Il bilancio negativo dei sette anni di Napolitano Anche

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I COMMENTI
Mercoledì 2 Gennaio 2013
L’ANALISI
IL PUNTO
Anche Napolitano
la vede brutta
Il bilancio negativo dei
sette anni di Napolitano
n 20 minuti,
trovato il consenso di
DI MASSIMO TOSTI
senza un filo di
tutte le forze politiallegria, Giorgio
che, con le sole ecceNapolitano, nel discorso di fine zioni della Lega e dell’Idv. Maroni ha
anno, ha tracciato un bilancio del sostenuto che «Napolitano fa il maesuo settennato al Quirinale, e dei strino, tace sui disastri di Monti, non
problemi politici, economici e sociali dice una parola per gli imprenditori
che affliggono l’Italia. La sua agenda del Nord uccisi dalla crisi». Per Di
(oggi non più coincidente con quella Pietro il discorso del presidente «è
di Monti) prevede un futuro anco- stato più vuoto che mai, senz’anima,
ra difficile: «Non ci nascondiamo la senza cuore e senza alcuna assundurezza delle prove da affrontare», zione di responsabilità». Al di là di
ha detto, «avere e dare fiducia non queste critiche scontate, i richiami
significa alimentare le illusioni». Ha del capo dello stato alla grave quepronunciato una battuta che suona stione sociale che rischia di destapolemica nei confronti del presidente bilizzare il Paese (il punto centrale
del consiglio in carica: «L’Italia non del discorso) non possono che essepuò stare in Europa
re condivise. La crisi
non è ancora finita,
da passivo esecutoe occorre uno sforzo
re». Ci vuole orgoglio
Venti minuti
di tutti per ritrovare
nazionale: «L’Italia ha
senza un filo
coesione nazionale
titoli e responsabilità
di allegria
e unità di intenti. Il
per far sentire la sua
presidente della revoce». Non ha nascopubblica non ha lansto le sue personali
preoccupazioni, il capo dello stato. ciato messaggi di facile ottimismo
Ha citato Benedetto Croce («Senza nel suo ultimo discorso di fine anno.
politica, nessun proposito, per nobi- Non ha mostrato un filo di allegria:
le che sia, giunge alla sua pratica ma come si fa ad essere allegri nel
attuazione») per sottolineare come momento attuale? L’auspicio (nobile
«il rifiuto o il disprezzo della politica e motivato) è che la campagna eletnon porti da nessuna parte. È pura torale non si trasformi in una rissa
negatività e sterilità», aggiungendo, da cortile. Per il bene di tutti. I properò, che «la politica non deve ridur- blemi non si risolvono alzando i toni
si a conflitto cieco e mera contesa per della voce, ma cercando le soluzioni
il potere, senza rispetto per il bene per gli enormi problemi di oggi e di
comune e senza qualità morale». Un domani.
discorso nobile e realistico, che ha
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el suo ultibloccati, d’altra parDI SERGIO SOAVE
mo discorso
te esso era cominciadi auguri
to con la bocciatura
per l’anno nuovo, Giorgio referendaria, cioè popolare, della
Napolitano non ha nascosto l’ama- riforma istituzionale che le camere
rezza e la delusione per il bilancio del di centrodestra avevano approvato.
suo settennato. Naturalmente in una Naturalmente il centrodestra ha la
repubblica parlamentare non spet- responsabilità di non aver portato a
ta al capo dello stato dettare l’agen- termine le riforme su cui si era imda politica, tuttavia, specialmente pegnato, ma l’ostilità generale della
dopo la gestione presidenzialistica grande stampa e delle istituzioni, a
dell’ultima fase della legislatura, cominciare dalla magistratura assoquesto argomento formale attenua ciata, ha contribuito potentemente
il suo peso. In questi sette anni, per a quest’esito negativo, che ora pesa
usare le espressioni di Napolitano, come un macigno sulla situazione
si è passati da fenomeni specifici e nazionale. Napolitano ora chiede
circoscritti di disagio sociale a una che la polemica politica ed elettorale
vera e propria crisi
tenga conto dell’esigenza di approvare a
sociale che mette in
larga maggioranza,
discussione la coesioNessuna
quindi con l’apporto
ne nazionale, non si è
vera riforma
anche degli sconfitti
realizzata la manuapprovata
nella consultazione,
tenzione necessaria
le necessarie rifora far funzionare un
me dell’ordinamento
sistema istituzionale
paralizzante, grandi questioni na- istituzionale e della giustizia. Ha razionali come quella meridionale non gione, ma avrebbe dovuto ricordare
solo non sono state risolte, ma non per equità che gli sconfitti di centrosollecitano più neppure un minimo sinistra non hanno collaborato affatdi attenzione nell’opinione pubbli- to e che quindi ora non sarà facile
ca. Napolitano indica un orizzonte per loro chiedere l’apporto che quandi speranza in un’Europa federale do toccava loro hanno negato, sulla
e solidale, che però oggi non esiste, base della convinzione infondata e
come d’altra parte non esiste nep- provocatoria che se sono proposte
pure un’Italia federale e solidale. dalla sinistra le modifiche sono riI tentativi che sono stati messi in forme, se proposte da altri, invece,
campo per affrontare la situazione controriforme.
