D__Documenti parrocchia_Bollett - Digilander

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Anno XXIII - Numero 45
B OLLETTINO
PASTORALE
PARROCCHIA DI SAN TOMASO DI CANTERBURY
G AIARINE
Diocesi di Vittorio Veneto
DOMENICA 30 OTTOBRE 2016
indirizzo internet: http://digilander.libero.it/gaiarine
nr.cellulare don Piero 334-9257113
XXXI DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO
C
Messa del giorno: 1a lett.: Sapienza 11,22-12,2 - Salmo 144 - 2a lett.: Tessalonicesi1,11-2,2 - Vangelo: Luca 19,1-10
Liturgia della Settimana
n Domenica 30 Ottobre - XXXI del Tempo Ordinario
n Giovedì 3 Novembre - 1° giovedì del mese, dedicato alla
preghiera per le vocazioni
ore 08.00 S. Messa festiva
ore
9.00
S.Messa - In suffragio: def.ti Alpago Enrico;
In suffragio: def.to Pessotto Angelo; def.ti
def.to Cigana Diodato; def.ta Andreetta Maria;
Carnelos Battista, Maria e Flora; def.ti Campion
def.to Peruch Ruggero; def.to De Nardi Gino
Fiorenza e Rizieri
ore 20.00 Adorazione Eucaristica e preghiera per le voore 11.00 S. Messa festiva e Festa dell’Anziano
cazioni di speciale consacrazione
Per tutti gli anziani e ammalati della parrocchia.
n Venerdì 4 Novembre - S. Carlo Borromeo
ore 19.00 S. Messa festiva
ore 9.00 S. Messa - In suffragio: def.ti Riva Fiorina e
In suffragio: def.to Piai Lucio e parenti
Zaccariotto Livio; def.ti Foltran Antonio e Elisa
ore 20.00 Recita del S. Rosario
Lunedi 31 Ottobre
ore 19.00 S. Messa - In suffragio: def.ti famiglia Lot
ore 20.00 Recita del S. Rosario
n
Martedì 1 Novembre - Solennità di Tutti i Santi
ore 08.00 S. Messa festiva
In suffragio: def.ti Bolzan Emilio e Maria; def.ti
famiglie Pasquali e Guzzo; def.to Cigana Diodato
e Zaccaria; def.ti Giammaresi Benedetto e
Carnelos Augusta; def.ti fam. Scandolo Antonio; def.to Sonego Corrado; def.ti Campion
Rizieri e Forenza; def.ti Zaccariotto Regidio e
def.ti fam. Strambi; def.ti fam. Dal Cin e Cescon;
def.to Folegot Pietro; def.ta Uliana Caterina;
def.to Bolzan Paolo; def.ti Pin Luigi, Lot Nicolina
e Pin Natalina
Sabato 5 Novembre - Ss. Elisabetta e Zaccaria
1°sabato del mese, dedicato al Cuore Immacolato di Maria
ore 9.00 Chiesetta di S. Zaccaria: S. Messa in onore di
n
San Zaccaria, compatrono della parrocchia
Per le famiglie e in suffragio defunti della via
n
ore 11.00 S. Messa solenne animata dal coro Cantate
Domino - Per la parrocchia
ore 14.30 In cimitero - Liturgia della Parola e recita del
Santo Rosario per i defunti
ore 19.00 S. Messa festiva
In suffragio: def.to Piai Lucio e parenti
Mercoledì 2 Novembre-Commemorazione fedeli defunti
ore 09.00 S. Messa in suffragio dei defunti della parrocchia
In suffragio: def.ta Zanardo Adelaide; def.ti
Zorzetto Basilio, Eni e Piccoli Giuseppina; def.ti
De Marchi Attilio e Polesel Ida; def.to Zanchetta
Filippo (10° anniversario); def.te Dalla Valle
Aurelia e suor Vanda; def.ti fam. Favero e
Morandin; def.ti Presotto Giovanni e Giacomo;
def.ti Piccoli Carlo, Rina e Rino; def.ti Maset
Mueller; def.ti Pasquali Attilio, Maria e Carnelos
Mariuccia
n
ore 20.00 Rosario in suffragio dei defunti
ore 19.00 S. Messa festiva
In suffragio: def.ti Dal Mas Rosalia, Feletto Bortolo
e Giuseppe; def.to Mastelli Alberto; def.ti Piai
Rino e Carnelos Antonietta; def.to Feletto Angelo (ord. amici del club); def.te Bin Gina, Camerotto
