IDROLISI ENZIMAT1CA DEL LATTOSIO CON BIOREATTORI A MEMBRANA M. PIZZICHINI, R. PILLOTON - ENEA Area Energia e Innovazione Dipartimento Processi Chimic e Materiali Centro Rtcerche Energia Casacia, Roma M. PONTECORVO, G. MIGNOGNA, A FORTUNATO, F. BEONE Ospiti ENEA ultrafiltrating). Amicon VitaFiber), for bioreactoi Specific membrane modu!es enzyme has succesfully been applications are commercialized, j3-galctosidase ules io hydroiize iactose in immobilized in a hollow fiber and in a ceiamic rnod treatment is considered by waste whey. The generai problem of the waste whey and increase of product different points of view: environmental pollution quality. geneial properties and In this technical report me presentd the washing procedures. idraulic configurations performances (perrneability. ceramic, supports ieniical properties) of hoth, polvmeric and 1 physical nd c obilization rnathematic the enzyme kinetic, its phisical and eoa1ent imm process model of the bioreacior and on line morneoring of the Riassunto zzazione di enzimi o I bioreattori a membrana. ottenuti per immobili anici offrono molti vantaggi cellule in supporti polimerici (membrane) o inorg re un processo separativo rispetto ai processi in batch. Consentono di accoppia riducendo in tal modo gh con una trasformazione enzimatica iii continuo, attori consentono inoltre effetto di inibizione enzimatica da prodotto. I biore ere Uottimizzazione del una vasta scelta di configurazioni idrauliche per otten un adeguato metodo di processo. Lo sviluppo del bioreattore richiede cinetici. chimico fisici e immobilizzazione e la correlazione fra paiametri le fibre cave asinimetriche idrodinamici, Moduli a membrana polirnerica, come ici da laboratorio (Amicon sono commercializzate anche come sistemi reattorist - Vitafiber). nel siero di latte con un Oggetto di questo lavoro e l’idrolisi del lattosio quadro dei problema piu bioreattore a membrana ad attivita’ lattasica nel industria iatierocasearia. generale del trattamento di questo effluente dell’ differenti supporti: uno L enzima b-galattosidasi e’ stato immobilizzato su due L In questo rapporto polirnerico (polisolfone) e l’altro inorganico (allumina i supporti (permeabilita’, vengono considerate le proprieta’ generali di entiambi ica steIiizzaLione\ la cinet configurazioni idrauliche, procedure di lavaggio e covalente, il modello e dell’enzima utilizzato Fi sua nvnobilìzz izFin iea de p C o I 1 I oratj e il run, ,r gg, IPi e mrt’c i 6 Materiali, metodi e rrumeniazone 1 7 Bibliogiafia 2 SUPPORTI E MODULI A MENIBkNA 2.1 2 a.3 2.4 Barriere ceramiche Membrane a fibre cae OIi5Ol miche Schema del processo e appatecchiature di Permeabilitadi membrana e sterIiizaz ne ‘le m )dul 2 q Rigenerazione 2.6 Conclusioni 2.7 Bibliografia Meccanismo di reazione Fonti della f3-galartosidasi La cinetica della [3galattosidasi Determinazione dell’attix’it’ enzjmatca Determinazione delle costanti cinetichc Effetto dello k ne calcio sull’a ti vi ci ziinat 3 LA GALATTOS1DASI 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3 6 ca 4.1.5 immobilizzazione della f3-galattosdasi 4.1.5.1 Immobiiziazione con aliuinina 4 1.5.2 irnrnobilizzazionc per reticolazione 4.2 kastazionj del bioreattore lattasico 4.2.1 Tempo di vita medio del bioreattoie 4.2.2 Effetto del caricamento enzimatico 4.2.3 Effetto della concentrazione di substrato 4 2 4 Effetto della portata sulla conversione 4 2.5 Effetto termico 4.2 6 Impiego dei siero di latte -1.3 Conclusioni 4 4 Bibliogiafia 5 MODELLO MATEMATICO DEL BIOREATTORE 5.1 Tempo di permanenza degli elementi di fluido. 2 5 2 Modello matematico e confronto con i dati sperimentali 4 5 5 3 Determinazione dello stadio controliante 6 IMMOBiLIZZAZIONE ENZIMATICA SU BARRIERE CERAMICHE ‘ 6 1 Immobilizzazione enzimatica 6.1.1 Procedura di immobilizzazione 6.1.2 Controllo dellilnmohilizzazione 6, .3 Influenza deilimmobihzzazione sulla permeabiiita 4 6.2 Tempo di residenza e modello fluidodinamico 6 3 Presta»tmt del bicn’eatto,c 6 3 1 C’wvcsione e veìcita di produzione ffe odel i,i v rc ior let nrlla -np iv nll (S 7 SVILUPPO DI B1OSENSORI PER IL CONTROLLO IN LINEA DEL PROCESSO 7.111 sistema biosensore 7.2 Biosensori a glucosio e lattosio 7.3 Sistema elettrochimico di misura 7.4 Interferenze chimiche 7.5 Procedimento di immobilizzazione enzimatica 7.6 FIow lnjection Analysis (HA) 7.7 Rigenerazione del tampone 7.8 Automazione del sensore 7.9 Conclusioni 7.10 Bibliografia - , .. ‘_ elie t A recupei n’ o o ndustriaii iimnizza i ni , h 1 n materie prime seconue, FTLcJV1 rtuitturalrnente e ‘4stC’O ii’ Bioreattori e bosensoi operativamente ci itici pci CLII de bit. due ‘in aetcvulc srorzo dl ricerca per me’ bEN alA ha cercato. in citurI essere concretamente apphcati a e ,aicI1ere iteidisciplinrre di questo arar mento di Irondera e r itica (docenti nuove ai i I i i ti ‘la’ coinvolgere cli is(tut di iUe i leve di lame ndi in C hnnv e 5 1 / I A Pi le j a, na u n e dai crgal, n’a u eri Sul tema ip oggc i ‘E\L A molo “Bioeatalizzato e ra ec ce, e’ e cnr’ e ami ca/Ioni ‘a’rnate di studio. seminari coinvu!genPo ma via en1nt ,‘r’hbiic di ticeca e ie principali E. i:.;eaze, Mciana iiccigna e universita’ Italiane (Universi.ia di Pa ma : L’Aquila). Fra i docenti direttanente rinvoli n Il i i d’ere i ui bwcaù lizzatui i enti ‘Ao, il Piof citiamo, ringiaziandoli per il li ro aleziosissinie eiiri ru o (ampanella, il Prof, Bec ar il Piol Marconi, il Prof Milazo il I ro Rolle, il Prof, Tomassetti, il Proi. PalPo, il Piof, Fronnili I Piof Mascini, il Dr,Palleschi, il Prof,Violante, il i rof.Avigliano Il Prof.Miianda, L’oggetto del piesente lavoro. svolto smerimcnttdniente piesso i iaboratoii ENEA, CRE Casaccia. Area Innovazione Tecnologica. Dipaitimento Processi chimici e materiali, Progetto FESE e PLTRI ha ,teessato io svolgimento di sei tesi di laurea in Chimica, Chimica inoustrale e Scienze Biologiche. li rapporto con il mondo u uve isitario e ‘n particolare con i laureandi e stato enorme di stimolo W grande slancio eniotiv’ per la ri erca intellettuale e Un nncraziameno particolaie al Dott Claudio I ahiani (ENE/) che sviup d la nceica con la sua sapiente supe ision’ a onseniifl prodotti del metabolismo cellulare (ac. lattico, etanolo, antibiotici) Nati inizialmente sul modello operativo che impiega le tecnologie chimiche tradizionali, i bioprocessi si vanno evolvendo dalla filosofia di reazione in batch a quella di processo continuo allo stato stazionario. Nel processo in batch il recipiente di reazione contiene oltre al substrato da trasformare, le specie nutrienti, tamponi, in un mezzo sterilizzato nel quale si aggiunge il biocatalizzatore. Il processo puo’ durare da qualche ora a diversi giorni. Durante questo periodo, la vasca di reazione viene alimentata con le sostanze necessarie alla reazione cataliztata mentre vengono rimossi i prodotti di reazione come gas, precipitati Quando la reazione e completa il recipiente di reazione viene svuotato e inizia la fase di purificazione dei prodotti. Tutte queste fasi impegnano un turn over di processo piuttosto lungo. Alcuni degli inconvenienti dei processi in batdh possono essere ridotti con l’immobilizzazione del catalizzatore su supporti di varia natura consentendo di ottenere una unita’ specifica (bioreattore) per realizzare processi continui. Cio’ comporta evidenti vantaggi pratici: -uso razionale del catalizzatore (minori quantita’separazione dai prodotti,riuso) agevole controllo dei parametri di processo in unita’ modulari -composizione del prodotto stabile nel tempo -uso di minori quantita’ di reattivi (minore impatto ambientale) modularita’ impiantistica, minore investimento di capitale impiego piu’ efficace di tecnologie a DNAr per sviluppare nuovi prodotti A favore dei processi continui a biocatalizzatore inimobilizzato sono anche altri fattori di carattere cinetico e termodinamico: -possibile attivazione enzimatica da parte del supporto -possibile trasformazione di stato fisico del catalizzatore (gel) a cui possono essere associate minori energie di attivazione -spostamento dell’equilibrio verso la formazione del prodotto che viene costantemente rimosso -nel caso di una inibizione da prodotto, la rimozione di quest’ultimo inter iene anche sulla cinetica della reazione Applicazioni dell’ attivita’ originaria. A questo scopo sono state messe a punto numerose metodologie e tecniche di immobilizzazione comprendenti sia un largo spettro di enzimi che di matrici dì supporto. L’immobilizzazione dei biocatalizzatore consente di realizzare un bioprocesso con notevoli vantaggi economici sia per la semplificazione e la riduzione delle dimensioni impiantistiche. che per il minor impiego e la possibilita’ di recupero de! biocatalizzatore (Pizzichini, 1985). Alcune applicazioni su larga scala dei biopiocessi basati sugli enzimi immobilizzati sono rip rtate in tabella Enzima (I=’imrnobilizzato) Penicillina acilasi (I) Produzione di 6-APA da penicillina G o V Glucosio isomerasi (1) Produzione di fruttosio Lattasi (i) Idrolisi del lattosio nel latte e nel siero Melibiasi (I) Idrolisi del raffinosio nella melassa Aspartasi Produzione di acido L- aspartico da acido fumarico Fumarasi (I) Produzione di acido L-malico da acido fumarico : vili pro(’es( separativm a membrana si ha.a sulle poL)rieta’ permseiettive oli n ‘nec inemfran q’v rdo a noi ti la o enga reata un’ I rsptimembrana Nel capitolo successivo verranno descritte le tecniche di immobilizzazione chimica e fisica dei biocatalizzatori, i supporti utilizzati e le perform ances dei sistemi immobilizzati, i n rc po Lo lsettope, e 10 duruxi ha, cm la CFecesi s hrna FNLA proposto in e d merr r r e oog e una materia pmna SdUitO. coiire-itira’ o vuic vo/a ave -‘ora eco ia!e svconda gi-tautendo la ridiizmn- rIeHmpate :o- icr’tale nellindustna lattiero r o iii pro ssi a nembraia ci ‘r br 1)0 t 41. o particolare alla ) di iad 31 t itt e v «O l’O “rnOi loro o :;nn!ndo alla btbi’oarafìa 980 ivlenti i98; Is au “or ro li tOifli Ari i clic reF na d rnjcroti4raLepe ole. iiitj a cc t -a n titl,aoo ie ale aX o 41 1tstj e i edo) d n’ei 4 sto livello tecnologico ‘tlict io,dut’ ia aa”oa ii eetoa o—li:, o:t Oruttura cormnerciale e nei 1 ridotta scala pioduttiva ni o a r la zì re in irtodi di ax ziendc ratioceali, pitceie e t A ,. _ -- 1’ iii ‘ e - 0 a - - 1; ‘0: e - 9 nostra paeru è; oìra1eri ‘zatei ua un forte delPhi della bilancia m neie’ le i ‘P000 MiPa di/a ìflO Uu ci de iva la necessità di ridurre il 2assivo rr i una politica di ilovazune tecnologica e di qualificazione dei prodcttt Per svoigeie ma profi ua azione innovativa nei seitore alimentare e in br si de ‘ono sviluppate e mettere a punto olio attiero caseario in rai ,rocess: sepaiati”i e di tiasf’wnazione in (100000. sviluppare sistemi di 1 ontroi3 per incideo suiba quaIta dei prodotti s ror’ att ero aseario presenta un 4’ a e a par e an a i cgurt. panna. eo --1 va ore aggun’ alci predone ,latte elczionato, burro. or ed è infatti quello in cui i processi sem’rativ’ e di irasforrna;oone con niag io’ mente sta ati e si luppati a livello e n e e d nei ibrana sono s der azionata Lappiicazì ne deiIa o ;rr atva od cont,oi-t Jei raPo, industriali pone il sa mt corale, ma arehe i s I o qfl ‘iflt di in i ii n’a dciii LO titu rti 3 o e I a o ire e oh’ o - O sii se s ‘ comporta aflche la dimiw;zio it dei eanc» nq ika tc B’)D ‘O)’ i e tecnologic di 5 nier s rann a si posrn- ‘nst rh; ..el prc-csu d’ e”olnnone e ianovazione dell’iqdusia r imentve. prio a c 1 ntein n ra’e Si pii’ affeirnare in vi u’ principio che ttt; .c.. es - Ic : - n4’ii tado la lavonzio’e l’ iecii I itt r r iJ°i rrodctti aline’ìtan tono tSlnz&nauivntitdi sxcro:. trtstsn int&grztssilflgiQ TStD hveilo r’u’—’n ue “E\F i a w ilupp’inir’ :.r’. %Peciti o pnEettu ilur’ennah sulle i c”br nc a col loi i io’ “. i ci ti’ d. seto e e sqft,ft di ncerc: I s’hrn di oc» sso (Piusch il ‘ al ;89’ c. r arenfl £1 siero di tatt,? rnos’ialo in %wrì ;elle ss L • C’FCLZkli. lalc processo jre d r csoal i iip zc -li-li. tecn uie d ’r in -j.i a scesi, sei arati c, lie di t ‘nem ua4oi -iazi» ne ennmatira (biorea Scie l4tasi €1. Questo schema di piocesso ha un-i notevole ‘mpostas’za apphcativa poiche’ puo’ esserc impiegato sia pa la ‘alci inazioni. dei o tituent i del Jatt quando si parte da questa materia prima per scopi alimentari, sia per il trattamtato del siero e di altri reflui a scopo depura tivo. Infatti oltre al siero l’industria lattiero-casearia produce teflui a compoi7ione variabi le ma ad alto carico inqi manie che pi ssono cssere ii&ualmente depurati second questo o schema. I aspet o signi... catiso dello s..he fla d t,atta.iIcntc. dcl s.em on le tecnologie di membrana consiste rei -lepuraìe il reflr attraverso un recupe ro differenziato dei sing li componeni. «‘n’e eropro.ein. sai irtina1i, sciropp o di glucidi e acqua terila eettrodUs cfroppo d Di seguito sono discusse le singole operazioni unitarie previste dallo schema di trattamento del siero. Microfiltrazione Tale processo consiste nell’impiego di membrane polirneriche o ceramiche con dimensioni dei pori di l3 t aventi Io scopo di trattenere le frazioni di coagulo residue del siero. La pressione di esercizio e’ di circa 0.51 .0 atm a temperatura ambiente, L’effluente concentrato di questo processo contiene grasso e coaguli proteici che possono essere riutilizzati nel caseificio per incrementare le rese di caseificazione. Il permeato passa alla fase di ultrafiltrazione. Ulirafiltrazione Questa operazione, comporta la rimozione ed il recupero delle sieroproteine dal siero, con conseguente abbattimento del carico inquinante, e soprattutto permette la valorizzazione economica di questa componente ad elevatissimo valore biologico. Le sieroproteine