Attività 2010-2011 del Centro Orticolo Campano Area tematica “Recupero e valorizzazione ecotipi tradizionali” Confronto fra la riproduzione tradizionale (da carduccio) e la micropropagazione ai fini della produttività e della qualità di ecotipi di carciofo. Ente attuatore: CRA-ORT Responsabile scientifico: dr Rosa Pepe. Personale tecnico coinvolto: dr N. Trotta, dr G. Rofrano, A. Vivone, G. De Vivo, P. Tedesco 1 Introduzione La regione Campania, grazie alla sua posizione geografica ed orografica, è ricchissima di biodiversità. Infatti, le differenti sfaccettature dell'ambiente climatico (costiero, marittimo, collinare e montano) e la differente natura fisico-chimica dei suoli hanno contribuito in modo determinante a preservare e conservare un alto numero di popolazioni vegetali locali. La cinaricoltura della regione presenta un ampio numero di ecotipi locali, difatti nella provincia di Salerno, con questa attività sono stati riscontrati un numero maggiore di ecotipi. Nell’ambito della presente ricerca, l’attività della U.O. Cra-Ort ha avuto inizio con un’indagine su tutto il territorio regionale, dalle informazioni in nostro possesso abbiamo posizionato in scala di importanza i seguenti ecotipi: Tondo di Paestum, Carciofo di Pietrelcina, Carciofo di Castellamare, Carciofo Bianco di Pertosa, Carciofo di Montoro, Capuanella e Carciofo di Castel San Lorenzo. L’ecotipo che occupa la maggiore superficie investita è il Carciofo Bianco di Pertosa presente in quattro comuni (Pertosa, Auletta, Caggiano, Salvitellle), ed investendo una superficie di circa 22 ettari. Segue il Tondo di Paestum, il cui ecotipo originale presente in 5 aziende occupando una superficie non superiore ai 2 ettari, ed è coltivato nei comuni di Capaccio ed Eboli. Il carciofo di Montoro è coltivato in non più di tre aziende su una superficie di poco superiore all’ettaro. Il carciofo di Castellamare è coltivato soprattutto nel comune di Sant’Antonio Abate ove la superficie investita non supera l’ettaro. Il Carciofo di Pietrelcina è coltivato in solo due aziende:“Caruso e De Stefano”, dove anche in questo caso la superficie investita è al di sotto dell'ettaro. Situazione più grave è stata riscontrata nel caso dell’ecotipo Capuanella, il quale mentre dal punto di vista scientifico ha primeggiato tra tutti gli ecotipi campani, in termini di coltivazione non puo’ essere confermato tra i più importanti e diffusi. Oggi lo si ritrova presso l’azienda “Carbone”, dove il totale delle piantine è di circa un migliaio e in altre due realtà con un massimo di un centinaio di individui. In questa azienda è stato recuperato anche l’ecotipo Capuanella nera. Di contro abbiamo constatato che l’ecotipo Castel San Lorenzo è presente in quasi tutti gli orti del Cilento, ma il loro numero per azienda è inferiore ai 100 esemplari. La stessa tipologia è presente nel comune di Aquara ed Alfano, i cui capolini sono simili alle tipologie precoci, ma il ciclo biologico è simile a quello di un carciofo tardivo. Tutti questi ecotipi appartengono alla tipologia romaneschi tardivi. Il loro risveglio segue l’andamento stagionale che avviene, infatti, solo dopo le prime piogge estive abbondanti a differenza di quanto accade nelle colture classiche di carciofo, in cui la ripresa vegetativa viene stimolata mediante irrigazione a pioggia a partire dalla metà di giugno. Inoltre per gli ecotipi locali, per la riproduzione, non esiste nessuna forma di vivaismo e la diffusione delle ceppaie avviene prelevando dalle piante madri i carducci che man mano si sviluppano e poi trapiantati direttamente in campo. Obiettivo L’obiettivo della presente scheda riguarda il confronto fra la riproduzione tradizionale (da carduccio) e la micropropagazione ai fini della produttività e della qualità di ecotipi di carciofo. 