetuare
del comportamento disturbato. Anche il Ministero per le Pari Opportunità ha promosso nel mese di giugno 2009 una campagna
contro l’Anoressia e la Bulimia nervosa, sottolineando come tali disturbi, che colpiscono soprattutto le ragazze e le giovani donne, rappresentino la prima causa di morte fra le adolescenti.
Nonostante i dati epidemiologici siano così rilevanti, nella nostra società i DCA sono spesso poco considerati o sottovalutati ed
una persona affetta da tali disturbi può passare inosservata per molto tempo. Anche all’interno delle famiglie di chi manifesta
queste problematiche può succedere che il disturbo venga ignorato o scoperto tardivamente. Questo può accadere per mancanza
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di informazione sui DCA, per il timore dello stigma sociale, o anche perché la Bulimia e l’Anoressia Nervosa sono spesso accomunate da una condizione di segretezza: le persone con tali
disturbi tendono infatti a “proteggere” i loro sintomi ed a mantenere la riservatezza circa il
loro comportamento alimentare. Tutto ciò fa si che la persona affetta da DCA non chieda aiuto, o lo faccia molto tempo dopo l’insorgenza della malattia.
Inoltre, il quadro clinico delle persone affette da Bulimia Nervosa è spesso complicato dalla
presenza di altri disturbi concomitanti, ad esempio disturbi d’ansia, dell’umore, uso di sostanze, disturbi di personalità.
Come capire se si è affetti da Bulimia Nervosa
Capire se si è affetti da Bulimia Nervosa non è semplice. Molte persone pensano di essere bulimiche, ma in realtà non lo sono; per poter porre una diagnosi di Bulimia Nervosa devono essere presenti tutte e cinque le seguenti caratteristiche:
I. Abbuffate ricorrenti. Un’abbuffata si definisce sulla base di due caratteristiche (entrambe devono essere presenti):
• il consumo di una grande quantità di cibo (gli alimenti vengono consumati in quantità decisamente superiori a quelle
che la maggior parte delle persone riesce a consumare in singoli pasti);
• la sensazione della perdita di controllo sull’atto del mangiare (ad esempio sentire che non ci si può fermare una volta iniziato a mangiare o che non ci si può astenere dal consumo del cibo).
• in alcuni casi, soprattutto quando il disturbo dura da molto tempo, la perdita di controllo può non essere assoluta: le abbuffate possono essere programmate, oppure possono essere interrotte bruscamente (ad esempio se un familiare entra inaspettatamente nella stanza). In ogni caso, l’abbuffata deve verificarsi in un arco di tempo piuttosto limitato (ad esempio
due ore); questo significa che lo snacking, ovvero il piluccare, mangiucchiare continuamente piccole quantità di cibo durante la
giornata non può essere definito un’abbuffata.
II. Comportamenti rivolti a compensare le abbuffate. Nella Bulimia Nervosa le abbuffate sono sempre seguite da condotte di compensazione, ovvero comportamenti orientati ad impedire l’aumento di peso: vomito autoindotto, abuso di farmaci lassativi e diuretici, digiuno, esercizio fisico eccessivo.
III. Frequenza delle abbuffate e delle condotte compensatorie: per poter parlare di diagnosi di Bulimia Nervosa, le abbuffate ed i comportamenti compensatori devono verificarsi almeno 2 volte alla settimana per 3 mesi.
IV. Preoccupazione estrema per il peso e le forme del corpo: così come le
persone affette da Anoressia Nervosa, anche le persone bulimiche si preoccupano molto del proprio aspetto fisico e del proprio peso e la loro autostima varia in
base a questi due fattori. Si sentono sempre in dovere di seguire una dieta dimagrante e sono molto angosciate all’idea di poter aumentare di peso, deprimendosi se questo accade.
V. Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa: nel caso in cui una persona presenti episodi di abbuffate e vomito autoindotto, ma abbia un peso molto basso (inferiore all’85% del peso standard
per età e altezza) verrà diagnosticata soltanto l’Anoressia Nervosa con abbuffate/
condotte di eliminazione; se invece il suo peso è al di sopra dell’85% di quello standard si avrà una diagnosi di Bulimia Nervosa.
In generale la persona che soffre di Bulimia Nervosa ha un comportamento più impulsivo di chi soffre di Anoressia. Le crisi bulimiche di solito sono favorite o precipitate
da stati di umore negativo, condizioni interpersonali di stress, intensa fame a seguito di una restrizione dietetica, oppure da sentimenti di insoddisfazione relativi al peso, al cibo o alla forma del corpo. Chi soffre di bulimia manifesta una forte scontentezza nei
confronti del proprio sintomo (abbuffate) che vive come minaccioso rispetto al desiderio di essere magra. Una persona bulimica
ha infatti lo stesso desiderio di magrezza di chi soffre di Anoressia, ma non tollera le ferree restrizioni alimentari dell’anoressica.
Le psicologhe del Centro di Cura Bulimia:
Dr.sse: Giacinta Pini - Elena Massari - Chiara Moreschi
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Sanità Camuna
ORTORESSIA NERVOSA: DI CIBO SANO SI PUÒ MORIRE
ESPLODE LA NEVROSI DEL MANGIARE SANO. UN’ORGANIZZAZIONE
BRITANNICA LANCIA L’ALLARME
Tra i disturbi dell’alimentazione è in forte crescita la cosiddetta ortoressia nervosa, ovvero l’ossessione del cibo
salutare. Colpisce soprattutto gli over 30, tende a essere più diffusa tra gli uomini e tra le persone di buon livello culturale ed è considerato un disturbo dell’alimentazione, anche se nasce da un buon intento, fino a diventare
un serio problema psicologico. La British Dietetic Association lancia l’allarme su questa nuova patologia e si inizia a parlare di un problema ormai comune a tante persone, eppure spesso taciuto.
RITRATTO DELL’ORTORESSICO
È difficile fare un censimento della popolazione ortoressica,
anche perché contrariamente agli anoressici o ai bulimici, le
persone che soffrono di questo disturbo possono essere assolutamente normali fisicamente. Ma il fenomeno a un certo
punto diventa preoccupante e all’attenzione esagerata alla
qualità del cibo inizia gradatamente ad affiancarsi un disordine ossessivo-compulsivo della personalità. La prima descrizione dettagliata della patologia comparve in una rivista di yoga,
nell’anno 1997. Fu Steven Bratman, medico e ortoressico, a
definire questo disturbo dell’alimentazione dei giorni nostri.
L’ortoressico instaura chiaramente un rapporto distorto
Cibo crudo
con il cibo, iniziando mano a mano a scartare ogni cibo
«cattivo». I vegani e i crudisti sono seri candidati a questa
malattia che si annuncia diventando talmente ossessiva da portare il soggetto a un senso di superiorità nei confronti del mondo.
DIAGNOSI DIFFICILE
Si inizia con l’escludere dalla propria alimentazione i cibi
trattati con pesticidi o con qualsiasi additivo artificiale e,
piano piano, i criteri di ammissibilità di un alimento diventano sempre più restrittivi. Alla fine l’ortoressico consuma
il proprio pasto in solitudine (caratteristica comune anche all’anoressia e alla bulimia), si isola socialmente e arriva ad avere una dieta talmente povera da poter riportare gravi danni sul piano nutrizionale.
Qualcuno è già morto di questa ossessione, tanto
più pericolosa quanto più è difficile da identificare e diagnosticare.
Come afferma Deanne Jade, fondatrice del National Centre for Eating Disorders, la linea di confine tra un atteggiamento sano e un atteggiamento patologico è sottile, inizialmente impercettibile. E ciò che rende il disturbo
così insidioso è proprio la sua apparenza buona: tutto nasce come un amore verso sé stessi e verso gli alimenti
sani. Ma in realtà nasconde una psicosi e una negazione del cibo come piacere.
tratto dal “Corriere della Sera.it” del 17 agosto 2009
Sanità Camuna
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Informa famiglia
PARLIAMO ANCORA DI CONSULTORIO FAMILIARE
Ripetutamente, attraverso le pagine di questo periodico, abbiamo cercato di
avvicinare i cittadini alla conoscenza dei Consultori Familiari dell’ASL, non
solo perché costituiscono il luogo del nostro lavoro, del nostro investimento
intellettivo ed emotivo quotidiano, ma soprattutto perché riteniamo che possano rappresentare un importante punto di riferimento per le famiglie.
Il nostro territorio, a differenza di quanto avvenuto nelle altre realtà regionali e nonostante il fermento e la vivacità che hanno caratterizzato la nascita di
nuovi servizi gestiti dal Terzo Settore, per quanto riguarda i Consultori Familiari è ad oggi caratterizzato dalla presenza di tre strutture accreditate, tutte
gestite dall’ASL; mantiene infatti la sola autorizzazione al funzionamento la
struttura dell’Associazione Consultorio Familiare “G. Tovini” di Breno.
Di fatto, gli standard strutturali e gestionali imposti dalla normativa vigente
per l’accreditamento dei Consultori Familiari, posti in relazione alla conformazione geografica della Vallecamonica, con abitanti distribuiti in comuni di
modeste o piccole dimensioni e comunque con non pochi disagi rispetto al raggiungimento delle sedi di erogazione dei servizi, possono risultare decisamente onerosi in rapporto alla valorizzazione economica attribuita alle prestazioni erogabili.
L’attività che viene attualmente garantita dai Consultori è il frutto dell’esperienza maturata nel corso del trentennio intercorso dalla loro istituzione, adattata ai cambiamenti del sistema sanitario e socio-assistenziale, nonché alle nuove esigenze sociali e culturali, ma soprattutto rimodulata attraverso la formazione e la sensibilità di operatori chiamati a porre “la persona” nella sua globalità
ed unitarietà al centro dell’intervento o, là ove necessario, tutto il sistema “famiglia”.
