Indice generale Prefazione all’edizione italiana Ringraziamenti dell’Editore Guida alla lettura XIX XXI XXII Parte 1 Introduzione Capitolo 1 Introduzione alla Genetica 1 1.1 La relazione tra geni e caratteri 1 1.1.1 L a composizione biochimica delle cellule 1.1.2 Ogni cellula contiene molte proteine diverse che ne determinano la struttura e la funzione 1.1.3 Il DNA contiene l’informazione per la sintesi proteica 1.1.4 Il processo dell’espressione genica permette di accedere all’informazione contenuta nel DNA 1.1.5 Le differenze ereditarie si devono alla variazione genetica dei caratteri 1.1.6 I caratteri sono controllati dai geni e dall’ambiente 1.1.7 I geni sono trasmessi da una generazione alla successiva tramite la riproduzione 1.1.8 La composizione genetica di una specie si evolve nel corso di molte generazioni 1.2 I diversi campi della Genetica 1.2.1 L a genetica mendeliana studia la modalità di trasmissione ereditaria dei caratteri 1.2.2 La Genetica molecolare studia il materiale ereditario da un punto di vista biochimico 1.2.3 La genetica delle popolazioni si occupa della variabilità genetica e del suo ruolo nell’evoluzione 1.2.4 La Genetica è una scienza sperimentale 1 2 2 3 5 5 5 6 6 7 9 9 9 Parte 2 Modalità di ereditarietà Capitolo 2 Eredità mendeliana 11 2.1 Le leggi di Mendel dell’eredità 12 2.1.1 M endel scelse la pianta di pisello come organismo sperimentale 12 2.1.2 M endel studiò sette caratteri puri 2.1.3 Mendel seguì un singolo carattere per due generazioni 2.1.4 Il rapporto fenotipico 3:1 osservato da Mendel è in accordo con la segregazione degli alleli (prima legge di Mendel) 2.1.5 Il quadrato di Punnett può essere usato per prevedere il risultato degli incroci 2.1.6 Mendel analizzò anche gli incroci che coinvolgono due caratteri 2.1.7 Il quadrato di Punnett può essere utilizzato anche per risolvere i problemi sull’assortimento indipendente 2.1.8 I genetisti moderni sono spesso interessati alle relazioni tra l’espressione molecolare dei geni e la manifestazione dei caratteri risultanti 2.1.9 L’analisi del pedigree può essere utilizzata per seguire l’eredità mendeliana dei caratteri nell’Uomo 2.2 Probabilità e statistica 2.2.1 L a probabilità quantifica la possibilità che si verifichi un evento 2.2.2 La regola della somma può essere usata per prevedere la probabilità di eventi mutualmente esclusivi 2.2.3 La regola del prodotto può essere utilizzata per prevedere la probabilità di eventi indipendenti 2.2.4 L’espansione binomiale può essere usata per predire la probabilità di una combinazione non ordinata di eventi 2.2.5 Il test del chi quadrato può essere usato per verificare la validità delle ipotesi genetiche Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 13 14 16 17 18 21 21 22 23 24 24 25 26 27 29 30 30 34 37 Capitolo 3 Riproduzione e trasmissione dei cromosomi 41 3.1 L e caratteristiche generali dei cromosomi 3.1.1 I cromosomi eucariotici vengono esaminati citologicamente per definire un cariotipo 41 43 Indice generale VII Approfondimento web 3.1 3.1.2 I cromosomi eucariotici vengono ereditati in complementi 43 3.2 La divisione cellulare 44 3.2.1 I batteri si riproducono asessualmente mediante fissione binaria 3.2.2 Per produrre cellule figlie geneticamente identiche le cellule eucariotiche attraversano un ciclo cellulare 3.2.3 La trasmissione dei cromosomi durante la divisione delle cellule eucariotiche si basa sul processo chiamato mitosi 3.3 La riproduzione sessuale 3.3.1 La meiosi produce cellule aploidi 3.3.2 Negli animali la spermatogenesi produce quattro spermatozoi aploidi e l’oogenesi dà origine a una singola cellula uovo aploide 3.3.3 Le specie vegetali alternano generazioni aploidi (gametofiti) e diploidi (sporofiti) 3.4 L a teoria cromosomica dell’eredità e i cromosomi sessuali 3.4.1 L a teoria cromosomica dell’eredità mette in relazione il comportamento dei cromosomi con l’eredità dei caratteri mendeliani 3.4.2 Le differenze sessuali correlano spesso con la presenza dei cromosomi sessuali Esperimento di genetica 3.1 Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 43 44 45 47 49 49 4.1.12 Singoli geni hanno effetti pleiotropici 4.2 Interazioni geniche 53 54 55 56 57 59 60 60 61 62 64 Capitolo 4 Estensioni dell’eredità mendeliana 67 4.1 Modalità ereditarie di singoli geni 67 4.1.1 G li alleli recessivi determinano spesso una riduzione della quantità o della funzione delle proteine codificate 4.1.2 La dominanza incompleta si verifica quando due alleli producono un fenotipo intermedio 4.1.3 I caratteri possono saltare una generazione a causa della penetranza incompleta e variare la loro espressività 4.1.4 L’aspetto dei caratteri è influenzato dall’ambiente 4.1.5 La sovradominanza si verifica quando gli eterozigoti portano caratteri più vantaggiosi 4.1.6 M olti geni esistono in tre o più forme alleliche diverse 4.1.7 Gli alleli del gruppo sanguigno AB0 possono essere dominanti, recessivi o codominanti 4.1.8 La modalità di trasmissione dei geni legati al cromosoma X può essere rivelata da incroci reciproci 4.1.9 I geni localizzati sui cromosomi sessuali dei mammiferi possono essere trasmessi con modalità X-linked, Y-linked o pseudoautosomica 4.1.10 Alcuni caratteri sono influenzati dal sesso di un individuo 4.1.11 Le mutazioni che causano la perdita di funzione di un gene essenziale