MACEOECONOMIA AVANZATA CRESCITA ENDOGENA Pasquale Tridico Università di Roma “Tre” [email protected] Il sesto fatto stilizzato di KAldor • …non vi sono prove significative di convergenza nei tassi di crescita del reddito pro capite tra i paesi del mondo e neppure nel lungo periodo • Al contrario la convergenza nei tassi di crescita nei livelli di reddito è uno dei maggiori risultati della teoria della crescita esogena (neoclassica) La teoria della Crescita Endogena • LA teoria della crescita endogena ha ripreso la posizione kaldoriana di non convergenza • Cerca di superare i modelli di Solow e Swan basandosi sulla constatata non – convergenza nella realta • Tuttavia condivide la metodologia neoclassica e ne riprende diversi postulati • Prima fra tutte il PO di N – flessibilità dei p Limiti e precisazione • Allora l’obbiettivo principale di questa teoria, dimostrare la non convergenza, viene dimostrato soltanto facendo leva sulle ragioni che possono dare vita a diversi livelli di produttività nei diversi paesi. • Il tasso di crescita con PO è infatti =alla crescita di Y/L e al tasso di crescita del tasso di attività della pop. (trascurabile) Al contrario…ritorniamo a Harrod-Domar • Se invece si riconosce che esiste una riserva di manodopera disoccupata, la spiegazione della NON CONVERGENZA si trova gia nel modello di Harrod Domar e anche in quello classico. • Se non si parte da PO, y p-capite di p1 può continuare a crescere + di p2 non solo x via della produttività ma anche se il reddito cresce in misura maggiore Altri Limiti della TCE • E’ sufficiente allora x spiegare i diversi tassi di crescita di y, considerare i diversi tassi int.nali di s e I. Nel modello di Domar il tasso di crescita di y, g=s/v. Dato n, il tasso di crescita di y p.capite (s/vn) è determinato da s x ogni n. • Va inoltre notato che x quanto riguarda i differenziali di crescita di produttività, x gli economisti meno legati alla scuola neoclassica, non occorreva creare un “nuovo” apparato cd della TCE. Esistevano già i modelli di Kaldor sul progresso tecnologico ma anche quelli basati su analisi reali di diffusione del progresso tecnologico differenziato, gap tecnologico, etc. Esogeno e endogeno • LA teoria della crescita endogena si contrappone ai risultati della teoria esogena in quanto va alla ricerca di elementi endogeni alla sfera economica e quindi all’analisi economica in grado di condizionare la crescita della produttività differentemente nei diversi paesi. Al contrario, nella crescita esogena il sentiero di crescita verso cui l’economia converge è caratterizzato da un tasso costante di crescita della produttività del tutto esogeno (e il progresso tecnico non è condizionato da elementi endogeni, al contrario è un free-good, “manna dal cielo” accessibile a tutti) • • TNE e TCE Le hp fondamentali della Teoria Neoclassica Esogena x la convergenza sono 2: 1. PT come free good esogenamente dato. 2. PMK decrescente e FdP con rendimenti costanti di scala. La Teoria della Crescita Endogena affronta il problema della non convergenza attraverso 2 strade: 1. Sostituisce la prima hp neoclassica con quella di PT endogeno. Ogni paese ne ha uno suo….. 2. Allarga il concetto di K, cioè di fattore riproducibile, in modo da eliminare ogni fattore ad esso complementare e quindi anche la causa della sua PM decrescente (K si autoriproduce, quindi non è necessariamente richiesto K+L x mantenere costante la Produttività). Le HP della TCE • Ciascuna di queste 2 hp è in grado di spiegare la non convergenza (NC) • Il PT non è disponibile x tutti i paesi in = misura e non è un free good, esso dipende fondamentalmente da fattori endogeni allo specifico paese. • Pertanto i PS continueranno ad avere crescita più rapida x via della loro capacità acquisita in termini di PT, e i PVS ad avere una crescita più lenta, con il risultato che le distanze potranno aumentare anche nel LP Capitale auto-riproducibile • Il K a differenza della terra e del lavoro è riproducibile nell’ambito del processo produttivo. Assieme al PT il K è una forza dello sviluppo • LA Teoria neoclassica ha sempre pensato che il