Curricolo Verticale Unitario dell'Istituto CURRICOLO DI MUSICA - UNITA' DI APPRENDIMENTO – Scuola Secondaria di Primo Grado MARASCHIN Classe I scol. Unità di Apprendimento del Piano di Studi Personalizzato Materia Musica Codice MUS 31 Anno Tempi previsti Data d’inizio Novembre-Dicembre, FebbraioMaggio Titolo dell’unità Le Alterazioni Testo di Musica: Rosanna P. Castello: Medi@music, Minerva Scala, ottava, registro, Italica Vol. A, Modulo 5, Unità1-2 estensione Toni e semitoni: impiego dei segni di alterazione Alterazioni fisse e mobili Obiettivi previsti Conoscenza elementi propri della disciplina: C1- La successione dei suoni C2- Il totale cromatico C3- Ambiti sonori Osservazione, individuazione ed applicazione A1- Strutturazione sonora delle scale maggiori e minori A2- Presenza di suoni estranei A3- Gli intervalli A4- Collocazioni delle alterazioni sul pentagramma Identificazione e risoluzione di problemi R1- Cogliere le differenze d’uso delle alterazioni Comprensione ed uso del linguaggio specifico L1- Uso appropriato di termini e simboli L2- Esprimere le caratteristiche con la simbologia corretta Attività Le alterazioni viste come i “suoni intermedi” fra le tradizionali sette note della scala musicale. Partendo da esempi pratici e dalla conseguente scoperta di tali suoni, si porterà gli alunni alla conoscenza e individuazione dei segni collegati a tali “suoni intermedi”. Si illustreranno, di seguito, le caratteristiche di tali segni e le loro modalità d’uso nell’ambito dei vari brani. Si insegnerà agli alunni a distinguere tali segni e a saperli usare correttamente con lo strumento nell’ambito appunto della pratica strumentale. Come conseguenza dell’uso delle alterazioni, si spiegherà il funzionamento delle più usate scale maggiori e minori. Si faranno esercitazioni specifiche sulle alterazioni in classe e si sintetizzeranno le loro caratteristiche su quaderno in modo da fornire una solida base di conoscenza dell’argomento. esercitazioni individuali a casa legate alla pratica strumentali. Consolidamento delle conoscenze attraverso lo studio delle sintesi sul quaderno Modalità di verifica Prove di verifica orali con semplici domande, in classe Prova di verifica scritta finale con domande specifiche anche riguardanti tale unità e di carattere chiuso inserite, con argomenti precedenti, nell’ambito del TEST n. 2 e/o n. 3 con la consueta valutazione in trentesimi CONTENUTI RICHIESTI 1 – Le note Do, Re, Mi, ecc, disposte in ordine successivo, formano la cosiddetta scala musicale. La scala finisce quando si ripresenta la nota iniziale, ad esempio, DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI-DO. In questo caso la nota DO si ripresenta alla cosiddetta distanza di ottava, cioè a distanza di otto suoni. Sia le voci che gli strumenti emettono suoni in ambiti più o meno ampi, detti estensione. Per estensione si intendono tutti i suoni, dal più basso al più alto che appunto ogni voce o strumento possono eseguire. L’estensione può comprendere suoni gravi e allora si dice che tali suoni sono di registro grave. I suoni di altezza media appartengono al registro medio, quelli acuti al registro acuto. Ogni nota può essere il punto di partenza di una scala: è sufficiente rispettare le distanze fra i singoli suoni. Infatti non tutte le note sono tra di loro alla stessa distanza. Alcune sono più vicine, al punto che non ci può stare nessun suono in mezzo a loro. Ad esempio, fra le note DO e RE, ci può stare un suono intermedio, così pure fra RE e MI, fra FA e SOL fra SOL e LA e fra LA e SI. Fra le note MI e FA e fra SI e DO non ci possono stare suoni intermedi. 2 – La distanza più piccola esistente fra due suoni si chiama semitono. Il semitono si trova nella distanza che c’è fra le note MI-FA e SI-DO. In tutti gli altri casi, essendoci un suono intermedio fra le altre note, si dice che c’è una distanza di tono, cioè il doppio di un semitono. Questi suoni intermedi, ad esempio quello che si trova fra DO e RE, non hanno un loro nome proprio: potremmo considerarli come, ad esempio, DO che si è alzato oppure RE che si è abbassato. Al posto dell’espressione “che si è alzato” si usa il termine diesis, al posto di “che si è abbassato” si usa dire bemolle. Riassumendo, il diesis (#) serve ad alzare di un semitono la nota davanti la quale viene messo, mentre il bemolle (b) serve ad abbassare di un semitono la nota davanti la quale viene messo. 3 – Questi segni, che si chiamano segni di alterazione possono essere usati in due modi diversi: a) Scritti vicino al segno di chiave, servono a modificare la nota che alterano fino alla fine del brano. In tal caso si chiamano alterazioni fisse. b) Scritti semplicemente davanti ad una nota nel corso del brano, modificano solo quella nota fino alla fine della battuta in cui quella nota è inserita. In tal caso si chiamano alterazioni mobili. Per cancellare il # o il b si usa un segno chiamato bequadro. Il bequadro può cancellare un’alterazione fissa solo nella battuta in cui viene usato o un’alterazione mobile nella stessa battuta. La sbarretta di fine battuta cancella automaticamente qualsiasi alterazione mobile e pure la sbarretta cancella l’effetto del bequadro 4 – Le alterazioni fisse determinano l’uso delle scale, meglio, delle tonalità. Tonalità significa rapporto dei suoni in relazione a uno più importante: può essere usato anche, al suo posto, il termine scala. Ogni nota, naturale o alterata, può essere alla base di una scala: l’importante è rispettare le distanze fra i suoni. Le scale possono essere di due tipi: a – Maggiori, quando, dalla prima all’ottava nota della scala, si rispettano i seguenti intervalli, cioè distanze fra i suoni: tono, tono, semitono, tono, tono, tono, semitono. b – Minori, quando, dalla prima all’ottava nota della scala, si rispettano le seguenti distanze: tono,semitono, tono, tono, semitono, tono, tono. Ogni scala maggiore ha una sorella minore che utilizza le stesse note della scala maggiore e inizia due note sotto.