A.CAVALLI – G. ARGENTIN
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Giovani a scuola
Un’indagine della Fondazione per la Scuola
realizzata dall’Istituto IARD
Bologna, Il Mulino, 2007
RICCARDO GRASSI
STILI VALORIALI E VITA SCOLASTICA
La lettura del sistema dei valori ci dà un’immagine di quale sia l’universo di riferimento che guida le
azioni degli adolescenti e che ne esprime i significati e le motivazioni. I valori rappresentano degli
«orientamenti dai quali discendono i fini delle azioni umane» [Bagnasco 1997] ovvero dei fattori che
influenzano le scelte e i comportamenti dei singoli, in un’ottica secondo la quale i soggetti non
agiscono unicamente in base a un modello di razionalità economica (definizione della strategia più
efficiente per raggiungere uno scopo), ma anche, e soprattutto, in base ad un insieme di principi nei
quali si riconoscono e che rappresentano un elemento fondante della propria identità.
La lettura del sistema dei valori ci dà un’immagine di quale sia l’universo di riferimento che guida le azioni
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degli adolescenti e che ne esprime i significati e le motivazioni. I valori rappresentano degli «orientamenti dai
quali discendono i fini delle azioni umane» [Bagnasco 1997] ovvero dei fattori che influenzano le scelte e i
comportamenti dei singoli, in un’ottica secondo la quale i soggetti non agiscono unicamente in base a un
modello di razionalità economica (definizione della strategia più efficiente per raggiungere uno scopo), ma
anche, e soprattutto, in base ad un insieme di principi nei quali si riconoscono e che rappresentano un
elemento fondante della propria identità.
Parlare dei valori dei giovani e degli adolescenti, allora, vuoi dire riflettere su quelli che sono gli elementi
costitutivi della loro identità e su come questi valori sono appresi, interpretati, interiorizzati. Apprendere un
valore significa riconoscerlo all’interno di una situazione, leggerne i significati, trasferirlo nella propria
esperienza e viverlo nella propria vita. Si tratta di un processo complesso e articolato, che poggia su diversi
livelli di consapevolezza e di interiorizzazione, esposto al rischio dei condizionamenti, a processi di revisione,
incertezze, paure.
Parlare di valori vuol dire fare riferimento ad una molteplicità di principi che si sovrappongono, si sostengono e si ostacolano a
vicenda, all’interno di combinazioni dinamiche che possono variare al variare del contesto e della situazione. Non a caso in letteratura
si parla di «sistemi di valori» come il risultato di composizioni e di gerarchie di principi che si combinano in maniera diversa nello spazio
e nel tempo. Allo stesso modo si può distinguere tra una definizione collettiva dei valori, che si esprime quando questi prendono forma
e sono codificati attraverso leggi, norme e istituzioni, e una definizione individuale, che ha a che fare con l’identità e la libertà di scelta
dell’individuo.
Proprio da questo punto di vista alcuni autori [Boudon 2003] leggono nella storia un progressivo processo di individualizzazione dei
valori (o, meglio di trionfo dell’individualismo come valore ultimo).
Vi è un’affermazione dell’individualismo nel senso in cui la felicità dell’individuo sembra più che mai il punto di riferimento (...). Ma
questo individualismo non è in alcun modo una forma di solipsismo. Non implica affatto che i comportamenti siano percepiti uguali tra
loro e che ci si impedisca di giudicarli1.
Un individualismo, che non rappresenta quindi un valore alternativo agli altri, ma un principio ordinatore, un primum mobile che
governa l’alchimia di combinazioni tra le infinite scelte possibili all’uomo contemporaneo.
1
Boudon [2003, 72].
Effettivamente, oggi, i grandi motori di senso che hanno caratterizzato la storia passata e recente (si pensi, ad esempio, agli ideali3
politici e religiosi) sembrano avere una minore capacità di orientamento delle scelte di fondo degli individui, che sarebbero sempre
meno il frutto di una reale adesione a contesti valoriali definiti, e sempre più il prodotto di reazioni a stimoli occasionali e, proprio per
questo, frammentate e contraddittorie.
Anche le tendenze delle culture giovanili messe in luce da Buzzi [1997] (pragmatismo, reversibilità delle scelte, canali a doppia
moralità, accettabilità del rischio, non assunzione di responsabilità)2 sembrano poter essere interpretate come una espressione della
debolezza di un impianto valoriale unitario alla base delle scelte dei giovani contemporanei.
