La Vita Militare La vita militare rappresentava per i cittadini maschi il

La Vita Militare
La vita militare rappresentava per i cittadini maschi il momento della presa
di coscienza tra il proprio essere ed il mondo degli altri, fatto di culture e
caratteri tanto diversi da generare simpatie ed antipatie destinate a durare
per tutta la vita.
Noi giovani del 1920 ci trovammo con la vita militare condizionata dalla
guerra e quindi l’impatto col mondo esterno fu più duro di quanto si
potrebbe oggi immaginare, poichè gli strumenti di comunicazione non
consentivano una idonea conoscenza degli accadimenti lontani da casa
nostra.
Anche all’epoca in cui era previsto che io dovessi addestrarmi alla vita
militare,vigevano alcune facilitazioni che consentivano il rinvio per motivi di
studio. Fu per questo che fui chiamato un anno dopo (1942) unitamente ai
giovani nati nel 1921.
Il servizio militare per gli studenti
universitari consisteva in due
diversi periodi: uno della durata di
cinque mesi (battaglione d’istruzione)
e l’altro della durata di sei (corso
allievi ufficiali). Al termine si
conseguiva
la
nomina
di
sottotenente di complemento.
Si era già in guerra, dichiarata nel
giugno 1940, che doveva durare per
breve tempo ma che si rivelò ben
più lunga e terribile!
Finito il predetto corso di
addestramento (25 Luglio
1943) prestato a Pescara, tornai
a Roma, in attesa della nomina
ad ufficiale dell’esercito, nel
corpo automobilistico.
Il rientro a Roma fu terribile:
funestato
dal
tremendo
bombardamento
di
San
Lorenzo (19 luglio 1943) che
causò distruzioni e morti.
Il
Papa
Pio
XII
accorso
pietosamente, riportò i paramenti
macchiati di sangue.
La guerra durava sempre più
violenta.
Conseguita la nomina ad ufficiale,
fui
inviato
al
9°
Centro
automobilistico di Bari, e di qui
assegnato alla Compagnia di
Trani dove mi colse l’otto
Settembre (armistizio con le
truppe alleate anglo americane).
L’armistizio determinò l’ordine
dello Stato Maggiore di “respingere
l’attacco da qualunque provenienza
giungesse”.
L’Italia venne informata che il Re ed il Governo si trasferivano a Brindisi.
Ciò che avvenne via mare attraverso “la fuga di Pescara”.
L’attacco annunciato e temuto fu portato dalle truppe tedesche che
iniziarono subito dure rappresaglie verso quelle italiane divenute
improvvisamente loro nemiche (traditori…). Seguì lo sfacelo delle Armate
italiane. I nostri militari si liberarono dalla divisa e cercarono il possibile
ritorno a casa (film commemorativo di Alberto Sordi: “Tutti a casa”).
Un mio amico, prima di partire per Bari, mi aveva suggerito di portare con
me un vestito borghese (…forse lui sapeva cosa sarebbe avvenuto), cosa che
io non feci e scambiai la mia fiammante divisa con modesti indumenti di un
contadino incontrato “in itinere”.
A me si unirono cinque soldati romani ”Signor tenente, noi veniamo con
Voi” ed io “intanto non chiamatemi tenente e, se volete, tentiamo di tornare
a Roma con qualunque mezzo”.
Incominciammo l’avventuroso cammino andando ad Andria dove viveva
una persona conosciuta a Roma (il mio barbiere) che da qualche tempo era
tornata al paese d’origine. Questa persona (Riccardo), contento di rivedermi,
fu molto disponibile: ci rifocillò, ci ospitò tutti e, si informò presso il Priore
del luogo circa la possibilità di proseguire il nostro itinerario. Quest’ultimo
sconsigliò di attuare il nostro proposito.
Peraltro noi decidemmo di andare avanti anche a piedi fruendo di qualsiasi
mezzo di fortuna (anche di stalle e ricoveri vari).
A Candela località posta sulla strada Napoli – Bari, fummo ospitati da
contadini premurosi che ci ristorarono, ci ravvivarono e ci donarono
persino effetti da toilette il cui profumo ancora mi riporta quei ricordi.
Giunti a Roma riuscimmo finalmente a capire cosa fosse veramente
successo.
Cominciarono i rastrellamenti ed io fui colpito dalla malaria contratta
certamente nella Valle dell’Ofanto.
I rastrellamenti, iniziati nei confronti degli ebrei si estesero e riguardarono
gli uomini giovani e quelli che si sottraevano perché ex militari, specie i
cosiddetti ufficiali “alla macchia”. I rastrellati venivano avviati al lavoro o
addirittura portati in Germania.
Tanti personaggi importanti si nascosero nelle chiese, in particolare a S.
Giovanni e S. Paolo (Collegio Lateranense).
Io mio alternavo fra case di amici e la Chiesa di Santa Bonosa (oggi S.
Maria della Mercede). I miei ospitarono amici ebrei e custodirono
gelosamente molti loro preziosi.
Il 4 Giugno 1944 fecero ingresso a Roma le truppe alleate (gli americani)
che erano sbarcate ad Anzio a gennaio…accolti con entusiasmo dalla
cittadinanza, mentre i tedeschi fuggivano precipitosamente.
Dopo tutti questi avvenimenti era ora di tornare al lavoro ed io ripresi il
mio posto in ufficio.
Nel Paese (Centro-Nord) incominciò la lotta partigiana combattuta da
militari e cittadini aderenti alla cosiddetta Repubblica Sociale - sostenuta
dai tedeschi- contrastati da cittadini italiani che si organizzarono e
combatterono con ogni mezzo (la Resistenza).
Arrivammo così al 25 aprile 1945: la Liberazione.
…segue…al prossimo racconto…