CONCETTI ETOLOGICI Concetti etologici fondamentali per la conoscenza del comportamento del cane Il poter condividere lo stesso stato emotivo di un nostro simile è un desiderio innato. Osserviamo il rappresentante di una specie animale di cui non conosciamo per esperienza il comportamento, riteniamo a volte di comprendere gli atteggiamenti solo perché inconsciamente interpretiamo come umani modi di esprimersi simili a quelli dell'uomo, l'esperienza dimostra come ci si sbagli in simili casi di "antropomorfismo", valga a questo proposito l'esempio del cane che tiene in bocca un giocattolo e salta qua e là ringhiando, l'esperto di cani sa che questo è un invito al gioco: un cane esorta un altro a lottare per la conquista della preda fittizia, invece la presunta minaccia susciterà probabilmente paura nella persona non abituata a trattare con i cani. Nella maggior parte dei mammiferi l'umore si manifesta attraverso la posizione del corpo, i movimenti e le vocalizzazioni, ed in particolare con la posizione e i movimenti delle orecchie e della coda. Grazie a premesse innate gli animali della stessa specie comprendono questo comportamento espressivo senza bisogno d'apprendimento. Vediamo altri esempi su come capire ed interpretare i suoi comportamenti: genericamente ritenuti sintomi di "cordialità", possono avere significati opposti. Esempio: un cane scopre i denti in segno di sottomissione, così come per segnalare una minaccia; portare un oggetto in segno di "omaggio" ma potrebbe mascherare in questo gesto una provocazione. La coda può comunicare stati d’animo ed intenzioni contraddittorie. Lo "scodinzolamento" è per antonomasia il segnale dell’approccio affettuoso e giocoso, ma in alcuni casi può voler dire che, l’animale si trova in momento di tensione o di stress; ciò avviene in particolare quando la coda è messa lentamente in posizione quasi orizzontale rispetto al corpo. Un altro segnale di stress è quello dell’eccessiva marcatura del territorio. Generalmente i cani che ringhiano o che assumono atteggiamenti minacciosi, sono maschi di medio-rango nella gerarchia del branco, in pratica sono quelli insicuri del loro ruolo sociale. Quelli che ricorrono al morso senza dare alcun segnale d'avvertimento, sono i più timorosi e passano direttamente "alle vie di fatto" per difendere la loro posizione. Il ringhiare e/o mordere, sono senza dubbio due comportamenti naturali della razza canina e generalmente i cani lo fanno quando sono provocati. Per capire i segnali inviatati dal cane in procinto di mordere, è sufficiente valutare i seguenti fattori; se è spaventato, non socievole, nervoso: in questi casi il cane curva il dorso, tira il guinzaglio, tenta di scagliarsi contro le persone. Un cane apparentemente riservato può avere intenzioni di aggredire: attenzione dunque ai cani poco inclini alle "feste", tendenti ad isolarsi, recalcitranti di fronte ai nostri tentativi di contatto. Un errore, che s’incorre facilmente, è quello di punire il cane che ringhia. In questo caso non si fa altro che alimentare la sua irritazione, perché continuerà a ringhiare, ma per due diverse ragioni, vale a dire, per il motivo iniziale (che probabilmente noi afferriamo) e per la punizione inferta. Successivamente il risultato ottenuto sarà che il cane, pur avendo intenzione di mordere, non ringhierà più e quindi eliminerà quel segnale di "preavviso" cosi importante ai fini dell’interpretazione del comportamento. È dunque opportuna ogni volta che, si sente il cane ringhiare cercarne la ragione (e c’è sempre una) e non sottovalutarla, in modo da contribuire ad eliminare una causa di "malessere" del nostro cane. Se e vero che attraverso l’interpretazione del comportamento canino noi non possiamo con certezza sapere cosa il cane sta "pensando" o "sentendo", perché tale interpretazione trascende l’osservazione oggettiva. Occorre "intuire", "comprendere", "cogliere" il significato e le ragioni di determinati segnali. Il cane ci comunica, sta a noi capirlo. L'uomo che non ha coda né muove i padiglioni auricolari, non può nemmeno darne un'interpretazione attraverso un processo d'umanizzazione. In principio non comprende nulla; solamente con l'esperienza che acquisisce a contatto con una specie animale impara a conoscere il significato di certi comportamenti espressivi e a porvi attenzione. In altre parole, possiamo apprendere qualcosa sugli stati d'animo di un animale, quando l'osserviamo con attenzione nelle più disparate situazioni e non interpretiamo troppo affrettatamente il suo comportamento con il rischio di umanizzarlo. Il che ci renderebbe incapaci di fare ulteriori osservazioni e quindi di interpretare correttamente i fenomeni. Ogni uomo ha in linea di massima la stessa struttura celebrale del suo simile, tuttavia sappiamo che possono esserci notevoli differenze nei dettagli. Soggettivamente cosa sappiamo del mondo soggettivo di un cane, per il quale l'esperienza olfattiva ha la stessa valenza che ha per noi quell'ottica o tattile? Noi parliamo di esaminare e di comprendere, ma se avessimo lo stesso corredo sensoriale dei cani, dovremmo parlare di fiutare o qualcosa d'analogo. In campo acustico i nostri compagni a quattro zampe sono nettamente superiori a noi: sentono suoni e rumori fin nel campo degli ultrasuoni (Cane fra i 16.000 e i 20.00 Hz., gatti intorno ai 50.000 Hz.) e sono in grado di distinguere il cambiamento di direzione di una fonte acustica da uno a tre gradi (l'uomo parte solo da 16 gradi). L'uomo, non potrà mai avere una reale percezione dell'esperienza interiore di un animale, perché ogni essere vivente vive in un certo senso in una bolla di sapone in un proprio mondo. I mondi caratteristici dei diversi esseri viventi possono intersecarsi in certi punti ed essere quindi parzialmente uguali; in simili casi anche di specie poco affini possono comprendersi. Molti aspetti del mondo umano sono simili a quello canino: l'uomo come il cane è un cacciatore, entrambi sono sociali e sono stati abitatori di caverne; in altri campi rimangono invece totalmente estranei. IL CARATTERE Il carattere è l’insieme delle doti psichiche del cane. Sono doti presenti in tutti i cani, sono trasmesse ai discendenti come qualsiasi altro elemento genetica, anche se dobbiamo tener presente che questo meccanismo è molto complesso ed è ancora conosciuto in parte. Il carattere è come un grosso puzzle, è diviso in tante doti psichiche ma tutte collegate e non si possono scindere. Il carattere è parzialmente modificabile da esperienze quotidiane o attraverso l’addestramento. Con l’addestramento noi possiamo potenziarlo o addirittura distruggerlo, ma non potremo mai creare delle doti caratteriali che il cane non ha. Del carattere fanno parte le doti caratteriali e gli istinti. Le doti caratteriali che a noi servono per lavorare un cane per prove d'utilità e difesa sono: Temperamento, curiosità, tempra, aggressività, combattività, vigilanza, docilità, duttilità, diffidenza, coraggio, sociabilità, possessività, mimesi, resistenza (costanza). Temperamento È la velocità di reazione agli stimoli esterni. Abbiamo cani di gran temperamento quando la reazione allo stimolo è molto rapida; al contrario abbiamo un temperamento apatico e scarso quando questa reazione tarda a manifestarsi. Il temperamento vivace si vede; dallo sguardo, posizione delle orecchie e del collo, è attento a tutto ciò che gli accade intorno, gli basta un minimo stimolo (un colpo di tosse) per attirare la sua attenzione, i movimenti sono rapidi e sicuri. Non va confuso col cane nervoso (es. scatti improvvisi, simili agli atteggiamenti del temperamento vivace ma portati avanti dal nervosismo o insicurezza e le azioni non sono sicure). In linea generale il temperamento ideale è quello vivace e pronto per tutte le specializzazioni; naturalmente con l’avanzare dell’età il cane diventa più riflessivo e quindi occorrono stimoli nuovi o sempre più marcati per la corretta . Correlata a questa dote è la soglia di stimolo, che corrisponde ad una determinata quantità d'informazioni per reagire. Soglia di stimolo: bassa, pochissimo stimolo per reagire; media, poco stimolo (temperamento vivace) alta, più stimolo (temperamento spento). Curiosità È la capacità del cane d’interessarsi al mondo esterno, da non confondersi con il temperamento, perché in questo caso lo stimolo esterno non viene offerto al soggetto, ma viene da esso ricercato. Per la scelta del cucciole è una dote fondamentale che il cane deve avere ben sviluppata. Tempra È la capacità di resistere agli stimoli negativi esterni e di superarli senza che né derivino sviluppi negativi. Il determinarsi di questi sviluppi negativi può apparire nel breve periodo, ma anche essere riscontrato nel medio e lungo termine, in pratica a lontana dall’evento. La tempra si divide in: fisica e psichica. Aggressività È la prontezza di reazione istintiva o parzialmente acquisita a stimoli che individua come minaccia a se stesso o alle persone che riconosce come suoi simili (il branco) o all’integrità delle cose di sua proprietà o affidatagli. L’aggressività vera viene data dalla voglia di combattere non certo dalla paura con conseguente fuga. Lorenz attribuisce all’aggressività. il ruolo principale nella conservazione della specie L’aggressività in un singolo cane può derivare in misura prevalente dall’impulso alla lotta, che tutti i cani hanno (ed è giudizio positivo) o dall’autoconservazione e quindi dalla paura (ed è giudizio comunemente negativo). Combattività Si identifica come la capacità di rispondere ad un impulso spiacevole con un atteggiamento di lotta contro la causa dello stimolo. Vigilanza È la capacita del cane di avvertire l’approssimarsi di pericoli esterni per lui o per il suo branco (cani o uomini). È la qualità psichica del cane che lo rende particolarmente attento al mondo esterno. È in altre parole la figlia diretta della curiosità. Docilità È la capacita del cane di accettare l’uomo come naturale superiore senza che questo debba ricorrere continuamente ad interventi repressivi. Consente la miglior utilizzazione del cane, la quale gli consente di esprimersi e lavorare con l’uomo, il quanto lo rende pieghevole ai sui desideri non per timore, o paura, ma per affetto. Da non confondere con la sottomissione, cioè l’annullamento della volontà del cane con metodi repressivi, e con la timidezza e la paura. Duttilità È la