Master Homeland Security Testimonianza aziendale Paolo Spinelli La sicurezza del personale operante in aree a rischio L’esigenza di informare sull’evoluzione e sugli esiti delle campagne militari è stata sentita fin dall’antichità. Per ragioni politiche e di potere i governanti hanno sempre sentito il bisogno di rendere visibili e note le imprese militari e le conquiste, affascinando il popolo e conquistandone i consensi. Se fino a qualche decennio fa l’informazione su questi eventi era stata gestita in maniera molto controllata, garantendo una copertura degli avvenimenti molto parziale e legata quasi esclusivamente a finalità politiche e di propaganda, con le grandi guerre del XX secolo l’informazione sugli eventi bellici ha subito un’evoluzione fino a trasformarsi da strumento nelle mani dei governi a strumento di controllo sul loro operato e su quello delle forze in campo. Nei conflitti asimmetrici che caratterizzano la nostra epoca, la copertura mediatica degli eventi militari si è spinta fino a livelli estremi, tanto da far affermare che i conflitti non possono iniziare se non è presente la TV a darne evidenza e notizia. Senza estremizzare il ruolo dei media è comunque vero che la presenza di reporter sui luoghi di operazione è divenuta una costante degli ultimi decenni e si è spinta fino alla presenza di giornalisti “embedded”, ossia del tutto integrati nei contingenti in campo, fino al punto di partecipare ad azioni operative insieme ai militari. Questo approccio all’informazione dalle aree di operazione ha posto le aziende editoriali di fronte alla necessità di dotarsi di processi e strumenti di valutazione e gestione dei rischi e di supporto al personale, non solo giornalistico, inviato a coprire gli eventi. E’ divenuta prassi la presenza in azienda di esperti che sono in grado di supportare le figure decisionali nel processo di valutazione delle modalità di copertura degli eventi e che possono impostare nella maniera migliore le azioni di prevenzione e gestione in quelle situazioni in cui le esigenze di copertura informativa rendono indispensabile la presenza di personale dell’azienda in aree a rischio. Nel corso della testimonianza abbiamo visto quali sono le principali fasi di questo processo e quali sono le azioni che le aziende editoriali mettono in campo per garantire che l’esigenza di informare sia conciliata con quella prioritaria di garantire la sicurezza delle persone che sono state chiamate a svolgere questo compito. In tal senso sono state esplorate le attività di formazione che vengono svolte con la finalità di preparare persone che non hanno esperienza militare e non sono state addestrate per partecipare ad azioni operative, affinché siano in grado di mettere in atto comportamenti corretti in situazioni di emergenza. Si è parlato, inoltre, di come sia fondamentale la capacità di valutare correttamente la pericolosità dell’attività che si decide di far svolgere al personale aziendale e compararla con le capacità e l’esperienza che questo ha maturato nel tempo, vuoi per aver partecipato ad attività formative, vuoi per precedenti esperienze analoghe già vissute. Si è quindi visto come, in aggiunta a queste valutazioni e, talvolta, a loro supporto le aziende abbiano sviluppato un network di contatti che consente di raccogliere informazioni affidabili sui rischi specifici da considerare e di gestire l’organizzazione delle attività in piena sintonia con gli organismi nazionali e internazionali che sono preposti tanto alla gestione militare delle operazioni, quanto alla protezione delle persone e alla salvaguardia dell’incolumità dei civili che, per svariate ragioni, operano in condizioni ambientali di rischio. E’ stato illustrato come a questa fase preparatoria segua una fase più operativa di organizzazione e gestione del viaggio e della permanenza nelle aree interessate. Si è visto come anche questa fase necessiti di particolari attenzioni, sia per la necessità di valutare la logistica, sia per quella non meno importante di rendere note le informazioni su spostamenti e residenza solo a un numero limitato e molto selezionato di persone. E’ stato spiegato come anche per questa fase gli strumenti a disposizione delle aziende siano molteplici e il livello di organizzazione che si è raggiunto è tale da consentire l’organizzazione di soluzioni logistiche spesso molto complesse anche in tempi molto brevi e con un livello di affidabilità molto elevato. Una volta valutata positivamente l’esigenza di garantire la copertura mediatica degli eventi e realizzata la delicata fase di organizzazione della logistica, rimane da garantire a coloro che hanno raggiunto le aree di operazione militare la possibilità di svolgere il proprio delicato compito con la massima garanzia possibile di sicurezza. A questo proposito abbiamo esplorato le tre aree di attività che le aziende svolgono per garantire al personale al lavoro di potersi dedicare al loro compito con la massima tranquillità possibile, ossia la fornitura di tutti gli strumenti di protezione individuale che possono essere utili nell’area di operazione, la creazione di un network di contatti in patria e in loco che gli inviati dovranno solo mantenere vivo e sviluppare e la predisposizione delle misure di sicurezza e di emergenza che devono consentire al personale di muoversi e di lasciare l’area nel caso in cui la situazione operativa divenisse eccessivamente pericolosa. L’analisi di questi aspetti ci ha portato a comprendere quanto sia importante creare e mantenere relazioni di aperta collaborazione con tutti gli organismi istituzionali e militari che sono gli uni preposti a tutelare la sicurezza dei cittadini e gli altri a svolgere le azioni militari sul campo. Queste relazioni di collaborazione sono infatti un presupposto fondamentale alla realizzazione delle attività in area di operazione militare, senza il quale non sarebbe possibile organizzare in sicurezza l’attività degli inviati e, in molti casi, probabilmente non sarebbe neanche possibile garantire la presenza dell’informazione. Abbiamo infine compreso come l’esigenza di gestire le situazioni a rischio in area di operazione militare abbia portato allo sviluppo di metodologie e prassi aziendali che ora sono state adottate nella gestione di qualsiasi attività che possa essere considerata a rischio, ampliandone l’applicazione anche ai casi di copertura giornalistica di eventi catastrofici, calamità o più semplicemente di attività che, pur svolgendosi in aree sicure, presentano elementi di pericolosità.