trovano infatti impiego nell’industria alimentare per i prodotti dolciari e dietetici, per l’alimentazione neonatale e infantile e come additivi per bevande gassate, etc. 11 permeato di questa operazione e” costituto pr’nioalmente da una soluzione di lattosio al minerali 4 8%) di concentrazione e recupero dei glucidi. Tale rimozione nuo’ essere realizzata con tecniche che impiegano Io scambio ionico o lelettrodiahisi. I dati sperimentali dimostrano che l’elettrodialisi e in grado di rimuovere anche il 90% di sodio, potassio. cloruri, fosfati, Osmosi inversa Mediante l’osmosj inversa si ottiene acqua demmeralizzata utilizzabile nei cicli sterili di lavorazione del latte e contemporaneamente la separazione di uno sciroppo dì glucidi. La caratteristica principale dell’osmosi inversa consiste nell’operare a bassa temperatura (4070C), nel concentrare la soluzione glucidica di circa 20 volte, nel produrre acqua sterile con un risparmio energetico di circa il 90 rispetto alla distil1azione duo stesso tempo previefle la degradazione termica dei prodotti (cararnellìzzazione dei glucidiL L’oggetto di questo lavoro si inserisce nei quadro generale appena descritto poiche’ affronta l’ottimizzazione del bioreattore lattasico per l’impiego. in scala pilota, nel processo di trasformazione e valorizzazione del siero dj latte, Il presente lavoro ha lo scopo di descrivere e di correlare i parametri operativi del sistema bioreattore enzimatico a membrana per applicazioni in campo agro-alimentare, biomedico e in generale nel campo delle biotecnologie. L6 Materiali metodi e strumentazione Materiali L’enzima galattosidasi, estratto da Aspergillus oryzae, e’ stabilizzato in amido Viene prodotto in forma liofilizzata dalla Sigma Ch.Co,, gradoXl. lot 25F-0633. Attivita’ specifica con onitrofenil galattoside (ONPG) 5,3 U/mg, con lattosio 4. U/rng a 30°C e pH 45. I 1_I ‘rìg er il hiosens glucosio e a o utiiii;ato l’or ima 3glucos o ossidasi ottenere dd ;-soerij’T \ioer e odtt n foni u’d,hz7ata Sieei Lh CO ;tt i;, .iCflC i ‘ . cd rc:cntt.. c aili I-i;ka. ;a!b’imina siericp oovina (BS.’j e’ esUa 1 i. tzfl 1 •. !yfljrt-. .i.IT i 7ì! 4. piner’n da’? Mrck J atona dist rep a’one delle solua’ni di lavoro ;‘tgala je i’ 1 SS t4”lf oli )t )S in flta’R’ isa(El(A rprP-una) e’’ al di ir io onu la ,nduc’Lilita’elctbicae e inftrio,e v l’is i tat u iwtit 4 2. . ji 3 gluco K)i’ a , ¼ gluconro i- 0 2 H Metodi di anal!q sti uiuentazont di n”nLrollo : f It anQii r divercc tecriche analiche a JUCi.ii ‘..-c ‘v d “c . i ‘ q n—n,al I lt 14 det 1)11 ! qe ci ro I I le lindil presenti e’ a’ icpit ii t il L ,Va vi . coi pr2ndenP pompa per elu.jnpe ‘n.Ia”ica rn.’ Id’ “CU) .rlieflre Rlt’dyrt cnn kxp da 10 ul; nveiatore (Vanan ‘3 i azi ini’cc li ri;ranonc sermostatato a 90°C; cemp.te i.degraV’r ‘ist’ 42 coinma i;npacrata specf’ca per la cp.i.a “i,: de; ‘dl ‘cidrali iIigoaccindi po (.110 620. 0 65X30cm, co %f i%i’)r Pect.dr i io d SS ‘r ‘nii i:’: i’ c t’i compIesi cnn la inne (a+ pi aente iella fase stazione ta ( ’oli ti i rti ‘lato on divinil-bcnzene). 1 Con tale sstema si oossono esu,une t campioni/ora. 2 Beckman Gli’cose Analyzer —. per le ina1isi discontinue del glucosio su campioni raccolti. Il pnncipio di t unzionamento si basa sulla seguente reaziope: ; a a1s ‘a sSc . • I I—. sS L. ‘ . .4’ $11 Un .!Iett»& di platin.’ pe’Jaiinaio r -70C) mv ‘s Ag/AgC’1 misura la t”locita’ c” t ci’warsa d c%%:pcqo q:ancir w’ “olumc n’go di campione (lOul) e i&etttto “JIa s Ii’atw nmati ‘st Juu n o’sidasi (600) 1) tempo di pos ‘i a se ii In si ‘trtcza t d g/l, il 2 )0 ‘al”.ttii ‘vk I Le misure di assorbanza vengono condotte allo spemofotometro a 280 aminoacidi aromatici (Tirosina, Triptofano. nm (le proteine contenenti Fenilalanina) assorbono nella regione da 250 a 300 nrn (UV). La retta di taratura (fig.6) viene costruita per diluizioni progressive di una SOiUZOflC enzimatica (2 g/I) in tampone citrato. Le misure sono condotte con cuvette in quarzo con cammino ottico di 10 mm Questo tipo di controllo non & specifico per l’enzima e puo’ dare un nsultato positivo per qualsiasi altra proteina contenuta nel preparato enzimatioco, Le misure di attivita’ vengono effettuate diluendo 1:5 il permeato in una soluzione di lattosio al 5qc e misurando dopo 30 minuti di reazione l’eventuale produzione di glucosio che indica la presenza dell’enzima flCi permeato. La verifica dell’attivita’ e’ un controllo specifico per l’enzima LZibliorafia Fabiani C., Pizzichini M., ENEA, RTliCfli’83I22 (1983) Pizzichini M., Le biotecnologie in campo internazionale, ENEA RT/TIB/85/24 (1985) Vismara R4 Depurazione Biologica, teoria e processi. Ed. Hoepli (1978) 2 SUPPORTI A MEMBRANA I bioreattori a membrana impiegano come supporto di immobilizzazione una membrana polimerica o inorganica da micro o ultrafiltrazione. In questi sistemi parallelamente al processo di tiasformazione enzimatica si pUO’ Ai fini realizzare quello separativo ad opera della membrana dell immobilizzazione i pohmeri acetato di cellulosa, polisolfone, nylon cellulc a t. oossono eaere funzioralizzati e n radi a i carbossi ic o’ ea1i ar un iegan chimico amm ci ossid ci ee I I modo Applicazione enzima o substrato tipo di bioreattore ai finì di una migliore condizione di immobilizzazione. Infatti la struttura asimmetrjca e’ caratterizzata, come si vedra’ sia nelle membrane poiimeriche che nelle barrire ceramiche utilizzate in questo lavoro, da una parte spugnosa di supporto e da uno strato denso che determina il MW CO li supporto spugnoso puo’ intrappolare in vario modo il biocatalizzatore, mentre io skin denso assicura le pecifiche di MWCO. Sono disponibili sul mercato moduli a membrana fabbricati con una vasta gamma di polimeri e con differenti geometrie idrauliche che consentono di scegliere il supporto piu’ adatto alle specifiche del biocatalizzatore. Nella seguente tabella si riportano alcuni esempi appiicativi dei biorcattori a membrana nei settori farmaceuitico e agroalimentare. In questultimo campo Io studio dei bioreattori a membrana e’ indirizzato principalmente alla produzione di bevande zuccherine, succhi di frutta, dolcificanti a base di fruttosio e/o glucosio. Farmaceutica HFR PP TC CSTR CSTR HFR CSTR CSTR HFR HFR CSTR HFR HFR Lipasi Catalasi Ureasi Penicillinasi Proteasi Invertasi Alimentare uami1asi (iluc, isomerasi Maltoiasi 13-naiattosidasi cellotdasi poroso. resi ne dì fenolo-formaldeide, acciaio inossidabile pt di acrilammide, cellulosa, allumina e collagene (Knopf, 1979). Nonostante tutti questi supporti siano stati impiegati con successo nell’immobilizzazione dePa lattaio, nessuno di questi sistemi e stato industrialmente applicato. In questo lavoro sono stati utilizzati due tipi di supporto per l’immobilizzazione della [3-Galattosidasi. uno di rnateiiale ceiamico ed un altro polisolfonico. 2J Barriere ceramiche Il supporto di materiale ceramico ha una geomeuia tubolare cilindrica (i2mm diametro esterno. 400-600mm lunghezza) come si vede nella foto ottenuta a! microscopio elettronico il materiale e’ costiwitr’ da uno strato esterno di .-allunìina (spessore 1.5-2 0 mm). e da uno interno microporoso di y-allumina (spessore i5-25prn costtuio da particelle da 2Onrn) che determina le carattenstiche di selettivita’ e perineabilha’ del materIale, Per la preparazione del supporto si i manda a Fabiani, Nannetti, Vatteroni, 1989. 11 supporto e’ caratterizzato d una porosit& dei 35-40% e da un diametro medio dei pori dello strato microporoso di circa l5-2Otm. Questi moduli, in oriine erano stati sviluppati per l’arricchimento per diffusione che gassosa dell’UF 28 (Fabiani, Nannetti, Vatteroni. 1989), ora hanno trovato 6 applicazioni come moduli da microfiltrazione e parzialmente come reatori enzimatici a •. o :11 mlcrcoscopio elettronico d una sezione longitudi nale del modulo ccianhico 2_Meiihrane a fibre cae.poiisofoniche [1 modulo a fibre ca e polisoiloniche e LSttUtO da un fascio dì fibre di polisolfone. L polimero ha come unita ripetitiva il difenil—solfone: . i .- . -. iT gruppo -SO, risulta stabilizzato per risonanza grazie alla vicin anza dedi anelli aromatici I bue pairs degli atomi di ossig eno garantiscono buoni lcanìi idrogeno con le molecole di soluto e solv ente. La presenza degli anelli aromatici e dei sostituenti R, impedisce la rotazione intorno ai legami C-C. Questo polimero mostra interessanti caratteristiche di resistenza alla T rnax 75 C), e unottinia tolleranza alle variazion i di pI--I (1-13). 1 moduli commercial contengono membrane con un diam etro medio dei pori che varia da 10 a ?OOA, corrispondenti ad un cut-off (MW CO) da 1000 a 500000. Le fihie cav engono prod tte con la tecnic della filabi a a secc o e ad umido di se Innincì 1)nol Cc ta 982 PìiLondo una oIuzione in ,mt oliceaanide t ra ea a 1 ‘ dici a dallaa usore. 11 consolida men to dcli 19 s’ r f tI r o a 1 uiid d 1 9 l)irwk trcsi a t.. it t o 9. i 9 L ‘O flO a Sezione trasversa di una fibra cava polisolfonica. I moduli a fibre cave, essenzialmente commercializzati per ultrafiltrazione, possono essere impiegati per l’immobilizzazione di enzimi e cellule. Nell’utilizzare i moduli a fibre cave come reattore catalitico si possono adottare diversi schem.i di flusso idraulici (ultrafiltrazione, backflushing, ricircolo, in fig.) a seconda delle esigenze II Imckfiushng uitra1Htriio ne t ricircolo Il mercato delle membrane offre una notevole gamma di moduli caratterizzati da materiali polimerici diversi, struttura e geometria delle membrane variabili. permeabilta e sv:uriro superficiale differente. La tabella 6 riporta le caratteristiche principah di alcuni moduli Amicon a fibre cave impiegati come supporto di immobilizzazione per la J3-galattosidasi. tipo 30.000 3OO00 10.000 30,000 cut-off (dalton) 300 600 600 1000 superficie (cm ) 2 n. fibre 1.1 0.5 0.5 0.2 d.e. d,i. (mm) (mm) 2.1 0.74 0.74 0.4 55 250 250 1000 Caratteristiche fisiche di alcuni moduli Amicon a fibre cave H1P3O-43 HlP3O20* HiPi0-20 VF2 P30* utilizzati nel presente lavoro i moduli a hbre cave utilizzati nel piesenee lavoro sono prodotti dalla AmiconGrace e comnercbdizzati principalmente per ultrafiltrazione o per perifusione di colture cellulari (Weiman, 1983). Nel VF2 P30, il modulo cilindrie, ‘ungo 23 cm, con un diametro di 2.3 cm & compostr ò 1000 fibre cave pohsolfoniche poste al centro di un rontcnitore di peiptx un “it volume hbcro intorno all’insieme che 1acia dii fib e li In r i I d 11 i ‘t p ir t all strc nit? a una ha - Pcr’neat Ki 4 _pc i .4 FLre “i 5 he il — —— - 14 —. ti IS ‘ruwrThL — i’, or Cfls... j J_:iJn ‘ 1 Mt il i’n’L... I’ P»i n’e PC Nella figura e’ rappresentato il modulo a fibre cave polkolfoniche VitaFiber lI P30 che mostra caratteristiche comuni ad altri moouli Amicon ma anche alcune peculiarita’ nella particolare geometria dello shell side che in questo modulo e’ localizzato al centro di un fascio di fibre cave polisolfoniche. Questa particolarita’ comporta il miglioramento della fluidodinamica e la riduzione del volume morto del modulo. r Pn” Sezione del modulo VF2 P30 L’unita’ modulare che costituisce il reattore ceramico tubolare (Ra) e’ costruita montando la barriera ceramica, come e’ mostrato in figura, all’intento di un housing di perspex o di acciaio Per la sperimenta7ione preliminare in laboratorio il perspcx e’ stato preferito all’acciaio p’r le sue caratteristiuche di trasparenza, leggerezza e isolamento teimico. Il prototipo e’ stato utilizzato per la caratterizzazione delle presta7ionl dcl niateriale ceramico in scala di laboratorio. Il volume morto all’interno di questo reattore e’ 240 cm’. ( ( E li i { i 1 i I 0 Il 00 - LiiI 1 2 2 (01004 001(0 & vroH PlPU R I 10 400110 DI 1(11114 02- 444 2 2 looo OR 4093 oolioo o 4008 0004 10 0 0(04010 (00 I 8 9 PV 0010(4(0 041(019 10(1 (00104)10 (0040(0 lo 00 4 (0410(1 4(0 2 040100 (0004(1 (0001010 0011(10 0(0)1, I 3 4 (V 0(04(04 04910 ft1TlÀ11 Otl 0101 40 2 2 (J) TIUUVU CHIMCA Il[3 000(0000 O 00 0/ (OlIO I) 1 (Jl O 8 DI TORI(I) / I J POI jo) I0lI O A se - e Galattosio e0 o SOe0 Q Gucosw Lattasi e Q Q , o’ oo [Lumen sidej Lattosio o Sezione longitudinale di una fibra cava, O’ Lo studio di questo bioprocesso richiede un controllo accurato dei parametri operativi per consentire al biocatalizzatore di svolgere la sua attivita” specifica nelle condizioni di massima efficienza, Temperatura pressione pII del mezzzo, oncentrazione del substrato, tempo di reazione, sono i parametri ontrollati durante le prose di idrplisi in continuo [j 7) P7) 07) o’ Pi - 6 o EiH U4 a a O Li o-) PV o’ CO) 1 CD E 7) 7) 0 7) 0” PS PS c CI) PV r PS E O 7) 7) o / b (.7) L PS Ez / it Cn PV 0 Ct ‘0 -q (.0 E O CO E CO) PV fh4rnnnnnvrnrrrnnnnnrZ7T - I L÷J 4)__ 4 p.C o 7) 0*> -A O E o < o frazioni programmabile (tempo, numero degli eventi e oiume delle frazionbL Tale coilettore puo’ conu oliare la contata della pompa in modo da programmare opportunamente le fasi di avoro. Il peimeato cosi’ rac olio viene analizzato con il Glucose Analyzei li. Nel secondo aso le analisi ve we n enuite i continuo da un biosensore ai glucosio s ileppato apposir- mente. 