2 Purtroppo notevoli sono stati i problemi in merito alla micropropagazione dei carciofi. Il laboratorio che si era reso disponibile a fornire le piantine micropropagate, per problematiche interne non ha potuto mantenere l’impegno preso. Propagarle presso il nostro Istituto è stato del tutto impossibile a causa della mancanza di un adeguato laboratorio per colture in vitro e di professionalità specifica. Inoltre le ceppaie che sono state recuperate sono risultate particolarmente virosate, per cui la semplice tecnica della micropropagazione senza una previa diagnostica virale, un risanamento della coltura e successivamente una micropropagazione di materiale risanato ha reso piuttosto difficile il conseguimento dell’obiettivo della presenta scheda, sia per i tempi che per la somma occorrente a realizzare tutto il lavoro necessario. Per quanto esposto ed in attesa di avere le piantine micropropagate sane, al fine di realizzare i campi e confrontare i due diversi metodi di propagazione, l’obiettivo della seguente scheda è stato convertito nel recupero di altri ecotipi, individuazione di agricoltori custodi, realizzazione dei campi da carducci tradizionali e caratterizzazione morfologica di alcuni degli ecotipi recuperati, attraverso la compilazione di schede UPOV per una loro eventuale candidatura al registro di conservazione istituito presso il MIPAF. Materiali e Metodi Sono stati realizzati quattro campi di carciofo in-situ, nei comuni di Pietrelcina, Pertosa, Sant’Antonio Abate e Paestum, e un campo ex-situ presso l’azienda sperimentale del CRA-ORT, in cui sono allevati attualmente dieci ecotipi locali. In ogni campo sono stati effettuati rilievi morfo-fisiologici su trenta individui utilizzando i descrittori obbligatori nell’ambito delle Linee Guida dell’ UPOV (rif.TG/184/3 del 2001). Risultati Riguardano la realizzazione delle schede descrittive UPOV dei seguenti ecotipi: Pietrelcina Castellamare Bianco di Pertosa (vedi schede), e delle schede identificative dei seguenti ecotipi: Pietrelcina, Castellamare Bianco di Pertosa Tondo di Paestum Montoro/Pascaiola (vedi schede) Conclusioni La compilazione e predisposizione delle schede Upov, e la relativa descrizione morfo-fenologica delle diverse accessioni è stato un lavoro molto importante soprattutto ai fini di una futura o prossima iscrizione di queste varietà al registro di conservazione, istituito presso il Mipaf. 3 Scheda identificativa dell’ecotipo “Bianco di Pertosa” 2010 Carciofo Bianco di Pertosa CAPOLINO: presenta brattee di un colore verde chiaro, argenteo senza spine (inerme). I capolini primari di forma sferica o leggermente allungata e con il caratteristico foro centrale, sono detti mammarelle. Il ricettacolo è compatto, molto chiaro, quasi bianco, con un pappo (l’insieme dei bocci fiorali, detto comunemente pelo) che si sviluppa lentamente, ad indicare la scarsa fibrosità del prodotto alla perfetta epoca di raccolta. VIGORE VEGETATIVO: PRODUZIONE: EPOCA DI RACCOLTA: tardivo Questo ecotipo è stato recuperato in provincia di Salerno, nel comune di Pertosa presso l’azienda “Zi Marianna” ad una latitudine di 40°32'40"56 N. e longitudine 15°26'58"92 E. Il carciofo bianco è coltivato in provincia di Salerno nel comprensorio della Comunità Montana del Tanagro, nei comuni di Pertosa, Auletta, Caggiano e Salvitelle. Presenta le brattee di un colore verde chiaro, argenteo, senza spine con infiorescenze apicali grosse, con un’altezza media di 7cm (6cm-8.2cm) e un diametro medio di 7cm (5.1cm-8.7cm) e tendenzialmente rotondeggianti, con caratteristico foro centrale. I capolini primari (o principali) di forma sferica leggermente allungati in alcuni casi, sono detti mammarelle. Il ricettacolo è compatto, molto chiaro, quasi bianco, con un pappo (l’insieme dei bocci fiorali, detto comunemente pelo) si sviluppa lentamente, ad indicare la scarsa fibrosità del prodotto. Le piante appartenenti a tale ecotipo mostrano un portamento semieretto, un numero medio di foglie pari a 14 (8-16), un numero medio di carducci pari a 4 (3-7), un’altezza