Numero 19, Anno decimo, Dicembre 2005 - Tiratura 2.500 - Distribuzione gratuita TUTELA DEL MALATO DI PSORIASI E VITILIGINE ASNPV Sede Sociale: Via Bergognone, 43 - 20144 Milano - Tel. 333 8202044 - Fax 02 700406203 Aderente: Notiziario interno dell’ASNPV Onlus per la tutela del malato di psoriasi e vitiligine Numero 19, Anno decimo, dicembre 2005 Segreteria Fax 02 700406203 Informazioni Tel. 333 8202024 - 333 8202024 333 8202044 Presidente Grazia Soldan Vice Presidente Pierluigi Pennati Segreteria Paola Maria De Trizio Tesoriere Giovanna Negri Consigliere relazioni estere Patrizia Belluschi Consigliere coordinatore attività centro/sud Luigi Mondini Consigliere coordinatore gruppo Vitiligine Alessandro Toraldo Progetto grafico ed impaginazione Stefano Bonetti Comitato scientifico Prof. A. Finzi, Dott. I. Olivieri, Dott. A. Galluccio, Dott. A. Lorenzi, Prof. C. Crosti, Prof. S. Menni Notiziario informativo a distribuzione gratuita. Gli articoli vengono pubblicati a giudizio dell’Associazione. È permessa la riproduzione di articoli ed illustrazioni purché ne sia citata la fonte. Le opinioni espresse negli articoli non impegnano l’associazione se non per il generico riconoscimento. indice ASNPV ONLUS Sede legale: Via Bergognone, 43 20144 Milano (MI) Tel. 333 8202024 - 333 8202004 333 8202044 Fax 02 700406203 Cod. Fisc. 97062840158 C/C postale n. 26210203 C/C dell’ASNPV n. 1120/01/065 Popolare Commercio & Industria Ag. 65 Milano (MI) Atto costitutivo Notaio D’oro - Milano Repertorio n. 47255 - Raccolta 2673/4.3.1988 riconosciuta con Decreto della Regione Lombardia n. 67686-12/94 - Sito web Psoriasi e Vitiliggine: www.asnpv.it - e.mail: [email protected] - Sito web Ittiosi: www.ittiosi.it - e.mail: [email protected] Redazionale - Grazia Soldan p. 3 Atti del XIV congresso nazionale Aida La patogenesi della vitiligine: a che punto siamo? p. 4 C. Frati I Farmaci Biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza p. 5 F. Kokelj, E. Martinella, G. Trevisan - Trieste XIV Congresso Nazionale AIDA Catania 6 - 10 settembre 2005 Vitiligine Vitiligine Giuseppe Micali, Maria Rita Nasca, Laura Scuderi p. 6 p. 12 Redazionale REDAZIONALE Carissimi, finalmente e dopo lunga ma serena gestazione possiamo annunciare che è nata la Federazione Italiana della Psoriasi. Non ne avevamo mai parlato prima per scaramanzia ma, nello spirito di volontariato che ci ha sempre contraddistinto, da molti anni era nell’aria una federazione che potesse unire quelle realtà associative che davvero erano portatrici dello stesso messaggio di tutela dei più deboli all’insegna del disinteresse e della trasparenza. Ecco così finalmente formalizzata davanti ad un notaio il 25 novembre 2005, data veramente storica, la Federazione Italiana della Psoriasi onlus. Le federazione, che nasce dalle prime tre associazioni, ASNPV onlus di Milano, ANAP onlus di Torino e LAPIC-UVZ onlus di Bolzano, appena nata sta già aiutando la formazione di altre realtà locali regionali ed è aperta a tutte le associazioni già costituite che pensano davvero al bene comune in modo disinteressato e trasparente. La Federazione, che è anch’essa senza fini di lucro, si propone il coordinamento, la consulenza e il sostegno dei propri aderenti al fine di meglio realizzare le finalità di assistenza, difesa e solidarietà sociale a favore delle persone affette da psoriasi od artropatia psoriasica e come tale punta ad avere associati in tutte le regioni italiane per un migliore intervento sul territorio e, nel pieno rispetto delle differenti culture e potenzialità, poter meglio sfruttare le peculiarità locali e le possibilità concesse dal federalismo fiscale in materia di onlus. Inoltre i due livelli operativi, quello di contatto 3 diretto con il malato e quello più squisitamente politico che compete alla Federazione, serviranno per garantire una maggiore affidabilità delle organizzazioni aderenti alle quali saranno chieste costantemente garanzie aggiuntive certe e trasparenti per via delle quali, però, non tutte le associazioni già esistenti potranno aderirvi. Auguriamo, quindi, buon lavoro al primo direttivo che ha il difficile compito di traghettare i primi istanti di vita della Federazione verso il successo di partecipazione attiva che ci prefiggiamo. Parallelamente, anche per la vitiligine è stato avviato un progetto associativo internazionale per dar vita (facciamo gli scongiuri) ad una federazione europea, sullo stile di Europso, di cui far parte per ottenere maggiori riconoscimenti nazionali ed internazionali. Invitiamo tutti, perciò, a sostenere l’ASNPV onlus, che in attesa della formazione di associazioni locali mantiene la propria caratterizzazione di distribuzione su tutto il territorio nazionale fatta eccezione per le regioni dove sono già presenti associazioni federate, iscrivendosi o fornendo supporto con donazioni o partecipazione personale