Dai dati relativi ai tre Consultori Familiari dell’ASL di Vallecamonica-Sebino riferiti all’anno 2008 emerge che i cittadini che hanno
usufruito di prestazioni dirette nel corso di tale anno sono stati 10.121, ai quali s’aggiunge e parzialmente si sovrappone un gruppo
di 2.739 cittadini, per la maggioranza studenti, che sono stati destinatari di attività inserite in progetti di carattere preventivo.
In molti casi si è trattato di persone che hanno avuto accesso alle strutture consultoriali un’unica volta, come è generalmente nel
caso del pap-test o della visita ginecologica, ma anche di persone che hanno mantenuto un rapporto più prolungato, perché in trattamento psicologico o psicoterapico o interessate da una presa in carico sociale o da un’assistenza di tipo ostetrico o, ancora, perché facenti parte di gruppi di promozione o sostegno, quali sono quelli relativi alla genitorialità in separazione o all’adozione o indirizzati ai neo genitori.
Le famiglie per le quali è stata attuata una presa in carico che ha riguardato tutti o quasi
tutti i componenti sono state 334, mentre, a completamento dei dati, va evidenziato che il
95,4% dell’utenza generale è rappresentato dalla popolazione femminile.
I numeri riportati conducono inevitabilmente ad una riflessione interna al Servizio, circa la
necessità di valorizzare pienamente le potenzialità comunicative delle strutture consultoriali
in funzione di un’efficace promozione della salute; ciò significa anzitutto creare un rapporto
diretto con il cittadino per promuovere azioni dirette a soddisfare i suoi reali bisogni.
In questa direzione, da tempo negli interventi di carattere preventivo destinati agli adolescenti abbiamo dato spazio ad azioni che consentissero la concreta conoscenza del consultorio familiare e delle figure che in esso operano, così come attraverso questo periodico abbiamo iniziato a parlare del ruolo dello psicologo, dell’assistente sociale e dell’ostetrica.
In questo numero completiamo la composizione dell’équipe con le figure del
ginecologo e dello psicoterapeuta, per soffermarci infine sulle finalità del Consultorio Familiare.
Al tempo stesso, rinnoviamo l’invito, già lanciato tempo fa, di contattare il Servizio all’indirizzo e-mail: [email protected], o per fax al n.0364/329.284, oppure telefonicamente al n.0364/
329.432 per segnalare le vostre esigenze, avere informazioni o suggerire nuove proposte.
Aure Parolini - Direttore Area Famiglia
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Sanità Camuna
LO PSICOTERAPEUTA
Prima di dare descrizione della figura dello psicoterapeuta, è necessario dare una definizione di che cosa sia la psicoterapia.
Si tratta di un “processo interpersonale, consapevole e pianificato, volto ad influenzare disturbi del comportamento e situazioni di
sofferenza con mezzi prettamente psicologici, per lo più verbali, ma anche non verbali, in vista di un fine elaborato in comune, che
può essere la riduzione dei sintomi o la modificazione delle strutture della personalità, per mezzo di tecniche che differiscono per
il diverso orientamento teorico a cui si rifanno”(*). Etimologicamente la parola Psicoterapia deriva dal greco “psichè” (anima, soffio vitale) e “therapeia” (cura): in senso esteso “fare psicoterapia” significa quindi “prendersi cura dell’anima” attraverso strumenti
psicologici quali la parola, l’ascolto, il pensiero, la relazione, nella finalità del cambiamento consapevole dei processi psicologici dai
quali dipende il malessere o lo stile di vita inadeguato.
In Italia, la Legge 18 febbraio 1989, n.56, in materia di “Ordinamento della professione di psicologo”, stabilisce che l’esercizio
dell’attività psicoterapeutica, in ambito pubblico o privato, è riservata ai laureati in Psicologia o Medicina e Chirurgia iscritti nei rispettivi Albi Professionali. Per tale attività la legge prevede una formazione professionale da acquisire, dopo il conseguimento della laurea e dell’iscrizione all’Ordine, mediante corsi di specializzazione di durata almeno quadriennale presso scuole di specializzazione Universitarie o presso scuole private autorizzate, riconosciute dal MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca), attraverso
un’apposita Commissione Ministeriale.
In deroga a quanto previsto dall’art.3 della Legge 56, i Medici specialisti in Psichiatria o Neuropsichiatria, possono richiedere l’annotazione nell’elenco degli Psicoterapeuti, indipendentemente dall’aver effettuato la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia.
In concreto, la psicoterapia è una specializzazione sanitaria, una branca specialistica della psicologia che si occupa della cura di disturbi psicopatologici di diversa gravità, che vanno dal modesto disadattamento o disagio esistenziale, alle forme di disturbo più
strutturato, fino alle forme più gravi di alienazione con interpretazione delirante della realtà, spesso con allucinazioni uditive, visive o tattili. Possono essere affrontati fenomeni sintomatici quali l’ansia, la depressione, il disturbo maniacale, le fobie, le ossessioni, i disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia), della sfera sessuale, il comportamento compulsivo e l’abuso di sostanze.
In psicoterapia è possibile affrontare anche i disturbi di personalità o forme di disagio non psicopatologicamente strutturato. In generale lo psicoterapeuta si può interessare anche di riabilitazione di soggetti con disturbi psichiatrici o tossicodipendenti, sia all’interno di strutture sanitarie pubbliche, sia all’interno di comunità terapeutiche, pubbliche o private. Quando utilizzata come cura specialistica per i disturbi psichici e
le malattie mentali, è auspicabile venga associata a trattamenti psicofarmacologici adeguati.
La psicoterapia non si attua in modo statico e predefinito: ogni caso è diverso ed
ogni terapeuta è diverso. Esistono molte scuole di psicoterapia (scuola psicodinamica, scuola cognitiva o cognitivo-comportamentale, scuola sistemica,...) e, sulla base
del modello teorico di riferimento, l’approccio al problema del paziente sarà diverso.
Al di là delle tecniche specifiche utilizzate dai terapeuti di diversa formazione, possiamo isolare alcuni elementi comuni presenti in ogni forma di terapia. Essi sono:
1. La richiesta di intervento che riguarda la possibilità che una persona riconosca un problema o una difficoltà e decida di chiedere aiuto.
2. La sintomatologia che può essere costituita da elementi molto ben delineati,
oppure da situazioni generalizzate. Su di essa si punta l’attenzione del paziente in
quanto costituisce una sorta di limitazione alla sua vita.
3. Il rapporto interpersonale, su cui si basa qualsiasi psicoterapia. Il processo di
ristrutturazione terapeutica in una persona che avverte un forte disagio, si svolge sempre sulla base di una relazione umana, ossia
utilizzando il rapporto che si stabilisce con il terapeuta.
Ogni forma psicoterapeutica accentua l’uno o l’altro dei fattori comuni; ciò non significa che gli altri elementi vengano trascurati ma
piuttosto che, sulla base del quadro di riferimento teorico, non vengono presi in eguale considerazione.
La psicoterapia è un percorso che può essere intrapreso anche da persone che stanno bene, con lo scopo di imparare a stare ancora meglio. È una “messa a punto” del sistema mente-corpo, per migliorare la qualità di qualche aspetto della vita
quotidiana.
Nell’ambito dell’ASL di Vallecamonica-Sebino, è presente un Servizio di Psicoterapia per minori presso la sede del Consultorio Familiare di Breno, con accesso mediato dagli operatori dei Consultori Familiari o di altri Servizi specialistici dell’ASL (ad esempio la
Neuropsichiatria Infantile).
Arianna Savoldelli - Psicologa Consultorio Familiare di Breno
(*) -Galimberti - Dizionario di Psicologia - De Agostini
Sanità Camuna
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IL GINECOLOGO NEL CONSULTORIO FAMILIARE
Il consultorio è un luogo dove la donna deve sentirsi accolta, deve rispondere ai suoi bisogni individuali ma anche della coppia, grazie all’aiuto di una equipe valida composta da varie figure professionali fra cui lo specialista in ginecologia ed ostetricia.
Lo specialista in ginecologia è, tra i medici, quello che più degli altri ha l’opportunità di incontrare periodicamente le donne, nel corso di tutta la loro vita.
Questa opportunità andrebbe sfruttata e valorizzata molto meglio di quanto oggigiorno avviene, a favore della donna stessa.
In tal senso, l’attività ginecologica ambulatoriale dovrebbe essere tesa alla tutela della salute femminile in senso più ampio di quel che mediamente un ginecologo oggi intende o riesce a realizzare.
Tra i compiti principali vi è l’educazione alla procreazione cosciente e responsabile e quindi l’informazione sulla contraccezione. I consultori hanno come destinatari: la coppia, per la maternità responsabile e i problemi correlati alla fertilità; la donna nelle varie fasi della vita la gravidanza, il
puerperio e la menopausa; i giovanissimi per la contraccezione e la prevenzione delle malattie correlate alla sessualità. Il consultorio giovani prevede un accesso libero, senza appuntamento, gratuito e la disponibilità di una équipe multidisciplinare: ginecologo,
dietologo, psicologo, assistente sociale. I giovani, dopo l’accoglienza, vengono indirizzati allo specialista o agli specialisti più idonei
ad affrontare la tematica presentata.
Nel caso di gravidanza indesiderata e aborto volontario, il ginecologo può offrire un’opportunità di dialogo, in assenza di giudizio,
sulle motivazioni di questa scelta e la proposta di soluzioni alternative. Nel caso di minore, il ginecologo lavora per cercare di favorire un dialogo e un confronto con i genitori sia della ragazza che del compagno. L’aborto volontario di una minorenne richiede per
legge l’autorizzazione di entrambi i genitori. In assenza di questa, l’équipe del consultorio può stilare una relazione al giudice tutelare che deciderà a seconda della situazione. Il compito più importante del consultorio in questi casi rimane comunque quello di prospettare alla ragazza tutte le possibilità disponibili, compresa, e per prima, quella di proseguire la gravidanza.
