SE ZIONE DI MILANO “TESORI D’EUROPA, PATRIMONIO DEI CITTADINI: NASCITA E SVILUPPO DEL MUSEO MODERNO” Corso di aggiornamento 2008/2009 Giovedì 5 marzo 2009 Dal museo ai musei. Patrimonio e comunità, patrimoni di comunità. Prof. Pietro Clemente Università degli Studi di Firenze Docente di antropologia Culturale nell’Università di Firenze. Ha progettato musei in area toscana, è autore di studi di storia delle tradizioni popolari e antropologia dell’Italia contemporanea, e sul patrimonio culturale, dirige la rivista Lares ed è membro della redazione di Antropologia Museale e del Comitato Scientifico della rivista Ethnologie française.Membro del Consiglio scientifico del Musée des Cultures de l’Europe et de la Mediterranée (MUCEM Marsiglia), Membro del Consiglio Scientifico del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze.Membro del Consiglio scientifico della Fondazione Museo Guatelli di Ozzano Taro (Parma), Membro del Consiglio scientifico dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna e Presidente della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici (SIMBDEA), tra gli scritti museografici: Biens culturales sans cultures: le patrimoine italien in a cura di D:Fabre, L’Europe entre cultures et Nations, Paris, Maison de Science de l’homme, 1996, Graffiti di museografia antropologica italiana, Siena, Protagon, 1996, vol. pp. 325, Il terzo principio della museografia, Roma, Carocci, 1999, vol. pp. 230 in coll. Con E. Rossi, Antropologi tra museo e patrimonio in I. Maffi (cura) Il patrimonio culturale, numero unico di Antropologia Milano, Meltemi, 2006. Sommario Sulla base dell’esperienza dell’Associazione SIMBDEA, il testo mostra la mutevolezza della fisionomia del museo e dell’idea di comunità e di patrimonio negli ultimi decenni, e insiste sulle esigenza di creare un movimento dei musei capace di costruire reti utili per far crescere il sapere e la partecipazione e costruire nuove comunità sia locali che globali che abbiano al centro il ruolo del museo come fattore di democrazia, sviluppo locale sostenibile, riconoscimento della diversità come fattore chiave di civiltà future possibili. Attualità delle diversità passate, partecipazione delle nuove comunità migranti, nuove collezioni e mostre che abbiano al centro la vita quotidiana attuale sono tra le missioni forti del museo ‘per il contemporaneo’ Abstract Dal museo ai musei La nozione di museo è da anni in un flusso di trasformazione, inversamente proporzionale alla staticità che il senso comune attribuisce ad essa. Attestato come luogo dei colti, delle quadrerie e della distinzione sociale, o come luogo del passato archeologico in ogni caso statico e immodificabile , il museo è cambiato ed è stato stravolto da un lato dalla nuova museografia di base, dall’altro dai nuovi sistemi di comunicazione e dal rimescolarsi dei ceti e dei consumi collettivi. Gli aspetti principali in Italia sono Il riconoscimento nel Codice dei beni culturali e del paesaggio del museo come Istituzione culturale pubblica Il riconoscimento nel Congresso ICOM di Seul del campo dei beni immateriali come aspetto della missione del museo La nascita di nuovi musei che si denominano come tali ma che incorporano le caratteristiche di mostre e centri di interpretazione, si basano sulla comunicazione e non sulle collezioni I processi di accreditamento regionali che favoriscono regole e professionalità, catalogazione schedatura, dando coscienza di rete (anche se molti piccoli musei non vi accedono) I processi di riconoscimento delle convenzioni UNESCO che allargano un movimento internazionale di valorizzazione di beni e contesti materiali e immateriali e costruiscono un campo mondiale del patrimonio. Facce diverse del museo Il campo antropologico vive tutti questi processi, ma aggiunge altri dati fortemente propri del settore: Il museo come mediatore di partecipazione attiva delle comunità locali, e delle comunità immigrate secondo la missione degli antropologi che fanno esperienza diretta di dialogo con le popolazioni locali e ne ‘ascoltano le voci’, il museo dunque introduce la voce dell’antropologia del mondo contemporaneo nei suoi percorsi culturali. Il museo come attivatore di processi di memoria dei cittadini e di riconoscimento della storia locale, con aspetti di crescita della democrazia Il grande tema lanciato da De Varine, del museo come fattore di sviluppo locale (sviluppo qui vuol dire saperi, competenze locali, attività lavoro, collaborazione, partecipazione, anche turismo partecipato ed eco museale, e non autostrade e industria), è ancora poco attuale nella nostra consapevolezza museografica, ma lo diventerà vieppiù anche per il peso della crisi che stiamo vivendo. Il museo è dunque in un processo tra globale e locale, che lo vede teso a una trasformazione continua. Museo al plurale La nozione plurale di musei è l’emblema ulteriore della missione contemporanea. In effetti dalla prospettiva di essere in rete, nascono le più forti sinergie culturali e la battaglia contro lo ‘splendido isolamento’, in cui sia la grande museografia che la museografia di base vivono . Nel contesto dei processi di accreditamento essere in rete significa potenziare il carattere internazionale della conoscenza, connettendosi con centri universitari e non di produzione e sistematizzazione di conoscenza( cataloghi on line, aggiornamenti on line, interpretazioni on line), significa favorire progetti comuni di valorizzazione e integrazione sia con scambio di beni che con progetti di esposizione a tema e a rete, sia soprattutto far parte di un movimento culturale di educazione permanente in cui i musei hanno il ruolo di formazione postscolastica e in particolare di lotta contro la smemoratezza del moderno e di lotta per l’inclusione nella conoscenza e nella comunicazione sociale di tutti i soggetti. I musei come arena culturale locale e globale. Tra