nel corso del settennato sono stati
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I
N
IL CASO DEL GIORNO
LA NOTA POLITICA
Non vola la Farfalletta di De Benedetti
Liquidata la società che gestiva il jet
DI
ANDREA GIACOBINO
Non vola più la Farfalletta di Carlo De
Benedetti. Pochi giorni fa, infatti, a Torino
davanti al notaio
Silvia Lazzaroni
si è svolta un’assemblea straordinaria della
Farfalletta spa,
controllata dalla
Romed, una delle
casseforti dell’Ingegnere, che ha
deciso lo scioglimento anticipato
e la messa in liquidazione della
società costituita nel 2008 per
gestire il jet di
proprietà di De
Benedetti. Sono
stati nominati
perciò quattro liquidatori nelle persone
dello stesso Ingegnere,
dei consiglieri d’amministrazione Franco Girard e Massimo Segre,
da sempre vicini a De
Benedetti e di Domenico Osella, che era am-
ministratore delegato di
Farfalletta. La società,
peraltro, fin dalla sua
costituzione ha sempre
«volato in rosso» tenuto conto che con l’ulti-
Carlo De Benedetti
mo bilancio approvato,
quello del 2011, aveva
accumulato oltre 2,5 milioni di euro di perdite
portate a nuovo. Nell’ultima assemblea dei soci
De Benedetti nella sua
qualità di presidente di
Farfalletta, aveva deciso «in attesa dei futuri
sviluppi della società»
di rinviare a nuovo il
rosso di 670.000 euro segnato nei conti del 2011,
che andava così ad
aggiungersi agli
1,7 milioni di passivo provenienti
da esercizi precedenti. Farfalletta registrava
debiti verso soci
per finanziamenti diminuiti anno
su anno da 1,5 a
1,35 milioni mentre i conti d’ordini ammontavano
a 3,6 milioni circa
ed erano costituiti
per 2,8 milioni dal
canone di leasing
a scadere sul jet
e per gli 800.000
euro restanti dal
prezzo di riscatto del
bene in leasing. Il contratto di leasing che scade nel giugno del 2020 è
stato fatto su un valore
dell’aeromobile pari a
4,2 milioni.
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Con Monti, B. è restato
con il cerino in mano
DI
MARCO BERTONCINI
È probabile che fra poco
scompaiano le polemiche,
oggi ancora insistenti da
destra e da sinistra. Non
è casuale che il capo dello
Stato, nel discorso di Capodanno, abbia fatto cenno alla discesa nell’agone
politico operata da Mario
Monti, presidente tecnico.
Se Silvio Berlusconi è
andato giù piatto, più volte,
attaccando il Prof per essere venuto meno all’impegno assunto (con Giorgio
Napolitano, con lo stesso
Cav, con gl’italiani, ha chiarito) di tenersi estraneo alle
competizioni politiche, pure
Pier Luigi Bersani ha
manifestato dispetto per la
fine della pretesa terzietà
di Monti.
La differenza consiste
nella riserva ribadita da
sinistra nei confronti del
personaggio, col quale
stringere accordi dopo le
urne: Bersani ha ricordato Enrico Berlinguer con
l’appello al compromesso
storico, condotto sulla poco
democratica constatazione
che in Italia non si potrebbe
governare con il solo 51%.
Da destra, invece, assodato
che dopo le elezioni Monti
si accorderà con la sinistra
(sempre che questa abbia
davvero bisogno di lui), non
sono giunti distinguo di tal
fatta: tutt’altro.
È senza dubbio vero che
Monti s’impegnò, al momento della nomina, a non
ripetere l’operazione condotta da Lamberto Dini.
A conferma di tale vincolo
assunto stanno i ripetuti interventi per placare i
più ansiosi fra i ministri di
smettere la veste tecnica,
Andrea Riccardi primo
fra tutti. Però è anche vero
che il Cav ha, non una sola
volta, offerto a Monti di
fare il federatore, cioè di
schierarsi politicamente.
Se il Prof non l’ha degnato
di un cenno e ha scelto di
fare il secondo Dini, senza
dubbio è venuto meno a
impegni assunti (non pubblicamente); ma la tentazione gliel’ha fornita pure
chi oggi disinvoltamente lo
accusa.
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