Patologia e Fisiopatologia Generale Dr. Giulio Piluso Dipartimento di Biochimica, Biofisica e Patologia Generale Seconda Università degli Studi di Napoli Tel. 081 5665685 [email protected] http://www.webalice.it/giulio.piluso Testi consigliati G.M. Pontieri – Patologia e Fisiopatologia Generale per i corsi di Laurea in professioni sanitarie. Ed. PICCIN (3° Ed.) G.M. Pontieri – Elementi di Patologia Generale per i corsi di Laurea in professioni sanitarie. Ed. PICCIN (3° Ed.) M. Parola – Patologia Generale. Ed. EdiSES N. Woolf – Patologia Generale. Meccanismi della malattia. Ed. Indelson-Gnocchi King T.C - Collana Percorsi Integrati – Patologia. Ed. Elsevier Masson T.D. Spector, J.S. Axford – Introduzione alla Patologia Generale. Ed. Casa Editrice Ambrosiana (2° Ed.) F. Celotti– Patologia Generale e Fisiopatologia. Ed. EdiSES www.webalice.it/giulio.piluso Argomenti del Corso (1) Cosa studia la Patologia Generale Eziologia Patogenesi Manifestazioni Morbose Lo stato di malattia Malattie Ereditarie (Patologia genetica) I geni ed il materiale genetico Alterazioni patologiche del materiale genetico Meccanismi di trasmissione delle malattie genetiche Alcuni esempi di patologie genetiche Cause ambientali di malattia (Patologia ambientale) Cause fisiche Cause Chimiche Altro Patologia generale delle infezioni Patogenicità dei microrganismi Patogenicità dei virus Infestioni Argomenti del Corso (2) I Meccanismi di difesa dell’organismo Barriere meccanico-chimiche Immunità aspecifica Immunità specifica Condizioni patologiche che riducono i meccanismi di difesa: le immunodeficienze L’infiammazione Definizione e caratteristiche generali Manifestazioni sistemiche della flogosi Il processo riparativo L’autoimmunità Eziopatogenesi delle malattie autoimmuni Alcuni esempi Reazioni immunopatogene I tumori Eziopatogenesi dei tumori Invasività neoplastica Metastatizzazione Oncogeni e geni oncosoppressori Proliferazione cellulare e morte programmata della cellula (apoptosi). Patologia cellulare I processi degenerativi cellulari Malattie di accumulo I processi degenerativi a carico dei tessuti connettivali Argomenti del Corso (3) Fisiopatologia della termoregolazione Sintesi, secrezione e azione degli ormoni Alterazione funzionale delle ghiandole endocrine Diabete mellito insulino-dipendente (tipo I o IDDM) Diabete mellito insulinoindipendente (tipo II o NIDDM) L’aterosclerosi Definizione ed evoluzione della lesione aterosclerotica L’emopoiesi Le anemie Fisiopatologia del cuore Eziopatogenesi ed aspetti epidemiologici Fisiopatologia del sangue e dell’emostasi Il diabete mellito Fisiopatologia generale endocrina Termoregolazione Termogenesi Termodispersione La febbre Anomalie congenite del cuore e dei grossi vasi Aritmie cardiache Malattia ischemica del miocardio Insufficienza cardiaca Fisiopatologia del sistema circolatorio Emorragia, ischemia, shock, embolia, edema, infarto Argomenti del Corso (4) Fisiopatologia dell’apparato respiratorio Fisiopatologia del rene Filtrazione renale e sue alterazioni L’urina Patologie renali Fisiopatologia del sistema nervoso Funzione metabolica del fegato Gli itteri Malattie del fegato Fisiopatologia dell’apparato digerente Funzioni dell’apparato digerente e sue alterazioni I sistemi neurali Patologie del sistema nervoso (cenni) Fisiopatologia del tessuto muscolare Fisiopatologia del fegato Ventilazione polmonare e respirazione Scambi gassosi Insufficienza respiratoria Patologie dell’apparato respiratorio Funzione del muscolo Miopatie primarie Miopatie associate ad alterazioni dei motoneuroni Miopatie secondarie Finalità della Patologia Generale La Patologia generale è una scienza multidisciplinare finalizzata allo studio della eziopatogenesi delle malattie. Eziologia (conoscenza delle cause della manifestazione patologica) Patogenesi (i meccanismi con cui gli agenti eziologici modificano direttamente o indirettamente lo stato di salute) La Patologia generale mira cioè a comprendere i meccanismi molecolari e biochimici che sono alla base della comparsa di fatti patologici e le cause che ne sono responsabili. Eziologia Si occupa di studiare le cause delle malattie che