PREVENZIONE Nuovi strumenti per il cancro del SENO di Agnese Codignola Corbis La mammografia è un esame che ha salvato la vita di molte donne, ma non è perfetto. Si può fare di più con i miglioramenti della tecnologia L’ARTICOLO IN BREVE Nello screening delle donne sopra i 50 anni, la mammografia rimane l’esame più affidabile e disponibile. Il passaggio all’immagine digitale ha però migliorato le possibilità di diagnosi precoce, specie nelle donne più giovani. La risonanza magnetica spesso crea falsi allarmi ma è fondamentale in alcuni casi precisi ben noti ai senologi. Comunque non può sostituire la biopsia. Nei casi dubbi può essere utile un nuovo tipo di PET, capace di studiare anche una sola mammella. Lo studio del flusso sanguigno nei nuovi vasi creati dal tumore potrebbe essere una strategia innovativa per la diagnosi non invasiva, ma è ancora allo stadio sperimentale. Infine la tecnica del lavaggio dei dotti galattofori fornisce cellule che si possono poi studiare al microscopio, un po’ come accade nel Pap test per la diagnosi precoce del cancro della cervice. iciamolo subito: la mammografia è e resta l’esame più affidabile e sicuro per la diagnosi precoce del tumore della mammella, anche se molte altre tecniche ne stanno insidiando il primato, soprattutto in caso di donne con caratteristiche particolari”. Sgombra il campo da possibili equivoci Marco Rosselli Del Turco, presi- D “ dente dell’EUSOMA (European Society of Breast Cancer Specialists, la società europea che raggruppa gli esperti di tumore della mammella) e per molti anni direttore scientifico del Centro per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze, da dove ha animato alcune delle più importanti campagne di screening della popolazione femminile mai realizzate in Italia. E precisa: “Una distinzione fondamentale, da tenere sempre presente, riguarda il tipo di diagnosi precoce di cui si parla: quando si ragiona su uno screening di popolazione, cioè su un’iniziativa che chiami, per esempio, tutte le donne di cinquant’anni di un certo territorio, la mammografia tradizionale è tuttora l’esame di scelta, perché ha un alto valore predittivo e perché, dal punto di vista pratico, gli strumenti sono disponibili e i costi sostenibili. Se invece si parla di esami che la singola donna decide di fare o meno in base alla sua situazione clinica personale, il discorso è diverso, e la valutazione sul tipo di esame va fatta caso per caso in base a tutti gli elementi che possono influenzare il rischio soggettivo”. CON L’AIUTO DEL COMPUTER La mammografia resta dunque il meglio per la stragrande maggioranza delle donne, ma anch’essa ha cambiato natura, perché nel tempo, come gran parte delle metodiche di imaging, è diventata (anche) digitale. I mammografi digitali sono strumenti che registrano e archiviano migliaia di immagini non su lastra fotografica ma su computer, al fine di poterle poi confrontare nel tempo o inviare laddove ve ne sia necessità. Ma la mammografia digitale non è solo questo, perché è lo stesso computer, e non l’occhio umano, ad analizzare le immagini e a segnalare eventuali anomalie. “Alcuni grandi studi hanno contribuito a delinearne meglio la fisionomia e le potenzialità” Fondamentale aprile 2009 17 PREVENZIONE spiega Rosselli Del Turco. Tra questi, in particolare, il Digital Mammographic Imaging Screening Trial, condotto negli Stati Uniti a partire dal 2001, che ha confrontato i test digitali con quelli su lastra in oltre 42.000 donne sottoposte a entrambe, e mostrato la superiorità dei primi sui secondi nelle giovani, che hanno un seno più denso. Secondo quanto riferito su Radiology, però, dopo i cinquant’anni le differenze tenderebbero a scomparire, e oltre i 65 anni la mammografia tradizionale sarebbe leggermente superiore a quella digitale. BENEFICI E RISCHI DELLA RISONANZA Un altro tipo di esame che negli ultimi anni è stato oggetto di molti studi è la risonanza magnetica, che rispetto alla mammografia presenta il vantaggio di non esporre la donna ai raggi X, anche se in moltissimi casi necessita di essere potenziata con un