Anno A 5ª DOMENICA DI QUARESIMA Ez 37,12-14 - Metterò in voi il mio spirito e rivivrete. Dal Salmo 129 - Rit.: Il Signore è bontà e misericordia. Rm 8,8-11 - Lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi. Canto al Vangelo - Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore, chi crede in me non morrà in eterno. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Gv 11,1-45 - Io sono la risurrezione e la vita. Distinzioni fondamentali A partire da questa domenica, la liturgia della parola ci orienta verso le feste pasquali. L’oracolo di Ezechiele, riguardante il popolo esiliato a Babilonia (586-538 a.C.), annuncia la «risurrezione» collettiva di Israele e il suo ritorno in Palestina. Nella 2a lettura Paolo sembra ricordare l’espressione di Ezechiele: «Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete». Dopo la risurrezione di Gesù, lo Spirito di Dio abita in noi: lui infatti darà la vita ai nostri corpi mortali. Tutti questi temi sono ripresi nel racconto giovanneo della risurrezione di Lazzaro (Vangelo). Di fronte all’accostamento di testi presi da epoche e da ambienti così differenti, dobbiamo stare attenti a non confondere la fede cristiana nella risurrezione con delle speculazioni escatologiche che si basano su un mondo culturale ben diverso. In effetti, sia le religioni cosiddette primitive, sia il parsismo, l’induismo, il buddismo, il tardo giudaismo e l’islamismo ammettevano una certa sopravvivenza dopo la morte. L’idea di immortalità affascina di per se stessa lo spirito dell’uomo fin dalla notte dei tempi: basta richiamare i miti asiatici della reincarnazione e della metempsicosi, le rappresentazioni dell’al di là care all’Iran e all’antico Egitto, e infine la filosofia platonica. L’uomo biblico, ben lungi dal disprezzare il mondo di quaggiù con l’alibi della sopravvivenza o dell’immortalità, vede nella dura necessità della morte il segno e il prezzo della sua vocazione storica. E la risurrezione? Un germe, quasi un abbozzo, lo si trova in molte religioni antiche. I Veda insegnavano che l’anima del morto cremato doveva «riunirsi» al suo corpo. Gli iranici immaginavano alla fine dei tempi una specie di «ricostruzione» dei morti. Non è del resto escluso che Israele abbia risentito di influenze persiane. Le etnie tradizionali dell’Oceania, dell’Africa occidentale e dell’America del Nord praticavano riti di iniziazione che mettevano in atto – come già le religioni dei misteri ellenistiche – un simbolismo della morte-risurrezione in cui l’individuo muore simbolicamente per rinascere a vita nuova. In conclusione, e con altre parole, nessuna rappresentazione di cui si serve la nostra fede escatologica è esclusivamente cristiana. L’elemento assolutamente originale invece è la risurrezione di Gesù e la luce di verità che essa proietta sul destino ultimo di ogni uomo. 5ª domenica di Quaresima “A” - “Omelie per un anno - vol. 1”, Elledici 1