essere possono Endogene – cioè già presenti nell’organismo. E’ questo il caso delle malattie genetiche, in cui la sottostante alterazione genica è già presente alla nascita. Esogene – cioè esterne all’organismo presenti nell’ambiente in cui esso si muove. Ad esempio i microrganismi patogeni con cui possiamo venire a contatto nel corso della nostra vita. L’effetto dell’agente eziologico può essere: Determinante – se da solo è in grado di produrre la malattia Coadiuvante – quando concorre con altre cause all’insorgenza della malattia. All’azione dell’agente eziologico, l’organismo può dirsi Recettivo Refrattario Resistente Reattivo Patogenesi Si occupa dello studio dei meccanismi responsabili della comparsa della malattia, innescati dall’agente eziologico. Tali meccanismi sono di fatto molteplici e di difficile classificazione. La loro comprensione è presupposto fondamentale per definire una strategia terapeutica e di profilassi. Lo stato di Salute Lo stato di salute non è dimostrato dalla sola sensazione soggettiva di benessere psico-fisico, ma si basa sulla valutazione di parametri obiettivi che indicano che l’organismo è in grado di mantenere costante la sua composizione. Omeostasi è l’insieme dei meccanismi messi in atto da ogni essere vivente per mantenere costante, dal punto di vista costitutivo e funzionale, la sua composizione. Costantemente, stimoli esogeni ed endogeni modificano questa condizione di equilibrio omeostatico. Un organismo sano è in grado di risponde efficacemente a ogni variazione ripristinando la condizione di equilibrio iniziale. L’adattamento è espressione della capacità che hanno le cellule di modulare le loro funzioni in occasione di eventi stressanti, così da raggiungere una nuova condizione di equilibrio, diversa dall’originaria, ma sufficiente a garantire lo stato di salute. La manifestazione patologica Le manifestazioni patologiche (cioè deviazioni dello stato di salute) possono essere di diverso grado e classificabili come: Fenomeno morboso - la forma più lieve di deviazione dalla norma di un carattere morfologico, biochimico o funzionale. Abrasione Pallore/arrossamento Processo morboso - risultato della correlazione di più fenomeni morbosi che compaiono di solito con regolare successione. Infiammazione Stato morboso - manifestazione patologica stazionaria, ben definita, talora ininfluente sull’intero organismo, ma che crea una condizione predisponente la comparsa di altre manifestazioni. Asportazione di un organo Presenza di cicatrici Ecc. Malattia Alterazione della funzione di uno o più organi che modifica la condizione omeostatica originaria ed induce uno stato di reattività dell’intero organismo: La malattia può evolvere verso la Guarigione – eliminazione della causa della malattia e ripristino dello stato di normalità. Cronicizzazione – la causa della malattia non è eliminata (o lo è solo parzialmente) con l’istaurarsi di una nuova condizione di equilibrio che rende la malattia persistente. Morte - la reazione dell’organismo è insufficiente nel contrastare gli effetti dell’agente eziologico. La malattia e accompagnata dalla comparsa di Sintomi – fenomeni soggettivi (avvertiti dal paziente) e obiettivi (rilevati dal medico) La cui analisi consente di definire: Diagnosi, Prognosi, Terapia Patologia Genetica Le malattie ereditarie costituiscono un gruppo molto eterogeneo di patologie, accomunate dalla comune eziologia: una alterazione del patrimonio genetico dell’individuo. Il DNA (acido deossiribonucleico) e l’RNA (acido ribonucleico) sono macromolecole presenti in quasi tutte le cellule. L’informazione genetica è immagazzinata nel DNA che è utilizzato per sintetizzare l’RNA da cui si ottiene la sintesi delle proteine. Struttura del DNA La composizione in basi del DNA rispetta una regola fondamentale: la quantità di adenina è uguale alla timina e la quantità di citosina è uguale alla guanina. La struttura del DNA è quella di una doppia elica costituita da due molecole (i filamenti di DNA) tenuti insieme da interazioni deboli (legami idrogeno) che si instaurano tra coppie di basi secondo le regole definite da Watson e Crick che per primi