mezzo di contrasto radioattivo. La risonanza, tuttavia, non è un test che possa sostituire la mammografia. Spiega in merito Rosselli Del Turco: “Per il momento il suo impiego è limitato a casi selezionati, nei quali può essere decisiva, ma non va esteso perché può comportare più problemi di quanti non ne risolva a causa dell’alto numero di falsi positivi, cioè di esami che sembrano mostrare qualcosa che non va anche quando non c’è proprio nulla”. Che sulla risonanza si dicano spesso cose inesatte, del resto, lo dimostra un documento ufficiale reso noto dai senologi italiani durante un congresso nazionale nel 2007, che inizia 18 Fondamentale aprile 2009 così: “Non si deve eseguire la risonanza magnetica per caratterizzare una lesione mammaria quando è possibile farlo con un semplice prelievo con ago”. Questo significa che per capire se una lesione è benigna o maligna è sempre meglio guardare direttamente le cellule ottenute con una biopsia. E prosegue con una serie di indicazioni precise delle situazioni nelle quali è consigliabile l’esame: nella sorveglianza delle donne ad alto rischio, per lo più genetico-familiare; quando si sospettano tumori multipli, ovvero più noduli tumorali nella stessa mammella, o la presenza di tumore in entrambe le mammelle; per la valutazione dell’effetto della chemioterapia da effettuare prima dell’intervento nei tumori avanzati; quando si sospetta una recidiva della malattia, nei casi in cui non sia ritenuto opportuno il prelievo con ago o questo si sia rivelato non conclusivo; nei rari casi in cui il tumore si presenti con metastasi (per lo più ai linfonodi ascellari) e mammografia ed ecografia non rilevino il tumore che le ha originate; quando si sospetti la rottura delle protesi mammarie. CHE FARE NEI CASI DUBBI Quando poi i primi esami hanno generato dei dubbi, molto spesso si ricorre alla tomografia computerizzata (TC): anche in questo caso, accanto a quella tradizionale, poco specifica (cioè poco capace di discriminare tra un tipo di tumore e l’altro), si sta facendo strada la PEM, o mammografia a emissione di positroni, ossia una PET ad alta definizione, ...strume LA RICERCA CONTINUA Quando fare cosa sviluppata proprio per esamina- su un approccio diverso: cerre piccole porzioni di corpo care il tumore attraverso i vasi come, appunto, una o due che esso forma via via che inimammelle; la tecnica è usata, zia a proliferare. Ne fanno per ora, in donne che sono par- parte, tra gli altri, un tipo di eco Doppler tridimensionale ticolarmente a rischio. Di PEM si è parlato molto che, secondo alcuni dati, anche all’ultimo congresso di sarebbe in grado di distingueSan Antonio, l’appuntamento re quando un flusso di sangue che ogni anno riunisce in Texas appartiene a un tessuto sano e i migliori esperti del mondo in quando no, e l’imaging per ambito senologico, perché sono assorbimento ottico dinamico, una metodica stati presentati alcuni dati Le tecniche nuove del tutto innocua, basata sulle molto interessono utili caratteristiche santi. Gli oncologi del Boca solo per ulteriori della luce riflessa dai vasi appena Raton Commuconferme formati, in stunity Hospital, in Florida, hanno infatti sottopo- dio e già in uso come integrasto a PEM oltre 200 donne e zione di altri esami quali l’ecodimostrato così che la sensibili- grafia. Esistono poi tentativi già tà (cioè la capacità di trovare un nodulo sospetto) è del 100 per piuttosto avanzati di sfruttare cento nei seni a maggiore com- le caratteristiche delle onde ponente grassa, del 93 per cento radio con un vero e proprio in quelli densi, dell’85 per cento radar, in studio da più di cinin quelli estremamente densi, que anni presso l’Università di del 90 per cento nelle donne in Bristol. Gli esperti hanno premenopausa e del 94 per infatti già effettuato un primo cento in quelle già in menopau- studio pilota su una sessantina sa. Questo, hanno spiegato gli di donne, con risultati molto autori, è possibile perché, a dif- soddisfacenti (simili a quelli ferenza delle tecniche classiche, ottenuti nelle stesse donne la PEM non è influenzata della