chinesiterapia e instabilità vertebrale

Atti del I Convegno della Sezione SIMFER di Riabilitazione Ambulatoriale
« Passaggio Lombo-sacrale e Sacro-iliache: progetto e programmi riabilitativi multidisciplinari »
a cura di M. Monticone
Pavia, 22 Novembre 2003
CHINESITERAPIA E INSTABILITÀ VERTEBRALE
Michele Romano e Stefano Negrini
Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale, ISICO, Milano
Uno dei più grossi limiti nello studio della colonna vertebrale è costituito dalla difficoltà
di poter osservare il sistema “in vivo”.
Mentre per altri complessi biologici l’investigazione diretta è possibile anche grazie alla
similitudine con gli omologhi di altre specie animali, per il rachide ci troviamo a dover indagare
su una struttura utilizzata dall’uomo con modalità assolutamente originali.
A causa di questa situazione, nella maggior parte dei casi, gli studi permettono di ottenere
solo dati deduttivi e mediati dall’osservazione dei tessuti superficiali. Quindi anche la programmazione di un progetto chinesiterapico di stabilizzazione vertebrale presenta notevoli
difficoltà nella messa a punto e nella selezione dei potenziali pazienti che possano trarne beneficio.
Secondo Panjabi l’escursione articolare del rachide lombare può essere divisa in due porzioni.
La prima è denominata “zona neutra”, corrisponde alla parte iniziale del “range” di movimento e si distingue per la scarsa presenza di freni passivi. La stabilità, in questo settore, è
garantita soprattutto dall’azione dei muscoli profondi, adiacenti ai centri di rotazione e quindi
in grado di controllare il movimento delle singole unità vertebrali.
La seconda viene definita “zona elastica”, rappresenta la parte finale del movimento e si
caratterizza per la presenza di vincoli propri che mantengono entro limiti fisiologici la mobilità
dei vari elementi.
Nella “zona elastica”, la stabilità è mantenuta dagli elementi passivi di collegamento, come
le capsule e i legamenti che si mettono in tensione a fine arco.
Classicamente, il meccanismo di stabilizzazione della colonna vertebrale, che gestisce
l’equilibrio fra “zona neutra” e “zona elastica” è costituito da due sottosistemi:
Il sistema passivo formato dal complesso articolare, dai legamenti e dalle capsule che assume un ruolo predominante a fine arco di movimento.
E’ la porzione di ROM che l’intervento chinesiterapico non avrà possibilità di influenzare.
L’integrità anatomica delle strutture citate è condizione indispensabile per assicurarne il buon
funzionamento.
Il sistema attivo, invece, è costituito dai muscoli. La loro azione stabilizzante è fondamentale nella zona neutra quella, cioè, che corrisponde all’esordio del movimento e dove il
sistema passivo è inabile a causa della sua detensione.
I due sistemi si integrano nella funzione del controllo neuromotorio, che riceve informazioni dai recettori presenti nelle strutture periarticolari e che governa la muscolatura paravertebrale.
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Atti del I Convegno della Sezione SIMFER di Riabilitazione Ambulatoriale
« Passaggio Lombo-sacrale e Sacro-iliache: progetto e programmi riabilitativi multidisciplinari »
a cura di M. Monticone
Pavia, 22 Novembre 2003
Il bersaglio del trattamento chinesiterapico è rappresentato, quindi, dal sistema attivo di
stabilizzazione e dalla funzione di controllo neuromotorio.
Gli elementi muscolari ritenuti maggiormente responsabili della stabilità vertebrale sono il
multifido e il traverso dell’addome.
Per il multifido si è notato, per esempio, che la sua sezione diminuisce visibilmente in caso
di mal di schiena e che la sua attivazione risulta ritardata nei soggetti che soffrono di lombalgia.
Per quel che riguarda il trasverso si è visto che è l’unico muscolo a mantenere un’attività
costante nel corso di tutti i movimenti della colonna e che è il primo ad attivarsi quando la
colonna viene compressa.
Gli obiettivi del trattamento prevedono il rinforzo di queste componenti muscolari ma
soprattutto l’esaltazione della loro reattività.
Gli esercizi saranno caratterizzati da difficoltà crescente, con componenti di equilibrio e di
tenuta in condizioni di strapiombo.
L’educazione posturale e del movimento è un’altro degli aspetti fondamentali del trattamento conservativo. Sarà indispensabile fornire al paziente un adeguato programma di igiene
della colonna, informandolo sui pericoli che il raggiungimento di fine corsa rappresenta per le
componenti passive di stabilizzazione e addestrandolo all’uso di strategie di comportamento
che non sovraccarichino strutture in equilibrio instabile.
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