capacità del cane di accettare volentieri l’uomo che può essere il suo proprietario o conduttore, come suo superiore nella scala gerarchica cioè alla sua disponibilità di riconoscerlo come capo branco. La duttilità ha applicazioni dirette con la tempra e aggressività del soggetto (troppa aggressività o troppa tempra si hanno troppe problematiche in addestramento). Diffidenza È la memoria del cane che ricorda le cose negative. Fino ad una soglia media è buona; se la diffidenza è eccessiva diventa mancanza di coraggio. Questa dote è una delle prime che emerge in un cane, la dimostra verso tutte le cose nuove che lo circondano in particolare quando è ancora cucciolo. Coraggio È la capacita di affrontare un pericolo essendo cosciente delle conseguenze. È una dote assai difficile da rilevare. Forse solo in poche occasioni può manifestarsi appieno e anche in queste occasioni non è sempre presente nel senso che noi uomini diamo alla parola. Sociabilità È la dote che consente al cane di adattarsi ad ogni situazione, di stare in mezzo ad persone o animali senza timore. Possessività É la dote che consente al cane di diventare proprietario di qualcosa o di qualcuno Mimesi È l’imitazione di un gesto compiuto da un altro animale o uomo. Esempio più comune quello delle pecore che seguono sempre la prima della fila anche se questa precipita in un dirupo. Resistenza o Costanza Cioè la capacità di fare esprimere il cane in modo costante nel tempo.Importantissima nell’addestramento perché avere un cane costante non riserverà quasi mai grosse sorprese sia positive che negative. ISTINTI Fa’ svolgere determinate azioni senza doverle imparare a memoria: poiché sono innate e presenti per atavismo o per necessità. Queste azioni sono uguali in tutti i cani e se le condizioni generali sono identiche tutti i cani reagiscono allo stesso modo. Queste risposte servono soprattutto a garantire la sopravvivenza della specie, della razza e dell’individuo. C’è chi attribuisce al cane solo istinti, chi afferma che possiede un intelletto, io credo che possegga una sua intelligenza anche se non paragonabile a quella umana, per questo non ritengo che si muova e agisca solo per istinto. Ci sono momenti, durante le fasi di addestramento, in cui accade qualcosa che non ha spiegazioni, comportamenti non attribuibili a fattori istintivi, comportamenti e atteggiamenti che non hanno una chiara classificazione. Per questo motivo non dobbiamo ritenere che il cane agisca o si muova solo sollecitato da istinti. Tutti gli esseri viventi sono mossi da istinti, se per azioni istintive intendiamo tutte quelle azioni che si eseguono senza far intervenire la ragione. Dire che il cane agisce solo istintivamente, significa che lo consideriamo privo di cervello, dimenticando la sua memoria sempre presente. Anche l’uomo respira istintivamente, nessuno glielo ha insegnato, ma se vuole lo può fare anche facendo intervenire la ragione, come respirare profondamente esercitandosi in una ginnastica respiratoria; in questo caso l’azione respiratoria viene coordinata dalla volontà, ma una volta terminato l’esercizio tutto ritorna istintivo. Molte azioni vengono definite istintive, ma in effetti non lo sono, perché spesso queste azioni sono dovute a stimoli esterni, ed ogni stimolo corrisponde ad una azione. Gli istinti principali che a noi interessano sono: Istinto predatorio, di difesa, riproduzione, di sopravvivenza. di conservazione, territoriale, alla Una cagna madre, per esempio, "sa" già in occasione del primo parto come staccare con un morso il cordone ombelicale, asciugare con la lingua i piccoli e mettersi nella giusta posizione affinché i neonati, ancora deboli e completamente cechi, possano trovare la fonte materna del latte aiutandosi con movimenti di ricerca innati. La madre scaccerà chi cerca di disturbare la pace della cucciolata, si opporrà ai tentativi di approccio sessuale da parte di un maschio e nei primi giorni non avrà nemmeno il tempo di mangiare, perché impegnata a tenere al caldo i suoi piccoli: essa è completamente dedita alla funzione materna. La disposizione a compiere contemporaneamente atti istintivi diversi (e non) è di uguale intensità, poiché i fattori interni che determinano ogni atto istintivo sono soggetti a un proprio ritmo di accumulo e a proprie esigenze di scarico. Questi riflessi, che regolano e comandano l'organo (piede, testa, occhio) preposto all'esecuzione di un movimento istintivo in direzione di una fonte di stimolo o dell'oggetto dell'azione, si chiamano tassie di un movimento istintivo. Avvolte subentrano movimenti istintivi non indirizzati (dunque senza la presenza di tassie): un cane che riceve una grattata sul dorso dà leccate nell'aria e gratta con le unghie il pavimento o nell'aria. Solo la funzione del meccanismo di controllo delle tassie indurrebbe il cane a grattarsi e a leccarsi nel punto che sente lo stimolo del prurito. Atti appetitivi Può accadere che un animale in preda ad una determinata pulsione (prodotta da processi di eccitazione interni) sia indotto da un determinato atto che però non può eseguire, perché mancano gli stimoli chiave appropriati provenienti dall'ambiente: un cane che viene portato fuori per fare i suoi bisogni percepisce il bisogno di orinare, tuttavia cerca attorno e annusa ogni angolo. Solo la presenza dell'odore di orina precedentemente depositata in un determinato punto gli offre lo stimolo chiave necessario alla funzione. Questa ricerca degli stimoli necessari per poter raggiungere la meta istintiva è da considerare un comportamento appetitivo. Affaticamento dell'istinto Ogni padrone di cane può constatare quotidianamente in quanto tempo il proprio cane si stanca di riportare ciò che gli viene gettato (che funge da preda), l'animale accenna più volte a prendere la rincorsa, ma non afferra e non riporta l'oggetto. Atti di sostituzione (Comportamento) Anche per motivi diversi da quelli summenzionati si può giungere a un puro e semplice atto intenzionale, vale a dire quando un atto istintivo contemporaneamente evocato blocca in modo conflittuale lo svolgimento di un altro già in corso. Esempio: Un cane vorrebbe sdraiarsi sul divano, ma il padrone si trova nella stanza. Per esperienza sa che il "il capo del branco" a lui socialmente superiore non lo tollera. La paura della punizione gli impedisce di eseguire il progetto di accucciarsi nel luogo desiderato. Che cosa fa allora? dà un'occhiata al divano o vi appoggia per breve tempo il muso. Se un'eccitazione e l'eccitazione inibitoria antagonista sono molto intense, si arriva alla cosiddetta reazione di sostituzione o movimento alternativo (definita anche atto di sostituzione o ancora reazione di scarico). La si può considerare una protezione del sistema nervoso contro i danni causati dal sovraeccitamento (controverso). L'animale fa’ - in sostituzione - qualcosa che apparentemente non si addice alla situazione, ma che serve in qualche modo a calmarlo. Quando, per esempio, due cani si minacciano a vicenda e uno non ha il coraggio di combattere, questo assume un atteggiamento di sottomissione. Tale espressione mimica pantomimica caratteristica inibisce per lo più l'altro cane dal proseguire nelle sue azioni aggressive. Ma come può allora questo liberarsi dalla sua ira? Solleva la zampa e orina (sostituzione con il comportamento di eliminazione dell'orina, in questo caso anche dimostrazione di superiorità). Atti di frustrazione Ovvero di inibizione di un'aspirazione con la conseguente delusione, scatenano loro collera e relativi moduli comportamentali aggressivi. Atti istintivi predatori Un meccanismo scatenante innato reagisce a stimoli di natura molto semplice; così per esempio un oggetto non troppo grande che si muove a una certa distanza stimola nel gatto, indipendentemente dalla sua forma, il meccanismo scatenante innato degli atti istintivi predatori (agguato, salto, ecc.). Un concetto che ha un ruolo assai importante nell'odierna etologia è la cosiddetta territorialità. Esempi per capire il carattere del cane Ecco un identikit e una mappa caratteriale per la valutazione degli abbinamenti ottenibili da accoppiamenti genetici delle qualità naturali (carattere), suddivise in cinque gruppi: 1° gruppo: cani di ottima tempra, temperamento e combattività, buona docilità e ottima sociabilità, giusta dose di aggressività. Doti ben distribuite nell’insieme ed equilibrate fra loro. Soggetti utilizzabili ottimamente per prove di utilità e difesa. 2° gruppo: cani ottima tempra e temperamento, di media combattività marcata socialità e docilità, scarsa aggressività. Soggetti adatti per scopi altamente sociali, soccorso etc.. 3° gruppo: cani di tempra dura e vivace temperamento, ottima aggressività predominante. Doti carenti: sociabilità e docilità. Soggetti utilizzabili per scopi di Polizia, difesa personale, ecc., in questi soggetti l’equilibrio psichico è da tenere sotto controllo. 4° gruppo: cani di scarsa tempra e buon temperamento e aggressività. Ottima vigilanza. Doti carenti: tempra sociabilità e docilità. Soggetti utilizzabili per guardia in genere. 