ORTO&DINTORNI L’ULTIMO DISCENDENTE DEL CARDO SELVATICO: IL CARCIOFO Secondo molti autori il progenitore del carciofo è il cardo selvatico (Cynara cardunculus), detto anche carduccio, una pianta dal fusto e dalle foglie spinosissime, già usato come ortaggio “alimentare” fin dalla preistoria. La specie era nota agli Egizi e ne facevano uso pure i Greci (il nome latino deriva appunto dal greco kynara) ed i Romani. Verso l’anno Mille, sembra come conseguenza dell’invasione saracena, ebbero inizio nel Napoletano la selezione e la diffusione del carciofo così come lo conosciamo noi. Il carciofo “attuale” differisce dal carduccio per lo sviluppo delle foglie, del gambo e delle infiorescenze a capolino, carnose e poco spinose, che possono raggiungere talvolta dimensioni notevoli (fino a 10 cm di diametro). Oggi la pianta è largamente coltivata in molte varietà nelle regioni a clima invernale temperato. In Italia la sua coltura è diffusa un po’ ovunque nelle regioni a clima mite, ma soprattutto in Sardegna, Puglia, Sicilia e Lazio. Note botaniche Il carciofo (Cynara scolymus) è una pianta perenne che cresce spontanea nelle regioni del ba- cino mediterraneo. Appartiene della famiglie delle Composite o Asteracee, la stessa che include anche il cardo, la camomilla, il tarassaco, la bardana, il girasole, le varie lattughe e cicorie, la farfara, l’enula ecc., tutte piante che esplicano sull’organismo importanti azioni terapeutiche (tonificanti dell’apparato cardio-respiratoriocircolatorio e depurative dei vasi sanguigni, dell’apparato digerente e delle vie urinarie). La pianta presenta un rizoma sotterraneo grosso e carnoso dal quale si sviluppano fusti eretti, scanalati, pelosi e ramificati, con foglie grandi e pendenti all’infuori negli esemplari adulti, di colore verde grigiastro nella pagina superiore e coperte di peluria bianca in quella inferiore. La parte commestibile è rappresentata dal fiore, costituito da un capolino di grandi dimensioni di cui si consumano, cotti o crudi, la base carnosa e le brattee; queste ultime, dette impropriamente foglie, sono coriacee, larghe, carnose e munite di spine all’apice. I fiori sono provvisti di corolle tubulose, azzurro-violacee e si sviluppano nella parte centrale dei capolini; di solito non si vedono perché i carciofi vengono raccolti prima dell’emissione dei fiori. Il fusto principale termina con un grosso capolino chiamato “mamma” o “cimarolo”, mentre i germogli laterali portano all’estremità altri capolini “di TERRA TRENTINA Iris Fontanari 45 ORTO&DINTORNI TERRA TRENTINA corona”, più piccoli e più tardivi del primo. 46 Proprietà terapeutiche e usi culinari Uno slogan pubblicitario di qualche anno fa esaltava il carciofo quale antidoto contro “il logorio della vita moderna”, forse perché questo ortaggio è sempre stato considerato un cibo tonico e corroborante ma, soprattutto, un valido stimolante delle funzioni epato-biliari. Il carciofo contiene cinarina e acido caffeico, composti flavonici, tannini, mucillagini, vitamine, enzimi, ferro, manganese, inulina e carboidrati facilmente assimilabili anche dai diabetici. A scopo terapeutico si usano le foglie e la radici, contenenti più di tutto cinarina, il principio attivo caratteristico che conferisce loro il gusto amaro. Anche il fiore crudo possiede le stesse proprietà curative, benché in misura minore. Grazie ai suoi componenti, il carciofo è un ottimo coleretico, colagogo e diuretico poiché stimola la funzione secretiva e disintossicante del fegato, esercita un’azione benefica nelle forme itteriche acute e croniche e nelle varie manifestazioni di insufficienza epatica, soprattutto la stitichezza e la oliguria (ridotta eliminazione di urina). Combatte, inoltre, l’eccesso di colesterolo nel sangue, è antidiabetico, aperitivo, antireumatico, antiurico, antianemico, antirachitico, lassativo, tonico cardiaco. Le radici e le foglie, cotte nell’acqua o macerate nel vino bianco, oltre che diuretiche, sono anche amaro-tonico-digestive. Inoltre, la cinarina e l’acido caffeico sono in grado di migliorare la steatosi epatica (il cosiddetto “fegato grasso”) e di proteggere dai danni causati da superalimentazione. Come alimento il carciofo è remineralizzante, depurativo e disinfettante intestinale. Il decotto, ottenuto con mezza manciata di radici spezzettate in un litro d’acqua e fatto bollire fino a ridurlo ad un terzo del volume iniziale, è utile contro la gotta, l’artrite, il reumatismo, l’idropisia e l’insufficienza renale. In cucina, sia che si vogliano consumare crudi in insalata (scelti naturalmente tra le qualità più tenere), sia che si consumino cotti i qualsiasi ricetta, per i carciofi sono sempre necessarie alcune operazioni preliminari: anzitutto si dovrà tagliare il gambo ed eliminare le foglie esterne più dure, quindi tagliare le punte spinose, dividerli a spicchi o tenerli interi, secondo la ricetta, e immergerli in una vaschetta con acqua “acidulata” (con aceto o limone) per circa dieci minuti per evitare che anneriscano; infine, si asciugheranno bene con uno strofinaccio. Prima della cottura, si apriranno un po’ le foglie se si dovrà farli ripieni o, al contrario, si stringeranno