Carolina e Cescon Maria; def.ti Pessot Agostino,
Giuseppe e Maria; def.to Pessot Innocente; def.te
Pessot Maria e Cremonese Anna (ord. classe
1962); def.ti Carnelos Natale e Scandolo Maria;
per Andrea
ore 20.00 Adorazione Eucaristica e recita del Rosario
Domenica 6 Novembre - XXXII del Tempo Ordinario
ore 08.00 S. Messa festiva
In suffragio: def.ta Zanardo Adelaide; def.ta
Fresch Monica (ord. Via Fermi); def.ta Andreazza
D’Alpaos Maria; def.ti Feletto Giacomo e Pizzinato
Rosa; def.ti Sanson Oliva e Visnadi Domenico;
def.to Santarossa Francesco (ord. classed 1956);
def.to Andreetta Antonio e Costanzo; per la pace
nelle famiglie
n
ore 11.00 S. Messa festiva - per la parrocchia
ore 19.00 S. Messa festiva
Cambio orario S.Messe
Da questa domenica l’orario della Santa Messa della sera
viene anticipato alle ore 19.00
Confessioni
In preparazione alla Festa di Tutti i Santi e Commemorazione
dei defunti, lunedì 31 ottobre, dalle ore 15.00 alle ore 18.00,
in chiesa sarà disponibile un confessore.
pag. 1
Appuntamenti della settimana dal 31 ottobre al 6 novembre 2016
Lunedì
31/10
Giovedì
03/11 ore 14.30 Incontro gruppo A.C.R.di 1a media (Giuseppe A., Francesca S., Giorgia P.)
ore 14.30 Incontro gruppo A.C.giovani di 3a superiore (Chiara C.)
Venerdì
04/11 ore 16.30 Incontro gruppo A.C.R.di 2a elementare (Erica S. e Lorella)
ore 19.15 Incontro gruppo A.C.R.di 4a elementare (Elisa D. e Gianluca B.)
Sabato
05/11
ore 20.30 Riunione dei genitori di 3^ elementare per lprogrammare la prima fase del percorso
ore 20.30 Riunione del gruppo che anima il percorso di accompagnamento per il Battesimo
ore 14.30 Incontro gruppo di 3a elementare e 4a elementare con rappresentante Caritas
ore 14.30 Incontro gruppo A.C.R.di 5aelementare (Marta C., Elena P.)
ore 14.30 Incontro gruppo A.C.R.di 2a media (Niccolò A., Fabio F.)
ore 14.30 Incontro gruppo A.C.R.di 3a media - 1a superiore (Martina B., Chiara B., Andrea F.)
Domenica 06/11 ore 14.30 1° incontro del Percorso di Accompagnamento dei genitori per il Battesimo
Azione Cattolica: Campagna Adesioni 2017
E’ iniziata la raccolta delle adesioni per l’anno 2017. I moduli di iscrizione sono disponibili sul tavolo dei giornali
in Chiesa. La sig.ra Iris è disponibile in Oratorio dalle 14,30 alle 15,30 per raccogliere le quote.
L’adesione è segno di appartenenza e di partecipazione alla vita associativa dell’Azione Cattolica, un’opportunità
per crescere in compagnia di educatori, giovani e adulti, preparati e appassionati.
Incontri per i giovani delle superiori
Convocazione Commissioni Riunite di Unità P.
Sono ripresi in parrocchia gli incontri di formazione per i gruppi
delle superiori:
- 1a superiore (e 3a media): incontri settimanali di sabato con
Martina Bozzetto, Chiara Basso e Andrea Feletto
a
- 2 superiore: incontri settimanali di martedì con Giada Nadal
- 3a superiore: incontri quindicinali di giovedì con Chiara Covre
- 4a superiore: incontri quindicinali di lunedì con don Piero
- gruppo giovani: Paola Casagrande e Stefano Rizzetto
Fare gruppo nella propria parrocchia è un’esperienza formativa
importante, sia per educarsi alla relazione, sia per curare la
propria formazione cristiana, in vista di una scelta libera e
responsabile del Sacramento della Cresima-confermazione.
L’invito ad unirsi ai gruppi è rivolto a tutti i giovani.