determinano un fenotipo letale 4.2.1 U n incrocio che coinvolge l’interazione tra due geni può produrre quattro fenotipi distinti 4.2.2 A causa dell’epistasi un incrocio che coinvolge l’interazione tra due geni può produrre due fenotipi distinti 4.2.3 A causa dell’epistasi un incrocio che coinvolge l’interazione tra due geni può produrre tre fenotipi distinti Esperimento di genetica 4.1 4.2.4 A causa della ridondanza genica, gli alleli con perdita di funzione possono non avere effetti sul fenotipo 4.2.5 Gli effetti fenotipici di una mutazione possono essere cancellati da una mutazione soppressore Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 5 Associazione e mappatura genetica negli eucarioti 75 75 77 78 79 80 82 82 83 83 85 86 86 87 89 90 90 92 95 97 68 5.1 Associazione e crossing over 70 71 72 73 97 5.1.1 Il crossing over può produrre genotipi ricombinanti 98 5.1.2 Bateson e Punnett scoprirono che due caratteri non assortivano in modo indipendente 98 5.1.3 Morgan fornì le prove sperimentali a favore dell’associazione per i geni X-linked e propose che tra i due cromosomi X possa verificarsi il crossing over 99 VIII Indice generale 5.1.4 L ’analisi del chi quadrato può essere usata per distinguere il linkage dall’assortimento indipendente Esperimento di genetica 5.1 5.1.5 Talvolta il crossing over si verifica durante la mitosi 100 103 103 5.2 Mappatura genetica nelle piante e negli animali 103 5.2.1 L a frequenza di ricombinazione tra due geni può essere correlata alla loro distanza genetica lungo un cromosoma 105 Esperimento di genetica 5.2 107 5.2.2 Per determinare l’ordine e la distanza di geni associati si possono usare gli incroci triibridi 107 5.2.3 L’interferenza può influenzare il numero di doppi crossing over che si verificano in una regione delimitata 110 5.3 Mappatura genetica negli eucarioti aploidi 110 5.3.1 L ’analisi delle tetradi ordinate può essere usata per mappare la distanza tra un gene e il centromero 5.3.2 L’analisi delle tetradi non ordinate può essere usata per mappare i geni in incroci a due punti Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 6 Trasferimento genetico e mappatura genetica nei batteri e nei batteriofagi 111 112 116 117 117 121 123 127 6.1. Il trasferimento genetico e la mappatura nei batteri 6.1.1 I batteri possono trasferire materiale genetico durante la coniugazione 6.1.2 I ceppi Hfr contengono un fattore F integrato nel cromosoma batterico Esperimento di genetica 6.1 6.1.3 La prima mappa genetica di E. coli è stata costruita con esperimenti di coniugazione 6.1.4 I batteri possono contenere diversi tipi di plasmidi 6.1.5 I batteriofagi trasferiscono il loro materiale genetico da una cellula batterica all’altra mediante la trasduzione 6.1.6 La cotrasduzione può essere utilizzata per mappare geni la cui distanza non sia superiore a 2 minuti 128 129 131 132 132 134 134 6.1.7 I batteri possono trasferire materiale genetico anche mediante la trasformazione 138 6.1.8 Il trasferimento genico orizzontale consiste nel trasferimento di geni tra specie diverse 139 6.2 La mappatura intragenica nei batteriofagi 140 6.2.1 M utazioni dei geni virali alterano la morfologia di placca 141 6.2.2 Il test di complementazione può indicare se le mutazioni corrispondono allo stesso gene o geni diversi 142 6.2.3 Le mappe intrageniche sono state costruite utilizzando l’analisi di ricombinazione tra mutanti della regione mutante rII 143 Approfondimento web 6.1 144 6.2.4 La mappatura per delezione può essere utilizzata per localizzare le molte mutazioni rII in regioni specifiche dei geni rIIA e rIIB 144 6.2.5 La mappatura intragenica ha suggerito la base molecolare dei caratteri genetici 145 Riassunto concettuale 146 Riassunto sperimentale 146 Problemi risolti 146 Domande concettuali 149 Domande sperimentali 150 Capitolo 7 Eredità non mendeliana 7.1 Effetto materno 7.1.1 P er i geni a effetto materno il fenotipo della progenie è determinato dal genotipo materno 7.1.2 I gameti femminili ricevono per via materna i prodotti genici attivi negli stadi precoci dello sviluppo embrionale 7.2 Eredità epigenetica 153 154 154 156 7.2.1 L a compensazione del dosaggio è necessaria per assicurare l’uguaglianza genetica tra i sessi 156 7.2.2 Nelle femmine dei mammiferi la compensazione del dosaggio avviene mediante l’inattivazione di un cromosoma X 157 Esperimento di genetica 7.1 159 7.2.3 L’inattivazione del cromosoma X dei mammiferi dipende dal centro d’inattivazione dell’X e dal gene Xist 159 7.2.4 L’espressione di un gene soggetto a imprinting genomico dipende dalla sua origine parentale 161 7.2.5 L’imprinting dei geni e dei cromosomi è un processo di marcatura molecolare che coinvolge la metilazione del DNA 162 7.3 Eredità extranucleare 136 153 7.3.1 M itocondri e cloroplasti contengono cromosomi circolari con molti geni 165 165 Indice generale IX 7.3.2 L ’eredità extranucleare produce risultati non mendeliani negli incroci reciproci 7.3.3 Le evidenze genetiche a favore dell’eredità extranucleare dei mitocondri e dei cloroplasti sono state fornite da studi nel lievito e in Chlamydomonas 7.3.4 L’ereditarietà dei mitocondri e dei cloroplasti varia da specie a specie 7.3.5 Alcune malattie umane rare sono causate da mutazioni mitocondriali 7.3.6 I genomi extranucleari di mitocondri e cloroplasti derivano da una