Il consultorio anche, nella figura del ginecologo, offre un valido aiuto anche alle donne immigrate, che possono trovare sostegno
durante la gravidanza, il puerperio e informazione ai fini di una procreazione responsabile e consapevole. La figura di riferimento è
la mediatrice culturale che fa da ponte tra il servizio e l’utenza per favorire e facilitare l’accesso ai servizi pubblici. Questo fa si che
il consultorio possa essere individuato come un luogo chiave per la promozione e la prevenzione di salute pubblica specie nei confronti di problematiche che spesso possono risultare sommerse in una popolazione a rischio come quella migrante (esempio le vaccinazioni).
Un altro ambito importante è quello della prevenzione oncologica.
I consultori seguono diverse procedure a seconda delle direttive regionali. Per esempio nella nostra ASL, la popolazione femminile dal venticinquesimo anno al sessantacinquesimo anno di età viene invitata a sottoporsi a uno screening per i tumori femminili,
con esecuzione del pap-test.
Il consultorio deve essere un ambiente “amico” dove si possono trovare specialisti (psicologo, mediatore familiare, legale, pedagogista, assistente sociale, ginecologo, pediatra, consulente etico, insegnante metodi naturali della regolazione della fertilità) in grado di ascoltare i diversi problemi che singoli, coppie, famiglie, fidanzati, adulti, giovani, adolescenti e bambini si trovano ad affrontare e di proporre possibili soluzioni.
Stefano Gioia - Ginecologo ospedale di Esine
IL GINECOLOGO
(raffigurazione storica del 1822)
HO BISOGNO DI…
Il Consultorio Familiare ha la finalità di garantire il sostegno alla famiglia, alle relazioni di coppia, alla sessualità, alla procreazione
e di assicurare attività di informazione ed educazione socio-sanitaria sui temi inerenti la sfera femminile. è il servizio dove la persona, nella sua complessità, trova ascolto, cura, assistenza specialistica, dove è possibile incontrarsi e confrontarsi anche con chi sta
vivendo la stessa esperienza. Nel Consultorio opera una équipe composta da ostetriche, medici ginecologi, psicologi, assistenti sociali e psicoterapeuti; l’avere a disposizione diverse figure professionali integrate tra loro rappresenta un’importante risorsa, poiché
consente al cittadino di ricevere una risposta completa, in quanto multidisciplinare.
Dopo un primo momento di accoglienza, in base alla richiesta presentata ed al problema emergente, viene valutata la composizione dell’équipe che seguirà la situazione.
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Sanità Camuna
Cosa fa l’équipe del Consultorio
• Promuove la piena consapevolezza del valore personale e sociale della maternità e paternità responsabili.
• Fornisce consulenze ed assistenza nelle situazioni di crisi familiari;
• Fornisce consulenza e mediazione in caso di separazione dei coniugi;
• Si occupa di adozioni in collaborazione con l’Autorità Giudiziaria;
• Offre consulenze medico-ginecologiche e psicologiche; fornisce informazioni, orientamento, consulenza ed assistenza nelle seguenti aree di competenza:
Psicologica e sociale:
- difficoltà personali;
- problematiche familiari (conflitti coniugali, rapporto genitori-figli);
- difficoltà sessuali;
- mediazione in relazione all’affido dei figli in caso di separazione e divorzio;
- consulenze psicologiche e psicoterapie;
- adozioni nazionali ed internazionali;
- matrimonio di minori e tutela giuridica;
- diritto di famiglia e tutela delle lavoratrici madri;
- situazioni di difficoltà familiari;
- situazioni coniugali conflittuali.
Gravidanza e “percorso nascita”, sostegno allattamento al seno
Il lavoro in équipe consente al Consultorio di seguire le donne in gravidanza fino a dopo il parto: primo colloquio e visita, controlli
successivi per verificare il buon andamento della gravidanza; consulenze e informazioni su alimentazione e sessualità in gravidanza,
diagnosi prenatale, legislazione a tutela della gravidanza, modalità di assistenza al parto; eventuali consulenze con lo specialista;
assistenza alle mamme e ai neonati sia negli ambulatori del Consultorio sia a domicilio per la verifica del decorso post parto, per il
sostegno e la consulenza ai genitori per la cura del neonato, per il sostegno dell’allattamento al seno.
In Consultorio vengono anche organizzati corsi di preparazione al parto e vengono rilasciati i certificati di attestazione di gravidanza anche per il controllo di mansioni lavorative “a rischio” per la gravidanza.
COME VA
con la pillola
Del giorno dopo?
GIORNO
DOPO COSA?
La contraccezione
In Consultorio vengono fornite informazioni e consulenze sui metodi contraccettivi per promuovere maternità e paternità consapevoli.
Viene accolta la richiesta e si forniscono informazioni inerenti anche la “contraccezione di emergenza” dopo un rapporto sessuale che si considera a rischio di gravidanza.
La contraccezione di emergenza può essere richiesta anche presso le strutture ospedaliere e dal
medico di famiglia.
L’applicazione della legge 194/78 per Interruzione Volontaria della Gravidanza (IVG)
Il Consultorio offre informazioni, colloqui, consulenza in caso di gravidanze indesiderate, anche per rimuovere le eventuali cause che
porterebbero alla scelta di interruzione di gravidanza. Offre inoltre sostegno, assistenza psicologica, invio al servizio sociale, visita e consulenza ginecologica, controlli post-intervento di interruzione volontaria di gravidanza (IVG).
Il Consultorio può rilasciare il certificato per l’intervento di IVG, che può essere rilasciato anche dal medico di famiglia, dal ginecologo di fiducia o da altro specialista. Viene assicurato anche il collegamento con i reparti ospedalieri di riferimento per l’esecuzione dell’intervento.
Attraverso la relazione al giudice tutelare, il Consultorio segue il percorso di certificazione per le ragazze minorenni, in caso di loro richiesta di IVG senza il consenso di chi esercita la potestà genitoriale.
Prevenzione dei tumori femminili
Nell’ambito del programma regionale di prevenzione del tumore del collo dell’utero sono previsti controlli periodici gratuiti - il paptest ogni tre anni per la prevenzione del tumore del collo dell’utero - alle donne rispettivamente dai 25 ai 64 anni.
In Consultorio si effettua il pap-test per la prevenzione del tumore del collo dell’utero.
Per quanto riguarda la prevenzione dei tumori al seno e per riconoscere precocemente le alterazioni della mammella, nel Consultorio l’ostetrica insegna alla donna la tecnica corretta di autopalpazione della mammella. Questa tecnica può anche essere effettuata dal ginecologo durante la visita.
Simona Bontempi - Psicologa - Consultorio Familiare Darfo
Sanità Camuna
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MANGIA BENE E VIVI MEGLIO
un progetto di: ASL di Vallecamonica-Sebino, ASL Brescia,
Assessorato Agricoltura della Provincia di Brescia per la
SOVRAPPESO E OBESITÀ: LE DIMENSIONI DEL PROBLEMA
Nei paesi occidentali negli ultimi decenni l’incidenza di sovrappeso e
obesità è considerevolmente aumentata così da costituire, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), uno dei problemi più seri per la
salute pubblica. L’essere obeso è considerato uno dei più importanti fattori di rischio dell’ insorgenza prematura di patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, di malattie metaboliche (diabete), osteoarticolari (in particolare osteoporosi), gastrointestinali e di alcune forme tumorali.
Per questo motivo l’alimentazione e l’attività fisica sono priorità fondamentali delle politiche sanitarie dell’Unione Europea.
In Europa le stime parlano di circa 400 milioni di persone in sovrappeso e di circa 130 milioni di obesi. A partire dagli anni Ottanta, la prevalenza dell’obesità è triplicata in molti Paesi europei e continua a crescere: in Europa riguarda il 20% dei bambini, di cui un terzo sono obesi.
Fra le conseguenze del sovrappeso non sono poi da sottovalutare le ricadute sociali: bambini e ragazzi in queste
condizioni sono, spesso, derisi dai compagni, esclusi dal gruppo dei pari e questi atteggiamenti possono nuocere la
loro autostima.
In Italia i dati sull’argomento sono carenti, tuttavia la realtà del nostro paese, se confrontata con quella di altri Stati europei è meno preoccupante: nonostante ciò, alcuni studi condotti nel 1999 e 2004 evidenziano che il 30% degli adulti di età superiore a 18 anni è in sovrappeso e che circa l’8% è obeso. I dati ISTAT (2005) ci descrivono una
situazione in peggioramento (33,6 sovrappeso; 9% obesi). Nel grafico seguente è rappresentato l’andamento del
fenomeno in funzione delle fasce di età: la percentuale di popolazione interessata cresce con gli anni di vita e diminuisce durante la vecchiaia.
Il problema è destinato ad aggravarsi se osserviamo i dati dell’infanzia: l’Italia, dopo Portogallo e Spagna, è attualmente al terzo posto in Europa per l’alta prevalenza di bambini sovrappeso, di entrambi i sessi, d’età
compresa tra i 6 e gli 11 anni. Da un’indagine condotta nelle scuole italiane dal Ministero del Welfare, coordinata
dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, è emerso che tra i 45.500 bambini frequentanti la terza classe primaria misurati e intervistati, il 12,3 % è risultato obeso e il 23,6% in soprappeso;
Prevenzione e sicurezza
PROMOZIONE DI UNA SANA ALIMENTAZIONE
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Sanità Camuna
cioè un 1 bambino su 3 ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua
età. Applicando questi valori all’intera popolazione di bambini delle scuole primarie,
si arriva a stimare che, in tutta Italia, 1 milione e centomila bambini tra i 6 e gli 11
anni sono sovrappeso o obesi.
Prevenzione e sicurezza
Dall’indagine si sono inoltre rilevate abitudini alimentari non sempre corrette: l’11%
dei bambini non fa colazione e il 28% la fa in maniera non adeguata; l’82% fa una
merenda di metà mattina troppo abbondante.
