Droni e controllo sociale

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TECNICA,
PROFESSIONE
E SOCIETÀ
Droni e controllo sociale
Anna Maria CERVELLERA e Fabio DEZI
Il rapido sviluppo
tecnologico ha portato
innovazioni come i droni,
che hanno potenzialità
talmente ampie e
pervasive da poter essere
considerati lo strumento
di massima efficienza
per esercitare il controllo
sociale.
I
l controllo o sorveglianza può essere inteso come il monitoraggio, il
pedinamento, la selezione, la sistematica osservazione di attività umane, sia
direttamente su determinati soggetti sia su
aree fisiche.
Fin dall’antichità, il controllo ha rappresentato una delle principali attività delle
organizzazioni pre-statuali, nazionali, internazionali o private al fine di acquisire,
mantenere e consolidare il potere, inteso in
senso assoluto ovvero declinato in specifiche aree d’interesse (es. potere economico,
fisico, militare, industriale, informativo,
culturale).
Lo sviluppo tecnologico ha assicurato nel
tempo strumenti sempre più potenti e so-
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Le teorie
Modalità e forme di controllo sono variate
nel tempo in ragione dello sviluppo umano. A tal riguardo, la dottrina individua tre
periodi storici relativi all’evoluzione del
controllo sociale.
Il primo, comunemente chiamato premoderno, va dagli albori della società fino alla
nascita degli Stati nazionali. In questa fase
l’elemento attorno al quale si polarizza
la vita di società e che esercita il potere è
rappresentato dalla famiglia, dalla tribù,
dal feudatario. Il controllo esercitato è pertanto di natura assoluta e insindacabile e
poggia sulle regole individuate dal gruppo
dominante. Il Capo del gruppo personifica
l’autorità responsabile dell’esercizio del
potere e quindi del controllo sociale.
La seconda fase, chiamata moderna, si sviluppa dal XVIII sec. fino, indicativamente,
al secondo dopoguerra e vede come elemento cardine appunto lo Stato che, attraverso il suo apparato burocratico, esercita
fisticati per l’esercizio del controllo e oggi
i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto –
SAPR (comunemente designati con il termine ‘droni’), che per le loro particolari caratteristiche di velocità, occultezza e, in alcuni
casi, silenziosità possono assicurare una
pervasività sia fisica che psicologica pressoché illimitata, rappresentano senza dubbio
uno degli elementi tecnici per eccellenza
attraverso il quale esercitare la funzione di
sorveglianza.
L’articolo si pone l’obiettivo di presentare le principali teorie sul controllo sociale,
correlandole con il potenziale d’impiego dei
SAPR. Si tratta pertanto di una analisi, di
natura esclusivamente umanistica (settore
- con riferimento ai droni - sul quale ancora
è stato scritto poco) e non di natura tecnico-scientifica dove la letteratura al riguardo ha oramai raggiunto un eccellente livello
sia in termini quantitativi che qualitativi e
la cui esplorazione si lascia ad altri esperti.
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Droni e controllo sociale
il controllo, che in questo caso non è più
assoluto, quindi è soggetto a sindacabilità
da parte dei cittadini. Le regole sono individuate non più da singoli soggetti ma da
elementi e apparati dello Stato e quest’ultimo personifica la massima autorità responsabile di assicurare il controllo sociale.
La terza fase, chiamata postmoderna,
rappresenta l’attuale paradigma sociale
caratterizzato dalla dicotomia Multinazionale-Stato, laddove la prima definisce
i comportamenti e le regole e il secondo
è responsabile delle relative sanzioni. Il
controllo sociale esercitato in questo caso
può assumere tratti di assolutezza, sebbene, a differenza del periodo pre-moderno,
questo non sia evidente e invero si ha la
percezione dell’avvicinamento dello Stato
al cittadino.
I primi studi cominciano a prendere forma
nel XVIII sec. con il filosofo inglese Jeremy
Bentham, il quale sviluppò un modello
architettonico di controllo/sorveglianza
chiamato Panopticon che permetteva ad
un sorvegliante di osservare tutti i soggetti
detenuti senza che questi potessero vedere il loro carceriere e lasciando il perenne
dubbio di essere osservati ininterrottamente. Il termine Panopticon racchiude
quindi in sé il principio del controllo globale e di sorveglianza ininterrotta, sebbene
confinati al settore carcerario o comunque
a comunità ben circoscritte, finalizzati
all’esercizio del potere e la tecnica adottata è prevalentemente quella dello sguardo.
Bentham afferma: «lo scopo dell’edificio sarà
tanto più perfettamente raggiunto se gli individui che devono essere controllati saranno il
più assiduamente possibile sotto gli occhi delle
persone che devono controllarli. L’ideale, (…),
esigerebbe che ogni individuo fosse in ogni
istante in questa condizione. Essendo questo
impossibile, il meglio che si possa auspicare è
che in ogni istante, avendo motivo di credersi
sorvegliato, e non avendo i mezzi per assicurarsi il contrario, creda di esserlo»1.