Il problema che si pone è se queste evidenze empiriche siano effettivamente il segno di una fragilità dei sistemi di valori dei giovani
contemporanei (e quindi se sia vera la teoria di un declino morale delle nostre società) o se siano il segno di un diverso modo di
organizzare il senso delle cose e dei comportamenti che caratterizza le nuove generazioni dell’epoca postmoderna e quindi il segnale di
una morale persistente, ma le cui forme e i cui contenuti non sono ancora chiaramente delineati e aspettano di essere svelati.
Alla luce di queste affermazioni, il nostro excursus tra i valori degli studenti italiani prenderà tre direzioni distinte. Innanzitutto si
cercherà di delineare una mappa dei valori adolescenziali: quali sono i valori condivisi dai giovani? Quanto sono condivisi? In secondo
luogo si cercherà di individuare come questi valori siano organizzati e che forza abbiano nell’orientare le scelte di ogni giorno. In terzo
luogo si osserverà come i modelli valoriali presenti tra le giovani generazioni siano in relazione con alcuni fattori caratterizzanti la vita
quotidiana a scuola.
1. Le cose importanti della vita
Per costruire la mappa dei valori presenti tra gli adolescenti italiani, il questionario chiedeva di identificare il grado di importanza di
una serie di elementi che possono comunemente essere interpretati come fattori significativi nell’orientare le scelte di un individuo.
L’elenco è molto articolato e va dall’amore alla pace, dalla bellezza fisica al prestigio sociale. Per ciascun item agli intervistati era
chiesto di esprimere quanto ritenessero quell’elemento importante per la propria vita.
La tabella 3.1 presenta l’elenco degli item proposti, ordinati in maniera decrescente rispetto al numero di studenti che hanno
identificato come «molto importante» l’elemento indicato.
Questa classificazione ci permette di distinguere quattro categorie di valori:
2
Per un approfondimento si rimanda a Buzzi [1997].
—
—
—
—
valori di massa
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valori maggioritari
valori minoritari
valori di nicchia.
Prima di entrare nel dettaglio della descrizione, è bene fare una
precisazione che aiuti il lettore nell’interpretazione dei dati.
Una elevata percentuale di consensi attribuita ad un valore non significa
che questo sia soggettivamente più importante di un altro, o che sia al
vertice dell’intera gerarchia valoriale individuale. Da questo punto di vista
i valori di massa sono valori ampiamente condivisi, ma non
rappresentano necessariamente dei principi in grado di spiegare i
comportamenti dei giovani italiani. L’esempio della salute è, al riguardo,
illuminante. Quasi il 90% dei ragazzi intervistati lo ritiene un valore
importante, tuttavia, in un’altra sezione del questionario, il 25% dichiara
di non essere disposto, per mantenersi in buona salute, a rinunciare a
cose che gli piacerebbe fare, e altri dati di ricerca mostrano come, non di
rado, gli adolescenti mettano in atto comportamenti palesemente
antisalutisti (alimentazione disordinata, uso di sostanze dannose, attività
fisica ridotta...).
Il fatto che un valore sia riconosciuto come tale da molti soggetti non
ci dà alcuna informazione sulla sua importanza, ma unicamente sulla sua
«portata sociale», ovvero su quanto quel valore sia presente all’interno
della sensibilità di una popolazione. In questo senso, il 90% di consensi
registrato attorno al tema della salute ci dice unicamente che nella nostra società questo argomento tocca la sensibilità della grande
maggioranza della popolazione giovanile. Che questo comporti la messa in atto di comportamenti fortemente salutisti o che sia solo il
segno della paura verso la malattia non è possibile dirlo, così come non è dato sapere quanto l’importanza attribuita alla salute sia in
grado di orientare i comportamenti e le scelte di ogni giorno.
Per comprenderlo è necessario spostare il piano della riflessione su un livello più complesso di analisi dei sistemi valoriali, che verrà
trattato nel paragrafo successivo (cfr. par. 2).
Tornando alla nostra mappa delle cose importanti, entriamo maggiormente nel dettaglio delle quattro categorie individuate.
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I valori di massa
Sono quei valori che più di tre quarti degli adolescenti intervistati ritiene molto importanti per la propria vita. Salute, famiglia,
amicizia, libertà, pace rappresentano valori universali per i ragazzi, riscuotono un consenso diffuso e possono rappresentare il minimo
comune denominatore attorno al quale costruire la convivenza sociale.
