LE REGOLE DELLA BATTAGLIA: FONDAZIONE EINAUDI 1-2 DICEMBRE IL MEDICO MILITAREE IL PAZIENTE SOLDATO: LA BIOETICA MILITARE DI FRONTE ALLA VIOLENZA DELLA GUERRA MAURIZIO BALISTRERI ABSTRACT: Come militare che combatte il nemico deve affrontare scelte moralmente difficili, così anche il medico militare che opera in contesti di guerra può trovarsi davanti a dilemmi morali importanti che possono riguardare l’atteggiamento da avere nei confronti di un soldato che rifiuta la cura; la questione se rispettare la fiducia del paziente; chi curare in una situazione in cui non è possibile curare tutti (wartime triage); se partecipare a sperimentazioni di farmaci sui soldati che non prevedono il loro consenso; se aiutare un soldato ferito gravemente a morire, se questa è la sua richiesta; se partecipare a interrogatori di prigionieri che prevedono trattamenti crudeli; se contribuire allo sviluppo di armi chimiche e biologiche che possono essere letali. Anche per il medico militare, inoltre, si pone la questione se soccorrere il nemico ferito e come comportarsi nei confronti della popolazione civile e non belligerante. Quando ci confrontiamo con le responsabilità e i doveri della medicina militare le posizioni che troviamo sono diverse e vanno da quelle che negano che il medico militare abbia responsabilità diverse da quelle che ispirano la condotta del medico civile a quelle che invece affermano che il medico militare ha un ruolo che lo mette nella condizione di compiere azioni che non giustificate se fatte da un medico civile. Noi sosterremo che gli stessi principi morali che valgono per il medico valgono anche per il medico militare e anche quando egli agisce in un contesto di guerra e che, pertanto, il medico militare deve impegnarsi, come il medico civile, a svolgere la propria professione animato dal desiderio di tutelare la salute fisica e psichica del malato e nel rispetto della sua volontà e della sue convinzioni e che, perciò, non potrà mettere in atto procedure diagnostiche, terapeutiche o sperimentali contro la volontà del paziente e, in caso di impossibilità per il paziente di esprimere la propria volontà, non potrà che fare riferimento alle sue volontà precedentemente espresse. Che il medico militare, inoltre, non soltanto deve rispettare l’autonomia del paziente, ma non deve nemmeno impegnarsi in atti che costituiscono partecipazione in complicità o incitamento alla tortura o che rappresentano punizioni crudeli, inumani o degradanti per il prigioniero o che sono comunque lesive della sua integrità.