K non possa funzionare da solo ma ha bisogno di essere associato a fattori non riproducibili. Di conseguenza la PMK sarà decrescente. LA PMK è decrescente fintanto che lo stesso processo che riproduce K non sia in grado di riprodurre anche i fattori ad esso complementari (L e T). • Se tutto fosse riproducibile allora non vi sarebbe ragione di assumere PMK decrescente. • Oggi si può ritenere che il lavoro istruito – il capitale umano- è riproducibile. • Allora si può ritenere che entrambi, kapitale umano e kapitale fisico, siano riproducibili. RENDIMENTI CRESCENTI • Riprendendo Smith e Kaldor la TCE assume quindi rendimenti crescenti di scala realizzati attraverso aumenti endogeni della produttività. Nel quadro neoclassico ciò non si conciliava con concorrenza perfetta e formalizzazione ortodossa. • La TCE li giustifica introducendo LE ESTERNALITA’ (Es. Fomazione, Strade, Inquinamento, INNOVAZIONE, etc). (vd. altro ppt) • La singola impresa può avere rendimenti costanti ma a causa degli effetti positivi delle ESTERNALITA’ (….), nell’insieme del sistema economico si possono avere RENDIMENTI CRESCENTI Crescita endogena e assenza di convergenza • Più ampia è la dotazione di K maggiore è la crescita della produttività a causa dei Rendimenti crescenti di scala o delle esternalità (ad es. learning by doing). • La costanza del tasso di rendimento dei fattori implicata dalla crescita endogena conduce alla costanza del rapporto K/Y l’accumulazione del capitale è indipendente dal rapporto K IL Modello AK Yt=AKt K sta ad indicare l’insieme dei fattori accumulabili o riproducibili in senso esteso, anche la conoscenza, i beni capitali creati dalla spesa pubblica. I fattori non accumulabili (ad esempio il lav non specializzato) non hanno importanza e non rientrano. Quindi K = Capitale umano e capitale fisico. Supponiamo che il numero dei L cui è riferibile la componente di C-Umano compresa in K coincida con l’offerta, cioè vi sia PO. y=Ak sAKt It − n = sA− n gy = gkt = gKt − n = − n = Kt Kt Il tasso di crescita di Y/L=(produtt.K x s )- n. In questo caso il tasso di risparmio influisce sul tasso di crescita di lungo periodo al contrario di quanto avviene nel M. di Solow. In questo caso i rendimenti di scala sono ancora costanti ma la produttività del K è costante, il tasso di crescita non è + convergente gk, gy sA n kt Conseguenze • La produttività cresce a tasso costante, e essa ora è endogena nel senso che dipende dalla grandezza di s e di A, che con tecnologie ovunque diverse può risentire di un effetto paese. • Un aumento di s aumenta il tasso di crescita non solo temporaneamente ma anche permanentemente. Quindi 2 paesi a confronto crescono con tassi di crescita diversi e non c’è nessuna convergenza. • Inoltre se si riduce K/L ciò non provoca un aumento temporaneo del tasso di crescita capace di riparare rapidamente alla perdita. Critiche • Come si può giustificare l’assenza di lavoro non specializzato? • Nei PVS questo rappresenta una costanza • Come si concilia l’HP di PO? • Se si rimuovesse si tornerebbe facilmente al modello HD dove il tasso di crescita del prodotto (s/v) e quello del prodotto pro-capite (s/v-n) sono “endogeni”, ma non quello del prodotto per addetto, proprio in virtù dell’assenza di PO Confronto TCE-Harrod Domar • Potrebbe andar bene il modello anche nei ps se il lavoro non istruito non costituisse una risorsa scarsa (no PO). In tal caso w non è di PO ma di sussistenza. Risulta allora bloccata la possibilità di sostituzione tra lavoro non qualificato e altri fattori basati sulla flex. dei prezzi, e si opera come se vi fosse una FdP a coefficienti fissi. In questo modo, senza dubbio, si potrebbe ammettere che si ritorna al modello di Harrod Domar. Osservazione • Delle due una: o il modello AK si applica solo nei casi in cui il lavoro comune qualif. e non, ha importanza trascurabile (ma allora la sua applicazione nei PVS è trascurabile), oppure se il lav comune non è limitante x l’ampia riserva di manodopera, il modello AK non fornisce un contributo nuovo rispetto a HD. Rimane un modello endogeno della crescita di Y e di Y pro capite