4YeaIitaHii membrana La pcrmeabilit& di membrana e definita dalla r lazi me Jl AI 1 dove J C il flusso attravers la meinbfana (cin/see), Lr la permeabtlita’ di volume 1 di membrana (sec cm!g) i’ e la pression di trasmembrana (dyn!cmi. L’inverso della permeabilita di meinhiane e la resistenza di membrana: R =l/L La resistenza di membrana pu esserk emaciata alla viscosita’ dalla relazione seguente: R = dove e’ la viscosita’ (gicmsec) dei solvente ed A il coefficiente di penneabilita’ di membrana, che dipende dai parametri caratteristici della membrana, quali la porosita’ il diametro dei pori, li spessore, etc Nelle fibre cave polisolfoniche, a pressioni di transmernbrana supenori a L8 bar. si assiste alla deformazione strutturale della fibra e alla conseguente perdita delle propriet& intriffseche del materiale (permeabilita’, dimensione dei pon) fino alla rottura. ‘— ---- - - - ‘ - - - Le barriere ceramiche possono sopportare pression: -di uansrnemhrana iroito scpenoni (lO2O bar) e rappiesentano, per noto mof vo per altrl di cui si don’ in e i o il su p io piu ne nte ci >cale up d pro ‘esso Sper i italmente a )ih draul A nt un mio, li et?rlfigura/i a. ha -cilesibu— r% a. stIllatA, e e-la. liCei’ pdl1 jlfr divr —e Q(n/-in) 70 0 50 40 30 20 o O - 0 b L 02 - i L 1J Ba - -- u 08 i Nella figura la permeabilita’ iniziale de mod ulo VFIIP3O viene confrontata con quella ottenuta dopo rigenerazi one (lavaggio in contro corrente con NaOH O,1M). La permeabilit& di un modulo VFHP3O rigenerato con questa procedura e’ pari al 34% di quel la iniziale (1.7x1Og/sec cm ). 2 Sebbene la perdita di permeabilita’ sia cosp icua il modulo mostra caratteristiche tali da consentirne il riuso, La buona permeabilita’ del VF2P3O rispetto ad altri moduli a membrana polisolfonica AMICON (H1P1O-20) ha creato presu pposti interessanti per la realizzazione di un bioreattore lattasicoin scala di laboratorio L’alta resistenza di membrana esibita dal mate riale ceramico e’ onseguenza dello spessore elevato (1-2 mm) ma non rappresenta un limite operativo poiche’. come si e detto, con questo materiale e’ possibile raggiungere pressioni molto elevate e flussi di perm eato consistenti, -semplicita’ di trattamento -uso limitato di reattivi e di solvente (acqua) -tempi ridotti di trattamento -recupero della permeabilita’ iniziale del modulo Nella maggior parte dei casi la sterilita’ del supporto e’ un requisito importante per il processo e raramente e’ possibile rigenerare il modul o con trattamenti che siano semplici, rapidi, poco inquinanti e nello stesso tempo efficaci, E’ richiesta allora una fase di studio e di ottimizzazion e delle operazioni di lavaggio. Nei moduli polisolfonici, la presenza del fouling di membrana non consente il recupero totale della permeabilita’ iniziale, Nella rigenerazione del modulo VHIP3O, condotta con NaOH 0.1 M, dopo l’immo bilizzazione enzimatica si ha una riduzione della permeabilita’ iniziale del 60%. Dopo un successivo ciclo di lavorazione sullo stesso modulo si ha una perdita di permabilita’ del 65% rispetto a quella iniziale Cio’ evidenzia che la rigenerazione del modulo non e’ completa e un suo limite oggettivo risulta dal fatto che la permeabilita’ diminuisce nel tempo. La procedura di rigenerazione si effettua in flusso nella direzio lumen ne side-shell side con reattivi idrolitici (NaOH, NaCIO), e in alcuni casi con enzimi proteolitici. Il trattamento richiede alcuni giorni e una notevo le quantita’ di reattivo. Le operazioni di sterilizzazione del modulo polisolfonico richiedono l’uso di reattivi chimici battericidi o batteriostatici (formaldeide, alcool etilico, ossido di etilene) o l’impiego di radiazioni (UV) poiche’ la steriliz zazione termica danneggia in modo irreversibile il modulo nelle sue caratte ristiche peculiari di permeabilita’, porosita’ e dimensioni dei pori. Il materiale ceramico, dotato come si e’ visto di minore permeabilita’, ma di maggiore resistenza alle alte pressioni, mostra caratteristiche interes santi per lo scale up di processo anche per quanto riguarda le procedure di rigener azione e sterilizzazione, I moduli ceramici possono essere rigenerati termicamente a 900 °C in muffola. A questa temperatura tutto il materiale organico viene ossidat o ed cI m nat Otto f riva di CO 2 O e SO. n un teripo re ati amente breve t 7 ore’ deternunandn allo steo ter.po la te,;i:iz’ìzior’c dei noduw’ I a tecniche di immobilizzazione enzimatica. I moduli ceramici si sono rivelati convenienti perche’ consen tono di lavorare in condiziont di pressione e temperatura che sono mai sopportate dai moduli polisoifonici. Inoltre la proedura di rigenerazione steriliz e zazione nei moduli ceramici si presenta molto piu’ semplice e rapida, e, senza consumo di reattivi consente anche la sterilizzazione del modul o. Pe rquesti motivi moduli ceramici morrano caratteristiche interessanti non solo per i processi cataliticì ma anche per quelli separativi. 2.7 BIBI IOCRAFIA Adam A. Fabiani C,, lkonardj M. Pizzichini M., Lo. Dnoll and Nakagaki; Plenum Può, 241-253 (1986) Cheryan M ; Ultraflltration haudbook Technomic Publis hing Co, Inc. (1986) Drioli E., Gaeta C. Punzo A. 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L’r . la’ ltiit •‘ o t descn to pci la piliid volti Il itt ‘caris io di i’fr ilbi del lattosio V ailemftls dnd Ntaihotra ti 9(4);, qtwl lr:’m” usato la 3 gaiaaosidact prov’niente da l C&i iK Wali ift I et al 1960, Wall nk.ls :ti al. 1072) Il mccc •ii odi ieat arie pmst i.. in(stIatn ti igura i ‘ I ftidelILa1attosidasi La 3-gaIattosidasi e stata isolata da animali, pian te e microrganismi, questi ultimi sono generalmente preferiti come fonte quan do si vuole ottenere una elevata quantita di enzima, Batteri, funghi e lieviti sono tutti buone fonti di 3-galattosidasi, Le proprieta’ di enzimi prov enienti da fonti differenti possono essere considerevolmente diverse (N.A .Greenberg et al., 1981). La tabella mostra alcune proprieta’ delUenzim a proveniente da varie fonti microbiche, 6.9-7.3 6.6 50 3 45 p1 I opt 40 35 37 50-55 55-60 n,d. NatK Mn’,Na’ Mn ,K nessuno nessuno Temp, (ofattori optimurn necessari I’M n.d 540,000 540.000 135.000 201.000 9(1.000 124.(.XK) n.d. n.d. 4 1 2-10 n.d. n.d. Subunita’ 7.2 55 nessuno + 6.2 6(1 + 6,5 Proprieta della b-galattosidasi ottenuta da diverse fonti nucroliche fonte non detrrminato Aspergillus niger AspergiUus oryzae Kluyveromices fragiiis Kluyveromices Iactis Escherichia (‘oli Lactohacillus termophilus Leuconostoc “itrovomm n d. Le differenti poptieta della -galattosidasi debb ono essere considerate quando si scegli il tipo di enzima da ut lizz r ‘I p oces Infatti fe wnra tte mtc da urghì. che pre’ema 1 condi loro t.na’i a p’-l ac’do a t”fflpertUn_ a aìt rita pc ere ut ‘a.,u ‘oo d’! at 3.3Lati4eIlga1attosidasi e! E Ga( Reazioni - Ga(13)E Ga()Ez Ga(ct)E*S il fi Ci O ttea O Sctjt’flt1 g;lit tosio P il glucosio reazioni di formazione composti complessi reazione di inibizione reazioni i ìnihizione compeitiva reazione di rnutaroazionc reazione d droìisi e rizi ma t ira nti nelL idrolisi rotELC1rLiattQfaQ S gzHì ES —--> P ± + Ga()Ez± Oa()E*Ga( i- E ± Ga() Ga( )E E S + Ga(c) Ga()E E + Ga(ft) * Gai)E l) su))stralc (flO Si t a C 1,it1osìo Ga(ll) Ga()+ Ga()E* Ga()E*Ga() Ga(a) e laii E E eriiima. S il Dove: PF’’Pte 101 IRote ° La descrizione completa della cinetica di reazione dell’idrolisi del lattosio o’ illustrata nel seguente schema (Flaschel, 1982). io - -tjttGc K li ìhi Lione e i eversthtle e di tipo coknpetitivo. (mt; ore eompetoo per io sta \0 sito d; iegame: La roir rcazoni consde ate sono: K I +SIS i eazioni a 3 / 1 L-=K K iai rLa abile (la tal i oe siL (lvi hGl [Si ‘9 = = dt ‘At S]±Kt I ±1 [So]— 5] )/K rì, EGa:zie--Ga L equai one 9 fL (o 5 - i aro O vaiore di K-) ottenbi1e daula ielazone \=K-9L). dne 1 presenta il nmers di siti attivi che partecipano alla reazione. m Tale custante, che tappi serita il numeio di tui nover” di tiri enzima. p essere ifettiva li’ flt O 00 LtV ‘01 :11 1wepi ato enzimatico molto puro e I ai itteriziat lO C o o ti ‘i’ io si Itiene una ostante cm ‘tiea appai ente, quaato (E) rappresent li r intit ioO ne piesenti od n$., (-‘ y 5 SoI(So-1CM) dt ,.c’tandc IaffinjLa t che l’e.7i’na mostra nei confronti del substi ‘to klf i t:uite iniziah S=Sn. per :ui la (li diventa: V eimmnione gmfire dtt parameW :tqetjcj 4 Consideriamone i’invaso pci la dt e T(rv 21 lAr [So) + 11V Jr KinPv 5 1 cwcaver-Bud li q iesto nde i ricavano bpenmcntatìnw grafici iit slati )sN.rjpjncncA,CliWttCcozimsjc’, - I e con.iaoni t1 i h) tud; cielI’, costanti &naiehe a l’atch vanno indisklui’is 1 e concdntrazionc dell’enzima. ‘)peraine attawfl di tenipeiatura p LeI¼t.• ce! all sull’aulvita’ kl’nl’tica e mostrato nella tigurr della ptg!na seguente lle ia1co mette in evidenza un massimo l attivita’ peeifi? PC i; lattosw un pII int.’tt’c a 4,S (ad un’i ttinperatura dì 40T ‘4 una concentrazione 1 del 5%). L’effctto della temperatura sulla reaaone ‘idizzata daIfri Bgalatt.nsidasi (lattosio 5% a pH 45) C mostrato nella ligura della pagina rcguente. L’andamento ettenuto mostra un mas mio di atthita” a circa 50T ! incremento della temperatura provoca pero anche la ai ziaic denaturazier’e erinica dell’enzima (Peteron. 19891. Nella Jeterrnirazione dellattivua’ spec.ifica e’ stati utilizzata la minimi ali&cainente rivelabile, 1 c”ltitt oi enzima che peiinette di cttenere un segnale ai L’! ‘oncentrazione d’ enzima e percan kgata ai limite di iilevabilita’ della tecnica anilitica utilizzata. U/rng 13 20 i Temperatura 30 40 50 Attivit& specifica in funzione del pII. :: 4 O 60 Attivita specifica in funzione della temperatura + (mM/min) 1 (mM) (mM/min) (mm) 40°C, 50°C). tutte a pH 4.5 in tampone citrato. La quantita’di enzima nel batch statico di reazione e’ di I mg in un volume complessivo di 11 ml. Il tempo di reazione e’ di 25 minuti, l’interruzione della reilzione avviene per shock termico a 90°C per 8 minuti. Viene misurato il glucosio prodotto in funzione della concentrazione iniziale di substrato. Il risultato e’ ottenuto dalla media aritmetica di quattro valori. Con il metodo dei minimi quadrati si ricava un’equazione lineare del tipo Y b, i cui parametri hanno il seguente significato: = aX Y=1IV X=1I(S) b=l/Vmax a=KmlVmax(l+(1)IKi) La tabella mostra i valori di 1/V in funzione di 11(S) per una cinetica condotta a 30°C in assenza di inibitore iniziale. 11(V) (P) (mM/min) (g/i) 1 Tabella: Idrolisi in assenza di inibitore condotta a 30°C (S) (g/i) 4.949 3.194 2.697 2.422 2,252 0.91 1.41 1.67 1.86 2.00 10.0 20.0 30.0 40.0 50.0 (S) ‘g/l) 1511 8.04 5.82 476 3.93 3.29 11(V) (P) (mM/ininY (gli) 1 30.30 30.56 40.78 30.97 1114 11.29 101) 200 30.0 400 500 60,0 T (°C) Vmax mM/min) 52,01 5517 59.65 67.ì4 73,52 Krn (mM) 6,26 8.82 12,60 16.55 22,97 (mm) Costanti cinetiche in assenza di inihitoie con 10,0 20,0 30,0 404.) 0.316 0.445 0,639 0.835 1,156 50,0 i R 0,998 0,998 0,999 0.997 0,997 1 f i suI l ti ottenuti Le prove cinetiche fin qui esposte sono state condotte con un tempo di reatiurie di 25 miiti per ovviare all’elevato L o.d, del sistema ad ossigeno. In un tempo di reazione cosi’ elevato, i galattosio prodotto puo inibire in modo rilevante i enzima e incidere notevolmente sulla determinazione della velocita’ iniziale e dile altre c’o. tanti cinetiche. Le costanti cinetiche ottenute in assenza di inibitore potrebbero essere percio affette da un errore e risultare costanti cinetiche apparenti. Per ovviare a questo problema e’ necessario ridurre il tempo delle prove cinetiche con l’ausilio di un sistema analitico piu’ sensibile. Utilizzando un. sensore al glucosio basato su un elettrodo ad acqua ossigenata (1 o4. i 0 M) sul campione non diluito si riesce ad abbassare il 1.o4. ai un fattore 500. Un sensore di questo genere permette percio’ laccquisiziOfle dei nati relativi alla cinetica enzimatica di idrolisi nei primi minuti di reazione. 11 sensore, di cui si dar& ampia descrizione in un capitolo successivo, e’ stato assemblato nel circuito a flusso schematizzato in figura che consente di seguire in continuo la reazione di idrolisi. Una pompa peristaltica preleva dal batch di reazione (50 ml), immerso in un termostato, una piccola quantita di soluzione che viene inviata al sensore per la misura. Prima dì arrivare al sensore, il campione attraversa due serpentine in accaio (lunghezza 10 cm. id=1 mm) che consentono di operare lo shock termice (90’ C) per fermare la reazione, e. successivamente, il raffredamento del campione a 30’ (‘ Dal momento del prelievo alla misurai operata in continuo sui batch di reazione, passano circa 4 minuti e ciascuna prova cinetica puo’ essere percio’ completata in circa 10 minuti. Le prove vengono condotte a T=30’C, pH=4.5 in tamponé citrato, con concentrazioni variabili di substrato (lattosio 0 5, 1,0, 2.0, di reazione NN Quenceddaento Pompa peristaltica Sistema in flusso per lo studio della cinetica di reazione in batch * d[G]=A dt Nell’analisi differenziale dei dati ciiietici, la causa principale di errore deriva dalla accuratezza con cui sono determinate le tangenti alle curve concentrazione tempo. E’ per questo che per ogni valore di [S ], sono state effettuate tre curve 0 concentrazioneempo in modo che (-rs) 0 e’ rappresentato come media aritmetica di tre valori di tangente all’istante iniziale. I dati sperimentali sono stati elaborati col metodo dei minimi quadrati, valutando l’incertezza sui parametri a, b della retta di regressione e determinando come questa incertezza si propaga sui valori numerici dei parametri cinetici Vmax e Il fascio di curve della prima figura (pagina seguente) segue nel primo tratto un andamento esponenziale (cinetica del primo ordine), nel secondo tratto (di raccordo) la cinetica e’ di ordine variabile, infine la reazione raggiunge lo stato stazionario in cui la concentrazione di glucosio aumenta linearmente nel tempo (cinetica di ordine zero): d[G]=A: * [Gj=At+[Gj At =At+B a o i • o’ te. I T3OC t (miri) . Il 1/(—rs)o=(106f6.6)I/[S014 (1546±211) tXyZ_094 Lt’ 1’ M 2 j$fl 4 Vm t 1 ax_ /4 (6•5jO •• •9)It SIO K=(6.Btt.4) +1” i C 13.9mM i. con il Lah ‘oiridono. ma librio e (Stanti detarmi at primo metodo, in presenza e in a se iza di inbitore, non sono afCte dllerrore ipo0zzato (imbi attivita’ enzimatica) e saranno confrontate ione del galatiosio ‘aili attasico oi quelle dclU’nzirna in mobilizzato sul reattore 