L’incontro delle commissioni di Unità Pastorale (Liturgia,
Carità, Catechesi), previsto per giovedì 3 novembre, è stato
RINVIATO a
Leggiamo insieme La Gioia del Vangelo
Domenica 6 novembre inizia il percorso di accompagnamento dei genitori (in coppia) che hanno chiesto il Battesimo per i figli.Gli incontri si svolgono dalle 14,30 alle 15.45,
in Oratorio, per 4 domeniche di seguito.
Tema del 1° incontro: Battesimo: accompagnati.
Nell’assemblea pastorale diocesana del giugno scorso, il Vescovo ha scelto di impegnare le parrocchie della diocesi, per
l’anno pastorale 2016/2017, in un approfondimento dell’Esortazione apostolica di papa Francesco “Evangelii gaudium”
Obiettivo: ascoltare in profondità la proposta di Papa
Francesco
Porsi in atteggiamento di vero e profondo ascolto. Lasciare
che il contenuto e lo spirito buono del suo messaggio interpelli
profondamente la nostra vita cristiana e la nostra pratica
pastorale. (..)
Impegniamoci perché tutti, il maggior numero possibile di
persone, accostino e leggano il testo.
Tutti, non solo gli addetti al lavoro, ma in modo particolare
tutti coloro che nelle nostre comunità hanno un compito e
servizio di qualsiasi genere, i catechisti, gli animatori della
liturgia, gli operatori caritas.
Sulla base di queste indicazioni, L’Equipe di U.P. si sta
attivando per promuovere un percorso di approfondimento del
testo, con la guida di padre Beppe, dehoniano.
Questi i primi due appuntamenti in calendario:
- MARTEDÌ 15 NOVEMBRE - MARTEDÌ 13 DICEMBRE
VENERDÌ 11 NOVEMBRE ALLE ORE 20.30,
presso l’oratorio di Gaiarine.
Nell’incontro saranno trattati i seguenti argomenti all’o.d.g:
1. Preghiera iniziale;
2. Organizzazione “Messa della Carità” (domenica 27/11):
Si raccomanda la partecipazione dei rappresentanti delle
commissioni liturgia, catechesi, carità delle tre parrocchie.
Percorso di Accompagnamento per il Battesimo
Sono invitati coloro che hanno richiesto il Battesimo, ma anche
le coppie che hanno battezzato in questo anno e non
hanno partecipato al percorso precedente.
Il percorso viene realizzato a livello di Unità Pastorale, con le
parrocchie di Albina, Gaiarine e Campomolino.
Calendario delle Celebrazioni del Battesimo
Presentazione alla comunità cristiana
Domenica
13/11/16
ore 19.00
Celebrazione del Sacramento del Battesimo
Giovedì (Immacolata) 08/12/16
ore 11.00
Offerte della settimana
Pro-Chiesa: Funerale Busetto Elisa Peruzzi • 22,80 - Nn
• 10 - Nn • 10 - Nn • 30- Nn • 30- Nn • 5 - Offerta Battesimo
• 50 Offerte Giornata Missionaria • 450
Il testo, per una prima lettura personale, sarà disponibile in
sacrestia, dalla prossima settimana.
Pro-Oratorio: Nn • 20
pag.2
La Parola in Famiglia - 32a domenica del Tempo Ordinario - 6 Novembre 2016 - anno C
Mettetevi attorno alla Parola di Dio come discepoli del Signore. Genitori e figli sono tutti ascoltatori di questa parola che è Gesù.
Ci si sente uniti e incamminati sulla stessa strada verso un’unica meta: la perfezione nell’amore. In un mondo di tanta
confusione, Gesù è la luce che illumina la strada.
Allora dedicate 10-15 minuti spesso, se non ogni giorno, ad ascoltare insieme la Parola di Dio, utilizzando questo piccolo
strumento che ci propone la lettura e la riflessione su Gesù e sulla nostra vita secondo il vangelo di Luca 20,27-38, che
sarà letto domenica prossima.,
Le altre letture della Messa sono: 1a lett.: libro dei Maccabei 7,1-2.9-14 – Salmo 16 – 2° lett. ai Tessalonicesi 2,16-3,5
Messaggio di questa domenica
La risposta che Gesù dà ai sadducei, che lo interrogavano sul destino dell’uomo oltre la morte, non si limita ad affermare la
speranza nella risurrezione, ma sposta l’orizzonte di discussione: mette in questione l’immagine di Dio che sta dietro le loro
posizioni, e più precisamente lega Dio alla vita, non a ciò che è morto. E solo nell’orizzonte di questo nesso irrinunciabile di
Dio con la vita è possibile una fede nella risurrezione ad opera di Dio.