5° gruppo cani di scarsa tempra e temperamento, mancanza assoluta di aggressività nei confronti dell’uomo con reazioni passive, manifestazioni di insicurezza, scarsa reazione agli stimoli di qualunque natura , temono rumore. Doti carenti: nel complesso tutte. Soggetti apatici. Nelle valutazioni caratteriali quando si riferisce all’aggressività la si intende nei confronti dell’uomo attraverso uno stimolo specifico. Inoltre esistono cani con atteggiamenti scarsamente aggressivi verso gli uomini e molto verso i propri simili o altri animali in genere, o viceversa con gli stessi atteggiamenti manifestati in maniera opposta. I cani iper aggressivi (aggressività incontrollata) sono carenti di tempra ed hanno una notevole vigilanza. Normalmente il loro sistema nervoso è labile, risentono lo sparo e temono il rumore in genere. Bisogna inoltre tener presente la differenza che esiste tra le varie razze da utilità. Solitamente i dobermann, i rottweiler e gli schauzer gigante hanno più aggressività dei boxer che è meno docile del pastore tedesco. Il boxer, rispetto alle razze da Pastore, ha più resistenza alla sopportazione del dolore fisico. Questa qualità è riscontrabile normalmente nel cane di origine molossoide. Come si può notare non si è fatto riferimento al coraggio, dote impossibile da valutare in un animale e tantomeno in un cane in quanto il coraggio è la capacità affrontare il pericolo conoscendo le possibili conoscenze pericolose o mortali. Ma gli animali non hanno il concetto della morte in senso umano. Le nostre prove caratteriali non sono strutturate in modo da mettere in evidenza tale dote perché ovviamente non si può e non si deve arrivare a limiti pericolosi all’incolumità del cane, proprio per il fatto che l’animale-cane se fosse conscio del reale pericolo che deve affrontare, inevitabilmente farebbe prevalere l’istinto di conservazione e sopravvivenza della specie inducendolo ad evitare il pericolo con la fuga. Il cane di fronte a stimoli spiacevoli che l’addestramento gli presenta, manifesta la tempra che si rivela anche durante le diverse situazione che la vita di ogni giorno gli pone. TERRITORIO E LIMITI DI TERRITORIALI Un animale che si trova sul territorio che considera proprio si comporta, come è noto, assai diversamente che se fosse sul territorio altrui. I limiti territoriali sono però anche per lo stesso animali graduati secondo determinati punti di vista: la dimora di primo grado, in cui si trova il luogo usato per dormire, riposare, mangiare e partorire e non viene generalmente sporcata; in diverse specie animali essa viene strenuamente difesa contro individui estranei, anche della stessa specie, o intrusi casualmente capitati sul territorio; solo pochi intimi (compagno, piccoli ed eventuali amici) vi sono ammessi (anche fra loro regna la stessa libertà d'azione, determinata dalla posizione sociale nella scala gerarchica). Intorno alla dimora di primo grado si estende il territorio sessuale, che potrebbe anche essere definito dimora di secondo grado. L'animale maschio considera ogni femmina che si avventura in questo territorio come una proprietà privata e la corteggia finché non è pronta ad accoppiarsi e a condividere la dimora. Per segnalare il territorio vengono deposti lungo il confine segnali odorosi: i maschi alzano nel modo ben noto la zampa e depongono le feci che coprono poi con movimenti decisi delle zampe posteriori. Altri animali marcano la proprietà in modo simile, altri ricorrono a metodi diversi. Tuttavia la marcatura non serve sempre e soltanto a definire il territorio. Al di là del territorio costituito dalla dimora di primo e di secondo grado esistono territori di approvvigionamento del cibo: il territorio di pascolo per gli erbivori e il territorio di caccia per i predatori. Per esempio, i territori di caccia di diversi branchi di lupi possono coincidere in misura considerevole. Nei gatti simili situazioni di sovrapposizione sono state minuziosamente studiate: per evitare di attraversarsi l’un l'altro la strada, data la parziale sovrapposizione del territorio di caccia, i gatti lasciano tracce fresche di escrementi (che questa volta non vengono sotterrati) all'ingresso dell'abituale sentiero di caccia usato in comune; l'ultimo arrivato sa, grazie ad un suo simile "semaforo rosso", che il luogo di posta è momentaneamente occupato dal vicino e che deve dirigersi altrove (i gatti entrano quasi sempre attraverso lo stesso passaggio in un determinato territorio di caccia e spesso lo fanno solo in certi momenti della giornata). Diversamente avviene nella specie canina, che caccia in gruppo - famiglie di lupi che vivono vicine si chiamano a raccolta ululando per andare a caccia insieme. Questi animali si attaccano infatti meno tenacemente a un determinato territorio, anzi prendono solo temporaneamente possesso a scopo predatorio di nuovi territori. Distanza minima, di fuga, e autodifesa La distanza minima a cui un animale di specie inferiore si lascia avvicinare dal nemico biologico senza fuggire, superata tale soglia si entra nella distanza fuga (o di attenzione). Se questo spazio per mancanza di possibilità di fuga viene notevolmente ridotto, si ha, a partire da una certa distanza critica (distanza di autodifesa), una aggressione difensiva dell’animale, quindi un attacco al nemico con il coraggio della disperazione. Si osservi a questo proposito il comportamento di un gatto all’avvicinarsi di un cane. Distanza individuale Oltre alle distanze illustrate esistono altri tipi di distanze di cui a noi interessa solo la cosiddetta distanza individuale, ovvero quella a cui un animale si lascia avvicinare da un altro della sua specie. Essa è spesso una misura graduale personale di conoscenza di due individui o della disposizione istintiva, e anzi dipende da quest’ultima; per cui a volte è minore fra due individui della stessa specie ma di sesso opposto che fra due dello stesso. La tendenza all’assimilazione Sulla base del rapporto cameratesco e dell’effetto collettivo, si può giungere alla cosiddetta tendenza di assimilazione: esseri viventi con cui si ha rapporti sociale vengono trattati (e considerati inconsciamente) come propri simili. Ciò vale per il cane e per il gatto nei confronti dell’uomo, ma anche per l’uomo verso gli animali di cui si prende cura. Un padrone brontolone avrà alla fine, dopo anni di convivenza, un cane ugualmente brontolone nei confronti delle altre persone: il detto "tale il padrone, tale il servitore" esprime in modo appropriato questo dato di fatto da sempre conosciuto. Animali che vivono con l’uomo riescono spesso ad utilizzare i movimenti meno appariscenti e avvolte inconsci del compagno: per i cani artisti che sanno contare abbaiando e per i cavalli lo fanno battendo lo zoccolo, il segnale per iniziare o finire di contare può essere costituito da una strizzata d’occhio o dal rumore prodotto dalle unghie del padrone. Una coppia di cavalli che tira il carretto lo fa meglio e con minor fatica di un’altra appena formata. Lo stesso succede per i cani da slitta. La tendenza all’aggregazione La tendenza all’aggregazione e le relative manifestazioni comportamentali appaiono negli animali superiori solo quando possono avviare un reciproco rapporto cameratesco. APPRENDIMENTO L'apprendimento (o associazioni) é una capacità che permette all'individuo di adattarsi alle molteplici variazioni ambientali. Molti autori definiscono l'apprendimento come "la modifica del comportamento dovuta all'esperienza". Ma questa è una definizione troppo restrittiva. J. Darley (1991) lo definisce "la capacità di modificare pensieri e comportamenti in funzione di quel che è accaduto in passato". E' senz'altro, una definizione molto più precisa di quella precedente, anche se, va ancora ampliata. Per apprendimento, infatti, si deve intendere non solo acquisizione o modifica di comportamenti, ma anche accumulazione di conoscenze che non sempre hanno un'utilità immediata o pratica. Ma come avviene in sostanza l'apprendimento? Di quali metodi pratici si serve il cane per imparare tutto ciò che è necessario per la sopravvivenza e per comprendere il mondo che lo circonda? Il continuo modificarsi delle condizioni ambientali crea la necessità negli organismi di modificare qualcosa nei propri schemi comportamentali per adeguarsi. Nell'ottenere ciò un organismo vivente ha due possibilità: generazionale è molto lenta, e si attua attraverso la trasmissione genetica; ontogenetica o selezione naturale più veloce ed, "compresa" temporalmente nella vita dell'individuo. L'adattamento generazionale, o "selezione naturale". Si ottiene mediante la selezione di caratteri idonei per quell'ambiente specifico e l'estinzione di quelli non adattativi. È ormai famoso l'esempio riportato sulla giraffa (come specie), che avrebbe adattato la lunghezza del suo collo al mutamento delle condizioni di reperimento del cibo. In realtà, fluttuazioni casuali genetiche, hanno portato alla nascita d’alcuni individui della specie con il collo lungo. Questi ultimi avevano la possibilità di raggiungere le foglie poste in alto sugli alberi (probabile mutamento delle condizioni ambientali) e quindi maggiori probabilità di sopravvivenza e quindi di riproduzione e trasmissione del carattere adattativo alla prole. Ogni nuovo carattere può essere adattativo o no all'ambiente L'apprendimento ontogenetico Nelle sue forme più elementari é presente in tutti organismi (è stato possibile creare apprendimenti nelle pulci d'acqua) ed è qualcosa di molto vantaggioso se si necessita di modificazioni che devono avvenire in un arco di tempo relativamente breve. Thorpe propone una gerarchia dei tipi d’apprendimento possibili. Da osservare che non vuole essere una filogenesi dell'apprendimento, (basti pensare che é possibile condizionare a premere una leva un'ape) quanto una distinzione che ha il fine di "separare" i vari momenti dell'apprendimento per permettere un'analisi anche se parziale ed incompleta operativa e dettagliata. I principali meccanismi di apprendimento si suddividono in: 1. 2. 3. 4. 5. IMPRINTING ASSUEFAZIONE SENSIBILIZZAZIONE ASSOCIATIVO Condizionamento classico - Riflessi condizionati di 1° tipo (stimolo - reazione - premio) Condizionamento strumentale o Operante - Riflessi condizionati di 2° tipo (apprendimento per prova di errori) 6. LATENTE 7. INTUITIVO 8. CASUALE 9. DISSUASIONE 10. TRASFERIBILITÀ Imprinting Periodo sensibile per l’apprendimento sociale nei cani All’inizio degli anni Settanta, proprio nel periodo il quale gli etologi Bateson e Immelmann proponevano importanti osservazioni sui vari fenomeni di apprendimento simili all’imprinting, gli americani Scott e Fuller pubblicavano un importante studio di psicologia canina nel quale veniva dedicato ampio spazio ad un interessante fenomeno di apprendimento precoce strettamente collegato alla maturazione della socialità. Secondo gli etologi Scott e Fuller, i comportamenti sociali dei cani adulti, sia nei confronti di individui appartenenti alla specie sia di non conspecifici, vengono profondamente influenzati dalle esperienze accumulate durante un limitato lasso di tempo che si situerebbe all’incirca tra la terza e l’ottava settimana di vita del cucciolo. Assuefazione Un primo tipo di apprendimento consiste nell’assuefazione. É la forma più facile di apprendimento: essa non comporta nuove risposte ad uno stimolo, ma piuttosto la perdita di quelle acquisite. A dimostrazione di questa teoria, si può prendere ad esempio una lumaca che appoggiata su una lastra di vetro. Deponiamo una lumaca su una lastra di vetro mentre cammina diamo un colpettino sul vetro, la lumaca si ritrarrà nel guscio e ne riuscirà per