media della pianta di 85cm (73cm-90cm)e lunghezza foglia di 72cm (63cm-90cm). Tecnica colturale: il risveglio della carciofaia avviene dopo le prime piogge estive. I lavori sono quasi tutti svolti manualmente e non si avvantaggiano né di trattamenti antiparassitari e né di irrigazione, al trapianto si pratica una abbondante concimazione a base di letame che proviene dagli allevamenti aziendali. Inizio raccolta metà aprile ultima raccolta fine maggio. Le carciofaie in questo territorio hanno vita decennale. Il Carciofo Bianco di Pertosa è molto adatto al consumo crudo allo stato fresco, cotto e conservato sott'olio. E' un ecotipo molto coltivato fino agli anni 70, poi abbandonato ed oggi, grazie a diversi progetti di ricerca e di valorizzazione: è un presidio Slow-Food è stato costituito “Il consorzio di tutela del carciofo bianco” nel comune di Pertosa sono presenti due laboratori di trasformazione del prodotto. 1 Centro di Ricerca per l’Orticoltura (CRA-ORT) Scheda identificativa dell’ecotipo “Carciofo di Castellammare” 2010 Carciofo - Castellammare o carciofo di Schito CAPOLINO: grosso, forma globoso-appiattita con caratteristico incavo, colore violetto intenso, compatto, brattee spesse e carnose. VIGORE VEGETATIVO: medio. PRODUZIONE: media. EPOCA DI RACCOLTA: precoce Questo ecotipo è stato recuperato nel comune di Sant’Antonio Abate (Na) presso l’azienda del signor Abagnale ed è comunemente noto come carciofo di Castellammare, ma detto anche Violetto di Castellammare o carciofo di Schito. Viene coltivato nell'area vesuviana, in particolar modo nella località di Schito del comune di Castellammare di Stabia (NA), ad una Lat 40°43'28" N, a una Long 14°32'50" E. E' un carciofo di grossa pezzatura (peso medio 300/400 gr), inerme, ossia privo di spine, con grandi infiorescenze, rotonde e globose, sottotipo della varietà Romanesco, da cui si differenzia per l’epoca di produzione anticipata ed il colore delle brattee di colore verde con sfumature viola. Tale ecotipo si identifica con coltura annuale, piante a portamento semieretto e un’altezza media a livello del capolino centrale di circa 50 cm (48-60cm); le foglie di un colore verde scuro, prive di incisioni, mediamente bollose e con assenza di spine o presenza molto rara, sono lunghe mediamente 63 cm (41-78cm). Il carduccio principale presenta in media 13 foglie (min10 – max 16), e un numero medio di capolini intorno a 6 (min5max8). Durante le fasi fenologiche fra accrescimento vegetativo e formazione della rosetta si possono riscontrare da un minimo di 2 ad un massimo di 9 carducci per pianta, che di norma, eccetto quello centrale, vengono tutti estirpati per dare origine ad altre carciofaie e nel contempo consentire un maggior sviluppo a quello restante che diventerà la vera e propria pianta della carciofaia in essere. Il capolino centrale che viene prodotto da essa presenta una forma in sezione longitudinale tra circolare e ovale, con forma della punta arrotondata, un’altezza media di circa 8 cm (7,3 cm-9,8 cm), un diametro medio di 9 cm (8,5 cm-10,7 cm), e puo’ essere raccolto da febbraio fino anche a metà maggio. Tecnica colturale: La peculiarità di questo ecotipo è l'antica tecnica colturale che ancora oggi viene praticata: coprire la prima e la seconda infiorescenza apicale con coppette di terracotta (pignatte o pignattelle) realizzate a mano da artigiani locali. La protezione dai raggi del sole, assicurata dalla pignatta nella fase di accrescimento del capolino, consente di ottenere frutti con brattee più tenere e di una colorazione più tenue, ovvero di colore rosa che sfuma nel violetto. Il "Carciofo di Schito", commemorato nel periodo della sua raccolta con la "Sagra del Carciofo" è legato per tradizione, alla secolare ricorrenza della Festa religiosa di "Maria Santissima Annunziata", celebrata la seconda domenica dopo la Pasqua, nell'omonima parrocchia (situata al bivio che da via Annunziatella, conduce a via Schito e a via Pioppaino)1. 