Più che di mete in sé, si tratta di prerequisiti necessari al raggiungimento della felicità individuale. La salute (come condizione di
assenza della malattia) è considerata un bene necessario per poter svolgere qualsiasi attività e come tale è identificata come
importante dalla quasi totalità dei ragazzi intervistati.
Poco distante dalla salute, famiglia e amicizia rappresentano la dimensione degli affetti. Si tratta di una tematica centrale per la
società odierna, la cui rilevanza ha fatto parlare numerosi commentatori di riflusso verso il privato da parte delle giovani generazioni. In
realtà l’importanza attribuita a questa dimensione può essere funzionale rispetto alla relazione con un mondo esterno complesso,
insicuro, i cui confini sono sempre più vasti ed all’interno del quale è sempre più facile perdersi. La società globalizzata provoca
incertezza [Bauman 1999], porta nelle case di ciascuno i problemi e le ansie del mondo, ma non fornisce in ugual misura luoghi e strumenti per far decantare i timori e produrre tranquillità. Ecco allora che gli affetti, il piccolo gruppo di amici, la famiglia rappresentano
l’approdo sicuro a cui ritornare ogni volta che si rischia di perdersi, il luogo in cui le relazioni sono immediate e per questo intelligibili.
L’insieme dei valori di massa è completato da due elementi al centro del dibattito contemporaneo: la libertà e la pace. Si tratta di
valori che negli ultimi anni sono stati oggetto di grande attenzione da parte dei media e argomento di forte discussione e
coinvolgimento emotivo, soprattutto a causa della guerra in Iraq e del terrorismo internazionale. La loro collocazione al vertice dei
riferimenti valoriali più condivisi non ci dice molto sulle modalità con cui sono declinati dagli studenti delle scuole superiori, ma mostra
come abbiano colto la loro attenzione e come potrebbero essere validi argomenti attorno ai quali costruire un confronto e una
riflessione comune.
I valori maggioritari
In questa categoria sono compresi quei valori che, seppure non vedono un riconoscimento quasi assoluto da parte degli intervistati,
sono tuttavia ritenuti importanti per la maggior parte degli adolescenti. Troviamo un insieme di elementi che sembra avere il proprio
punto di congiunzione nella tematica dei processi di autorealizzazione dell’individuo. Amore, istruzione, tempo libero, lavoro sono tutti
ambiti in cui ogni individuo vive la propria vita e dai quali ricava input forti rispetto al processo di costruzione della propria identità.
A questi si associano altri due elementi (democrazia e rispetto delle regole) che, come avevamo precedentemente osservato per la
salute, rappresentano dei prerequisiti per l’azione sociale a garanzia che le regole del gioco valgono per tutti e che tutti possono godere6
di uguali opportunità di partenza. Si tratta fondamentalmente di una conferma dell’importanza attribuita dalla nostra società all’individualismo ed al soggetto in quanto artefice del proprio futuro. L’irrinunciabilità della libertà individuale trova il suo limite nelle regole
democratiche, necessarie per garantire a tutti di potersi esprimere e realizzare.
I valori minoritari
La terza categoria individuata nell’analisi esprime un insieme di valori che, per quanto riconosciuti come tali da almeno un
adolescente ogni quattro, tuttavia non sono capaci di raccogliere il consenso della maggioranza degli intervistati.
In alcuni casi si tratta di valori che sembrano stare attraversando una parabola discendente (il successo ed il benessere economico,
ad esempio, ma anche la solidarietà) dopo avere vissuto un periodo di grande diffusione tra la fine degli anni Ottanta e la prima metà
degli anni Novanta. In altri casi (sicurezza/ordine pubblico) sono elementi la cui importanza presso la popolazione appare in crescita, in
risposta ai mutamenti che si stanno succedendo nelle società contemporanee e che mettono in crisi un modello di stabilità e di ordine
a lungo condiviso.
I valori di nicchia
In questo caso siamo di fronte a valori che sono significativi solo per una piccola minoranza della popolazione giovanile.
Questo non ci dice nulla sulla loro forza (un forte attaccamento religioso può esercitare un’influenza sulle scelte individuali assai più
rilevante del ritenere importante la democrazia), ma ci permette di osservare come alcune tematiche appaiano essere sostanzialmente
al di fuori della scena della vita degli studenti contemporanei.