camminare solo dopo un certo periodo di tempo. Ripetendo il tutto la lumaca si ritrarrà nuovamente e riprenderà il cammino in un tempo nettamente inferiore. Man mano che ripeteremo l’esperimento, la lumaca riprenderà il movimento sempre più velocemente, sino a quando non rientrerà più nel guscio, perché si sarà assuefatta al colpo sul vetro. Sensibilizzazione Diametralmente opposta è la sensibilizzazione: la ripetizione di una stimolazione provoca un aumento di ''attivazione" dell'individuo, o un aumento nella frequenza delle risposte. È innegabile il valore adattativo di questi due tipi d'apprendimenti. L'incontro con un predatore comporterà una sensibilizzazione dopo una sola presentazione, anche senza la necessità di essere sottoposti a procedimenti di rinforzo/punizione. Viceversa "l'interesse" per stimolazioni irrilevanti deve necessariamente diminuire. Ad esempio i "vari rumori" o segnali di preavviso preannuncianti l'avvicinamento di un predatore o la presenza di "possibile cibo", diventano essenziali per la sopravvivenza dell'individuo e quindi necessitano di una sensibilizzazione, viceversa stimoli tipo "rumore delle foglie dovuto al vento" porta ad un'assuefazione. La sensibilizzazione è un fenomeno direttamente collegato d’orientamento pavloviano (almeno per le specie più evolute). al riflesso Apprendimento associativo Un’altra forma di apprendimento un po’ più complessa, e ben distinta dall’imprinting e dall’assuefazione, e il cosiddetto apprendimento associativo che si divide in due sottogruppi: a) l’apprendimento per riflessi condizionati del I tipo (Pavlov) STIMOLO - REAZIONE - PREMIO b) l’apprendimento per riflessi condizionati del II tipo (Konorsky) oppure "apprendimento per prove di errori", definito anche "apprendimento al successo". Entrambi hanno un ruolo fondamentale nell’ammaestramento di animali e nella formazione di abitudini sia negli uomini sia negli animali. Il condizionamento classico o pavloviano. L’apprendimento secondi i riflessi condizionati, o meglio secondo reazioni condizionate(riflessi condizionati di 1° tipo), come dicono gli etologi oggi, può essere definito come un processo per cui un animale è in grado di dare a uno dato stimolo fino a quel momento indifferente, per esempi segnale acustico) una risposta apparente a un altro stimolo, come la secrezione salivare nel cane alla semplice vista del cibo, se entrambi gli stimoli vengono offerti in rapida successione di tempo. Inizialmente uno stimoli X indifferente viene offerto più volte in associazione con lo stimolo chiave di un istinto, quasi in sostituzione di uno stimolo chiave stesso ("stimolo non condizionato" secondo Pavlov) per poi poter scatenare da solo la stessa reazione istintiva. In seguito attraverso l’associazione di un ulteriore stimolo indifferente con il primo "stimolo condizionato" (in sostituzione dello stimolo chiave originariamente offerto e ora mancante), si può formare uno stimolo condizionato di "secondo grado" capace di sostituire come segnale scatenante quello di primo grado. In sintesi il paradigma pavloviano può essere schematizzato nel seguente modo: SN NEUTRO) (STIMOLO SI (STIMOLO RI (RISPOSTA INCONDIZIONATO) INCONDIZIONATA) SUONO O LUCE CIBO SALIVAZIONE SC (STIMOLO CONDIZIONATO) RC (RISPOSTA CONDIZIONA) STIMOLO NEUTRO + STIMOLO INCONDIZIONATO SALIVAZIONE Il condizionamento operante o strumentale Mentre nell’apprendimento secondo il condizionamento classico viene mutata solo la possibilità di scatenamento degli atti istintivi, l’apprendimento a prova ed errori (riflessi condizionati di II tipo), va un passo oltre: l’atto di apprendimento copre anche l’esecuzione di determinati movimenti o atti volontari, che non hanno originariamente nessuna relazione con gli atti istintivi effettuabili alla fine come "ricompensa" o "punizione". Un esempio per chiarire: un cane si trova in una gabba nella quale improvvisamente viene accesa per dato tempo una luce. Forse indotto dall’accensione del segnale luminoso a comportarsi in modo irrequieto e curioso e a cercare una via d’uscita, l’animale preme casualmente un tasto istallato sul fondo della gabbia. Così facendo, da un’apertura cade nella gabbia del cibo, che naturalmente viene subito mangiato. L’esperimento è concepito in modo tale che il cibo sia disponibile solo quando l’animale preme il tasto nello stesso momento o subito dopo l’accensione della luce. Attraverso frequenti ripetizioni dell’esperimento, il cane impara alla fine a premere con la zampa il tasto all’apparire del segnale luminoso, un atto che originariamente non ha niente a che vedere con i movimenti legati all’istinto di nutrizione, il cui atto consumatorio ha ora luogo come "ricompensa" sotto forma di possibilità di soddisfare il desiderio di cibo. Skinner e la Skinner-box Per meglio comprendere condizionamento operante é importante definire meglio il concetto di rinforzo: viene indicato come rinforzo positivo un qualsiasi evento che aumenti la probabilità, di emissione della risposta; punizione un qualsiasi evento che diminuiscono la probabilità di emissione della risposta. Skinner utilizza per la misura dell'apprendimento la frequenza della risposte e non più il tempo di soluzione del problema. L'apparato utilizzato da Skinner é la Skinner-box (gabbia di Skinner). Ovviamente vi sono gabbie di differenti dimensioni in quanto sono da adattare alle dimensioni degli animali che sono collocati all'interno. Ad esempio una Skinner-box per ratti é notevolmente più grande di una Skinner-box per topi. In ogni modo il meccanismo di funzionamento é praticamente identico in ogni situazione: l'animale é messo in una gabbia a luce e rumorosità controllate e dentro la gabbia si trova un meccanismo che azionato da luogo ad un rinforzo (cibo o acqua). Generalmente vi é collocata una leva: compito dell'animale é la pressione della leva per ottenere il rinforzo. La somministrazione del rinforzo sarà immediata. L'animale sarà stato in precedenza deprivato di cibo o acqua, altrimenti non sarebbe motivato ad emettere la risposta di pressione. Si preferisce utilizzare l'acqua piuttosto che il cibo in quanto la deprivazione della prima non é influenzata dalle dimensioni dell'animale. Topi di diversa dimensione tenderanno a nutrirsi con frequenza e quantità diverse mentre il meccanismo della sete é uguale per tutti. In teoria, la proposta è emersa casualmente da parte dell'animale. C'é da osservare che la risposta di pressione di una leva non fa parte del normale repertorio comportamentale di un topo, e quindi tramite il condizionamento operante é possibile condizionare l'animale ad emettere "risposte nuove". Lo Shaping o Modellaggio In una Skinner-box l’animale dovrebbe premere casualmente una leva ma come già precisato in precedenza, il premere la leva non fa parte, del normale repertorio dell'animale, quindi potrebbe, occorrere molto tempo prima che emetta questa risposta. Esiste un procedimento che permette, di accorciare tempi (fino a 10 minuti per la soluzione del problema) ed é il modellamento della risposta. Questa tecnica consiste nello scomporre il comportamento che si vuole sia emesso in sottocomportamenti più semplici che si approssimano successivamente al comportamento target. Questa tecnica era conosciuta ed utilizzata dagli ammaestratori di animali molto tempo prima che fosse studiata da Skinner. Il modellaggio é molto utilizzato con bambini handicappati. Ad esempio se si vuole far apprendere a mangiare con il cucchiaio la minestra, si può dare un rinforzo ogni volta che il bambino prende il cucchiaio in mano, dopo che si é formata l'associazione, si può rinforzare solo quando il bambino introduce il cucchiaio nel piatto, successivamente non rinforzare quest'ultimo comportamento, ma soltanto quando riempie il cucchiaio, poi quando lo avvicina alla bocca ed infine quando lo introduce in bocca. In una Skinner-box, si può far cadere una goccia di acqua quando l’animale volge la testa verso la parete dove é posta la leva, una volta associato il comportamento con il rinforzo, si può rinforzare il comportamento di avvicinamento alla leva, successivamente si rinforza solo quando l'animale é presso la leva, poi quando soleva il corpo, quando solleva le zampe quando solleva una zampa ed infine viene premiata la pressione della leva. Limiti biologici all'apprendimento Non tutti i comportamenti sono condizionali, vi sono dei limiti biologici all'apprendimento: per alcune specie é possibile l'emissione di alcune risposte che non possono essere emesse da altre specie di animali. Questo vuoi dire che anche se é pur vero che é possibile condizionare l'animale ad emettere risposte che non facciano parte del suo normale repertorio comportamentale, é tuttavia impossibile condizionare alcune risposte che "non sono geneticamente previste". Per uno spettacolo fu condizionato un maialino a prendere una moneta inserirla in un salvadanaio. Dopo l'inserimento della moneta riceveva un rinforzo in cibo Dopo qualche tempo il maialino presentava dei comportamenti "stravaganti": invece di inserire la moneta nel salvadanaio, la strofinava per terra con il muso. In realtà questo é un normale comportamento dell'animale quando ha del cibo a disposizione. Quindi l'associazione moneta-cibo. comportava una generalizzazione delle risposta adatta in presenza del cibo in presenza della m negai che aveva una funzione anticipatoria. Estinzione e Recupero Spontaneo Il processo di estinzione è dovuto, come per il condizionamento classico, all'assenza del rinforzo. In questo caso il rinforzo si riferisce al mantenere una risposta comportamentale alla presenza di un determinato stimolo: Stimolo-Risposta-Rinforzo Se dopo aver condizionato l'animale a rispondere con una risposta "nuova" in presenza di un determinato stimolo, somministrandogli un rinforzo dopo l'emissione della risposta, "togliamo il rinforzo", la risposta si estinguerà. Anche per questo paradigma, come per il classico, se l'animale verrà posto nella situazione sperimentale di condizionamento emetterà spontaneamente la risposta. Si assisterà, dunque ad un recupero spontaneo della risposta. Un esempio dell'estinzione del comportamento non seguito più dal rinforzatore lo si può avere nella vita di tutti i giorni. Supponiamo che la mattina andiate ad accendere la macchia e scoprite che questa non parte: cominciate con l'aprire l'aria, controllare