la creativita` scientifica - Digilander

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Attività e stile di vita:
l’atomica e l’america
Saccheggiata la sua casa dalla Gestapo, confiscati i suoi beni con
la scusa che sarebbero stati destinati a finanziare una «sedizione
comunista», con la seconda moglie, la segretaria e il suo
collaboratore professor Walter Mayer, Einstein partì per l’America.
Giunto in America il 17 ottobre 1933, l’evento fu considerato
importante e presto incontrò il presidente Roosevelt con il quale,
oltre che dello sport della vela, parlò dell’oscuro destino dell’Europa.
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Intanto, continuando a parlare energicamente contro il nazismo,
si sistemava nella cittadina universitaria di Princeton dove Flexner
aveva fondato suo Institute for Advanced Study. L’assenza in lui di
ogni formalismo forse stupiva, ma Einstein si trovava bene tra la
gente di Princeton e la simpatia era reciproca: vi rimase per
sempre.
Lavorò per i ventitré anni successivi alla teoria unificata dei
campi, da solo o talvolta con giovani assistenti; poi suonava musica
con i vicini o andava in barca. Ovviamente riceveva le visite di chi
voleva conoscerlo od intervistarlo.
Nel luglio 1939, andarono a trovarlo i fisici Leo Szilard ed Eugene
Wigner preoccupati dell’eventualità che la Germania potesse
ottenere per prima la bomba atomica; in effetti i tedeschi, appena
invasa la Cecoslovacchia nel 1939, avevano bloccato le esportazioni
di uranio e questo era un indizio. Inoltre in Congo c’erano i più
grandi giacimenti di uranio, controllati dal
Belgio ed Einstein
avrebbe potuto contattare la regina con cui era in rapporti di amicizia, per far sì che fossero disponibili per gli Stati Uniti invece che
per i tedeschi.
All’Istituto Kaiser Wilhelm di Berlino nel 1938 era stata
“riscoperta” la fissione nucleare da parte dei fisici Otto Hahn e Fran
Strassmann, assieme all’austriaca Lise Meitner, ebrea fuggita in
Svezia.
Comunicata la notizia a Bohr a Copenaghen, questi l’aveva resa
nota a Washington e fu verificata nei laboratori.
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Einstein capì rapidamente la situazione e con Edward Teller
scrissero una lettera al
presidente Roosevelt chiedendo di
finanziare ed organizzare un gruppo di fisici per accelerare il lavoro
di ricerca alla reazione atomica a catena, e ad assicurare la
fornitura di uranio.
Quindi venne formata la Commissione per l’uranio della quale
Einstein non faceva parte perché non aveva competenza con
ingegneria fisica e fisica nucleare, al più era parzialmente (vista la
grande segretezza) informato.
Non molto dopo fu chiaro che i tedeschi non potevano in nessun
modo giungere all’atomica, ma l’enorme macchina era in moto e la
grave e discutibile decisione dell’uso della bomba atomica fu presa
per motivi politico-strategici piuttosto che per necessità.
Einstein rimase sgomento e colto di sorpresa; con tutto il suo
prestigio fece sua la causa della salvezza del genere umano
dall’autodistruzione da olocausto atomico. Egli non era l’idealista
confuso che talvolta si è voluto far credere: per tutto un decennio i
suoi scritti sono chiari, inflessibili e soprattutto volti alla costruzione
di un ordine mondiale sensato ed alla denazionalizzazione della
forza militare.
Precisò più volte che se non fosse stato per la minaccia della
Germania, non avrebbe fatto niente che portasse alla costruzione
della bomba atomica: odiava esserne ritenuto il «nonno».
Naturalmente era contrario ad ogni fanatismo reazionario e
liberticida e temeva non poco che gli americani a poco a poco
prendessero, senza possibilità di rimedio, il posto della Germania
sconfitta a un prezzo così eccessivamente alto.
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Einstein morì il 18 aprile 1955
In America la sua abitazione era una modesta casetta bianca al
numero 112 di Mercer Street, dove poteva isolarsi per lavorare o
per leggere, principalmente i romanzieri russi come Dostoevskij e
Tolstoj; alla famiglia leggeva l’autobiografia di Gandhi, di cui era un
grande ammiratore, Erodoto e il Ramo d’oro di Frazer. Non leggeva
quasi nulla che riguardasse se stesso.
Aveva un disegno di Gandhi, quadri e incisioni tra cui i tre fisici
che ammirava maggiormente: Faraday, Maxwell e, naturalmente,
Isaac Newton. Li aveva portati dall’Europa.
Con il trascorrere degli anni divenne sempre più solitario, sia
nella vita personale che negli studi che aveva deciso di fare.
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Non possedette mai un’automobile che non avrebbe neanche
potuto raggiungere casa sua, e perfino a settant’anni era solito
andare a piedi all’istituto, con qualsiasi tempo, tornando in autobus.
Nei mesi estivi andava spesso al mare, dove poteva sfogare la
passione per la barca a vela.
