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a cura del Prof. Vincenzo Trezza – personal trainer ISSA
e professionista del fitness e del management sportivo
Lombalgia
e allenamento
Con il termine mal di schiena s’intende
un complesso di sintomi a carico del tratto
dorso-lombare della colonna caratterizzato
dal dolore e dalla limitazione funzionale.
Studi eziopatologici relativi al mal di
schiena hanno evidenziato che solo
il 20% è provocato da un problema
specifico nella colonna vertebrale. Tra
questi rientrano le alterazioni congenite
della fusione dell’anello posteriore (schisi),
spondilolisi e spondilolistesi (fenomeni di
dislocazione dei dischi vertebrali), sacralizzazione dell’ultima vertebra lombare
(scomparsa quindi dello spazio l5-s1), osteocondrosi giovanile, ernia del disco, artrosi,
osteoporosi, tumori e non ultima, per le
modificazioni posturali che apporta, la
gravidanza. L’80% dei problemi di mal di
schiena è provocato da forme aspecifiche
tra cui rientrano: soprappeso e obesità,
stess, altezza corporea, sedentarietà,
microtaumi ripetuti, qualità del lavoro e
posture scorrette in generale.
Quando si parla di lombalgia di origine
posturale, si può pensare che durante la
fase statica vi è un aumento dell’angolo
lombo-sacrale, con conseguente accentuazione compensatoria della lordosi
lombare; tutto il peso del corpo viene
quindi ad appoggiarsi sulla base del
sacro, mettendo in essere tutta una serie
di forze che si oppongono allo scivolamento intervertebrale, i legamenti così,
iperdistendendosi creano un algia.
Nelle lombalgie di origine cinetica possiamo verificare tre casi:
a) sollecitazioni anormali su rachide
lombo-sacrale normale: la resistenza
muscolare o si esaurisce o è sopraffatta
dai carichi e quindi ne risentono tutti i
legamenti della colonna vertebrale, lo
stress si ripercuote alle articolazioni e per
compensazione antalgica muscolare si
avranno modificazioni delle fisiologiche
curve della colonna;
b) sollecitazioni normali su un rachide
anormale: qui il dolore è ancora maggiore perché una colonna già alterata
strutturalmente esaurisce rapidamente
la capacità di carico;
c) sollecitazioni normali su un rachide
impreparato a subirle: in questo caso
tutto sembra nella normalità tranne che
la colonna vertebrale e la muscolatura
ad essa connessa non sono preparate
adeguatamente a compiere quei movimenti.
L’approccio terapeutico sarà incentrato
su tre momenti: in primis il paziente dovrà
essere rassicurato dal suo personal trainer
che in specifici casi potrà collaborare anche con il medico curante del paziente;
la seconda tappa può includere terapie
farmacologiche sotto controllo medico,
mai quindi per automedicazione o per
consigli di amici o anche istruttori in palestra; infine agire per risolvere il problema
con un buon lavoro cinesiterapico effettuato in palestra.
In palestra il paziente dovrà essere valutato
in modo analitico per valutare la durata,
la sede e l’intensità del dolore, quindi si
individuano gli obiettivi raggiungibili con
sole tecniche fisiche. Si faranno esercizi di
potenziamento della muscolatura senza
aumentare l’intensità del dolore e si eseguiranno esercizi di stretching che possano
migliorare il ROM articolare.
Infine sarà prevista una valutazione della
postura e un allenamento inteso a recuperare quei movimenti specifici maggiormente ripetuti nella vita professionale
del soggetto.
Insieme a queste valutazioni dovremmo
effettuare anche una valutazione globale
del soggetto partendo dalla considerazione
che ogni componente del corpo sia legata
a più livelli alle altre parti dell’organismo.
Per fare solo qualche esempio ricordiamo
cause da malocclusione dentale, l’ipotonia*
dei muscoli cervico-dorso-lombare e la
loro organizzazione, la forza dei muscoli
addominali, la mobilità dell’anca e la
funzionalità di assorbimento degli urti da
parte del piede. Infine come considerazioni
interessanti degli ultimi anni si evince anche l’importanza dell’alimentazione e di
situazioni emozionali negative quali stress,
ansia cronica, timidezza, che possono
sfociare in un tipico atteggiamento con
chiusura in antero flessione delle spalle
che a lungo andare possono condurre
a lombalgia.
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