alle proprie attività. Buon natale e buon anno a tutti, quindi, il nostro lo sarà senz’altro, anche se intenso di lavoro. Grazia Soldan Presidente ASNPV - onlus La patogenesi della vitiligine: a che punto siamo? ATTI DEL XIV CONGRESSO NAZIONALE AIDA C. Frati U.O. Dermatologia Ospedale di Frosinone 4 La causa della vitiligine non è stata ancora ben chiarita: le vecchie teorie (autoimmune, neurochimica, autodistruzione) sono sempre valide, anche se ricerche recenti hanno prospettato altri orientamenti patogenetici. L’ipotesi autoimmune trova conferma nella presenza in circolo di anticorpi antimelanociti e di anticorpi organo-specifici diretti prevalentemente contro la frazione microsomica tiroidea (TMA) e contro le cellule parietali gastriche (PCA): anticorpi TMA e PCA sono stati dimostrati anche nel siero di famigliari (Frati C. e Masala, 1979).L’infiltrato della cute acromica mostra frequentemente dei linfociti. L’ipotesi neurochimica è avvalorata dal decorso metamerico delle chiazze vitiligoidee e dall’aumento di varie neuromediatori (catecolamine ed acido glutammico) : in particolare ricerche personali in collaborazione con Nicoletti (Istituto di Farmacologia Università La Sapienza-Roma) hanno dimostrato sulla superficie dei melanociti la presenza di recettori metabotrobici dell’acido glutammico (neuromediatore eccitatorio), la cui attivazione provoca, come avviene nei neuroni, la apoptosi cellulare. L’autodistruzione dei melanociti è in realtà una vecchia e meno importante teoria, perché la distruzione cellulare può essere provocata con intermedi tossici della melanogenesi, ma anche con quei meccanismi immunologici e neurochimici precedentemente citati. Recenti studi hanno ipotizzato nella causa della dermatite uno stress ossidativo, un aumento di radicali liberi e soprattutto uno sbilanciamento tra difese antiossidanti ed insulto ossidativi. Sono stati prospettati difetti enzimatici (catalasi,6BH4), vitaminici (B6). La presenza in qualche raro caso di CMV nella cute vitiligoidea ha suggerito anche un’ipotesi virale. In realtà la vitiligine, secondo la maggior parte degli AA, più che una malattia vera e propria, è una sindrome multifattoriale: la teoria oggi più accreditata è quella convergente. I vari meccanismi (immunologici, neurochimici, tossici, ossidativi, enzimatici, virali) possono determinare singolarmente od in modo sinergico la distruzione dei melanociti: questi meccanismi sono diversi nelle diverse forme della vitiligine (ad esempio nel tipo segmentale o localizzato sono prevalenti i disturbi neurochimici, mentre nelle vitiligini diffuse giocano un ruolo importante i fenomeni autoimmuni, come hanno dimostrato nostre ricerche). A questo scopo è utile accennare a studi in corso: pazienti con vitiligine localizzata e sieronegativi per anticorpi (aumento comunque in circolo di vari neuromediatori,di HSP e diminuzione di vitamina B6 ed antiossidanti) erano diventati positivi per anticorpi organo-specifici a distanza di 10-15 anni in coincidenza con la diffusione della dermatosi (per questo motivo erano nuovamente tornati al controllo clinico dopo molti anni di silenzio). ATTI DEL XIV CONGRESSO NAZIONALE AIDA F. Kokelj, E. Martinella, G. Trevisan - Trieste I farmaci biologici rappresentano una nuova classe di farmaci che interferiscono con le funzioni dei linfociti T a vari livelli; quattro di questi sono utilizzati nel trattamento della psoriasi: alefacept, efalizumab, etansercept, infliximab. In questa presentazione descriviamo l’attività di questi 4 farmaci e riportiamo la nostra esperienza su 9 pazienti trattati con infliximab ed in particolare i risultati da noi ottenuti con l’utilizzo di etanercept [1, 2] nel trattamento della psoriasi volgare severa: fino ad oggi abbiamo trattato 25 pazienti, 16 maschi e 9 femmine, di età compresa fra i 34 e gli 81 anni (età media 54,28), affetti I Farmaci Biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza da psoriasi volgare severa e già trattati con scarsi risultati con almeno un trattamento sistemico (Ciclosporina, Metotrexate, Retinoidi). Etanercept (Enbrel; Immunex Corporation, Seattle, WASH) è stato somministrato alla dose di 25 mg, per via sottocutanea, due volte alla settimana. Per l’intera durata della cura i pazienti non hanno assunto altre terapie, nè topiche, nè sistemiche, potendo applicare solo emollienti topici. I pazienti sono stati valutati al momento dell’inserimento nello studio e dopo 15, 30, 60 e 120 giorni di trattamento. L’efficacia è stata valutata rilevando la percentuale di pazienti che hanno raggiunto il PASI 75; sono stati calcolati altresì il PASI 50 ed il PASI 90, considerando insuccesso il mancato raggiungimento del PASI 50. Tutti i 25 pazienti hanno raggiunto il T15, 22 hanno raggiunto il T30, 18 il T60 e 13 il T120. Tre pazienti hanno abbandonato lo studio dopo 15 giorni; un paziente per il peggioramento delle lesioni cutanee, accompagnato però da un netto miglioramento della sintomatologia articolare, mentre negli altri due casi si è verificata una reazione orticarioide, iniziata in sede di iniezione e poi estesasi al resto del corpo. Negli altri 22 pazienti non abbiamo osservato alcuna reazione avversa severa. