Introduzione Si definisce SMT (Submucosal Stromal Tumor) qualunque neoformazione che origina dagli strati più profondi della parete intestinale, solleva la mucosa, aggetta nel lume del tubo digerente, e la cui natura non può essere determinata con la semplice ispezione endoscopica, né con la usuale biopsia endoscopica (1). In realtà, il termine submucosal è errato, in quanto non necessariamente le lesioni così denominate originano dalla sottomucosa: il vocabolo, più che all’origine istologica, sembra riferirsi al sollevamento della mucosa e alla sua usuale integrità: quindi con questo termine si intendono le lesioni “localizzate al di sotto della mucosa”, piuttosto che “originanti dallo strato sottomucosa”. L’impossibilità per gli endoscopisti di formulare una diagnosi etiologica con l’ispezione o con le usuali tec- RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale Le lesioni sottomucose del tubo digerente rappresentano un attivo campo di ricerca per gli endoscopisti sia sotto il profilo delle possibilità di una completa definizione diagnostica, sia per quello che attiene ad un trattamento esclusivamente endoscopico o combinato con tecniche endo-laparoscopiche. L’articolo riesamina la più recente letteratura sull’argomento relativamente al valore diagnostico della tru-cut EUS biopsy e delle biopsie escissionali e, sotto il profilo terapeutico, riporta i dati relativi alle estensione della ESD alle lesioni sottomucose ed ai più recenti tentativi di tecniche miste endo-laparoscopiche e della NOTES. Leonardo Ficano Dipartimento di Oncologia Università degli Studi di Palermo niche bioptiche (come avviene per la maggior parte delle lesioni che originano dalla mucosa) ha motivato uno speciale interesse per queste lesioni e infruttuosi tentativi di definire una semeiotica morfologica basata su dimensioni, forma, colore, ecc. L’eccezionale capacità della EUS di visualizzare gli strati della parete intestinale ha reso possibile un’accurata diagnostica delle lesioni sottomucose e, dal decennio scorso, questa è diventata un’insostituibile procedura per determinare la natura della lesione e per ottenere una diagnosi citologica (EUS-FNA) (1,2). L’analisi immuno-istochimica dei prelievi citologici ha permesso inoltre di definire con precisione l’istogenesi della lesione in una percentuale molto elevata di casi (4,5). In ogni caso, per quanto attiene alla diagnostica, rimane una questione aperta la possibilità di stabilire la malignità della lesione. Definire il potenziale di malignità è - ovviamente - cruciale per l’atteggiamento tera- Giorn Ital End Dig 2009;32:107-110 Lesioni sottomucose del tubo digerente 107 RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale peutico. Infatti, mentre l’asportazione risulta ovvia per lesioni di grandi dimensioni (>5 cm) o complicate (ulcerate/emorragiche, comprimenti, ecc.), la resezione di lesioni piccole, specialmente se localizzate in aree chirurgicamente “difficili”, può sembrare un rischio inutile, soprattutto se commisurato alla loro usuale lentissima crescita e alla tradizionale attribuzione di benignità. Peraltro, lo sviluppo di tecniche di resezione endoscopica quali la ESD (Endoscopic Submucosal Dissection), originariamente applicate alle lesioni della mucosa, ha spinto alla ricerca di una possibile estensione della loro applicazione anche alle lesioni sottomucose. La letteratura più recente sugli SMT sembra avere focalizzato l’attenzione su due temi principali: la possibilità di una precisa definizione diagnostica, non operatoria, soprattutto relativamente all’eventuale malignità della lesione, e la possibilità di un’asportazione endoscopica, o con tecniche miste endo-laparoscopiche, o più recentemente con la NOTES. Diagnosi Leonardo Ficano > Lesioni sottomucose del tubo digerente 108 L’elevata qualità dei test di imaging oggi disponibili (TC, RM, EUS) consente usualmente di definire con estrema precisione la localizzazione, le dimensioni, l’estensione parietale ed extraparietale e le eventuali metastasi degli SMT. Inoltre, i protocolli di diagnosi immunoistochimica applicati ai prelievi EUS-FNA permettono, nella maggior parte dei casi, di precisarne la natura istiogenetica (GIST: positivo per CD 117/c-kit e CD 34, negativo per SMA (Smooth Muscle Actin), Leiomioma (positivo per per desmina e SMA, negativo per CD117/ c-kit e CD34); Schwannoma (negativo per CD 117/c-kit e CD 34, positivo per la proteina S100) (4,5). Ma abbiamo già accennato al fatto che definire il potenziale di malignità risulta certamente più problematico. Un’affidabile differenziazione tra SMT maligni e benigni non sembra possibile sulla base dei soli criteri ecoendoscopici (dimensione, margini, echo-pattern) (2,3). Con la EUS-FNA difficilmente si riesce a differenziare forme benigne o maligne, dato