Relazione Studi Approfondimento Verifica VAS

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COMUNE DI VAGLIA
PROVINCIA DI FIRENZE
VARIANTE AL PIANO STRUTTURALE E AL
REGOLAMENTO URBANISTICO “EX SANATORIO BANTI”
VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VAS
STUDI DI APPROFONDIMENTO
PER GLI ASPETTI PAESAGGISTICI, STORICI, CULTURALI E ARCHITETTONICI
Progettisti:
Arch. Leandro Becagli - Ufficio Urbanistica Comunale
Arch. Claudio Dini – per Azienda Sanitaria di Firenze
Coordinatore della valutazione:
Dott. Geol. Leonardo Moretti
Esperti di settore:
Dott. Ing. Silvia Cipriani
Dott. For. Lorenzo Mini
Responsabile del procedimento:
Garante della Comunicazione:
Arch. Leandro Becagli - Ufficio Urbanistica Comunale
Sig.ra Rita Fusi
GENNAIO 2014
Codice
3021
Revisione
00
Data
GENNAIO 2014
Emesso
Moretti
Controllato
Mini
Approvato
Miozzo
D.R.E.AM. Italia Soc. Coop. Agr. For.
Via Giuseppe Garibaldi n.3, Pratovecchio (Ar)
Tel. 0575 529514
Via Enrico Bindi n.14, Pistoia – Tel 0573 365967
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
SOMMARIO
Premessa .................................................................................................................................. 1
1. GLI OBIETTIVI DELLE VARIANTI URBANISTICHE ............................................................. 3
1.1. LA VARIANTE AL PIANO STRUTTURALE ................................................................................. 3
1.2. LA VARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO ..................................................................... 5
2. IL SISTEMA DEI VINCOLI ..................................................................................................... 8
3. IL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ................................................................... 10
Premessa ................................................................................................................................ 10
3.1. AMBITI DI STUDIO. GENERALITÀ ......................................................................................... 10
3.2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ......................................................................................... 11
3.3. LE EMERGENZE AMBIENTALI .............................................................................................. 14
4. IL COMPLESSO EX BANTI ................................................................................................. 18
5. LO STATO DELL’AMBIENTE.............................................................................................. 21
6. GLI EFFETTI AMBIENTALI SULLE “COMPONENTI PAESAGGISTICHE” ........................ 26
PREMESSA ............................................................................................................................. 26
6.1. CONSIDERAZIONI GENERALI IN MERITO ALLA ATTUAZIONE DELLA PREVISIONE URBANISTICA ... 26
6.2. IL PAESAGGIO. GENERALITÀ ............................................................................................. 28
6.3. GLI IMPATTI SUL PAESAGGIO ............................................................................................. 30
6.4. CLASSIFICAZIONE DEL PAESAGGIO .................................................................................... 31
6.5. RELAZIONI FRA EDIFICIO BANTI E PAESAGGIO ..................................................................... 34
6.6. ATTUAZIONE DELLA VARIANTE URBANISTICA. AZIONI DI PROGETTO PREVEDIBILI .................... 35
6.7. ATTUAZIONE DELLA VARIANTE URBANISTICA. STIMA DEI POSSIBILI EFFETTI ........................... 38
6.8. CONSIDERAZIONI FINALI IN MERITO ALLA SOSTENIBILITÀ DEGLI INTERVENTI PREVISTI............. 41
7. ELABORATI A CORREDO DEL PIANO ATTUATIVO......................................................... 42
8. OPERE E MISURE DI MITIGAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI ................................ 44
8.1. MISURE DI MITIGAZIONE PRESSO L’AREA EDIFICIO E PIAZZALI ............................................... 44
8.2. MISURE DI MITIGAZIONE FINALIZZATE AL RECUPERO DELLE AREE DEL PARCO........................ 44
CONCLUSIONI ......................................................................................................................... 45
ALLEGATI:
Allegato 1: Cartografie tematiche - Le relazioni con l’ambiente
Tavola 1. Carta dei vincoli di area vasta
Tavola 2. Carta dei vincoli particolari
Tavola 3. Carta di intervisibilità (fuori testo)
Tavola 4. Carta dell’Uso del Suolo
Tavola 5. Carta delle relazioni con l’ambiente
Allegato 2: Documentazione fotografica dei luoghi di variante.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
Premessa
In questa relazione si descrivono i risultati di degli studi e delle indagini eseguite nell’ambito della
Verifica di Assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) relativa alla Variante al
Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico del comune di Vaglia denominata “Ex Sanatorio
Banti”. Gli studi integrativi riguardano esclusivamente le componenti paesaggistiche, culturali,
storiche e architettoniche (nel proseguo anche dette “componenti paesaggistiche”), come richiesto
dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in sede di analisi e valutazione del Documento
finalizzato alla verifica di assoggettabilità a VAS della variante datato 11 marzo 2013.
A livello dispositivo si fa riferimento a quanto prescritto dalla Leggere regionale n. 10 del 12
febbraio 2010 sue modifiche e integrazioni: “Norme in materia di Valutazione Ambientale
Strategica (VAS), di Valutazione di Impatto Ambientale e di Valutazione di Incidenza”. In
particolare si cita l’Art. 5 (Ambito di applicazione), l’Art. 21 (Modalità di svolgimento della VAS) e
l’Art.22 (Procedura di verifica di assoggettabilità).
Questa relazione ha lo scopo principale di consentire all’Autorità Competente e agli altri soggetti
convolti quali: Provincia di Firenze, Regione Toscana e Soprintendenza (per i Beni Architettonici,
Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici) di valutare quanto riconducibile alla attuazione
della previsione urbanistica in termini di effetti nei confronti delle componenti sopra citate.
L’iniziativa si inserisce nel complesso di azioni contemplate nel protocollo di intesa stipulato il 18
giugno 2012 tra i rappresentanti della Regione Toscana, il Comune di Vaglia, la Società della
Salute Fiorentina zona nord – ovest e l’Azienda ASL 10 di Firenze, per il Recupero e
Valorizzazione dell’Ex Sanatorio Guido Banti, considerato un complesso di significativo valore
storico e monumentale, con gli obiettivi anche di ricreare una nuova ed importante funzione
occupazionale sul territorio, nel rispetto della valorizzazione delle peculiarità ambientali ed
architettoniche dei luoghi, senza incidere ulteriormente sul consumo di suolo e di territorio. Il
documento preliminare di verifica di assoggettabilità VAS, contribuisce a stimolare un dibattito sulla
fattibilità del recupero e della destinazione prevista.
L’avvio del procedimento di variante è regolato dalla Delibera C.C. N.70 del 21 dicembre 2012,
preceduta dall’atto di indirizzo di cui alla Delibera G.C. n.69 del 5 novembre 2012. Fa parte
integrante di questa fase amministrativa la “Relazione di avvio del procedimento” datata dicembre
2012 redatta dall’Arch. Leandro Becagli responsabile del procedimento nella quale vengono
descritti gli obiettivi della variante. Il piano è supportato dagli studi geologici di fattibilità redatti dal
Dott. Geol. Gabriele Nassini. A seguito del completamento della procedura di verifica e la
valutazione di contributi e osservazioni pervenute è stata redatta una relazione di progetto datata
dicembre 2013.
Il gruppo di lavoro, nominato con determina del Responsabile del Settore 3 – Assetto del territorio
n.350 del 18 dicembre 2012, è completato dal garante della Comunicazione, Sig. Rita Fusi;
l’Autorità Competente è stata individuata nel responsabile del Servizio Ambiente del comune di
Sesto Fiorentino Ing. Leonardo Mangiarotti con la collaborazione del Dott. Mauro Baioni.
Questo documento è stato sottoposto all’esame della Autorità Competente ai fini della espressione
del giudizio di assoggettabilità, è parte integrante dei documenti preliminari della VAS e viene
allegato agli elaborati di variante urbanistica andandone a implementare il quadro delle
conoscenze nella fase di adozione.
Questa relazione e i suoi allegati sono rivolti principalmente ai valutatori del Ministero per i beni e
le attività culturali.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
Figura 1.
Corografia scala 1:10.000.
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Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
1. GLI OBIETTIVI DELLE VARIANTI URBANISTICHE
L’“Ex sanatorio G. Banti”, è struttura sociosanitaria ormai dismessa dall’ASL fiorentina dal 1989 in
avanzato degrado urbanistico edilizio, dovuti al suo abbandono.
La variante agli strumenti urbanistici intende consentire il recupero e rigenerazione del complesso
architettonico ritenuto di grande valore storico, culturale e sociale, testimone dell’architettura
razionalista della Toscana degli anni trenta, confermando la sua destinazione sociosanitaria,
consentendo una più agevole alienazione anche a soggetti privati attraverso l’opportunità di poter
realizzare un’infrastruttura sociosanitaria funzionalmente innovativa sia per la collettività locale che
sovra comunale nel perseguimento degli obbiettivi del Piano Sanitario Sociale e Integrato della
Regione Toscana 2012 - 2015.
La revisione degli strumenti urbanistici comunali Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico è
quindi finalizzata a rendere possibile la valorizzazione del complesso, consentendo che tali
destinazioni pubbliche o di uso pubblico possano essere attivate anche da soggetti promotori
privati, attraverso la predisposizione di apposita convenzione da attivare con l’amministrazione
comunale, oltre a quelle destinazioni già consentite dagli strumenti urbanistici vigenti, di uso
ricettivo/culturale ed educativo/ricettivo.
Trattandosi di complesso notificato, a maggior tutela delle trasformazioni da attuarsi, gli interventi
saranno assoggettati all’approvazione di uno strumento attuativo da sottoporre all’approvazione
preventiva da parte della Soprintendenza Beni Ambientali, nello specifico un Piano Attuativo ai
sensi della L.R.1/2005 da convenzionarsi tra il Comune di Vaglia ed il soggetto proponente. Il
Piano Attuativo, sarà adottato a valle del processo di valutazione degli effetti ambientali, come
previsto dalla vigente normativa che in quella sede riguarderanno tutte le componenti ambientali,
non solo quelle paesaggistiche.
L’azienda ASL n. 10 è proprietaria dell’ ex-complesso ospedaliero e nell’ambito delle proprie
strategie di valorizzazione del patrimonio immobiliare, ha indetto per due volte negli ultimi due anni
una gara pubblica finalizzata all’alienazione che è andata deserta in entrambi i casi.
L’azienda, intendendo perseguire la vendita con le procedure ad evidenza pubblica, ha ritenuto
che, con una più ampia destinazione urbanistica compatibile con l’originaria, potrebbe rendere
alienabile l’immobile, oltre che a soggetti pubblici anche a privati e, nello specifico, aggiungerebbe
all’originale destinazione sociosanitaria anche la possibilità di realizzare un presidio sanitario
sociale, alloggi sanitari assistiti, residenza sanitaria assistenziale e un’area per la ricerca e
formazione, nel rispetto della qualità ambientale, paesaggistica ed edilizia, al fine di risolvere e
rigenerare il fenomeno di degrado, attraverso l’applicazione di concetti e principi di sviluppo
sostenibile da parte di attività pubbliche e/o private che incidono sul territorio contemplati dalla
L.R.1/2005.