Ora, questa affermazione di Gesù implica anche la necessità di rivedere la nostra immagine di Dio: fino a che punto Dio è per
noi il Vivente, colui dal quale abbiamo vita? Un Dio solo frutto di riflessione astratta non diventa sorgente di vita: II “senso di
Dio” si atrofizza, si riduce, scompare. Dio è la “verità” dell’uomo e la “vita” solo se è al centro di una relazione personale
capace di creare vita e di rinnovarla in continuazione.
L’affermazione di Gesù nel Vangelo, secondo la quale Dio non è un Dio dei morti ma dei vivi, non è fondata su argomentazioni
scientifiche, ma sulla logica della fede: è la relazione con Dio che fonda la speranza che egli non ci abbandoni nella morte.
Questa convinzione deve trasfigurare anche la nostra vita, rendendola sempre più vitale, più animata dallo Spirito del Dio
vivente.
La certezza che Dio ha il potere di rimetterci in piedi, di risuscitarci a vita nuova, ci viene proclamata anche nella prima lettura:
ogni forma di morte, di cui possiamo fare esperienza nella quotidianità, può essere vinta nella fede sincera in Dio e nella
speranza che egli può darci la forza per una speranza di senso e di pienezza oltre la paura del nulla.
La stessa fede filtra dalle parole di Paolo, nella seconda lettura: il cristiano è convinto che non può arrivare da solo alla
salvezza, essa è piuttosto dono di un Dio fedele verso chi a lui si affida. Non i nostri meriti, ma la grazia di Dio è la nostra
garanzia.
2° libro dei Maccabei
7,1-2.9-14
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate,
a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo
pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri ».
E il secondo, giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che
saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo
dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo
stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. Fatto
morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. «Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile
morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà
davvero risurrezione per la vita». Parola di Dio
2° lettera di s. Paolo apostolo ai Tessalonicvesi
2,16-3,5
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione
eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. Per il resto, fratelli, pregate per
noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e
malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno. Riguardo a voi,
abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. II Signore guidi i vostri
cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo. Parola di Dio
Dal vangelo di Luca 20,27-38
27
Gli si avvicinarono alcuni sadducei - i quali dicono che non c’è risurrezione - e gli posero questa domanda: 28 «Maestro, Mosè
ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una
discendenza al proprio fratello. 29 C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 AIIora la
prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. 32 Da ultimo morì anche la donna. 33 La donna
dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 34 Gesù rispose loro: «I figli di
questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione
dai morti, non prendono né moglie né marito: 36 infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono
figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando
dice: II Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono
per lui».
Un momento di silenzio meditativo perché la Parola possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
pag.3
CAPIRE
Ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno liturgico e alla festa di Cristo Re dell’universo. I vangeli hanno come tema quello della
resurrezione e della fine dei tempi. Il cap. 20 di Luca riunisce i conflitti che Gesù incontra a Gerusalemme. In 4,13 Satana
abbandona Gesù fino al tempo opportuno; è giunto questo tempo, il momento decisivo in cui Satana (ossia, gli avversari)
cercano di eliminare Gesù. Il brano di oggi mostra il conflitto con i sadducei, che non credevano nella resurrezione, interrogano
Gesù per mettere in ridicolo questa verità di fede. Questi lo fanno attraverso un “caso” di scuola per vedere cosa avrebbe
risposto Gesù. In Israele la fede nella risurrezione si formula esplicitamente piuttosto tardi. Non parte dal presupposto filosofico
dell’immortalità dell’anima, ma dall’esperienza della promessa e della potenza di Dìo. Il suo amore dura in eterno e non può
venire meno neanche davanti alla morte; deve vincerla e farci risorgere per mantenere la sua fedeltà a noi. Questa rivelazione,
fondata nel Pentateuco, si sviluppa attraverso i profeti; la fede cristiana ha il suo inizio nella risurrezione di Gesù.
