Vincenzo Monti (1754-1828)
Il più importante intellettuale del periodo napoleonico e il caposcuola della corrente neoclassica in Italia è
Vincenzo Monti, nato ad Alfosine in Romagna nel 1754.
Imbevuto di tradizione classica diviene poeta famoso nell'ambiente curiale di Roma, dove soggiorna alla
corte di Papa Pio VI Braschi, dal 1778 al 1797. Di questi anni sono:
la "Prosopopea di Pericle"(1779: in essa Monti esalta le scoperte archeologiche contemporanee e lo
splendore della corte di Pio VI);
l'ode "Al signor di Montgolfier" (1784: ispirata al primo volo in pallone aerostatico: in essa Monti esprime
un entusiasmo illuministico per le conquiste della scienza, ma sempre aulicamente, in forme
classicheggianti e con riferimenti mitologici);
la "Bassvilliana"(1793: descritti gli orrori rivoluzionari in Francia).
Monti si trasferisce, quindi, a Milano in veste di poeta ufficiale, prima del regno napoleonico- opera
significativa è il "Prometeo"(1797: è Napoleone il novello Prometeo, capace di portare la civiltà agli uomini)
e poi del governo austriaco. Ancora una volta Monti si adatta ai nuovi dominatori, cercando di ottenerne i
favori con una serie di componimenti celebrativi. Il governo lo ringrazia offrendogli nel 1816 la direzione
della rivista “La biblioteca italiana” (rifiutata l’anno precedente da Foscolo, che aveva scelto l’esilio).
Nello stesso 1816 si era aperta la polemica fra classicisti e romantici: Monti prende posizione pro classicisti,
anche se ne scriverà molto tempo dopo col “Sermone sulla mitologia”: in esso respinge la ricerca
romantica del “vero” e il gusto tetro della scuola nordica, esaltando i “sogni” della mitologia antica, e la loro
capacità di ispirare sogni ed ideali. Monti muore a Milano nel 1828.
N.B. La prosopopea è figura retorica nella quale si fa parlare un oggetto inanimato oppure un defunto