Attività ottica dei composti chirali Una molecola è detta “chirale” quando non si può sovrapporre alla propria immagine speculare nelle tre dimensioni. La “chiralità”di una molecola è quindi legata alla simmetria di questa. I composti chirali possiedono attività ottica, ovvero la capacità di deviare il piano della luce piano-polarizzata di un determinato angolo, indicato con la lettera greca “α”. La luce è polarizzata quando le onde elettromagnetiche che la compongono oscillano su un unico piano. L’attività ottica è definibile come la rotazione effettuata da parte degli enantiomeri (isomeri con stesse proprietà chimico-fisiche) che può essere positiva (+) se avviene in senso orario, oppure negativa (-) se avviene in senso antiorario. Inoltre in caso di rotazione positiva un composto è detto destrogiro (d) , invece in caso di rotazione negativa è detto levogiro (l). Gli enantiomeri che sono puri sono molto importanti, poiché grazie alla propria rotazione uguale ma di senso opposto (antipodi ottici + o -) in determinate condizioni rendono possibile la misurazione della rotazione ottica per identificare il composto. La miscela che si ha al 50% degli enantiomeri, ovvero la miscela racemica o racemato con coppie d,l o +/-) possiede un’attività ottica nulla. L’accesso di un antipodo sull’altro nelle miscele di enantiomeri è detto eccesso enantiomerico (ee). Inoltre si differenziano per la diversa reattività o interazione con reagenti asimmetrici, oppure per diversa interazione con la luce polarizzata. Misurare l’attività ottica La misura dell’attività ottica è effettuata mediante un polarimetro, ottico manuale o automatico computerizzato. Luce monocromatica (di una singola lunghezza d'onda), viene quindi polarizzata da un polarizzatore fisso, prossimo alla sorgente di luce. Una cella contenente il campione è localizzata in posizione allineata al fascio di luce, seguita da un polarizzatore mobile (l'analizzatore) e da un oculare attraverso il quale può essere osservata l'intensità della luce. Nei moderni strumenti, un rivelatore di luce elettronico prende il posto dell'occhio umano. In assenza di un campione, l'intensità della luce al rivelatore è massima quando il secondo polarizzatore (mobile) è regolato parallelamente al primo polarizzatore (α = 0º). Se l'analizzatore viene ruotato di 90º rispetto al piano di polarizzazione iniziale, tutta la luce sarà bloccata dal raggiungere il rivelatore. I chimici utilizzano i polarimetri per studiare l'influenza esercitata dai composti (nella cella del campione) sul piano di luce polarizzata. I campioni costituiti solo da molecole achirali (ad es. acqua o esano), non hanno alcun effetto sul fascio di luce polarizzata. Però, se si esamina un singolo enantiomero, la direzione del piano di polarizzazione risulta ruotato in senso orario (positivo) o in senso antiorario (negativo), e l'analizzatore può essere ruotato di un appropriato angolo, α, tale che la massima intensità di luce raggiunga il rivelatore. Le rotazioni osservate (α) degli enantiomeri sono di opposte direzioni. Se si esaminano uguali quantità di ogni enantiomero, utilizzando la stessa cella per il campione, allora l'ampiezza delle rotazioni sarà la stessa, di cui una positiva e l'altra negativa. Per essere assolutamente certi che un rotazione osservata sia positiva o negativa è spesso necessario effettuare una seconda misurazione utilizzando una diversa quantità o concentrazione del campione. Nella precedente illustrazione, per esempio, α potrebbe essere –90º o +270º piuttosto che +90º. Se la concentrazione del campione viene ridotta del 10%, allora la rotazione positiva cambierebbe a +81º (or +243º) mentre la rotazione negativa cambierebbe a –81º, ed il valore corretto di α sarebbe identificato senza ambiguità. Dal momento che non è sempre possibile ottenere od utilizzare campioni esattamente uguali in quantità, la rotazione osservata viene usualmente corretta per compensare le variazioni di quantità del campione e della lunghezza di cella. Quindi, è pratica comune convertire la rotazione osservata, α, in rotazione specifica, [α], con la seguente formula: Rotazione specifica = dove l = lunghezza di cella in dm, c = concentrazione in g/ml D è la luce a 589 nm da una lampada al sodio