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 1. Mease PJ, Goffe BS, Metz J Et Al. Etanercept in the treatment of psoriatic arthritis and psoriasis: a randomized trial. Lancet. 356:385-90. 2000. 2. Gottlieb AB, Matheson RT, Lowe N Et Al. A randomised trial of etanercept as monotherapy for psoriasis. Arch Dermatol. 139:1627-32. 2003. 5 I farmaci biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza. XIV CONGRESSO NAZIONALE AIDA Dott. F. Kokelj - Dott. E. Martinella - Dott. G. Trevisan Catania 6 - 10 settembre 2005 Terapia biologica mirata 6 Le scoperte nel campo della biologia molecolare hanno prodotto la comprensione dei meccanismi della malattia a livello molecolare. Le scoperte nel campo della tecnologia hanno dato avvio all’era della terapia biologica mirata. Le terapie possono essere disegnate al fine di bloccare specifici step molecolari. Cosa sono i biologici Le terapie biologiche sono prodotte negli organismi viventi, derivano da Tecnologia del DNA ricombinante Ibridomi Sangue Cellule umane intere. Agenti biologici, tipicamente, molecole di grandi dimensioni, di solito somministrati per via iniettiva; suscettibili di digestione se presi oralmente. Esempi di terapie biologiche Terapie oncologiche. Immunoterapie antirigetto Interferone Insulina. Ormone della crescita Evidenza che la psoriasi è una malattia mediata dai linfociti-T Sezione trasversa di una placca psoriasica I linfociti-T attivati si trovano nelle placche psoriasiche. I linfociti-T attivati sono necessari per l’inizio ed il mantenimento della psoriasi. Gli agenti che sopprimono l’attività dei linfocitiT.generano la remissione della psoriasi. Prima della terapia Dopo terapia mirata ai linfociti-T I farmaci biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza. I tre principali tipi cellulari del sistema immunitario Linfociti T Antigen-Presenting Cells (APCs) Linfociti B l Coordinano l Comprendono l Presentano la risposta immune complessiva l Rilasciano citochine l Sono connessi alla psoriasi cellule di Langemans e cellule dentritiche l Presentano gli antigeni ai linfociti-T l Rilasciano citochine l Sono connessi alla psoriasi gli antigeni ai linfociti-T l Sintetizzano anticorpi Riassunto: fasi chiave nella patogenesi della psoriasi Strategia di blocco in riferimento alla patogenesi della psoriasi Linfonodi Sangue Dema ed epidermide Step 1 Attivazione dei linfociti-T Step 2 Adesione dei linfociti-T all’endotelio e passaggio nel derma e nell’epidermide Step 3 Attivazione dei linfociti-T nel derma genera i cambiamenti nei cheratinociti Strategia 1: eliminare cellule T patologiche Strategia 2: bloccare le attivazione delle cellule-T Strategia 3: alterare equilibrio TH1/TH2 Strategia 4: blocco della citochina TNF Krueger JG. J Am Acad Dermatol. 2002;46:1-23.Singri P, et al. Arch Dermatol. 2002;138:657-663. Terapie biologiche per la psoriasi a placche approvate in EU e in sviluppo 7 I farmaci biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza. Nomenclatura di alcune classi di terapie biologiche Il suffisso nel nome della terapia indica la sua classe: l ximab = anticorpo monoclonale chimerico Infliximab l zumab = anticorpo monoclonale umanizzato Efalizumab l umab = anticorpo monoclonale umano Adalimumab l cept = proteina di fusione recettore-anticorpo Alefacept Etanercept Freimanis R, ed. USAN Handbook; American Medical Association; 1999. 8 Infliximab (Remicade) Anticorpo monoclonale chimerico con regioni variabili murine e regioni costanti umane IgG1 La nostra esperienza: 9 pazienti, 6 uomini e 3 donne di età media di 54 anni Al T30, 8 dei 9 pazienti avevano raggiunto almeno il PASI 75 Strategia 4: Lega specificamente TNFAnticorpo monoclonale chimerico da somministrare alla dose di 5 o 10 mg/kg per via endovenosa, al momento 0, alla 2, 6 settimana; quindi ogni 8 settimane. Effetti indesiderati: Infezioni (TBC) ed infestazioni Cefalea e vertigini Nausea, diarrea dolori addominali ecc. Rush cutanei, orticaria Febbre,dolore toracico, Aumento delle transaminasi Wooley PH, et al. J Immunol. 1993;151:6602-6607; Scallon B, et al. J Pharmacol Exp Ther. 2002;301:418-426. Knight DM, et al. Mol Immunol. 