con uno spago da cucina perché non trattengano troppa acqua, se si vorrà lessarli. Varietà e cure colturali I carciofi sono coltivati in molte varietà, distinte secondo il colore e la forma dei “capolini”: carciofi spinosi e non spinosi (muniti di aculei pungenti all’apice delle brattee); verdi e violetti (dal colore delle brattee), rifiorenti e non rifiorenti. Inoltre, i carciofi coltivati in Italia si possono riunire in quattro gruppi: 1) catanesi (comprendenti varietà non spinose, come il bianco tarantino, il carciofo di ogni mese, il locale di Mola) così chiamati perché hanno nel carciofo di Catania il loro rappresentante più tipico; 2) spinosi (Sardo, di Albenga, violetto di Palermo); violetti (di Toscana, di Chioggia); romaneschi (di Campagnano, di Castellamare). Il carciofo è piuttosto esigente in fatto di clima poiché teme gli eccessi di umidità e le forti gelate (muore a soli 5° sotto zero) durante la cattiva stagione e, al contrario, vuole tanta acqua durante la sua crescita. Il suo ambiente ideale è quello delle regioni mediterranee, ove le stagioni sono piuttosto asciutte e senza forti sbalzi di temperatura (vedi: Italia, Francia, Spagna e Grecia). Necessita di una buona esposizione solare e di un terreno di medio impasto abbastanza sciol- to; tuttavia cresce bene anche nei terreni di pianura ricchi di sostanza organica come in quelli collinari calcarei non troppo asciutti. Sopporta la salsedine. Le carciofaie si impiantano in autunno (settembre in Liguria, ottobre nel centro Italia e novembre nel meridione) o in primavera (marzo nelle regioni più calde del sud Italia e aprile nel Centro e nel Settentrione). La coltivazione del carciofo si fa, di norma, per avere prodotto da febbraio a giugno e oltre. In Sicilia, con l’impianto eseguito in agosto, si ottengono i primi carciofi in dicembre; la raccolta si prolunga poi per tutto l’inverno fino ad aprile. La produzione invernale è tipica di quelle regioni che hanno un inverno molto mite: qui il carciofo vegeta nella stagione fredda ed entra in riposo l’estate; il contrario avviene nelle regioni settentrionali. Anche da noi è possibile coltivare il carciofo: basta disporre di sufficiente spazio e di un terreno ricco, ben drenato, esposto al sole e al riparo dalle intemperie. Per avere una produzione autunno-invernale occorrerà piantare i carciofi in primavera mettendo a dimora polloni di piante adulte acquistate in qualche vivaio. Ogni piantina andrà collocata alla distanza di almeno 90 cm l’una dall’altra. Subito cure solerti e abbondanza d’acqua: si otterranno così carciofi tenerissimi. Durante l’inverno le piantine andranno rincalzate e ricoperte di foglie e paglia. Le concimazioni (con sostanze azotate) dovranno essere costanti e regolari. • Il Parlamento europeo ha approvato in seconda lettura una proposta di regolamento che prevede la fissazione di limiti massimi consentiti di più residui di antiparassitari agricoli appartenenti allo stesso gruppo chimico. Il testo sarà sottoposto al consiglio dei ministri competenti per la adozione definitiva. • Il servizio vigilanza e promozione dell’attività agricola della provincia autonoma di Trento ha approvato i programmi operativi presentati per il 2005 dalle organizzazioni di produttori ortofrutticoli Melinda, La Trentina, Paganella, Cio e Apa Sant’Orsola. • L’applicazione rigorosa del piano di risanamento da IBR o rinotracheite infettiva dei bovini concordato tra Federazione provinciale allevatori di Trento e Servizi veterinari dell’azienda sanitaria imporrà severi controlli anche per il caricamento delle malghe nella stagione estiva 2005. Sullo stesso alpeggio potranno essere accolti solo bovini provenienti da stalle controllate e dichiarate ufficialmente indenni da IBR. • L’editore Nicolodi di Rovereto ha curato la stampa e la diffusione di una guida intitolata “Strada del vino e dei sapori della Vallagarina”. Dopo alcuni capitoli introduttivi la guida con- tiene una serie di schede descrittive dei soggetti pubblici e privati aderenti al progetto con indicazioni conoscitive riguardanti la localizzazione e l’offerta potenziale di ciascuna realtà. Circa 4 mila copie della guida sono state destinate al territorio nazionale. • Le analisi di tipo quali-quantitativo dei granelli di polline sedimentati sul fondo del lago di Tovel condotte nell’ambito del progetto di ricerca sulle cause del mancato arrossamento dell’acqua consentono di ricostruire la storia dell’agricoltura della Val di Non degli ultimi 1000 anni. Partendo dagli strati più profondi sono stati trovati in successione verso l’alto granuli di polline di quercia, faggio, castagno, graminacee, vite e melo. • Il numero 2 del 2004 di Dendronatura, rivista semestrale dell’Associazione forestale del Trentino, riporta l’indice cronologico ed alfabetico degli articoli pubblicati dal 1980, anno di nascita della rivista, ad oggi. Chi è interessato ad avere qualche numero arretrato o copia fotostatica di uno o più articoli può inoltrare la richiesta scritta a : Associazione forestale del Trentino, via Calepina n.14, 38100 Trento. Le spese di spedizione saranno poste a carico del richiedente. TERRA TRENTINA BREVI 47