In particolare, è interessante soffermarsi su due dimensioni, quali la religione e la politica, la cui rilevanza è riconosciuta da un
numero assai ridotto di studenti. Si tratta di due ambiti di vita lontani dalla quotidianità adolescenziale e, spesso, ricondotti all’interno
di spazi e tempi molto circoscritti che possono acquisire una grande rilevanza per qualcuno, ma suscitare una sostanziale indifferenza
per la maggior parte dei ragazzi. Ciononostante, come si avrà modo di vedere nelle pagine seguenti, continuano ad esercitare una
potente azione di ordinamento rispetto alla gerarchia dei valori che caratterizza i sistemi individuali di riferimento.
2. I modelli valoriali di riferimento
Al di là della diffusione dei singoli elementi valoriali tra la popolazione studentesca, come si combinano i valori tra loro? Sono in
grado di comporsi in modelli internamente coerenti capaci di orientare le scelte finali dei ragazzi?
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Per rispondere a questi interrogativi è stata prodotta un’analisi3 che ha permesso di isolare sei principali modelli di riferimento
valoriale degli studenti italiani.
Il modello affettivo
È caratterizzato dall’attribuzione di importanza a valori quali la famiglia, l’amicizia e l’amore. E il modello con i punteggi medi più alti
e quindi il più diffuso e potenzialmente il più forte nell’orientare le scelte. Quando l’adolescente giudica una situazione a partire da
questa chiave di lettura, le risposte alle sollecitazioni tendono a massimizzare la dimensione affettiva e quindi ad essere guidate dal
sistema di relazioni che caratterizza quel particolare contesto. La razionalità che sta dietro alle scelte diventa quindi quella del
mantenimento/rafforzamento delle relazioni più strette. Gli amici, le persone che compongono l’intorno relazionale della situazione
sono le figure più importanti e quelle che condizionano la scelta finale. Il primo obiettivo diventa non deludere e/o non essere delusi.
Il modello dell’individualismo democratico
Di questo secondo modello fanno parte i valori della libertà, della democrazia e dell’autorealizzazione. L’elemento centrale del
processo di scelta diventa in questo caso il principio democratico che considera l’individuo libero di fare le proprie scelte fintanto che
non danneggi la libertà altrui. Non quindi un individualismo assoluto in cui il singolo è decisore, artefice e destinatario delle proprie
azioni in una forma di solipsismo che esclude tutte le altre figure presenti sulla scena, ma un individualismo che sottostà alle regole
della libertà democratica e che quindi mette un freno al singolo, collocandolo all’interno di un più ampio contesto relazionale.
Il modello ludico
Il modello ludico mette al centro la dimensione del divertimento, del tempo libero e dello sport. E il modello della spensieratezza, da
applicare nelle situazioni in cui si sta con il gruppo di amici. La razionalità è quella del divertimento fine a se stesso e il soggetto ne è
l’interprete e il destinatario. In questi contesti gli altri diventano delle comparse importanti fin quando confermano e aumentano le
possibilità di divertimento del singolo. E un criterio fortemente individualista, in cui gli effetti delle scelte sono esclusivamente legati al
qui ed ora e alla massimizzazione del piacere immediato.
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I sei modelli valoriali sono stati definiti a livello teorico e verificati attraverso analisi fattoriali confermative sugli item individuati. Per una più semplice
lettura dei dati, gli indici sono stati costruiti attraverso un procedimento additivo a partire dai risultati dell’analisi fattoriale e sono stati espressi con una scala
numerica compresa tra O e 10.
Il modello istituzionale
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Il quarto modello si caratterizza per l’attribuzione di importanza alla sicurezza, al rispetto delle regole e alla patria. E un modello che
fa sì che le scelte siano condizionate dalla presenza forte dell’appartenenza istituzionale che impone regole, ma restituisce
appartenenza e sicurezza. Porta sostanzialmente a scelte conservative, ma vede crescere la sua rilevanza in quei contesti in cui sono
messe a rischio le sicurezze e le libertà individuali.
Il modello dell’achievement
È il modello ispirato ai valori del successo. Anche in questo caso l’azione è centrata sul soggetto ed è fortemente individualista. La
presenza sulla scena di altri soggetti è considerata principalmente dal punto di vista strumentale, in quanto facilitatori o ostacoli per il
raggiungimento dell’obiettivo prefissato. La soddisfazione nasce dal fatto di sentirsi riconosciuti e di avere ottenuto ricompense
sostanzialmente di tipo materialistico. E probabilmente il modello più in linea con un certo stile di comportamento fortemente
consumistico.