1 http://www.liberoricercatore.it/Tradizioni/specialitastabiesi.htm 4 Centro di Ricerca per l’Orticoltura (CRA-ORT) Scheda identificativa dell’ecotipo “Pascaiola” 2010 Carciofo - Pascaiola CAPOLINO: grosso, forma ellittico-ovale con punta arrotondata, colore violaceo con tonalità secondaria bronzata, compatto. VIGORE VEGETATIVO: medio PRODUZIONE: media EPOCA DI RACCOLTA: precoce In provincia di Avellino, nel comune di Montoro in località Preturo presso l’azienda Barone Giulio si è recuperato il carciofo di Montoro, ad una Lat 40°49'27"12 N e Long 14°45'41"40 E, la Pascaiola. È un carciofo coltivato a Montoro (AV), di grossa pezzatura, esso presenta, infatti, un’altezza media del capolino di 9.5cm (9cm-11,2cm) e un diametro medio di 11cm (9,8cm-12,3cm). Le tecniche di coltivazione di questo ecotipo, prevedono irrigazioni frequenti. Una particolarità nella coltivazione di tale ortaggio è la consuetudine di coprire i capolini appena formati con pignatte (coppi) per favorire la compattezza del capolino e la tenerezza delle brattee. La raccolta si protrae fin verso la metà di marzo. Le piante appartenenti a tale ecotipo presentano un’altezza media a livello del capolino pari a 58 cm (50cm-86cm), un numero medio di foglie pari a 8.3 cm (7cm-10cm), lunghezza media delle foglie di 67cm (63cm-73cm), numero medio di capolini 8 (5-13), numero medio di carducci 12 (5-17), un atteggiamento semieretto mentre le foglie si presentano prive di spine, con presenza di incisioni e mediamente bollose. 5 Centro di Ricerca per l’Orticoltura (CRA-ORT) Scheda identificativa dell’ecotipo “Pietrelcina” 2010 Carciofo di Pietrelcina CAPOLINO: grosso, forma globoso-appiattita con caratteristico incavo, colore violetto intenso, compatto, brattee spesse e carnose. VIGORE VEGETATIVO: medio PRODUZIONE: media. EPOCA DI RACCOLTA: tardivo Tale ecotipo è stato recuperato presso l’azienda Di Stefano a Pietrelcina, situata ad una Lat di 41°12'1"44 N long di 14°50'42"00 E. Le infiorescenze immature, soprattutto quelle apicali, sono grosse e globose con punta appiattita. Le brattee sono tutte molto tenere alla base e di un colore verde chiaro che, nella parte superiore del capolino, sfuma in una tinta tra il violetto e il rosa. Il ricettacolo fiorale, la parte più ambita e pregiata dei carciofi, è ben sviluppato, carnoso, compatto e di estrema morbidezza. Il sapore è delicato. Le piante si presentano con un altezza media di 46cm (33-59cm), un diametro medio del fusto di 3cm (2-3.5cm), un atteggiamento eretto, foglie prive di spine, con incisioni e una leggera pelosità sulla pagina superiore. Ciascuna pianta riesce a produrre, mediamente, 10 carciofi. L’epoca di raccolta del capolino centrale e di quelli della prima corona coincide solitamente con la prima metà di maggio. Tecnica colturale: La coltivazione è ancora legata strettamente al lavoro umano. Durante la primavera, alla scarducciatura, i giovani cardi, appena estirpati, vengono deposti sulle infiorescenze immature per preservarle dai raggi del sole che ne altererebbero il colore e ne comprometterebbero l’eccezionale morbidezza (in questo modo le foglie vengono usate al posto dei coppetti di argilla). Parte della carciofaia nel periodo di novembre viene destinata all’imbiancamento dei carducci; nel periodo di Natale, infatti, i carducci vengono utilizzati al posto dei cardi, i quali in seguito a questo trattamento risulta più dolce e meno fibroso rispetto al cardo. Questo prodotto siffatto risulta molto richiesto e rinomato nel Natale Beneventano. E' un ecotipo tardivo, sicuramente condizionato dal clima e luogo di coltivazione. I carciofi di Pietrelcina, infatti, secondo una vecchia usanza si confezionano a mazzi e ogni mazzo è composto da quattro “mammarelle”, cioè i capolini centrali, legate con dei giunchi. L’operazione di legatura è detta ”ammazzamento”. Consapevoli dell’importanza