chiarirono la struttura molecolare del DNA. L’adenina (purina) si lega in modo specifico alla timina (pirimidina), mentre la guanosina (purina) si lega in modo specifico alla citosina (pirimidina). Replicazione semi-conservativa L’informazione genetica è codificata dalla sequenza lineare di basi nei filamenti di DNA (la struttura primaria). I due filamenti di DNA sono antiparalleli. Durante il processo di replicazione del DNA i due filamenti di DNA si srotolano e ciascun filamento di DNA dirige la sintesi di un nuovo filamento ad esso complementare. Si ottengono così due doppie eliche di DNA, ciascuna delle quali è identica alla molecola parentale. Il processo replicativo è semi-conservativo. Espressione dell’informazione genetica Splicing dell’RNA Le sequenze codificanti della maggior parte dei geni dei vertebrati, sono suddivise i segmenti (esoni) che sono separati da sequenze interposte non codificanti (introni). L’iniziale prodotto della trascrizione (trascritto primario), che comprende esoni e introni, va incontro ad un processo di maturazione posttrascrizionale indicato come splicing dell’RNA. Traduzione dell’informazione genetica (Codice Genetico) I Cromosomi Nella specie umana il corredo cromosomico è costituito da 46 cromosomi: 22 coppie di cromosomi omologhi (con sequenze di DNA pressoché identiche tra loro) derivanti da uno dei due genitori, e i due cromosomi sessuali (XX per la femmina e XY per il maschio). I gameti sono il prodotto di una forma specializzata di divisione cellulare: la meiosi. Impaccamento del DNA nei cromosomi 25 26 Il ruolo dei cromosomi nella divisione cellulare I cromosomi hanno due funzioni correlabili alla divisione cellulare: Perpetuare il materiale ereditario durante lo sviluppo di un individuo. Rimescolare il materiale ereditario tra generazioni successive. Tali funzioni dei cromosomi sono strettamente dipendenti da alcune loro componenti: Centromero Telomeri Origini di replicazione Ciascun cromosoma possiede un unico centromero, identificabile citologicamente nella costrizione primaria, la cui funzione è essenziale per la migrazione dei cromosomi durante la mitosi e la meiosi. I telomeri costituiscono le estremità dei cromosomi. Essi sono strutture specializzate, costituite da DNA e proteine, che concorrono a garantire l’integrità del cromosoma Le divisioni cellulari: la mitosi La mitosi è il normale processo di divisione cellulare che interessa quasi tutte le cellule, dalla suddivisione dello zigote alla morte dell’organismo. Nel corso della vita di un essere umano avvengono circa 1017 divisioni cellulari. L’obiettivo è conservare l’integrità del patrimonio genetico in tutte le cellule dell’organismo. Le divisioni cellulari: la meiosi La meiosi è un processo di divisione cellulare limitato alle cellule della linea germinale. In essa si realizzano due successive divisioni cellulari precedute da un’unica duplicazione del DNA con il risultato di ottenere cellule con corredo cromosomico aploide. Assortimento indipendente degli omologhi Durante la I divisione meiotica, per ogni coppia di omologhi, la scelta di quale cromosoma (materno o paterno) migrerà in una o l’altra delle cellule figlie è del tutto casuale (assortimento indipendente). Soltanto come conseguenza dell’assortimento indipendente un singolo individuo può produrre 8,4x106 gameti differenti. Ricombinazione Durante la profase della I divisione meiotica ha luogo la ricombinazione (crossing-over) che vede una interruzione fisica della doppia elica di due cromatidi non fratelli e la loro riunione con scambio di una porzione variabile dei due cromatidi, aumentando ulteriormente la variabilità genica. Trasmissione mendeliana dei caratteri ereditari (1) L’assortimento indipendente degli omologhi e la ricombinazione sono i meccanismi biologici che spiegano, oggi, le osservazioni fatte da Gregor Mendel nel 1865, considerato tra i padri della genetica. Le leggi di Mendel regolano le modalità di trasmissione dei caratteri fenotipici dipendenti da un singolo locus (gene). Nell’uomo si conoscono più di 10.000 caratteri ereditabili mendeliani, raccolti in un database on-line (OMIM, Online Mendelian