Il modello dell’impegno
L’ultimo modello attribuisce importanza a fattori quali l’impegno sociale, la solidarietà, la politica, gli interessi culturali. E il modello
meno condiviso dagli studenti italiani. Raggiunge i valori più alti tra i giovani molto legati alla religione cattolica e sostanzialmente può
contrapporsi a quello precedente. La felicità è fortemente legata al fatto di agire in una dimensione collettiva in cui l’azione condotta e
le scelte adottate non ricadono unicamente sul soggetto che le compie, ma sono destinate ad una più vasta collettività di individui.
La figura 3.1 propone un quadro d’insieme dei sei modelli appena descritti, consentendone una interpretazione all’interno della
dinamica complessiva della popolazione studentesca. Esprime i valori medi assunti dai sei indici valoriali e permette di confrontarne la
forza reciproca.
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Come si può facilmente osservare, è il modello affettivo ad avere il maggiore peso, seguito da quello dell’individualismo
democratico e da quello ludico. A livello aggregato si può quindi confermare la prevalenza tra gli adolescenti italiani di un sistema di
riferimento per l’azione individuale che mette al centro il soggetto all’interno del suo ambito relazionale più ristretto. La fusione
affettiva con i familiari e con gli amici più intimi appare quindi un fattore chiave nell’interpretazione dei comportamenti e degli
atteggiamenti degli adolescenti italiani. Una vicinanza che esprime bene il senso della ricerca di una «comunità» [Bauman 2000], in
grado di essere un valido punto di riferimento di fronte ad una società complessa ed articolata, i cui confini e le cui dinamiche sfuggono
al controllo dell’individuo, soprattutto durante la delicata fase adolescenziale di costruzione della propria identità.
Al di là di questa prima lettura dei dati a livello complessivo, la loro interpretazione a livello individuale ci permette di dimostrare
come i sei modelli descritti siano presenti, in qualche misura, in tutti i giovani, a prescindere dalle loro caratteristiche socio-anagrafiche.
In altri termini, non si registrano grandi differenze in base al fatto di essere maschio o femmina, di vivere al Nord, piuttosto che al Sud o
di appartenere ad una famiglia più o meno istruita o più o meno ricca. Le variazioni, anche quando sono statisticamente significative,
sono interpretabili generalmente come lievi fluttuazioni che non modificano radicalmente la composizione dell’universo dei valori
soggettivo. I dati sembrerebbero quindi dimostrare che questi sei modelli valoriali coesistono contemporaneamente all’interno degli
stessi individui, dando vita ad un universo di significati apparentemente eterogeneo e potenzialmente contraddittorio. Affettività,
individualismo, ricerca del divertimento, rispetto delle regole, tensione verso forme di impegno sociale, desiderio di successo sono tutti
orientamenti in grado di influenzare i comportamenti degli studenti italiani, a prescindere dalle loro caratteristiche individuali.
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Anche il tentativo di estrarre dei cluster, ovvero di aggregare gli studenti attorno a delle combinazioni più definite dei singoli modelli
valoriali, fallisce senza dare risultati che permettano interpretazioni convincenti.
Si tratta dunque di schemi di riferimento valoriale che, apparentemente, caratterizzano l’intera popolazione studentesca e che si
combinano in modo differente in base alla situazione contingente che l’adolescente si trova a dover giudicare. Se all’interno di un
contesto il ragazzo o la ragazza tendono a rispondere ad una certa sollecitazione utilizzando come valore centrale di riferimento quello
dell’affettività, in un contesto differente, alla medesima sollecitazione potrebbero rispondere usando come criterio quello
dell’individualismo e dando quindi origine ad un comportamento differente ed apparentemente contraddittorio.
In questo modo verrebbe confermata l’ipotesi secondo la quale le generazioni postmoderne presentano come tratti culturali
peculiari la pragmaticità, la reversibilità delle scelte, la presenza di una molteplicità di canali di moralità che vengono attivati in base al
contesto situazionale più che in relazione ad un preciso sistema di valori e di ordinamento dei significati. Avremmo quindi di fronte una
generazione di adolescenti i cui sistemi valoriali di riferimento sono a geometria variabile, ovvero vengono adattati ogni volta in
relazione al contesto situazionale che il giovane sta vivendo. Ovviamente tali sistemi non possono essere del tutto indipendenti e
contraddittori, in quanto metterebbero a rischio l’identità e l’integrità psicologica del soggetto, ma è anche altrettanto evidente che
sono ben lontani dal presentarsi come sistemi stabili consolidati capaci di rispondere alle sollecitazioni senza esserne messi in
discussione.