che la batteria non sia scarica, controllate le candele, riprovate più volte e questa non parte. Fate una pausa e tentate di riaccenderla con insuccesso. Scendete dalla macchina, state per avviarvi a piedi, ma poi tornate a riprovare (recupero spontaneo), ma non parte. Arrabiati vi dite "basta!", andate via, tornate per un ultimo tentativo che fallisce (altro recupero spontaneo) e poi vi avviate a piedi (estinzione). Il concetto di estinzione é stato utilizzato in altri contesti oltre a quello sperimentale skinneriano. Nei modelli educativi si è osservato che l'estinzione di un comportamento non adatto nei bambini ha un effetto maggiore della punizione. Supponiamo che un bambino abbia l’abitudine del linguaggio scurrile, la mancanza di rinforzo da parte dei genitori ha un buon effetto (la mancanza del rinforzo potrebbe consistere nel far finta di nulla). Viceversa sgridarlo, se il fine del bambino é quello di attirare l'attenzione potrebbe avere una funzione di rinforzo. Inoltre in alcuni casi la punizione può creare uno stato di ansia condizionata. Supponiamo che la madre dica: "Quando arriva tuo padre ti punirà" il bambino, la sera all'arrivo del padre non sarà più in grado di associare l'evento con la punizione, e quindi assocerà la punizione con la presenza del padre. Quando si utilizza come estinzione di un comportamento é molto importante che vi sia una contiguità temporale tra comportamento "da sopprimere" e punizione. Autoshaping o Comportamento Superstizioso. In una situazione sperimentale skinneriana, i programmi di erogazione dei rinforzi "condizionano" le strategie di comportamento dell'animale. Supponiamo di avere un ratto in una Skinner-box e di somministrare. ad intervalli regolari, un rinforzatore che tipo di comportamento stiamo rinforzando? Prima di rispondere alla domanda bisogna aver presente che l'attività in natura più frequente di un ratto é il grooming. Il grooming (toelettatura) consiste nel "leccarsi il pelo". Può essere un comportamento sociale materno e ha come vantaggi oltre quelli "di contatto mammifero", anche quello di assumere, tramite le scaglie di sudore nel pelo, vitamina E. Quando sarà somministrato il rinforzo l'animale, probabilmente. starà facendo del grooming (toelettatura). Se proseguiamo nella somministrazione dei rinforzatori indipendentemente da un comportamento specifico richiesto all'animale, vedremo come questi avrà automodellato il suo comportamento associando l'attività di grooming e la somministrazione del rinforzatore. Praticamente avremo un comportamento superstizioso ogni volta che avremo un'associazione casuale tra comportamento emesso e rinforzo. L'autoshapin può apparire all'inizio del condizionamento operante, se l'animale non ha ancora associato un suo comportamento specifico con il rinforzo. Rinforzo Secondario o Rinforzo Condizionato In tutti gli esperimeti affrontati finora l’evento ambientale del quale il comportamento é diventato una funzione è stato la somministrazione di cibo o acqua ad animali .deprivati. È abbastanza evidente che un comportamento debba. essere determinato da un evento biologicamente importante. Possiamo dunque distingue due tipi di rinforzi: rinforzi primari che esercitano il loro effetto sul comportamento per il loro significato biologico; il cibo, l'acqua ed il sesso offrono l'esempio più evidente; secondari o condizionati esercitano il loro effetto, sul comportamento in virtù delle loro relazione con i rinforzatori primari. Sono state proposte due teorie che tentano di fornire una spiegazione all'emergere del rinforzo secondario. La prima teoria, sviluppata da Hull (1943) stabilisce il principio generale secondo cui ogni stimolo che si produce una stretta contiguità temporale diventerà esso stesso un rinforzatore. La teoria alternativa é stata proposta da Skinner (1938) che ha ipotizzato che solo gli stimoli discriminanti diventano rinforzatori condizionati. Uno stimolo discriminativo é qualcosa nell'ambiente che "avverte" che una risposta operante sarà seguita da un rinforzo. Un esempio é costituito dal rumore prodotto dal funzionamento di un distributore di cibo (dopo la pressione di una leva) offre al ratto l'occasione di avvicinarsi di avvicinarsi alla mangiatoia per mangiare il cibo che vi è caduto. La pressione sulla leva e perciò mantenuta da un rintorzatore secondario, che é in realtà lo stimolo discriminativo. Per quest'ultima teoria il rinforzo secondario, é mantenuto dalla presenza del rinforzo primario. Condizionamento di evitamento Si indica con il termine di rinforzo quell'evento che aumenta la probabilità di emissione di una risposta. Possiamo distinguere due tipi di rinforzi: rinforzi positivi (cibo, acqua ecc.); rinforzi negativi (uno shock elettrico). La presenza di un rinforzatore negativo (come ad esempio uno shock elettrico) spinge l'animale ad emettere una risposta che lo porti ad evitarlo. I comportamenti rinforzati negativamente, ovvero quei comportamenti che sono in grado di far evitare uno stimolo nocivo all'animale (o spiacevole genericamente), sono più resistenti all'estinzione. L'apparato sperimentale utilizzato per studiare il comportamento di evitamento é la shuttle-box. È una gabbia con pavimento a griglia diviso in due settori o scompartimenti (emigabbie) collegati da un passaggio. La griglia del pavimento é connessa ad un generatore di shock elettrici, in tal modo si può somministrare uno shock all'animale e farlo saltare nell'emigabbia non elettrificata, facendo precedere lo shock dall'accensione di una luce o dal suono di un campanello, si può arrivare ad ottenere che l'animale salti nell'altra emigabbia all'accendersi della luce evitandolo shock elettrico. Mentre nel condizionamento con rinforzi positivi l'animale "verifica" il non rinforzo, nell'evitamento l'animale tende "a non verificare" il rinforzo negativo: non attende mai la scarica elettrica e quindi non può verificare se questa segua o no il segnale discriminativo. Apprendimento Latente È quel tipo di associazione fra stimoli senza ricompensa apparente o senza che lo stimolo si esaurisca in una risposta che riduca le pulsioni originarie. Persino tutto ciò che viene appreso rimane al momento nascosto (latente), proprio per la mancata risposta. Si deve a Tolman il riconoscere l’importanza di fattori cognitivi nell'apprendimento. Con Tolman viene abbandonata, la vecchia associazione Stimolo - Risposta ma si considererà Stimolo – Organismo - Risposta, dove l'organismo ha un ruolo fondamentale nell'apprendimento: non viene più visto passivo rispetto ma adeguarsi all'ambiente quanto "attivo" egli adisce ambivalente. Egli propone una situazione sperimentale utilizzando tre gruppi di ratti posti in un labirinto. Il primo gruppo riceveva una ricompensa che era posta alla fine di un braccio del labirinto, il secondo gruppo veniva posto nel labirinto ma non riceveva ricompensa, il terzo gruppo non riceveva ricompensa per 10 giorni ed all'undicesimo giorno veniva posta la ricompensa alla fine di un braccio del labirinto. Osservando la prestazione dei tre gruppi, noteremo che il primo gruppo, apprende lentamente, ma arriva alla soluzione e nelle ultime prove, utilizza un tempo brevissimo per raggiungere il goal-box dove é posto il cibo, il secondo gruppo presenta una prestazione costantemente bassa, il terzo gruppo si comporta in maniera sorprendente: fino al 10 giorno presentano una prestazione abbastanza simile al secondo gruppo improvvisamente all'undicesimo giorno il numero d’errori si riducono sensibilmente al punto di raggiungere le prestazioni del primo gruppo In questo caso Tolman parla d’apprendimento latente. I giorni nei quali gli animali avevano girato senza ricevere alcun rinforzo, erano serviti nel costruirsi una mappa mentale del labirinto stesso. Ricevendo il rinforzo dall’undicesimo in avanti, essi utilizzavano questa mappa cognitiva per percorrere velocemente e senza errori il labirinto. Apprendimento intuitivo o per Insight É la forma di apprendimento più sofisticata che si conosca e difficilmente da vedere e da dimostrare con esempi, ma certamente a tutti noi è accaduto che la soluzione di un problema ci si presenti di botto come una specie di improvvisa illuminazione. Quando il tempo di soluzione del problema è molto breve non si può escludere che il cane "ragioni" pensando di effettuare mentalmente delle prove ed escludendo tutto le soluzioni che lo porterebbero ad un errore. I primi esperimenti sull'insight sono da far risalire Kolher nel (1925). Per i suoi esperimenti utilizzava scimpanzé. Secondo Koelher gli animali "superiori" non apprendono esclusivamente per prove ed errori alcune risposte di soluzione del problema appaiono improvvisamente come un’illuminazione. I tipi di apprendimento, che abbiamo preso in esame, cioè quello per tentativi e quello per imitazione, furono soprattutto il frutto delle ricerche dei teorici comportamentali. Studi che, però, furono messi in dubbio dagli psicologi della Gestalt in quanto, secondo questi studiosi, non spiegavano in modo esauriente un processo complesso come quello dell'apprendimento. Essi criticarono severamente gli studi di Pavlov o di Thorndike, in quanto nei loro esperimenti davano ben poche possibilità all'animale di mettere in evidenza comportamenti più creativi o più intuitivi. L'apprendimento osservato nei loro esperimenti era troppo meccanico, un susseguirsi di stimolo - risposte senza che in alcun modo fossero messe in evidenza capacità di ragionamento. Le cose nella realtà, sempre secondo questi studiosi, stavano diversamente. Cercando di capire come mai certi animali riuscivano a risolvere situazioni problematiche con tale rapidità da escludere l'ipotesi di una soluzione per prove ed errori, individuarono il terzo modo con cui è possibile apprendere: l'apprendimento per insight. Apprendimento per dissuasione Fra i diversi modi di apprendere: una forma molto comune in natura e già presente nelle specie animali inferiori è il cosiddetto apprendimento per "dissuasione". Molti piccoli animali sono esposti a pericoli di ogni sorta. Essi hanno quindi un assetto comportamentale predisposto in modo da rispondere ai molti stimoli con fuga o con reazione di autodifesa (per esempio si fingono morti). Se questi animali non possedessero la capacita di imparare a discriminare dopo innumerevoli esperienze ciò che è veramente pericoloso da ciò