Ai primi del ‘900 nel mondo capitalista la
sorveglianza diviene lo strumento principale attraverso il quale è possibile mantenere l’efficienza dell’apparato statale: la
conoscenza diventa così il mezzo per garantire il controllo sugli individui e l’idea
del Panopticon si estende, dall’ambito carcerario, al controllo su qualunque attività
umana. È Max Weber che mette a fuoco la
stretta relazione fra sorveglianza e burocrazia utilizzando la metafora della gabbia
d’acciaio; immaginando l’uomo chiuso in
un meccanismo psicologico e strumentale. La teoria di Weber rappresenta così un
nuovo paradigma della sorveglianza che
assume una veste istituzionale, estensiva
e socialmente utile che ingabbia in maniera rigida ogni comportamento umano.
Si creano apparati di controllo, come preconizzato da Bentham, propri di tutti gli
ambienti sociali (famiglia, scuola, fabbrica,
ufficio, ospedale, prigione, caserma, ecc.),
tutti funzionali al bene superiore che è
rappresentato dall’efficienza del sistema
statale2.
1 Bentham. J., Panopticon, ovvero la casa
d’ispezione, cit., p. 36.
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2 «Per Stato si deve intendere un’impresa
istituzionale di carattere politico nella quale – e
nella misura in cui – l’apparato amministrativo
avanza con successo una pretesa di monopolio
della coercizione fisica legittima, in vista
dell’attuazione degli ordinamenti». Weber M.,
Economia e società, Edizioni di Comunità,
Milano, 1995, Vol. I, p. 53.
Negli anni Settanta del XX sec., e con l’avvento dei sistemi elettronici, il francese
Michael Foucault rielabora il pensiero di
Bentham e Weber sviluppando una teorizzazione del modello del Panopticon e della
“Gabbia d’acciaio” come paradigma della
società moderna. Nel cittadino, e non più
solamente nel carcerato, è indotto uno stato di visibilità consapevole e permanente
che assicura al regime il funzionare automatico del potere. La tecnologia «fa sì che la
sorveglianza sia permanente nei suoi effetti,
anche se è discontinua nelle sue azioni; che la
perfezione del potere tenda a rendere inutile
la continuità del suo esercizio; che quest’apparato elettronico sia una macchina per creare e sostenere un rapporto di potere indipendente da colui che lo esercita».3
Con il tempo, e con il costante sviluppo
tecnologico, quindi, alla gabbia d’acciaio si
è affiancata la metafora della gabbia elettronica: oggi siamo etichettati all’interno di
parametri e categorie sociali, profilati con
il nostro consenso consapevole o inconsapevole, all’interno di una società flessibile,
mutevole e dinamica permeata da logiche
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3 Foucault M., Sorvegliare e punire: la nascita
della prigione, Einaudi, Torino, 1976, p. 219.
Droni e controllo sociale
di una sorveglianza divenuta ormai strutturale. Zygmunt Bauman, nel XXI sec., riferendosi a questo scenario, ha sviluppato
il concetto di sorveglianza liquida riferendosi appunto a una sorveglianza capace di
infiltrarsi nella linfa vitale della società: «la
sorveglianza, priva di un contenitore stabile,
ma sballottata da esigenze di sicurezza e sollecitata con discrezione dal marketing insistente dei produttori di tecnologie, dilaga ovunque»4. Ed è lo stesso Bauman che, in questo
mondo, definito della “modernità liquida”,
inserisce i droni come nuovo mezzo di
sorveglianza asserendo che «la nuova generazione di droni resterà invisibile ma renderà
visibile tutto il resto; resterà invulnerabile ma
renderà vulnerabile qualsiasi cosa»5.
Si arriva in questo modo alla definizione del concetto di controllo quale derivata dell’evoluzione tecnologica. E Gary T.
Marx, studioso dei fenomeni della sorveglianza elettronica, ritiene che le nuove
tecnologie hanno avuto ed avranno un
ruolo di primo piano nell’assetto sociale
sempre più caratterizzato dal controllo totale. Verso al fine del XX sec. egli descrive un modello più evoluto di Panopticon
individuando nove attributi distintivi di
quella che chiama New Surveillance6 che
non si manifesta palesemente ma si cela e
si mimetizza attraverso l’uso di tecnologie
5 Ivi, p. 5.
4 Bauman Z., Lyon D., Sesto potere. La
sorveglianza nella modernità liquida, Laterza,
Roma-Bari, 2014, p. 8.
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6 Cfr. Max G.T., What’s new about the “New
surveillance?” Classifying for change and
continuity, in Surveillance & Society, ISSN:
1477:7487, Vol. 1, n. 1, 2002.
che permettono di sfruttare tutti i sensi,
dall’occhio (sorveglianza visiva) al tatto (rilevamento delle impronte digitali), all’udito (ascolto delle conversazioni).