relazione endosimbiotica 7.3.7 Le cellule eucariotiche contengono talvolta delle particelle simbiotiche infettive Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 167 169 170 170 171 172 172 173 174 175 178 Capitolo 8 Variazioni nel numero e nella struttura dei cromosomi 181 8.1 La variazione nella struttura cromosomica 181 8.1.1 L a variazione naturale della struttura dei cromosomi 8.1.2 Le modificazioni della struttura dei cromosomi includono delezioni, duplicazioni, inversioni e traslocazioni 8.1.3 La perdita di materiale genetico in una delezione è solitamente deleteria per l’organismo 8.1.4 Le duplicazioni tendono a essere meno dannose delle delezioni 8.1.4 Le duplicazioni forniscono materiale aggiuntivo per l’evoluzione genica, permettendo talvolta la formazione di famiglie geniche Esperimento di genetica 8.1 8.1.5 Le inversioni di solito non comportano conseguenze fenotipiche 8.1.6 Le inversioni in eterozigosi comportano la possibile produzione di cromosomi anomali a seguito del crossing over 8.1.7 Le traslocazioni implicano lo scambio tra cromosomi diversi 8.1.8 I portatori di traslocazioni reciproche possono produrre gameti anomali a causa della segregazione cromosomica 8.2 La variazione nel numero dei cromosomi 8.2.1 L ’aneuploidia causa uno sbilanciamento dell’espressione genica che è spesso deleterio per il fenotipo di un individuo 182 183 184 185 8.2.2 N ella specie umana l’aneuploidia è causa di anomalie fenotipiche 8.2.3 In alcune specie animali le variazioni della ploidia avvengono naturalmente 8.2.4 Le variazioni della ploidia possono riguardare alcuni tessuti di un animale 8.2.5 La variazione della ploidia è comune nelle piante 194 196 196 198 8.3 I metodi naturali e sperimentali che producono variazioni del numero di cromosomi 198 8.3.1 L a non disgiunzione meiotica può produrre aneuploidia o poliploidia 8.3.2 La non disgiunzione mitotica o la perdita cromosomica possono produrre un settore di tessuto con un numero di cromosomi alterato 8.3.3 Le variazioni di ploidia possono verificarsi attraverso l’autopoliploidia e l’allopoliploidia 8.3.4 Gli allodiploidi sono spesso sterili, mentre è più probabile che siano fertili gli allotetraploidi 8.3.5 Opportuni trattamenti possono produrre sperimentalmente la poliploidia 8.3.6 Le tecniche di fusione cellulare possono essere utilizzate per produrre piante ibride 8.3.7 I monoploidi prodotti in agricoltura e nella ricerca genetica possono essere utilizzati per generare ceppi omozigoti e ibridi Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 199 200 200 201 203 204 204 206 206 207 209 212 186 187 Parte 3 Struttura molecolare e replicazione del materiale genetico 187 Capitolo 9 Struttura molecolare di DNA e RNA 188 9.1 L ’identificazione del materiale genetico nel DNA 188 9.1.1. G li esperimenti con pneumococco suggerirono che il DNA era il materiale genetico 216 Esperimento di genetica 9.1 218 9.1.2 In alcuni virus l’RNA svolge la funzione di materiale genetico 218 191 192 9.2 La struttura degli acidi nucleici 193 9.2.1 I nucleotidi sono le unità strutturali degli acidi nucleici 215 215 219 219 X Indice generale 9.2.2 I nucleotidi sono legati tra loro a formare il filamento 9.2.3 Alcuni avvenimenti chiave hanno consentito la scoperta della doppia elica Esperimento di genetica 9.2 9.2.4 Watson e Crick dedussero la struttura a doppia elica del DNA 9.2.5 La struttura molecolare della doppia elica di DNA presenta diverse caratteristiche fondamentali 9.2.6 Il DNA può formare tipi alternativi di doppia elica 9.2.7 Il DNA può formare un’elica a tre filamenti, una struttura chiamata triplex 9.2.8 L’organizzazione tridimensionale del DNA nei cromosomi necessita di un ulteriore ripiegamento e di associazione con proteine 9.2.9 Le molecole di RNA sono composte da filamenti che si ripiegano in strutture specifiche Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 10 Organizzazione e struttura molecolare dei cromosomi 10.1.1 I genomi virali sono relativamente piccoli e sono composti di DNA oppure RNA 10.1.2 I genomi virali vengono impacchettati nei capsidi durante il processo di assemblaggio 10.2 I cromosomi batterici 10.2.1 I cromosomi dei batteri contengono alcune migliaia di sequenze geniche intersperse con altre sequenze funzionalmente importanti 10.2.2 La formazione delle anse cromosomiche rende più compatto il cromosoma batterico 10.2.3 Il superavvolgimento del DNA comprime ulteriormente il cromosoma batterico 10.2.4 Il superavvolgimento del DNA influenza la funzione dei cromosomi 10.3.1 L e dimensioni dei genomi eucariotici variano notevolmente 10.3.2 I cromosomi eucariotici hanno molte regioni importanti dal punto di vista funzionale che includono i geni, le origini di replicazione, i centromeri, e i telomeri 220 221 221 222 224 224 226 226 228 228 228 230 232 233 10.1 I genomi virali 10.3 I cromosomi eucariotici 219 233 234 10.3.3 I genomi degli eucarioti contengono sequenze uniche, moderatamente ripetute, oppure altamente ripetute. Approfondimento web 10.1 10.3.4 La cromatina eucariotica deve essere condensata per adattarsi alle dimensioni della cellula 10.3.5 Il DNA lineare si avvolge attorno alle proteine istoniche per formare i nucleosomi, l’unità strutturale ripetuta della cromatina Esperimento di genetica 10.1 10.3.6 I nucleosomi si associano in forma