«Business senza confini»

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«Business senza confini»
"Tigri"italiane, continuate a ruggire
20 febbraio 2014
Si dice crisi ma la parola giusta è cambiamento. Risiede in questa consapevolezza il futuro del sistema delle imprese italiane. Ne sono chiara dimostrazione
proprio quelle aziende, anche di dimensioni ridotte, che sono riuscite a superare questo periodo, a dir poco infausto, addirittura migliorando i propri
risultati reddituali rispetto al 2007. Quali le lezioni da trarre dalla loro esperienza? In primo luogo, la convinzione dell’assoluta necessità di cavalcare il
“pregiudizio” positivo che esiste nei confronti dell’italianità e conseguentemente di puntare su un posizionamento orientato alla qualità e all’innovazione: è
infatti del tutto sbagliato cercare di perseguire strategie di leadership di costo. Chi compra e può permettersi i prodotti italiani cerca qualità e, in taluni
mercati (quello cinese ne è un esempio) si premiano quei beni a prezzo elevato in quanto ritenuti di alta qualità; del resto chi si propone di risparmiare
formula scelte opposte cercando ormai beni a bassissimo costo proveniente dalla vicina Thailandia o Malesia. Queste nostre “tigri” italiane hanno inoltre
assunto un orientamento proattivo dal punto di vista del marketing: ovvero hanno deciso di trasformarsi da subfornitori di prodotti (nel B2C) o componenti
(B2B) in aziende con una loro identità autonoma, che ha permesso loro di dialogare ad armi pari con il mercato finale valorizzando al meglio i tratti
distintivi. Hanno evidentemente metabolizzato la necessità di puntare con decisione sui mercati esteri; prestando attenzione a due aspetti: i) la definizione
di una presenza bilanciata, che si traduce nel presidio sia dei mercati tradizionali che in quelli ad alto tasso di crescita (la Banca Mondiale prevede che nei
prossimi cinque anni solo uno dei dieci paesi a maggior crescita del PIL sarà occidentale); ii) la realizzazione di un approccio maturo
all’internazionalizzazione: evitando cioè strategie di delocalizzazione e privilegiando invece la definizione di proposte commerciali specificamente tarate per
le caratteristiche del mercato locale. Si contraddistinguono, infine, per un utilizzo consapevole e maturo delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione: in particolare, grazie a Internet molte di queste sono riuscite a farsi conoscere (tramite siti web e presenza su motori di ricerca) e a
vendere (commercio elettronico) su mercati precedentemente non alla portata (per via della ridotta dimensione aziendale). Le nostre “tigri” sono dunque
un esempio quasi di mutazione genetica: ma così deve essere. Le imprese italiane si sono sempre caratterizzate per una grande competenza tecnicoproduttiva, uno spiccato individualismo e una relativa proiezione esterna, di mercato. Ora servono invece tanto marketing, elevate competenze manageriali
e una forte propensione a “giocare in squadra”: solo, a queste condizioni, la maggioranza latente delle nostre piccole imprese potrà guardare al futuro con
maggior ottimismo rispetto ad oggi. Certo se il sistema Italia riuscisse a uscire dalla gabbia-Stato (burocrazia e procedure) che da trent’anni almeno i
governi della Repubblica promettono di aprire, questa mossa sarebbe il vero e proprio scacco matto alla crisi. La nostra lentezza, l'inaffidabilità della
giustizia, la complicazione che genera corruzione: nonostante tutto questo ci battiamo ancora. Provate a immaginare l'Italia della crisi fuori dalla gabbia...
Giuliano Noci
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