1993;30:1443-1453; Scallon B, et al. J Pharmacol Exp Ther. 2002;301:418-426. Paziente 4, T0 T30 I farmaci biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza. Infliximab (Remicade) Proteina di fusione composta da un recettore TNF umano tipo II (TNF-R p75) ed una regione umana IgG1 Fc 54% raggiungono il PASI 75 alla 8 settimana e l’ 68% alla 16 settimana Strategia 4: Lega specificamente TNFProteina di fusione da somministrare sottocute, due volte alla settimana, alla dose di 25 mg (per l’artropatia psoriasica) e di 25 o 50 mg , due volte alla settimana (psoriasi cutanea). Effetti indesiderati: 2 casi di orticaria 2 reazioni locali 2 nausea cefalea vertigini 1 riacutizzazione con quadro eritrodermico 9 Effetti indesiderati: Infezioni Reazioni in sede di iniezione Pancitopenia ed anemia aplastica La nostra esperienza: 27 pazienti, 16 uomini e 9 donne di età media di 54 anni (range: 34 – 81), 19 hanno raggiunto T120 22% raggiungono il PASI 50 alla 2 settimana e il 94% alla 16 settimana Wooley PH, et al. J Immunol. 1993;151:6602-6607; Scallon B, et al. J Pharmacol Exp Ther. 2002;301:418-426. Knight DM, et al. Mol Immunol. 1993;30:1443-1453; Scallon B, et al. J Pharmacol Exp Ther. 2002;301:418-426. Paziente 5; T0 T30 Paziente 8; T0 T 60 I farmaci biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza. Efalizumab (Raptiva) Anticorpo monoclonale umanizzato con la catena CD11 di LFA-1 (96% umano) IgG1 completa umanizzata per ridurre il potenziale di immunogenicità 10 Effetti indesiderati: Infezioni Tumori maligni Trombocitopenia Peggioramento della psoriasi Strategia 2: blocca selettivamente l l’interazione fra LFA-1 sul linfocita-T ed ICAM-1 sull’APC (linfonodi) l l’interazione fra LFA-1 sul linfocita-T ed ICAM-1 sull’endotelio (sangue) l l’interazione fra LFA-1 sul linfocita-T ed ICAM-1 sull’APC (derma) l Anticorpo monoclonale umanizzato per il trattamento di pazienti adulti con psoriasi in placche, cronica di seve rità medio/grave Somministrazione: 1 volta alla settimana alla dose di 1 mg/kg sottocute Alefacept (Amevive) Proteina di fusione composta da: sito di legame per CD2 di LFA3 e dalla regione costante di un anticorpo umano 15 mg i.m. 1 volta alla settimana Strategia: 1. inibizione della riattivazione dei linfociti-T con memoria 2. apoptosi dei linfociti T memoria Effetti indesiderati: Infezioni Linfopenia Neoplasie Reazioni di ipersensibilità Ellis CN, et al. N Engl J Med. 2001;345:248-255. Gordon K, et al. AAD Annual Meeting 2002; Poster 574. Werther WA, et al. J Immunol. 1996;157:4986-4995. Strategie di blocco degli step chiave della psoriasi Linfonodi Sangue Dema ed epidermide Step 1 Attivazione dei linfociti-T Step 2 Adesione dei linfociti-T all’endotelio e passaggio nel derma e nell’epidermide Step 3 Attivazione dei linfociti-T nel derma genera i cambiamenti nei cheratinociti I farmaci biologici nel trattamento della psoriasi volgare: la nostra esperienza. IL pARADIGmA DI TRATTAmENTO TRADIZIONALE Per molti dermatologi, il trattamento della psoriasi ha sempre tipicamente seguito una progressione in cui i pazienti falliscono il trattamento precedente, prima di passare ad un trattamento più aggressivo (e più tossico). 11 cONSENSuS – IL NuOvO pARADIGmA Basandosi sui profili di efficacia e sicurezza , di convenienza e di miglioramento della QoL conseguiti con le terapie biologiche, si è concordato che ai biologici bisogna Step 1 Terapia topica l Prodotti OTC emolienti altro l Steroidi topici l Analogi Vitamina D l Retinoidi topici dare uguale considerazione tra gli agenti primari che sono considerati appropriati per i pazienti che sono candidati per la terapia sistemica. Step 2 Fototerapia l UVB a banda larga l UVB a banda stretta l PUVA l Laser conclusioni 1 Le terapie biologiche rappresentano oggi una nuova classe di farmaci per la psoriasi Inducono una risposta clinica in tempi relativament brevi I farmaci biologici non sono metabolizzati dal sistema enzimatico P450 e quindi non presentano interazioni farmacologiche. Secondo una consensus della AAD (2004) sul trattamento della psoriasi severa in placche vanno presi in considerazionne al pari delle altre terapie sistemiche. Step 3 Terapia sistemica l Ciclosporina A l Methotrexate l Acitretina l Steroidi sistemici conclusioni 2 Le terapie biologiche mirate rappresentano una terapia relativamente sicura ed efficace per la psoriasi. Permette di inibire la risposta immunitaria nei linfociti-T secondo diversi meccanismi con differenti gradi di specificità. Necessità di monitoraggi sul lungo periodo per valutare l’eventuale incremento del rischio di immunosoppressione e/o neoplasie. Al momento gli alti costi rappresentano un limite alla loro utilizzazione. VITILIGINE VITILIGINE Giuseppe Micali, Maria Rita Nasca, Laura Scuderi Clinica Dermatologica, Università di Catania 12 Prof. Giuseppe Micali Clinica Dermatologica - Università di Catania Piazza S. Agata La Vetere 6 - 95124 Catania Tel. + 39 095 327740-327320 - Fax: + 39 095 7151067 Email: [email protected] La vitiligine è una dermatosi acquisita cronica caratterizzata dalla presenza sulla cute di chiazze acromiche cutanee ben circoscritte, talora associate a disturbi a presunta o accertata patogenesi autoimmunitaria.1 EPIDEMIOLOGIA Si stima che la