Un problema emerso è quello della mancata percezione del problema da parte dei genitori: infatti, tra le madri di bambini con sovrappeso/obesità, ben 4 su 10
non ritengono che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto alla propria altezza. Molti genitori, in particolare di bambini sovrappeso/obesi, sembrano sottovalutare la quantità di cibo assunta dai propri figli.
Buona parte della popolazione non consuma la quantità di frutta e verdura raccomandata (5 porzioni di frutta e verdura al giorno) e predilige alimenti ad alto contenuto calorico e poco nutrienti.
L’ASL di Vallecamonica-Sebino, nel periodo Marzo-Aprile 2009
ha somministrato ai cittadini afferenti agli ambulatori vaccinali e di
igiene pubblica un questionario per indagare gli stili di vita della popolazione adulta, in particolare le abitudini alimentari, l’attività fisica, le abitudini al fumo ed il consumo di alcol. Hanno risposto al questionario 675 soggetti di cui il 64% di sesso femminile. Utilizzando i
dati di peso e altezza è stato possibile calcolare l’indice di massa corporea (IMC): il 65% è normopeso, il 30% è sovrappeso o obeso e il
5% sottopeso. È stata valutata anche la percezione dei soggetti rispetto al proprio peso corporeo: è interessante notare che il 78% dei
soggetti sottopeso si ritiene normopeso.
Analizzando l’apporto giornaliero di verdura e frutta, è emerso che
questi alimenti vengono consumati in media nella misura di una porzione al giorno. L’analisi dei dati ha permesso di evidenziare come il
consumo di frutta e verdura sia correlato in maniera statisticamente significativa con l’aumentare dell’età, il sesso femminile, e un titolo di studio medio alto.
Negli anni scolastici fra il 2005 e il 2007, in occasione della realizzazione di alcuni progetti finalizzati alla promozione di una sana
alimentazione nel nostro territorio, sono state rilevate le abitudini
alimentari degli alunni della scuola dell’infanzia e primaria, relativamente al consumo quotidiano di frutta e verdura. I dati raccolti sui
1650 bambini partecipanti al progetto, hanno mostrato come il 33%
di questi consumi frutta e verdura solo una volta al giorno e il 12,5%
mai. Nella scuola primaria i dati raccolti su 722 alunni frequentanti la classe seconda, evidenziano che solo il 16,7% degli alunni consuma verdura due volte al giorno, mentre la frutta viene assunta due
volte al giorno dal 32,4% dei ragazzi. In riferimento agli alunni frequentanti la classe quarta e quinta, le percentuali scendono rispettivamente all’11,5% e al 30,7%.
In relazione alle abitudini alimentari è in atto una vera e propria “transizione nutrizionale”, indotta dalle mutate condizioni di vita e di lavoro che stanno modificando il modo di alimentarsi degli individui: cibi ricchi di grassi e zuccheri
soppiantano a poco a poco frutta e verdura e aumenta il numero di pasti consumati fuori casa e la scelta di cibi non
freschi. Una corretta alimentazione è anche promossa dalla disponibilità di cibi sani e nutrienti e dalla loro accessibilità in termini di costi. L’attuale organizzazione socio-economica consente un’ampia disponibilità, a basso costo, di
cibi ad alto contenuto calorico e ricchi di grassi, elemento che ne favorisce un consumo diffuso determinando, così,
Sanità Camuna
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un incremento dell’incidenza dell’obesità.
Oltre agli stili nutrizionali scorretti e alla sedentarietà, ulteriori elementi che favoriscono fenomeni di obesità e di sovrappeso risiedono nell’ambito delle organizzazioni lavorative. Un recente studio, condotto dal Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica di Verona, ha evidenziato che, in ambito professionale, il minor consumo di energia, associato
alla sempre più diffusa meccanizzazione dei lavori più pesanti, costituisce una rilevante concausa nel favorire l’aumento del peso corporeo. Anche i lavori stressanti, quali quelli con prolungati periodi di turni di lavoro con cicli notturni, possono indurre squilibri biologici, ad esempio del metabolismo lipidico, favorendo una prevalenza dell’obesità. Infine, gli autori dello studio riportano, alla luce di ulteriori dati, che il sovrappeso e l’obesità rappresentano fattori
di rischio per l’incremento degli infortuni sul lavoro.
Da tempo sono note le regole per una sana alimentazione, così riassunte dalle maggiori organizzazioni scientifiche:
• Bevi ogni giorno acqua in abbondanza;
• A tavola varia le tue scelte;
• Fai sempre una sana prima colazione ed evita di saltare i pasti;
• Consuma almeno 2 porzioni di frutta e 2 porzioni di verdura ogni giorno;
• Consuma ogni giorno cereali (pane, pasta, riso…);
• Mangia pesce almeno due volte alla settimana (fresco o surgelato);
• Ricordati che i legumi forniscono proteine di buona qualità e fibre;
• Limita i grassi, soprattutto quelli di origine animale, privilegiando l’olio extravergine di oliva;
• Non eccedere nel sale;
• Limita il consumo di dolci e di bevande caloriche.
Questi suggerimenti sono validi sia per gli adulti che per i
bambini. La prevenzione infatti è tanto più efficace quanto più precoce: il genitore può giocare un ruolo fondamentale nell’insegnare ai propri figli come impostare salutari abitudini alimentari da mantenere anche in età adulta,
occupandosi non solo della quantità ma anche della qualità degli alimenti assunti: è indispensabile insegnare ai
bambini a consumare tutti i tipi di alimenti, preferibilmente quelli poveri di grassi e ricchi di vitamine, sali minerali e fibre.
QUALI INIZIATIVE PER LA PREVENZIONE DEL SOVRAPPESO?
Vista la complessità dei determinanti del fenomeno sovrappeso/obesità, le evidenze scientifiche sottolineano
che gli interventi rivolti a bambini ed adolescenti siano
condotti in sinergia dalle diverse istituzioni che si occupano dell’infanzia e dell’adolescenza e non siano finalizzati esclusivamente alla trasmissione di conoscenze,
ma che mirino alla modifica dei comportamenti scorretti. In quest’ottica particolare importanza assume il momento della ristorazione scolastica che, con il suo duplice obiettivo, nutrizionale ed educativo, riveste un ruolo
primario per la salute e il benessere fisico dei bambini.
L’attenzione alla qualità dell’offerta può potenziare la
percezione della valenza salutare del servizio e costituire un punto di forza nella collaborazione allo sforzo educativo delle famiglie.
Prevenzione e sicurezza
CONSIGLI PER UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE
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Sanità Camuna
Il progetto “MANGIA BENE VIVI MEGLIO”
Prevenzione e sicurezza
Sulla base di tali presupposti a partire dall’anno scolastico 2009-2010 l’ASL di Vallecamonica-Sebino insieme all’Assessorato Agricoltura della Provincia di Brescia ed all’ASL Brescia, propone alle scuole dell’infanzia e primaria del nostro territorio il progetto “Mangia Bene Vivi Meglio”. Questa nuova proposta nasce anche dall’esigenza di migliorare ed integrare i progetti proposti in passato dalla nostra ASL nell’ambito della promozione della sana alimentazione.
L’incontro fra questi Enti, ognuno con la propria specificità ed esperienza, ha permesso di progettare un percorso formativo e di sviluppare un approccio innovativo ed integrato in tema di educazione alimentare con le seguenti finalità:
• Ridurre l’incidenza di obesità e soprappeso nella popolazione;
• Sviluppare la conoscenza del legame inscindibile tra
alimentazione e corretto stile di vita con salute e benessere psicofisico;
• Favorire le conoscenze dell’agricoltura (ricca di produzioni tipiche e tradizionali) intesa come elemento cardine del nostro vivere quotidiano;
• Orientare le scelte di acquisto, di consumo consapevole ed ecologicamente sostenibile sia da parte delle famiglie che dei gestori delle mense scolastiche.
Il Progetto prevede, da un lato, la formazione di insegnanti, genitori e operatori delle mense scolastiche e, dall’altro,
un lavoro con le amministrazioni locali per ottimizzare la ristorazione, introducendo nei menù scolastici prodotti stagionali, tipici e locali.
Il percorso formativo vede la presenza di varie professionalità quali: Medico specialista dell’alimentazione, Psicologo,
Dietista, Agronomo, e sarà articolato nel seguente modo:
DESTINATARI
FINALITA’
n.
INCONTRI
CONTENUTI
Insegnanti
Fornire conoscenze e strumenti
per realizzare progetti che pro6 di 2-3 ore
ducano reali cambiamenti nei
comportamenti
Alimentazione e benessere
Aspetti extra nutrizionali del cibo
Il ruolo di modello dell’adulto e dei compagni
Gli strumenti per la costruzione di un progetto
Genitori
Sostenere i percorsi realizzati a
scuola, facilitando i comporta5 di 3 ore
menti alimentari corretti anche
in famiglia
Aspetti extra nutrizionali del cibo
Alimentazione e benessere
Costruire menù equilibrati e sicuri
La spesa consapevole
Operatori
mense
Diffondere le linee guida regionali e incentivare il consumo di
5 di 3 ore
prodotti tipici stagionali e a km
zero
Alimentazione e benessere
Cibo e sicurezza
Linee guida per la ristorazione scolastica
Realizzazione di menù
Dalla teoria alla pratica in cucina
Particolarmente significativo ed appropriato in questa iniziativa è il diretto coinvolgimento della famiglia, oltre
alle suddette figure che insieme contribuiscono a far conoscere e a valorizzare il cibo nel mondo del bambino. Essa,
infatti, svolge un ruolo strategico nel proporre e consolidare le corrette scelte alimentari.