1.1. La variante al Piano Strutturale
La proposta di variante prevede la modifica al Piano Strutturale vigente, limitatamente agli aspetti
normativi, che non costituiscono nuovo consumo di suolo e di modifica del dimensionamento, ma
finalizzata esclusivamente al recupero di edifici esistenti.
La destinazione urbanistica viene sostanzialmente mantenuta come zona F Servizi ed attrezzature
di livello Comunale e/o sovra comunale in particolare attrezzature sociosanitarie pubbliche o di uso
pubblico o privato e di tipo ricettivo/culturale ed educativo/ricreativo.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
Rispetto alla norme del P.S. vigente in sostanza si aggiungono i termini “o privato” alla norma.
Nella relazione di Avvio del procedimento si definisce:
Modifiche grafiche – nessuna.
Modifica normativa – Al fine di consentire il recupero e la riqualificazione del complesso, si ritiene
di aggiungere ed implementare all’originaria destinazione sanitaria l’opportunità di poter realizzare
una piastra (funzionale) sanitaria sociale comprendente alloggi sanitari assistiti, residenza sanitaria
assistenziale e un’area per la ricerca e formazione, pubblica o di uso pubblico e/o privata oltre a
quelle già consentita dallo strumento urbanistico vigente, ricettivo/culturale ed educativo/ricreativo
disciplinati dall’Art.33 delle N.T.A. del P.S. che integreranno l’articolo stesso con le seguenti
modifiche:
Art.33. Servizi ed attrezzature a livello comunale e/o sovracomunale
Stato di variante
Piano Strutturale vigente
(…………….)
Le aree destinate a servizi ed attrezzature di livello
provinciale e regionale esistenti sul territorio di
Vaglia sono:
a) Il Parco Demidoff
b) L’Ex Sanatorio di Pratolino (Src).
(…………….)
Le aree destinate a servizi ed attrezzature di livello
provinciale e regionale esistenti sul territorio di
Vaglia sono:
a) Il Parco Demidoff
b) L’Ex Sanatorio di Pratolino (Src).
(…………….)
(…………….)
L’ex Sanatorio Banti ed il suo parco, è attualmente
utilizzato solo in parte dalla ASL. Per le sue
caratteristiche tipologiche, la localizzazione, il
grande parco, al fine di poter consentire il suo
recupero e la riqualificazione del complesso la
destinazione attuale socio sanitaria potrà prevedere
anche la realizzazione di una piastra sanitaria
sociale, alloggi sanitari assistiti, residenza sanitaria
assistenziale e un’area per attività di ricerca e
formazione. La struttura potrà avere destinazioni
pubbliche o di uso pubblico e/o privato, di tipo
ricettivo/culturale ed educativo/ricreativo. Il R.U.
dovrà regolarne la previsione attraverso apposito
Piano Particolareggiato- Piano di Recupero da
convenzionare.
(……………..)
L’ex Sanatorio Banti ed il suo parco, è attualmente
utilizzato solo in parte dalla ASL. Per le sue
caratteristiche tipologiche, la localizzazione, il
grande parco, la struttura potrà avere destinazioni
pubbliche o di uso pubblico di tipo
ricettivo/culturale ed educativo/ricreativo.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
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1.2. La variante al Regolamento Urbanistico
La proposta di variante, che costituisce variante al R.U.C., conferma sostanzialmente la
destinazione dell’area ad attrezzature di carattere generale come definita nelle NTA, zona
omogenea “F” dell’elenco delle aree, comma 3 lettera c) L’ex Ospedale G. Banti (Src) dell’Art.38 –
Aree per attrezzature di interesse Comunale e/o sovra comunale e per impianti pubblici o di
pubblico interesse.
Modifiche grafiche – nessuna.
Modifica normativa scheda di progetto – La specifica disciplina di intervento consentita è
allegata alle NTA nelle Schede Progetto (zone C, D, F ed aree di recupero) con specifico codice di
intervento Src. Al fine di adeguare lo strumento di governo del territorio agli obiettivi ed alle nuove
previsioni della variante, per il recupero e la riqualificazione del complesso, all’attuale destinazione
socio sanitaria si prevede anche l’opportunità di poter realizzare una piastra sanitaria sociale,
alloggi sanitari assistiti, residenza sanitaria assistenziale e un’area per attività di ricerca e
formazione di uso pubblico e/o privato, oltre che a quelle ricettivo/culturale ed educativo/ricreativo
da assoggettare a Piano Attuativo da convenzionare in conformità dell’aggiornamento delle
previsioni del Piano Strutturale. Si ripropone pertanto la medesima scheda di progetto con le
seguenti modifiche ed integrazioni da inserire al momento dell’adozione:
Art. 28 - Le condizioni generali di intervento
Articolo invariato
Regolamento Urbanistico vigente
(…………….)
6. Le zone “F” sono aree destinate a servizi di carattere generale presenti in territorio
aperto; sono delimitate nei grafici del PS con specifico limite e denominazione e
descritte all’art. 33 delle NdA del PS:
a) di livello comunale
1) Area sportiva di Pratolino (Sp2);
2) Bosco di Poggio Garega (Bpc);
b) livello sovracomunale:
1) Area sportiva di Vaglia (Sp1);
2) Area per campo di golf (Tl1);
3) Centri ippici di Macherelle (Tl2) e di Riseccioni (Tl3);
4) Campeggio di Bivigliano (Sr1);
5) Centro culturale interreligioso (Cr1) ;
c) di livello provinciale e regionale:
1) Il Parco Demidoff;
2) L’Ex Sanatorio di Pratolino (Src).
La descrizione degli interventi ammessi, delle modalità di esecuzione e delle prescrizioni
e la rappresentazione dell’area sono riportati in specifiche schede allegate alle presenti
norme.
Art. 38 - Aree per attrezzature di interesse comunale e/o sovracomunale e per impianti
pubblici o di pubblico interesse
1.
2.
Le Aree per attrezzature di interesse comunale e/o sovracomunale sono definite all’art. 33
delle NdA del PS.
Ciascuna di esse è stata realizzata specifica scheda con individuazione del perimetro nella
tavola n°2 in scala 1:10.000, riportando le prescrizioni previste all’art. 33 sopra citato. Ogni
scheda contiene inoltre le finalità e le modalità di intervento.
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3.
Alcune aree sono destinate ad attrezzature di carattere generale definibili quindi come zone
omogenee “F”.
Esse sono in particolare:
a) Il Parco Demidoff
(Pd.)
b) Bosco di Poggio Carena
(Bpc)
b) Il Convento ed il bosco di Monte Senario (Cms.)
c) L’ex Ospedale G. Banti
(Src.)
d) Il complesso sportivo di Vaglia
(Sp1)
e) Il Centro Interreligioso delle Badesse (Cr1)
f) Le Aree per la Protezione Civile (APC) e le Aree Attrezzate Multifunzionali (AAM - interne ai
centri abitati)
(…………….)
Regolamento Urbanistico vigente
(…………….)
1. Le Aree per attrezzature di interesse comunale e/o sovracomunale sono definite all’art. 33 delle NdA del PS.
2. Ciascuna di esse è stata realizzata specifica scheda con individuazione del perimetro nella tavola n°2 in scala
1:10.000, riportando le prescrizioni previste all’art. 33 sopra citato. Ogni scheda contiene inoltre le finalità e
le modalità di intervento.
3. Alcune aree sono destinate ad attrezzature di carattere generale definibili quindi come zone omogenee “F”.
Esse sono in particolare:
a) Il Parco Demidoff (Pd.)
b) Bosco di Poggio Carena
(Bpc)
c) Il Convento ed il bosco di Monte Senario (Cms.)
d) L’ex Ospedale G. Banti
(Src.)
e) Il complesso sportivo di Vaglia
(Sp1)
f) Il Centro Interreligioso delle Badesse (Cr1)
g) Le Aree per la Protezione Civile (APC) e le Aree Attrezzate Multifunzionali (AAM - interne ai centri abitati).
Tabella 1 - Regolamento Urbanistico vigente
Tabella 2 - Scheda SRC vigente.
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VARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO
NUOVA SCHEDA da variante al R.U.
Codice intervento
Denominazione
Località
Superficie Territoriale
Src.
EX SANATORIO G. BANTI
PRATOLINO
61.000 mq.
Obbiettivi per il recupero e valorizzazione: Realizzazione di una struttura sociosanitaria comprendente,
una piastra sanitaria sociale, alloggi sanitari assistiti, residenza sanitaria assistenziale e area per attività di
ricerca e formazione di uso pubblico e/o privato. Sotto il profilo funzionale, economico-sociale, il recupero del
complesso architettonico dovrà essere rispondente ai criteri e alle condizioni stabilite dall’Art. 21 del piano di
indirizzo territoriale regionale (PIT), con valenza di piano paesaggistico, le cui disposizioni si intendono
espressamente e integralmente richiamate.
Strumento di Attuazione – prescrizioni: PIANO ATTUATIVO da convenzionare - Classificazione degli
interventi consentiti dal piano:
- manutenzione ordinaria;
- manutenzione straordinaria;
- consolidamento statico e di restauro conservativo.
In virtù dell'elevato pregio paesaggistico del contesto in cui è collocato il complesso ritenuto di valore
culturale di interesse pubblico, allo scopo di assicurare la tutela dei valori identitari del patrimonio collinare
sanciti dal PIT con valenza di Piano Paesaggistico, Il P.A. dovrà essere corredato da specifici elaborati
individuati dalle N.T.A. art.42 - Definizioni edilizie, urbanistiche e prescrizioni, lettera S) e che illustri:
- Analisi storico-critico-stilistica;
- Analisi dello stato attuale del complesso architettonico;
- La coerenza degli interventi consentiti con criteri e i requisiti stabiliti al comma 1 dell'art.21 del PIT a
valenza di piano paesaggistico, con riferimento alla implementazione delle schede ( Ambiti di Paesaggio
16 Bacino Firenze – Prato - Pistoia) concernente i vincoli per decreto e relativa disciplina contenete gli
obbiettivi per la tutela e la valorizzazione - disciplina d'uso - direttive - prescrizioni.
- L'adozione di norme e criteri progettuali indicati ai commi 3 e 4 dell'art.21 della disciplina del PIT.
- Il ricorso a norme e criteri che consentano tecniche edilizie sostenibili ai sensi dell'art. 145 della L.R.
1/2005.
Zona Omogenea: F (esistente). Aree a Parcheggio: Da prevedere il dimensionamento come standard di
legge per la destinazione urbanistica.