vitiligine colpisca nel mondo circa lo 0,5-2% della popolazione.2 L’incidenza è pari a poche decine di casi per 100.000 individui/anno, mentre la prevalenza si aggira intorno a 3-5 casi per 1000 abitanti 3. Si manifesta in entrambi i sessi in eguale misura. Le macchie cutanee compaiono nel 50% dei casi prima dei 20 anni, spesso dopo eventi traumatici di natura varia. EZIOPATOGENESI Le cause della vitiligine sono complesse e ancora poco chiare, e vari fattori (genetici, immunologici e ambientali) sono stati chiamati in causa. I fattori genetici sono ritenuti rilevanti nella predisposizione allo sviluppo della malattia.4,5 Circa il 20-40% dei pazienti riferisce una storia di vitiligine nei parenti di primo grado ed è stato osservato che i gemelli omozigoti sviluppano ambedue la malattia. Frequente è l’associazione con gli antigeni maggiori di istocompatibilità (HLA) in differenti gruppi etnici.3 Per quanto riguarda i fattori immunologici è importante notare come la vitiligine sia spesso associata con svariate condizioni patologiche, dermatologiche e non, a patogenesi immunomediata quali l’alopecia areata, l’anemia perniciosa, il deficit selettivo di IgA, le malattie tiroidee autoimmuni, la gastrite atrofica autoimmune, il diabete giovanile e il morbo di Addison. Inoltre dall’anamnesi emerge frequentemente una storia familiare di malattie di tipo autoimmunitario. Sebbene non esistano studi in grado di confermarlo, l’insorgenza della malattia è spesso determinata da eventi psicoemozionali stressanti, come un lutto o la perdita del lavoro. È invece ben noto come lesioni di vitiligine possano comparire nella sede di un pregresso trauma fisico (fenomeno di Koebner), quali ustioni o abrasioni cutanee. La vitiligine è dovuta alla distruzione dei melanociti (cellule che producono la melanina presenti sia a livello cutaneo che extracutaneo), indotta da numerosi fattori agenti indipendentemente o sinergicamente (ipotesi della cosiddetta “teoria convergente”). Tali fattori sarebbero correlabili a: l Presenza di autoanticorpi diretti contro i melanociti, 6 spesso associati ad autoanticorpi circolanti organo-specifici rivolti contro la tiroide, le cellule parietali gastriche e le cellule delle ghiandole surrenali; l Abnorme stimolazione di alcune fibre nervose della cute in grado di rilasciare mediatori chimici (neuropeptidi) che comprometterebbero la capacità dei melanociti di produrre melanina o ne causerebbero addirittura la distruzione; l Alterazione dei processi ossidativi melanocitari; l Modificazione biochimica del microambiente che circonda i melanociti secondarie ad un alterato funzionamento delle cellule dell’epidermide (cheratinociti); l Processi infettivi, correlabili in particolare a infezioni da citomegalovirus, il cui DNA è stato reperito nel 38% dei casi nella cute di soggetti con vitiligine rispetto allo 0% dei soggetti sani di controllo.7 In conclusione la produzione di molecole ad azione proinfiammatoria (citochine) e fattori di crescita da parte dei cheratinociti in seguito a fenomeni vari (immunologici, stress ossidativi, stimolazione neurale e rilascio di specifici neuropeptidi) concorrerebbe alla creazione di un microambiente epidermico in grado di determinare la distruzione di melanociti geneticamente predisposti. ASPETTI CLINICI La lesione elementare caratteristica della vitiligine è una macula acromica, di colorito uniforme, bianco-latte o avorio, di dimensioni variabili da pochi mm a diversi cm, la cui superficie è normale, senza segni di atrofia o di desquamazione, delimitata da un margine tipicamente convesso e netto, talvolta iperpigmentato (Fig1). Nell’aumentare irregolarmente di dimensioni, le singole macule possono confluire e assumere un aspetto figurato. Spesso i peli all’interno della macchia restano Fig.1 - Tipica chiazza di vitiligine localizzata al braccio. Fig.2 - Forma iniziale di vitiligine localizzata al volto con caratteristico interessamento degli angoli della bocca. VITILIGINE normalmente pigmentati, ma in lesioni di vecchia data possono incanutire. All’inizio le lesioni sono in genere poco numerose e localizzate simmetricamente nelle zone scoperte, soprattutto viso ed estremità (Fig 2-4).8 La vitiligine non è accompagnata Fig.3 - Classiche lesioni acromiche vitiligoidee al dorso della mano. Fig.4 - Vitiligine diffusa al volto. da alcun sintomo e il problema principale è rappresentato dall’inestetismo delle lesioni, che può essere vissuto in maniera molto drammatica, specialmente nelle giovani donne. Tuttavia, le chiazze di vitiligine sono particolarmente sensibili all’esposizione solare, anche modesta, e possono facilmente ustionarsi.8 Una caratteristica tipica, ma non esclusiva della vitiligine, descritta nel 30% dei casi, è la possibilità di indurre la comparsa di aree di depigmentazione su cute apparentemente sana sottoposta a traumatismo (fenomeno di Koebner). Tale fenomeno spiega il manifestarsi di lesioni acromiche in corrispondenza di cicatrici chirurgiche, in aree sottoposte a radioterapia, dopo ustioni solari o nel contesto di dermatiti in fase di risoluzione, come chiazze di psoriasi, eczema atopico o da contatto.9 In base alla distribuzione e all’estensione delle lesioni vengono classicamente distinte due forme principali di vitiligine: localizzata e generalizzata.10-11 La vitiligine localizzata può essere limitata ad un area corporea o ad un intero emilato,8-11 compare solitamente in età più precoce ed è caratterizzata dalla rapida estensione delle lesioni, che si completa nell’arco di un anno per restare poi stabile nel tempo.12 La vitiligine generalizzata è la forma più comune e colpisce bilateralmente e simmetricamente più distretti cutanei. Se ne distinguono tre forme cliniche: l La vitiligine cranio-faciale, caratterizzata dall’interessamento preminente del viso e delle estremità distali degli arti; l La vitiligine volgare, caratterizzata da lesioni multiple localizzate nelle aree fotoesposte, alle pieghe, alle areole mammarie, ai genitali esterni, in corrispondenza delle zone di compressione degli indumenti intimi o della cintura e nelle aree sovrastanti le prominenze ossee, come spalle, regione sacrale, ginocchia, caviglie, dorso delle mani e dei piedi. l La vitiligine universale, caratterizzata dall’interessamento della quasi totalità della superficie corporea, con risparmio di poche aree di cute normale. La chiazza di vitiligine è in genere uniformemente acromica, ma in alcuni casi può presentare un aspetto tricromico a coccarda, caratterizzato da una transizione graduale dall’acromia centrale verso la cute normale periferica, con una zona intermedia ipopigmentata. Talvolta è circondata da un alone di arrossamento, che indica che la chiazza di vitiligine è in stato di attività e configura il quadro della vitiligine infiammatoria. La vitiligine ha un decorso gradualmente progressivo, capriccioso e anche difficilmente prevedibile. In genere si succedono fasi di attività della malattia caratterizzate da una rapida estensione delle lesioni, della durata di alcuni mesi, seguite da fasi di stabilità, in cui la malattia rimane quiescente per anni. La vitiligine fulminante, che si generalizza a tutto il tegumento nell’arco di qualche settimana, rimane un evento eccezionale.8 I fenomeni di ripigmentazione spontanea delle lesioni, che si verificano nel 10-20% dei pazienti, più frequentemente nei giovani, danno origine a un quadro clinico detto vitiligine maculata, caratterizzata da una ripigmentazione disomogenea, esteticamente non ottimale.8 In linea di massima, la vitiligine è un’affezione poco frequente nei bambini rispetto agli adulti. E’ osservata più frequentemente nelle bambine, spesso nella sua varietà localizzata (70-80%), e si accompagna non di rado ad un precoce incanutimento dei capelli.13-14 Un dato importante è rappresentato dalla frequente associazione in età pediatrica tra vitiligine generalizzata e malattie autoimmuni.13-14 Nei bambini è quindi estremamente importante un precoce riconoscimento della vitiligine, la distinzione tra forme localizzate e generalizzate e l’esecuzione di tutti gli accertamenti di laboratorio e strumentali necessari. Una variante particolare della vitiligine è rappresentata dalla vitiligine perinevica (o nevo di Sutton), che consiste in un alone di depigmentazione centrato da un nevo melanocitico. ASSOCIAZIONI CLINICHE Considerando la vitiligine come una malattia sistemica, che può coinvolgere qualunque organo o apparato dotato di melanociti, è importante la ricerca di altre manifestazioni che potrebbero passare inosservate, in quanto asintomatiche o di scarso disturbo per il paziente. Nel 40-60% dei pazienti la visita oculistica può documentare la presenza a livello del fondo dell’occhio di aree di depigmentazione ed esiti cicatriziali che comunque non si accompagnano in genere a perdita della vista.4,15 Nel 16% dei casi è stata documentata una parziale perdita dell’udito, di scarso disturbo e pertanto spesso ignorata dai pazienti, dovuta a distruzione dei melanociti presenti nell’orecchio interno (2-8 kHz).16 La vitiligine è spesso associata a patologie su base autoimmune quali la tiroidite di Hashimoto, la malattia di Graves, l’alopecia areata, la gastrite atrofica autoimmune, il deficit selettivo di IgA, il morbo di Addison, l’anemia perniciosa e il diabete giovanile.9,17 Le tiroiditi autoimmuni (tiroidite di Hashimoto, malattia di Graves) sono le patologie di più frequente riscontro, mentre le forme non autoimmuni mostrano una frequenza simile a quella della popolazione generale.18-20 Non è noto se le disfunzioni tiroidee 13 VITILIGINE 14 influenzino il decorso e la durata della vitiligine, considerando che non di rado quest’ultima le precede. Allo stesso modo è