Inheritance in Man), da cui è possibile ottenere informazioni sui caratteri mendeliani umani, patologici e non patologici. Trasmissione mendeliana dei caratteri ereditari (2) Il gene è un’unità definita ereditabile, responsabile di un determinato fenotipo o carattere. Gli alleli sono forme alternative di un gene. Il locus è una localizzazione cromosomica unica, che definisce la posizione di un singolo gene. Per ciascun locus autosomico, un individuo possiede due alleli di origine paterna e materna. Un carattere è dominante se esso si manifesta in eterozigosi. Alleli diversi per uno stesso locus sui due cromosomi omologhi. Un carattere è recessivo se si manifesta in omozigosi. Alleli uguali per uno stesso locus sui due cromosomi omologhi. I caratteri autosomici o legati all’X possono essere dominanti o recessivi. Non esiste il problema della dominanza o recessività per i geni del cromosoma Y. I maschi sono emizigoti per i geni dei cromosomi X e Y (di cui hanno una sola 33 copia. Schemi di eredità mendeliana La simbologia utilizzata nel disegnare gli alberi genealogici, consente di definire i rapporti di parentela tra gli individui e le modalità di trasmissione di una malattia genetica nella famiglia. I caratteri mendeliani possono essere ereditati secondo cinque schemi principali. Eredità autosomica dominante Una persona affetta ha almeno un genitore affetto. Sono colpiti entrambi i sessi. E’ trasmessa ad entrambi i sessi. Il figlio dell’unione tra un affetto e un non affetto ha il 50% di probabilita di essere affetto (ciò presume che il genitore sia eterozigote). Eredità autosomica recessiva (1) Gli individui affetti sono di solito figli di individui non affetti. I genitori degli individui affetti sono di solito portatori asintomatici. C’è una maggiore incidenza di consanguineità tra genitori. Sono colpiti entrambi i sessi. Dopo la nascita di un figlio affetto ciascun figlio successivo ha il 25% di probabilità di essere affetto. Eredità autosomica recessiva (2) Eredità recessiva legata all’X Colpisce quasi esclusivamente i maschi. I maschi affetti di solito nascono da genitori sani; normalmente la madre è un’eterozigote asintomatica e può avere parenti maschi affetti. Le femmine possono essere affette se il padre è affetto e la madre è eterozigote, o occasionalmente in seguito ad inattivazione non casuale dell’X. Nell’ albero genealogico non c’è mai trasmissione da maschio a maschio. Eredità dominante legata all’X Colpisce entrambi i sessi, ma più le femmine che i maschi. Spesso le femmine sono affette in modo più lieve e variabile rispetto ai maschi. Il figlio di una femmina affetta, a prescindere dal sesso ha il 50% di probabilità di essere malato. Un maschio affetto avrà tutte le figlie affette e tutti i figli sani. Eredità legata all’Y Colpisce solo i maschi. I maschi affetti hanno sempre un padre affetto. Tutti i figli maschi di un padre affetto sono affetti. Anomalie cromosomiche Le mutazioni che interessano il DNA genomico talvolta determinano la perdita o l’acquisizione di interi cromosomi o segmenti di essi. Se l’alterazione è tale da poter essere visibile al microscopio ottico si parla allora di anomalia o aberrazione cromosomica. Esse possono essere: Costituzionali – Se presenti in tutte le cellule dell’organismo Somatiche – se interessano un piccolo sottogruppo di cellule o tessuti L’assetto cromosomico (cariotipo) normale è 46,XX per le femmmine e 46,XY per i maschi. Le anomalie cromosomiche sono in genere anomalie di numero e anomalie strutturali. Anomalie del numero dei cromosomi Poliploidia - la più comune è la triploidia. Interessa l’1-3% dei concepimenti, quasi mai vivi alla nascita. Aneuploidia - il risultato dell’aggiunta di copie di un cromosoma alla coppia normale di omologhi (ad esempio la trisomia) o della perdita di un cromosoma omologo (monosomia). Le cause possono essere: Non-disgiunzione. I cromosomi omologhi, appaiati durante la meiosi, non sono in grado di separarsi. Ritardo anafasico. Un cromosoma non viene incorparato nel nucleo di una delle cellule figlie al termine della divisione cellulare a seguito della sua ritardata migrazione durante