di questa coltura e dopo il riconoscimento delle sue qualità, i pietrelcinesi ne promuovono la diffusione attraverso una sagra, che si tiene ogni anno, a Maggio. Questa, oltre ad essere un’occasione di incontro e di svago, rappresenta anche un buona occasione per poter conoscere i luoghi del Santo Padre Pio. La sagra ha inizio, dopo la messa celebrata dal parroco, con la benedizione dei carciofi che vengono venduti, per tutto il giorno e fino a sera, dai coltivatori nella piazza del paese. Durante la sagra è possibile assaggiare i carciofi cucinati in diversi modi: fritti, con la pasta,con le bruschette anche se un tipico piatto locale sono le tagliatelle al ragù di carciofo. Carri trainati dai buoi e addobbati per l'occasione, pietrelcinesi con i vestiti di un tempo, la tradizionale ed immancabile banda musicale del paese, aggiungono poi un tocco di folklore a tutta la manifestazione3. 3 http://www.pietrelcinanet.com/turismo_religioso/pietrelcina/sagra_carciofo_pietrelcina.htm 6 Centro di Ricerca per l’Orticoltura (CRA-ORT) Scheda identificativa dell’ecotipo “Tondo di Paestum” 2010 Carciofo - Tondo di Paestum CAPOLINO: forma sub–sferica, compatta, con caratteristico foro all’apice; colore verde, con sfumatura violetto–rosacea; brattee esterne ovali, con apice arrotondato ed inciso, inermi; brattee interne paglierino–verdastre con sfumature violette; PROVENIENZA: Paestum (SA) VIGORE VEGETATIVO: medio. PRODUZIONE: media. EPOCA DI RACCOLTA: tardivo Il carciofo "Tondo di Paestum" è coltivato da più di un ventennio nella Piana del Sele, tant’è che nel 2005 ha ottenuto il riconoscimento del marchio IGT. Il comprensorio di coltivazione riguarda i seguenti comuni campani: Agropoli, Albanella, Altavilla Silentina, Battipaglia, Bellizzi, Campagna, Capaccio, Cicerale, Eboli, Giungano, Montecorvino Pugliano, Ogliastro Cilento, Pontecagnano Faiano, Serre ricadenti della provincia di Salerno. Oggi per esigenze commerciali, precocità e produttività è stata sostituito da varietà più precoci come il C3 e da nuovi ibridi commerciali. Oggi, infatti, il Tondo di Paestum viene studiato come una Risorsa Vegetale da salvaguardare. Presenta delle piante con altezza media a livello del capolino centrale pari a 57 cm (50cm-65cm); numero medio di foglie 9cm (8cm-11cm); lunghezza media delle foglie di 92cm (65cm-103cm); numero medio di carducci 3 (0-5); numero medio di capolini 10 (7-14). Tecnica colturale: L'organo di propagazione è il carduccio, in parte micropropagati e in parte ottenuti da vivaio, previo taglio della carciofaia a fine aprile, forzatura tramite irrigazione, emissione carducci, scarducciatura e forzatura e allevamento dei carducci in vivaio. Dopo circa 40 giorni sono pronti per essere trapiantati in pieno campo e a seconda delle esigenze di mercato e aziendali, il trapianto può iniziare anche i primi di luglio, il quale consente di ottenere i primi raccolti anche ai primi di dicembre. Il sesto d'impianto è 0,80/1,00m sulla fila x 1/1,20 m tra file, pari a circa 12.500/ 8.300 pt /Ha. Seguono irrigazioni sovra e sottochioma, fertirrigazione e diserbo, rincalzatura e raccolta. Per quest’ultima fase si usano i famosi “ciucci”, ossia motocoltivatori con carrello modificati, a cui hanno sollevato le ruote e capaci di transitare nelle file de i carciofi, in genere dietro ad ogni mezzo, lavorano dalle 8/10 persone, che con i coltelli tagliano i carciofi depositandoli poi sul carrello. In magazzino vengono lavorati a secondo del calibro e confezionati in cassette. I carciofini confezionati in mazzi o sciolti alimentano solo il mercato locale. Ogni cassetta porta il logo dell'azienda produttrice al fine di garantire la rintracciabilità del prodotto. Numerose anche le sagre nel periodo estivo che si alternano nei comuni dell’area di produzione dove il Carciofo Tondo di Paestum la fa da padrone. 