1 16 Effetto_dello io te Calcio suiFidrolisì enzimatica ‘ WMai orn ad altri (1980), in un Iav ro ull’idrolisi del lattosio nel siero di e atte con enzimi immobihzzati, rrette videnza l’inibizu ne della l in ba1attsdasi io viene esenti flCL siero (fonte non specificata) da p deli toi i ca ci evauenziato dal conitonto del g ad di idrolisi del siero trattato in diversi modi espresso in percentuale rpe o a 1 valoie 100 relativo all’idrolisi di una soluzione di lattosio con la stessa concentrazione del sieio i a questi dati risulta che il siero intero presenta il 49% di idrolisi, il siero deproteinizzato il 53% il siero deionizzato /c, 88 Sulla btse di queste rforn azioni si e’ ritenuto necessario F enicare sia in batch che nel bioreattore l’evei tuale inibizione del calcio Nel presente lavoro la determinazion della concentrazione del calcio in campioni reali di siero ultrafiltrato messi a disposizIone da una industria lattiero asearia e’ stata effettuata con un metodo potenziometnico diretto. SViiLppat( dall ENEA, in Ti sistea di misura c (cstìtuit da un ekitrod ettivo all ioie ( collaboraìione con la ditta IDRONAUT (Brugberi Mii mo Il oste na la uso di o naforo disperso (ETH 1001, FLUKA 21192) in una membrana d PV(’, di un elettrodo di riferimento di Ag/AgCI isolato dalla soluzloi e campione da una membrana di acciaio di cellulosa e da un poten7ometro. E’ da ricordare c v. ur ne odo potenziemetiico diretto con ISE in grado d stabibre l’atdvlta’ di uno zone in da iic ‘e mm la sua concentrazin ‘ meno di tra’tanìent’ (dIIc,71 I Vr7 ur del pii eicvaa forza ionica ecc i che consentano di rendre 11 c ff i n i att ita un ca in Egura e rapptentat2 E retta a++ co. imita c 11 SOI rioni Ci aIcio i d taratura utilizzata pcr fr misur (1 mV) 10 I og L t (E) oandard in una soluzione Na( iO ‘M -A 1E3 / / E-i - E E 2E1 7 il siero acido :pi14.6) utilizzato, ha un contenuto di (a(H) libero pari a 346 ppm. Questo valore e piuttosto basso rispetto a quelli nportati In letteratura (500-1500 ppn0 (Robinson, 1’76). Nei campioni di siero il calcio Obero diffensce da quello totale per una serie d equilibri di precipitazione c compiesa7one con gli ameni inorganici e le proteine cariche negatiamente L. 2 o- 2 —______ Cme s vede netta figura il pii determina la variazione deilattivita’ dello iene calcio che raggiunee un mas’nio intornoapH=2.0-2 . 5 Nel siero in esame il calce’ Obero si aggira intorno ai 2 lo ppm. Il calcio totale (670 ppm) e’ stato determinato acidificando il campione a pH=2O. A pi-i piu’ acidi si nota una diminuzione della f.e rn.. Questo andamento e’ gia stato osservato in letteratura con elettrodi calcio spectfìci costruiti con il rnedesirn ionoforo. Questo effetio potrebbe essere spiegato con una modficazene strutturale pH dipendente dello innoforo (base sO Lewod che perde la sua specificita per i 1 one ca1co (A:amam, riir1 197). 40<pIfr5.-6 A pH pie’ si o la diminuzione del calcio libeo e da a pii’( 0 Is piccipitazione dell’ldro?em lo i do sii caIro’ (pK 2 4 P 3 1 ) =721) 0 Ca’lO 100 200 350 SicrotF .M;min; 3i0 2.2i0 2.21(0 4 Rio Da questi dati risulta che la [3-galattosidasi da Aspergillus oiyzae non subisce alcuna inibizione da parte degli ioni calcio. 3.7 Bibliografia Ammann D.. (Juggi M,. Pretsch E. and Simon W.; “lmproved caicium ion seiective electrode based on a neutral carne?. Analyticai Letters. 8(10). 709-720(1975; Cheetam P.SJ “Handbook of eneyme biotechnology”,Ch 3, EditWiseman (1985) Fabiani C., Giubileo G.F., Pizzichmi M.. Violante V Biotechnol Bioeng 30, 458-461, (1987) Flaschel E, Raetz F and Renken A.; The kinetics ‘il lactose hydrolysis foi the Beta galactosidse fiom A. Niger. 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Biotechnol Bioeng 33, 955962 (1989) I Leor rdi V \c 26 269 ( 981) Pizzichini M, Pillotor R, Leddita G Acqua Aria 1263 1271 (1981) azi hin Wallenfeis K., Maihotra O P, “-g’da..tosidase”, in “The Enzymes” (Ed P.D.Boyer, Academic, New York 19(0). oi 4, 2nd ed. Wallenfeis K.. Weils R, -ga1actosidase”. in ‘The Lnzymes” (ed. P.D.Boyer, Academic, New York 1972), voi 7 2nd ed Weùnen M C. and Ai Ciimcal Researc.h, Voi.31 (2), 511(1983) 5CCi). Lo scopo de1iimmchii:zzazone consite neifa.ncorare saldamente il mediatore biologico al supporto mantenendo la sua attivita’ per lungo tempo. srta preposta ui a vasta Per I imir obilizzazione enzin arica 1 gamma di iateriali di supporto e dl metodiche allo scopo di reahzzaie un proces o continuo (l.Chibata, 1976, K Mosbach, 1976 11 A Messing, 19 6’ W,Marcon 989) Questi metodi possono essere cosP riassnntb i Legame covalente fra enzima e supporto polimerico tramite una reazione con gruppi funzionali dell’enzima non coinvolti nell’attivtK catalitica. 2 (‘rosslinking cosalente dell’enzima con polimeri naturali o macromolecole sintetiche per reazione con rcagenti bifunzionali 3 Adsorbimento u una matrice insolubile tramite legami eettrostatici interazioni idi ofobiche e legame idrogeno. 3.intrappolamento fisico in matrici pohmeriche. microeapsule. fibre cave o fibre spugnose. 4AJgrnesykn±e Questo metodo e’ il piu’ comunemente usato per processi di immobilizzazione enzimatica in scala di laboratorio. Ji legame forte con il supporto polimerico conferisce stabilita’ all’enzima nei confronti delle tariazioni di temperatura, pH. foiza ionica, concentrazione del substrato. etc. Gli svantaggi deI metodo derivano dalla laboriosa e costosa ocedura di immobilizzazione e dal fatto che molto spesso si ha una g uificatis’a disattivazione dell’eniima dovuta al coinvolgimento dei siti attivi nei legair i di ancoragg’o - - - I gruppi funzionali enzimatici disponibili per legami covalenti sono: gruppi aminici delle catene laterali della lisina e arginina e gli N-terminali delle catene polipeptidiche gruppi carbossilici in alfa dell’acido aspartico e glutamico e i C-terminali delle catene polipeptidiche anello fenulico della tirosina gruppo solfidrico della cisteina gruppi idrossilici della senna. treonina e tirosina gruppo imidazolico dell’istidina gruppo indolo dei tnptofano Per attivare legami covalenti fra enzima e polimero insolubile engono seguite due strategie generali. La prima consiste nell’attivare il gruppo funzionale del materiale di supporto e quindi consentire una reazione con i gruppi della proteina enzimatica, la seconda nell’usare un reagente bifunzionale per legare l’enzima direttamente al supporto. 4dCrossLiflkiDg Il reagente piu’ impiegato per questo tipo di legame & la glutaraldeide. I metodi di immobilizzazione con questo reagente possono essere di due tipi: 1) reticolazione intermolecolare fra molecole dello stesso enzima 2) adsorbimento dell’enzima su un materiale di supporto (polimero naturale o artificiale) seguito da una reazione chimica che consente di legare stabilmente l’enzima adsorbito, Il primo metodo, nonostante le difficolta’ incontrate nel controllo di un gran numero di parametri (concentrazione dell’enzima e del reagente, pH. forza ionica, temperatura. tempo di reazione, etc.), ha il vantaggio di fornire aggregati voluminosi che sono attivi e insolubili. In questo modo sono state ottenote importanti applicazioni industriali glucosin isonerasi della Novo tWCarasik et aL 1983) Collagene Cellulosa Bentonite Sepharosio Poliacrilamide Glutaraldeide Glutaraldeide Tricloro-triazina Tricloro-triazina Glutaraldeide 4d,3 Adsorbimento isomerasì Invertasi Chimotripsina Fosfatasi Glucosio ossidasi Tripsina Laltasi i ripsina Aldolasi Papaina Ureasi Glucosio ossidasi Gli enzimi possono essere adsorbiti su materiali insolubili organici o inorganici. I piu’ comuni supporti usati sono chitina, sepharosio, cellulosa, allumina, collagene, etc, Tabella: Materiali di supporto per l’immobilizzazione per adsorbimento Polimeri sintetici Proteine Inorganici Polisaccaridi Polifenolo Polistirene Collagene Bentonite Vetro Allumina Magnetite Organici Chitina Carragenano Cellulosa Amido Sepharosio Agarosio Alginato 4J4_Intra9kiento Questo metodo e basato sull inclusione dell’enzima nella matrice di un polmero di supporto. Il polimero consente la diffusione dei substrato. ma non la fuoriuscita dell’enzima quando le dimensioni molecolari sono maggiori del diametro medio dei pori dei supporto. Poiche’ non c’e’ la formazrone di un legame fra enzima e matrice non si ha perdita di attivita dovuta a impedimenti sterici o a modifiche dei sito attivo, come nei caso frequente del legame covalente. Gli enzimi possono essere intrappolati ali Interno di mrcro apsuie. liposoini. fibre cave e membrane in generale costituite da vari supporti (organici e inorganici). - I maggiori vantaggi di questa tecmca sono: semplicita’ operativa e basso costo di immobilizzazione, elvvata resa di intrappolamento enzimatico, possibilita’ di immobilizzare piu’ di un enzima a vari livelli di purificazione. facile recupero dei prodotti di reazione. possibilita’ di confinamento e recupero di cellule. - 4.1.5 1rnmobihz4one della -galattosidasi E’ stata sperimentata (Pizzichini e altri 1988) l’immobilizzazione della lattasi su fibre cave polisolfoniche principalmente per via fisica Moduli Amicon del tipo HIP1O-43, H1PIO-20. HIP3O-43 assicurano, in configurazione back-flushing, la completa ritenzione dell’enzima, ma mostrano dei limiti operativi in termini di permeabilita’ idrauiica Questi moduli infatti ad una densira’ di carica intorno a ‘2 mg/cm a cui coirisponde una resa dei 47% con lattosio 5%, presentano una sensibile riduzione della per ieab’l’ta’ id aule i cht ron fO( essere compensata dell enzima permeano attraverso la mambrana. Cio e’ spiegabile con li F2 1 significato statisbco del valore di cutoff, che evidentemente nel \ presenta una curva gaussiana piu’ allargata. Per cercare di conciliare la buona permeabilira’ del modulo VF2 con la necessita’ di ritenere quantitativamente la [3—galattosidasi, si e’ impiegata una polvere inicrocristallina come lallurnina in modo da unire il fenomeno di adsorbimento (enzirna-allumina) all’immobilizzazione fisica sulla membrana. - quantita di enzima: 0.05g. 0.lOg, O 20g, 0.30g. Le sospensioni vengono agitate per 30 minuti e poi centrifu gate per 2 ore a 3500 rpm, per permettere la sedimentazione dellallumin a e dell’eventuale enzima adsorbito. 11 supernatante viene analizz ato all’UV (280 nm) e, dopo aver aggiunto lattosio 5% al Glucose Analyze r li. Le misure all’UV vengono confrontate con una retta di taratura fatta con lo stesso enzima a concentrazioni che vanno da 0.01 g/I a 0.2 g/I. Entrambe le procedure di controllo hanno dim ostrato che in batch il rapporto stechiometrico tra allumin a e galattosidasi e’ rispettivamente 21. La carica enzimatica viene preparata invia ndo una sospensione di 500 mi d tampone ritrato (25 mM , pIi 4,5) contenente 0.5 g di gaiattosidasi e I g di allumina. Questa soluzione viene trasferita nel reatt ore a temperatura costante (30°C) e ad una portata piu’ elevata di quella di lavoro (5 mllmin) per permettere una distribuzione piu’ uniforme del complesso enzima allumina sulla superficie delle fibre. Il caricamento e’ avvenuto inviando i 500 ml di sospensione enzimatica e ricircolando successivamente il permeato per almeno 4 ore, I con trolli dell’immobilizzazione hanno mostrato la completa ritenzione dell’enzim a all’interno del bioreattore. Come osservato in precedenza lint rappolamento fisico e l’immobilizzazione chimica hanno, in linea di principio, effetti contrastanti sull’a.ttivita’ e sulla stabi lita’ dell’enzima. L’esigenza di ottenere i vantaggi dell’una e dell’altra tecnica d’immobilizzazione ha suggerito di condurre una procedura di tipo misto (fisico-chimico). Per far questo si e sfruttata la reaz ione di reticolazione (cross hnking) tra l’enzima e la BSA ad oper a di un reagente bifunzionale quale J Tempi di reazione: L’effetto della reticolazione sull’attivit& enzimatica e’ stato seguito nell’arco delle ventiquattro ore. Per concentrazioni di glutaraldeide pari allo 0.1 qc non si hanno effetti negativi nelle prime sei ore di reazione. considerate Concentrazione della glutaraldeide: Sono state diverse concentrazioni di agente reticotante (0.1 1 0 %). Dalle prove rìsulta che concentrazioni di glutaraldeide inferiori al I % non determinano la denaturazione dell’enzima, Prima di procedere allimmobilizzazone. & stata e.eguita dell’attivita enzirnatica in batch in diverse condizioni di reazione. Sono stati valutati i seguenti parametri: - - Composizione delle soluzioni di lavaggio per determinare il quenching della reticolazione: poiche la reazione di reticolazione, se prolungata nel tempo. puo’ avere effetti dannosi sull’attivita’ enzimatica, si e’ realizzato un sistema di lavaggio che allontana la glutaraldeide e contemporaneamente reagìsce con essa bloccando i suoi gruppi funzionali. Per questo si usa una soluzione di lavaggio a base di glicina (0.03 moii/L in tampone citrato). I gruppi amminici della glicina reagiscono con i gruppi carbonilici liberi della glutaialdeide fermando la reazione di reticolazione. La valutazione di questi parametri e’ stata effettuata impiegando un biosensore per misurare il glucosio piodotto nelle diverse condizioni dopo l’aggiunta di lattosio 5 /c Nella figura seguente e’ riportato lo schema delle reazioni coinvolte nell’immobilizzazione condotta con la pi ocedura 135 A -gi utaraldeide Gli esperimenti pieliminari condotti in batch hanno consentito la + 2 Q ) — HCC — H (C & i{ 11-- - 1 rIfti [iI 4 C II (CH) CHC rt) +no 4 tiO 4 e analisi & attivita’ su’ permeato con il bioseusore a glucosio e le misure di assorbanza allo spettro fotoinetio 1V a 280 unì hanno permes so di fermare la reazione di reticola zione solo quando la f3-galattosidas i era stata totalmentc trattenuta dal modulo. Ailinizio del ricircolo infatti e” possibile riscontrare nel permeato il passaggio di [3-galattosidasi e di BSA che decresce nel tempo fino ad anu llarsi in ui tempo massimo di 5 ore. Concluso il nei colo si puo procedere al lavaggio della glutara ldeide libera con ghcina 0.03’moli/L in tampone citrato. (I’) i,fl; 90 100 80 I 3 9 i) 1000 9C Ore ? Th3 1500 h 27 2000 La figura successiva mostra il funzionamento per 2300 01-e in conimuo del bioreattore, nella prova di immobilizzazione per reticolazione; nel grafico sono riportati i valori di resa idrolitica nelle seguenti condizioni operative: temperatura 30°C, porta ti di alimentazione I mi/mio, lattosio 2. Il controllo della resa idrolitica e’ stato effettuato con un sistema appositamente studiato per il mon itoraggio on line. Le analisi del glucosio prodotto sono compiute ogni 3 rninu tiin questo caso, non e’ possibile valutare il tempo di decadimento dell’at tivita’ enziinatica o la vita media del bioreattore perche’ il siste ma in 3 mesi di funzionamento non ha mostrato nessun decremento delle sue prestazioni. n in 500 Questo risultato e’ pai ticolai mente interessante perc he olti e ad evidenziare la stabilita reattiva nei tempo a valoi i elevati di rendimento - 0 0 0 =-It !j T3C C 1,0 ‘,t ¶2’ 3 balt c 4 1dc ¶,A ¶,E ,0 resa idrolitica a parita’ di altri parametri operativi. Sono state adottate le seguenti condizioni: temperatura 30 C portata i mi/min substrato, lattosio 2% e 5% Sono state effettuate tre cariche enzimatiche successive (0.5, 0.25, 0.25 g di enzima in questo ordina) Per ogni carica enzimatica il bioreattore ha lavorato 72 ore in continuo. In figura la resa idrolitica viene espressa in funzione del ioading enzimatico, cioe’ del peso secco dell’enzima rispetto alla superficie di membrana, per le due diverse concentrazioni dì substrato. 