Vincoli Specifici: Gli interventi sul complesso dell'ex sanatorio G. Banti dovranno prevedere il recupero
degli elementi architettonici caratterizzanti l'edificio, la valorizzazione degli elementi decorativi, tipici e
originali dei "siti" vincolati. Per gli interventi sugli altri edifici esistenti valgono le classi d' intervento previste
dal piano.
Opere di Urbanizzazione Primaria: Dovranno essere realizzate le opere funzionali alla nuova destinazione
delle strutture: viabilità interna, parcheggi, allacciamenti alle reti tecnologiche.
Descrizione dell’intervento: L'ex Sanatorio G. Banti ed il suo parco sono attualmente utilizzati solo in parte
dalla ASL. Per le sue caratteristiche architettoniche e tipologiche, per la localizzazione, per il grande parco e
la presenza del bosco di Poggio Carega, al fine di poter consentire il suo recupero, la riqualificazione e
rigenerazione del complesso, la destinazione attuale socio sanitaria potrà prevedere anche la realizzazione
funzionale di una piastra sanitaria sociale, alloggi sanitari assistiti, residenza sanitaria assistenziale e un'area
funzionale per attività di ricerca e formazione. La struttura potrà avere destinazioni pubbliche o di uso
pubblico e/o privato, di tipo ricettivo/culturale ed educativo/ricreativo. In sede di progettazione del Piano
Attuativo, si dovrà provvedere alla sistemazione della viabilità di servizio e delle aree a parcheggio. Le zone
di sosta dovranno essere progettate in funzione della massima fruibilità delle strutture, della loro gestione e
della presenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
2. IL SISTEMA DEI VINCOLI
Nella tabella seguente si indicano i vincoli e le relazioni individuati in un’area significativa centrata
sull’area di variante, delimitata nelle carte tematiche allegate a questo dossier.
Tabella 3 - Sistema dei vincoli (in un intorno significativo dell’area di variante).
P.T.C. - AREE DI PROTEZIONE STORICO
AMBIENTALE
APS053 – Volmiano – Mattiano
(Calenzano – Vaglia)
APS081 – La Mula
(Sesto Fiorentino)
APS082 – Palestreto
(Sesto Fiorentino)
APS083 – Terzolle
(Sesto Fiorentino)
APS084 – Olmo Vetta alle Croci
(Fiesole)
APS085 Fiesole
(Fiesole)
APS086 – Torrente Cucina
(Fiesole)
APS087 .- Compiobbi Ellera
(Fiesole
APS057 – Villa Pozzolini
(Vaglia)
APS058 – Monte Senario
(Vaglia – Borgo S. Lorenzo)
APS059 – Pescina
(Vaglia)
APS060 – Monte Morello
(Vaglia)
APS061 – Villa Demidoff
(Vaglia)
P.T.C. - AMBITI DI REPERIMENTO PER
L’ISTITUZIONE DI PARCHI RISERVE ANPIL
A01 – Monte Morello
A03 - Monte Giovi
A08 – Colline Fiorentine
A11 - Piana Fiorentina
A12 -Arno
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ESTREMI DEL VINCOLO
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Aree rispetto monumenti storico artistici
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Aree interesse archeologico
Aree rispetto monumenti storico artistici
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
Aree interesse archeologico
Aree rispetto monumenti storico artistici
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
Zone paesistico - panoramiche
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Aree adiacenti ai centri storici
Monumenti storico agrari
Aree rispetto monumenti storico artistici
Zone paesistico - panoramiche
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
Zone paesistico - panoramiche
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
Aree rispetto monumenti storico artistici
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Aree rispetto monumenti storico artistici
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
Aree rispetto monumenti storico artistici
Zone paesistico - panoramiche
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
Aree rispetto monumenti storico artistici
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
D.Lgs. 42/2004 Art. 142
Monumenti storico agrari
Aree rispetto monumenti storico artistici
ESTREMI DEL VINCOLO
RELAZIONI
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
DIRETTA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
INDIRETTA
INDIRETTA
RELAZIONI
INDIRETTA
NESSUNA
DIRETTA
NESSUNA
NESSUNA
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
Continua tabella sistema dei vincoli.
A.N.P.I.L. costituite
APF01 – A.N.P.I.L. Montececeri
APF02 – A.N.P.I.L. Podere Querciola
APF04 – A.N.P.I.L. Stagni di Focognano
APF06 – A.N.P.I.L. Torrente Mensola
APF10 – A.N.P.I.L. Torrente Terzolle
P.T.C. - AREE FRAGILI
AF08 – Zone collinari a nord dell’Arno nell’area
fiorentina
PIT Vincolo Paesaggistico Ex L.1497/39
Frazione di Quinto (Sesto Fiorentino)
Colline Fiesolane
Valle del Mugnone
Area panoramica Fiesole, Vaglia Borgo San
Lorenzo
Autostrada del Sole
Massiccio di Monte Morello
Beni culturali, architettonici e paesaggistici
Regione Toscana
Villa del Complesso Luzzi (Sesto Fiorentino)
Area Ex Ospedale Luzzi
Edificio Ex Sanatorio Guido Banti
Area Ex Sanatorio Banti
Complesso Immobiliare Tenuta di Pratolino
Area Parco Demidoff
ESTREMI DEL VINCOLO
ESTREMI DEL VINCOLO
DIRETTA
ESTREMI DEL VINCOLO
D.M. 210/1961 n.265
D.M. 05/11/1951 n.274
D.M. 06/11/1961 n. 291
DIRETTA
D.M.20/05/1967 n. 140
D.M. 23/12/1952 n. 24
NESSUNA
DIRETTA
ESTREMI DEL VINCOLO
Vari siti in comune di Fiesole
Vari siti in comune di Sesto Fiorentino
Aree protette
SIR 42 – SIC Monte Morello
ESTREMI DEL VINCOLO
Sito di importanza regionale (IT5140008)
Vari siti in comune di Fiesole
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RELAZIONI
NESSUNA
NESSUNA
DIRETTA
D.M. 10/10/1964 n. 289
Vincolo Architettonico – Vincolo
Monumentale
Vincolo Architettonico – Vincolo
Monumentale
Vincolo Architettonico – Vincolo
Monumentale
Vincolo Architettonico – Vincolo
Monumentale
Vincolo Architettonico – Vincolo
Monumentale
Vincolo Archeologico
Vincolo Archeologico
Vari siti in comune di Fiesole
RELAZIONI
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
DIRETTA
RELAZIONI
RELAZIONI
INDIRETTA
DIRETTA
INDIRETTA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
NESSUNA
RELAZIONI
NESSUNA
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Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
3. IL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
Premessa
Nell’ambito della Verifica di Assoggettabilità a VAS si è ritenuto necessario, ai fini di supportare le
varianti al Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico di Vaglia, nei termini della LRT 10/2010
e sue modificazioni, integrare il quadro delle conoscenze di base, con ulteriori studi e indagini
dirette, con particolare riferimento alle le componenti, paesaggistiche, storiche, culturali e
architettoniche.
Gli studi e le indagini di approfondimento si riferiscono ad un intorno significativo dell’area di
variante e considerano anche i seguenti studi ed elaborati:
1. la relazione di piano redatta dall’Arch. Leandro Becagli, Ufficio Urbanistica del comune di Vaglia,
2. le relazioni redatte dall’Arch. Claudio Dini (Dipartimento Area Tecnica dell’Azienda Sanitaria di
Firenze), con indicazioni dello stato attuale dell’edificio principale,
3. i documenti reperibili sulla rete internet e riguardante la recente storia dei complessi Banti e
Luzzi,
4. la tesi di laurea degli architetti Paolo Morelli e Andrea Pontarelli pubblicata nel 2008 e avente
per titolo “Recupero dell'Ex-Sanatorio Banti a Pratolino a Firenze”,
5. i dati derivanti da indagini appositamente eseguite da D.R.E.Am. nel periodo febbraio –
dicembre 2013.
3.1. Ambiti di studio. Generalità
La valutazione delle interazioni fra la Previsione Urbanistica e ambiente è essenzialmente legata
alla tipologia di intervento, alle dimensioni, al numero di soggetti coinvolti, alla localizzazione
geografica e morfologica, alle relazioni di distanza e interferenza per la compartecipazione all’uso
di risorse e servizi.
Uno schema generale di analisi presuppone che vengano studiate tutte le principali componenti
fisiche (legate all’ambiente e al territorio) e le componenti riguardanti la sfera umana, sociali ed
economiche, come descritto nella tabella seguente.
Tabella 4 - Componenti ambientali.
LE PRINCIPALI COMPONENTI AMBIENTALI
COMPONENTI FISICHE
COMPONENTI ANTROPICHE
SUOLO E SOTTOSUOLO
ASPETTI SOCIALI ED ECONOMICI
ASPETTI AGROFORESTALI
VINCOLI TERRITORIALI
ACQUE SUPERFICIALI E PROFONDE
PIANI E PROGRAMMI
ATMOSFERA - CLIMA
EMERGENZE STORICHE, CULTURALI
ARCHIETTONICHE
EMERGENZE AMBIENTALI
USO DEL SUOLO
RISORSE NATURALI
SERVIZI
VEGETAZIONE - FAUNA – ECOSISTEMI
INFRASTRUTTURE
PAESAGGIO – ESTETICA DEI LUOGHI
CRITICITÀ DEL TERRITORIO
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In questo caso considerato il parere espresso dal Collego costituente l’Autorità Competente, e il
parere espresso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 30/04/2013 p. 3991 e successive
motivazioni di cui al parere integrativo del 12/07/2013 p. 6171, la valutazione degli effetti
ambientali è rivolta essenzialmente agli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici,
essendosi gli altri enti coinvolti nel processo di VAS espressi verso la non assoggettabilità.
Considerando l’oggetto della variante si individuano i seguenti ambiti geografici di indagine descritti
nelle carte tematiche di Allegato1:
1. l’area dell’intero complesso Ex Banti, comprendente l’edificio principale, i piazzali, la viabilità
interna, gli altri edifici, e il parco;
2. un intorno, per le relazioni con gli elementi del paesaggio, centrato sull’edificio principale avente
per raggio 1.000 metri; con questo assunto si afferma che gli effetti diretti derivanti dalla attuazione
della previsione relativi alle opere e azioni finalizzate al recupero dell’intero complesso non
saranno fisicamente apprezzabili oltre questo limite;
3. un intorno per la intervisibilità dell’edificio principale di 4.000 m. con questo assunto si afferma
che gli effetti derivanti dal recupero delle aree esterne dell’edificio principale per eventuali
modifiche non saranno visivamente apprezzabili oltre questo limite, anche se già nel raggio dei
1.000 essere risulteranno di modesta percezione.