che i caratteri istopatologici utili per determinare la malignità, come l’attività mitotica, non sono sempre determinabili - o non hanno sufficiente accuratezza - nei prelievi FNA. In definitiva, la diagnosi di benignità di un GIST basata sull’analisi alla ematossilina/eosina dei prelievi FNA non può essere considerata sufficientemente affidabile, per cui il paziente va sottoposto a uno stretto follow-up (5). Risultati molto promettenti erano stati ottenuti da Wang e da Ando (4,5) con la determinazione del Ki 67 e, più recentemente, con la FISH (6) su prelievi EUS-FNA. Ma questi risultati, dato l’esiguo numero di casi, necessitano ancora di conferme definitive. La ricerca endoscopica in questi ultimi anni si è attivata per tentare di ottenere materiale più idoneo per una valutazione istopatologica con l’adozione di tecniche di prelievo quali la biopsia con trucut. I quattro lavori più significativi (7,8,9,10) sulla EUS-TCB (trucut biopsy), pubblicati dal 2004 a oggi (due statunitensi e due europei) contengono purtroppo dati difficilmente comparabili, perché non omogenei: tre studi, che inseriscono nella casistica anche gli SMT, ma non sono specificamente dedicati a queste lesioni (includono anche masse mediastiniche e pancreatiche), hanno il pregio di effettuare una valutazione vs EUS-FNA, pur con diversi protocolli (7,8,9), mentre il quarto studio (10), che include esclusivamente lesioni sottomucose gastriche, effettua una valutazione prospettica della EUS-TCB senza, tuttavia, alcuna comparazione con la EUS-FNA. Una valutazione della specimen adequacy, ricavabile da tutti e quattro i lavori (tabella 1), evidenzia una sostanziale omogeneità con buoni risultati per la TCB in tre studi (83-92%) (7,6,9) mentre nel quarto studio l’adeguatezza del campione crolla al 63% (10). Nei due lavori (7,8) in cui è possibile effettuare una comparazione con la EUS-FNA relativamente all’adeguatezza del campione, quest’ultima metodica ottiene valori di adeguatezza percentualmente più elevati rispetto alla EUS-TCB, anche se la differenza non è statisticamente significativa. tab 1: specimen adequacy Autore Varadarajulu (7) Ginès (8) Saftoiu (9) Polkowski (10) Data EUS - TCB EUS - FNA 2004 83% 100% 2005 92% 2007 89% 96% 2009 63% Complicanze sono state osservate in due dei quattro lavori analizzati (7,10) e tutte imputabili alla EUS-TCB. Le complicanze sono state considerate gravi nel 75% dei pazienti e in 1 caso - relativo tuttavia a una massa mediastinica - è stato necessario il trattamento chirurgico della complicanza. Un’analisi dei fattori che possono determinare il successo della EUS-TCB è stato effettuata da Polkowski (10): la localizzazione sulla piccola curva gastrica è l’unico fattore indipendente predittivo dell’adeguatezza del prelievo (OR 7.4; 95% CI 1.9 - 28: p = 0.004), mentre nessuna influenza sembrano avere l’esperienza dell’operatore, la dimensione della lesione e la RL localizzazione lungo l’asse maggiore dello stomaco. Nelle conclusioni gli Autori di tre dei quattro studi assegnano un valore limitato alla EUS-TCB e, comunque, complementare alla EUS-FNA e solo il lavoro di Ginès (8) conclude affermando che: «EUS-TCB is a safe and accurate procedure to obtain a histologic diagnosis in patients with known or suspected malignancies». Altre tecniche endoscopiche impiegate per ottenere materiale bioptico idoneo sono la strip biopsy e la resezione della lesione. La strip biopsy (sostanzialmente la tecnica della mucosectomia lift and cut), proposta inizialmente da Karita nel 1984 e applicata dallo stesso Autore per avere accesso bioptico alle lesioni sottomucose nel 1994 (11), è stata completamente abbandonata a favore di biopsie escissionali, eseguite con varie tecniche. Relativamente alla validità del campionamento tissutale per le lesioni sottomucose, una valutazione comparativa tra jumbo biopsy ed Endoscopic Submucosal Resection (ESMR) è stata pubblicata da Cantor nel 2006 (12). La quasi totalità delle ESMR era stata del tipo cap-assisted (22,23) e solo in un caso (diametro max 8 cm) era stata effettuata una escissione con ansa, peraltro definita incompleta. La capacità diagnostica delle jumbo biopsy era stata del 17% 4 pazienti su 23 mentre quella della ESMR dell’87% 20 pazienti su 23 con una differenza statisticamente significativa (p =.0001). Erano state osservate 5 complicanze (21,7%), dolore addominale in due casi ed emorragie in tre, ma nessuna aveva richiesto ospedalizzazione o trasfusioni. I dati di questo lavoro confermano i risultati di una precedente serie pubblicata nel 2003 dallo stesso gruppo (13) e cioè che la ESMR ha, come peraltro ovvio, capacità diagnostiche nettamente superiori alla jumbo biopsy, ma è gravata da un elevato numero di complicanze. Sorprendentemente, dopo aver affermato quanto sia