ma non della produttività Crescita endogena e divergenza • A tassi di crescita di accum. di K diversi, anche se costanti, può corrispondere una dilatazione dei divari tra i livelli di redditi pro capite dei diversi paesi, se sono i paesi poveri ad avere i tassi di crescita inferiori. In molti casi, secondo la TCE, lo stock di capitale futuro è funzione dello stock di capitale presente La mancata convergenza riguarda • I livelli di reddito • I tassi di crescita • Entrambi IMPORTANTE:Le differenze di livello di reddito osservate vengono attribuite al temporaneo disequilibrio tra gli investimenti effettivi e gli investimenti necessari. NECESSARIA LA P.E. Se c’è convergenza assoluta il divario si presenta solo nel corso della transizione allo SS Le differenze nei tassi di crescita derivano dalla lontananza dallo SS La mancata convergenza • La mancata convergenza nei livelli di reddito avviene tra 2 paesi con condizioni iniziali diversi. • la divergenza può interessare anche due paesi che condividono le stesse condizioni iniziali. • l’impostazione neoclassica tendeva ad escludere l’associazione tra condizioni iniziali sfavorevoli e tassi di crescita ridotti Le implicazioni di politica economica ciascun paese ha la possibilità di registrare una dinamica di lungo periodo divergente rispetto agli altri paesi. se le aree “povere” potessero evitare il sottoinvestimento ed adottare un’opportuna strategia per non soffrire di differenze nei “caratteri distintivi” rispetto alle aree “ricche”, ogni divario nei tassi di crescita pro capite fra le diverse aree potrebbe essere superato ed il reddito pro capite dei paesi “poveri” potrebbe convergere a quello dei paesi “ricchi”. Convergenza beta e convergenza sigma Abbiamo visto …che la convergenza beta e convergenza sigma prendono in esame aspetti diversi della dinamica della distribuzione e possono avere un andamento contrastante. la dispersione dei valori del reddito pro capite (misurata dalla convergenza sigma) può aumentare o diminuire quando i paesi “poveri” crescono a tassi maggiori di quelli dei paesi “ricchi” (misurata dalla convergenza beta) In realtà spesso si osserva un mix delle posizioni (churning) implica che regioni a reddito iniziale più basso superino altre più ricche e siano poi a loro volta nuovamente superate • a un primo periodo di convergenza sigma quindi fa seguito un altro di divergenza sigma poiché successivamente al catching up lo scavalcamento comporta un aumento della dispersione • Sigma costante, crescente, decrescente • Beta negativo, positivo (significativo?) BETA e SIGMA • l’indicatore della convergenza sigma registra gli scostamenti dalla media, ma è incapace di evidenziare i paesi le cui economie si avvicinano o si allontanano • l’indicatore della convergenza beta dipende dall’intervallo temporale considerato e dalla selezione delle unità d’analisi (come avevamo osservato anche nella TNE). • L’eventuale discordanza delle due misure di convergenza mette in luce i limiti delle due concezioni, ciascuna da sola insufficiente a descrivere compiutamente il fenomeno della convergenza Molteplici determinanti Specializzazione, processi cumulativi e divergenza regionale dei redditi • Economia aperta, integrazione commerciale e convergenza dei prezzi • polarizzazione fra aree: – dinamiche caratterizzate da concentrazioni di imprese dei settori ICT – statiche in cui i settori tradizionali potrebbero scomparire sotto la pressione dalla concorrenza Conclusione • una pluralità di determinanti delle traiettorie dei paesi, in luogo del modello stilizzato costituito da un’unica funzione di produzione,fa sì che il processo di crescita possa culminare sia nella convergenza che nella divergenza, piuttosto che nello stato stazionario che viene assunta dal modello soloviano. • Nei mercati di concorrenza monopolistica, le economie di scala e le forti interrelazioni che si stabiliscono nelle aree a forte presenza di R&D e di capitale umano ad alta qualificazione rappresentano un sicuro fattore di espansione produttiva e consentono il rapido incremento delle quote di mercato a danno dei competitori