3.2. Inquadramento geografico
L’area di variante si colloca nella porzione sud occidentale del comune di Vaglia a confine con il
comune di Sesto Fiorentino, in una posizione di crinale con quote variabili dai 455 ai 470 m. sul
livello medio del mare, fra gli abitati di Pratolino a nord, che dista circa 1.200 m. e Montorsoli a sud
a circa 600 metri di distanza.
Nella porzione nord del parco, opposta all’entrata provinciale, si trova un edificio utilizzato dall’ASL
per i servizi dell’anagrafe canina, l’accesso all’area, tramite il cancello sulla via comunale, quindi è
consentito negli orari di ufficio. L’accesso all’interno degli edifici è impedito da dissuasori.
Gli edifici dell’ex sanatorio sono inseriti in un vasto parco alberato delimitato a ovest dalla Via
comunale Fontesecca, come prolungamento di Via dell’Uccellatoio, a est dal rilievo collinare di
Poggio Garega. La Via Fontesecca si raccorda presso l’omonima località con la Strada provinciale
della Futa.
Le condizioni morfologiche favorevoli, l’esposizione e la protezione dai venti da nord oltre che il
clima locale hanno certamente indirizzato a suo tempo la localizzazione dell’ospedale.
Il complesso dista da Firenze di circa 8 Km. con visuale diretta sull’intera pianura, sulla città e sulle
colline circostanti. Il complesso è visibile da fondovalle e dalla pianura fiorentina, costituisce
un’emergenza architettonica importante che ne caratterizza il paesaggio ed il territorio.
Il lotto di pertinenza del complesso edilizio è caratterizzato da un terreno con discreta pendenza
attraversato in senso longitudinale da una strada di servizio che consente il collegamento dalla
palazzina di accesso al complesso ospedaliero.
L’edificio è articolato in due corpi di fabbrica longitudinali slittati e raccordati al centro da un’ala
trasversale posti sul versante occidentale del terreno verso monte, e dal padiglione ove ha sede
l’anagrafe canina. Sul versante orientale l’area è attrezzata a parco con terrazzamenti alberati
nella parte meridionale dove si trovano i vialetti pedonali, un prato erboso ed alberature oltre ai
piccoli padiglioni di servizio alla struttura.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
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Figura 2.
Veduta aerea dell’area (Estratto da bing.com).
Figura 3.
Veduta aerea dell’area (Estratto da bing.com).
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L’Ex Banti è distante circa 200 metri dall’Ex Ospedale Luzzi (Sanatorio Saverio Aloigi Luzzi),
situato sul crinale opposto in direzione ovest, anche questa struttura è in stato di abbandono e
oggetto di ipotesi di recupero e riqualificazione.
Figura 1.
Inquadramento di dettaglio area Banti – Luzzi.
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Figura 4.
L’Ex Ospedale Luzzi (Estratto da bing.com).
3.3. Le emergenze ambientali
I complessi Luzzi e Banti
Sia l’Ex Sanatorio Banti che l’Ex Ospedale Luzzi sono considerati “beni di pregio”, sia come
“complessi sanitari” sia come singoli manufatti considerati quali “opere in sé”. Il “Luzzi” comprende
strutture inquadrabili nel c.d. “liberty fiorentino”, il “Banti” è una delle prime costruzioni realizzate
interamente in cemento armato.
Luzzi: i tre edifici più rilevanti che sono la Villa, il Fabbricato di Servizio e la Cappella.
Banti: strutturalmente più semplice ed anche più recente, è un’opera che ha suscitato opinioni
contrastanti ma di certo siamo di fronte ad un “prodotto ingegneristico” d’avanguardia per l’epoca,
non solo per essere una costruzione totalmente in cemento armato ma soprattutto per
l’impostazione di base che ancora oggi la rende idonea ad una pluralità di fini pubblici.
Area Demidoff - Parco Mediceo di Pratolino.
http://www.provincia.fi.it/pratolino/parco-mediceo-pratolino/
Racchiude bellezze naturali (meglio dire seminaturali o con caratteri di naturalità) affiancate a
meraviglie costruite dall'uomo.
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1) NUOVA FATTORIA E STALLE. Il corpo principale fu costruito dal Buontalenti fra il 1579 ed il
1580 ed è giunto fino agli inizi dell'800 nella sua forma originaria. Poi venne notevolmente
trasformato.
2) LOCANDA (OSTERIA O VECCHIA POSTA). E' uno degli edifici più antichi, anteriore
sicuramente agli stessi interventi del Buontalenti. Serviva come rimessa per le carrozze. Adibito a
bar/punto di ristoro.
3) FAGIANERIA O VILLETTA. Fatta costruire nel 1687 dal Gran Principe Ferdinando de' Medici.
I Demidoff la restaurarono completamente fra il 1874 e il 1876. Fu poi trasformata in foresteria.
Accoglie gli uffici del parco. Non è visitabile all’interno.
4) PESCHIERA DELLA MASCHERA. Era una piscina per i bagni caldi. Durante il riordinamento
attuato da Joseph Frietsch (direttore del parco dal 1818) fu riempita di terra.
5) GROTTA DI CUPIDO. Costruita dal Buontalenti nel 1577, conteneva internamente numerosi e
celebri giochi d'acqua. Mantiene la struttura originale ma le decorazioni e le sculture che la
ornavano risultano scomparse. E' visitabile soltanto dall'esterno.
6) VIALE DEGLI ZAMPILLI. In origine lungo 290 e largo 23 metri, era punteggiato ai lati da pile
grandi e piccole alternate con panchine di pietra. L’acqua, zampillando con forza, vi creava un
singolare pergolato.
7) GAMBERAIE. Furono ideate dal Buontalenti come sequenza di vasche irregolari che partivano
dalla vasca dell'Ammannati e servivano come peschiere per l'allevamento di crostacei.
8) GROTTA DEL MUGNONE. Completata nel 1577 fu distrutta al tempo della ristrutturazione di
Joseph Frietsch nel 1818 e fatta ricostruire arbitrariamente dalla principessa Maria Demidoff negli
anni 1930-40.
9) MONUMENTO A DEMIDOFF. Il monumento dedicato a Nikolai Demidoff è situato nel prato
dove sorgeva la distrutta Villa Medicea. Si tratta di una copia in scala ridotta di quello eretto (1850)
dello scultore Lorenzo Bartolini a Firenze in piazza Demidoff.
10) GRANDE VOLIERA. Accoglieva uccelli rari ed esotici. Terminata nel 1580 fu poi nel 1788
smantellata dai Lorena e trasportata a Firenze nel giardino di Boboli. Fu restaurata e modificata dai
Demidoff nel novecento.
11) PAGGERIA (VILLA DEMIDOFF). Era la paggeria del complesso mediceo. Restaurata più volte
fra il 1758 ed il 1799, venne trasformata in villa dai Demidoff nel 1872.
Accoglie la monumentale Sala Rossa.
12) CAPPELLA. E' l'unico edificio giunto ai giorni nostri senza profonde trasformazioni. Fu costruita
dal Buontalenti fra il marzo e l'ottobre del 1580.
13) GIGANTE DELL'APPENNINO. E' la struttura più nota. Eretto dal Gianbologna fra il 1579 ed i
1580, aveva un tempo al suo interno grotte con decorazioni, affreschi e giochi d'acqua. Fu
restaurato sia al tempo di Ferdinando de' Medici che dei Demidoff.
14/16) METE DI SPUGNA. I due termini naturali sono stati ricavati dalla grande spugna di 30.000
libbre arrivata dalla Corsica nel 1584 e in origine collocata al centro del prato ottagonale presso
l'Appennino.
15) FONTANA DI GIOVE. Si trova nel punto più alto del vecchio parco mediceo. Un tempo era
ornata da una scultura di Baccio Bandinelli, ora a Boboli, sostituita dai Demidoff con copia in pietra
serena.
17) CASINO NEOCLASSICO DI MONTILI. Fu realizzato intorno al 1820 su disegno dell'architetto
Luigi De Cambray-Digny come belvedere e casino di caccia nel punto più panoramico del parco
romantico. I Demidoff lo arredarono facendovi porre numerosi animali e trofei di caccia impagliati. Il
salone del primo piano fu utilizzato come sala di scherma.
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Figura 5.
Area Parco Demidoff.
L’acquedotto di Pratolino
L’acquedotto che ha servito per lungo tempo l’area di Pratolino, Fontebuona e Vaglia ha origini
antiche riconducibili all’Acquedotto Mediceo di Pratolino, struttura complessa del quale si hanno
notizie documentate nell’antico Catasto di Borgo San Lorenzo. Le sorgenti di approvvigionamento
si trovano nell’area del Monte Senario – Bivigliano. Dati sulla sua esistenza precedente all’era dei
Lorena si ricavano dalla storia della antica Fattoria di Pratolino costruita fra il 1569 ed il 1581 lungo
la Via Bolognese Nuova da Bernardo Buontalenti per Francesco I de’ Medici.
L’antico sistema di distribuzione fu sostituito nel 1913 dall’ “Acquedotto Moderno”, ad opera
della Famiglia Demidoff che nel 1872 aveva comprato l’intera tenuta che lo aveva mantenuto
quindi per oltre 40 anni.
La principessa Demidoff (Marija Demidova 1877-1955) avuta notizia della imminente costruzione
di un Convalescenziario a Pratolino, su un terreno adiacente a quello sul quale già sorgeva
l’Ospedale del Consorzio Antitubercolare di Firenze, donò nel 1936 all’INFPS il contributo delle
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sorgenti di acqua di sua proprietà di Bivigliano e di Monte Senario nonché l’acquedotto che collega
le sorgenti stesse alla Villa di Pratolino”.
L’Acquedotto veniva ceduto “nello stato di fatto e di diritto in cui la donataria lo possedeva” per cui
l’INFPS subentrava in tutte le attività e passività di pertinenza, impegnandosi a rispettarle tanto da
avviare subito una grande ed onerosa opera di restauro allacciando tutte le sorgenti, sostituendo
tutte le tubature con condotte metalliche e proseguendone il tracciato di alcuni chilometri per
raggiungere Vaglia.
Anche se non più attiva, l’antica conduttura con le sue sovrastrutture murarie resta parte integrante
del complesso del “Banti” cui è funzionalmente legata con tutto il suo complesso di rapporti
giuridici di pertinenza. Anche il “nuovo” Acquedotto di alimentazione del Sanatorio, collaudato dal
Genio Civile nel 1943 attingeva comunque alle Sorgenti di Monte Senario e Bivigliano donate dai
Demidoff, Sorgenti collegate alla Villa di Pratolino dalla conduttura richiamata espressamente
nell’Atto di Donazione (Fonte specifica: Girolamo Dell’Olio, Associazione di volontariato Idra 2006).
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4. IL COMPLESSO EX BANTI
In pianta, l’edificio si presenta con un impianto compositivo estremamente complesso, risultante
dalla complementarità dell’interconnessione di due corpi di fabbrica aggregati longitudinalmente
slittati tra loro e raccordati nella parte centrale da un’ala trasversale.