Probabilmente si tratta di una soluzione particolarmente efficiente per affrontare la complessità contemporanea che mette a
durissima prova sistemi ordinatori univoci come tradizionalmente sono quello politico o quello religioso.
Prima di poter fare affermazioni più precise dal punto di vista teorico è chiaro che sarebbe necessario sviluppare analisi più
approfondite e su set di dati diversi, ma forse è possibile proporre un’ipotesi interpretativa più convincente del luogo comune secondo
cui le giovani generazioni non avrebbero più valori: la molteplice coesistenza di modelli valoriali diversi, in questa fase storica, potrebbe
essere la risposta efficiente alla crisi dei grandi sistemi di riferimento che non sono ancora riusciti a riorganizzarsi rispetto alle sfide a
cui sono stati sottoposti dalle nuove tecnologie e dall’allargamento degli orizzonti culturali di riferimento. Di fronte alla crisi di un
modello capace di spiegare ed ordinare efficacemente l’universo, e alla luce di una spinta individualistica che mette sempre più in
primo piano il singolo come unico elemento ordinatore, la scelta dei ragazzi italiani di muoversi su più modelli appare potenzialmente
efficiente, soprattutto per chi non ha ancora costruito una propria identità sufficientemente forte e definita.
Il politeismo dei valori degli adolescenti sarebbe dunque la risposta ad una situazione anomica caratterizzata dalla crisi dei grandi
sistemi valoriali tradizionali. Una anomia, che tuttavia non è il frutto della mancanza di valori, bensì il risultato della difficoltà che i
grandi sistemi valoriali tradizionali hanno di interpretare e adattarsi al mutamento culturale che percorre le società contemporanee.
Avere più modelli di riferimento è come scegliere una posizione di basso profilo di fronte al problema del bene e del male. E come
affermare che la nostra razionalità e gli attuali modelli di valore offerti dalla società sono troppo limitati per poter da soli rispondere a11
tutte le domande che la vita quotidiana pone ad un adolescente.
Da questo punto di vista gli adolescenti non negano l’importanza dei valori tramandati dai padri, ma li tengono sospesi, applicandoli
all’interno di contesti limitati, quando questo non appare troppo problematico. Non si tratterebbe quindi di una negazione dei valori
della società adulta, ma di un segnale che i valori trasmessi ed incarnati dalla generazione dei padri hanno bisogno di essere sottoposti
ad un processo di revisione in quanto non sono più in grado di rispondere efficacemente alle nuove sfide della società contemporanea.
3. Cosa avviene a scuola
La scuola rappresenta, per gli studenti che la frequentano, un luogo particolarmente significativo per la strutturazione del proprio
sistema valoriale. Infatti, la vita all’interno di un ambiente ed un contesto relazionale caratterizzato dalla presenza di persone che non
sono scelte autonomamente, ma «imposte» dall’esterno (compagni di classe, insegnanti e gli altri adulti che gravitano attorno
all’istituzione scolastica), e la sollecitazione rispetto ad alcuni temi di impegno (non solo in ambito strettamente politico, ma anche
sociale e culturale) obbligano lo studente a confrontare i propri sistemi e modelli di significato con quelli degli altri attori presenti
nell’ambiente scolastico. Ecco allora che il proprio modello di relazioni, le strategie, le visioni e i principi trasmessi dalla famiglia o dagli
altri attori protagonisti dei processi di socializzazione devono confrontarsi con quelli promossi ed interpretati dagli altri attori presenti
sulla scena.
Si tratta di un passaggio fondamentale per costruire la propria identità sociale ed individuale. Allo stesso tempo si tratta anche di un
momento estremamente dinamico e soggetto a ripensamenti e sperimentazioni.
I dati a disposizione non ci permettono di seguire l’evoluzione dei modelli valoriali degli studenti neI corso del proprio percorso
scolastico, né di identificare i meccanismi che sottostanno alle scelte valoriali che li caratterizzano. Tuttavia ci consentono di osservare
alcuni effetti particolarmente significativi che possono offrire utili spunti di riflessione. Ovviamente, le considerazioni che seguono non
vanno intese ricercando un nesso di causalità tra modelli valoriali e comportamenti/atteggiamenti osservati, in quanto la relazione tra
valori, giudizi ed esperienze è particolarmente complessa, ricca di feedback ed influenze reciproche. Infatti, da un lato i modelli valoriali
di riferimento condizionano gli atteggiamenti e i comportamenti agiti, dall’altro le esperienze vissute all’interno dell’ambito scolastico
vanno a modificare le rappresentazioni che i ragazzi hanno della realtà e, pertanto, la struttura e l’organizzazione del sistema valoriale
di riferimento.