Aveva diversi giovani assistenti ma i suoi contatti con l’università
erano molto limitati.
Aveva scelto quello stile di vita: egli non appartenne mai
completamente ad alcuna istituzione, paese o persona,
neppure ai suoi familiari; né concesse le sue ceneri al
mondo.
Si trovava molto bene con pochi amici e mantenne una
frequente corrispondenza con molti, ma diede sempre l’impressione di essere altrove, con la mente se non con tutto il
suo essere.
Era ben consapevole di tutto ciò ed a volte si autodefiniva come
una pecora nera, ma non viveva “fuori dal mondo”, aveva a cuore
le sorti dell’intera umanità ed interveniva pubblicamente. L’ultima
sua dichiarazione, nota come di Russell-Einstein, fu pubblicata
dopo la morte e poneva l’alternativa: rinuncia alla guerra o fine del
genere umano.
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Volle essere cremato ed impose che non si allestissero né cerimonia funebre, né tomba, né un monumenti.
Per quanto riguarda la sua scienza, egli non poté godere della
soddisfazione per il rinnovato vasto interesse, a partire da solo
pochi lustri dopo, per la fisica e l’astronomia. Attraverso “buchi
neri”, quasar ed onde gravitazionali, con rinnovate speranze verso
l’unificazione tra forze fondamentali, gravitazione e meccanica
quantistica.
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Morì serenamente ed accanto al suo letto rimasero gli appunti di
un calcolo interrotto sulla teoria unificata dei campi.
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frasi
Pace
… i potenti gruppi industriali interessati alla fabbricazione delle
armi sono, in tutti i paesi, contrari al regolamento pacifico delle
controversie internazionali … la sorte dei popoli dipende dai popoli
stessi…
Guerra
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…il militare: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un
midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. …
… questo fantasma malefico sarebbe da lungo tempo scomparso
se il buonsenso dei popoli non fosse sistematicamente corrotto,
per mezzo della scuola e della stampa, dagli speculatori del mondo
politico e del mondo degli affari.
Militari sulla scienza
… È forse ragionevole affidare ai militari la distribuzione dei
fondi?: «No!» …
È tipico della mentalità militarista considerare essenziali i fattori
non-umani (bombe atomiche, basi strategiche, armi di ogni sorta,
il possesso di materie prime ecc.) … trascurabile e secondario
l’essere umano …
… la mentalità militare si è fatta ancora più pericolosa … le armi
offensive sono diventate molto più potenti di quelle difensive. Perciò
essa conduce di necessità alla guerra preventiva. L’insicurezza
generale … porta … caccia politica alle streghe, controlli di ogni
sorta …
Non vedo altra via d’uscita …
… sicurezza su basi soprannazionali.
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Libertà d’opinione
… La centralizzazione della produzione ha determinato una
concentrazione del capitale produttivo … Questo piccolo gruppo
esercita un dominio opprimente sulle istituzioni educative della
nostra gioventù, come anche sui grandi quotidiani del paese …
un’influenza enorme sul governo… una seria minaccia alla libertà
intellettuale della nazione.
Distruzione di massa
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… difficile e minacciosa situazione in cui versa oggi la società
umana, ridotta a un’unica comunità con un destino comune…
… la bomba atomica e altri mezzi di distruzione di massa che
minacciano in egual misura tutti i popoli.
Sarebbe differente, per esempio, se il mondo intero fosse
minacciato da un’epidemia di peste bubbonica … non penserebbero
mai di affrontare il problema in modo da salvaguardare soltanto la
propria particolare nazione, lasciando la confinante esposta alla
decimazione.
… la tendenza a parlare alle masse da una finestra rende
pressoché impossibile ogni ragionevole progresso.
… dietro tutti i negoziati ufficiali si cela — per quanto velata — la
minaccia del potere nudo e crudo … Noi scienziati crediamo che
quello che noi e i nostri simili faremo o mancheremo di fare nel giro
dei prossimi anni determinerà il destino della nostra civiltà.
Governo mondiale
… Le armi distruttive a nostra disposizione sono di una
pericolosità tale che nessun luogo sulla terra è salvaguardato dal
rischio di una distruzione totale improvvisa. La sola speranza di
protézione sta nel garantire la pace a livello sovrannazionale.
Occorre creare un governo mondiale … una Costituzione … che affidi
ad esso l’uso esclusivo delle armi offensive.
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La via d’uscita
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… chiunque viva nelle città è minacciato, ovunque e costantemente, di distruzione improvvisa …
… È necessario stabilire condizioni che garantiscano ai singoli
Stati il diritto di risolvere le controversie con gli altri Stati su una
base legale a livello giuridico internazionale.
È necessaria un’organizzazione sovrannazionale, sostenuta da
una forza militare posta sotto il suo esclusivo controllo, che possa
impedire allo Stato individuale di muovere guerra.