A tale articolazione compositiva, corrisponde l’estrema definizione dei volumi che si propongono
come corpi orizzontali che slanciati verso l’alto e incernierati al tema centrale dell’ingresso
convesso con la torre e i collegamenti verticali; elementi compositivi tipici dell’architettura
razionalista che lo caratterizzano come punto di riferimento visivo, che costituisce emergenza
fondamentale per il paesaggio circostante.
Il complesso architettonico, come meglio descritto nella relazione di avvio del procedimento,
presenta un forte stato di degrado edilizio, sia fisico che funzionale essendo stato abbandonato da
tempo ed in disuso sin dal 1989.
L’edificio Ex Banti è uno dei principali testimoni della corrente architettonica del razionalismo
italiano in Toscana, meno conosciuto e proclamato di altri complessi edificati nell’area fiorentina
nello stesso periodo (quali la Stazione di S. Maria Novella e la Caserma dell'aviazione delle
Cascine); la particolarità costruttiva consiste nella struttura portante realizzata interamente in
cemento armato.
Nell'architettura europea, il razionalismo trovò dal 1920 al 1940 grande diffusione. Questo
movimento voleva trovare una soluzione alla questione, nata dall' industrializzazione e dall'
urbanizzazione, del rapporto tra individuo e società moderna. Il problema fu analizzato inizialmente
dal tedesco Walter Gropius, fondatore del Bauhaus, le cui soluzioni restarono al centro del
movimento insieme a quelle del belga Mies Van der Roe e del francese Le Corbusier.
Questi cercarono di dare vita ad un'architettura che si diversificasse da quella classicista e da
quella romantica grazie alla priorità della funzionalità rispetto al decorativismo. L' opera
architettonica doveva essere funzionale, avere cioè un rapporto razionale con le tecniche della
produzione industriale e con le esigenze della società moderna (per questo motivo il razionalismo
è detto indifferentemente anche funzionalismo).
Il Razionalismo Italiano si è sviluppato in Italia negli anni venti e anni trenta del secolo scorso in
collegamento con il Movimento Moderno Internazionale, seguendo i principi del funzionalismo. I
principali promotori nel 1926 furono architetti provenienti dal Politecnico di Milano, Luigi Figini,
Guido Frette, Sebastiano Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava, Giuseppe Terragni e Ubaldo
Castagnoli, sostituito l'anno dopo da Adalberto Libera, il Gruppo 7 che si costituirono ufficialmente
nel M.I.A.R. – Movimento Italiano per l’Architettura Razionale (1930) e promulgarono il Manifesto
del Razionalismo Italiano.
Dati dimensionali ed elementi costituenti
I dati sulla consistenza del complesso sono descritti nella Relazione dell’Arch. Claudio Dini,
Dipartimento Area Tecnica dell’Azienda Sanitaria di Firenze che costudisce anche i rilievi
planimetrici.
L'area di pertinenza, di circa 56.000 mq., ha una forma triangolare delimitata ad ovest da Via
dell'Uccellatoio, una strada comunale che collega via Bolognese con la strada dei colli alti a mezza
costa del monte Morello, a nord da ampi prati e boschi del Poggio Garega ed a est da un bosco di
proprietà comunale adiacente al parco della villa Demidoff.
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Figura 6.
Elementi costituenti del complesso Ex Banti.
Elementi del complesso edificato:
- edificio principale (in pianta 9.000 mq., 57.500 mc.), due corpi longitudinali slittati e raccordati al
centro da un'ala trasversale, ingresso principale, torre dei collegamenti verticali,
- Palazzina di ingresso principale (portineria, uffici, rimessa e locali tecnici),
- ingresso secondario,
- piazzali e viabilità di servizio,
- centrale termica,
- Edificio adibito ad Anagrafe canina dell’ASL,
- Serra.
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Elementi dell’area area parco:
- Latifoglie varie,
- Giardino all’italiana (zona “anfiteatro”, vialetti, sedute, ecc.),
- Terrazzamenti,
- Laghetto (uso sanitario mai utilizzato),
- Presa d’acqua dell’acquedotto storico.
La struttura portante dell’edificio principale è in cemento armato con solai dei piani e della
copertura in laterizio armato gettato in opera. Analogamente in c. a. sono state realizzate le scale
interne. La copertura dell'edificio è realizzata parte in tetto piano e parte con falde realizzate in
lastre ondulate in cemento, tipo ondulit. La struttura portante è in buone condizioni così come i
solai. Si riscontrano però diverse le infiltrazioni d’acqua dalla copertura.
La collocazione geografica
Dal punto di vista logistico l’edificio si trova in una posizione ottimale per la costruzione di una
struttura per cure elioterapiche (cura del sole); nello scegliere il luogo si tenuto conto, a suo
tempo, delle caratteristiche dello spettro solare, del clima locale e delle esigenze di pazienti ai
quali i servizi erano rivolti. Si ricorda che la cura della tubercolosi è stata una delle principale
“battaglie” in tema di sanità condotte nel ventennio di Mussolini e che diverse altre strutture con
le medesime finalità era sorte nell’area fiorentina.
La principale cura pratica era la Elioterapia: esposizione al sole a scopo terapeutico, con
particolari accorgimenti (gradualità, controllo di alcuni parametri fisiologici come temperatura,
frequenza del polso e del respiro, ecc.). L’elioterapia in ambiente montano è stata applicata in
passato per il trattamento di particolari forme di tubercolosi (Dizionario di medicina).
Applicazioni terapeutiche. - In primissima linea stanno le affezioni di natura tubercolare e
soprattutto la tubercolosi osteo-articolare nella quale le cure solari hanno sostituito in gran parte
quelle chirurgiche (Enciclopedia Treccani).
Le cure elioterapiche possono svolte anche in altri contesti geografici, quali quelli di litorale marino,
nel nostro caso hanno giocato punti a favore il contesto paesaggistico, la possibilità di fruire di
ampi spazi verdi, la vicinanza con la città di Firenze distante solo 8 km.
Requisiti di valore
La rilevanza storica, culturale e architettonica vien attribuita all’edificio in quanto, come già detto,
testimonianza significativa nel panorama dell'architettura razionalista toscana degli anni ’30.
L'edificio è stato edificato tra il 1934 e il 1939 contemporaneamente alle altre realizzazioni come la
Stazione di S.M. Novella, la Caserma dell'aviazione delle Cascine ed altri edifici; il progetto fu
redatto dallo stesso ufficio tecnico dell’I.N.F.P.S., fu uno dei primi in Italia ad essere eseguito
interamente in cemento armato.
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5. LO STATO DELL’AMBIENTE
Lo stato dell’ambiente che ospita il complesso Ex Banti, viene definito in questo studio, utilizzando
i rilievi della Carta dell’Uso del Suolo Tav.4, e della Carta delle relazioni con l’ambiente Tav.5, che
descrive le Emergenze Ambientali, le Risorse Naturali e le Criticità del territorio individuate nei
limiti di indagine stabiliti e riportate in Allegato 1.
Quest’ultimo documento, che utilizza alcuni temi della Carta dell’Uso del Suolo, in particolare
descrive i temi riportati di seguito:
Emergenze ambientali e risorse naturali: i filari alberati, i terrazzamenti, i crinali principali, i corsi
d’acqua e gli specchi d’acqua, le colture arboree a olivo, il parco ex Banti e le radure.
Emergenze storico, culturali, architettoniche: l’area Luzzi (anche criticità), l’area Banti (anche
criticità), gli edifici di valore secondo gli strumenti urbanistici di Vaglia e Sesto Fiorentino, il Parco
Demidoff.
Criticità del territorio: gli edifici Luzzi (anche emergenze), l’edificio Banti (anche emergenza), le
aree in dissesto.
In definitiva la Carta delle Relazioni con l’Ambiente individua alcuni elementi tipici del paesaggio
collinare toscano, quali i terrazzamenti e gli oliveti, individua aree artificiali che hanno assunto nel
tempo un rilevante significato dal punto vista storico e architettonico quali il Parco Demidoff e il suo
complesso immobiliare, lo stesso parco Ex Banti con il suo giardino all’italiana è una emergenza
del territorio e al contempo una criticità per lo stato di abbandono in cui versa.
In Allegato 2 si riporta una parte dell’ampio repertorio documentale fotografico redatto nel mese di
novembre 2013.
Complesso Ex Banti. Area edificio principale e piazzali
Relativamente a questa porzione del complesso nelle relazioni del progettista di Piano, Arch.
Leandro Becagli (comune di Vaglia) e l’Arch. Claudio Dini (ASL Firenze) si descrive lo stato di
completo abbandono in cui esso si trova, questo nonostante che l’area sia recintata e presidiata
dai tecnici dell’anagrafe canina (in questi locali gli ospiti vengono curati e avviati alle auspicabili
adozioni o ai canili).
I sopralluoghi avvenuti all’interno dell’edificio nel novembre 2013, documentati in Allegato 2, hanno
evidenziato lo stato di degrado interno e anche le frequentazioni non autorizzate, avvenute di
recente. Rispetto alle condizioni dell’ingresso del febbraio 2013 documentate nel documento di
Verifica di Assoggettabilità a VAS, si nota come l’accesso principale in quel tempo inibito ora sia
aperto.
Considerando che questo stato di abbandono interferisce non solo sulle condizioni del paesaggio,
rappresentandone un rilevante elemento di disturbo e di dequalificazione, ma anche sulla sfera
sociale, all’edificio Ex Banti si applica a pieno titolo la "Broken Windows Theory" (la teoria delle
finestre rotte).
Questa teoria, formulata nel 1982 dai criminologi James Q. Wilson e George Kelling, prevedeva
che se le persone si abituano a vedere una finestra rotta, in seguito si abitueranno anche a
vederne rompere altre, e a vivere in un ambiente devastato senza reagire; invece, riparando la
finestra, in un breve lasso di tempo, ci si abitua al rispetto della legalità.
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Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
Un paesaggio degradato può provare o incrementare il disagio sociale; in un quartiere degradato
la criminalità è maggiore che in un quartiere curato e ordinato: lo è certamente perché il disagio
sociale a sua volta produce degrado, ma anche perché in un luogo brutto sono minori i freni
inibitori.
Il degrado dell'ambiente urbano è collegabile alla percezione di sicurezza dei cittadini: un ambiante
dominato da forme d'inciviltà e degrado viene percepito come un luogo non sicuro, rispetto ad uno
curato e pulito. I luoghi danneggiati e deturpati vanno ad incidere negativamente sulla percezione
della sicurezza, secondo una sorta di principio "mentale", in base al quale un luogo danneggiato è
associato ad un'immagine del luogo in cui nessuno ha interesse ad intervenire ed in cui potrebbe
accadere qualche episodio che mette a repentaglio la sicurezza personale.