Stefania Bellesi - Referente Gruppo Stili di Vita
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L’angolo dell’approfondimento scientifico
IL NAVIGATORE CHIRURGICO
UN BILANCIO LUSINGHIERO
Navigatore Chirurgico
A cura del Dr. Danilo Gervasoni
Direttore del Dipartimento di Ortopedia
A circa due anni dall’introduzione del Navigatore
Chirurgico nella Sala Operatoria dell’Ortopedia di
Esine, per ottimizzare soprattutto l’intervento di artroprotesi di ginocchio, cioè della sostituzione totale
dell’articolazione del ginocchio nell’artrosi grave con
un impianto protesico, si può fare un bilancio più che positivo del suo utilizzo. I pazienti che hanno potuto beneficiare di questa moderna apparecchiatura sono già circa 100.
Che cosa è il navigatore chirurgico?
è un sistema computerizzato che dialoga con il chirurgo ortopedico mediante una tecnologia ad infrarossi, mettendo in relazione una stazione base con i
sensori sterili che vengono utilizzati sul campo operatorio ed applicati sull’arto del paziente. Dopo una iniziale taratura, lo strumento memorizza i parametri articolari dell’arto del paziente da
operare e guida successivamente la precisa posizione delle apposite mascherine per i tagli ossei in modo da ridurre al minimo l’errore. Questo sistema, oltre che permettere un intervento meno invasivo, allinea in modo perfetto la
Sensori applicati sul paziente
protesi con le superfici articolari malate, tenendo conto anche della morfologia del soggetto e di alcune variabili che
caratterizzano e differenziano un soggetto da un altro.
L’intervento ha una durata sovrapponibile ad un intervento non navigato ed ha dato, mediamente, dei risultati assai migliori di quelli ottenuti senza l’uso del navigatore, sia radiologicamente che clinicamente. Si può dire che, dopo
una breve fase iniziale di apprendimento, si è acquisita una manualità tale da rendere il navigatore praticamente indispensabile tanto da utilizzarlo in tutti gli interventi di protesi di ginocchio.
Caso clinico di artrosi di ginocchio destro
Risultato dopo applicazione di protesi con Navigatore
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Grazie al costante interessamento del nostro Direttore Generale, stanno anche terminando i lavori per la messa in
funzione di altre apparecchiature ad alta tecnologia in sala operatoria Ortopedica, dove è stata installata di recente la “Endosuite”, un sistema di controllo computerizzato di diverse apparecchiature utilizzate in ambito chirurgico, come il Navigatore, in modo da poter utilizzare sia i comandi vocali per poterle manovrare che mettere molte di
esse in relazione tra loro.
Nella Endosuite inoltre ci sono tre telecamere con microfono, telecomandate da un unico pannello elettronico di
controllo, e tre monitor a cristalli liquidi di generose dimensioni per poter vedere il campo operatorio in primo piano
e poter riprendere in alta definizione gli interventi chirurgici.
Anche l’Ospedale di Edolo si sta dotando di una Endosuite, che in futuro permetterà un collegamento diretto tra le
Sale Operatorie.
Il sistema permette di collegarsi via web con altri Centri ad alta specializzazione, con i quali poter dialogare in tempo reale, vedere e far vedere ciò che succede in sala operatoria.
Questo riveste una grande importanza ai fini didattici e scientifici.
Insomma, gli sforzi anche economici intrapresi dalla Direzione dell’ASL hanno permesso all’Unità
Operativa di Ortopedia di dotarsi di tecnologie moderne ed al passo con i tempi proiettando i nostri Ospedali nel futuro.
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PARLIAMO DEL VARICOCELE
A cura del Dr. Roberto Cazzaniga
Direttore UO Chirurgia - Edolo
Con il termine di varicocele si intende la dilatazione varicosa delle vene nello scroto. I testicoli ricevono il sangue
dall’arteria testicolare che è situata all’interno dell’addome; il sangue viene quindi trasportato via attraverso
una serie di piccole vene localizzate nello scroto (plesso pampiniforme). Da qui il sangue refluisce nella vena
spermatica interna, che a sua volta trasporta il sangue indietro sino al cuore. In alcuni uomini le vene attorno al testicolo possono allargarsi o dilatarsi.
Il varicocele insorge solitamente tra i 15 e 25 anni, eccezionalmente prima, assai
di rado nella vecchiaia.
Presenta una incidenza elevata (circa il 15% dei giovani visitati ai tempi della visite di leva); nell’85% dei casi è localizzato a sinistra, nell’11% è bilaterale e solo
nel 4% a destra.
La causa del varicocele non è chiaramente conosciuta; il fatto più probabile è che
sia determinato da una congenita debolezza delle pareti venose associata ad una
incontinenza delle valvole; la pressione del sangue determinata dalla posizione
eretta a lungo andare causa la dilatazione venosa.
La conseguenza di tale dilatazione è un innalzamento di pochi gradi della temperatura del testicolo che se si mantiene per lungo tempo può causare infertilità.
Sappiamo infatti che il testicolo ha bisogno di una temperatura inferiore a quella corporea per funzionare correttamente e questo spiega come mai migra durante lo sviluppo embrionario dall’addome sino nello scroto.
Gli spermatozoi sono prodotti nei testicoli e la produzione degli stessi è molto sensibile anche a piccole variazioni di
temperatura. Perciò se la produzione di spermatozoi è disturbata la funzionalità, il numero e la densità degli spermatozoi può subire notevoli alterazioni. Se lo sperma non è normale la gravidanza può essere impossibile. Dopo la cura
del varicocele la funzionalità e il numero degli spermatozoi mostra un netto miglioramento con una crescita significativa della probabilità di gravidanza.
Molte persone ammalate di varicocele non accusano nessun sintomo (molto spesso si accorgono di averlo solo perché non riescono ad avere figli!). Quando le dimensioni siano sufficienti a causare sintomi, questi sono sostanzialmente rappresentati dal dolore.
Il dolore associato al varicocele è dovuto all’eccessiva pressione del sangue all’interno delle vene dilatate. Tale aumento pressorio, così come il dolore, aumentano quando si sta in piedi per lunghi periodi di tempo, nell’attività sportiva o
sollevando pesi.
Generalmente la diagnosi di varicocele non è difficile. Il Medico facilmente può porre diagnosi semplicemente con la visita. é comunque indispensabile una corretta e approfondita valutazione delle cause e dell’entità per le quali non è sufficiente la sola visita clinica.
Un esame del liquido seminale e un Eco-Doppler sono necessari.
L’Eco-Doppler è un esame non invasivo che impiega gli ultrasuoni.
Viene solitamente eseguito tenendo il paziente in piedi, in modo tale che le vene ripiene di sangue siano più agevolmente visibili, permettendo la valutazione del grado di reflusso venoso. L’intero esame non richiede più di 20 minuti.
ECOCOLORDOPPLER SCROTALE:
Viene evidenziato il reflusso patologico.
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Indispensabile anche completare l’indagine con una ecografia dei reni (il varicocele infatti, soprattutto se compare in
età più avanzata o a destra, potrebbe essere secondario a patologie del rene, soprattutto neoplastiche).
TERAPIA
Legatura Retroperitoneale: è la tecnica più largamente utilizzata per la cura chirurgica del varicocele. Presenta il vantaggio di essere abbastanza semplice e gravata da poche complicanze. In anestesia rachidea (o in anestesia generale nei più piccoli) si esegue un’incisione di circa 3-4 cm in fossa iliaca poco al di sotto dell’ombelico (come nel caso
dell’appendicite ma a sinistra).
Altezza della legatura retroperitoneale (tratteggio)
L’accesso retroperitoneale alto prevede l’apertura della parete muscolare. Può essere eseguita una legatura solo della vena (tecnica
di Ivanissevich), o una legatura in blocco di tutto il fascio vascolare
(tecnica di Palomo). La prima ha lo svantaggio di determinare una
legatura spesso incompleta con conseguente persistenza di rami
venosi collaterali che possono rifornire il reflusso verso il testicolo
con possibile recidiva del varicocele.
La seconda ha una percentuale di successo teoricamente più alta
ma può causare l’interruzione dei vasi linfatici del testicolo con
conseguente idrocele vale a dire una raccolta di liquido intorno
al testicolo (circa il 12% dei casi). Nella metà di questi soggetti sarà necessario un secondo intervento chirurgico per risolvere
l’idrocele.
Le legature retroperitoneali possono essere condotte anche in laparoscopia; in questo caso sull’addome vengono eseguite 3 incisioni di circa 1 cm attraverso le quali si fanno passare una telecamera e dei lunghi strumenti che vengono manovrati dall’esterno.
La laparoscopia tuttavia (a differenza di altre patologie), non comporta un miglioramento dei risultati né una riduzione dell’invasività, essendo oltretutto sempre necessaria l’anestesia generale.
Legatura Inguinale: Tale metodica ha il vantaggio di poter ispezionare ed eventualmente legare vene extrafunicolari,
come la spermatica esterna, che possono essere responsabili di recidive dopo legatura di tutte le spermatiche interne. All’interno del canale inguinale, però, le vene sono assai più numerose e quindi è più difficile separarle dall’arteria, per questo motivo presentano una più alta percentuale di insuccesso. Solitamente la via inguinale viene impiegata per il trattamento delle recidive.
Scleroembolizzazione: è una procedura di radiologia interventistica che prevede di raggiungere per via retrograda
la vena spermatica e di derminare la sua chiusura con l’introduzione di sostanze irritanti e di agenti embolizzanti. La procedura è eseguibile in anestesia locale con risultati buoni ma con confort del paziente non sempre soddisfacente.