7 Centro di Ricerca per l’Orticoltura (CRA-ORT) Centro di Ricerca per l'Orticoltura Pontecagnano Via Cavalleggeri 25, 84098 Pontecagnano (SA) SPECIE: Carciofo ( Cynara scolymus L. ) SCHEDA DESCRITTIVA Descrittori obbligatori nell'ambito delle Linee guida : CPVO TP/184/1 e UPOV TG184/3 Località della prova: Pertosa (SA) presso l'azienda "Zi Marianna" ECOTIPO: BIANCO Num CPVO 1 2 3 4 5 6 7 8 10 11 12 13 17 20 21 23 24 Num UPOV 1 2 3 4 5 6 7 8 10 11 12 13 17 20 21 23 24 26 27 30 31 35 36 37 38 39 40 26 27 30 31 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 46 47 48 49 50 caratteri 1. PIANTA: altezza (incluso i capolino centrale): 2. PIANTA: numero di ramificazioni sullo stelo principale : 3. STELO PRINCIPALE: altezza (escluso il capolino centrale) : 4. STELO PRINCIPALE: distanza tra il capolino centrale e la foglia più giovane ben sviluppata : 5. STELO PRINCIPALE: diametro (a circa 10 cm sotto la base del capolino centrale) : 6. FOGLIA: portamento (allo stadio di 10-12 foglie) :3. eretto, 5. semi-eretto, 7.orizzontale 7. FOGLIA: spine lunghe :1. assenti, 2. presenti 8. FOGLIA: lunghezza : 10. FOGLIA: numero di lobi: 11. FOGLIA: lunghezza del lobo più lungo: 12. FOGLIA: larghezza del lobo più lungo: 13. LOBO : forma della cima (escluso il lobo terminale): 1.acuta, 2. quasi ad angolo retto, 3.ottusa 17. LEMBO FOGLIARE: intensità del colore verde (faccia superiore): 3. chiaro, 5. medio, 7. scuro 20. LEMBO FOGLIARE: pubescenza della pagina superiore: 1. assente o molto debole, 3. lieve, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 21. LEMBO FOGLIARE: bollosità: 1. assente o molto debole, 3. debole, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 23. CAPOLINO CENTRALE: lunghezza: 3. corto, 5. medio, 7. grande 24. CAPOLINO CENTRALE: diametro: 3. piccolo, 5. medio, 7. grande 26. CAPOLINO CENTRALE: forma in sezione longitudinale: 1. tondeggiante, 2. ellittica larga, 3. ovale, 4. triangolare, 5. ellittica trasversale larga 27. CAPOLINO CENTRALE: forma della cima: 1. appuntita, 2. arrotondata, 3. appiattita, 4. depressa 30. PRIMO CAPOLINO LATERALE: lunghezza: 31. PRIMO CAPOLINO LATERALE: diametro: 35. BRATTEE ESTERNE: lunghezza della base: 36. BRATTEE ESTERNE: larghezza della base: 37. BRATTEE ESTERNE: spessore della base: 38. BRATTEE ESTERNE: forma principale: 1. più larga che lunga, 2. così larga come lunga, 3. più lunga che larga 39. BRATTEE ESTERNE: forma dell'apice: 1. appuntito, 2. appiattito, 3. depresso 40. BRATTEE ESTERNE: profondità della depressione: 41. BRATTEE ESTERNE: colore (faccia esterna): 1. verde, 2. verde con striature violette, 3. violetto con striature verdi, 4. prevalentemente violetto, 5. completamente violetto 42. BRATTEE ESTERNE: sfumatura del colore secondario (faccia esterna): 1. assente, 2. bronzo, 3. grigio 43. BRATTEE ESTERNE: curvatura della cima: 1. assente, 9. presente 44. BRATTEE ESTERNE: taglia delle spine: 1. assenti o molto piccole, 3. piccole, 5. medie, 7. grandi, 9. molto grandi 45. BRATTEE ESTERNE: mucrone: 1. assente, 9. presente 46. CAPOLINO CENTRALE: pigmentazione antocianica delle brattee interne: 1. assente o molto lieve, 3. lieve, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 47. CAPOLINO CENTRALE: densità delle brattee interne: 3. lasche, 5. medie, 7. dense 48. RICETTACOLO: diametro: 49. RICETTACOLO: spessore: 50. RICETTACOLO: forma in sezione longitudinale: 1. appiattita, 2. leggermente depressa, 3. fortemente depressa Per tutti i descrittori numerici sono riportate le medie delle dimensioni di 30 osservazioni. ESPRESSIONE 89,6 cm 2 81,1 cm 23,2 cm 3,3 cm 3 1 108,2 cm 5 1,5 cm 1,8 cm 2 5 7 5 8,5 cm 8,2 cm 4 3 5,9 cm 4,7 cm 0,4 cm 1,8 cm 0,3 cm 3 3 0,6 cm 1 1 1 1 9 3 3 5 0,9 cm 3 Centro di Ricerca per l'Orticoltura Pontecagnano Via Cavalleggeri 25, 84098 Pontecagnano (SA) SPECIE: Carciofo ( Cynara scolymus L. ) SCHEDA DESCRITTIVA Descrittori obbligatori nell'ambito delle Linee guida : CPVO TP/184/1 e UPOV TG184/3 Località della prova: S'Antonio Abate (NA) presso l'azienda