Partendo dalla consapevolezza della complessità insita in questo tipo di relazioni, cercheremo ora di sottolineare, per ognuno dei sei
modelli valoriali descritti nel paragrafo precedente, alcuni degli effetti più significativi che essi sembrano avere rispetto agli
atteggiamenti e ai comportamenti degli studenti all’interno del contesto scolastico.
Ci vogliamo tanto bene
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L’accentuazione del modello affettivo comporta un generale miglioramento del benessere relazionale. Chi dà più peso alla
dimensione affettiva si sente maggiormente ben voluto dai compagni ed è più soddisfatto delle relazioni che ha stabilito con gli altri
soggetti (adulti e coetanei) che abitano la scuola. L’affettività a scuola sembra dunque autoalimentarsi: chi più la cerca, più la trova e,
proprio perché ne riceve una gratificazione immediata, vi investe nuovamente. Il baricentro dell’esperienza scolastica si sposta dai
processi di apprendimento allo sviluppo di relazioni interpersonali, con un conseguente sovradimensionamento della dimensione
emotiva. Questo può condurre però ad un pericolo nella relazione con gli insegnanti: infatti l’insegnante è chiamato a dare una valutazione del rendimento dello studente, che va al di là della relazione personale che si stabilisce all’interno della classe. Tuttavia, nel
momento in cui per lo studente la dimensione emotivo/affettiva ha preso il sopravvento, gli è difficile disgiungere il giudizio che ha
ricevuto sulle sue prestazioni da quello che l’insegnante può avere su di lui/ lei come persona. Soprattutto in situazioni in cui il rendimento dello studente è negativo, questo effetto può dare origine ad una spirale negativa, in cui lo studente associa alla votazione
negativa un sensazione di rifiuto affettivo e di allontanamento da parte del docente, che incrina la relazione e riduce la motivazione
allo studio, portando conseguentemente ad un ulteriore peggioramento delle prestazioni scolastiche.
Studio, dunque sono
Coloro che attribuiscono maggiore importanza al modello individualista si contraddistinguono per ottenere generalmente dei
risultati scolastici migliori, a prescindere dal tipo di scuola frequentata. Allo stesso tempo, si rafforzano le motivazioni espressive e
realizzative della scelta formativa, insieme alla soddisfazione per la propria esperienza scolastica e al desiderio di ricevere continui
stimoli per l’apprendimento. La scuola, dunque, sembra essere in grado di alimentare positivamente questo atteggiamento,
rinforzando, attraverso i propri meccanismi meritocratici, quel sentimento di autorealizzazione che è alla base di questo modello.
L’esperienza scolastica positiva rafforza i livelli di autostima individuale e, allo stesso tempo, la forte autostima acquisita permette ai
ragazzi di raggiungere risultati scolastici migliori. L’accentuamento di questo modello porta ad interpretare la scuola come luogo di
realizzazione di sé e quindi a concentrare la propria esperienza scolastica attorno al processo di apprendimento, alla ricerca di risultati
sempre più positivi.
Chi mi passa i compiti?
Al contrario, i ragazzi più vicini al modello ludico hanno a volte risultati meno brillanti degli altri studenti, soprattutto all’interno
degli istituti tecnici. La scelta della scuola è stata più frequentemente strumentale e/o relazionale. Non a caso questi studenti si
sentono benvoluti dai compagni con i quali hanno un ottimo rapporto, così come con il personale non docente, mentre incontrano più13
difficoltà con il corpo docente. L’accentuazione di questo modello, quindi, sembra portare ad una visione della scuola in cui l’attenzione
si sposta dai processi di apprendimento a quelli del divertimento all’interno della relazione tra pari. L’importanza attribuita alla
dimensione formativa si riduce e lo studio diventa il prezzo da pagare per poter stare con gli amici.