MEDITARE (leggere con intelligenza e comprendere con amore e sapienza )
v. 27: Gli si avvicinarono alcuni sadducei... Sembra che sia la prima e ultima volta che si parla dei sadducei nel vangelo di
Luca e in quello di Marco (Mc 12,18-27); in realtà essi ci sono già prima, in veste di scribi e sommi sacerdoti. I sadducei
costituiscono un gruppo giudaico il cui nome deriva da Sadoc, un sacerdote del tempo di Salomone, i cui discendenti erano
gli unici riconosciuti come sacerdoti legittimi (Ez 44,15). Esso concentrava la propria azione nel tempio e nella politica; i
sadducei godevano di poca considerazione presso il popolo (al contrario dei farisei). In teologia erano conservatori: non
accettavano la Tradizione orale e si sottomettevano letteralmente all’autorità del Pentateuco. Poiché i libri di Mosè non
parlano di risurrezione, i sadducei la contestavano. Scomparvero dalla storia d’Israele quando fu distrutto il Tempio (70 d.C.).
I sadducei si avvicinano a Gesù: nel contesto il loro intento è polemico. La questione di una risurrezione era di attualità.
Bisognerà infatti aspettare il II sec. a.C. (con i fatti narrati nei libri dei Maccabei), perché nasca la fede in una risurrezione
personale. Gesù condivideva coi farisei e col popolo l’esistenza della risurrezione dei morti. Per questo motivo i sadducei si
beffavano di lui, cercando di dimostrare, citando le Scritture, che la fede nella risurrezione è priva di senso. Ecco il motivo del
v. 28 che riporta la legge del levirato (matrimonio fra cognati, cfr. Dt 25,5-10).
vv. 28-29: Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello
prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello.
L’espressione “Mosè ha scritto per noi” mostra che i sadducei considerano Mosè il mediatore fra Dio e il popolo, e che essi
conoscono la validità attuale di tale prescrizione. I sadducei ricordano l’istituto del levirato, previsto da Dt 25,5-10. Era una
prassi comune ad altri popoli dell’Antico Oriente (Assiri, Ittiti) ed era poi entrata a far parte anche della legge di Israele. La
troviamo applicata in Gen 38,8 e Rt 3,9; 4,12.
Alla base di questa legge si scorge il forte desiderio di sopravvivere nei figli e di dare una continuità alla famiglia e alla stirpe.
Da notare l’importanza e la validità riconosciuta ad una genealogia legale: il figlio nato viene giuridicamente considerato il figlio
del defunto, non del padre carnale. I sadducei qui espongono un caso. Una storia raccontata in stile popolare. Alla fine, l’ansia
umana diventa ansia divina quando Gesù afferma: e saranno figli di Dio, perché sono figli della risurrezione. In Dio e nell’uomo
urge lo stesso bisogno di dare la vita a figli da amare.
v. 33: La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie.
Nella logica dei sadducei basta prendere sul serio la legge del levirato per concludere che la risurrezione è impossibile e
assurda: non c’è risurrezione dei morti. Una tale conclusione presuppone tuttavia una visione piuttosto materiale dell’aldilà: la
risurrezione consisterebbe in un ritorno alla vita terrena, in particolare le gioie, la fecondità e la fertilità, con un semplice
aumento quantitativo. Ci sarà dunque anche un ritorno alla vita matrimoniale. Era un’opinione assai comune nel giudaismo, ed
è anche il punto debole dell’argomentazione dei sadducei.
La fede nella risurrezione non è frutto del mio bisogno di esistere oltre la morte, ma racconta il bisogno di Dio di dare vita, di
custodire vite all’ombra delle sue ali.
w. 34-35: Gesù rispose loro: I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati
degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito.
Con questa risposta Gesù dà un insegnamento che denuncia la visione materiale della vita futura. Egli si serve di una
distinzione assai giudaica (questo mondo qua - quel mondo là) per mettere in contrasto due condizioni di vita: nel mondo
presente, il matrimonio è necessario per la sopravvivenza dell’umanità, perché l’uomo è mortale. Nel mondo futuro invece tale
realtà non servirà più perché l’uomo avrà raggiunto l’immortalità, ma non inutile l’amore. Perché amare è la pienezza dell’uomo
e la pienezza di Dio. Saranno come angeli.
Gesù afferma quindi che la condizione d’esistenza nella vita futura è radicalmente diversa da quella attuale: sarà una vita
immortale presso Dio. I risorti, di conseguenza, non hanno più bisogno dell’attività sessuale in vista della procreazione. Un
pensiero così elevato della vita di resurrezione è originale; il giudaismo concepiva con difficoltà un superamento della vita
sessuale, anzi tendeva a sublimarne la fecondità. Quelli che saranno giudicati degni: qui si parla della sorte dei giusti.