che è innocuo, non farebbero altro che nella vita che fuggire e cercare riparo. Assuefazione non significa "affaticamento sensoriale", "atrofia d’istinto", "dimenticanza". dell’istinto", "adattamento Apprendimento casuale Può essere considerato una variante dell'apprendimento per prove ed errori (detto anche apprendimento per tentativi). Mentre nel primo caso la soluzione è cercata con volontà e con decine di tentativi, questo tipo di apprendimento avviene, come ci dice la stessa terminologia, per un caso fortuito. Tutta la storia dell'umanità è fatta di scoperte casuali. Un giorno una scimmia sbattendo l'una contro l'altra due noci di cocco, ne provocò la rottura, ecco imparato il modo per aprire le noci di cocco. Questo tipo di apprendimento è favorito dal comportamento di esplorazione e dalla curiosità. RECUPERO SPONTANEO. Come hanno dimostrato numerosi esperimenti è molto più facile ripristinare un comportamento estinto, che crearne uno del tutto nuovo. Questo perché ce ne resta il ricordo ed è sufficiente rinforzarlo alcune volte per ripristinarlo. Ad esempio, è più facile fare imparare a riportare indietro il bastone, che noi lanciamo, ad un cane che in passato aveva ricevuto istruzioni in merito, che farlo imparare ad un cane che non l’ha mai fatto. Trasferibilità Fra le loro numerose particolarità, vi è anche la cosiddetta trasferibilità: un ratto che abbia imparato ad attraversare un labirinto sa superarlo anche nuotando, senza dover apprendere il nuovo compito. Un gatto, che per raggiungere il cibo viene addestrato ad aprire il coperchio di una determinata cassetta su cui si trova un determinato triangolo è di dimensioni di quello utilizzato nell’addestramento o è capovolto in modo da far apparire sulla retina un’immagine reale completamente diversa. La percezione è quindi "strutturata". Grazie agli atti di apprendimento, l’effetto di un meccanismo scatenante innato può essere notevolmente modificato nel suo risultato finale: a volte può essere addirittura sostituito da un meccanismo scatenante acquisito. Ma, soprattutto nei mammiferi, possono coesistere entrambi. TERAPIA COMPORTAMENTALE separazione) DEL CANE – (Ansia di In termini molto generici la Terapia Comportamentale (TC) si propone di ridimensionare, attraverso tecniche di apprendimento e di modificazione degli istinti interni ed esterni, tutti comportamenti degli animali da compagnia che i proprietari considerano inaccettabili e/o nei quali i veterinari riconoscono un rischio per la salute e il benessere dell’organismo. Adesso con alcuni esempi molto semplici e sulla base delle tecniche di apprendimento e con la modificazione degli stimoli esterni vedremo come risolvere alcuni problemi che si potranno verificare tra il cane ed il padrone. Esempio Un cane non può essere lasciato solo in casa perché abbaia insistentemente, distrugge, sporca in luoghi insoliti, ecc.. Molto spesso l’indagine anamnestica che è sempre molto accurata: la compilazione di una scheda informativa di base può richiedere anche due ore - rivela che: 1) il cane manifesta attenzione e affettuosità eccessive verso i proprietari; 2) cerca ed ottiene spesso il loro contatto e la loro vicinanza; 3) dorme in casa, spesso nella stessa stanza o sul letto dei proprietari; 4) raramente trascorre del tempo da solo o fuori dall’ambiente famigliare; 5) è imperativo ed a volte anche aggressivo; 6) si sottrae alle costrizioni; 7) ha paura dei rumori forti e dei tuoni; 8) in luoghi angusti si comporta meglio che in luoghi spaziosi; 9) i proprietari per lo più tentano di calmare il cane soddisfacendone le richieste; 10) anch’essi gradiscono o ricercano molto l’attenzione, la vicinanza, il contatto dell’animale. Se rispondono a queste caratteristiche le manifestazioni latente vengono interpretate come "ansia da separazione" Si tratta di un disturbo che non è sempre attribuibile a "cattiva educazione" Alla sua origine spesso vi sono episodi traumatici e/o particolari costituzioni reattive degli animali. Il trattamento varia a secondo dell’età del cane, della composizione del nucleo famigliare umano, delle strutture abitative, ecc., e sostanzialmente prevede: 1) l’apprendimento condizionato di una serie di esercizi che comportino (premino) il rilassamento posturale e il progressivo distacco fisico del cane dai proprietari quando sono in casa; 2) la riorganizzazione (temporanea) della giornata dell’animale, con scadenze orarie piuttosto precise, segnalate in maniera inequivocabile (rituale) e caratterizzate dall’alternarsi di periodo di interazione attiva e di non interazione tra cane e proprietari; 3) il sistematico rifiuto di qualsiasi iniziativa del cane e il soddisfacimento delle sue richieste solo dopo l’assunzione di particolari posture di attesa non ansiose e di sottomissione; 4) l’esecuzione di esercizi di assuefazione e di contro-condizionamento ai segnali che precedono la partenza dei proprietari e, in seguito, a episodi si isolamento sempre più prolungati. Nei soggetti non più giovani (più di tre anni), particolarmente reattivi (ipercinetici) o a rischio di somatizzazioni (per esempio dermatologiche) si ricorre quando è possibile all’impiego di farmaci che riducano, soprattutto inizialmente lo sforzo nervoso richiesto dagli interventi comportamentali: La durata di un trattamento del genere di solito non dura più di quattro settimane, mentre per altri casi può arrivare a sei. In questo periodo il proprietario una volta a settimana dovrà comunicare agli operatori (veterinario ed addestratore), l’evoluzione del caso. IL CUCCIOLO PERIODI DI APPRENDIMENTO Suddivisione dei periodi di apprendimento: 1) periodo neonatale e di transizione 1^ FASE fino al 21° giorno (periodo neonatale) 2^ FASE dal 21° al 28° giorno (transizione o imprinting) 2) periodo di socializzazione, 3^ FASE dal 29° al 49° giorno a) 5^ settimana dal 29° al 35° giorno b) 6^ settimana dal 36° al 42° giorno c) 7^ settimana dal 43° al 49° giorno 3) instaurazione gerarchia 4^ FASE dal 50° al 77° giorno a) 8^ settimana dal 50° al 56° giorno b) 9^ settimana dal 57° al 63° giorno c) 10^ settimana dal 64° al 70° giorno d) 11^ settimana dal 71° al 77° giorno e) dalla 12^ settimana 16^ settimana 4) periodo giovanile dal 4° mese sino al raggiungimento maturità sessuale 5) periodo di maturità intorno ai 15 mesi Periodo neonatale e di transizione rispettivamente i primi venti giorni e dal ventunesimo al trentunesimo giorno di età; Ritengo importante che, chi decide di fare una cucciolata, conosca bene le fasi evolutive del cucciolo proprio perché, rispettandole, può evitargli traumi pericolosi. Occorrerebbe, durante la nascita, lasciare fare, se possibile, tutto alla madre; questo non esclude la nostra presenza attenta e attiva in caso di bisogno. Relativamente alla prima fase, cioè le prime tre settimane di vita, occorre analizzare quali sono i bisogni dei cuccioli: cibo, sonno, calore, contatto materno, contatto fraterno. Reagiscono solo alla fame e alla temperatura, dopo i 10 giorni anche al tatto: Per ciò che concerne la temperatura, è facile registrare che percepiscono la differenza di calore fra la madre e la mano (infatti al contatto con la mano presentano una lieve forma di irrigidimento). Tutto ciò ci fa capire che dobbiamo toccarli il meno possibile. Procurare tranquillità ed evitare presenza di estranei sono le regole fondamentali da rispettare in questa fase. Un possibile test di indicazione della vitalità si potrebbe fare valutando la scelta istintiva della madre. Si suppone che allontanando la cucciolata la madre li riporti a se scegliendo come primi i cuccioli più vitali (vale solo per i primi due cuccioli). Imprinting Seconda fase va dal 21° al 28° giorno e anche in questo periodo bisogna lasciare i cuccioli tranquilli , ma oltre ai bisogni della prima fase ora inizia il contatto con la vita (sensi): rumore, luce e specialmente la socializzazione, molto con i fratelli, poco con l’uomo. Inizia ora l’esplorazione dell’ambiente che li circonda e ogni contatto con loro deve iniziare con molta prudenza, ma deve gradualmente aumentare (tatto, rumori, odori, contatto con l’uomo). Tutto questo si chiama imprinting. Nel linguaggio comune imprinting, è la fase più sensibile durante la quale il cucciolo allaccia una serie di contatti sociali normali, vuoi con i suoi simili, vuoi con l’uomo. Spieghiamo ora più approfonditamente cos’è l’imprinting. Socializzazione - Terza fase (5^ 6^ 7^ settimana. Occorre aumentare, sempre gradualmente, il contatto umano. Se nelle prime due fasi era auspicabile un rapporto con un’unica persona dal 29° giorno in poi le persone che avvicinano i cuccioli devono essere diverse. La quinta settimana è la più importante per la socializzazione con i consimili. Nella cucciolata inizia a svilupparsi una gerarchia (sempre e comunque instabile). Dalla madre apprendono: ubbidienza, subordinazione, inibizione al mordere. Il periodo che va dal 29° giorno al 49° è molto importante per lo sviluppo del senso della pulizia. È bene approfittare per insegnare loro a sporcare fuori e possibilmente sull’erba. In questa fase l’allevamento tranquillo da rumori e visite è negativo. Ovvero abituarli a rumori insoliti, sempre gradualmente; registratori, motori, clacson, pentole ecc..: la reazione del cucciolo a rumori nuovi è sempre la fuga: ciò non deve preoccupare, e molto importante osservare il tempo che gli occorre per tornare sul luogo dell’accaduto e l’atteggiamento che dimostra. Instaurazione settimana). gerarchia Quarta fase (8^ 9^ 10^ 11^ Se la fase precedentemente ha portato ad una buona socializzazione con l’uomo, ora questa si fortifica, cioè il cane arriva a riconoscere nell’uomo il capobranco. I contatti possibilmente devono essere anche con gli altri componenti della famiglia. Nell’ottava e nona settimana bisogna evitare esperienze traumatizzanti, infatti è in questo periodo che si sviluppa il senso della paura ed eventuali esperienze negative non si cancellano più., per cui è bene, se possibile, evitare di cedere il cucciolo in queste settimane o comunque stare molto attenti ad evitarli traumi. Dalla 12^ alla 16^ settimana il cucciolo consolida quello che ha imparato nelle settimane precedenti. Occorre essere il più naturale possibile, essere cioè il "capobranco", giocare, accarezzarli, sgridarli, tutto con molta naturalezza e misura. È ora che inizia l’educazione perché questo