Infatti, essa:
-trascende l’oscurità e le barriere fisiche
e la tecnologia rende possibile l’intrusione in ogni contesto e ambito superando
i confini territoriali ed entrando anche
negli spazi virtuali;
-trascende il tempo, grazie alla possibilità
di immagazzinare i dati e di renderli fruibili in ogni momento;
-è capitale-dipendente, pertanto strettamente vincolata alla capacità tecnico-economica che garantisce sistemi informatici altamente efficienti ed efficaci;
-diventa trasversale e generica in quanto
si esercita nei confronti di tutti. La tecnologia permette un monitoraggio continuo
attraverso una molteplicità di mezzi e
modalità tale che ciascuno può diventare
un obiettivo da sorvegliare;
-si pone non più quale strumento di punizione dei trasgressori ma quale mezzo
per la prevenzione di comportamenti
non conformi assumendo una veste di
deterrenza;
-non è più prerogativa dello Stato ma si
decentralizza in diversi attori (pubblici
e privati) e talvolta il controllato diventa egli stesso (consapevolmente o meno)
controllore dei propri comportamenti;
-diventa invisibile e depersonalizzata. C’è
una presa di distanza (sia socialmente sia
geograficamente) tra osservatori e osservati e gli strumenti di controllo sono
spesso difficili da scoprire;
-consente un controllo estremamente invasivo che si estrinseca negli ambiti fisici
e virtuali. La profondità delle informazioni diventa l’elemento caratteristico
della nuova era;
-si sviluppa in ogni ambito e diventa di
massa. Chiunque può essere guardato e
ognuno è un potenziale osservatore. La
creazione d’incertezza sul fatto o meno
che la sorveglianza sia presente assume
un importante carattere strategico. Tutti
sono “invitati” a controllare gli altri e pertanto ognuno diventa parte integrante
del sistema di controllo.
Ebbene, oggi i SAPR rispecchiano perfettamente i nove attributi individuati da Marx.
Insomma, il rapido sviluppo tecnologico ha
portato innovazioni come gli aeromobili a
pilotaggio remoto che hanno potenzialità
talmente ampie e pervasive che al momento possono essere considerati lo strumento
di massima efficienza ed efficacia attraverso il quale esercitare il controllo sociale.
Conclusioni
Sappiamo benissimo tutti che le funzioni
dei droni sono molteplici e lasciano spazio
alla fantasia soddisfacendo esigenze istituzionali, scientifiche e commerciali. È assolutamente chiaro quanto sia importante e
innovativo il loro impiego nei vari ambiti
professionali, dalla sicurezza, all’agricoltura, al telerilevamento e così via, ma la percezione dell’intreccio di questa tecnologia
con la vita quotidiana di ognuno di noi sta
dando luogo a una serie di discussioni tra i
sostenitori dei droni e chi li avversa.
I vari modelli teorici sul controllo sociale,
come abbiamo visto, danno ampio spazio e
potere alla tecnologia espressa dai SAPR e
pertanto si può sicuramente affermare che
esiste una ‘questione droni’. Questa deve
essere affrontata in maniera complemen75
Droni e controllo sociale
BIBLIOGRAFIA
Bauman Z., Lyon D., Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida, Laterza,
Roma-Bari, 2014.
Bentham. J., Panopticon, ovvero la casa d’ispezione, Marsilio, Venezia, 1983.
Foucault M., Sorvegliare e punire: la nascita
della prigione, Einaudi, Torino, 1976.
Max G.T., What’s new about the “New surveillance?” Classifying for change and
continuity, in Surveillance & Society,
ISSN: 1477:7487, Vol. 1, n. 1, 2002.
Rositi F., I valori e le regole. I termini della teoria sociologica, Liguori Editore, Napoli,
2014.
Weber M., Economia e società, Edizioni di
Comunità, Milano, 1995, Vol. I.
tare e su più tavoli (scientifico, tecnico, giuridico, amministrativo, sociale) attraverso
un giusto compromesso che valorizzi le
capacità tecnologiche di ausilio alla società
impedendo, al contempo, le possibili ingerenze di organizzazioni statali o private
che per vari fini possono tentare un’intrusione nella sfera privata che non sia originata da esigenze di sicurezza collettiva
e attuate in disprezzo dei principi riconosciuti di libertà personale. Quest’ultima
intesa sia in termini fisici che mentali, in
ragione, come detto, delle modifiche comportamentali indotte dal semplice pensiero
di poter essere continuamente sottoposti a
controllo e a giudizio.
La sfida è sicuramente ardua ma proprio
per questo deve essere raccolta. I modelli di
controllo sociale indicano una condizione,
un punto di partenza, sta a noi scegliere la
direzione da intraprendere.
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