compatta formando una fibra di 30 nm 10.3.7 I cromosomi vengono ulteriormente condensati ancorando la fibra di 30 nm in domini ad ansa lungo la matrice nucleare 10.3.8 Il codice istonico controlla la composizione della cromatina 10.3.9 La condensina e la coesina promuovono la formazione dei cromosomi metafasici Approfondimento web 10.2 Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 11 Replicazione del DNA 241 241 241 242 243 243 243 245 245 247 248 248 249 249 251 253 11.1 La replicazione del DNA dal punto di vista strutturale: una visione d’insieme 253 11.1.1 I filamenti di DNA fungono da stampo per la sintesi dei nuovi filamenti Esperimento di genetica 11.1 254 254 11.2 La replicazione del DNA nei batteri 254 234 235 235 236 236 238 238 239 239 11.2.1 I cromosomi batterici possiedono un’unica origine di replicazione 11.2.2 La replicazione inizia quando la proteina DnaA si lega all’origine di replicazione 11.2.3 Per la replicazione del DNA sono necessarie molte proteine alla forca replicativa 11.2.4 La DNA polimerasi III è un enzima processivo che usa i deossiribonucleosidi trifosfato 11.2.5 La replicazione viene terminata quando le forche replicative incontrano le sequenze di terminazione 11.2.6 Alcuni enzimi della replicazione del DNA si associano per formare dei complessi 11.2.5 La fedeltà della replicazione del DNA viene assicurata dai meccanismi di correzione di bozze 11.2.8 La replicazione del DNA batterico viene coordinata con la divisione cellulare 255 255 256 259 260 261 262 262 Indice generale XI Esperimento di genetica 11.2 11.2.9 L’isolamento dei mutanti è stato fondamentale per la comprensione della replicazione del DNA 263 11.3 La replicazione del DNA negli eucarioti 265 11.3.1 L ’inizio avviene a livello delle numerose origini di replicazione distribuite sui cromosomi eucariotici lineari 11.3.2 Gli eucarioti possiedono molte DNA polimerasi diverse 11.3.3 La telomerasi replica le estremità dei cromosomi eucariotici Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 263 266 267 268 270 270 271 271 275 Parte 4 Proprietà molecolari dei geni Capitolo 12 Trascrizione genica e modificazioni dell’RNA 12.1 Gli aspetti generali del processo della trascrizione 12.1.1 P erché un gene sia espresso è necessaria una sequenza nucleotidica che svolge diversi ruoli funzionali 12.1.2 La trascrizione si suddivide in tre fasi: inizio, allungamento e terminazione 12.1.3 I trascritti di RNA svolgono diverse funzioni 12.2 La trascrizione nei batteri 12.2.1 U n promotore è una breve sequenza di DNA necessaria per iniziare la trascrizione 12.2.2 Nei batteri la trascrizione ha inizio quando l’oloenzima RNA polimerasi si lega al promotore 12.2.3 Durante la fase di allungamento viene sintetizzato un trascritto di RNA Approfondimento web 12.1 12.2.4 La trascrizione termina mediante una proteina di legame all’RNA oppure grazie a un terminatore intrinseco 12.3 La trascrizione negli eucarioti 12.3.1 G li eucarioti possiedono diverse RNA polimerasi strutturalmente simili all’enzima batterico Approfondimento web 12.2 12.3.2 I geni strutturali eucariotici possiedono un promotore centrale e degli elementi di regolazione 277 277 278 279 280 280 281 281 282 283 283 283 284 284 285 12.3.3 L a trascrizione dei geni strutturali eucariotici inizia quando l’RNA polimerasi II e i fattori generali di trascrizione si legano alla sequenza del promotore 285 12.3.4 La struttura della cromatina ha un ruolo fondamentale nella trascrizione dei geni eucariotici 287 Approfondimento web 12.3 287 12.4 Le modificazioni dell’RNA 287 12.4.1 A lcuni grandi trascritti di RNA subiscono la maturazione in trascritti funzionali più piccoli mediante il taglio enzimatico 287 Esperimento di genetica 12.1 289 12.4.2 Gli introni sono rimossi mediante diversi meccanismi di splicing 289 12.4.3 Lo splicing del pre-mRNA è mediato dallo spliceosoma 289 12.4.4 Le estremità del pre-mRNA eucarotico hanno un cappuccio al 5′ e una coda al 3′ 291 Riassunto concettuale 292 Riassunto sperimentale 293 Problemi risolti 293 Domande concettuali 294 Domande sperimentali 296 Capitolo 13 Traduzione dell’mRNA 13.1 Le basi genetiche della sintesi proteica 299 299 13.1.1 A rchibald Garrod propose per primo che alcuni geni codificano il prodotto di uno specifico enzima 300 13.1.2 Gli esperimenti di Beadle e Tatum con Neurospora portarono a formulare l’ipotesi un gene – un enzima 300 13.1.3 Durante la traduzione viene usato il codice genetico per produrre un polipeptide con una specifica sequenza aminoacidica 301 Esperimento di genetica 13.1 303 13.1.4 Una catena polipeptidica presenta una propria direzione dall’estremità aminoterminale a quella carbossiterminale 303 13.1.5 Le sequenze aminoacidiche del polipeptide determinano la struttura e la funzione della proteina 304 Approfondimento web 13.1 305 13.1.6 Le proteine cellulari sono le principali responsabili delle caratteristiche delle cellule e dei caratteri genetici di un organismo 305 13.2 La struttura e funzione del tRNA 306 13.2.1 L a funzione di un tRNA dipende dalla specificità tra l’aminoacido che trasporta e il suo anticodone 306 XII Indice generale Esperimento di genetica 13.2 13.2.2 I tRNA condividono caratteristiche strutturali comuni 13.2.3 Il tRNA viene caricato con il corretto aminoacido grazie all’azione della aminoacil-tRNA