Cultura, culture, società. Questi termini di carattere molto generale, che la Paletnologia condivide con altre scienze umane, tra cui in particolare l’etno-antropologia, sono stati e sono al centro di ampi dibattiti. Il concetto di cultura, in particolare, ha un’articolata storia degli studi. Dopo le definizioni descrittive ed elencative dell’evoluzionismo e del diffusionismo e l’evidenziazione del carattere “organico” della cultura da parte del funzionalismo, la definizione di L. White, antropologo neoevoluzionista americano (insieme dei mezzi extra-somatici di adattamento all’ambiente naturale e sociale), ha avuto particolare successo in ambito paletnologico, da Childe alla New Archaeology. Il problema applicativo, passando dalla definizione generale di cultura all’individuazione delle specifiche culture, è più complesso. La constatazione della variabilità culturale è un fatto intuitivo; si è già ricordata la critica all’ipotesi di variazioni legate solo all’ambiente naturale e alla tecnologia adottata, come ha proposto la New Archaeology. D’altra parte è anche difficile dare confini precisi alle singole culture. La corrispondenza tra culture e “popoli”, contraddistinti da un sentimento di autoriconoscimento etnico, un tempo spesso utilizzata, è ora vista con molta prudenza per quel che riguarda le società preistoriche, con la possibilità che questo fenomeno sia avvenuto solo in situazioni particolarmente complesse dal punto di vista dell’organizzazione politica. In genere si pensa che anche in assenza di forme di autoconsapevolezza etnica, vi sia comunque uno stretto rapporto tra sistemi culturali e gruppi umani che hanno elevate forme di interazione sociale. Anche se la cultura non è soltanto un fenomeno di comunicazione, si basa tuttavia sulla comunicazione, verbale e non, per la sua trasmissione di generazione in generazione (inculturazione) e tra gruppi umani in contatto tra loro (acculturazione). Nell’ambito di un determinato gruppo umano che condivide un sistema culturale, come avviene per le lingue, ci possono essere variazioni legate a sottogruppi locali o di altro tipo, mentre singoli elementi possono essere condivisi in aree di contatto. Lo stesso elemento può, tuttavia, cambiare significato al di fuori della sua area di origine. In uno stesso territorio, inoltre, possono convivere gruppi umani con diversi sistemi culturali. Questi fenomeni rendono difficile l’individuazione dei confini dei diversi sistemi culturali, soprattutto in ambito paletnologico: in realtà è più interessante e più vicino alla realtà antica studiare i fenomeni stessi di interazione/opposizione culturale, che non definire i confini delle aree culturali. Molti decenni fa Childe, pur aderendo a un’impostazione funzionalista/neoevoluzionista, critica nei confronti del concetto di cultura elencativo della scuola storico-culturale diffusionista, aveva proposto pragmaticamente un metodo di individuazione delle specifiche culture archeologiche che per la sua semplicità ha avuto molto successo, ma che ha ricevuto anche molte critiche: una cultura è un insieme ricorrente di tipi. I rischi sono molteplici: gli elementi presi in considerazione sono giustapposti (come nel diffusionismo) e non valutati nella loro interazione funzionale; gli elementi considerati sono in genere manufatti o usi (ad esempio, rituali funerari), presi in esame dal solo punto di vista delle modalità di realizzazione (per i manufatti, lo “stile”) e non comportamenti valutati nei loro caratteri dinamici, funzionali e simbolici; i meccanismi di circolazione di diversi elementi, anche in uno stesso contesto culturale, considerate anche le varie forme di scambio e di riassegnazione di significati al di fuori dell’area di origine che si possono verificare, spesso sono differenti; le carte di distribuzione possono non tenere conto della coesistenza di gruppi con sistemi culturali diversi nello stesso territorio; non tutti gli elementi hanno lo stesso potenziale di distinzione culturale (Hodder). Come si è accennato, al centro dell’analisi non dovrebbe essere posta la distribuzione territoriale di tipi di manufatti o di usi culturali (o direttamente una selezione di “fossili guida”), che non sono unità effettivamente autonome, ma i gruppi umani coresidenti (e i loro corrispettivi archeologici, rappresentati dai siti), caratterizzati ciascuno da un insieme di attività e modelli di comportamento, di cui cercare di cogliere affinità e differenze nei confronti di gruppi adiacenti. Ma si è anche visto che questa operazione, più che portare a elaborare carte di distribuzione di siti con tratti culturali affini (in particolare Binford ricorda che bisogna stare attenti a non considerare siti funzionalmente differenziati come culturalmente differenziati), dovrebbe servire a studiare i fenomeni di interazione/contrapposizione tra gruppi umani adiacenti, qualora si abbiano parametri di riferimento cronologico (possibilmente costituiti da sistemi di datazione non basati sullo stile stesso dei manufatti) sufficientemente sicuri. Si è già visto che gruppi sociali con un elevato grado di interazione (che possono essere definiti “società” e che in genere superano i confini di un singolo insediamento) non coincidono necessariamente né con l’insieme dei gruppi umani che condividono un sistema culturale simile, né con un’unità socio-politica. Inoltre, all’interno di un gruppo sociale si hanno spesso sotto-unità interne, che si possono definire nuclei umani di base (comunità residenziali, gruppi di produzione e consumo, unità parentelari e familiari, raggruppamenti per sesso ed età). Chi entra in interazione non sono le culture, ma le società e i gruppi umani al loro interno. Oltre alla circolazione di modelli culturali e informazioni, possono circolare beni (sotto forma di materie prime o di prodotti finiti) e persone (scambi matrimoniali o altre forme che regolano gli spostamenti al di fuori dell’unità di origine). La configurazione dei rapporti economici interni, che implicano forme di cooperazione o competizione a livello di produzione primaria e di circolazione dei beni costituisce un problema di particolare interesse. I rapporti politici di coesione/alleanza tra gruppi, contrapposizione, anche violenta, dominanza non sono facili da riconoscere per quel che riguarda le società preistoriche, ma costituiscono un ulteriore tema di indagine.