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MALATTIE INFETTIVE E COMUNITÀ INFANTILI
REGIONE LOMBARDIA SI IMPEGNA IN
UNA NUOVA CAMPAGNA DI PREVENZIONE
L’Unità Organizzativa Governo della prevenzione - tutela sanitaria - piano sicurezza luoghi di lavoro e emergenze sanitarie di Regione Lombardia ha prodotto e capillarmente distribuito, attraverso i Dipartimenti di Prevenzione Medici
delle ASL, un opuscolo dedicato al tema “Malattie Infettive e Comunità Infantili”, corredato da una serie di pratiche
schede che descrivono nello specifico le 19 più diffuse malattie infettive che si possono riscontrare in ambienti collettivi, primi fra tutti le comunità infantili. Si riporta qui di seguito come esempio il contenuto della prima scheda:
1. CONGIUNTIVITI
Cos’è
La congiuntivite è un processo infiammatorio uni o bilaterale della congiuntiva, con manifestazioni cliniche che possono differenziarsi a seconda
che l’agente infettivo in causa sia di natura batterica (ad esempio, emofilo, streptococco, stafilococco) o virale (adenovirus).
Si manifesta con lacrimazione, arrossamento delle congiuntive, essudato purulento (occhi appiccicosi).
Nelle comunità infantili si presenta generalmente in forma epidemica, cioè
coinvolgente più soggetti.
Come si trasmette
La trasmissione della malattia avviene per contatto diretto con secrezioni congiuntivali o delle vie respiratorie di soggetti infetti, con le dita o con oggetti contaminati (fazzoletti, giochi, occhiali).
Il periodo di incubazione è più o meno lungo a seconda che si tratti di forme
batteriche (24-72 ore) o di forme virali (5-12 giorni).
La contagiosità è elevata ed è presente per tutta la durata dei sintomi nelle forme batteriche; anche fino a 14 giorni dall’insorgenza nelle forme virali.
Un bambino in trattamento antibiotico non è più contagioso.
Cosa fare se si verifica un caso
Nei confronti del malato. L’allontanamento dalla comunità deve essere previsto ove siano presenti bambini di età inferiore ai 5 anni.
Il bambino allontanato può essere riammesso a trattamento iniziato, senza periodi di isolamento.
Occorre adottare le “precauzioni universali” (vedi opuscolo) nell’accudire
il malato: lavaggio ripetuto delle mani, evitare l’uso in comune di asciugamani, lavaggio a 60° della biancheria.
Nei confronti dei contatti e della collettività. In caso di epidemie in Collettività infantili, deve essere effettuato il trattamento immediato e adeguato dei
contatti più stretti, anche in assenza di sintomatologia.
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Le rimanenti schede trattano le seguenti malattie infettive:
2 Epatiti Virali A E B
3 Infezione da Hiv-Aids
4 Legionellosi
5 Malattia Mano-Piede-Bocca
6 Malattie Invasive Batteriche (Meningiti/Sepsi)
7 Megaloeritema Infettivo (V Malattia)
8 Mollusco Contagioso
9 Mononucleosi
10 Morbillo - Rosolia - Parotite
11 Ossiuriasi
12 Pediculosi del Capo
13 Pertosse
14 Salmonellosi (e altre diarree infettive)
15 Scabbia
16 Scarlattina
17 Tigna del cuoio capelluto (Tinea Capitis)
e Tigna del corpo (Tinea Corporis)
18 Tubercolosi
19 Varicella
Ecco le motivazioni, riportate sull’opuscolo stesso, per cui Regione Lombardia si è impegnata in questa campagna:
“Regione Lombardia ha avviato un processo di revisione sistematica delle disposizioni in materia di interventi di
controllo delle malattie infettive alla luce delle più recenti evidenze scientifiche di efficacia e di appropriatezza, con
particolare attenzione alle comunità infantili e scolastiche. Le misure da porre in atto per limitare la diffusione dei
casi contagiosi sono state revisionate in relazione alle conoscenze scientifiche acquisite sulla loro reale efficacia con
la emanazione di specifiche disposizioni ed in particolare la DGR VII/18853 del 30.09.2004 “Sorveglianza, notifica,
controllo delle malattie infettive - revisione e riordino degli interventi di prevenzione in Regione Lombardia”.
Le informazioni che seguono vi fanno riferimento, raccogliendo le indicazioni per intervenire (o non intervenire)
quando si verificano malattie infettive in collettività infantili o, ancor meglio, per “condurre” queste collettività secondo modalità che riducano la possibilità della diffusione di eventi infettivi”.
Concetto ribadito anche dall’Assessore alla Sanità Lombarda Luciano Bresciani:
“Il mezzo di prevenzione sicuramente più efficace è costituito dalle vaccinazioni; altrettanto importante è l’adozione di misure igieniche di routine che, divenute parte del comportamento abituale, ci evitano di essere raggiunti dai
microbi.
Il primo passo da compiere in questa direzione è l’informazione: la collaborazione tra gli operatori della prevenzione e le diverse componenti che operano nelle comunità infantili e scolastiche (insegnanti, educatori, genitori e alunni) nasce anche dalla condivisione delle conoscenze che sottendono le indicazioni operative per la prevenzione e il
controllo delle malattie infettive.
Da qui queste “schede”, perché le azioni di prevenzione non possono essere bagaglio solo degli “addetti ai lavori”.
L’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia
Luciano Bresciani
Milano, 23 giugno 2009
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Di seguito si riporta una delle indicazioni contenute nell’opuscolo in oggetto, che più di ogni altra dimostra l’eclatante rivoluzione avvenuta nell’approccio alla malattia infettiva, evidenziando l’inutilità di pratiche profilattiche ritenute fino a ieri alla stregua di “dogmi assoluti”:
Interventi ambientali
La disinfezione o disinfestazione di ambienti confinati, successiva al manifestarsi di casi di malattia
infettiva, è da ritenersi per lo più inefficace o, meglio, inopportuna. La totalità degli agenti patogeni coinvolti ha una sopravvivenza estremamente limitata al di fuori dell’organismo umano e, comunque, è passibile di eliminazione con i comuni interventi di pulizia e sanificazione.
Altrettanto inefficace è la chiusura di ambienti di vita collettiva, come le scuole, a seguito del verificarsi di casi di
malattia infettiva.
Ecco inoltre l’indicazione circa gli svariati altri temi trattati:
LE MISURE DI PREVENZIONE DI CARATTERE GENERALE
LAVAGGIO DELLE MANI
UTILIZZO E IGIENE DI OGGETTI
CONTATTI IN AMBIENTI
DI VITA COLLETTIVA
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PREPARAZIONE E SOMMINISTRAZIONE
DI ALIMENTI
SANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI
PREVENZIONE DELLE
INFESTAZIONI DA ZANZARE
L’opuscolo completo e le schede sono disponibili sul sito
www.sanita.regione.lombardia.it
NUMERO VERDE UNICO 800.318.318
Matilde Comensoli - Responsabile Comunicazione Aziendale
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A CURA DEL DIPARTIMENTO DI
PREVENZIONE VETERINARIO:
FARMACI NEGLI ALIMENTI? NO, GRAZIE!
Si definisce “farmaco veterinario” qualunque medicinale destinato agli animali con
proprietà curative o di prevenzione delle malattie degli animali.
Così come l’uomo anche gli animali si ammalano e quindi necessitano di cure appropriate e di farmaci appositamente studiati e prodotti dalle aziende farmaceutiche che
immettono in commercio, previa autorizzazione del Ministero della Salute specialità
farmaceutiche, medicinali ad azione immunologica (vaccini) e premiscele per la produzione di mangimi medicati.
In medicina veterinaria è di uso comune l’impiego di vaccini al fine di prevenire su larga scala la diffusione di malattie infettive specifiche delle diverse specie animali. Terapie di massa in allevamenti intensivi ove sono ricoverati centinaia o migliaia di capi
(ad es. allevamenti suinicoli ed avicoli) vengono di norma eseguiti mediante la somministrazione di mangimi medicati o di principi attivi inseriti nell’acqua di abbeverata.
Anche la filiera del farmaco veterinario è sottoposta al controllo del Servizio Sanitario Nazionale. Attraverso le
verifiche attuate ci si propone di garantire il mantenimento dello stato di benessere degli animali e la tutela della salubrità degli alimenti.
I medicamenti possono essere somministrati agli animali sotto varie forme: specialità medicinali, come nell’uomo, sciolti nell’acqua d’abbeverata o tramite gli “integratori medicati”, miscele di medicinali in supporti alimentari semplici, somministrati agli animali mescolati con i mangimi.
Ogni specialità medicinale e mangime medicato, utilizzabile per la terapia degli animali che producono alimenti per
l’uomo, deve essere regolarmente autorizzato.
La distribuzione e l’utilizzazione dei farmaci negli animali debbono essere subordinate ad una visita e ad una diagnosi clinica, seguita da una ricettazione, infatti il farmaco negli
animali può essere impiegato soltanto se esiste una
ricetta del medico veterinario.
Si tratta di un aspetto di fondamentale importanza, sia per la
salute degli animali che per la salute pubblica.
è purtroppo noto che in alcune situazioni esiste un abuso
nell’impiego dei farmaci veterinari o, peggio ancora, un uso
del tutto illegale di farmaci proibiti, utilizzati sia per la terapia
sia per alterare la normale fisiologia degli animali, allo scopo di ottenere facili guadagni anche se illegali. Si tratta di situazioni di rischio che, nell’ambito della sanità pubblica, sono oggetto di costante sorveglianza da parte
dei Servizi Veterinari pubblici, i quali operano in rete e su direttive emanate dal Ministero della Salute e dall’Unione Europea.
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Per prevenire i rischi derivanti da uno scorretto o fraudolento impiego dei medicinali veterinari è necessario attuare un sistema di controllo della “filiera” produttiva, individuando i “punti critici” dell’utilizzo dei farmaci veterinari, dall’allevamento fino alla tavola dei consumatori. I Medici Veterinari pubblici attuano il sistema di controllo attraverso azioni di farmacovigilanza e farmacosorveglianza.