con le mammografie classidensità del seno né dello stato che), e ora stanno conducendo ormonale (determinato dalla il primo studio di grandi presenza o meno della meno- dimensioni. pausa o dall’assunzione di terapie ormonali), né è gravata da COME UN PAP TEST un alto numero di falsi positivi MA PER IL SENO come la risonanza magnetica; Infine, c’è una metodica inoltre si basa su sole 48 imma- studiata, tra gli altri, dal grupgini, contro le 2.000 fornite in po di Bernardo Bonanni, media dalla risonanza. direttore della Divisione di prevenzione e genetica oncologica dell’Istituto europeo di SEGUIRE I VASI Accanto a queste tecniche oncologia di Milano, che sta ce ne sono poi altre, per ora dando risultati molto interesancora in studio, che si basano santi: quella del lavaggio dei dotti. Spiega Massimiliano Cazzaniga, membro del team che sta lavorando sulla ricerca: enti Prima dei 40 anni: salvo fattori di rischio specifici come mutazioni dei geni BRCA1 e 2, non è il caso di fare esami particolari se non una visita ginecologica annuale. Tra i 40 e i 50: il rischio è molto limitato e la decisione è soggettiva. Il test più indicato è la mammografia, unita o meno all’ecografia, che può individuare fino al dieci per cento di tumori in più non scoperti con i raggi X a causa della densità del seno, ancora alta. Dopo i 40, quindi, può iniziare il controllo sistematico del seno che però, sottolinea Rosselli Del Turco, non è indispensabile (le linee guida internazionali fissano ai 50 l’asticella dell’inizio del test), ma se viene iniziato deve essere portato avanti con regolarità, facendo esami una volta all’anno o ogni due anni, secondo quanto consiglia il medico; in caso contrario, infatti, si rischia di perdere quell’anticipazione della diagnosi che la regolarità delle verifiche può assicurare. Tra i 50 e i 70: è la fascia d’età nella quale il rischio è maggiore. Secondo tutti gli esperti e le linee guida, tutte le donne devono sottoporsi alla mammografia con regolarità ogni uno-due anni; ciò consente un’anticipazione della diagnosi di 2-3 anni e una riduzione della mortalità del 40 per cento. Nelle donne di questa età l’incidenza della malattia è di un caso ogni venti, e i rischi sono sicuramente bilanciati dai benefici. Dopo i 70: l’orientamento di molte società scientifiche internazionali è quello di consigliare alle ultrasettantenni di continuare con i controlli mammografici almeno fino ai 75 anni, perché la vita media si è allungata e, soprattutto, perché oggi si interviene, con buoni risultati, anche nelle pazienti anziane, che hanno un’aspettativa di vita che spesso supera i dieci anni. “In questi anni la casistica è arrivata a circa 850 donne controllate, e si può dire che il suo potere diagnostico è buono. La tecnica, che consite nell’analisi di quanto si ottiene lavando i dotti galattofori con una soluzione iniettata nella mammella, è basata sull’analisi della forma delle cellule tumorali presenti nel liquido stesso e, da qualche mese, anche sulla ricerca di specifici marcatori tumorali, ed è indicata per le donne a rischio (per familiarità, perché dotate di un corredo genetico che le predispone alla malattia o perché ex malate). Per ora è proposta solo nell’ambito di protocolli sperimentali”. Il principio è simile a quello del Pap test, utilizzato per la diagnosi del carcinoma della cervice uterina. Il gruppo del’IEO sta portando avanti anche un altro studio sul lavaggio dei dotti: la verifica, nello stesso liquido, della presenza di DNA virale, per capire se vi siano o meno prove di un coinvolgimento di qualche virus nell’insorgenza della malattia. “Abbiamo lavorato su diversi virus e soprattutto sul papillomavirus (HPV); analizzando la presenza di DNA virale abbiamo scoperto che non sembra esserci un rapporto causale tra virus e malattia, ma può essere che il DNA non sia il bersaglio giusto, e stiamo quindi ripetendo i test sull’RNA virale”. Il futuro potrebbe quindi offrire una varietà di esami al di là della mammografia, consigliati a seconda delle caratteristiche personali. Fondamentale aprile 2009 19