Iper-integrati
I ragazzi che interpretano con più forza il modello istituzionale sono i più integrati. Vivono la scuola soprattutto come una
opportunità di crescita culturale e professionale, sono soddisfatti ed hanno buone relazioni con tutti, compagni e professori. Sembrano
avere maggiormente interiorizzato il senso che dà alla scuola il mondo adulto, interpretandolo compiutamente all’interno della loro
esperienza quotidiana, con un atteggiamento di sostanziale docilità rispetto alle richieste degli insegnanti.
Il successo con o senza la scuola
I ragazzi che mostrano i livelli di achievement più elevati fanno registrare in genere risultati scolastici meno positivi degli altri, sia in
termini di votazioni medie che di presenza di debiti formativi. Allo stesso tempo, tra le motivazioni all’iscrizione si incontra più
frequentemente la volontà di cercare un lavoro redditizio e (tra gli studenti degli istituti tecnici) la scelta di seguire le indicazioni dei
genitori. La scuola non è tanto un luogo di autorealizzazione, quanto uno strumento necessario per poter raggiungere un sogno di
successo materialistico e immediato, alimentato, probabilmente, anche dalle aspettative dei genitori. In questo senso, la scuola si viene
a trovare in una posizione ambigua: da una parte, è percepita come uno strumento utile per poter raggiungere il sogno del successo,
ma dall’altra sembra frustrarlo quando restituisce allo studente delle valutazioni negative. Ecco allora che l’importanza della scuola può
venire improvvisamente ridimensionata di fronte alla presenza di vie alternative per il raggiungimento di quel successo materiale così
fortemente agognato.
Già grandi
Infine, tra coloro che più si riconoscono nel modello dell’impegno, si osserva una maggiore forza della dimensione vocazionale nella
scelta del proprio cammino formativo, unitamente ad una migliore relazionalità con gli adulti. Ragazzi ben integrati con la società
adulta, con una identità più forte, ma, per questo, anche più in crisi con i propri compagni verso i quali più spesso provano un senso di
diversità e di fatica nella relazione.
4. Assenza di valori o sovrabbondanza di valori?
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Al termine di questa analisi non sembra perseguibile l’ipotesi che compare spesso nelle cronache e nei commenti dei mass media di
una crisi dei valori giovanili intesa come riflusso verso un individualismo egocentrico e ludico. L’immagine del giovane senza valori, che
pensa solo a divertirsi e, magari, a «sballarsi», non risponde alla realtà. Il quadro che emerge dalle pagine precedenti mette invece al
centro una lettura della crisi del sistema valoriale contemporaneo che supera i confini della «questione giovanile» e chiama in causa la
capacità di trasformazione dei modelli valoriali tradizionali.
Il politeismo dei valori giovanili diviene allora solo un riflesso del più generale politeismo delle società contemporanee, segno di una
difficoltà ad interpretare la realtà che fa muovere spesso a tentoni, per prove ed errori, in un orizzonte limitato.
Nessuna assenza di valori, quindi, ma la difficoltà ad organizzarli ed ordinarli secondo modelli stabili, in grado di dare coerenza ai
comportamenti, all’interno di un sistema di identità maturo.
Come incide in tutto questo la scuola? La scuola rappresenta per gli adolescenti un ambito privilegiato per la definizione e il
rafforzamento del proprio universo valoriale. È il luogo del confronto e della maturazione di una propria visione del mondo, che si
autonomizza progressivamente dai modelli trasmessi dalla famiglia di origine. Con ciò è evidente che anche la scuola in quanto istituzione è portatrice di un sistema di valori, che si esprime nelle regole che la istituiscono e che governano le relazioni al suo interno. Da
questo punto di vista, sembra essere in grado di alimentare e rafforzare alcuni modelli valoriali consolidati (in particolare quello
istituzionale e dell’individualismo democratico).
Tuttavia la scuola è anche un ambiente in cui la capacità delle persone di mettersi in relazione rappresenta un fattore di
straordinario dinamismo. Per questo, ogni istituto scolastico rappresenta in parte un mondo a sé, all’interno del quale i modelli valoriali
degli studenti possono essere indirizzati verso quelli condivisi dall’istituzione (secondo uno stile educativo per il quale le regole
vengono prima delle persone), oppure possono rappresentare una provocazione che, una volta raccolta, porta allo sviluppo di un
confronto aperto capace di mettere in discussione non solo i principi e i modelli valoriali dei singoli (studenti o adulti che siano), ma
anche quelli che la stessa istituzione scolastica propone esplicitamente, ad esempio, attraverso il proprio piano dell’offerta formativa.