l’anafase. Nullisomia (perdita di un coppia di omologhi) e monosomia (perdita di un cromosoma) sono letati. Anche la trisomia è in genere letale anche se la trisomia del 13 (sindrome di Patau) e del 18 (sindrome di Edwards) possono essere a termine. Per la trisomia 21 (sindrome di Down) la sopravvivenza è fino ai 40 anni o più. Cariotipo triploide 44 Cariotipo con trisomia 21 Cariotipo con Sindrome di Turner (45,X0) Aneuploidie nei nati vivi Anomalie autosomiche trisomia 21 (sindrome di Down) trisomia 18 (sindrome di Edwards) trisomia 13 (sindrome di Patau) 1/700 1/7.000 1/20.000 Anomalie dei cromosomi sessuali Sindrome di Klinefelter (47,XXY) Sindrome XYY (47,XYY) Sindrome della tripla X (47,XXX) Monosomia X o S. di Turner (45,X0) 1/900 maschi 1/1.000 maschi 1/1.200 femmine 1/2.500 femmine Anomalie strutturali dei cromosomi (1) Le anomalie strutturali sono il risultato di rotture nei cromosomi in uno o più punti e della loro successiva riparazione. Esse possono essere: Bilanciate - se non c’è acquisizione o perdita netta di materiale cromosomico. Non bilanciate - se c’è acquisizione o perdita netta di materiale cromosomico. Se in uno stesso cromosoma si verificano due rotture, si osserva di solito uno di questi eventi: Inversione cromosomica - Quando il segmento viene invertito prima di risaldare i due punti (riarrangiamento bilanciato). Delezione interstiziale - I due frammenti terminali vengono saldati, ma il segmento intermedio è perduto (riarrangiamento non bilanciato). Cromosoma ad anello - Le estremità del segmento ai punti di rottura si risaldano formando una struttura ad anello. Anomalie strutturali dei cromosomi (2) Se le rotture si verificano su due o più cromosomi si possono ottenere cromosomi ibridi e il processo è detto di traslocazione cromosomica. Si conoscono tre tipi di traslocazioni cromosomiche: Traslocazione reciproca - E’ un riarrangiamento bilanciato che si verifica quando viene scambiato materiale distale ai punti di rottura sui due cromosomi. Fusione centrica (Robertsoniana) - Si verifica quando le rotture avvengono vicino al centromero di due cromosomi acrocentrici. Traslocazione con inserzione - Deriva da tre rotture cromosomiche ed implica l’escissione di un frammento ed il suo inserimento in un terzo punto di rottura solitamente su di un altro cromosoma. Tutte queste alterazioni possono anche essere asintomatiche ma i portatori possono essere a rischio di generare monosomia o trisomia parziale nella progenie. Le mutazioni Il DNA non è un’entità stabile ma è anzi soggetto ad una varietà di cambiamenti ereditabili (mutazioni). Le mutazioni possono essere raggruppate in classi differenti: Sostituzioni di basi - Solitamente comportano la sostituzione di un’unica base. Delezioni - Da una sequenza vengono eliminati uno o più nucleotidi. Inserzioni - Uno o più nucleotidi vengono inseriti in una sequenza. Nei singoli individui nuove mutazioni possono insorgere sia nelle cellule somatiche che nella linea germinale. Mutazioni nella linea germinale che non compromettano la capacità riproduttiva possono essere trasmesse alla discendenza e propagarsi nella popolazione. Polimorfismi Sebbene esistano molti agenti mutageni, la principale causa di mutazioni è rappresentata dagli errori spontanei che avvengono durante la replicazione e riparazione del DNA. Durante la vita di un individuo avvengono un numero elevato di divisioni cellulari (circa 1017), con un tasso di errori per ogni singolo locus di circa 106. Tuttavia molti di questi errori non hanno effetto o sono letali solo per la cellula in cui si e avuto l’errore. Le variazioni di sequenza si accumulano. Nell’uomo, una variazione di sequenza è descritta come polimorfismo del DNA se la sua frequenza allelica nella popolazione è ≥ 1%. L’eterozigosi media del DNA genomico umano è compresa tra 0.1-0.4%, cioè in due sequenze alleliche da 1/250 a 1/1000 basi sono diverse. Variazioni polimorfiche CCCCAGCCTCCTTGCCAACGCCCCCTTTCCCTCTCCCCCTCCCGCTCGGCGCTGACC CCCCATCCCCACCCCCGTGGGAACACTGGGAGCCTGCACTCCACAGACCCTCTCCTT GCCTCTTCCCTCACCTCAGCCTCCGCTCCCCGCCCTCTTCCCGGCCCAGGGCGCCG GCCCACCCTTCCCTCCGCCGCCCCCCGGCCGCGGGGAGGACATGGCCGCGCACAG