importante, specialmente nei pazienti asintomatici, differenziare le lesioni benigne da quelle maligne, per ridurre il numero di complicanze della ESMR, gli autori affermano che l’impiego di quest’ultima va limitato a lesioni maligne o potenzialmente maligne, selezionate in base a criteri EUS, e ciò dopo aver più volte affermato e supportato nella trattazione l’inadeguatezza dei criteri EUS per stabilire la malignità. Trattamento Numerose tecniche di resezione endoscopica delle lesioni sottomucose sono state proposte nell’ultimo ventennio: la resezione con ansa, preceduta da infiltrazione, la lumpectomia, la resezione cap-assisted, etc. Tutte queste tecniche, gravate peraltro da un non esiguo numero di complicanze, sono state quasi sempre proposte come tecniche di biopsia/escissione: avevano cioè lo scopo di fornire materiale idoneo per una diagnosi istopatologica, più che rappresentare delle vere opzioni terapeutiche alternative alla chirurgia. La recente diffusione della ESD, e la messa a punto di devices idonei per realizzarla, ha spinto ad applicare tecniche di resezione analoghe, anche per le lesioni sottomucose. Dopo la pubblicazione nel 2004 del lavoro di Park (14) sull’impiego dello IT-knife per la “enucleazione” delle lesioni sottomucose, sono stati pubblicati molti altri lavori, nella maggior parte dei casi relativi a piccole serie retrospettive, sull’impiego delle tecniche e dei devices tipici della ESD (15,16,17,18). Risulta da queste pubblicazioni l’elevata fattibilità della resezione completa (dal 75 al 100%) con un tasso di complicanze certamente non trascurabile, ma eccezionalmente definite gravi. Una linea differente è invece quella propugnata da Sun, che ha asportato lesioni sottomucose gastriche (19) e, soprattutto, duodenali con la band ligation (20). I presupposti secondo questo Autore stanno nella difficoltà e nel rischio (perforazione) di eseguire altre metodiche quali EMR-C (EMR cap-assisted) o ESD in particolari sedi quali il duodeno. Alla lesione sottomucosa, ovviamente di piccole dimensioni (<12 mm) aspirata nel cap, viene applicata una legatura elastica e lasciata in situ: questa verrà poi eliminata spontaneamente. Le aderenze create dalla reazione infiammatoria della sierosa e il mancato impiego di correnti elettrochirurgiche evita la perforazione. Come sottolineato dallo stesso Sun, la metodica ha lo svantaggio di non fornire materiale per l’esame istopatologico, ma le piccole dimensioni delle lesioni e una EUS-FNA (eco pattern, citologia, immuno-istochimica) favorevole dovrebbero garantire una sufficiente sicurezza di non malignità. Oltre al trattamento esclusivamente endoscopico, un altro fronte di ricerca in questi ultimi anni è costituito dalle tecniche di collaborazione endo-laparoscopiche e da quelle denominate NOTES per prevedere un accesso trans-vaginale. Si tratta, comunque, di esperienze attualmente limitate alle localizzazioni gastriche. I due lavori recentemente pubblicati sul trattamento endo-laparoscopico (21,22) adducono come principale vantaggio di questa tecnica, rispetto alla laparoscopia esclusiva, la minore estensione della resezione a tessuti sani, che dovrebbe evitare deformità e disturbi dello svuotamento gastrico. I due lavori, relativi a un numero molto limitato di pazienti (rispettivamente 7 e 4) e che impiegano sostanzialmente la stessa tecnica, ne sottolineano la fattibilità, l’assenza di complicanze e i limitati tempi operatori. Infine, sempre da Surgical Endoscopy e da Autori giapponesi, è stata pubblicata quella che risulta essere la Giorn Ital End Dig 2009;32:107-110 Revisione della Letteratura > rassegna biennale 109 RL Revisione della Letteratura > rassegna biennale prima esperienza su donne (due casi) di gastrectomia parziale per lesione sottomucosa con accesso transvaginale (23). Colpisce in questo frangente il fatto che, come per molte altre esperienze con la NOTES, per effettuare la procedura siano stati necessari ulteriori due accessi laparoscopici, e non si comprende il vantaggio dell’accesso trans-vaginale rispetto a un terzo accesso laparoscopico. Corrispondenza Leonardo Ficano Dipartimento di Oncologia Policlinico Paolo Giaccone Via del Vespro 129 - 90100 Palermo Tel. +39 091 6552769-4571 Fax +39 091 6554544 e-mail: [email protected] Bibliografia Leonardo Ficano > Lesioni sottomucose del tubo digerente 110 1.Chak A. EUS in submucosal tumors.Gastrointest Endosc 2002;56(4Suppl):S43-8. 2.Buscarini E, Stasi MD, Rossi S, Silva M, Giangregorio F, Adriano Z, Buscarini L. Endosonographic diagnosis of submucosal upper gastrointestinal tract lesions and large fold gastropathies by catheter ultrasound probe. Gastrointest Endosc 1999;49:184-91. 3.Rösch T, Kapfer B, Will U, Baronius W, Strobel M, Lorenz R, Ulm K. 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