Lezioni 11 Frank Sullivan November 20, 2012 1 Dimostrazione per Induzione e Formule per Derivate In classe abbiamo discusso il Principio di Induzione. Esso asserisce che se P (n) é una “tesi” (proposizione) che dipende dal intero (positivo, o non-negativo) n, allora per stabilire che P (n) vale per ogni n basta dimostrare 1. La base dell’induzione, ossia che vale la proposizione P (1) (oppure P (0) nel caso in cui si “inizia da 0”, oppure P (n0 ) nel caso che si inzia da n0 ). 2. Il passo indottivo, ossia che per j ≥ 1 vale l’implicazione logica P (j) ⇒ P (j + 1). Talvolta si usa la seguente variante, che permette di usare un’ipotesi piú forte, ossia che per j ≥ 1 vale l’implicazione logica “Se vale P (i) per ogni i ≤ j, allora vale pure P (j + 1)”. In termini piú umani la base di induzione asserisce che si riesce a fa cadere il primo domino, e il passo indottivo asserisce che se cade un domino allora cade pure quello successivo. Come esempi si invita a stabilire i fatti seguenti tramite l’uso del Prinicipio di Induzione: 1. Per ogni intero positivo n vale 1 + 2 + ··· + n = n(n + 1) . 2 2. Per ogni intero positivo n vale n 1 − 2 + 3 − 4 + · · · + (−1)n+1 n = (−1)n+1 b c. 2 Qua si ricorda che bxc indica il “pavimento sotto x”, ossia l’intero piú grande che é minore o uguale ad x (in altre parole, il primo intero che si incontra quando si parte da x e cammina verso sinistra – che é, naturalmente x stesso nel caso che x sia intero). 3. Per ogni intero positivo n vale 12 + 2 2 + 3 2 + · · · + n2 = 1 n(n + 1)(2n + 1) . 6 4. Per ogni intero positivo n vale 2 2 2 2 n+1 2 1 − 2 + 3 − 4 + · · · + (−1) n+1 n(n n = (−1) + 1) n+1 n + 1 = (1) . 2 2 5. Per ogni intero non-negativo n ed ogni intero i tale che 0 ≤ i ≤ n sia n n! = i! (n − i)! i (a) Mostrare che ni é uguale al numero di sottoinsiemi ad i elementi del insieme {1, 2, . . . , n}. (b) Mostrare che vale n n−1 n−1 = + i i−1 i Si nota che quest’ultimo fatto mostra che i simboli ni (i coefficienti binomiali) obbediscono la stessa “regola di costruzione” degli elementi del triangolo di Tartaglia-Pascal (si veda qua sotto per lumi ulteriori). 6. Per ogni intero non-negativo n ed ogni paio di numeri (reali o complessi) a e b vale n X n i n−i (a + b) = ab . i n i=0 La dimostrazione di questo fatto (il teorema binomiale in versione semplice, ossia per n intero non-negativo) e quasi identico alla dimostrazione svolta in classe per stabilire la regola di Leibniz per la n-esima derivata di un prodotto n X n D (f g) = Di f Dn−i g. i n i=0 e, come essa, si appoggia sulla proprietá fondamentale delle costruzione del triangolo di Tartaglia–Pascal, ossia, che la i-esima elemento del n esima riga di tale triangolo si ottiene sommando il i-esimo ed il i − 1-esimo elementi della n − 1esima riga di tale triangolo, insieme con una ri-indicizzazione astuta. Nel triangolo di Tartaglia-Pascal le righe e gli elementi di una riga sono indicizzato a partire da 0. Se, dunque, si indica il i-esimo elemento della n esima riga del triangolo n di Tartagli-Pascal col simbolo i la proprietá fondamentale si esprime tramite l’equazione n n−1 n−1 = + , i i−1 i la stessa proprietá visto sopra nel esercizio precedente. 2 7. Per ogni intero positivo n vale n n n n n + + + ··· + + = 2n . 0 1 2 n−1 n Interpretare questo risultato come caso particolare del Teorema Binomiale (Esercizio 6). 8. Per ogni intero non-negativo n vale ( 1 n n n n n n = δ0,n = +(−1)n − + − · · ·+(−1)n−1 n n−1 0 1 2 3 0 se n = 0 altrimenti. Interpretare pure questo risultato come caso particolare del Teorema Binomiale (Esercizio 6). In generale, il simbolo δi j definito da ( 1 se i = j δi j = 0 altrimenti. si chiama il simbolo di Kronecker o la “delta di Kronecker”. 9. Indaga varianti degli due esercizi precedenti (ossia in Esercizio 6, scegliere, ad esempio, a = 1 e b = 2, ecc.). In questo modo si ottiene una valanga di risultati, ciascuno un caso particolare di Esercizio 6. In classe abbiamo dimostrato (tramite l’uso del Principio di Induzione) i fatti seguenti sul calcolo differenziale 1. Se f1 , . . . , fn sono n funzioni differenziabili, allora si ha (f1 + f2 + · · · + fn )0 (x) = f10 (x) + f20 (x) + · · · + fn0 (x) “La derivata di una somma é la somma delle derivate” 2. Se f1 , . . . , fn sono n funzioni differenziabili, allora si ha (f1 · f2 · · · fn )0 = n X f1 · f2 · · · fi−1 · fi0 · fi+1 · · · fn i=1 3. Se f e g sono funzioni differenziabili allora vale Dn (f g) = n X Di f Dn−i g. i=0 “Regola di Leibniz per la n-esima derivata” 3 2 Criterio differenziale per funzioni crescenti e decrescenti Proprio come il criterio f 0 (x0 ) = 0 ci individua i “punti critici” della funzione f (x), ossia i punti con retta tangente al grafico orizzontale, possiamo desumere informazione dalla conoscenza di intervalli I in cui vale f 0 (x) > 0. Infatti, su tali intervalli la funzione f (x) é crescente (nel senso che se x1 < x2 con x1 , x2 ∈ I ed f 0 (x) > 0 per ogni x ∈ I allora f (x1 ) < f (x2 ). Se invece f 0 (x) < 0 sull’intervallo I, allora per x1 < x2 si avra f (x1 ) > f (x2 ). In breve dove f 0 (x) > 0 la funzione cresce, mentre dove f 0 (x) < 0 la funzione decresce. Come esercizio abbiamo dato il compito di analizzare i grafici delle funzioni trigonometriche in termini di intervalli in cui le funzioni sono crescenti e decrescenti, e di mettere tale fatti in rapporto con il segno delle loro derivate. f (x) f 0 (x) sin(x) cos(x) cos(x) − sin(x) tan(x) sec2 (x) cot(x) − csc2 (x) sec(x) sec(x) tan(x) csc(x) − csc(x) cot(x) 4