70 60[ 0,4 0E 0,6 La figura mostra che all’aumento della quantita’ di enzima immobilizzato corrisponde un aumento della resa di trasformazione — CC - —— 4t oo TSQC 20 Q1Ps % n tc o 0 5% ‘° 00 e nel determinare ante inip t to 1 t rno La concentrazione di substrat la resa idrolrtica del bioreattore Nella tlzìna J mostrata la resa a differenti concentrazioni di substrato neila rova di immobilizzazione della f3-galattosidasi per reticolazione r so 40» Zo orLata sulla conversione h)nveISIcfl in A parita” di altri pararnelii ut ari temperatura portata e arica enzrmarica, minore e’ la eoneenriazone di lattosio e mangiore e’ la resa to da conseguenza sia della qua itita minore di substra idrolitica. Cio convcrtrre sia del fatto che la quantita” di giucocio e di galattosrti prodotti e’ minore e quindi anche il grado di rnioizon dovuto al galattosio 424 Effetj4jIa na ulla 1 deterim Pa portata ha ne effe’ c operative rana Effetto della portata 20 20 20 50 50 S(lattosio) Q (mllmm) (g/i) (Mgluc/Msub) 0.5 1.0 2.0 1.0 2.0 Vp (mgfmin) 0.45 810 i3.00 15.75 23.50 90% 81% 65’* 63% 47 k ivello d’ procso si posono scegliere le condizioni operative’del inibizione da piodotto. cGntenuta ad alte portate, le quali pero’ influiscono negativamente sulla iesa idrolitic.a. -la velocita’ di reazione viene ad essere influenzata dai meccanismi di trasporto diffusivo determinanti a basse elocita’ di alimentazione, e dai meccanismi di trasporto wnvettivo ad alte velocita’ di alimentazione; -differente tempo di contatto tra substrato ed enzima, che spiega raumento di resa a bassa e1ocita’ di alimentazione; Mentre la velocita’ di produzione aumenta con la portata la percentuale di conversione diminuisce come conseguenza di divers; effetti: A temperatura un aumento dell’attivita’ catalitica. La letteratura riporta che oltre il 37’C tale incremento viene controbilanciato da una disattivazione termica pin’ o meno sensibile a seconda del tipo di enzima e della sua condizione fisica operativa (enzima libero o imrnobilizzatoì(RS Peterson ce ai., 1989) L’enzima in oggetto, in batch, presenta una brusca inversione dell’attivita’ enzimatica oltre i 50”C. Sui reattore, e quindi in condizione di enzima immobilizzato, si e’ voluto verificare questo effetto. I .e prove sono state eseguite sia sul bioreattore ottenuto per adsorbimento dell’enzima su allumina che su quello ottenuto per reticolazione con glutaraideide. T C d T C t 4 T DrtttodwigaHuiifla La figura mostra la resa idrolitica del reattore (immobilizzazione per adsorbimento su yalluniina) a temperature fra 55O°C. L 7 50 zol C’or ver one a dive. se ts upelature. (immobilzzazi me con A1 ) 3 0 2 -—- -— O O t-c h’ 40 catalitica. mentre dopo 80 ore di lavoro ad alte temperature (45-50°C) e’ visibile la disattivazione termica, Infatti mentre il tempo di vita medio ad una temperatura di 30°C e’ di 1590 ore, tale valore scende a 200 ore per una temperatura di esercizio di 45°C e viene ulteriormente dimezzato a 100 ore ad un temperatura di 50°C. Nella figura viene mostrata la resa idrolitica alle temperature comprese tra 15°C e 50°C nella prova di immobilizzazione per reticolazione. o [ 70r 20F O Nella figura successiva si riassumono i risultati resa vs temperatura e si confrontano con quelli ottenuti precedentem,nte con un modulo HIPIO-20 con una densita’ di carica di 1.66 rng/cm. La figura indica che l’immobilizzazione con illumina diminuisce lievemente la di ‘attivaziont. term ca d °il enzima rispetto 0 40 3 B Iri! 3 IvcIi 40 0) ker,,eralura 40 tpot HW1Q’ 20 20 O —-——.————---- E??t 20 DflZIrTS — 20 ,_—‘ Z 13 ZM drbtto t Fffetto della temperatura sull’attivita dell’enzima immobilizzato intrappolamento, adsorbimento, reticolazione, ie odel siero di latte per Nelle prove reattoristiche descritte finora, si e’ sempre utilizzata una soluzione artificiale di lattosio; nell’ottimizzazione del funzionamento del bìoreattore lattasico a fibre cave e’ molto importante verificare il suo comportamento in presenza del substrato reale da utilizzare nei procecsso industriale, il siero di latte, il confronto dai dati di conversione ottenuti con e senza il calcio hanno mostrato che l’enzima in queste condizioni non risente della inibizione documentata in letteratura dovuta allo lone bivalente. Infatti la resa idrolitica media (63), in queste condizioni operative. rimaie 10 30 Cb O b*—IattosWnI 0< C_ 60 60 - 00 ,i 2 ;tts 0s!tic 4 4%) lmi’rnln 00 TflC ,L 00 00 60 60 epo Ch) J eale spenmentazione del sistema a livello di impianto pilota. I 0 Resa idrolitica nei tempo con ii substrato ‘cute’ il siero dilatte ultrafiltrato. 43 Conclusioni Il bioreattore lattasico a membrana e’ un interessante sistema per idrolizzare in continuo il lattosio contenuto nel siero di latte. Lo studio e 1 -o sviluppo del bioreattore ha lo scopo di ieahzzare un nroeesso di valonzzazione e recupero dei costituenti naturali del siero, n’eramente basato sull’impiego delle tecnologie di membrana (processi separ ativi bioreattore, biosensori) Il bioreattore ottenuto per immobilizzazione della galattosidasi su etro poroso. sefarosio, ’u’ avanzato 1 fibre cac. eotituisce un sistema reattivo notevolmente 5 rimetto ad alto supporti enzirnatici izeoliu, lizzazione dì enzimi o cellule realizzata per semplice filtrazione; possibile purificazione dell’enzima durante la fase di intrappolamento, per permeazione dalle eventuali impu rezze attraverso i pori della membrana: debole disattivazione enzimatlca da paite del polirnero di supporto; soddisfacenti flussi di permeato a basse pressioni di eserc izio ( 5 mI/min a 0,01 bar); distribuzione relativamente omogenea sulla superficie delle fibre; possibilita’ di recuperare l’enzima immobilizzato per semplice inversione di flusso all’interno del modulo; possibilita’ pratica di sceglmere, anche in fase operativa , la piu’ conveniente configurazione idraulica del modulo (ricircolo, backfiushing, ultrafiltrazione). Lo studio in oggetto ha consentito di corre lare le prestazioni idrolitiche del reattore alla specifica tecnica di immobilizzazione impiegata. I risultati migliori in termini di vita media e di resa idrolitica del reattore, sono stati ottenuti reticolando con glutaralde ide la -gaiattosidasi e la BSA. Questo aggregato viene trattenuto dalla membrana polisolfonica in virtu’ delle piu’ elevate dimensioni mole colari. In queste condizioni, con un singolo passaggi o del substrato attraverso le fibre in backflushing si ottengono a 30°C rese idrolitiche del 97% con lattosio 0.5% e del 70% con lattosio 5%. Lattivita’ enzimatica del bioreattore esprimibile in termini di rese idrolitiche e/o di produttivita’ rimane particolar mente stabile nel tempo per 2300 ore continuative di idrolisi, Inoltre queste buone prestazioni del bioreattore sono state ottenute in condizioni di esercizio del sistema parti colarmente blande per temperatura (30°C) e pressione (0 20 6 bar). Cio’ dimostra che il sistema operativo del reattore puo’ essere ulter iormente stressato per ottenere prestazioni arcora SUCi oti sofr?ttutto in term ini di ioduttvita’ ‘ -l’enzima e’ in grado di operare ad elevate rese (709k anche con un substrato da siero di latte (lattosio 4.4%) p ecedentemente ultrafiltrato; -la quantit& di monosaccaridi ottenibile per idrolisi cnr 0.5 g di enzima non e’ valutabile a pieno per i lunghi tempi di vita medi del reattore, ma e’ comunque superiore ai 100 Kg; -il sistema e’ particolarmente flessibile per soddisfare le diverse esigenze di lavoro esso puo’ fornire elevate rese idrolitiche o alternativamente elevate velocita’ di produzione di monosaccaridi. Questo studio ha consentito una reale ottimizzazione del reattore enzimatico a fibre cave precedentemente studiato pnsso l’ENEA in termini di messa a punto delle procedure di immobilizzazione e di ..ontrollo in linea tramite biosensori, Questi due aspetti significativi hanno consentito rispettivamente di stabilizzare la produttivita’ ad elevate rese idrolitiche e autornatizzare il processo complessivo di idrolisi del lattosio come si richiede ad un impianto pilota. 4,4 BIBLIOGRAFIA Carasik W., Carrohi J.O., Development of immobilized enzymes for production of high fructose corn syrup. Food Technoiogy, VoI 37, 37-49. (1983) Cheryan M.; Ultrafiltration handbook, Technomic Publishing Co, Inc. (1986) pp.255-3O2, ed. W.Courtney Mc Gregor 1986 Cheryan M. and Mehaia M.A. ;“Membrane bioreactors” In”Membrane separations in biotechnology”, vol.l, Chibata I.. immobhized enzymes. 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Quindi la conoscenza della distribuzione dei tempi di permanenza degli elementi di fluido nel reattore e’ fondamentale sia per la sua caratterizzazione fluidodinamica che per un eventuale scale-up ad impianto pilota ed industriale. ernanenza de li elementi di fluido Per determinare tale distribuzione ci possiamo servire di alcune tecniche sperimentali che possono essere classificate come tecniche stimolo risposta. Lo stimolo e’ costituito dall’iniezione di una sostanza tracciante nel fluido che entra nel reattore (supponiamo di aver gia superato la fase di messa a regime e di trovarci in stato stazionario), mentre la risposta e’ costituita da una registrazione nel tempo della quantita’ di tracciante che esce dal reattore. Come tracciante si puo’ usare qualsiasi sostanza che non perturbi lo stato fluidodinamico del sistema in esame e che possa essere facilmente rivelata. I metodi di stjmolo si differenziano per il modo in cui viene inviato il tracciante. Nel nostro caso e’ stato utilizzato il metodo del segnale a gradino. Al tempo t=0 viene effettuata una immissione a gradino di un tracciante a concentrazione nota (C) nel flusso di alimentazione; la registrazione in funzione del tempo della concentrazione di tracciante in uscita, misurata come (C/C) prende il nome di CURVA F. 1l tracciante utilizzato nel nostro caso e’ il glucosio 50 mM, e, tramite un sistema di monitoraggio in continuo (biosensore a glucosio), si e’ seguita nel per t>t per O<t<t informazioni sul comportamento fluidodinamico del reattore, Per i due sistemi ideali di flusso le curve F hanno la forma: F(t)=O a) flusso a pistone (2) F(t)l h) mescolainento perfetto - / :7 O /, YF2 3O (3) F(fl= i et) Nelle figure sono mostrate due curve F del VF2P3O a due differenti portate di alimentazione, D o C o 0.5 0.4 0.3k 02 0 6 0 6 20 26 30 La curva a Q=12.7mllmin ha la forma di mescolamento perfetto, mentre quella a Q=2.13 mllmin presenta una “coda”. Sperimentalmente e’ stato notato che questa “coda” scompare a portate Q>5.6 mllmin. La presenza della coda e’ dovuta alla diffusione assiale del tracciante che diventa piu’ importante e rivelabile a basse portate. Da queste considerazioni si deduce che il comportamento fluidodinarnico del VF2P3O e’, con buona approssimazione, quello di un reattore a mescolamento totale (Cheryan, 1986). In seguito si vedra’ che questo risultato e’ stato raggiunto anche per via teorica. Sono state eseguite diverse curve F a differenti portate Q riportate in tabella con i corrispondenti valori del tempo di permanenza. Tali valori sono stati misurati integrando le aree. Q (mi/min) 18.23 10.92 9.86 6.41 6.02 5.85 5.24 3.87 t(min) Tabella: Tempo di residenza in funzione della portata 1.1 2.9 5.6 7.3 10.7 12.7 13.7 17.0 ___._L__J La simmetria del sistema e’ iiindiica. Nella tigur a. le frecce indicano la direzione del cammino de! fluido (configurazion e hacktlushing). La zona I (esterno della fibra) viene alinientata con la soluzion e di partenza: nella zona 2 (interno della fibra) avviene la ieazione chimica; nella zona 3 (lume della fibra) si raccoglie il permeato con i prod otti della icazione. a e’ i raggio inteino della fibra, b, il raggio esteino. (ha) e’ lo spessore della fibia. r e’ la coordinata radiale con l’oi igine posta sull’asse della fibra cava: L e’ la lunghezza della fibra. Per effettuare il bilancio di materia. ci riteriaino all’e lemento jnfinitesirno di volume della fibra cava, dV, di spessore dr e di lunghezza L. Stabiita la geometria del sistema scegliamo il com ponente rispetto a) quale nferiie il bilancio di materia: considcnanm il subs trato (S ). Allo stato stazionario il bilancio di materia rifei ito all’elemento di oItim e dV i Ispetto al substrato e’: EZZZhL. Le dimension> dei tenni iii del la i i sono i> ol i/tcm p0) Lplieitiamo ara i termini della il >. li ‘.uhsrato entra nell’elemento di volume con due ima Lanimi J tr ap >n d> inatei in, 4 - AP(’T (I) () :vp?p OW 1 a UtfljOA itp oin.nsqns !P !Iow !P [OdWl/!JOWJ Pfl2L 1 T 6 tIJ 4 (XVW,) _ I1”)I+’/° 9 — —— — — — P odtitaj !P llu (Lu5VIuWOPpp u)’z .fl!Ufl () - — ajjep 0W1fl1JUt)3 ainuapo j a.srr’ “W “ 0113J»1 otttttiøaw 1’ P” OUOPUOdS!JiO3 !UO!ZUflnfl asanò auo!zmuaLu,In)Iap P’!P ossnjj Un OUJB!WflSSU pa ‘qs$ auonnjjap apqnnasu.ii owewoddns aflioaalow a ioisnjpp iad epa:ew !P opodsw ap’IpPI rn!Poo ‘!P OlTani r osoddo ns.aa “q °‘I) ! •fl’P• •3lpfld atCaÌWO3 ouaw ouas L o3!UaAUOD 0WW I I !P oluawala.IIau oiaurnu jj opodspji issas UO3 UI ‘UIflJOA ojuauiaajjep ij»i !U19!UBaOa !12 aoa W ownsqns li !P !P viqg eiiap ouiau H’ IUO!ZtflOb U ausoa 3UIflSSC ! U O!bO njZ jap aunasn;J!p !P t o.9d)w)sq1t PP JJ!P !P JP°°U 9 tR861 i!soUH s!L E: [!yjp-(b)t !U0!