incerto l’effetto che il trattamento delle tiroiditi ha sull’evoluzione della vitiligine. L’alopecia areata può accompagnare la vitiligine in proporzioni variabili dall’1,2 al 16%, mentre la gastrite atrofica autoimmune è presente nel 15% dei pazienti affetti da vitiligine. La vitiligine è stata talvolta osservata anche in concomitanza di altre condizioni caratterizzate da un’anomala risposta immune, quali il timoma, la micosi fungoide, la disgammaglobulinemia, il mieloma multiplo, la candidiasi mucocutanea cronica, la tubercolosi, l’infezione da HIV, l’atopia.20 Esiste una particolare forma detta vitiligine-melanoma (associati con una frequenza variabile dall’1,4 al 20%), che interessa soggetti di età avanzata affetti da melanoma,10 senza familiarità per vitiligine, nei quali si sviluppano anticorpi anti-melanoma che, distruggendo anche i melanociti normali, determinano un’improvvisa e progressiva depigmentazione, prima a livello del tronco e poi sul resto del tegumento. Tale fenomeno, che avviene in pazienti ormai in fase metastatica, sembra correlato ad un decorso più favorevole del melanoma, con tempi di sopravvivenza più lunghi,21 e non va confuso con il nevo di Sutton (vitiligine perinevica), che rappresenta invece una lesione benigna. DIAGNOSI La diagnosi di vitiligine è principalmente clinica.22 L’esame alla luce di Wood è importante, soprattutto nei soggetti di pelle chiara che presentano la vitiligine a livello perioculare e perilabiale, in quanto permette di evidenziare chiazze ipocromiche, clinicamente poco o affatto evidenti. Si tratta di una sorgente luminosa che emette una luce con particolare lunghezza d’onda in grado di conferire un colore uniforme, bianco-gesso, alle lesioni prive di pigmento. L’esame istologico è raramente necessario. Gli esami complementari da effettuare sono: emocromo con formula, glicemia, dosaggio degli autoanticorpi antitiroidei e antiparete gastrica, del TSH e visita oculistica, se sono presenti segni oculari. È fondamentale escludere la presenza di malattie autoimmuni e valutare altresì la qualità di vita, il grado di ansietà, il sentimento di discriminazione, la perdita di autostima e l’importanza della malattia per il paziente. Esistono a tal proposito appositi questionari che valutano il “peso” della malattia nei singoli pazienti affetti. DIAGNOSI DIFFERENZIALE Le rare forme di vitiligine congenita o a esordio precoce, nei primi mesi di vita, devono essere differenziate dal piebaldismo, dalla sclerosi tuberosa e dalla sindrome di Waardenburg-Klein.23 Il piebaldismo è una malattia ereditaria caratterizzata da un tipico ciuffo di capelli bianchi alla fronte associato a macchie acromiche con localizzazione differente rispetto a quelle della vitiligine. La sclerosi tuberosa è caratterizzata da rare macchie ipocromiche, spesso di forma tipicamente allungata e lanceolata (a foglia di acero) e da altri segni cutanei ed extracutanei caratteristici. La sindrome di Waardenburg-Klein, infine, è caratterizzata da chiazze depigmentate, una ciocca di capelli bianchi, anomalie oculari (dislocazione laterale dei canti interni, eterocromasie iridee) e sordità congenita neurosensoriale. La vitiligine acquisita localizzata va distinta dall’ipomelanosi guttata idiopatica, dalla pitiriasi alba e dall’ipomelanosi postinfiammatoria. Nell’ipomelanosi guttata idiopatica le chiazze, di piccole dimensioni e colorito bianco porcellanaceo, presentano margini ben definiti. La pitiriasi alba si presenta invece con chiazze prevalentemente localizzate al volto e agli arti superiori con tipica superficie finemente desquamante. Per la diagnosi differenziale con l’ipomelanosi post-infiammatoria è importante il dato anamnestico di una precedente fase infiammatoria nell’area interessata. Le forme di vitiligine localizzata vanno infine distinte dal nevo acromico, di solito congenito e stabile nel tempo. TERAPIA Obiettivo principale della terapia per la cura della vitiligine è la ripigmentazione delle aree acromiche. Classificare e valutare il decorso della vitiligine nel singolo soggetto è il primo passo per costruire uno schema terapeutico adeguato. Bisogna pertanto valutare l’estensione e le sedi colpite, l’età e il fototipo del soggetto, l’associazione con altre patologie, la qualità della vita e le precedenti terapie effettuate.24-28 La scelta della terapia dovrà dipendere non solo dagli aspetti clinici, ma anche e soprattutto dalle motivazioni del soggetto affetto e dal rapporto rischi/benefici di eventuali terapie prolungate. In una piccola percentuale di casi si registra un miglioramento spontaneo (anche fino alla guarigione) in seguito a circostanze non identificate. Tante sono oggi le possibilità terapeutiche per il trattamento della vitiligine, sebbene la risposta ad esse non sia prevedibile, essendo ampiamente variabile da soggetto a soggetto. Le terapie di