Queste considerazioni si applicano bene, come detto, al complesso Banti ma anche a quello del
complesso Luzzi, che ha subito eventi simili e si trova anch’esso in stato di abbandono.
In queste due aree che, come detto, si sono saldate creando una unica ampia area di degrado, si
sono negli anni passati alternati occupazioni e sgomberi, fasi di accoglienza e interventi delle forze
di pubblica sicurezza, prese d’atto e azioni delle amministrazioni comunali che sino ad oggi però
non hanno sortito i risultati sperati e innescato il processo di riqualificazione.
Complesso Ex Banti. Area parco e giardini
Gli elementi costituenti il parco sono descritti nella figura di progetto e riferiti alla ortofoto digitale. In
quest’area è stata fatta una indagine diretta finalizzata alle determinazione dello stato dei
soprassuoli forestali presenti. Nella relazione dell’Arch. Dini si descrive la fase più recente di
impianto di specie arboree presso l’area dei terrazzi artificiali posti a est dell’edificio principale,
documentati da atti della passata gestione. I rilievi di approfondimento sono stati condotti dal Dot.
Forestale Lorenzo Mini (D.R.E.Am. Italia).
La superficie risulta in gran parte coperta da arborature ad esclusione di piccole aree aperte in
ricolonizzazione e di un laghetto nella porzione nord del parco.
La composizione specifica può essere distinta in funzione della struttura verticale:
- Piano dominante:pino marittimo (Pinus Pinaster) la specie maggiormente diffusa, seguita da
Cipresso comune (Cupressus sempervirens), Cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica) e Cedro
dell’Himalahia (Cedrus deodara). Sporadicamente presente anche abete bianco (Abies alba) e
abete rosso (Picea abies).
- Piano dominato: principalmente costituito da roverella (Quercus pubescens) associata a leccio
(Quercus ilex) alle esposizioni più calde, localmente orniello (Fraxinus ornus), acero campestre
(Acer campestre) e carpino nero (Ostrya carpinifolia). In prossimità della vasca e comunque in
zone più umide la roverella si associa al nocciolo (Coryllus avellana).
- Piano arbustivo: generalmente piuttosto ben diffuse su tutta la superficie del parco viburno
(Viburnus tinus), alloro (Laurus nobilis), pungitopo (Ruscus aculeatus) e biancospino
(Crataegus monogyna). Localmente, in corrispondenza di vecchi vialetti e vicino all’edificio è
presente il lauroceraso (Prunus laurocerasus).
- Lianacee presenti: ben presenti e rappresentate da Edera elix, Smilax aspera eClematis vitalba.
Sotto l’aspetto vegetazionale e forestale, il parco è costituito da un piano dominante di conifere di
altezza compresa tra i 20 e i 25 metri e diametri medi variabili, comunque compresi tra 40 e 60 cm.
Non sono presenti piante monumentali o di particolare pregio vegetazionale.
Il parco si presenta in uno stato di abbandono ormai da anni, tant’è vero che gli eventi meteorici
susseguitisi negli anni, associati alla senescenza delle conifere hanno indotto fenomeni di caduta
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di piante, in particolar modo a carico del pino marittimo. Numerosi sono infatti gli alberi a terra di
questa specie.
Testimonianza dell’abbandono è data anche dalla presenza di un ben sviluppato piano dominato,
con presenza di specie tipiche del querceto, tipologia vegetazionale caratteristica di questo
orizzonte altitudinale collinare. Il piano dominato ha un’altezza variabile tra i 5 e i 10 metri e,
localmente, risulta affermato, pronto a sostituire la sovrastante pineta. Nell’ambito del piano
dominato, numerosi sono gli arbusti presenti che, localmente, definiscono uno strato impenetrabile
e, conseguentemente, ben sviluppato e oramai affermato.
Da menzionare le lianacee presenti e l’edera che, soprattutto nella pineta di pino marittimo,
risultano essere molto abbondanti.
La rinnovazione risulta essere localizzata, a gruppi, ma comunque abbondante. Le specie
maggiormente rappresentate sono quelle tipiche del querceto.
Presso i già citati terrazzamenti artificiali realizzati nelle immediate vicinanze dell’edificio storico, a
est, e utilizzati come passeggiata e collegamento con l’area dell’anfiteatro, secondo i dati forniti
dall’ASL di Firenze sono presenti:
- aiuole delimitate dal resede impermeabilizzato;
- gradoni artificiali posti a nord-est dell'edificio principale.
Aiuole
1.
palazzina: 150 mq di terreno adiacenti la palazzina di ingresso, con due esemplari di
maggiociondolo in buone condizioni vegetative.
2. bordura destra della scalinata centrale: 100 mq di terreno con n° 5 Ligustrum lucidum da potare
3. bordura sinistra della scalinata centrale: 150 mq di terreno con tre ligustri da potare
4. mandorlo: 550 mq di terreno a forma rettangolare (m.50*11) con la presenza di due esemplari
di cipresso dell'Arizona, maturi ed in condizioni vegetative in deperimento. Al lato nord
dell'aiuola è presente un bell'esemplare di mandorlo da ristrutturare nella chioma con una
razionale potatura.
5. lecci: 250 mq di terreno con un filare di 5 lecci (in origine erano 7). Agli angoli dell'aiuola
rettangolare sono posti 4 cespugli di Buxus pumila potato in forma rotondeggiante
6. triangolo :400 mq con 4 alberi di altofusto: tre Cedrus deodara adulti ed in buone condizioni
vegetative ed un cipresso non piramidale. Nell'aiuola sono presenti inoltre 2 ligustri, 3
Pittosporum tobira, 1 Hibiscus syriacus , 1 Viburnum tinus, 2 Nerium oleander.
7. bordura del muro di cinta: 300 mq di terreno; per un tratto di circa 80 mi é presente un'aiuola
adiacente al muro di confine con la provinciale dei Colli alti, in alcuni punti larga appena un
metro ed in altri fino a 7 m , dove é posizionato un deposito aereo di gpl, interno ad un recinto di
rete metallica. Nell'aiuola sono presenti 6 ligustri da potare e altri piccoli arbusti posizionati
successivamente all'impianto iniziale del giardino.
8. glicini : tre piante di Wistaria sinensis in filare , emergenti da un suolo impermeabilizzato,
presumibilmente utilizzate come pergolato per parcheggio ombrato.
Si ritiene che le aiuole, allo stato attuale su una superficie complessiva di 1.850 mq, avessero in
origine un manto erbaceo.
Gradoni verdi
La zona dei gradoni artificiali è posta immediatamente a monte del piazzale, sopra il filare dei
glicini, dai quali è separata da un marciapiede rialzato, pavimentato in piastrelle grossolane di
cemento.
I gradoni furono pensati in funzione di riparo dai venti freddi di tramontana, le condizioni del suolo
sono buone e non presentano segni evidenti di erosione.
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1. Ligustri: 120 mi di lunghezza; scarpata erbosa larga 5 mi, pedata con la stessa
pavimentazione del marciapiede sottostante larga m 4,5. Sul limite esterno della pedata
sono sistemate 12 piante di ligustro in condizioni vegetative precarie, poste a dimora con
un sesto originario di m 3 sulla fila, di 40 originarie. Le loro condizioni vegetative sono
precarie e necessitano di un razionale intervento di potatura, ma é conveniente recuperarle
per mantenere anche in fase di ripristino una soddisfacente copertura vegetale del
gradone.
2. Ligustri: 120 mi di lunghezza; scarpata erbosa larga 5 mi, pedata larga 4,5 mi, pavimentata
con una soletta di cemento su cui galleggiano ciottoli tondi di fiume. Sul limite esterno della
pedata residuano 25 piante di ligustro, con sesto di 3 m sulla fila, le cui condizioni sono
simili a quelle delle piante del gradone sottostante.
3. Cupressus Arizonica: 120 mi di lunghezza; scarpata erbosa larga 5 m , pedata larga m 4,5
pavimentata come la precedente. Sul bordo esterno della pedata sono residuati 25
Cupressus arizonica, posti a dimora con un sesto di m 3,5 , di 33 originari. Le piante sono
ben vegetanti e svolgono bene le loro funzioni di riparo dai venti del nord e di ornamento.
4. Cupressus Sempervirens: 120 m di lunghezza; scarpata erbosa larga 5 m , pedata larga 4,5
m, pavimentata come le due precedenti. Sul bordo esterno sono residuate 29 piante
giovani di Cupressus sempervirens pyramidalis, con sesto 3,5 sulla fila, di 33
originariamente messe a dimora. Le piante sono in discrete condizioni vegetative e quasi
tutte con la chioma allungata, tipica del cipresso toscano.
5. Calocedri: 120 m di lunghezza; scarpata erbosa larga 5 m, pedata larga 5 m pavimentata in
lastre di pietra forte con sottofondo in muratura Sul bordo esterno sono residuate 14 piante
di Calocedrus decurrens, con sesto di 5 m sulla fila, di 24 originariamente messe a dimora.
Le piante sono in buone condizioni. Sul bordo interno della pedata sono residuati 13 Tilia x
europea, con sesto di 6 m sulla fila, di 20 originariamente messe a dimora. Gli alberi di
tiglio sono hanno un aspetto rigoglioso.
6. Cedri: 120 m di lunghezza; scarpata erbosa larga 10 m, pedata larga 6 m lastricata in pietra
forte, con sottofondo in muratura. Sul bordo esterno della sesta pedata sono presenti 11
Cedrus, in parte atlantica e altri deodara, su un sesto di 11 m sulla fila. Altri 9 cedri sono
presenti sul bordo interno della stessa pedata, con lo stesso sesto e tutti sono in normali
condizioni vegetative. A monte della sesta pedata c'è una settima scarpata a prato che
divide l'area dei gradoni dal retrostante parco e giardino all'italiana.
A monte di tutte le pedate é in opera una canaletta in cemento per la raccolta e la regimazione
delle acque piovane; Questo manufatto in muratura, lungo complessivamente 840 m. é deteriorato
in alcuni tratti per una misura totale di circa 200 m.
Le rotture sono dovute principalmente alla spinta delle sottostanti radici degli alberi, che hanno
divelto gli elementi in cemento della canaletta.
Indicato l'insieme botanico-strutturale dei gradoni e le loro funzioni ornamentale e protettiva, é
importante evidenziare i criteri di scelta delle essenze a suo tempo messe a dimora, per
comprendere l'importanza della loro conservazione.
Il progettista del verde ha scelto con insistenza essenze aromatiche, che in periodi diversi della
stagione emanano profumi balsamici, forse già considerando allora gli effetti positivi della medicina
naturalistica detta aromaterapia.
I ligustri nel periodo estivo di fioritura spandono un intenso profumo. I tigli li precedono di pochi
giorni e pervadono l'aria con altrettanta intensità. A primavera, in alcuni punti del giardino e del
parco, si può sentire il profumo del pittosporo, che per la sua eccessiva intensità non é stato
diffuso su tutte le superfici verdi.