%t11W1P :iai a 1 IflifUUOt/iOd 1)UIflSO3 ritta ‘IIPLLI tp I’ .1IJ’!iCZU flIZOP. CI PI!.Pp JxJ oq-’:’s op.u !P !P t1 r;zia ankanjrnb ms :p!uo!7urm RWUPiu1 auon’npi rnsanb Q nULH’J rj 2Ufllsas I! jap opns o;ap uoazuaq nun 1 a auaizraa ‘p n;pop. vj aqz owrnsr’atd onpzuni a auomzeai ip ,n:aoja cjzp auoassaidsa mqIns !UOtlwaPtSuOa QUfl’IC OWV!3W ino i 8 con eriite tcmpo i j=t moli/mio nigE) in -— fibra uniforme Se ora definiamo la densita’ di distribuzione dell’enzima in fibra come: ‘‘rtmx deilenzima quantila di enzima in fihra = volume delle fibre cave [6di__ F (mg) VF (dio =fl cioe’ ]= ;(mg)/V(drn 1 [E ) \(dm )/EhtCl( ang)j 3 S convertte!man dm fihr 3 si suppone una disti ihuzote indipendente da r s puo scrivere: (‘max) =(moii 0 ‘iie \‘F! \ ma ìha’c \‘batehi EE/Lbatc’ì= -1 Q uind tra (V,.j:4)h espresso ìfl moli ì,nuì 4ing Enz? e Vrnax (velocita di reazione in fhra) esresso in moli rnin 1 (dma fihra) esiste un fattore di conversione che e’ sempIcemente la densita di distribuzione dell’enzima in fibra. Dobbiamo considerare, inoltre, che l’enzima, durante il procedimento di immobilizzazione, pecialrnente se di tipo chimico, subisce una perdita di attivita’ dovuta alla denaturazione irreversibile di una parte delle molecole enzimatiche Di questo fenomeno sa tiene conto mimeicamente introducendo nella (7) un coefficiente adimensionale O<1)< I detto rendimento di immobilizzazione. Dalla (7) n risulta univocain nte definito coinr (Marconi, 1989): po u 1 /2Thi1 dc/di :e• cia (9)ii loi ma 2° d adimdnsionale )j esso viene dato compalono grandezze appartenenti tutte LOflÌ1iiC ucfla 9 ih Vmix /D e un e i appresenta il i ;mppoi tu tra il meccanism o di lasieme e anello di trasporto di materia per un numero adiniensiontlu. in LUI la 2 l c /d d r dc/rdr (ri Sviluppando gli incieiien’i InhiniteinH e ricordando che v(’ )=Q/27tLNr locita radiale di fluss) si ha !equaziow difle renziale: ‘9) di bdR / R=r/b 1 dc d C =c Per guneralizzare I’ejuìionc traslorniian ando le seguenti sostituziom: i i 0 C=c /c Ki43 KMkO_d. 9 intrinseco cioe d C /dR24(i+Q/27tLDN)dC/RdR=[hV* (I O) 2 ti rappolto tk stesSo sistema) 111 moto (Q/2ThLDN) e Peclet (Pe) di “ome di Numero di TLporto di Inatii in fN0fli anImale. ii’ (12) dC’AIR=O iti R=aìb=r 1 1 a UI) e’ un°quazione differen7iaic del si’condo ordine a coefficienti vanabili. L integrale della (li). con le condi7ioni (12), e’ una funzione di R, (=f(R) che iappresenta il profilo di concentiazione dcl substrato all’interno della fibra della La seconda condizione della (lui deriva dalla considerazione che per R=r 1 si annulla il flusso di mateia per diflu’ione radiale, cio’ comporta che il profilo di concentrazione in tale p’inlo ha una tangente oiinontale. 0 per R=n ( la frazione di substrato non convertita che esce dalla fibra, dC quindi I -CJC’ =X tappresenta la conversione. 0 La conversione e’ la giandezza che si determina diiettamente mediante la misura del glucosio nel permeato. Detto questo il passo successivo e’ quello del confronto dei dati di conversione calcolati con la (11) e la (12) con quelli misurati sperimentalmente A tale proposito sono stati detenninati sperimentalmente i valori di con’ eisione in funzione della portata nelle seguenti condizioni operative: •‘e’ ewan’err. -quantita’ di f3-galattosidasi immohili,zata in fibra 1500mg -T=30°C .50 in tampone citrato 25 inM 4 -pH= concentraiione iniziale di substrato=0 139 M Dalla (ll)si sede che. Xr f(O43. sP . Pe) 2 .O.[ 3 ’1rsono suo t :ak.1:ati LiiiIirIan’Iu i valori numt’rci UI FIBRA . . .- T $‘C s,•ui ‘a -a l’a iulia —‘G —. - quesw punto gli unici parametri della curva C=f(R) restano il numero di I’. clet (dcc’ in ultima analisi la portata di alimentazione), ed il rendimento di immobilizzazione T). La (I I) e’ stata integrata numericamente con l’ausilio di un calcolatore MS 1)05 286 ed un programma in basic clic utilizza il metodo delle differenze finite. ale elaborazione ci fornisce il valore della concentrazione di substrato in 7 punti sII’ f bra. Il problema principale e’ quello della determinazione di T). Questo si risolve assegnando valori diversi ad fl e confrontando il valore di conversione calcolato ad una portata di alimentazione con quello ottenuto sperimentalmente alla stessa portata Alla portata Q=lml/min, Xsper=( )% con 1)=O.8 si ottiene 5 ±O. 38 SYO con 1=O.6 Xjc= 4 Xcalc•= % Questo significa che il rendimento di 5 O 4 immobilizzazione, che tiene conto dei molteplici effetti sulrattivita’ enzimatica dovuta alla reticolazione con glutaraldeide. alle interazioni con il supporto ecc. puo’ essere calcolato in modo indiretto. Si e’ assunto come rendimento di immobilizzazione T)=60%. In figura sono riportati i profili di concentrazione del substrato calcolati in fibra alle varie portate di lavoro e ‘a. ai .- • -- (mi/miri) Xmi 1 X rella figura segi no e n-dl tabella sono controntati i valori conversione ottenuti sperimentalmente a diverse portate con quelli calcolati ponendo fl=0.6. Q —— \ \ —— L. - 5 o X ccoblo Tao $ 5 0.9 76.0% (76.0±l.6)dt 1.8 64.3% (61.4±0,5% 3.4 52.8% (53 62.2)% 4.8 47.0% (47,0±0.41% 6.0 43.0% (41 4±1.21% 0(38+0.5j%4ft5% a.lg X .=l.O2’X i =0.994 mts calc r= 0.989 se 7C a 5 O l&lfl) Conversione in frazione della portata: t’onfrcnto tra i dai’ spc ncntali e quelli calcolati ‘effetto di certe variabili sul fenomeno senza conoscere le equazioni fondamentali che lo regolano. Questo metodo e particolarmente adatto quando sono in gioco resistenze chimiche e diffusive, Si e agito in particolaie sulla temperatura poiche’ in generale ad un aumento di temperatura segue un aumento delle velocita’ dei processi chimici e fisici. In particolare la velocita di una reazidne chimica e’ piu’ sensibile ad una variazione di I a bassa temperatura che non ad alta ejO’ deriva dal fatto che il logaritmo della costante cinetica di una reazione chimica e’ funzione lineare di i/I. Si introduce percio’ un coefficiente di temperatura definito come il rapporto ra due velocita di reazione misurate a I e 1+10°C (in cui prefenbilmente =15°C). R(T=l5C) Un coefficiente di temperatura maggiore di 2 caratterizza un regime chimico; un coefficiente minore di i 5 caratterizza un regime dinamico (nel nostro aso diffusivo). Nei casi intermedi puo esistere un regime misto chimico dinamico. In figura e’ riportata la produttivita’ in funzione della I nelle condizioni operative indicate. 10 o. cz 5 Il coefficiente di T e’: 20 26 30 02 tWr$tU C .0 15 50 1.2< 1.5 questo risultato ci permette di affermare che per Q=1 mi/miri il regime e’ diffusivo, cioe’ lo stadio che controlla la velocita’ del processo e quello della diffusione molecolare. Inoltre, l’analisi del numero di Peclet mostra che il trasporto di materia per diffusione molecolare e’ significativo in tutto il range di portata di alimentazione swdiato, 0.02 0.04 0.08 0.11 0.14 0.16 Numero di Peclet Tabella 8 :Numeri di Peclet a diverse portate di alimentazione Portata (mllmin) 0.9 1.8 3.4 4.8 6.0 7.0 calcolare il rendimento delhi immobilizzazione chimica ettenuta con alutaraldeide e 13SA descritta nella precedente sezione. E’ (la notare che le particolari condizioni operative in cui si svolge immobilizzazione chimica influenzano relativamente poco l’attivita’ dell’enzima circa il 6O- di quello ottenuto con l’enzima libero, in batch.). Questo risultato e’ di particolare importanza poiche’conseiìte di realizzare ii processo con l’enzima immobilizzato chimicamente, ottenendo interessanti risultati per quanto riguarda il tempo di durata di un simile sistema. SS BIBLIOGRAFIA Chervan N’I.: Ultrafiltration handbook. Technomic Publishina Co. Inc. (i%6) Cheryan M. and 4 Me M .A.:”M hai embran a c hioreactors”. ln”Memhrane separations in biotechnology”, voi. i, 2 pp 5 5-3O2 .. ed. W Courtney Me Gregor 1986 Dente, Cappelli, Teoria e sviluppo dei piocessi chinaici,CLUP Milano IUPAC Compendium of anaivticai nomenclature. Definitive Rules 1977. Ed. Pergamon Press. Preparato per la pubblicazione da ILM.N.H.lrving, H.Freiser, T.S.West Lehninger, Biochimica, Ed. Zanicheili, (1979) Levenspiel O.; Ingegneria delle rea/ioni chimiche. Ed. Ambrosiana Milano, 2nded, 1972 , . Hill ( ti Amudson ( Il Effect of temperatume on the ic oe h mmnmhilizrd .3 gila tu dae in a rapillamy bed rei •L ) ir Mosbach K, Methods in Lnzimulogy. Acdemic Press New York, NY (19761 Peterson R S hydr IvsIs nf TeaLtu’. Rjm dovrebbe consentire Ìi totale recupero della permeabilit& per un elevato numero di cicli operativi. Lo scopo di questo lavoro e di verificare la fattibilita’ del processo di idrolisi enzimatica el lattosio con questo nuovo tipo di supporto e di porre le basi per lo sviluppo in scala pilota di tale sistema. Si & proceduto alla immobilizzazione fisica della 3-galattosidasi utilizzando una procedura che consente la totale ritenzione dell’enzima. Questo sistema & stato confrontato con un bioreattore sviluppato da Pizzichini et al (1989) su fibre polisolfoniche con immobilizzazione fisica del catalizzatore. Come si vedr& nelle successive sezioni del lavoro i miglioramenti ottenuti utilizzando questo tipo di supporto incoraggiano la ricerca nei campo della fabbricazione di nuove barriere con geometrie piu adatte e della immobilizzazione enzirnatica covalente su tali supporti obilizzazione eiiziniatica 6.L1 Procedura di caricamento dell’enzima La barriera ceramica, costituita da uno strato microporoso su cui è depositato lo strato esterno di ct-allumina, presenta un cut-off molecolare (MWCO) che non permette l’immobilizzazione della 3-galattosidasi per intrappolamento fisico (peso molecolare medio 90.000 Dalton), Infatti un confronto dell’ assorbanza (290 nm) (Mc Bean et aL, 1978) effettuato tra il flusso di permeato e la soluzione enzimatica di alimentazione. ha mostrato la totale permeazione dell’ enzima, Per realizzare 1’ immobilizza7ione fisica dell’enzima, è stata messa a punto una tecnica di caricamento che permette la totale ritenzione del catalizzatore sul supporto. La carica enzimatica viene effettuata inviando I’enziirw dissolto in una z diminuita ad Esaurita questa fase, la portata del!’ alimentazione vien rbimento della y un valore di circa 5 mllmin per permettere un efficace adso dura circa due ore. allumina e dell’ enzima; l’intera procedura di caricamento direttamente I successivi caricamenti de1’ enzima possono essere 7-aliumina, previa eseguiti sugli stessi moduli senza ulteriore aggiunta di almeno sette ore. combustione dei residui organici in muffoia a 750 C per enzma Tale tecnica ha permesso l’immobilizzazione dei 100% dell’ 6J2 Controllo dell’ immobilizzazione ad ogni 11 controllo dell’ mrnobilìzzazione viene effettuato su frazioni di caricamento, attraverso la verifica dell’ attività idrolitica confronto con una permeato, dopo due ore di ricircolo totale, mediante un prima dcii’ uguale quantità di soluzione dell’ enzima prelevato immobilizzazione. lattasica nel Tutte le prove hanno dimostrato 1’ assenza di attività permeato dopo due ore di ricircolo totale. enzimatica, Dopo essersi assicurati della stabilita’ dell’immobilizzazione ultrafiltrato. si e’ alimentato il reattore con il siero di latte precedentemente una elevata Gia’ dall’analisi delle prime frazioni di permeato si e’ notata dasi nella attivita’ lattasica che indica evidentemente la presenza di -galattosi corrente di permeato, la [3Questo comportamento si puo’ spiegare assumendo che fjsico, galattosidasi si immobilizza sul supporto ceramico per adsorbimento spostano infatti le sieroproteine ancora presenti nel siero di latte ultrafiltrato ad esse. per azione di massa le molecole di enzima dal supporto sostituendosi a Da questa analisi risulta che la tecnica di immobilizzazione sopr , Una descritta non e’ adatta all’applicazione sul siero che si vuole effettuare e’ via da seguire nello studio futuro delle tecniche di immobilizzazione entire quella che prevede l’attivazione del supporto ceramico per cons Ottenuti lIue,T’uluiunQ a zzazione sui modulo poliselfonico Viii P30 ( Parte 11. immobili i huc’catalizzatorc) al supporto cetamico, in modo da unire iiCil (ICIiU iiuunobilizzazione enzimatica di os aLente dcl vantaiel cnvaler,w abihtìì fu!$ Influenza_delr immobilizzazione suIlame ico Ia presenza dell enzima e della y allumina sul suppoato ceram non permeabiliPì, che comunque subisce una diminuzione intluas’ono suìa so tanziale, j (uyn/crn i) le+6 una bai nera In fitui a veiono inosti ate O. pernieahil itìi a 0° ( di ai lumina e dopo la i igene! azione. ceramica nuova, dopo l’aggiunta d a ‘ie 3 3e t) i: 2e 4 ( - 0e0 2e0 Si puo notare la l’aggiunta di allumina. 