è il periodo di massimo apprendimento in assoluto e di socializzazione con l’uomo e quindi è già da ora si può impostare con un cucciolo, in base a ciò che noi da adulto gli si chiederà, il tutto possibilmente tenuto presente il comportamento naturale. Se subentrano momenti di crisi, perché eventualmente si è un pò esagerato, questi vengono superati senza problemi con dolcezza e misura. Periodo giovanile, va dal 4° mese di vita alla raggiunta maturità sessuale che è in stretta dipendenza della razza e del sesso (Es. razza: lupoidi maturano prima dei molossoidi, sesso: le femmine maturano prima dei maschi), si può dire che in linea generale il cane raggiunga la maturità sessuale intorno ai 15 mesi. In passato si è creduto che fino al compimento dell’anno di età non si dovesse iniziare l’addestramento del cane. Il metodo naturale che si basa su tutte le conoscenze che si hanno sulla psicologia del cane, suggerisce il contrario, di sfruttare le grandi possibilità di apprendimento che i cuccioli anno. Si tratterà ovviamente di un addestramento molto blando basato principalmente sulla curiosità, la predazione, la possessività e il gioco. Periodo della maturità, completa il resto della vita. Durante tutta la vita adulta il cane continua ad apprendere, però con maggiore fatica e minori risultati: ecco perché era sbagliato pensare di iniziare da zero l’addestramento quando il cane aveva già 12 mesi. Test per scegliere il cucciolo più adatto al futuro proprietario Ci sono molte da osservare e valutare per scegliere bene un cucciolo: razza che più si adatta alle nostre esigenze. Per far questo bisogna conoscere le doti caratteriali della razza, alimentazione, di che spazio ha bisogno per vivere, addestrabilità. Per aiutare nella scelta, alcuni cinologi hanno elaborato un test in collaborazione con addestratori ed allevatori ai fini di ridurre al minimo i rischi di una scelta sbagliata. Il test proposto deve essere effettuato sul cucciolo di età compresa dalle 7^ alle 9^ settimane. 1) Lasciare il cucciolo in una zona a lui sconosciuta ed allontanatevi di qualche metro. Inginocchiatevi e chiamatelo con un tono di voce allegro e squillante battendo le mani. Il cucciolo: a) viene immediatamente da voi, vi salta addosso leccandovi e mordicchiandovi le mani; b) viene subito scodinzolandovi e vi salta in braccio; c) si avvicina a voi con la coda bassa; d) vi raggiunge con esitazione ed incertezza; e) non vi raggiunge. 2) Allontanatevi dal cucciolo, senza voltarvi e né chiamandolo ed osservate le sue reazioni. Il cucciolo: a) vi segue scodinzolando e camminando accanto ai vostri piedi; b) vi segue subito, a coda alta e cammina vicino; c) vi segue ma con esitazione; d) vi segue lentamente e quasi malvolentieri; e) non vi segue 3) Mostrate al cucciolo una palla di carta e successivamente lanciatela a pochi metri davanti a lui: Il cucciolo: a) le corre dietro, l’afferra e se la porta lontano per giocarci; b) l’afferra, la riporta indietro e aspetta che voi la prendiate; c) la insegue con esitazione, l’afferra e la porta lontano da voi; d) non la rincorre; e) la insegue e poi prosegue in un’altra direzione. 4) In piedi di fronte al cucciolo che vi guarda, maneggiate della carta sulla sua testa in modo da provocare un leggero rumore. Dite al cane "seduto" e, quando esegue il vostro comando, lasciatele giocare un po’ con la carta. Ripetere per 4-5 volte. Il cucciolo: a) salta per afferrare la carta; b) salta la prima volta, poi si siede, scodinzolante e osserva la carta; c) si siede dopo il secondo o terzo tentativo; d) si siede e poi si distende per terra; e) se ne va. 5) Prendete il cucciolo accarezzatelo sulla testa, il muso, fino alle spalle. toccategli le orecchie e le zampe: Il cucciolo: a) vi salta addosso, leccandovi o mordicchiandovi le mani; b) si crogiola delle vostre carezze, scodinzola, cerca di saltarvi in braccio; c) si dimena e vi mordicchia le mani; d) si distende in pancia in su mostrandovi il ventre; e) si dibatte per liberarsi da voi e poi se ne va: 6) Distendete il cucciolo per terra e fatelo girare sul fianco o sul retro. Con la mano cercate di metterlo in questa posizione; Il cucciolo: a) si dimena violentemente, cerca di mordervi, piange; b) tenta di liberarsi ed emette guaiti; c) si ribella e poi si calma; d) non si ribella anzi si diverte; e) non si ribella e manifesta lo stimolo di urinare: Risultati Tre o più risposte "A". Il cucciolo è un cane dominante e mostra tendenza all’aggressività Non è un buon cane per chi ne acquista uno per la prima volta, per le famiglie con figli piccoli e per persone con scarsa personalità. Si tratta di un cucciolo che ha bisogno di un padrone adulto, rigorose ed esperto. Addestramenti sbagliati ed metodi troppo forti possono causare in questo cane reazioni aggressive e violente. Crescendo potrebbe manifestare problemi di comportamento. Tre o più risposte "B". Questo cucciolo tende ad essere autonomo e dominante. Non è adatto a proprietari che hanno avuto altri cani né per famiglie con bambini piccoli. Può essere un ottimo cane per un padrone adulto che abbia avuto già altre esperienze. Tre o più risposte "C". Questo è un cane adatto per la vita domestica e per le famiglie con bambini, con persone anziane o persone che per la prima volta acquistano un cane. È adatto all’addestramento al quale risponde con ottimi risultati. Tre o più risposte "E" o combinazioni di "E" e di "D" Si tratta di un cane antisociale e timido che in alcune situazioni potrebbe anche rivelarsi aggressivo. Non per i bambini. ACQUISTO DI UN CUCCIOLO Prima di voler acquistare un cucciolo, bisogna porsi alcune domande: Anzitutto, siete veramente certi di acquistare un cucciolo? ve la sentite di affrontare le difficoltà e gli imprevisti che vi si presenteranno, e siete disposti ad affrontare i sacrifici che l’esistenza di un cane inevitabilmente vi porterà? Se abitate in condominio, siete sicuri che vi sarà permesso tenerlo? Siete sicuri che tutti i membri della famiglia, e siano disposti a curarlo, accudirlo e a tollerarne l'inevitabile malefatte? Se tutte le risposte sono positive, potete allora procedere all’acquisto. Prima di procedere alla scelta della razza bisogna conoscere le caratteristiche con i pregi e i difetti. Il Rottweiler è un cane meraviglioso, dalle grandi qualità, al quale "manca solo la parola". Espressivo ed intelligente, riesce sempre a farsi capire dal suo padrone, sa essere per lui il migliore e più fedele amico che non l'abbandonerà mai: gli farà compagnia nei momenti di solitudine e lo difenderà nel pericolo, disinteressatamente e a prezzo della sua stessa vita, tutto per il solo premio di una carezza sincera. Analizzatevi a fondo, e se non ve la sentite di affrontare un vita con una cane che ha bisogno di sensibilità e pazienza, non acquistate un pastore tedesco; ve ne pentireste subito e non ne trarreste alcuna soddisfazione; non sentendosi amato ed apprezzato il cane si chiuderebbe in se stesso e sarebbe vostro solo in apparenza. Prima di procedere all’acquisto, recatevi ad assistere a qualche gara di bellezza e di lavoro, parlate con i proprietari dei soggetti migliori, lasciatevi consigliare da chi l’acquisto lo ha già fatto e si è trovato bene. Date fiducia a chi ha più esperienza di voi, e diffidata dei soliti "consigli da amico", che vengono fornite gratuitamente da gente ignorante e piena di pregiudizi. Solo chi possiede già un cane di razza, presentato a gare di bellezza o di lavoro, o solo chi è un vero cinofilo, che sa pagare di persona le scelte poco buone, può fornirvi un parere disinteressato e soprattutto, sincero. Per l’acquisto del cucciolo fatevi accompagnare da una persona di fiducia e di provata esperienza. Prima di procedere all’acquisto dovrete sapere le caratteristica della razza che andrete a prendere e dell’uso che intenderete farne se: Volete un cane da portare a gare di bellezza o di lavoro, o per il solo piacere della sua compagnia, o intendete destinarlo alla guardia della vostra proprietà o alla difesa di voi o dei vostri cari? Avete dei bambini in casa? E questa è frequentata da estranei? È un ambiente appartato o in appartamento di città? Sono queste le domande che dovrete rispondere, in modo da spiegare all’allevatore ciò che desiderate, per aiutarlo alla scelta del cucciolo più adatto a voi. ADDESTRAMENTO Viste le qualità del cane parliamo quelle dell’uomo che con il cane vive e che lo vuol far lavorare. Anzitutto la comprensione: il cane e sempre tale anche se addestrato e deve essere compreso, nel suo io che non possiamo innalzare (?) al nostro. Bisogna essere equilibrati nel di giudizio di un’azione, perché un errore di valutazione seguito da una reazione inconsulta e squilibrata può turbare anni di addestramento (quando si decide di lavorare col cane bisogna essere sempre rilassati e non arrabbiassi mai, se si è nervosi o si è persa la pazienza è meglio fermarsi un attimo quando si è di nuovo calmi si può riprendere). La prontezza di riflessi è importante e determinante per un buon rapporto con il cane: è sempre meglio prevenire che punire. A questo punto vorrei sostenere qualcosa che non piacerà a molti: usare la maniera forte con il cane, sottomettendolo sempre per abitudine, è una prova di scarsa intelligenza per l’uomo. Infine "È giusto che attraverso l’addestramento vengano recuperati dei cani con doti psichiche sbagliate?". La risposta è duplice: negativa se si tratta di recuperare cani decisamente privi di carattere o dal carattere sbagliato per adibirli poi alla riproduzione. Ciò perché se è vero che l’ambiente modifica anche le qualità naturali, allorquando queste non esistano o sono negative la genetica insegna che i discendenti avranno molte probabilità di peggior riuscita. La risposta è invece positiva se il cane recuperato non verrà utilizzato come riproduttore. In questo caso è persino giusto consentire ad un cane una vita migliore modificandone il carattere negativo con l’addestramento. Nel nostro settore i cinofili hanno il compito. studiare il comportamento del cane nella nostra società e farlo vivere nel modo migliore dei modi favorendone l’adattamento ai nostri specifici desideri. Per una preparazione a livello agonistico un cucciolo viene iniziato all’età di circa 70 giorni. Si inizia col farlo socializzare abituandolo a rumori e a tutto l’ambiente che lo circonda è importante portarlo in mezzo alla gente, al traffico, ecc....