GCCGGTGGAATGGGTCCAGGCCGTGGTCAGCCGCTTCGACGAGCAGCTTCCAATAA AAACAGGACAGCAGAACACACATACCAAAGTCAGTACTGAGCACAACAAGGAATGTC TAATCAATATTTCCAAATACAAGTTTTCTTTGGTTATAAGCGGCCTCACTACTATTTTAA AGAATGTTAACAATATGAGAATATTTGGAGAAGCTGCTGAAAAAAATTTATATCTCTCT CAGTTGATTATATTGGATACACTGGAAAAATGTCTTGCTGGGCAACCAAAGGACACAA TGAGATTAGATGAAACGATGCTGGTCAAACAGTTGCTGCCAGAAATCTGCCATTTTCT TCACACCTGTCGTGAAGGAAACCAGCATGCAGCTGAACTTCGGAATTCTGCCTCTGG GGTTTTATTTTCTCTCAGCTGCAACAACTTCAATGCAGTCTTTAGTCGCATTTCTACCA GGTTACAGGAATTAACTGTTTGTTCAGAAGACAATGTTGATGTTCATGATATAGAATTG TTACAGTATATCAATGTGGATTGTGCAAAATTAAAACGACTCCTGAAGGAAACAGCAT TTAAATTTAAAGCCCTAAAGAAGGTTGCGCAGTTAGCAGTTATAAATAGCCTGGAAAA GGCATTTTGGAACTGGGTAGAAAATTATCCAGATGAATTTACAAAACTGTACCAGATC CCACAGACTGATATGGCTGAATGTGCAGAAAAGCTATTTGACTTGGTGGATGGTTTTG CTGAAAGCACCAAACGTAAAGCAGCAGTTTGGCCACTACAAATCATTCTCCTTATCTT GTGTCCAGAAATAATCCAGGATATATCCAAAGACGTGGTTGATGAAAACAACATGAAT AAGAAGTTATTTCTGGACAGTCTACGAAAAGCTCTTGCTGGCCATGGAGGAAGTAGG CAGCTGACAGAAAGTGCTGCAATTGCCTGTGTCAAACTGTGTAAAGCAAGTACTTACA TCAATTGGGAAGATAACTCTGTCATTTTCCTACTTGTTCAGTCCATGGTGGTTGATCTT AAGAACCTGCTTTTTAATCCAAGTAAGCCATTCTCAAGAGGCAGTCAGCCTGCAGATG TGGATCTAATGATTGACTGCCTTGTTTCTTGCTTTCGTATAAGCCCTCACAACAACCAA CACTTTAAGATCTGCCTGGCTCAGAATTCACCTTCTACATTTCACTATGTGCTGGTAAA TTCACTCCATCGAATCATCACCAATTCCGCATTGGATTGGTGGCCTAAGATTGATGCT GTGTATTGTCACTCGGTTGAACTTCGAAATATGTTTGGTGAAACACTTCATAAAGCAG TGCAAGGTTGTGGAGCACACCCAGCAATACGAATGGCACCGAGTCTTACATTTAAAG AAAAAGTAACAAGCCTTAAATTTAAAGAAAAACCTACAGACCTGGAGACAAGAAGCTA TAAGTATCTTCTCTTGTCCATGGTGAAACTAATTCATGCAGATCCAAAGCTCTTGCTTT GTAATCCAAGAAAACAGGGGCCCGAAACCCAAGGCAGTACAGCAGAATTAATTACAG GGCTCGTCCAACTGGTCCCTCAGTCACACATGCCAGAGATTGCTCAGGAAGCAATGG AGGCTCTGCTGGTTCTTCATCAGTTAGATAGCATTGATTTGTGGAATCCTGATGCTCC TGTAGAAACATTTTGGGAGATTAGCTCACAAATGCTTTTTTACATCTGCAAGAAATTAA CTAGTCATCAAATGCTTAGTAGCACAGAAATTCTCAAGTGGTTGCGGGAAATATTGAT CTGCAGGAATAAATTTCTTCTTAAAAATAAGCAGGCAGATAGAAGTTCCTGTCACTTTC CCCCAGCCTCCTTGCCAACGCCCCCTTTCCCTCTCCCCCTCCCGCTCGGCGCTGACC CCCCATCCCCACCCCCGTGGGAACACTGGGAGCCTGCACTCCACAGACCCTCTCCTT GCCTCTTCCCTCACCTCAGCCTCCGCTCCCCGCCCTCTTCCCGGCCCAGGGCGCCG GCCCACCCTTCCCTCCGCCGCCCCCCGGCCGCGGGGAGGACATGGCCGCGCACAG GCCGGTGGAATGGGTCCAGGCCGTGGTCAGCCGCTTCGACGAGCAGCTTCCAATAA AAACAGGACAGCAGAACACACATACCAAAGTCAGTACTGAGCACAACAAGGAATGTC TAATCAATATTTCCAAATACAAGTTTTCTTTGGTTATAAGCGGCCTCACTACTATTTTAA AGAATGTTAACTATATGAGAATATTTGGAGAAGCTGCTGAAAAAAATTTATATCTCTCT CAGTTGATTATATTGGATACACTGGAAAAATGTCTTGCTGGGCAACCAAAGGACACAA TGAGATTAGATGAAACGATGCTGGTCAAACAGTTGCTGCCAGAAATCTGCCATTTTCT TCACACCTGTCGTGAAGGAAACCAGCATGCAGCTGAACTTCGGAATTCTGCCTCTGG GGTTTTATTTTCTCTCAGCTGCAACAACTTCAATGCAGTCTTTAGTCGCATTTCTACCA GGTTACAGGAATTAACTGTTTGTTCAGAAGACAATGTTGATGTTCATGATATAGAATTG TTACAGTATATCAATGTGGATTGTGCAAAATTAAAACGACTCCTGAAGGAAACAGCAT TTAAATTTAAAGCCCTAAAGAAGGTTGCGCAGTTAGCAGTTATAAATAGCCTGGAAAA GGCATTTTGGAACTGGGTAGAAAATTATCCAGATGAATTTACAAAACTGTACCAGATC CCACAGACTGATATGGCTGAATGTGCAGAAAAGCTATTTGACTTGGTGGATGGTTTTG CTGAAAGCACCAAACGTAAAGCAGCAGTTTGGCCACTACAAATCATTCTCCTTATCTT GTGTCCAGAAATAATCCAGGATATATCCAAAGACGTGGTTGATGAAAACAACATGAAT AAGAAGTTATTTCTGGACAGTCTACGAAAAGCTCTTGCTGGCCATGGAGGAAGTAGG CAGCTGACAGAAAGTGCTGCAATTGCCTGTGTCAAACTGTGTAAAGCAAGTACTTACA TCAATTGGGAAGATAACTCTGTCATTTTCCTACTTGTTCAGTCCATGGTGGTTGATCTT AAGAACCTGCTTTTTAATCCAAGTAAGCCATTCTCAAGAGGCAGTCAGCCTGCAGATG TGGATCTAATGATTGACTGCCTTGTTTCTTGCTTTCGTATAAGCCCTCACAACAACCAA CACTTTAAGATCTGCCTGGCTCAGAATTCACCTTCTACATTTCACTATGTGCTGGTAAA TTCACTCCATCGAATCATCACCAATTCCGCATTGGATTGGTGGCCTAAGATTGATGCT GTGTATTGTCACTCGGTTGAACTTCGAAATATGTTTGGTGAAACACTTCATAAAGCAG TGCAAGGTTGTGGAGCACACCCAGCAATACGAATGGCACCGAGTCTTACATTTAAAG AAAAAGTAACAAGCCTTAAATTTAAAGAAAAACCTACAGACCTGGAGACAAGAAGCTA TAAGTATCTTCTCTTGTCCATGGTGAAACTAATTCATGCAGCTCCAAAGCTCTTGCTTT GTAATCCAAGAAAACAGGGGCCCGAAACCCAAGGCAGTACAGCAGAATTAATTACAG GGCTCGTCCAACTGGTCCCTCAGTCACACATGCCAGAGATTGCTCAGGAAGCAATGG AGGCTCTGCTGGTTCTTCATCAGTTAGATAGCATTGATTTGTGGAATCCTGATGCTCC TGTAGAAACATTTTGGGAGATTAGCTCACAAATGCTTTTTTACATCTGCAAGAAATTAA CTAGTCATCAAATGCTTAGTAGCACAGAAATTCTCAAGTGGTTGCGGGAAATATTGAT CTGCAGGAATAAATTTCTTCTTAAAAATAAGCAGGCAGATAGAAGTTCCTGTCACTTTC Mutazioni semplici Le sostituzioni di basi sono tra le mutazioni più comuni e possono essere raggruppate in due classi: Le transizioni - sono sostituzioni di una pirimidina (C o T) con un’altra pirimidina, o di una purina (A o G) con un’altra purina. Le trasversioni - sono sostituzioni di una purina con una pirimidina o di una pirimidina con una purina. In teoria, le trasversioni dovrebbero essere il doppio delle transizioni. Sperimentalmente si osserva invece una prevalenza delle transizioni: 1,4: 1 - per le mutazioni che non modificano un aminoacido. 