4ei rigenerazione non altera la povosita dei 1e÷ dopo P (‘n;’m2) supporto 6.2 TEMPO DI RES1D 1 ENz E \IODELLO [LI JIDODINÀMICO 4rk ro Piuq fow I ‘)4( 30C 11 confronto (a parità di portata) tra le cui ve F dei casi ideali e dei nostro sistema ci pci mette di considerare (con buona aLprossilnazione) i (R.C L) come un reattore continuo ideale a mescolarnento figwa). reattore ceramico o io totale (vedi LL 0,6 A 2 13 ml / rn o O 4 0 I- ti! CiO O OJOUPOJ (i MiO!*I[).\L1UD Il) )/ ; (1()iL1 lI D U[fl0 LO 90 (iW/U!U1) - = @LiOiZPfll)C) (i i I O vAUO i0ìt)d !P opun/ :00! UIUJOO !Ptilfli) o iNJ 90 - 30 tO i 03 1 001 09 — 003 -01/i 09t !fl?p ! 0plJUZ7!JIU\/ 0!OLiI?{!(j 11 OfllOSOJ(I ()f0L)Ii01 O 0/i !P ![) U dc; ± Y) 0tJ0tLiU{i(}iSLiOt1!i[) t )jk 0[s1/LW3 [sI/Usi [si )[ 5]/I= 0/ix 1?!IO]Ulti - 30 ! Op (1- 9wuiì r71L’4r)isaI 4 4 o x = 200 rng 21416182022242628 Enzima iO Ore di lavoro 3(1 e1le ma mali eondzioni opei aiis e del i eattoie. il tiend della produzione del glumaio nel tempo assiune il inofilo caratteristico dei 9S7 Scott. hio’istemi inìnìublizZau su dl\ CISC manici <(usakov ci al. 1985>. Tue curva presenta un massimn nel le prime ore di t unziunamento, e agiunae uno tat tazionai ru nelle ne suecesive. in figura 25 sono iii )st1 ati i prodI della s eloc Ha di produzione del glucosio nel tempo per varie tempeta uie opeiatIe a concentiazione di substrato costante (50 g/I) ti 2 Per iidui re I teiinei la/unix all intei no del leatto2 si e impiegato un battei ios atir o (sui Lato di potassio (4 [ cli ettO del la ci escita batterica si mani testa iii Itl e oine ti no spui aine iì o d I su poi O con e oflseg tiente aumento della seNisteil/a di ineinLuni ° • ] 10’c 2(rC 30°C 40°C E 16’ 12’ lo 1’ 30”C Erìzrna 200 mg 1/O min/ri 0.0 0,i 0,2 0,3 (34 0, 0,6 07 0, (3,9 1 0 Effetto della teneratura sulla resa la cui soluzione e: ALA() c’xp[ Kdtj La resa idiolitica arimenta al cres cere della temperatm a di reazione, che e’ responsabile. d’altra parte. dell a denattia azione dell’ enzima. E’ espressione matematica che rap presenta la velocitìi di disattivazione per sistemi ad enzima immobi lizzato è di solito un’ equazione differen ziale del primo ordine <Shan i ian Yang cu al. i 89: Peterson et al.. 1 989>: dA/dt= KjA dove. A 1 è la costante K d Ilo step ti rcv eHlbile dcli’ idrolisi tinin ), mentie Kd e la i stante di dc i a me n tlì iii e 26 24 22• 20 18 l6 14 - i2 10 i “ -*4» .30 — 20 — 10 necessario . i — t 0 70 cig/min 80 ‘. 90 C Ore e ìavoro 100 quello di individuare la di questa cantici iìiazionc ad idrolizare il I 0(Yf del lattosio dell i a impiega 5,5 Dal grafico di figura, si è potuto verificare che 1’ enzim della sua attività, mentre il tempo di io1ni (a 53 C) per peidere la metà dimezzainento a 30 (‘ è già di 7 1 gioi ni. I effetto della In base a quesle informazioni si è potuto trascurare nti cinetiche. lrsauivazione termica del!’ enzima nel calcolo delle costa obiettivo 4jtmtitào Un uantità di enzima Il i ne o lazio ne () (. lattosio 56 cd Mantenendo le condii ioni oper al ve coian(r (H n Funione delia di 1,6 rnUnin) si iraL(’ti(a trini cm va della resa ma poitala (i 20 io (3 100 — 200 — 300 -— — ---— —— -— -— - 4-—— — 400 500 (00 i 900 — 800 — 700 000 V±Ez±zEz*Hz J__ 0 mg Enzima 1)a’ dati ci netic i e dal I en iia li e W dimensionamento del prevede una coi cr sio reattoi e si ne del 0(Y I % con una quantità di enzima me pari a 500 Sperimentalm en te pe r tale qu an tità di enzimi si è ris conversione pari al contrata una 97 ,4 (/, che dim os tra che in queste condizi ancoi a giunti al valor oni non si è e di sat ura iio nc del su pp orto. E’ stato riscontrato possibile immo che e’ bil i zar e I .à di enzima su! supporto di all umina 64 ift)I)ELl() UlN Eii(() L ‘ li in gia si ta affrontata la cinetica in hatch a riportare i li forma grafca 64, i Cinetica in ha tch della i3G. lattosida si sella parte i di qu ro lt’ oi della -calattosidasi, in queNio e ntcs(o i. i risultati sp erimenl ‘1 ottnu 0 13 002 (E) 0,02 - 0,01 0,00 0,00 0,lg/l 0,01 0,01 Y 0,02 40 0.02 1. 0,03 0,04 i /S 0.03 0,04 I/ • L 1/V 1/VI-IO valori dei le varie costanti, 1(1 ( in nresenìii di inibitore 0,0 1 Lineweaver-B urkpjLdiverseteniperaturc in aSscn7a di inibitore 18 16 14 12 IO 8 O 4 L o 2 0,03 i ottcnono iine’veaver— Rnuk nlot Dai erahci delle t’uue s unti nelle tabelle successive: £11 (g/i) 0.00 5,00 10.0 0.00 14,15 14,54 Tahella Costanti cinetiche in presenza di inibitore Vmax (m.M’ (mMlrni’i) 6.835 0,811 0.900 0,997 0,9% 0.997 Le valutaz ‘mi tern’od’namiche vengono effettuate utilizzando r ipotesi attribuita ad Eyring: i reagenti fonnane un complesso attivato per poi decadere nei prodotti. tale compleso atti atto è assunto in equilibrio con i reagenti che lo formano, e quindi le costanti di equilibiio assumono la forma: K2=kt (kTlh)K# dove: kt è il coefficiente di trasmissione. T la temperatya assoluta. k ed h sono rispettivamente le costanti cli Boltzmann e Plank e K è la costante di formazione del complesso etiivato. Normalmente nelle reazioni enzimatiche in isteiiii omogenei si considera kt=l <Walter. I 965>. Se ora trattiamo K come una qualunque costarne termodinamica, possiamo scrivere che. K2=kt (kT/h)expL-AG/RT] dove SE) è r energia libera molare standard di formazione del complesso attivato. Dalle espressioni termodinamiche: AG*-rSll*.-TAS* 4 L6t(—N’ ‘ — ‘‘ — j_ — - — ‘ ff ——1 — —1 — - r — — —. z — i arnj i__ - OO I ori O O 00 1IJ O?Uì’ hz. - —- — ‘i, (_>{ T —-i— 7 zzzz z () i ( - flp )j Ot O L j •1) ‘a 3.3 Itimnis virv 3.4 3.6 3.5 t000/T iL) mentw il cot.Uicientc. a ic’laie della steonda è (All + RT)/R= 291o.i K (R =0.998) con R=1S9 cal/(mol4K) 2 Ad a tempeiatura di 30 ( quindi SS = 13 21 cdl/(n,cltK) All 5,26 kcl/mol li valore dell’ enewa libwra ir jare di formazione del complesso 7 attivato risulta essere. AG All -1 iS = 0.6’ kcal/mol Il valore del AG* molare di fonnazione del complesso attivato ricavato dalla reazione condotta in batch statico. sen irà da confronto con quello trovato per il reattore cciamico. allo scopo di stimare il tipo di influen7a esercitata dalla temperatura sulla reazione e i’ eventuale disattivazione subita dalr enzima in seguito all’ iminobilizza,ione Il modello cinetico adottato per I’ idiolisi in continuo del lattosio è simile a quello proposto per la trattazione in batcli. Si è fatta I’ ipotesi che I’ enzima ed il substrato si combinino ineisibilmente per formaie un intennedio t. che gli umri piodotti dlh reaiionc. di idrolisi fosseio il glucosio cd l ;a’attosio ?oiché i e uia un cro e proprio allontanameieto dei prodotti. a niaggioi I4gione e lecito suppone cht solo una (razione trascurabile dei piodotti ven» i riassocian pci i iformaie il substiato. Per individuare la costante cinetica dello step irreversibile occorre fare alcune considerazioni sull’ enzima immobilizzato nel reattore, K2 viene ricavata dalla relazione VrnaxK2*(E) e quindi si hail problema di esprimere la quantità di enzima (E) in mM, Si può ragionevolmente supporre che le molecole di enzima dopo un certo tempo di assestamento siano tutte (o quasi) adsorbite sul modulo ceramico e, tenendo presente le dimensioni dei pori, si può anche immaginare che queste abbiano una distribuzione pi o meno uniforme nell’ intero spessore del supporto. Queste ipotesi permettono di individuare il volume di reazione ed identificano con il volume del supporto poroso. quindi E) sarà espressa come la quantità totale di proteine iinmobilizzate diviso il volume del supporto, diviso un peso molecolare convenzionale (PM del glucosio). I punti per realizzare il plot di Lineweaver-Burk sono stati ottenuti misurando la concentrazione del glucosio prodotto a varie concentrazioni si sub sti ato, Anche le costanti ottenute lavorando in continuo devono ritenersi apparenti, infatti, oltre alla semplificazione del modello cinetico, è stata trascurata l’inibizione prodotta dal galattosio formatosi dal substrato iniziale, La determinazione della costante di inibizione è stata realizzata conducendo due serie si scansioni di concentrazione di substrato a 3OC immettendo in ciascuna una quantità iniziale di galattosio pari a 5 e 10 g/I. Nelle seguenti tabelle sono riassunti i risultati ottenuti: (gli) 0,00 5.00 10,00 Ymax (mM!rnin) 0,835 0. 115 0,222 Tabella ii (mM) 0.00 36,98 12,69 0,999 0,998 0,995 (R = 2 O 997) 2 ( = 0,R 996) Attiavero il va lor e de lla co sta nt e dello step irreversib seguenti), sono stati ile (K2, figure ca lco lat i i va lor i de ll’ entalpia dell’ entro energia libera di form pia e dell’ azio ne de l co m pl es so at tivato a 30 ‘C’ (vedi tab Nelle figure succ ella). es siv e so no rip or ta ti i grafici ottenuti me termodinamici compa ntre i dati iono nella tabella: 7,33 kcal/mol = 16 42 cal/(mol*K) = 2.35 kcal/nìol _ + .4 H polisolfonici e ceramici L’ meremento dil’ energia liberi: di foimazione del complesso attivato, per la reazione con 1’ enzina supportato uil’ allurnina, risulta essere dell’ ordine di 1,6 Kcal/mol (a 30°C). 6.5 Confronto tra i supporti Il confronto delle prestazioni del reattore ceramico con quello polisolionico e’ operato sui risultati di un precedente lavoro (Pizzichini et ala 1989) che utilizza il modulo IIIP1O 20 della AMICON con l’enzima ntrappola1o fisicamente, li confronto con Il modulo VFIIP3O non e’ stato poiche in questo caso l’enzima e’ stato immobilizzato chimicamente trattato 6.5,lPernìeabilità di membrana = 6,85l0 2,00*107 F = 0.996 Le fibre cave polisolfoniche mostrano una resistenza di membrana fortemente di pendente dal la temperatura di esercizio. Nel reattore polisoll’onico la resistenza di membrana è legata alla teinpematura assoluta secondo 1’ equazione: Rm 2 =0,997 R Al contrario i moduli ceramici hairno mostrato una bassa sensibilità della permeabilità alle variazioni di tempei’atura. come risulta dall’ equazione: 8 l.33*l0 Rrn=7,29*10 T 6 in tabella sono riassunti i valori delle resistenze di membrana dei due supporti elevati flussi di peinieazione. 6S2 Parametri diprcesso I a fluidodinamk a dei due leattori funi onanti ambedue in configurazione backflushing, e tisultata.in entrambi i casi. assimilabile ad ue reattore continuo ideale a mesroiamento totale. Il range di preioni di eerczio delle tibie case è molto limitato esse possono resistere solo fino a l atmosfeie senza subite danni stutturali Al Ontiario i supporti celamici possiedono mmc limite superiore la piessionc rnassma tollerabile dalla sti uttura tCi ziaria dell’ enzima. La temperatuia massima coiìentita dai uppntI polisolfonici 55 C non sembra essere un pai ametro determinante è icui anente superiore alla : temperatura ottimale di lavoro dell’ enzima 5’ (‘i, he è quella corrispondente alla massima resa con la minima denaturazione. I moduli polisolfonici a fibre cave, grazie al loio alio sviluppo superficiale. possono immobilizzaie irna giande quafltlta di enzima. I moduli ceramici, a ielativamente basso sviluppo superficiale. 5000 stati al momento sperimemati solo con modeste quantità di enzima (I 5 g). In entrambi i reattoi i le tecniche di immobilizzazione adottate hanno consentito sempre di immobilizzate il l00 dell enzima inviato. Tuttavia la procedura di immobilizzazione è deteiminante, per le prestazioni del reattore, n quanto il deposito enzlinatico deve esc.ere il più omogeneo possibile. I dati termodinamici riguardanti il reatture a fibre cave mnostrao una eneigia libera molare di foriiazione del complesso attivato (G =339 Kcal/mol a 30C) praticamente invaiiante, in tutto il range della temperatura operativa permessa dall’enzima, a causa di un inodcsto contributo eiìtropico. Al contrario, a reazione catalitica, SvOitJ con l enzima immobilizzato supporto cerarnic, motIa una enerta !the a ‘n!ae i G=2.3s kcalhm)i sui tai. Le prestazioni del bioreattore cera mico ad attività lattasica vanno ana lizz ate in un con test o gen eral e di valorizzazore di un prodotto di rifiuto come i siero, che costituisce una categoria rappresentaliva di sottoprodo tti dell’ industria agroalimentare Le informazioni ottenute in utiesto lavoro (caratterizz azio ne fluidodinarnica dei reattore cera mico e valutazione della dipendenza della reazione di idrolisi con enzima immobilizzato dalla temperatura e dall a natura del supporto), hanno per messo ti aaggillngirnento di alcuni obietti vi utili al pas sag gio di sca la dei sistema In forma schematica, la sperimentazione condotta ha infatti permesso. La caratterizzazione fluidodinam ica del ieattore; La caratterizzazione cinetica della ieazione condotta in continuo. Rispetto al reattore polisolfonico a fibre cave il ieattoie ceramico presenta i seguenti vantaggi e sva ntaggi: - - Rigenerabilità completa dei mo duli; Rimozione totale dei depositi org anici, mediante combustione; Indeformabilità dei moduli alle alte pressioni: Possibilità di impiego in condizioni di lavoro piu spinte; -Riduzione della permeabilità men o drastica in seguito alla immobilizzazione; Più definita geometria dea sistema (sopratutto ad alti flussi’); Migliore distribuzione dell enzima sul supporto, Maggiore influenza della temper atura sulla resa; Più elevato costo d’impianto. nia più rapido ammoitamento; parw mezod d’immobilizzazione enziinatica idonei al tipo di supporto inorganico (silanizzazione) 6.7.B IBLIOGRAFIA Cappelli, Dente Teoria e sviluppo dei processi climici Clup, Milano Cesari, La regolazione automartea degli impianti indusriaL, Ed Franco Ar geli, Napoli AN. Gusakov, A.P. Sinìsryin et AL. Biotechnol, Bioeng. 29.Pp. 8989OO. I 987 O. Levenspiel, Ingegeria delle reazioni chimiche Ed, Ainorosiana, 1978 R.D. Macbean, N.S. Willman. 