sintetasi 13.2.4 Alla terza posizione dell’appaiamento tra codone e anticodone possono avvenire degli appaiamenti scorretti che seguono le regole del vacillamento 307 307 308 309 13.3 La struttura e l’assemblaggio del ribosoma 310 13.3.1 I ribosomi batterici ed eucariotici sono formati da rRNA e proteine Approfondimento web 13.2 13.4 Le fasi della traduzione 13.4.1 L a fase di inizio prevede il legame dell’mRNA e di un tRNA iniziatore alle subunità del ribosoma 13.4.2 La sintesi polipeptidica avviene durante la fase di allungamento Approfondimento web 13.3 13.4.3.Quando nell’mRNA viene raggiunto un codone di stop avviene la terminazione della traduzione 13.4.4 La traduzione nei batteri può iniziare prima che sia completata la trascrizione Approfondimento web 13.4 Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 14 Regolazione genica nei batteri e nei batteriofagi 14.1 Regolazione trascrizionale 14.1.1 Il fenomeno dell’adattamento enzimatico si deve alla sintesi di proteine cellulari 14.1.2 L’operone lac codifica proteine coinvolte nel metabolismo del lattosio 14.1.3 L’operone lac è regolato da una proteina repressore Esperimento di genetica 14.1 14.1.4 L’operone lac è regolato anche da una proteina attivatrice Approfondimento web 14.1 14.1.5 L’operone ara può essere regolato in maniera positiva o negativa dalla stessa proteina di regolazione 14.1.6 L’operone trp è regolato da una proteina repressore e anche da un attenuatore 310 310 310 310 312 312 312 313 313 314 315 315 316 318 321 322 322 322 325 326 326 327 327 328 14.1.7 G li operoni inducibili codificano enzimi del catabolismo, e gli operoni reprimibili di solito codificano enzimi delle vie biosintetiche 14.2 La regolazione traduzionale e post-traduzionale 331 332 14.2.1 L a traduzione può essere inibita da repressori proteici o da RNA antisenso 332 14.2.2 La regolazione post-traduzionale può avvenire anche mediante un meccanismo di feedback inibitorio o a seguito di modificazioni covalenti 333 14.3 La regolazione genica nel ciclo riproduttivo dei batteriofagi 14.3.1 Il fago λ può seguire un ciclo litico o un ciclo lisogeno 14.3.2 Nel corso del ciclo lisogeno la proteina cII attiva l’espressione del repressore di λ 14.3.3 Il ciclo litico dipende dall’attività della proteina cro 14.3.4 La scelta tra ciclo litico e lisogeno è influenzata da proteasi cellulari 14.3.5 Il passaggio da ciclo lisogeno a ciclo litico viene controllato dalla regione OR Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 15 Regolazione genica negli eucarioti 15.1 I fattori che regolano la trascrizione 15.1.1.Le caratteristiche strutturali che consentono ai fattori trascrizionali di legarsi al DNA 15.1.2 I fattori trascrizionali riconoscono elementi regolativi che si comportano da enhancer o silenziatori 15.1.3 I fattori di trascrizione possono svolgere i loro effetti tramite TFIID e il complesso Mediatore 15.1.4 La funzione dei fattori di trascrizione può essere modulata in tre modi 15.1.5 Gli ormoni steroidei svolgono il loro effetto legandosi a un fattore di trascrizione 15.1.6 La proteina CREB è un esempio di fattore di trascrizione regolato da modificazioni covalenti 15.2 I cambiamenti della struttura della cromatina 334 334 334 337 337 338 340 340 341 343 345 347 348 349 350 350 351 352 353 354 Indice generale XIII 15.2.1 L ’accessibilità dei geni può essere controllata da modificazioni della condensazione della cromatina Esperimento di genetica 15.1 15.2.2 Gli attivatori trascrizionali reclutano gli enzimi di rimodellamento della cromatina nella regione del promotore Approfondimento web 15.1 15.2.3 La metilazione del DNA di solito inibisce la trascrizione genica 15.2.4 La metilazione del DNA è una caratteristica ereditabile 355 355 355 355 355 356 15.3 La regolazione della maturazione dell’RNA, della stabilità dell’RNA e della traduzione 358 15.3.1 L o splicing alternativo regola quali esoni si trovano nel trascritto di RNA, consentendo di produrre diversi polipeptidi da uno stesso gene strutturale 15.3.2 La sequenza nucleotidica dell’RNA può essere modificata tramite editing Approfondimento web 15.2 15.3.3 La stabilità dell’mRNA influenza la sua concentrazione 15.3.4 L’RNA a doppio filamento può silenziare l’espressione dell’mRNA Esperimento di genetica 15.2 15.3.5 L’interferenza dell’RNA è mediata da microRNA e dal complesso di silenziamento indotto da RNA 15.3.6 La fosforilazione dei fattori di inizio del ribosoma possono alterare la velocità di traduzione 15.3.7 La regolazione dell’assimilazione del ferro è un esempio di effetto regolativo dovuto a proteine che legano l’RNA durante la traduzione Approfondimento web 15.3 Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 16 Mutazione genica e riparazione del DNA 16.1 Conseguenze della mutazione 358 361 361 361 361 362 16.1.3 I nomi delle mutazioni geniche descrivono in che modo esse modificano il genotipo e il fenotipo selvatico 16.1.4 Le mutazioni geniche possono insorgere al di fuori della sequenza codificante e tuttavia influenzare l’espressione genica 16.1.5 Le ripetizioni trinucleotidiche rappresentano punti caldi di mutazione 16.1.6 Le modificazioni nella struttura del cromosoma possono influenzare l’espressione di un gene 16.1.7 Le mutazioni possono insorgere nella linea germinale o nelle cellule somatiche 16.2 L’insorgenza