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Anche la siepe di alloro, posta sulla prima pedata, contribuisce a questa funzione. Inoltre la scelta
nettamente maggioritaria sia di alberi e arbusti sempreverdi, sia di conifere che di latifoglie, è
sicuramente dettata dal sano e semplice principio che la permanenza delle foglie, mantiene
l'attività clorofilliana in tutte le stagioni.
La superficie complessiva dei gradoni è di circa 9.000 mq di cui oltre la metà sono le scarpate
coperte da un manto erboso da conservare.
Le pedate calpestabili e la scalinata di accesso al parco ed ai gradoni stessi, hanno il fondo
praticabile, anche se in alcuni punti sollevato dalle radici sottostanti degli alberi.
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6. GLI EFFETTI AMBIENTALI SULLE “COMPONENTI PAESAGGISTICHE”
Premessa
Lo scopo principale della fase di valutazione è quello di fornire all’Autorità Competente gli elementi
utili ad una quanto più possibile agevole valutazione della sostenibilità degli interventi previsti. I
giudizi che compaiono nel proseguo del testo vanno intesi più come suggerimenti capaci di
suscitare negli “addetti ai lavori” una riflessione, un dibattito e permettere la visione della
problematica a livello complessivo e sotto più punti di vista.
La valutazione degli effetti sulle componenti paesaggistiche, storiche, culturali ed architettoniche
riconducibili alla attuazione della variante non può non considerare quanto la realizzazione del
complesso Ex Banti ha prodotto sui valori paesaggistici originari di questa porzione di colline
fiorentine, questa condizione è determinabile consultando i contenuti di Allegato 2, in particolare le
prime immagini che mostrano come si mostra l’area di variante da Monte Morello, mentre è meno
facilmente individuabile dal versante di Monte Senario.
Fra i vari criteri e metodi consultati e utilizzati in diverse amministrazioni delle regioni italiane si è
deciso di fare riferimento ai criteri metodologici di analisi elaborati dall’Arc. Roberto Barocchi e
descritti nel “Sito del paesaggio” (http://www.ilpaesaggio.eu), e nelle “Linee guida per l’esame
paesistico dei progetti” della Regione Lombardia (DGR 8 Novembre 2002 n. 7/11045). Si riporta di
seguito una estrema sintesi gli elementi fondanti dell’analisi paesaggistica.
6.1. Considerazioni generali in merito alla attuazione della previsione urbanistica
L’Ex Sanatorio “Banti” rappresenta al tempo stesso una emergenza storico - architettonica e una
criticità del territorio, la variante si pone come obiettivi il superamento della criticità tramite
l’innesco di meccanismi economici e iniziative che ne permettano il suo recupero nel rispetto dei
significativi vincoli imposti su di esso. Il recupero, secondo i dati di progetto di variante, avverrà con
l’utilizzo delle volumetrie esistenti e senza un ulteriore consumo di suolo.
L’area è inserita in un contesto di valore per le numerose emergenze presenti che vanno dalle
condizioni climatiche, alla morfologia dei luoghi, le significative risorse idriche (presenti almeno
sino alla realizzazione della TAV - Galleria di Vaglia) ai testimoni dell’arte, della storia e della
cultura. L’Ex Ospedale Luzzi è anch’esso al tempo stesso emergenza e criticità, e criticità rimane
se non si provvede al suo recupero, gli edifici ora sembrano sgomberati definitivamente
dall’occupazione degli anni 2006 – 2012 ma rimangono soggetti ad un forte degrado e rovina.
I dati dimensionali del “Banti” sono di grandi numeri, in termini di superfici e volumi; presso la sede
dell’Azienda Sanitaria è depositato il “Progetto di ristrutturazione per accoglienza nel periodo
giubilare e successiva residenza per studenti” redatto nel 1998 dallo studio di Architetti Associati
M. Cardini, P. Checchi, F. Fabiano di Firenze, le cui tavole dello stato attuale descrivono la
disposizione delle varie aree di degenza, cura e servizi disposte in modo tale da rendere possibile
un loro riutilizzo e adeguamento senza stravolgerne l’impianto originario. Questa condizione,
evidenziata non dagli scriventi ma dagli “addetti ai lavori” dell’Azienda Sanitaria, ben più esperti,
conduce a prevedere una buona fattibilità per le destinazioni previste.
Allo stato della pianificazione non è possibile prevedere l’entità delle pressioni sulle principali
componenti ambientali, in quanto relazione a indicatori ora individuabili ma non misurabili quali:
1.
posti letto, numero operatori, frequentatori (interessano fabbisogni, risorse, aspetti socio
economici, emissioni, necessità di adeguare servizi pubblici e infrastrutture),
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2. tipologia dei servizi offerti (interessano fabbisogni, risorse, aspetti socio economici, emissioni,
reflui e rifiuti).
Nella relazione ad uso interno redatta dall’Arch. Claudio Dini per conto dell’Azienda Sanitaria, nella
quale si ricostruisce la storia del complesso sanitario, si descrive la struttura e le attività svolte, si
legge che:
“…. Nel 1942 il Banti era già funzionante ormai da diversi anni. In alcuni scritti dell’epoca si legge:
“nel Sanatorio di Pratolino sono stati accolti 437 soggetti con un totale di 63.544 giornate di
degenza.
Nei dispensari sono state eseguite complessivamente 48.634 visite, di cui 9.327 a soggetti nuovi;
4.123 radiografie; 7.350 rifornimenti di pneumotorace; 16.573 endovenose di calcio; 793
applicazioni actinoterapiche; 145 vaccinazioni”.
Da questi numeri non è agevole ricalcolare il posti letto, comunque assumendo che un degente in
media trascorresse mediamente 6 mesi nel sanatorio, 180 giorni in un anno, i posti letto non
potevano essere inferiori a 352, se come pare negli anni ’40 il sanatorio ha registrato i picchi di
maggiore attività è ragionevole affermare che i 437 degenti del 1942 corrispondevano ad un pari
numero di posti letto sempre occupati.
Le 48.634 visite in un anno corrispondono a oltre 935 visite a settimana (52 settimane), per cinque
giorni lavorativi a settimana corrispondono a 187 visite al giorno delle quali circa il 20% di nuovi
potenziali degenti, quindi 150 al giorno visite sono state relative a soggetti effettivamente ricoverati,
assumendo che le visite venissero effettuate al massimo ogni due giorni, il numero di degenti non
poteva essere inferiore a 300.
In definitiva è ragionevole affermare che i posti letto nel sanatorio erano dai 300 ai 450 circa.
La stima dei consumi idrici di quel tempo non è agevole, dagli atti di vendita dei terreni e dalla
donazione della principessa Demidoff si conosce cha la complesso Luzzi – Banti venivano
assicurati 50 mc. al giorno di risorsa idrica, questo quantitativo doveva prioritariamente servire il
convalescenziario non ancora costruito al momento della donazione, l’eventuale esubero era
destinato al Luzzi nel caso che l’approvvigionamento dall’acquedotto, che già lo serviva, non
risultasse sufficiente. In definitiva si ritiene che il Banti utilizzasse tutti o gran parte dei 50 mc. di
acqua che gli erano stati destinati. Un tale quantitativo di risorsa disponibile non potrebbe
soddisfare ora un fabbisogno gestito con impiantistica di tipo “tradizionale”, che, utilizzando i
coefficienti riportati nel capitolo precedente, porterebbero a fabbisogni di oltre il doppio.
Le valutazioni quantitative sopra esposte devono essere considerate con estrema cautela e hanno
un minimo di significato nel caso che la nuova struttura mantenga le disponibilità di posti letto della
precedente. A livello di valutazione qualitativa, propria di questo tipo di analisi ambientali, è
positivo considerare la presenza nella zona della rete acquedotto, gas (è presente il metanodotto)
ed elettrica, mentre non si hanno dati sul sistema di smaltimento dei reflui, non si hanno evidenze
della presenza della rete fognaria né di impianti di depurazione delle acque.
La nuova struttura sarà certamente dotata dei sistemi più avanzati di gestione dei consumi
energetici ed idrici (tipo “Green Hospital”), il ciclo integrato delle acque, sistemi di produzione
energetica solare termico, fotovoltaico e geotermico. Il presidio dovrà dotarsi di un sistema di
depurazione dei reflui o collegarsi con alla rete fognaria.
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6.2. Il Paesaggio. Generalità
Si propongono di seguito alcune definizioni utili a guidare la fase di analisi finalizzata alla
valutazione degli effetti sulle componenti considerate, facendo riferimento agli studi dell’Arch.
Roberto Barocchi e quanto riportato sul sito web “Il Sito del Paesaggio”
(http://www.ilpaesaggio.eu).
Definizioni di paesaggio
1. L'insieme delle cose e delle relazioni fra di esse.
2. Il risultato dell'evoluzione della natura e dell'azione dell'uomo.
3. l'insieme delle forme di un luogo e delle relazioni fra di esse. Viene valutata la forma del
progetto e la si mette in relazione con l'aspetto del luogo in cui sarà costruito.
4. Il paesaggio è la forma dell'ambiente. Ciò in quanto ne rappresenta l'aspetto visibile.
(BAROCCHI R., Dizionario di urbanistica, Franco Angeli, Milano, sec. ed. 1984).
universo: l'insieme di tutto ciò che esiste,
ambiente: tutto ciò (quella parte dell'Universo) con cui ognuno di noi è in relazione,
paesaggio: l'aspetto visibile di un ambiente (ovvero di un luogo, ancorché si possa dire che
certe cose visibili che fanno parte del nostro ambiente,
panorama: il paesaggio come lo si vede guardandosi attorno quando si è in un certo luogo,
veduta: il paesaggio come lo si vede da un certo luogo guardando in una certa direzione,
immagine: ciò che ognuno di noi percepisce di una certa veduta,
percepente: chi percepisce un certo paesaggio in un certo momento da un certo punto
guardando in una certa direzione.
L'immagine che ognuno di noi ha di un luogo dipende quindi dalle forme del luogo (che sono
uguali per tutti), dal punto di vista, dalla direzione in cui guarda e dalla personalità del
percettore: l'immagine di un bosco è percepita in modo diversi da una persona comune, da un
poeta, da un forestale, da un architetto, da un naturalista e così via.
5. Una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere
deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni (documenti della
Convenzione europea del paesaggio, Firenze il 20 ottobre 2000).
6. Una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o
dalle reciproche interrelazioni (Art. 131, comma 1 del DLgs 22 n. 42 del 2004 Codice dei beni
culturali e del paesaggio). Il comma 2 dello stesso articolo che così recita: La tutela e la
valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni
identitarie percepibili. Infatti, se il paesaggio deve essere bello, nel senso di essere armonioso,
ordinato o anche vario o singolare, un buon paesaggio deve essere anche identificativo del luogo
di cui è l'aspetto.