FARMACOSORVEGLIANZA
La farmacosorveglianza è finalizzata alla tutela della salute dei consumatori di alimenti di origine animale e si realizza vegliando sulla corretta commercializzazione e utilizzazione del farmaco. Si svolge presso i distributori di
medicinali (grossisti e farmacie) e presso gli allevamenti, dove i titolari devono tenere una registrazione aggiornata del carico e scarico dei medicinali utilizzati, da cui si possa dedurre che ogni transazione è sempre preceduta
dalla prescrizione veterinaria e che gli animali sottoposti al trattamento sono sempre correttamente identificati.
Questo anche per verificare il rispetto del “tempo di sospensione” specifico per ogni farmaco, tempo necessario
all’organismo animale per metabolizzare il prodotto somministrato e così evitare di trovarne residui nelle carni,
nel latte, nelle uova e negli alimenti da essi derivati.
Queste attività sono dettate, a livello nazionale ed europeo da:
1. Decreto Legislativo n.193/ 2006;
2. Decreto Legislativo 143/2007 che integra e corregge il precedente;
3. Decreto Legislativo n.158/2006 che stabilisce i criteri per
l’autocontrollo, i controlli ufficiali e i piani di sorveglianza sui
residui dei medicinali veterinari autorizzati e delle sostanze
non autorizzate;
4. Regolamento del Consiglio n.2377/90, il quale definisce i Limiti Massimi di Residui di medicinali tollerati.
L’ASL di Vallecamonica-Sebino esegue regolarmente un numero di controlli di farmacosorveglianza seguendo una programmazione annuale che si basa sul Livello di Attenzione attribuito
alle Aziende presenti sul nostro territorio. Per il 2009 sono in fase svolgimento 150 ispezioni, mediante l’ausilio
di check list regionali, in allevamenti che producono latte (conferenti a caseifici industriali o con caseifici annessi
all’azienda), in allevamenti intensivi di vitelli a carne bianca, di suini o di polli da ingrasso.
FARMACOVIGILANZA
La farmacovigilanza comprende la raccolta e l’analisi delle reazioni “avverse” ai farmaci, cioè le risposte
nocive e/o indesiderate ad un medicinale, tra le quali va inclusa anche la mancanza dell’effetto terapeutico o profilattico, a tutela della salute e del benessere degli animali.
Una reazione “avversa” grave è quella che provoca la morte dell’animale trattato, oppure una lesione
tale da comprometterne la vita o la funzione produttiva cui è destinato. Nel caso di farmaci somministrati ad animali produttori di alimenti, una reazione avversa può essere, ad esempio, la presenza di residui
del medicinale anche dopo l’interruzione del trattamento effettuata nel rispetto dei tempi previsti dalle
ditte farmaceutiche produttrici.
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Il sistema italiano di farmacovigilanza, costituito dalla Direzione generale della sanità pubblica veterinaria del Ministero della Salute e dai centri regionali di farmacovigilanza (D.Lgs 193/2006) ha lo scopo di costituire sul territorio nazionale un sistema efficace per la raccolta, la trasmissione e la valutazione delle informazioni relative alle
reazioni avverse del medicinale veterinario.
Tali informazioni possono provenire da diverse fonti:
• medici veterinari;
• farmacisti;
• università (Istituti di ricerca, cliniche universitarie);
• aziende titolari di autorizzazioni all’immissione in commercio;
• operatori professionali sul territorio, tramite il veterinario.
Elemento fondamentale per la trasmissione delle informazioni è la scheda di segnalazione. Ricevuta tale scheda la nostra ASL la invia alla Regione la quale, in collaborazione con gli Istituti Zooprofilattici, provvede alla loro
elaborazione epidemiologica. è la Regione che invia sia all’Istituto Superiore di Sanità, sia al ministero della Salute le informazioni complete.
PIANO RESIDUI e PIANO ALIMENTAZIONE ANIMALE
Efficaci strumenti di controllo a questo livello sono:
• il Piano Nazionale e Regionale Residui (PNR -PRR)
• il Piano Nazionale e Regionale Alimentazione Animale (PNAA-PRAA).
Attraverso questi strumenti, i Veterinari Pubblici del
Servizio Sanitario Regionale eseguono dei campionamenti numericamente programmati e su sospetto, per
la ricerca di farmaci non consentiti e per la verifica
del rispetto dei “tempi di sospensione” nei macelli,
negli allevamenti e presso i produttori e i rivenditori di mangimi.
Il numero degli interventi da effettuare è commisurato all’entità del patrimonio zootecnico del territorio
regionale, in modo da sottoporre a controlli statisticamente significativi i diversi punti critici, ad efficace
tutela dei consumatori e del benessere animale.
Per l’anno 2009 all’ASL di Vallecamonica-Sebino
sono stati assegnati, secondo le disposizioni regionali, 150 campioni per il PNR 70 in macello e 30 in allevamento e 62 campioni per il PNAA, da effettuarsi presso gli allevamenti delle diverse specie e presso i rivenditori registrati, ai sensi del Decreto Legislativo n.183/2006.
Lo svolgimento di questi prelievi è effettuato seguendo una programmazione mensile concordata con i laboratori dell’IZLER di Brescia.
Dr. Paolo Peduzzi
Responsabile del Servizio Igiene degli Allevamenti
e delle Produzioni Zootecniche
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Notizie in breve
curiosando qua e là…
OLIO VERGINE D’OLIVA:
PERCHÉ PREFERIRLO AGLI ALTRI GRASSI
Innanzi tutto perché è un mix di sostanze antiossidanti: vitamine, alfa e gamma tocoferoli e beta carotene, fitosteroli, squalene e composti fenolici. La presenza di questi componenti, che rende l’olio vergine
d’oliva il miglior grasso da condimento in assoluto, è preziosa per l’olio stesso (lo protegge dall’irrancidimento) e
per la salute. Combatte i radicali liberi che causano tanti danni al cervello ed ai tessuti.
Numerosi studi hanno dimostrato inoltre come l’uso costante dell’olio vergine d’oliva diminuisca il rischio di contrarre numerose malattie di tipo cerebro e cardiovascolare e di sviluppare vari tipi di tumore, in particolare quelli
dell’apparato digerente superiore. Bisogna però essere cauti. L’olio ha un elevato contenuto calorico: 900 Kcal in
100 grammi. Non si devono quindi consumare più di 4 cucchiai di olio al giorno, al massimo.
IN ARRIVO I DETERGENTI COLORATI
Candeggina, ammoniaca e soda caustica, usate per pulire i locali come bar, ristoranti e alberghi, dovranno avere colori brillanti per non
essere confuse con l’acqua ed evitare così il pericolo di ingestione accidentale. Lo stabilisce una nuova legge che garantisce anche alle aziende
interessate un periodo di tempo per adeguarsi. I futuri trasgressori se la vedranno con multe e ammende fino alla chiusura dell’esercizio ed
al ritiro della licenza.
IL VACCINO PER BOCCA CONTRO LE ALLERGIE ALLE GRAMINACEE
L’efficacia nel tempo del vaccino per bocca contro le allergie alle graminacee è stato dimostrato da uno
studio condotto nel National Heart and Lung Institute dell’Imperial College di Londra, che ha verificato
come i soggetti, trattati appunto con il vaccino per via orale, a distanza di un anno dal termine della cura
abbiano dimostrato la riduzione del 50% dei disturbi quali naso chiuso o gocciolante e lacrimazione.
ATTENZIONE AL NICHEL NEL TUO CELLULARE!
Oltre 10.000 italiani soffrono di dermatite causata dal nichel contenuto nelle parti metalliche dei
telefonini a contatto con orecchi e pelle del viso circostante. A sostenerlo è la Società Italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica, che evidenzia come i più colpiti siano i giovanissimi che passano tempi molto
lunghi al cellulare. La forma allergica in questione si manifesta con intensi arrossamenti e pruriti.
GUADO, NUOVO ANTICANCRO
Le virtù anticancro del guado - una pianta dei prati conosciuta in Europa, fin da tempi antichi, perché dalle
sue foglie e dai suoi fiori veniva estratto un pigmento blu (indaco) usato per tingere le stoffe - sono state
evidenziate da uno studio dell’Università di Bologna pubblicato sul Journal of Science of Food and Agricolture. Il guado (Isatis tinctoria) è infatti ricco di glucobrassicina, una sostanza vegetale anti tumorale efficace
soprattutto contro i tumori al seno che oggi viene testata in via sperimentale. La glucobrassicina si trova
anche nei broccoli (come il guado sono delle Brassicacee).
LA LAVANDA PLACA LA PAURA
Una ricerca condotta da un team di esperti del King’s College di Londra ha dimostrato che il profumo naturale
più adatto a dissolvere ansia e paura è quello di lavanda. Nell’ambito dell’indagine, a un campione di 340
pazienti che aspettavano il loro turno dal dentista, è stato fatto annusare quest’olio essenziale e più della
metà ha affrontato la “poltrona” in maniera più distesa.
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MAL DI TESTA ADDIO GRAZIE AL TANACETO PARTENIO
CHIAMATO ANCHE “CAMOMILLA BASTARDA”, QUESTO VEGETALE
COMUNE NELLE NOSTRE CAMPAGNE HA VIRTÚ ANTIDOLORIFICHE
Simile ad un’aspirina naturale, il Tanaceto partenio (o “camomilla bastarda”) è noto da secoli
per le sue proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche: fin dal Cinquecento, infatti, in campagna lo
si raccoglieva per preparare infusi contro febbre, artriti, reumatismi e mal di testa, e il medico inglese
John Hill nel 1772 lo qualificò come una delle più importanti piante medicamentose nel suo Erbario
famigliare.
I principi attivi del Tanaceto partenio, che di fatto agisce in maniera simile all’acido acetilsalicilico,
sono stati studiati di recente da una ricerca britannica condotta alla City of London Migraine Clinic: lo
studio conferma che la pianta ridurrebbe le contrazioni muscolari che sono all’origine del mal di testa
e sarebbe particolarmente efficace contro le emicranie vasomotorie collegate al ciclo mestruale e per
attenuare i dolori uterini; esso costituisce inoltre un’ottima protezione contro i dolori reumatici.
lo sciroppo d’acero SI!