e le cause della mutazione 16.2.1 L e mutazioni spontanee sono eventi casuali 16.2.2 I tassi e le frequenze di mutazione sono le unità di misura utilizzate per stimare la mutazione in una popolazione 16.2.3 Le mutazioni spontanee possono derivare dai processi di depurinazione, di deaminazione e di oscillazione tautomerica Esperimento di genetica 16.1 16.2.4 I mutageni alterano la struttura del DNA in diversi modi 16.2.5 I metodi sperimentali possono stabilire se un composto è un mutageno 375 378 378 379 381 381 382 384 385 386 386 389 362 16.3 La riparazione del DNA 363 364 364 364 365 366 367 370 373 374 16.1.1 L e mutazioni geniche sono variazioni molecolari nella sequenza di DNA di un gene 374 16.1.2 Le mutazioni geniche possono alterare la sequenza codificante all’interno di un gene 374 16.3.1 L e basi danneggiate possono essere riparate direttamente 16.3.2 La riparazione per escissione delle basi rimuove la base danneggiata 16.3.3 Il sistema di riparazione per escissione nucleotidica rimuove i segmenti di DNA danneggiati 16.3.4 I sistemi di riparazione dei mismatch riconoscono e correggono gli appaiamenti errati delle basi 16.3.5 Le rotture a doppio filamento possono essere riparate tramite la riparazione per ricombinazione omologa o mediante la giunzione delle estremità non omologhe 16.3.6 Il DNA attivamente trascritto viene riparato più efficientemente rispetto al DNA non trascritto 16.3.7 Il DNA danneggiato può essere replicato dalle DNA polimerasi translesione Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 390 391 392 392 393 394 396 397 397 398 399 400 403 XIV Indice generale Capitolo 17 Ricombinazione e trasposizione a livello molecolare 405 17.1 La ricombinazione omologa 405 Esperimento di genetica 17.1 17.1.1 Il modello di Holliday descrive il meccanismo molecolare del processo della ricombinazione 17.1.2 I passaggi molecolari della ricombinazione omologa sono descritti più finemente nei modelli recenti 17.1.3 Per facilitare la ricombinazione omologa sono necessarie diverse proteine 17.1.4 La conversione genica può risultare dalla riparazione degli appaiamenti errati oppure dalla sintesi riparativa del DNA 406 17.2 La ricombinazione sito-specifica 412 17.2.1 L ’integrazione dei genomi virali può avvenire mediante ricombinazione sito-specifica 17.2.2 La diversità anticorpale nel sistema immunitario è il prodotto della ricombinazione sito-specifica 406 407 409 410 412 412 17.3 La trasposizione 414 Esperimento di genetica 17.2 17.3.1 Gli elementi trasponibili e i retroelementi si spostano mediante tre possibili modalità di trasposizione 17.3.2 Ogni tipo di elemento trasponibile possiede sequenze di DNA caratteristiche 17.3.3 La trasposasi catalizza l’escissione e l’inserzione degli elementi trasponibili 17.3.4 La trasposizione replicativa richiede sia la trasposasi sia la resolvasi 17.3.5 I retroelementi utilizzano la trasposasi inversa e l’integrasi per la retrotrasposizione 17.3.6 Gli elementi trasponibili possono influenzare fortemente la mutazione e l’evoluzione 17.3.7 I trasposoni sono diventati strumenti importanti in biologia molecolare Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 414 414 415 416 417 417 419 421 422 422 423 424 426 Parte 5 Tecnologie genetiche Capitolo 18 Recombinant DNA technology 429 Capitolo 19 Biotecnologie 431 19.1 L’utilizzo dei microrganismi nelle biotecnologie 431 Esperimento di genetica 19.1 19.1.1 Mediante i microrganismi ricombinanti vengono prodotti molti farmaci importanti 19.1.2 Molte specie batteriche possono essere usate come agenti di controllo biologico 19.1.3 Il rilascio dei microrganismi ricombinanti nell’ambiente è talvolta fonte di controversie 19.1.4 I microrganismi possono ridurre gli inquinanti ambientali 432 19.2 Animali geneticamente modificati 435 19.2.1 L ’integrazione di un gene clonato in un cromosoma può portare alla sostituzione oppure all’inserzione di un gene Approfondimento web 19.1 19.2.2 I biologi molecolari possono produrre topi che contengono sostituzioni geniche 19.2.3 I topi knockout e knockin sono utili allo studio della funzione genica e delle malattie umane 19.2.4 Le biotecnologie rappresentano una promessa per la produzione di specie da allevamento transgeniche 19.2.5 I ricercatori sono riusciti a clonare i mammiferi a partire dalle cellule somatiche 19.2.6 Le cellule staminali hanno la capacità di dividersi e differenziarsi in tipi cellulari diversi 19.3 Piante geneticamente modificate 432 433 434 434 436 436 436 437 439 440 442 445 19.3.1 P er rendere le piante transgeniche possono essere utilizzati Agrobacterium tumefaciens e altri metodi 19.3.2 Nelle piante transgeniche possono essere introdotte caratteristiche utili in campo agricolo Approfondimento web 19.2 447 448 19.4 La terapia genica umana 448 19.4.1 L a terapia genica prevede l’introduzione dei geni clonati nelle cellule umane 19.4.2 La deficienza di adenosina deaminasi fu la prima malattia ereditaria trattata mediante la terapia genica Approfondimento web 19.3 Riassunto concettuale e sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 445 448 449 451 451 452 453 453 Indice generale XV Capitolo 20 Genomica e analisi del DNA 20.1 Citogenetica e mappe di associazione 20.1.1 U no scopo della mappatura citogenetica è la determinazione della localizzazione di un gene sul