Che significato dare alle parole “avere parte dell’altro mondo e alla risurrezione dei morti”? L’altro mondo e la risurrezione
possono essere considerati due aspetti della stessa realtà oppure possono affermare a una vita presso Dio subito dopo la
morte e poi la risurrezione di tutti alla fine dei tempi.
v. 36: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli
di Dio. Con questo versetto l’evangelista lega la fine dell’attività sessuale nell’aldilà con l’idea di immortalità e con l’affermazione
dell’uguaglianza con gli angeli. L’immortalità (e non per esempio non avere il corpo) è dunque la caratteristica dell’essere
come gli angeli: di qui la transitorietà del matrimonio. Il giudaismo non ignora il paragone tra gli eletti e gli angeli, stupisce che
Gesù lo utilizzi nei confronti dei sadducei che non credevano nemmeno all’esistenza degli angeli.
“infatti non possono più morire”. Con queste parole Luca ricorda che i salvati non solo sono simili agli angeli, ma sono
veramente figli di Dio, introdotti nella vita divina, grazie alla risurrezione. Partecipando alla risurrezione di Cristo gli uomini
entrano in comunione con la filiazione divina di Cristo stesso.
pag.4
Nella tradizione cristiana questo testo ha qualche volta provocato una certa svalutazione del matrimonio e della sessualità; si
tendeva a identificare la vita di risurrezione con uno stato «angelico». Ma l’essere come gli angeli non significa che la natura
dell’uomo viene trasformata in quella angelica. L’uomo risorto non è «disumanizzato».
Ciò che il versetto vuole dimostrare è il superamento del rapporto sessuale nel futuro escatologico (= che riguarda la fine del
mondo ), visto che l’uomo sarà immortale. L’argomentazione è a servizio dell’affermazione della risurrezione come novità
radicale e non come una ripresa migliorata della vita terrena.
La mascolinità e la femminilità non si esauriscono nel matrimonio e quindi nella funzione puramente procreativa, ma esistono
in vista della comunione delle persone: quest’ultima realtà, già possibile sulla terra, raggiungerà perfetto compimento e
dinamicità nella vita di risurrezione.
vv. 37-38: Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: II Signore è il Dio
di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.
Nell’Esodo troviamo che il Signore si rivela a Mosè con queste parole: “lo sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di
Isacco e il Dio di Giacobbe” (Es 3,6). Con questo appellativo esprime la convinzione che i patriarchi sono ancora vivi al di là
della morte. Sarebbe blasfemo pensare che JHWH (Jahvè), l’eterno vivente e sorgente di ogni vita, sia «il Dio dei morti»,
perché, aggiunge Luca, «tutti vivono per lui», dove il “per” ha significato strumentale: in forza della vita che egli loro conferisce.
Il Signore poi prosegue a rivelare a Mosè il nome divino: “lo-Sono”. La parola ebraica ehjeh, dalla radice Hei-Yod-Hei, usata per
il nome divino in Es 3,14, significa lo sono colui che è; IO sono l’esistente. La radice può significare anche vita, esistenza. Per
questo Gesù può concludere: Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui.
Riflettendo sulla morte di Gesù, nella lettera ai Romani, Paolo scrive: “Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato
una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi
per Dio, in Cristo Gesù” (Rm6,10).
Possiamo dire che Gesù fa vedere ai Sadducei che la fedeltà di Dio sia per il suo popolo, sia per il singolo, non si basa né
sull’esistenza o meno di un regno politico (nel caso della fedeltà di Dio al popolo), e neanche sull’avere o meno prosperità e
discendenza in questa vita. La speranza del vero credente non risiede in queste cose del mondo, ma nel Dio vivente. Per
questo i discepoli di Gesù sono chiamati a vivere come figli della risurrezione, cioè, figli della vita in Dio, come il loro Maestro
e Signore, “essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna” (1Pt
1,23). La risurrezione dei morti è strettamente legata al fatto che Dio non sia il Dio dei morti ma dei vivi. Dio vive: allora la vita
e la risurrezione dei morti non è essenzialmente un ritorno alla vita, ma è una vita in Dio. La risurrezione dei morti non è la
rianimazione di un corpo che se ne è andato, ma è la vita in Lui..