agricola Abagnale ECOTIPO: Castellammare Num CPVO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 17 18 20 21 23 24 26 27 30 31 33 35 36 37 38 39 40 Num UPOV 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 17 18 20 21 23 24 26 27 30 31 33 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 caratteri 1. PIANTA: altezza (incluso i capolino centrale): 2. PIANTA: numero di ramificazioni sullo stelo principale : 3. STELO PRINCIPALE: altezza (escluso il capolino centrale) : 4. STELO PRINCIPALE: distanza tra il capolino centrale e la foglia più giovane ben sviluppata : 5. STELO PRINCIPALE: diametro (a circa 10 cm sotto la base del capolino centrale) : 6. FOGLIA: portamento (allo stadio di 10-12 foglie) :3. eretto, 5. semi-eretto, 7.orizzontale 7. FOGLIA: spine lunghe :1. assenti, 2. presenti 8. FOGLIA: lunghezza : 9. FOGLIA: incisioni (allo stadio di 10-12 foglie): 1.assenti, 9. presenti 10. FOGLIA: numero di lobi: 11. FOGLIA: lunghezza del lobo più lungo: 12. FOGLIA: larghezza del lobo più lungo: 13. LOBO : forma della cima (escluso il lobo terminale): 1.acuta, 2. quasi ad angolo retto, 3.ottusa 17. LEMBO FOGLIARE: intensità del colore verde (faccia superiore): 3. chiaro, 5. medio, 7. scuro 18. LEMBO FOGLIARE: sfumatura del colore verde: 1. assente, 2. giallastra, 3. grigiastra 20. LEMBO FOGLIARE: pubescenza della pagina superiore: 1. assente o molto debole, 3. lieve, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 21. LEMBO FOGLIARE: bollosità: 1. assente o molto debole, 3. debole, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 23. CAPOLINO CENTRALE: lunghezza: 3. corto, 5. medio, 7. grande 24. CAPOLINO CENTRALE: diametro: 3. piccolo, 5. medio, 7. grande 26. CAPOLINO CENTRALE: forma in sezione longitudinale: 1. tondeggiante, 2. ellittica larga, 3. ovale, 4. triangolare, 5. ellittica trasversale larga 27. CAPOLINO CENTRALE: forma della cima: 1. appuntita, 2. arrotondata, 3. appiattita, 4. depressa 30. PRIMO CAPOLINO LATERALE: lunghezza: 3. corto, 5. medio, 7.lungo 31. PRIMO CAPOLINO LATERALE: diametro: 3. piccolo, 5. medio, 7.grande 33. PRIMO CAPOLINO LATERALE: forma in sezione longitudinale: 1. tondeggiante, 2. ellittica larga, 3. ovale, 4. triangolare, 5. ellittica trasversale larga 35. BRATTEE ESTERNE: lunghezza della base: 36. BRATTEE ESTERNE: larghezza della base: 37. BRATTEE ESTERNE: spessore della base: 38. BRATTEE ESTERNE: forma principale: 1. più larga che lunga, 2. così larga come lunga, 3. più lunga che larga 39. BRATTEE ESTERNE: forma dell'apice: 1. appuntito, 2. appiattito, 3. depresso 40. BRATTEE ESTERNE: profondità della depressione: 3. superficiale, 5. media, 7. profonda 41. BRATTEE ESTERNE: colore (faccia esterna): 1. verde, 2. verde con striature violette, 3. violetto con striature verdi, 4. prevalentemente violetto, 5. completamente violetto 42. BRATTEE ESTERNE: sfumatura del colore secondario (faccia esterna): 1. assente, 2. bronzo, 3. grigio 43. BRATTEE ESTERNE: curvatura della cima: 1. assente, 9. presente 44. BRATTEE ESTERNE: taglia delle spine: 1. assenti o molto piccole, 3. piccole, 5. medie, 7. grandi, 9. molto grandi 45. BRATTEE ESTERNE: mucrone: 1. assente, 9. presente 46. CAPOLINO CENTRALE: pigmentazione antocianica delle brattee interne: 1. assente o molto lieve, 3. lieve, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 47. CAPOLINO CENTRALE: densità delle brattee interne: 3. lasche, 5. medie, 7. dense 48. RICETTACOLO: diametro: 49. RICETTACOLO: spessore: 50. RICETTACOLO: forma in sezione longitudinale: 1. appiattita, 2. leggermente depressa, 3. fortemente depressa Per tutti i descrittori numerici sono riportate le medie delle dimensioni di 30 osservazioni. ESPRESSIONE 54,5 cm 3 45,2 cm 24,3 cm 3,38 cm 5 1 96,38 cm 9 8 3 cm 3,7 cm 1 7 1 1 1 8,5 cm 8,97 cm 3 2 6,86 cm 6,27 cm 4 0,51 cm 2,37 cm 0,3 cm 3 3 0,68 cm 2 1 9 1 1 9 5 5,17 cm 0,86 cm 2 Centro di Ricerca per l'Orticoltura Pontecagnano Via