cromosoma Approfondimento web 20.1 20.1.2 Per la costruzione delle mappe di associazione si possono usare i marcatori molecolari Approfondimento web 20.2 20.1.3 È possibile determinare la distanza tra due RFLP associati 20.1.4 La mappa degli RFLP descrive le localizzazioni di molti RFLP diversi nel genoma Esperimento di genetica 20.1 20.1.5 Anche i microsatelliti possono essere usati come marcatori molecolari 20.2 Mappatura fisica 457 458 Capitolo 22 Genetica medica e cancro 458 459 22.1 Analisi genetiche delle malattie umane 459 461 461 462 463 463 464 20.2.1 L a mappa fisica di un cromosoma viene costruita creando una serie di cloni contigui che rappresentano un cromosoma 20.2.2 I vettori di clonaggio YAC, BAC e PAC vengono usati per produrre i contig dei cromosomi eucariotici 20.2.3 Usando il chromosome walking si può effettuate il clonaggio posizionale 20.2.4 I genomi possono essere confrontati mediante elettroforesi su gel in campo pulsato Approfondimento web 20.3 470 470 20.3 I progetti di sequenziamento genomico 470 20.3.1 P er determinare la sequenza di DNA di genomi completi si utilizza il sequenziamento shotgun 20.3.2 Il progetto genoma umano è stato il più grande progetto di sequenziamento genomico della storia 20.3.3 Sono state determinate le sequenze di molti genomi Riassunto concettuale e sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 21 Genomica funzionale, proteomica e bioinformatica Parte 6 Analisi genetica di individui e popolazioni 22.1.1 L a base genetica di una malattia umana viene suggerita da una varietà di osservazioni 22.1.2 Le modalità di trasmissione delle malattie umane possono essere determinate attraverso l’analisi degli alberi genealogici 22.1.3 Molte malattie genetiche mostrano eterogeneità di locus 22.1.4 I geni mutanti che causano una patologia vengono identificati attraverso la mappatura e il sequenziamento del DNA 22.1.5 I test genetici possono identificare molte malattie ereditarie umane 22.1.6 I prioni sono delle particelle infettive che alterano la funzione proteica in maniera post-traduzionale 22.2 Le basi genetiche del cancro 465 466 468 471 473 473 475 475 477 478 483 22.2.1 A lcuni virus possono causare il cancro introducendo oncogeni virali all’interno della cellula Esperimento di genetica 22.1 22.2.2 Le mutazioni di molti oncogeni colpiscono le proteine coinvolte nelle fasi della divisione cellulare 22.2.3 Modificazioni genetiche convertono i proto-oncogeni in oncogeni 22.2.4 I geni oncosoppressori controllano la proliferazione cellulare 22.2.5 Il gene p53 dei vertebrati è un oncogene fondamentale che rileva i danni al DNA 22.2.6 I geni oncosoppressori non possono più inibire il cancro quando la loro funzione viene persa 22.2.7 I geni oncosoppressori possono venire silenziati in molti modi 22.2.8 La maggior parte delle forme di cancro implica la comparsa di modificazioni genetiche multiple 22.2.9 I microarray di DNA vengono utilizzati per classificare i tumori 22.2.10Le forme di cancro ereditario possono essere causate da difetti nei geni oncosoppressori e nei geni della riparazione del DNA Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti 485 485 486 487 492 492 493 496 497 498 499 499 502 504 504 505 508 508 509 510 512 513 513 XVI Indice generale Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 23 Genetica dello sviluppo 23.1 Lo sviluppo degli invertebrati 515 518 521 521 23.1.1 L a formazione del piano di sviluppo corporeo dipende dall’informazione posizionale che ogni cellula riceve durante lo sviluppo 23.1.2 Lo studio dei mutanti con piano di sviluppo corporeo alterato ha portato all’identificazione dei geni che controllano lo sviluppo 23.1.3 I primi stadi dello sviluppo embrionale determinano il pattern delle strutture dell’organismo adulto 23.1.4 I prodotti dei geni a effetto materno sono distribuiti in modo asimmetrico nell’oocita e molto precocemente nel corso dello sviluppo stabiliscono gli assi antero-posteriore e dorso-ventrale 23.1.5 I geni gap, pair-rule e segment-polarity agiscono in sequenza durante la segmentazione dell’embrione di Drosophila 23.1.6 L’espressione dei geni omeotici controlla le caratteristiche fenotipiche dei segmenti 23.1.7 Nel nematode Caenorhabditis elegans è noto il destino di ogni cellula Esperimento di genetica 23.1 532 533 23.2 Lo sviluppo dei vertebrati 533 23.2.1 I ricercatori hanno identificato i geni omeotici nei vertebrati 23.2.2 Anche i geni che codificano i fattori di trascrizione svolgono un ruolo fondamentale nel differenziamento cellulare 23.3 Biologia dello sviluppo delle piante 23.3.1 L a crescita delle piante avviene dal meristema che si forma durante lo sviluppo embrionale 23.3.2 Nelle piante i geni omeotici controllano lo sviluppo dei fiori 23.4 La determinazione del sesso negli animali e nelle piante 23.4.1 In Drosophila, la determinazione del sesso comporta una cascata regolativa che comprende lo splicing alternativo 522 23.4.2 In C. elegans il rapporto tra cromosomi X e autosomi avvia una cascata regolativa che determina il sesso 23.4.3 Nei mammiferi, il gene Sry sul cromosoma Y determina il sesso maschile 23.4.4 Nelle piante sessualmente dimorfiche, la pianta maschile è solitamente eteromorfica Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 523 Capitolo 24 Genetica delle popolazioni 524 24.1 I geni