(vedi socializzazione) L’addestramento si divide in varie fasi: Il cane non ha problemi a riconoscere e a memorizzare e differenziare gli odori, difficile è far memorizzare l’odore da noi indicato. Perché un cane possa obbedire ad un ordine od a un comando, e pretendere che lo esegua, necessita prima che dimostri di averlo capito; il cane non potrà mai obbedire ed eseguire un comando se non sa cosa deve fare. Tutte le difficoltà dell’addestramento si racchiudono nel far comprendere al cane prima l’esercizio, poi l’esecuzione del comando. Il mondo degli odori è solo del cane e non certamente dell’uomo. Nell’addestramento si sono alcune regole per ben riuscire e necessita che siano riconosciute e applicate dal conduttore. Se solo in parte saranno trascurate, l’addestramento e la preparazione si protrarrà oltre quei tempi che il conduttore si prefigge per ottenere dal suo cane la corretta esecuzione di un esercizio. Una fra le regole fondamentali da tener presenti quando si fanno delle sedute di addestramento con un soggetto è che fra il conduttore e il cane si sia già instaurato un rapporto di fiducia reciproca, se questo rapporto venisse a mancare, molto del nostro lavoro sul soggetto non potrà avere quel risultato che ci siamo prefissati. Sappiamo che per ottenere negli esercizi di obbedienza ottimi risultati, durante l’intera seduta di addestramento il cane deve porre la massima attenzione al conduttore, a tutti i suoi gesti, a tutti i suoi comandi, a tutti i suoi comportamenti , questa attenzione al cane non può essere imposta dal conduttore ed allora necessita che si sia instaurata la prima regola, quella della reciproca fiducia tra i due. Nell’esercizio di pista le cose si capovolgono, non essendo il conduttore in grado di insegnare al cane nulla, se non mettere il naso a terra per scegliere l’odore da noi indicato per poterlo poi seguire, non potendo il conduttore comandare il cane per farsi obbedire, perché il nostro allievo non potrà obbedire per eseguire un esercizio che ancora non conosce, si dovrà fare in modo di mettere il cane nelle migliori condizioni, perché possa capire ciò che dovrà fare, e allora dovrà essere il conduttore a porre la massima attenzione a ciò che andrà a fare il cane contrariamente a quanto avviene per gli esercizi di obbedienza. Questa è la regola da tener sempre presente. Sappiamo tutti quanto sia sviluppato nel cane il senso olfattivo, ma non tutti sanno come questo viene sfruttato nei vari periodi della sua vita. Un cane adulto a socializzazione avvenuta, quando già la maggior parte delle cose gli sono familiari usa questo suo importante senso per avere conferma delle cose che vede e già conosce, un cucciolo, si comporta diversamente, oserei dire tutto al contrario del cane adulto. Esplora le cose con il naso, una volta che è avvenuto il riconoscimento si fiderà del suo meno importante senso la vista. La dimostrazione ce la da lui stesso quando lo portiamo a passeggio: cammina quasi costantemente con il naso a terra, un soggetto adulto no lo farà mai. Un cucciolo quando cammina per strada cerca di raccogliere tutto ciò che trova e se non raccoglie si sofferma lungamente ad annusare, il cane adulto questo periodo lo ha già superato. Per questo motivo il cucciolo va iniziato in pista intorno ai tre mesi. Non dobbiamo attendere che il cane raggiunga un anno, verrebbero a mancare quei presupposti comportamentali appena descritti. Intorno ai 3/4 mesi il cane ci offre le migliori condizioni per apprendere senza nessuna costrizione o interventi poco desiderati. Sono per principio contrario a tutti i sistemi di coercizione non necessari e pertanto si devono evitare, sia per il cucciolo che per l’adulto. Alcuni interventi si potranno fare solo quando il cane avrà capito la meccanica dell’esercizio: questi interventi vengono meglio recepiti dal cucciolo, pertanto dovranno essere fatti nel modo giusto e al momento giusto, per non precludere un buon risultato finale. Alcuni soggetti per interventi fatti in tempi sbagliati usando forme costrittive diverse, hanno comportamenti molto anomali. Durante il lavoro di ricerca, comprendono il comando del conduttore, assumono il comportamento del cane che dimostra di cercare abbassando la testa sulla traccia, ma in effetti non cercano, questo dimostra che fra conduttore e cane in questo esercizio non esiste nessun rapporto di comprensione. Sono questi comportamenti del cane acquisiti per cattiva impostazione a volte dovuta nell’aver affrettato la preparazione, ignorando che i tempi di apprendimento non li stabilisce il conduttore, ma solo il cane, è lui che ci farà capire che l’esercizio fino al punto che gli è stato insegnato lo ha capito, eseguendolo correttamente e con intensità e impegno. Solo in quel momento potremo procedere ad aumentare le difficoltà. Devono essere consentiti al cane solo brevissimi tratti per cercare fuori dai margini della traccia, per una differenza di odori esistenti non sempre un soggetto trova l’odore che segue corrispondente alla traccia, ma questi spazi sono molto brevi. È bene sapere che i tempi di apprendimento nel cucciolo sono molto più brevi di quelli di un adulto: si impegna fin dalla prima lezione con intensità, ciò che non potrebbe fare un soggetto di 12/15 mesi. Si è fatto un cenno alla massima attenzione che il conduttore deve avere sul soggetto, nell’insegnamento di questo esercizio, il conduttore dovrà anche evitare durante il lavoro del cane fin dalle prime volte di distrarlo: parlare con l’allievo durante la ricerca significa distoglierlo dalla concentrazione. Il conduttore deve fare di tutto perché questi usi la massima concentrazione e impieghi tutta la potenza del suo olfatto. Iniziando l’addestramento spiritualmente non disponibili nei suoi confronti (sembrano sciocchezze!) precluderemo l’efficacia della prima impronta in questo esercizio. Iniziare l’esercizio solo perché il cane ha l’età indicata, senza curare con diligenza e precisione quanto andremo a fare, sarebbe già una parte di un fallimento, otterremmo dei risultati pari a quello conseguito se si usasse la forza e la costrizione. Alcune forme di imposizione a volte si rendono necessarie, ma quasi sempre in un soggetto adulto, che pur mantenendo intatta la potenzialità del suo olfatto lo usa con superficialità, senza nessuna intensità. Comunque questi interventi vanno fatti a preparazione avanzata. Passiamo col vedere quali esercizi possiamo insegnare al cane e in quale periodo della vita possiamo iniziare e in che modo. Un soggetto di 3/4 mesi ci sono alcuni esercizi molto semplici, da insegnare e che lui apprende con profitto e rapidamente che saranno di base per quelli più complessi che affronterà in avvenire. Esempio di esercizi che possiamo insegnare: PISTA, RIPORTO, ABBAIO, SEDUTO, TERRA, RICHIAMO. Il seduto, terra, richiamo, vanno insegnati a casa o in posti a lui familiari. Iniziamo la pista sfruttando la grande curiosità del cucciolo di conoscere il mondo che lo circonda. Bisogna perciò mostragli questo esercizio come divertimento dandogli alla fine un premio. Non bisognerà mai fare costrizioni in pista, ma metterlo in condizioni di cercare (col mangiare) agendo sull’istinto di sopravvivenza. In questa fase di crescita si inizia nel gioco (è importante saper far giocare il nostro cane con noi senza diventare il mezzo con cui il cane può giocare con la palla. Il gioco serve anche per l’attacco, perché il conduttore diventa una cosa di possesso del cane e lo difende.) o col mangiare ad insegnare al cucciolo il richiamo, l’invio in avanti, il seduto, il terra, l’abbaio di richiesta. Nella sezione attacco: si incomincia a far mordere in predatorio lo straccetto e poi il salsicciotto, curando che il cucciolo morda sempre a bocca piena e che non mastichi. 2^ fase dal 9 al 12 mese Si insegna per gioco la condotta al guinzaglio, il seduto col resta, il terra col resta, il terra con chiamata, riporto per gioco. Nella fase di attacco si incomincia a lavorare con la manica morbida. 3^ fase 12 fino al raggiungimento della maturazione (13 ai 18 mesi) Si lavora nella fortificazione del cane nelle tre sezioni. Nella fase di attacco si incomincia a passare dal predatorio alla difesa. Questo passaggio è molto delicato. 4^ fase raggiunta maturità psichica e fisica In questa fase gli esercizi che ha imparato ad eseguire gli esercizi da gara per gioco dovrà eseguirli come obbedienza. Se abbiamo eseguito le precedenti fasi in modo corretto, il cane non troverà molte difficoltà ad eseguire i predetti esercizi. Verranno diminuiti notevolmente gli stimoli il premio sarà dato al termine dell’esercizio. Se il riporto verrà insegnato in modo corretto con molta probabilità non verrà inserita la coercizione. Allevamento GLOSSARIO Etologia É la scienza che studia il comportamento degli animali selvatici e si occupa principalmente degli animali che vivono in libertà e che debbono provvedere da soli ai fabbisogni per la sopravvivenza dei singoli individui e della specie. IRM meccanismo scatenante innato. Psicologia canina È l’analisi psicologica del cane che vive in stretta vicinanza con l’uomo. TASSIE Sono riflessi che regolano e comandano l'organo (piede, testa, occhio) preposto all'esecuzione di un movimento istintivo in direzione di una fonte di stimolo o dell'oggetto dell'azione. REGOLAMENTI CAC (Certificato di attitudine al campionato) può essere messo in palio anche quando la prova è indetta per una sola razza o per un gruppo di razze a condizione che la manifestazione sia organizzata dall’associazione specializzata competente. Le singole società specializzate possono disputare il proprio campionato sociale di lavoro sulla base del presente regolamento (Regolamento internazionale e nazionale delle prove di lavoro per cani delle razze di utilità e difesa). CACIT (Certificat d’aptitude au championnat international de travel) può essere messo in palio soltanto nelle prove aperte a tutte le razze menzionate all’art.2 del regolamento E.N.C.I. e limitatamente alla classe IPO 3. CAL Certificato di attitudine al lavoro CQN Centificato qualità naturali del cane IPO prova di lavoro internazionale si suddividono in: IPO1, IPO2, IPO3. SOCIETA’ SPECIALIZZATEE ENCI Ente Nazionale della Cinofilia italiana. SCHH prova di lavoro nazionale si suddivide in: SchH1, SchH2, SchH3, brevetto di pista (FH).