ALCUNE DOMANDE PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E IL CONFRONTO
II messaggio che Gesù ci offre sulla “vita del mondo che verrà” desta interesse dentro di me? Quale reazione suscita?
Indifferenza, speranza, impegno a vivere più perfettamente l’amore, che sarà il contenuto della vita futura?
Quali idee mi sono fatto/a a riguardo della vita dopo la morte?
Mi sento figlio/figlia della risurrezione? Che significa per me vivere la risurrezione già dal momento presente?
Di fronte alla morte ci facciamo mille domande e molte di esse sono per accusare Dio; come facciamo esperienza della
“assenza di Dio” nei momenti difficili che provoca la morte? Che eco ha nella nostra vita questa esperienza?
Apprezziamo la vita come dono di Dio?
Papa Francesco all’Angelus di domenica 23 ottobre 2016
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
La seconda lettura dell’odierna Liturgia ci presenta l’esortazione di San Paolo a Timoteo, suo collaboratore e figlio diletto,
nella quale ripensa alla propria esistenza di apostolo totalmente consacrato alla missione (2 Tim.4,6-8.16-18). Vedendo ormai
vicina la fine del suo cammino terreno, lo descrive in riferimento a tre stagioni: il presente, il passato, il futuro.
Il presente, lo interpreta con la metafora del sacrificio: «Sto per essere versato in offerta» (v. 6). Per quanto riguarda il passato,
Paolo indica la sua vita trascorsa con le immagini della «buona battaglia» e della «corsa» di un uomo che è stato coerente
con i propri impegni e le proprie responsabilità (v. 7); di conseguenza, per il futuro confida nel riconoscimento da parte di Dio,
che è «giudice giusto» (v. 8). Ma la missione di Paolo è risultata efficace, giusta e fedele solo grazie alla vicinanza e alla forza
del Signore, che ha fatto di lui un annunciatore del Vangelo a tutti i popoli. Ecco la sua espressione: «II Signore mi è stato
vicino e mi ha dato forza, perché potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero» (v. 17).
In questo racconto autobiografico di san Paolo si rispecchia la Chiesa, specialmente oggi, Giornata Missionaria Mondiale, il
cui tema è “Chiesa missionaria, testimone di misericordia”. In Paolo la comunità cristiana trova il suo modello, nella convinzione
che è la presenza del Signore a rendere efficace il lavoro apostolico e l’opera di evangelizzazione. L’esperienza dell’Apostolo
delle genti ci ricorda che dobbiamo impegnarci nelle attività pastorali e missionarie, da una parte, come se il risultato dipendesse
dai nostri sforzi, con lo spirito di sacrificio dell’atleta che non si ferma nemmeno di fronte alle sconfitte; dall’altra, però,
sapendo che il vero successo della nostra missione è dono della Grazia: è lo Spirito Santo che rende efficace la missione della
Chiesa nel mondo.
Oggi è tempo di missione ed è tempo di coraggio! Coraggio di rafforzare i passi vacillanti, di riprendere il gusto dello spendersi
per il Vangelo, di riacquistare fiducia nella forza che la missione porta con sé. È tempo di coraggio, anche se avere coraggio
non significa avere garanzia di successo. Ci è richiesto il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare,
non necessariamente per convertire. Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare
polemici o aggressivi. Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di Cristo, unico
salvatore di tutti. Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti. Ci è richiesto anche il coraggio
del pubblicano del Vangelo di oggi, che con umiltà non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo:
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“O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Oggi è tempo di coraggio! Oggi ci vuole coraggio!
La Vergine Maria, modello della Chiesa “in uscita” e docile allo Spirito Santo, ci aiuti ad essere tutti, in forza del nostro
Battesimo, discepoli missionari per portare il messaggio della salvezza all’intera famiglia umana.
Appello
In queste ore drammatiche, sono vicino all’intera popolazione dell’Iraq, in particolare a quella della città di Mosul. I nostri animi
sono scossi dagli efferati atti di violenza che da troppo tempo si stanno commettendo contro i cittadini innocenti, siano
musulmani, siano cristiani, siano appartenenti ad altre etnie e religioni. Sono rimasto addolorato nel sentire notizie dell’uccisione
a sangue freddo di numerosi figli di quell’amata terra, tra cui anche tanti bambini. Questa crudeltà ci fa piangere, lasciandoci
senza parole. Alla parola di solidarietà si accompagna l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera, affinchè l’Iraq, pur
duramente colpito, sia forte e saldo nella speranza di poter andare verso un futuro di sicurezza, di riconciliazione e di pace.