I DOLCIFICANTI CHE CURANO
Le sostanze dolcificanti hanno spesso fama di essere dannose per la salute, ma non sempre è così, infatti
alcune di esse sono ricche di sali, fibra e vitamine, danno energia e disintossicano.
Il miele è quello da preferire, seguito dallo zucchero integrale e dai malti di cereali; questi
ultimi derivano dalla cottura del cereale con aggiunta di orzo germogliato. Contengono maltosio, destrine
(zuccheri a lento assorbimento) e sali minerali (calcio, ferro, magnesio).
Il fruttosio si ottiene dal succo prodotto dalla concentrazione (e non dalla raffinazione) della frutta.
Fornisce un buon apporto di vitamine e minerali e non alza la glicemia.
Lo sciroppo d’acero deriva dalla linfa dei tronchi di Acer saccharum e Acer rubrum, piante originarie del
Canada. È un ottimo depurativo ed è ricco di calcio, ferro, vitamina B1, potassio. È un liquido denso dal
sapore delicato e contiene 250 calorie per 100g, cosa che lo rende prezioso per chi è a dieta.
Aspartame NO!
Da evitare è invece l’utilizzo dello zucchero bianco, poiché esso alza l’insulina e favorisce il diabete;
molto dannosi sono anche i dolcificanti di sintesi chimica, quali Aspartame, Saccarina e AcesulfameK, in quanto sono privi di qualsiasi componente nutritiva e anzi possono modificare le cellule, con effetti
tossici e addirittura cancerogeni. In particolare l’aspartame, molto diffuso in cibi dietetici, bibite gassate, chewing gum, ma anche in prodotti dietetici e vitamine di sintesi, può causare in alcuni soggetti
reazioni allergiche, emicrania, convulsioni, linfomi e neoplasie.
I 10 METODI DI COTTURA PIÙ COMUNI: ANALISI E VOTI
Rispetto ai cibi crudi, quelli cotti sono senz’ombra di dubbio quelli più sicuri perché il calore distrugge la carica batterica
eventualmente presente.
1. COTTURA ALLA GRIGLIA: Voto 3
è vero che il barbecue è sinonimo di festa ed è altrettanto vero che permette una cottura senza
utilizzo di grassi, anzi, quelli contenuti nelle carni come bistecche e salsicce colano e vengono
eliminati, ma la griglia del barbecue, che raggiunge temperature altissime, a contatto con gli alimenti produce molecole potenzialmente tossiche, come il benzopirene, che sono dichiaratamente
cancerogene, soprattutto per stomaco e intestino. Se proprio non si vuole rinunciare avvicinare il meno possibile gli alimenti alla fiamma e rimuovere le eventuali crosticine
prima di consumare.
2. FRITTURA: Voto 3 e ½
La frittura (per molti gioia del palato…) sprigiona molecole potenzialmente cancerogene, soprattutto se si friggono alimenti contenenti carboidrati, come le patate. Non è consigliabile consumare cibi fritti più di una volta al mese. Per limitare i danni: usare sempre olio extra
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vergine d’oliva perché è il meno alterabile alle alte temperature e usarlo sempre molto caldo perché più è bassa la temperatura più i cibi lo assorbono. L’olio non deve mai fumare e i cibi vi devono essere sempre completamente immersi.
3. BRASATURA: Voto 6
Il problema dei brasati è la cottura lenta e prolungata che esige l’utilizzo di condimento in alte quantità
per impedire al cibo di attaccarsi al fondo. Inoltre la cottura prolungata determina una notevole perdita di
elementi nutrizionali. Non è pericolosa invece dal punto di vista del rilascio di sostanze tossiche.
4. COTTURA ALLA PIASTRA: Voto 7
Rispetto al barbecue, la cottura alla piastra consente una cottura uniforme facendo in modo che il calore
non si concentri solo in alcuni punti che sono poi quelli in cui si forma l’insidiosa righettina nera. La piastra
può richiedere l’aggiunta di condimenti che però si devono usare con parsimonia per evitare troppe calorie
in più. Non essendo troppo elevate le temperature in quanto fra il fuoco e il cibo c’è la piastra, non si
formano molecole pericolose.
Per pulire le piastre evitare di usare pagliette abrasive perché possono provocare abrasioni e solchi dove si potrebbero
annidare microrganismi, germi e batteri responsabili di tossinfezioni alimentari.
5. COTTURA AL FORNO: Voto 8
Nel forno la cottura è uniforme e non è mai così elevata da produrre molecole tossiche o cancerogene. Inoltre consente di limitare o addirittura escludere qualsiasi tipo di condimento.
6. BOLLITURA: Voto 8
Bollire in acqua o in brodo è molto salutare perché permette di aromatizzare con odori e spezie, senza l’aggiunta di grassi. Si dovrebbe limitare al massimo la quantità dell’acqua, perché per esempio
le verdure più cuociono più perdono principi nutritivi. Erbette, fagiolini broccoli e zucchine vanno
fatti scottare in acqua bollente solo per qualche minuto così conservano intatte le loro proprietà e
risultano più gustose e croccanti. I vegetali di terra (patate, carote) vanno cotti in acqua
fredda, glia altri vanno immersi quando bolle.
7. COTTURA CON IL WOK: Voto 8 ½
La cucina al wok, tipica dei paesi orientali, è divenuta di moda con il diffondersi della cucina etnica.
Essendo una padella molto larga, di forma arrotondata senza spigoli e lievemente conica sul fondo, permette di distribuire bene il calore e di ottenere quindi una cottura uniforme. Limita inoltre
l’utilizzo dei condimenti e cuoce a bassa temperatura, soprattutto le verdure. Richiede di mescolare
spesso il cibo per evitare che attacchi, essendo in materiale non teflonizzato, simile alla ghisa, che
però ha il vantaggio di non graffiarsi e quindi di non rilasciare molecole tossiche.
8. COTTURA IN PENTOLA A PRESSIONE: Voto 9
Riduce se non addirittura abbatte i tempi di cottura perché raggiunge una temperatura superiore a
quella della bollitura e consente di limitare l’utilizzo dei grassi e dell’acqua. Utilizzare poca acqua
offre il vantaggio di diminuire la dispersione dei sali minerali e mantenere il cibo più saporito. Dal punto di vista nutrizionale, solo vantaggi, da
pesare però i rischi di un utilizzo errato…
9. COTTURA AL VAPORE: Voto 10
è la cottura più salutare in assoluto. Permette la conservazione di tutte le proprietà nutrizionali degli alimenti, non raggiungendo temperature
elevate non danneggia i cibi. Si usa una normale pentola dotata di cestello che permetta al cibo di non stare a contatto con l’acqua, permettendogli di cuocere grazie al solo vapore sprigionato dalla bollitura. Unico neo: il gusto che, senza grassi aggiunti, rimane quello originario del
cibo. Si può vivacizzare il sapore con olio vergine d’oliva crudo, spezie ed erbe aromatiche.
10. COTTURA AL MICROONDE: N.C.
Grazie ad uno speciale dispositivo, il magnetron, l’energia elettrica viene trasformata in onde elettromagnetiche ad alta frequenza, cioè le
microonde, le quali agitano le molecola d’acqua contenute nei cibi provocandone la cottura. Non vi sono studi statistici circa questo tipo di cottura. Si può però dire che riguardo alla velocità ed il risparmio energetico relativi allo scongelamento o al riscaldamento dei cibi, merita il 10.
(Le notizie, tratte da varie pubblicazioni, sono state scelte a cura dello Staff della Comunicazione).
IL VACCINO ANTINFLUENZALE
CAMPAGNA 2009-2010
INDICAZIONI UTILI
Il Ministero della Salute ha emanato in data 23.7.2009 la circolare relativa alla prevenzione ed
al controllo dell’influenza nella stagione 2009-2010, in base alle indicazione dell’OMS. Detta
circolare è stata condivisa dall’unità di crisi per la pandemia influenzale da virus A/H1N1, istituita presso il Ministero.
Relativamente alla popolazione da vaccinare, non si registrano sostanziali novità rispetto allo
scorso anno, mentre viene ribadito che la vaccinazione rappresenta tuttora il più valido strumento per ridurre il rischio di malattia e di complicanze nei soggetti a rischio che vanno attentamente individuati e vaccinati.
La vaccinazione è prioritariamente offerta agli anziani ed a coloro i quali, indipendentemente
dall’età, sono affetti da patologie favorenti il rischio di complicanze gravi in seguito all’influenza. Viene, inoltre, offerta a tutti gli operatori sanitari ed agli addetti alla sicurezza pubblica e ad
altri servizi pubblici essenziali, nell’ottica di garantire alla popolazione tutti i servizi primari nel
periodo epidemico.
Per i bambini non compresi nelle categorie a rischio non si ritiene opportuno, analogamente a
quanto riportato nella circolare ministeriale, promuovere “l’offerta attiva gratuita del vaccino ai
bambini che non presentano fattori individuali di rischio”.
Quest’anno l’inizio della campagna di vaccinazione sarà anticipata ai primi di ottobre e sarà offerta gratuitamente agli aventi diritto attraverso i MMG, PLS e centri vaccinali dell’ASL.
Una seconda campagna - il cui inizio è previsto per la seconda metà di novembre - riguarderà la nuova influenza da virus A/H1N1, e sarà realizzata in base a precise indicazioni ministeriali e regionali che perverranno.
Periodico trimestrale a carattere tecnico-informativo, ANNO VI - N. 3
ASL di Vallecamonica - Sebino - Iscr. Trib. di BS n. 10/2004 in data 8 marzo 2004
Sanità Camuna
L’Asl Informa
03/2009