1978 mt, Dairy (ìongress, p. 947, W, Marconi F. Baroli, D. Zaccaidelli, lmmobilized Enzyrnes, Ed. M. Salinona et Al.. Raven Press, Pp. 211-216,1974 M.Nakajima. N.Jimbo, FlNabetani, k Watanabe se of ceranuc membrane for enz’me reactors T L it International Conference on inorganic membranes. Juiy 3-6. 1989 Montpellier. France di analisi e controllo in linea delle rese idrolitiche e’ risul tato di enorme importanza. In questo capitolo si descrive in dettaglio il tunzionainen to di un sistema di biosensori in grado di controllare il proc esso, sviluppato interamente in ambito ENEA. Il sistema in oggetto utilizza sensori a membran mod a ificati con enzimi, Si e’ percio’ sviluppato un sistema chiamato dagl i esperti nel settore con il nome di biosensore. supersensore, o supe rprobe. Il sistema si basa su sensori di tipo elettrochimico, quelli che a ttitt’oggi sono considerati i pin’ adatti secondo i criteri di economic ita, riproducibilita’ precisione ed accuratezza. 7.1 11 sistema biosensore Un biosensore elettrochimico puo’ essere defin ito come l’accoppiamento di un sistema biologicamente attivo imm obilizzato, con un trasduttore di segnale che converte il segnale biochimico in uno elettrico analiticamente quantificabile (Frew. 1989). Questi biosensori sono generalmente elettrodi a membran acco a ppiati con mediatori biochimici quali enzimi immobilizzati e recentemente anche anticorpi, batteri e tessuti viventi altamente spec ializzati; la selettivita’ degli elettrodi e la specificita’ dei mediatori conv ertono spesso una determinazione chimica altrimenti problematica nella semp lice operazione di una misura elettrica. I bjosensorj hanno avuto recen temente notevole importanza sia nei campo biornedico che in quel lo. biotecnologìco (Palleschi, 1989), Nella tabella sono elencati una serie di substrati di interesse biologico, chimico e farmaceutico che negl i anni hanno costituito oggetto di ricerca per la realizz izionc d ‘biosenso ri specifici” (Mascini, Colesterolo Lattato Alcool Penicillina Ossalato Glutamina Cisteina Colesterolo Ox Lattato Ox Alcool-DH Penicillasi Ossalato o Mitocondri del tess,renale Cellule batteriche gas gas Clark Clark catodo O NDH 11 CO 2 NH gas vetro S 2 H 7,2 Biosensori a glucosio e 1attoi! + 02 GOD ----> 0 2 Acido Gluconico ÷ H I biosensori a glucosio e lattosio, sviluppati per il controllo in linea del bioreattore lattasico, si basano su elettrodi amperornetrici specifici per l’acqua ossigenata accoppiati con l’adatto enzima o coppia di enzimi per i substrato in esame. La specie rivelata dal sensore elettrochimico e’ l’acqua ossigenata prodotta dalla reazione enzimatica qui di seguito riportata: j3-DGlucosio L’enzima glucosio ossidasi (GOD) e una ossidasi flavinica (Lehninger, 1979) che possiede come gruppo prostetico il Flavin adenin dinucleotide (FAD) che determina il colore giallo di tutti preparati enzimatici a base di ossidasi, Mentre il glucosio viene ossidato ad acido gluconico il FAD viene inizialmente ridotto a FADH, e successivamente riossidaro daHossigeno dscaoito in soluzione con formazione di acqua oi.si.genata: Ltorio GOD gaI attosidasi ltD Glucosio 4 Glucosio ± Galattosio Acido Gluconico + H,0 2 7 &Sistern i elettrochimico di misura — O rinq - — — __jsilantn in quarzi jI’ttrilita Rzferurcutn Aq/PqCI —---40 ari,riitri — - nunlucrc in ccnain Lì schema d un sensore amperomen-ico e’ npoi tato in figura. teqzl(:li L anodo d platino e posto e PeO mv Vs un rilerimento di Ag/Ag( I. La coppia elr tirodica immersa in una soluzione elettrolitica di KC1 0 1 M Tira o 1 a ‘a nr otti( fl il 3 cia 30 aia) da diali’i In Lt alA i ta’ d noc d n O o o pr flfl cIr!;e 1 io r%pO5l3 m r .ponranil’ Via L 7A Interferenze chimiche Uimpiego di un elettrodo ad acqua ossigenata pua’ comportare degli inconvenienti dovuti alla presenza di specie interferenti Questo problema si presenta ogni qual volta ci troviamo di fronte ad una matrice reale complessa. Si usa allora una membrana di acetato di cellulosa impermeabile alle sostanze interferenti elettroattive con un probabile meccanismo di esclusione molecolare. Questo meccanismo non e’ il solo operante: sembra anzi che la seiettivita’ di tali membrane sia dovuta afi una interazione fra le cariche negative presenti sulla membrana e le cariche che la sostanza interferente possiede in certe condizioni di pII e forza ionica. Nella pratica pero’ si e’ visto che la sodio azide, utilizzata come batteriostatico nel feed che alimentava i! bioreattore, creava dei problemi di interfeienza. Le misure dei campioni effettuate al biosensore risultavano di un 5% piu’ basse quando era presente la sodio azide. il problema e’ stato risolto utilizzando uno standard contenente la stessa concenti azione di sodio azide (0. l%w/v), Un altro problema di misura puo’ derivare dal siero di latte, anche ukrafiltrato, per la presenza di proteine a basso peso molecolare. Queste possono causare dei problemi di intasamento della membrana enzimatica rallentando la diffusione delle specie chimiche e diminuendone la durata nel tempo che rimane comunque. di circa 30 giorni. lutto cio comporta frequenti calibraziorn dei sensori (in pratica ogni 2 ore di funzionamento). taa sul; sa rfiie ‘rietetodica vene n ara cde o la iz 7,5_Procedimento di immobilizzazione enzimatica ifin ii fo I ib’i:aioae en; i acetato di cellulosa, selettiva all’acqua ossigenata. e’ posta sulla superficie elettrodica, mentre quella di policarbonato e’ a contatto con il campione. Quest’ultima protegge l’enzima dall’attacco batterico che comprometterebbe la durata del sensore in modo rilevante. Il sensore cosi’ottenuto e’ inserito in una cella a flusso con un volume di circa 40 ul. t:dcr nrrj [ucsio —cci Il procedimento appena descritto e’ comune ai due biosensori; per quello a lattosio si deve procedere all’immobilizzazione dei due enzimi (glucosio-ossidasi e 3-gaIattosidasi). Alcune prove sperimentali hanno stabilito che in questo caso conviene immobilizzare separatamente gli enzimi su due membrane (immobilizzazione asimmetrica) anziche’ procedere all’immobilizzazione contemporanea dei due enzimi su una singola membrana (immobilizzazione randorn), In pratica il procedimento viene condotto separatamente per la GOD. sulla membrana di acetato di cellulosa, e per la f3-galattosidasi su quella di policarbonato. Le membrane s no infine sLrnblate sull’elettrodo cdme e ematizzato iri figura sl mmoIUL. Il limite superiore di questi metodi e’ fonte di problemi quando si effettuano misure in linea, sulle matrici reali, ad elevate concentrazioni degli analiti da determinare. Per rientrare nel range di linearita della misura, si e’ impiegata una tecnica di FIow lnjection Analysis (FIA), che permette la diluizione riproducibile del campione da analizzare. Il sensore e’ alimentato in continuo con tampone fosfato (PII 7.0, 0.1M) ad una portata costante di 4m1/min. Il prelievo del campione e’ effettuato con una microsonda (id=0.2mm, od=0.5mm) ed una pompa peristaltica. con portata variabile (0.34,0 mi/min), che invia il campione in una valvola con un loop di lOpi. La restante parte del campione e’ reimmessa nel flusso del processo. Ogni 90 secondi un impulso elettrico determina l’immissione del campione nel tampone veicolante (fosfato 0.lM pII 7.0). Quindi il campione. attraverso un tubo a spirale con caratteristiche geometriche definite (lunghezza Im, id=0.2rnm, od=0.5mm). diffonde nei mezzo veicolante consentendo, in modo riproducibile. la necessaria diluizione prim raggiurgere il sens ie(fwura ag ni senuentc) i (nA) [O o] ‘M) 100 - 200 Nelle seguenti figure sono riportate la curva di cilibrazione per il glucosio con il 4sterna FIA e l’output del registratore per differenti soluzioni standard. 40 o o = — I O O 00 40 50 O tpa C’.O di 40 20 ì 40 00 50 i Nella seguente figura e riportato l’output su registmore con la scala dei tempi espansa. del segnale dovuto ad una soluzione standafd di glucosio. 4c%) LD O 2CoD’ O unt an • - lJandamento codato dei picco puo eseie ‘;piegatn considerando i profili di concentrazione del glucosic alFinerfac’ia soluzione/membrana e airinterno della rnìhrana enzimatic a ss Nell figura seguente tehiLi sono i r po nor ta i due in nel enaie quando il campione ariva ul LcifldO. cccS\1arnep(e u, :au d u iL J i ;no \e e lì a ro in I ai a ‘I Pt 650 C’CO va Àg/ACi —__--------—_— r Con la tecnica FIA e’ possibile effettuare misure nel range 0.1-150 il mM e contemporanamente ridurre ad un valore trascurabile (400 jillora) volume di campione per le analisi in linea. Questa tecnica inoltre consente di minimizzare qualunque effetto della matrice siero sulla misura (intasamento della membrana, denaturazione enzimatica, variazioni del pii e della temperatura, variazioni di composizione.ecc.). Poiche’ dopo ogni misura la corrente torna al valore di zero del i tampone veicolante e la risposta e’ lineare nel range di concentrazion realizzate nel processo, si puo’ ricorrere ad un sistema di calibrazione ad L*accuratezza un punto, con ovvie semplifi-cazioni del sistema analitico. della misura e’ stata stimata in ±1%. La risposta del sensore e’ stata controllata su frazioni raccolte, con il Beckman Glucose Analyzer lI. - Pcr il momeoraggio del glucosio e’ stato messo a punto un sistema di tigenerazione del tampone veicolante, che ne consente Vuso in condizioni porizni di e sf I de i ur mse “vtan 1 ici e o p ieita LUi ttola mente narutenzjn giorraliera del emoe In pratica IVtant o Ile fa di autoniazior e e di s’aia up dei proe so da un ut i te mtr dutn ir .1 Jr jp er e Jel tain’iir I biosensori a lattosio e glucòsio descritti, sono stati sviluppati per un sistema automatico di controllo in linea del lattosio all’entrata e del glucosio all’uscita del bioreattore lattasico a membrana. La tecnica di Flow Injection Analysis (FIA) e la rigenerazione del tampone, descritti sopra, hanno permesso l’automazione del biosensore. Infatti oltre a permettere l’analisi di campioni in un range di 0.1 1 5OmM, si e’ anche ridotto ad un valore trascurabile, circa 400ul/ora il volume di campione sottratto per il controllo in linea Si possono effettuare misure ogni 90 secondi (30 secondi per ottenere il 100% della risposta, 40-50 secondi per il ritorno al valore zero). Una valvola deviatrice ed un tirner consentono la completa automazione del sistema con cicli di misura di cinque ore, intervallati da trenta minuti di calibrazione. Nella figura di pagina seguente e riportato un tracciato esemplificativo relativo al monitoraggio in continuo del bioreattore lattasico, Lo sviluppo di un apposito programma in linguaggio basic Applesoft consente l’acquisizione, la memorizzazione e l’elaborazione dei dati di concentrazione in monosacaccaride, produttivita’ e resa percentuale. Il programma (listato e flow sheet nelle figure successive), sviluppato su un minicomputer Apple\\c interfacciato con potenziometro Orion con uscita seriale RS-232c, consente, l’automazione completa del processo nella fase pilota permettendo la modifica dei parametri di processo (temperatura, portata, loading enzimatico) per realizzare un prodotto definito e costante nel tempo. + i 6 5 10 15 N3HI .=([‘d$A)saI dld-l.N %i 01 zi J0d:($t)NEFH%1 :$A lfldNJ oo O00NliN :Q=xJ :O=f’.J 0€N 0N Q=4 0N :q=J\ CA :0=A00 LLVG 3NOIZ1SIflODV 10 dNllflOU VJdi 2#N$a INIUd 0O03 0#id$C 1Nfd 00Et %dV ISflVNV Ed LLNfld 1Nld 00CL (uiw/!w) =G3d 1a V1VW0G 1Nd 00L (lIf3) S0 1 GHVGNVIS Otsoomo 3N0lZVW.NdDN0D LNid d C00 /) 1D GE1dd 13N 0S0L1v1 N0lZV1N3 0N0D 1NHd 006 Jdd$G • OOD 0100 OO6 O#HdSC iNUJ OOE dVLIALL[ flaod. 6 / %X-3N0Sd3ANuD MQ03Gi’D0VQNQVLN IUdOOL€ LJdG 1Nd 009€ 1 O90 00Dd :1D/C( D0=X 1EI-St=9 :eNIs!=s :i=I :Jjzq 009€ ±X3N 009€ (%d)d!I= VPNtN NEIHI SGNV’J>(%d)d dl %dV 01 Ld UOd :IX3N 009€ ()dI=Nv N3HJ. NV<(d)d dl :%dV 01 d HOd 1X3N OOV€ o=(d)dI dlSSl :+ENN N3HI SG-XV’J<(d)dl n %-j1 01 =d HOd 1X3N 00E€ (d)dl=rv N3HI NV’>(d)d d 00€ (d)dl=Xv NiH1 xv<(i)dl H :%J’ 01 L=d J0d :o#Na INIUd 0OL€ 3±NVdV1S S LLVG 01NJWNU00V VJ3H 000€ 00 0100 008 000€ N3HJ dN dl 0OL N lNlbld [A(Ndl +N=N N3H1 iAA dl O09 00 QjQ9 NE3HI LA<f\ jl :PJ/O,=1S oog :+3N oo ooo =N A 1NJd AA :ì\±’)AQA NdHI AA)SaV dl (A)iVA=f N4f\)€1ddThSA ±Y3N 002 deL picco Tza 79 CONCLUSIONI (15) e de) e ne fa L CCG Li dello tev,dar3 caimplone (IC) campinnafliento prepara per un successivo aTTTT iT lune Lo studio di un biosensore a glucosio per il controllo on line dell’idrolisi enzimatica del lattosio ha consentito lo sviluppo di un sistema completo, efficiente ed automatico che bene si presta al monitoraggio del processo descritto nei capitoli precedenti. sia nella fase di acquisizione dati e di studio si nella fase di scale up del processo ad impianto pilota. Sono state verificate le caratteristiche del biosensore a glucosio riguardo alla specificita’, alla prontezza, alla precisione ed accuratezza delle misure con un sistema di riferimento (Glucose Analyzer lI. Beckman) ottenendo ottimi risultati. Il tempo di vita dell’enzima glucosio ossidasj immobilizzato sull’elettrodo e’ dell’ordine di 56 mesi mentre, con il sistema di rigenerazione delle soluzioni tampone. il sistema e’ in grado di procedere automaticamente per circa un mese consentendo la misura di circa 30.000 campioni. La partricolare tecnica HA che consente la diluizione del campione. riduce sensibilmente i prob’erni di fouiing d membiana da parte di OinpOneflti macromoiecoiaii preent iel ainpione La rapida procuura w tiratura au n UUuIo rIenW di \ ii ad ii w ia o s i IUPAC Compendium of analytical nornenclature, Definitive Rules 1977. Ed. Pergamon Press, Preparato per la pubblicazione da H MN.H.Irving, H,Freiser, TS .West Lehninger, Biochimica, Ed. 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