Cavalleggeri 25, 84098 Pontecagnano (SA) SPECIE: Carciofo ( Cynara scolymus L. ) SCHEDA DESCRITTIVA Descrittori obbligatori nell'ambito delle Linee guida : CPVO TP/184/1 e UPOV TG184/3 Località della prova: Pietrelcina (BN) presso l'azienda agricola Di Stefano ECOTIPO: PIETRELCINA Num CPVO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 17 18 20 21 23 24 26 27 30 31 33 35 36 37 38 39 40 Num UPOV 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 17 18 20 21 23 24 26 27 30 31 33 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 caratteri 1. PIANTA: altezza (incluso i capolino centrale): 2. PIANTA: numero di ramificazioni sullo stelo principale : 3. STELO PRINCIPALE: altezza (escluso il capolino centrale) : 4. STELO PRINCIPALE: distanza tra il capolino centrale e la foglia più giovane ben sviluppata : 5. STELO PRINCIPALE: diametro (a circa 10 cm sotto la base del capolino centrale) : 6. FOGLIA: portamento (allo stadio di 10-12 foglie) :3. eretto, 5. semi-eretto, 7.orizzontale 7. FOGLIA: spine lunghe :1. assenti, 2. presenti 8. FOGLIA: lunghezza : 9. FOGLIA: incisioni (allo stadio di 10-12 foglie): 1.assenti, 9. presenti 10. FOGLIA: numero di lobi: 11. FOGLIA: lunghezza del lobo più lungo: 12. FOGLIA: larghezza del lobo più lungo: 13. LOBO : forma della cima (escluso il lobo terminale): 1.acuta, 2. quasi ad angolo retto, 3.ottusa 17. LEMBO FOGLIARE: intensità del colore verde (faccia superiore): 3. chiaro, 5. medio, 7. scuro 18. LEMBO FOGLIARE: sfumatura del colore verde: 1. assente, 2. giallastra, 3. grigiastra 20. LEMBO FOGLIARE: pubescenza della pagina superiore: 1. assente o molto debole, 3. lieve, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 21. LEMBO FOGLIARE: bollosità: 1. assente o molto debole, 3. debole, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 23. CAPOLINO CENTRALE: lunghezza: 24. CAPOLINO CENTRALE: diametro: 26. CAPOLINO CENTRALE: forma in sezione longitudinale: 1. tondeggiante, 2. ellittica larga, 3. ovale, 4. triangolare, 5. ellittica trasversale larga 27. CAPOLINO CENTRALE: forma della cima: 1. appuntita, 2. arrotondata, 3. appiattita, 4. depressa 30. PRIMO CAPOLINO LATERALE: lunghezza: 31. PRIMO CAPOLINO LATERALE: diametro: 33. PRIMO CAPOLINO LATERALE: forma in sezione longitudinale: 1. tondeggiante, 2. ellittica larga, 3. ovale, 4. triangolare, 5. ellittica trasversale larga 35. BRATTEE ESTERNE: lunghezza della base: 36. BRATTEE ESTERNE: larghezza della base: 37. BRATTEE ESTERNE: spessore della base: 38. BRATTEE ESTERNE: forma principale: 1. più larga che lunga, 2. così larga come lunga, 3. più lunga che larga 39. BRATTEE ESTERNE: forma dell'apice: 1. appuntito, 2. appiattito, 3. depresso 40. BRATTEE ESTERNE: profondità della depressione: 41. BRATTEE ESTERNE: colore (faccia esterna): 1. verde, 2. verde con striature violette, 3. violetto con striature verdi, 4. prevalentemente violetto, 5. completamente violetto 42. BRATTEE ESTERNE: sfumatura del colore secondario (faccia esterna): 1. assente, 2. bronzo, 3. grigio 43. BRATTEE ESTERNE: curvatura della cima: 1. assente, 9. presente 44. BRATTEE ESTERNE: taglia delle spine: 1. assenti o molto piccole, 3. piccole, 5. medie, 7. grandi, 9. molto grandi 45. BRATTEE ESTERNE: mucrone: 1. assente, 9. presente 46. CAPOLINO CENTRALE: pigmentazione antocianica delle brattee interne: 1. assente o molto lieve, 3. lieve, 5. media, 7. forte, 9. molto forte 47. CAPOLINO CENTRALE: densità delle brattee interne: 3. lasche, 5. medie, 7. dense 48. RICETTACOLO: diametro: 49. RICETTACOLO: spessore: 50. RICETTACOLO: forma in sezione longitudinale: 1. appiattita, 2. leggermente depressa, 3. fortemente depressa Per tutti i descrittori numerici sono riportate le medie delle dimensioni di 30 osservazioni. ESPRESSIONE 83,22 cm 2,4 73,90 cm 32,86 cm 2,57 cm 5 1 95,48 cm 9 5 2,23 1,92 cm 2 7 1 1 7 10 cm 11 cm 4 2 7,19 cm 6 cm 4 0,38 cm 1,74 cm 0,39 cm 3 3 0,26 cm 2 1 1 1 1 5 3 5,4 cm 1 cm 2