Come funziona l`allenamento contro la balbuzie

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Come funziona l’allenamento contro la balbuzie
In cosa è diverso il cervello di una persona balbuziente da quello di una che
non presenta il disturbo? La differenza è nel funzionamento di due zone del
cervello, una delle quali può essere ‘allenata’ per ridurre il problema. Ecco
come e perché funziona la terapia
07-09-2012
"Una sola settimana di terapia può bastare a limitare la balbuzie. In che modo? ‘Riorganizzando' le
connessioni del cervello. A dirlo è uno studio pubblicato su Neurology, condotto dall'Università Normale di
Pechino, che si è avvalso di tecniche di studio dello spessore della corteccia cerebrale e delle interazioni
tra aree del cervello.
Stime dicono che il disordine della balbuzie colpisce tra l'1 e il 4 per cento della popolazione mondiale. Il
problema può essere alleviato, aumentando la fluenza nel parlare, tramite delle terapie, volte a controllare il
respiro, la fonazione e l'articolazione della voce.
Lo studio ha coinvolto 28 persone balbuzienti, le cui capacità sono state messe a confronto con quelle di 13
partecipanti privi del disordine della parola. Quindici dei pazienti affetti da balbuzie hanno ricevuto una
settimana di terapia: questa consisteva in tre sessioni giornaliere, nelle quali i partecipanti dovevano
ripetere parole di due sillabe che venivano loro dette a voce o presentate tramite uno schermo. Prima
dell'inizio e alla fine dello studio veniva inoltre analizzato lo spessore della corteccia cerebrale, e le
interazioni tra le aree dell'organo nei momenti di riposo.
Nei pazienti affetti da balbuzie, la consistenza e la forza delle interazioni in una particolare zona, la parte
dell'area di Broca che controlla la parola e il linguaggio, risultava minore rispetto al gruppo di controllo,
mentre l'intensità di interazione tra cervelletto e cervello risultava più alta. Ma dopo la settimana di
allenamento dei pazienti, sebbene i primi fattori rimanessero invariati, la connettività cerebrale del
cervelletto era ridotta a quella riscontrata nei pazienti non balbuzienti e questo si traduceva in un
miglioramento nel disturbo. "Questi risultati dimostrano che il cervello può essere ‘riorganizzato' con
l'esercizio, e che è il cervelletto a rendere possibile l'idea di compensare la balbuzie", ha commentato
Chunming Lu, co-autore dello studio. "E in più ci mostrano in che cosa il cervello delle persone balbuzienti
funziona diversamente da quello di chi non ha questo disturbo"."
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