nelle popolazioni e l’equazione di Hardy-Weinberg 526 527 529 534 536 537 538 540 541 541 542 544 545 545 546 547 548 551 555 24.1.1 U na popolazione è un gruppo di individui che si incrociano tra loro e che condividono un pool genico 24.1.2 A livello della popolazione, alcuni geni possono essere monomorfici, ma la maggioranza è polimorfica 24.1.3 La genetica delle popolazioni si occupa delle frequenze alleliche e genotipiche 24.1.4 L’equazione di Hardy-Weinberg può essere usata per calcolare le frequenze genotipiche sulla base delle frequenze alleliche 24.2 I fattori che modificano le frequenze alleliche e genotipiche nelle popolazioni 24.2.1 L e mutazioni sono una fonte di variabilità genetica 24.2.2 Nelle piccole popolazioni, le frequenze alleliche possono essere modificate dalla deriva genetica casuale 24.2.3 Le migrazioni tra due popolazioni possono alterare le frequenze alleliche 24.2.4 La selezione naturale si basa sul relativo successo riproduttivo dei genotipi 24.2.5 La selezione direzionale favorisce il fenotipo estremo 24.2.6 La selezione stabilizzante favorisce gli individui con fenotipo intermedio 24.2.7 La selezione diversificante favorisce più fenotipi 24.2.8 I polimorfismi bilanciati possono verificarsi in seguito al vantaggio dell’eterozigote oppure alla selezione dipendente negativamente dalla frequenza 555 556 556 557 558 560 561 562 564 565 566 569 569 570 Indice generale XVII Esperimento di genetica 24.1 24.2.9 Nelle popolazioni l’accoppiamento può avvenire in maniera non casuale 572 24.3 Le fonti della variabilità genetica 574 24.3.1 N egli eucarioti il rimescolamento degli esoni genera nuovi geni 24.3.2 Nuovi geni vengono acquisiti mediante trasferimento genico orizzontale 24.3.3 La variabilità genetica viene prodotta mediante cambiamenti nelle sequenze ripetute 24.3.4 Il DNA fingerprinting viene utilizzato per l’identificazione e la verifica della consanguineità Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali 572 575 575 576 577 580 580 581 583 586 Esperimento di genetica 25.2 25.3.4 Le stime di ereditabilità si riferiscono solamente a particolari gruppi cresciuti in un particolare ambiente 25.3.5 La selezione artificiale può alterare considerevolmente i caratteri quantitativi delle specie 25.3.6 L’eterosi può essere spiegata mediante la dominanza oppure la sovradominanza Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Capitolo 26 Genetica evoluzionistica 26.1 L’origine delle specie Capitolo 25 Genetica quantitativa 25.1 I caratteri quantitativi 25.1.1 I caratteri quantitativi esibiscono una variazione fenotipica continua che può seguire una distribuzione normale 25.1.2 Per valutare quantitativamente le distribuzioni di frequenza si utilizzano i metodi statistici 25.1.3 Alcuni metodi statistici confrontano due variabili tra loro 25.2 Eredità poligenica 25.2.1 L ’eredità poligenica e i fattori ambientali creano sovrapposizioni tra genotipi e fenotipi Esperimento di genetica 25.1 25.2.2 Oggi i loci dei caratteri quantitativi (QTL) sono mappati per associazione con marcatori molecolari 25.3 L’ereditabilità 25.3.1 L a varianza genetica e la varianza ambientale possono entrambe contribuire alla varianza fenotipica 25.3.2 La variabilità fenotipica può essere influenzata anche dalle interazioni e associazioni tra genotipo e ambiente 25.3.3 L’ereditabilità è la quantità relativa di variazione fenotipica dovuta alla variabilità genetica 589 589 590 26.1.1 D iversi concetti sono utilizzati nell’identificazione delle specie 26.1.2 La speciazione si verifica frequentemente mediante un processo di suddivisione chiamato cladogenesi 26.1.3 La cladogenesi può essere allopatrica, parapratica, o simpatrica 26.1.4 La speciazione può essere graduale oppure punteggiata da periodi di rapido cambiamento 591 26.2 Gli alberi filogenetici e l’evoluzione molecolare 592 26.2.1 U n albero filogenetico descrive le relazioni evolutive tra specie diverse 26.2.2 I geni omologhi derivano da un gene ancestrale comune 26.2.3 A livello molecolare la variabilità genetica è associata con cambiamenti neutrali nelle sequenze geniche 26.2.4 Gli orologi molecolari possono essere usati per datare i tempi di divergenza delle specie 26.2.5 Un albero filogenetico può essere costruito usando un approccio cladistico 26.2.6 Gli alberi filogenetici migliorano la nostra comprensione delle relazioni evolutive 26.2.7 Anche il trasferimento genico orizzontale contribuisce all’evoluzione delle specie Esperimento di genetica 24.1 26.2.8 La speciazione è associata con cambiamenti nella struttura e nel numero dei cromosomi 594 595 596 596 600 600 601 602 603 603 604 607 608 609 609 612 614 617 618 619 620 621 623 625 625 626 627 628 630 632 633 634 634 XVIII Indice generale 26.3 Evo-Devo: biologia evoluzionistica dello sviluppo 26.3.1 L a variabilità nel pattern di espressione dei geni dello sviluppo può influire drasticamente sulla morfologia 26.3.2 Negli animali l’evoluzione dei piani corporei è in relazione ai cambiamenti nel numero e nell’espressione dei geni Hox 26.3.3 Lo studio del gene Pax6 indica che diversi tipi di occhi possono essersi evoluti da una forma più semplice Riassunto concettuale Riassunto sperimentale Problemi risolti Domande concettuali Domande sperimentali Crediti Indice analitico 636 637 638 639 641 642 642 644 646 C1 I1