ex emigrati e immigrati, ex contadini e neocontadini, tra ex parsimoniosi e consumisti, tra vecchi e giovani, tra premediatici e postmediatici. Museografia della contemporaneità significa avere una idea del ruolo dei musei per rendere la società più aperta, più ricca di cultura, più ricca di differenze, che si collochi nella scena dei nuovi movimenti. Patrimonio e comunità Il codice dei beni culturali riconosce un nuovo soggetto plurale del patrimonio come ‘eredità nazionale’: stato, regioni, comuni, città metropolitane. Questo soggetto plurale è in un certo senso una ‘comunità articolata’ nella sua sfera istituzionale, ad essa fa da integrazione e contrappunto la ‘società civile’, ambito in cui operano i musei quando sono attivi nella società e nel territorio. Il codice parla di patrimonio nel senso di ‘heritage’, che ha anche valori di identificazione territoriale e non solo più valori ‘estetici’. Su questa base il dibattito sulla nozione di patrimonio tende a vedere da un lato una nuova dimensione dei processi statali e interstatali di ‘categorizzazione’ del mondo ai fini di costruire ‘società’ regolata e quindi anche potere. In questo senso la nozione di ‘patrimonializzazione’ è vista come costruzione di consenso da parte dello stato includendo articolazioni della vita locale. Dall’altro il patrimonio viene visto come nuova articolazione più ampia e moderna del concetto di civiltà e di cultura insieme, e assunto come base di una nuova idea di educazione, basata sulla cittadinanza attiva e sulla scuola pubblica come agenzie di emancipazione e adeguamento della società ai processi di trasformazione. Una posizione intermedia vede nel patrimonio un campo conflittuale in cui da un lato si definiscono protocolli internazionali e nazionali (anche sulla base di conflitti, diritti, riconoscimenti) che tendono a costruire dall’alto processi di inclusione/esclusione legati ai poteri e alle loro forme locali, ciò apre processi di rivendicazione in nome degli stessi principi patrimoniali da parte di altri soggetti che puntano invece ad estendere la società civile e il pluralismo dei poteri e delle differenze. La nozione di comunità si trova dunque sottoposta a una poderosa tensione. Da un lato la nascita dei musei locali cerca di ricostituire una centralità del mondo locale come reazione alla perdita di centro del moderno e trova spazio nella postmodernità come nuova esplosione delle identità, in questa dimensione la comunità che si auto afferma intorno al museo e per il patrimonio può anche essere esclusiva, essenzializzata, identitaria (i sardi, i lombardi, i celti, etc..) ma spesso con obiettivi di riconoscimento di differenza, ma d’altro canto la comunità della società civile si afferma a livello locale come insieme degli ‘stakeholders’(agenzie, soggetti economici, utilizzatori, partners, sponsors, finanziatori) in processi di finanziamento circuiti di turismo, valorizzazione di prodotti, che incontrano l’ambito della politica. Infine la comunità è anche comunità virtuale, legata a Internet, alla varietà dei soggetti che guardano al museo anche da lontano, che lo scelgono dal sito, dalla guida Internet, o da emigrati altrove. E’ comune il riconoscimento che le comunità sono oggi molteplici e conflittuali, e che il sia il patrimonio che il museo sono luoghi e agenti di conflitti. Museum frictions (dopo Museum Community) è il titolo dell’ultimo volume dello Smithsonian : frizioni di identità etniche, di poteri coloniali o imperiali, di mercato, di grandi contro piccoli, di ricchi contro poveri, di tecnologici e non tecnologici etc… Simbdea L’approccio antropologico italiano rappresentato da SIMBDEA è impegnato in Italia sia nella vertenza con il Ministero per il riconoscimento delle figure dei demo antropologi nel sistema pubblico, riconosciuto dalla legge ma negato di fatto, per ottenere che l’ICDE (Istituto centrale per i beni demo etnologici) appena istituito sia diretto da antropologi e non da storici dell’arte (come il decreto scandalosamente prevede) e quindi per sviluppare la professionalità antropologica nella museografia pubblica e in quella privata e territoriale; ma sul tema del patrimonio privilegia in questo momento storico un punto di vista situato nei contesti locali e vede i musei come dispositivi culturali importanti sia per incontri tra i saperi , sia per sviluppare forme di partecipazione locale e di democrazia per potenziare la società civile in controtendenza alla società politica, potenziando anche il ruolo di ricerca dei musei come produttori di antropologia della società civile (analisi di conflitti, processi, democrazia). In questo senso i musei tendono a farsi rete, e ad attivare solidarietà orizzontali (movimenti della società civile, della scuola, antirazzisti, ecologisti, terra madre (che è un po’ una sintesi), e anche a creare conoscenza aggiornata e critica attraverso il proprio mondo di competenze e professionalità. C’è quindi da costruire una nuova comunità di soggetti attivi, basata sulla complicità dei musei con i processi sociali di resistenza alla modernizzazione intesa come unificazione forzata del mondo. Questo lavoro lo chiamiamo ‘per una museografia del contemporaneo’, dove contemporaneo significa attivare processi di costruzione di cultura innovativa, basata sul valore della memoria e della diversità come mezzi di progettazione di civiltà future. Bibliografia essenziale en cours) I.Karp, C.Kratz ( a cura) Museum Frictions: Public Cultures/Global Transformations, Smityhsonian Inst. 2006 Antropologia Museale n.18 (su UNESCO e beni immateriali) e n. 19 (su contemporaneo e scrittura del museo) 2008 Ethnologie française 4, 2008 (su Ethnologie et musée: un débat I.Maffi ( a cura) Il patrimonio culturale, numero unico di Antropologia Milano, Meltemi, 2006 A.Bortolotti e all., Per l’educazione al patrimonio culturale 22 tesi Milano, Angeli, 2008