Per questo chiedo a tutti voi di unirvi alla mia preghiera, in silenzio.
Tutti ringrazio e saluto con affetto. Buona domenica! E per favore, non dimenticatevi di pregare per me.
Papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì 26 ottobre
Da leggere e meditare perché ci riguarda personalmente e come comunità cristiana
Accogliere lo straniero e Vestire chi è nudo
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Proseguiamo nella riflessione sulle opere di misericordia corporale, che il Signore Gesù ci ha consegnato per mantenere
sempre viva e dinamica la nostra fede. Queste opere, infatti, rendono evidente che i cristiani non sono stanchi e pigri nell’attesa
dell’incontro finale con il Signore, ma ogni giorno gli vanno incontro, riconoscendo il suo volto in quello di tante persone che
chiedono aiuto. Oggi ci soffermiamo su questa parola di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito»
( Mt 25,35-36). Nei nostri tempi è quanto mai attuale l’opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e i
cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono
alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni.
La Bibbia ci offre tanti esempi concreti di migrazione. Basti pensare ad Abramo. La chiamata di Dio lo spinge a lasciare il suo
Paese per andare in un altro: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti
indicherò» (Gen 12,1). E così è stato anche per il popolo di Israele, che dall’Egitto, dove era schiavo, andò marciando per
quaranta anni nel deserto fino a quando giunse alla terra promessa da Dio. La stessa Santa Famiglia - Maria, Giuseppe e il
piccolo Gesù - fu costretta ad emigrare per sfuggire alla minaccia di Erode: «Giuseppe si alzò, nella notte, prese il bambino
e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode» (Mt 2,14-15). La storia dell’umanità è storia di
migrazioni: ad ogni latitudine, non c’è popolo che non abbia conosciuto il fenomeno migratorio.
Nel corso dei secoli abbiamo assistito in proposito a grandi espressioni di solidarietà, anche se non sono mancate tensioni
sociali. Oggi, il contesto di crisi economica favorisce purtroppo l’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza.
In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi
modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo
egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della
solidarietà. Solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero ...
L’impegno dei cristiani in questo campo è urgente oggi come in passato. Per guardare solo al secolo scorso, ricordiamo la
stupenda figura di santa Francesca Cabrini, che dedicò la sua vita insieme alle sue compagne ai migranti verso gli Stati Uniti
d’America. Anche oggi abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel
bisogno. È un impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le
associazioni e i movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla
guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per
quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità. Alcuni giorni fa, è successa una storia piccolina, di città.
C’era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: “Ma, lei cerca qualcosa?”. Era senza scarpe,
quel rifugiato. E lui ha detto: “Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa”. E la signora pensò: “Ma, non ha le
scarpe, come farà a camminare?”. E chiama un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l’autista del taxi quasi non
voleva che salisse, ma alla fine l’ha lasciato salire sul taxi. E la signora, accanto a lui, gli domandò un po’ della sua storia di
rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: dieci minuti per arrivare fino a qui. Quest’uomo raccontò la sua storia di dolore,
di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per
pagare il tassista e il tassista, che all’inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: “No,
signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore”. Questa signora
sapeva cosa era il dolore di un migrante, perché aveva il sangue armeno e conosceva la sofferenza del suo popolo. Quando noi
facciamo una cosa del genere, all’inizio ci rifiutiamo perché ci da un po’ di incomodità, “ma ... puzza ...”. Ma alla fine, la storia
ci profuma l’anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati.
E l’altra cosa è vestire chi è nudo: che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti
a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo
umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto è una forma di nudità, o
essere discriminati per la razza, o per la fede, sono tutte forme di “nudità”, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad
essere attenti, vigilanti e pronti ad agire.
Cari fratelli e sorelle, non cadiamo nella trappola di rinchiuderci in noi stessi, indifferenti alle necessità dei fratelli e preoccupati
solo dei nostri interessi. È proprio nella misura in cui ci apriamo agli altri che la vita diventa feconda, le società riacquistano la
pace e le persone recuperano la loro piena dignità. E non dimenticatevi di quella signora, non dimenticate quel migrante che
puzzava e non dimenticate l’autista al quale il migrante aveva cambiato l’anima.
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