2:1 - per quelle che modificano un aminoacido. Frequenza di mutazione nel DNA codificante e non codificante Il DNA codificante e non codificante sono ugualmente suscettibili alle mutazioni. Tuttavia, le maggiori conseguenze di una mutazione interessano quel 3% del genoma che costituisce il DNA codificante. Le mutazioni possono essere distinte in: Mutazioni sinonime (o silenti) - che non modificano la sequenza del prodotto genico. Mutazioni non sinonime - che risultano in una sequenza alterata del prodotto genico. Le mutazioni silenti sono di fatto mutazioni neutre, mentre le non sinonime possono avere un effetto deleterio, nessun effetto, o un effetto benefico. La selezione naturale riduce il tasso complessivo di mutazioni nel DNA codificante rispetto al non codificante. Sostituzioni di singole basi nel DNA codificante possono avere un effetto differente in relazione al grado di degenerazione del codice genetico. Si distinguono: Siti non degenerati - Prima posizione tranne che per otto codoni. Siti degenerati quattro volte - Le tre possibili sostituzioni sono sinonime. Siti degenerati due volte - Una delle possibili sostituzioni è un sinonimo. Mutazioni patogene Mutazioni nella sequenza codificante di un gene. Delezioni o inserzioni più o meno estese che conducono ad una alterazione del prodotto del gene. Mutazioni puntiformi che modificano il prodotto genico alterandone la funzione. • Mutazioni missenso, che sostituiscono un aminoacido con un altro. • Mutazioni non senso, che introducono un prematuro codone di stop. Mutazioni in sequenze non codificanti intrageniche. I dinucleotidi GT e AG sono elementi altamente conservati alle estremità degli introni ed essenziali per il riconoscimento dei siti di splicing. Mutazioni a tale livello possono alterare il processo di splicing e conseguentemente l’espressione del gene. Mutazioni nelle sequenze di regolazione esterne agli esoni. Tali mutazioni interessano principalmente le sequenze di regolazione dell’espressione genica a monte della regione codificante (promotore). Effetti di una mutazione (1) L’Human Genome Mutation Database (HGMD) contiene, ad oggi, annotate 52073 mutazioni in 2028 geni. Mutation type Number of entries Micro-lesions Missense/nonsense 29917 Splicing 4975 Regulatory 643 Small deletions 8594 Small insertions 3406 Small indels 735 Gross lesions Repeat variations 137 Gross insertions/duplications 450 Complex rearrangements 370 Gross deletions 2846 Total 52073 Effetti di una mutazione (2) Esistono numerose varianti alleliche mutate per uno stesso gene. In base all’effetto della mutazione, l’allele è detto Nullo o amorfo – se non produce alcun prodotto. Ipomorfo – se produce una quantità ridotta di prodotto o ne riduce la funzione. Ipermorfo - se produce una quantità maggiore di prodotto o ne aumenta la funzione. Neomorfo – se produce un prodotto nuovo o con una nuova funzione. Antimorfo – se l’attività o il prodotto sono antagonisti del prodotto normale. Patologie da trasferimento di energia meccanica Un corpo fornito di energia cinetica che colpisce una regione limitata del corpo determina un trauma. Esso sarà di diversa gravità se il danno interessa il solo rivestimento cutaneo esterno o gli organi e tessuti profondi. Lo shock traumatico è una complicazione che può accompagnarsi al danno locale, coinvolgendo il SNC e l’apparato circolatorio. Patologie da trasferimento di Energia Termica (1) L’energia termica può causare un danno locale limitato ad un area dell’organismo o avere effetti importanti quando l’azione interessa l’intero organismo. Effetti locali L’ustione è espressione dell’azione del calore su un’area limitata dell’organismo. Essa si verifica quando la temperatura supera i 40-45°C e la