Solo quando queste due condizioni saranno state pienamente
soddisfatte potremo avere qualche garanzia di non doverci
dissolvere nell’atmosfera, ridotti in atomi, uno di questi giorni …
Messaggio agli intellettuali
… Noi scienziati, il cui tragico destino è stato quello di contribuire
a creare i più tremendi ed efficaci metodi di annientamento, …
Il desiderio delle nazioni di tenersi costantemente pronte alla
guerra ha tuttavia anche altre ripercussioni sulla vita degli uomini.
… apparato militare in continua espansione … necessario educare
i propri cittadini all’eventualità della guerra, un’«educazione» che
non solo corrompe il cuore e la mente dei giovani, ma influenza
altresì in maniera sfavorevole la mentalità degli adulti. Nessun
paese può evitare questa corruzione.
… L’educazione alla guerra, tuttavia, è un’illusione … inventate
armi orribili, capaci di distruggere in qualche secondo enormi
quantità di esseri umani e immense estensioni di territorio. Dato
che la scienza non ha ancora trovato il modo di proteggersi da tali
armi, lo Stato moderno non è più in condizioni di poter provvedere adeguatamente alla sicurezza dei propri cittadini.
Il tempo è terribilmente esiguo. Dobbiamo agire adesso, se mai
dobbiamo agire affatto.
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Testamento Spirituale
… Una bomba … invia particelle radioattive negli strati superiori
dell’aria … pioggia mortale.
… una guerra con bombe all’idrogeno potrebbe molto
probabilmente porre fine alla razza umana.
… vi sarebbe una morte universale, immediata solo per una
minoranza mentre per la maggioranza sarebbe riservata una lenta
tortura di malattie e disintegrazione.
… dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l’umanità
dovrà rinunciare alla guerra?
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… questi accordi non saranno più considerati vincolanti in tempo
di guerra … se una delle parti fabbricasse le bombe e l’altra no, la
parte che le ha fabbricate risulterebbe inevitabilmente vittoriosa.
… Se vogliamo, possiamo avere davanti a noi un continuo
progresso in benessere, conoscenze e saggezza. Vogliamo invece
scegliere la morte perché non siamo capaci di dimenticare le
nostre controversie?
Una grave pecca
Albert Einstein a suo agio con i quanti e le molecole, non ebbe la
stessa perfetta sintonia con le donne. In una lettera scritta nel 914
alla moglie Mileva Maric emerge una notevole arroganza da parte
del genio nella vita familiare, il suo disprezzo per il genere
femminile. Nel contempo lo scienziato definiva il matrimonio
“un’invenzione di un maiale senza fantasia”.
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Naturalmente occorre tener conto che circa un secolo fa era
molto frequente e rientrava nelle morale comune l’atteggiamento di
“padrone assoluto” da parte del capo-famiglia, indipendentemente
dal grado di cultura dei familiari, moglie e figli.
In ogni caso, guastatisi irrimediabilmente i loro rapporti, egli
presentò le sue regole di convivenza.
«Ti atterrai alle seguenti regole:
A: 1, i miei vestiti e biancheria dovranno essere tenuti in ordine
2. Dovranno essermi serviti regolarmente tre pasti al giorno, nella
mia camera. 3, la mia camera e il mio studio devono sempre essere
tenuti in ordine e la mia scrivania mai toccata da nessuno oltre me;
B: rinuncerai a ogni relazione con me, oltre a quelle richieste per
mantenere le apparenze in società. In particolare non chiederai: 1,
che io passi il mio tempo con te a casa. 2, che io esca o viaggi con
te;
C: prometterai esplicitamente di osservare i seguenti punti: 1,
non ti aspetterai affetto da me e non mi rimprovererai per questo.
2, devi rispondermi subito quando ti parlo. 3, devi lasciare
immediatamente e senza protestare la mia stanza o il mio studio
quando ti chiedo di andare. 4, prometterai di non denigrarmi agli
occhi dei miei bambini, con parole o azioni”.
Einstein aveva conosciuto Mileva al Politecnico di Zurigo e forse
era stata la sua intelligenza a sedurre Albert. Lo scienziato in altre
lettere la chiama affettuosamente “micetta” ma poi continua come
stesse parlando con un collega: « Ho concepito una stupenda idea
che permette di applicare la nostra teoria molecolare...».
La loro storia è stata tormentata: Mileva era rimasta incinta
prima del matrimonio, e nacque una bambina che fu abbandonata
per non creare scandalo. In effetti la famiglia di lui premeva
fortemente perché rompesse con la fidanzata, che sposò soltanto
nel 1903 dopo la morte del padre.
In seguito ebbero due figli, di cui uno rimarrà sempre ostile al
padre e un altro finirà in manicomio. Mileva, insieme ai due
bambini, lasciò Einstein pochi mesi dopo la data della lettera per
stabilirsi da sola a Zurigo, per non tornare più a vivere insieme al
marito. Lui disse: «Quando si tratta di voi donne il centro
produttivo non è situato nel cervello».
Dalle estreme richieste emerge, fra l’altro, come Eintein non
tollerasse di sprecare tempo per viaggi, discussioni od altro: l’anno
successivo avrebbe pubblicato la teoria della relatività generale.
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