Le balbuzie

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Le balbuzie
Intorno ai tre anni, nella fase di massima espansione
del linguaggio, non è raro che si verifichino difficoltà
nella fluenza del linguaggio.
a cura della dott.ssa Rossella Santoro
La balbuzie rappresenta
uno dei problemi più frequenti nei bambini in età
prescolare. Spesso dall’anamnesi emerge che
la prima manifestazione
di disfluenza risale all’età
di tre anni, talvolta contestualmente ad un evento
particolarmente significativo per il bambino: l’ingresso
nella scuola materna, la
nascita di un fratellino, etc...
Proprio la presenza di questa causa scatenante spesso in qualche modo rassicura i genitori circa il carattere
temporaneo del problema.
Effettivamente intorno ai tre
anni, nella fase di massima
espansione del linguaggio,
non è raro che si verifichino
disfluenze (difficoltà nella
fluenza del linguaggio) che
tendono a risolversi nel tempo, e che sono legate all’
“irruenza” del pensiero che
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non riesce a coordinarsi
con il linguaggio.
Queste disfluenze, per cosi
dire “fisiologiche” sono
caratterizzate dall’assenza
di sforzi, tensioni, spasmi e
sincinesie correlate; spesso la ripetizione riguarda
intere parole o addirittura frasi e rappresentano
per lo più un tentativo
da parte del bambino di
chiarire il proprio pensiero.
Quando il clono (ripetizione)
o il tono (blocco) riguardano anche il singolo fonema,
sono accompagnati da
scarso controllo di intensità
e tono vocale, nonché da
tensioni e blocchi visibili, si
propende per la diagnosi di
balbuzie secondaria, che
richiede l’intervento riabilitativo logopedico.
Sulla etiologia della balbuzie si è molto discusso nel
corso degli anni, arrivando
a formulare le ipotesi più
disparate; attualmente la
maggior parte degli autori
concorda
nell’escludere
che il fattore psicologico
(trauma, separazione da
figure di riferimento, etc...)
abbia una valenza maggiore del costituire la causa
scatenante.
Si ritiene più plausibile che
l’origine del fenomeno
sia da ricercarsi in immaturità o alterazioni del
sistema nervoso centrale.
Questa tesi è avvalorata,
tra l’altro, dalla familiarietà
del disturbo (presenza di
più casi nella stessa famiglia, pur non essendoci
un’ereditarietà di tipo mendelliano) che fa propendere verso l’ipotesi di una
predisposizione nei confronti di questa patologia.
Le terapie per le disfluenze
sono innumerevoli, tutte mi-
rano a distogliere l’attenzione del paziente dal linguaggio e contemporaneamente a regolarne il ritmo con
strumenti e/o gesti detti,
per l’appunto, regolatori.
Ai genitori viene consigliato
di evitare di sottolineare il
problema dinnanzi al bambino, evitando di anticiparlo, correggerlo, invitarlo a
parlare più lentamente o
con più calma, infatti nel
momento in cui il balbuziente si concentra sul suo
eloquio non solo questo
peggiora, ma si evidenziano maggiormente i sintomi
ad esso correlati (spasmi,
sincinesie, etc...).
Accanto a questo la terapia prevede il rilassamento,
l’impostazione della corretta dinamica respiratoria e
dell’attacco vocale.
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