gravità dipende dall’estensione dell’area colpita e dalla profondità della lesione. Fattori coinvolti: Quantità di calore trasferito Temperatura raggiunta dai tessuti Tempo di esposizione alla sorgente di calore Modalità di trasferimento del calore (secco/umido) Tipo di tessuto coinvolto Classificazione delle ustioni Patologie da trasferimento di Energia Termica (2) Effetti diffusi L’esposizione dell’organismo per un periodo prolungato ad una temperatura ambientale elevata induce alterazione patologiche particolarmente gravi. Colpo di sole (insolazione) – esposizione ai raggi solari a capo scoperto i cui sintomi sono: • Cefalea • Alterazioni psichiche esito finale può essere la morte. Colpo di calore tropicale – Tipico delle regioni tropicali in cui ad una elevata temperatura ambientale si associa l’elevato tenore di umidità che impedisce la corretta cessione del calore corporeo attraverso la sudorazione. I sintomi sono: • Innalzamento della temperatura corporea • Convulsioni • Perdita di coscienza Meccanismo patogenetico: alterazione dell’equilibrio idro-salino (ipovolemia, caduta della pressione sanguigna). Colpo di calore comune – simile ma con sintomatologia più lieve (tipico di ambienti chiusi ad elevato tenore di umidità). Effetti della bassa temperatura Effetti dannosi si hanno anche dall’esposizione alle basse temperature. Effetti locali Il congelamento è una alterazione locale (interessa prevalentemente le estremità) conseguente all’esposizione a basse temperature e che può avere diverse gradazioni: I° grado – la parte interessata appare bluastra ed edematosa a causa della stasi venosa che impedisce l’ossigenazione. II° grado – aumenta l’edema con formazione di bolle III° grado – necrosi tissutale Effetti diffusi L’assideramento è il risultato dell’esposizione per lungo periodo ad una bassa temperatura ambientale vanifica i normali processi di termoregolazione (termogenesi e termodispersione). Risultato è l’abbassamento della temperatura corporea (ipotermia) che rallenta tutte le funzioni metaboliche. Effetto patologico dell’energia radiante Le radiazioni possono avere effetti dannosi sull’uomo e su tutti gli organismi viventi. Esse possono essere di natura: Corpuscolare (dotate di massa variabile) Elettromagnetica (pacchetti finiti di energia ovvero fotoni) A seconda dell’energia di cui sono fornite le radiazioni sono definite: Eccitanti (con energia inferiore a 10 eV) Ionizzanti (con energia superiore a 10 eV) Energia e Radioattività ambientale Effetti delle radiazioni Eccitazione L’elettrone viene spostato da un’orbita interna (a minore energia) ad una più esterna (a maggiore energia). L’atomo si trova quindi in uno stato di instabilità detto di eccitazione. Ionizzazione L’energia più elevata determina l’espulsione dell’elettrone e l’atomo assume le caratteristiche di uno ione (ionizzazione). Se l’energia dell’elettrone espulso e ancora molto elevata esso può colpire altri atomi determinando la loro ionizzazione (secondaria). Effetti delle radiazioni eccitanti: Radiazioni infrarosse – scarsa azione eccitante provocano essenzialmente un effetto termico. Radiazioni dello spettro del visibile – poco penetranti e con scarso effetto patogeno amplificabile da sostanze fotosensibili (effetto fotodinamico). Radiazioni ultraviolette – le più penetranti e pericolose in quanto preferenzialmente assorbite da proteine e ac. nucleici. Hanno effetto mutageno sul DNA. Effetti delle radiazioni ionizzanti Gli effetti dannosi delle radiazioni ionizzanti derivano principalmente dalla ionizzazione delle molecole di acqua, che è il maggiore costituente degli organismi viventi, ed in misura minore da un’azione diretta delle radiazioni sulle macromolecole. L’effetto si manifesta principalmente attraverso la produzione di radicali liberi, molecole con un elettrone spaiato e altamente reattivo dotate di elevato potere ossidativo. Tale azione può colpire macromolecole essenziali quali DNA, proteine e lipidi. Il gray (Gy) è l'unità di misura della dose assorbita di radiazione.Un'esposizione di 1 Gy corrisponde ad una radiazione che deposita un joule (J), per chilogrammo(kg) di materia. Gy=J/Kg