prima scelta secondo i criteri dell’Evidence Based Medicine (EBM) sono: i corticosteroidi per uso locale e la fototerapia sistemica (PUVA-terapia e fototerapia con UVB a banda stretta). I corticosteroidi sono impiegati localmente per lo più nei pazienti in cui la malattia non è particolarmente estesa ed è insorta da poco tempo. Per ottenere risultati soddisfacenti sono necessarie terapie prolungate, almeno 3-4 mesi, ed è consigliabile l’impiego di preparati steroidei a media o bassa potenza per limitare l’insorgenza degli effetti collaterali. È stata inoltre dimostrata l’efficacia dell’associazione tra terapia corticosteroidea topica (fluticasone propionato) e fototerapia con UVA. L’utilizzo dei corticosteroidi per via generale o intralesionale si è dimostrato essere meno indicato nel trattamento della vitiligine, soprattutto se si considera il rapporto tra effetti benefici ed effetti indesiderati. La PUVA-terapia è impiegata prevalentemente nei pazienti con vitiligine diffusa, e consiste nella somministrazione orale di un farmaco ad azione fotosensibilizzante (psoralene) seguita dell’esposizione alle radiazioni ultraviolette A. Deve essere effettuata 2-3 volte alla settimana per lunghi periodi. Si ottengono risultati migliori a livello del viso e delle estremità prossimali degli arti. Di più recente introduzione, la fototerapia con UVB a banda stretta ha dato buoni risultati sia nella vitiligine diffusa che localizzata. Si effettua con tubi fluorescenti che emettono radiazioni ultraviolette B limitate ad un intervallo ristretto di lunghezze d’onda, compreso tra 310 e 315 nm. Il trattamento prevede 2 sedute settimanali per lunghi periodi di tempo. Non è stato riportato alcun significativo effetto collaterale.27 Questo trattamento può essere effettuato nei bambini, in donne in gravidanza e durante l’allattamento. Altre alternative terapeutiche, che hanno comunque mostrato efficacia in studi clinici, possono essere riservate a coloro che non hanno risposto in modo soddisfacente alle terapie di prima scelta. La microfototerapia con UVB a banda stretta (311 nm) è impiegata principalmente nella vitiligine localizzata. Consiste in uno strumento a fibre ottiche che emette radiazioni UVB di 311 nm.28 Tale terapia riduce la quota di radiazioni ricevuta dal VITILIGINE singolo paziente e i conseguenti rischi di sviluppare carcinomi cutanei rispetto alle altre forme di fotoirradazione sistemica. Un’altra terapia di recente introduzione è quella con il laser ad eccimeri, che produce radiazioni UVB di 308 nm ed è utilizzata per il trattamento di chiazze di vitiligine stabili e limitate. Altre opzioni prevedono l’applicazione sulla cute affetta di sostanze ad azione fotosensibilizzante (psoraleni – bath PUVA, kellina – KUVA, pseudocatalasi, etc.) seguite dalla fototerapia effettuata con modalità varie (elioterapia, UVA, UVB, etc.). I risultati in questi casi sono incostanti. Di recente è stato dimostrato che l’associazione di calcipotriolo topico e PUVA terapia o UVB a banda stretta è in grado di dare risultati migliori rispetto alla monoterapia. Altri autori hanno sperimentato il tacrolimus in unguento che ha mostrato ottimi risultati nelle forme di vitiligine localizzate al distretto cefalico. Da alcuni è stato associato il tacrolimus con la fotoirradiazione con il laser ad eccimeri ottenendo buoni risultati. Il trattamento chirurgico va riservato solo a coloro che presentano piccole chiazze di vitiligine stabili e può prevedere il ricorso all’uso di microinnesti autologhi o all’impianto di melanociti autologhi coltivati. Infine, nelle forme di vitiligine generalizzate che coinvolgono gran parte della superficie corporea e non rispondono ai trattamenti ripigmentanti, può essere effettuata una terapia topica depigmentante base di idrochinone. I risultati sono eccellenti ma irreversibili. Bisogna altresì considerare le conseguenze emotive e sociali di un tale trattamento, essendo sicuri che il paziente sia ben informato e consapevole. CONCLUSIONI La vitiligine è a tutt’oggi una patologia con numerose ombre. Infatti non tutti i pazienti affetti sono uguali in termini di presentazione clinica e prognosi, ed inoltre non tutti rispondono in egual misura ai trattamenti. È fondamentale instaurare un rapporto medico-paziente basato sulla massima professionalità del sanitario, che dovrà fornire le informazioni corrette senza creare false aspettative, ed il paziente, che dovrà essere disponibile nonché collaborativi e fiducioso. Purtroppo, chi crede o propone che la vitiligine possa essere sconfitta nel 100% dei casi non può contare sulla approvazione di chi la malattia la conosce bene. BIBLIOGRAFIA 1. Ortonne JP, Bose SK. Vitiligo: where do we stand? Pigment Cell Res 1993;6:61-72. 2. Das SK, Majumder PP, Chakraborty R, et al. Studies on vitiligo. I. 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