I buoni e i cattivi paesaggi
Un buon paesaggio produce un senso di benessere, un cattivo paesaggio produce malessere:
attraversando il territorio indagato si alternano queste due sensazioni.
Un paesaggio degradato riduce i freni inibitori e contribuisce al degrado sociale e alla criminalità
(Teoria della finestra rotta): questo è accaduto e accade, condizione aggravata dalla presenza di
due poli di degrado Banti – Luzzi le cui aree di influenza si saldano e si energizzano a vicenda.
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Un paesaggio equilibrato e ordinato produce calma, sicurezza psichica e godimento estetico; un
paesaggio disordinato o con elementi di casuale dissonanza produce disagio.
Un carattere saliente dei paesaggi è la loro identità. Un paesaggio è bello anche quando è
riconoscibile come forma attesa di un determinato luogo; è brutto quando contiene elementi estranei
che non si riconoscono come identificazioni del luogo.
La qualità del paesaggio, quindi, deriva in varia misura, secondo i casi, da aspetti estetici, quali
l'ordine, l'equilibrio formale, la varietà ed anche il disordine pittoresco e le dissonanze singolari, ma
anche da aspetti di identità, cioè da forme di una struttura che riconosciamo adatta alla funzione
del vivere, siano esse singole o nel loro insieme.
Il paesaggio dipende dal percepito, la sua visione anche dal percepente. Se il paesaggio è
l'insieme delle forme di un luogo e quindi non cambia se non cambiano le caratteristiche di quel
luogo, la sua percezione non è uguale per tutti, poiché dipende dal punto dal quale lo percepiamo
(panorama), dalla direzione in cui guardiamo (veduta) e, cosa importante, dal nostro modo di
vedere le cose.
La percezione che noi abbiamo di un paesaggio è anche di tipo temporale, nel senso che non
vediamo tutti gli aspetti di quel paesaggio, ma prima i dominanti, poi, ma mano che lo osserviamo,
gli altri aspetti, sempre più minuti o meno vistosi.
Se il paesaggio è l'aspetto di un luogo, ne deriva che, con le trasformazioni della superficie
terrestre avvenute, negli ultimi millenni, principalmente ad opera dell'uomo, anche i paesaggi si
sono radicalmente trasformati: da paesaggi naturali si è passato sempre più a paesaggi artificiali.
L’ambiente nel quale Il complesso Ex Banti si colloca è il risultato delle trasformazioni più evidenti
verificatesi dalla seconda metà del 900 ai giorni nostri, che, superata la fase di urbanizzazione e di
espansione delle città (1800 – prima metà del 900) vede la diffusione degli insediamenti al di fuori
delle cerchie urbane; le città cominciano a perdere il loro ruolo. A fenomeni di conurbazione si
aggiungono fenomeni di disurbanizzazione, con l'uscita dai grandi centri urbani della residenza e in
parte delle attività.
In Toscana, come in altre parti di Italia, le urbanizzazioni si sono sviluppate nelle prime e seconde
cinture urbane dei centri abitati originari, creando un vero e proprio continuum di edificazione, il
processo di crescita immobiliare ha interessato anche le aree turistiche, con particolare riferimento
alle aree costiere, insulari, ed ora anche i territori della collina interna come l’area del Mugello.
Si sono verificati fenomeni di rilocalizzazione e di decentramento residenziale nelle aree rurali, con
conseguente modifica del sistema insediativo, sia in termini di consumo di risorse del territorio
(prime fra tutte quelle legate alla pressione antropica, come suolo, energia e acqua) che in termini
di pressioni sul sistema dei servizi e delle infrastrutture (incremento della mobilità privata, modifica
o incremento della domanda di servizi), ed infine sul valore immobiliare.
La crescita del patrimonio abitativo in alcune aree della regione è stata innescata dagli alti costi
immobiliari dei principali centri urbani (emblematico è il caso di Firenze); le aree che hanno
maggiormente assorbito la spinta al decentramento residenziale delle polarità urbane maggiori
sono quelle ove si è registrata una parallela crescita del sistema produttivo locale, in questo caso
ci si riferisce a Prato, Empoli, all’area del Mugello, dalla prossimità geografica e ancor più dalla
buona accessibilità, in termini di modalità e tempi di trasporto, che consentono di realizzare una
reale integrazione funzionale con le aree centrali (PIT 2005-2010 Quadri analitici di riferimento).
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Mentre la montagna continua a spopolarsi, ma con una velocità minore rispetto ai decenni
precedenti, essendo ormai ridotte a poco le attività tradizionali e aumentando invece quelle legate
al turismo, in pianura le attività produttive e la residenza si diffondono nelle aree rurali e nei piccoli
centri perché vi è maggiore disponibilità di spazi a prezzi minori e minore congestione.
In queste aree i collegamenti sono buoni, per la minore congestione del traffico e la baricentricità
rispetto a più città, quindi, per il terziario, rispetto a più bacini di utenza; l'accessibilità è buona per i
collegamenti extraurbani veloci e per la disponibilità di parcheggi; per quanto riguarda la dotazione
di servizi non vi è più una sostanziale differenza rispetto alle grandi aree urbane. Prevalgono i
paesaggi artificiali, sia rurali che urbani, forte incidenza delle vie di comunicazione nella
trasformazione dell’ambiente.
Nel prossimo futuro c’è da attendersi una ancora maggiore diffusione della residenza e delle
attività nel territorio in un modo che tenderà ad essere indifferenziato. Tendenza alla
depolarizzazione. Prevarranno sempre più i paesaggi artificiali, con aumento dei paesaggi urbani e
di quelli caratterizzati dagli impianti di comunicazione e di produzione di energia. I paesaggi di
elevata qualità saranno soggetti a forti pressioni edilizie (PIT permettendo e PTC della provincia di
Firenze permettendo). Potrebbero diminuire i grandi edifici per uffici, sostituiti dal telelavoro.
La telemedicina potrebbe comportare la riduzione dei grandi ospedali e la diffusione di piccoli
centri di assistenza sanitaria - ambulatori collegati telematicamente con gli ospedali di eccellenza.
6.3. Gli impatti sul paesaggio
La maggior parte delle alterazioni di un paesaggio consegue a modifiche fisiche per:
Sostituzione. Si modifica completamente il paesaggio, ad esempio con la costruzione di una
periferia urbana ove erano campi coltivati.
Immissione. Si inseriscono trasformazioni che non lo modificano totalmente, ma che stonano,
stridono con ciò che rimane del paesaggio precedente.
Abbandono. Un paesaggio non più curato si modifica per il degrado del soprassuolo: edifici,
manufatti, vegetazione.
Alterazioni d’uso. L’alterazione di un paesaggio dipende dall’uso che si fa del luogo, si verificano
quando, pur essendo le modifiche fisiche limitate o nulle, si usa un luogo in modo improprio. Ne
consegue che anche il cambiamento d’uso di un’area o di un manufatto può talvolta produrre delle
alterazioni.
Alterazioni per addizione. Si inserisce in un paesaggio qualcosa di estraneo senza modifica
morfologica: ad esempio se si trasforma un prato in un deposito di rifiuti.
Alterazioni per sottrazione. Si toglie qualcosa da un luogo facendo venir meno la sua funzione:
ad esempio quando si toglie l'acqua da un fiume (evento che si è verificato nei bacini idrografici
ricadenti nel territorio di Vaglia (Torrente Carza) presumibilmente a causa dei lavori dell’Alta
Velocità Ferroviaria).
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6.4. Classificazione del paesaggio
Comunemente si classifica il paesaggio secondo un criterio tassonomico in base alle
caratteristiche degli elementi delle varie parti del territorio distinguendolo in unità e tipi di
paesaggio. Ai nostri fini una classificazione tassonomica non è utile in quanto non definisce il
valore delle varie parti di un territorio. Per conoscere tale valore si possono applicare due metodi:
- un metodo qualitativo puro che si basa sulla sensibilità ed esperienza estetica del
classificatore;
- un metodo tassonomico – qualitativo che si basa sul valore paesaggistico presunto di ogni
singolo elemento morfologico e di soprassuolo.
Classificazione Qualitativa. Tanto maggiore è il valore paesaggistico di un luogo, tanto meno,
in genere esso sopporta interventi che lo modifichino. Occorre classificare le varie parti di un
territorio secondo il loro valore paesaggistico, e poi scegliere di collocare l’opera,
compatibilmente con le sue esigenze funzionali, ove il valore paesaggistico sia minore e quindi
possa subire una minore perdita di valore.
Il valore paesaggistico di un luogo è distinguibile in quattro grandi categorie di paesaggio,
ad ognuna delle quali corrisponde in linea di massima un diverso modo di operare .
Le quattro categorie sono:
1. le aree di eccezionale valore, come possono essere delle cime dolomitiche o dei laghi
alpini, che devono essere conservate quali sono e quindi non vi si possono ammettere
trasformazioni che ne alterino l’aspetto.
2. le aree anche estese di generale elevato valore , quali le valli alpine, le aree collinari,
Qui non è sempre possibile evitare trasformazioni, poiché chi vi abita ha comunque delle
esigenze, ma le nuove edificazioni dovrebbero essere progetterete con una particolare
cura.
3. le aree di comune valore: lo sono ad esempio le aree residenziali e industriali e le
campagne coltivate di tipo estensivo.
4. le aree degradate, quali aree industriali dismesse, cave abbandonate, periferie con
edificazioni particolarmente caotiche sono quelle in cui si può e si deve intervenire più
pesantemente, cambiandone completamente l’aspetto. Talvolta, tuttavia, in queste aree
si trovano edifici o manufatti non più in uso, denominati correntemente ma
impropriamente di archeologia industriale, ma che è più corretto definire di storia
industriale, edifici che, o per il loro valore architettonico, o più spesso per il loro valore di
documenti dell’ingegno umano, è bene restaurare.
CLASSIFICAZIONE TASSONOMICO - QUALITATIVA
Si assegnano a priori dei valori alla geomorfologia (montagna, collina, pianura, corsi
d’acqua) e all’uso del suolo: vari tipi di edificato, vari tipi di coltivi, bosco, e così via) la
somma dei punteggi del valore paesaggistico morfologico e del valore paesaggistico di uso
del suolo consente di elaborare in modo quasi automatico una carta del valore paesistico.
Nelle due tabelle seguenti si rielaborano gli strumenti di analisi descritti nei lavori precedentemente
citati, adattandoli alla realtà Toscana e ai luoghi indagati.
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Tabella 5 - Classi morfologiche. Valori paesaggistici da 1 a 10. Evidenziati l’unità di paesaggio
presente.
CLASSI MORFOLOGICHE
1. Cima dolomitica, ambiente marino di alto valore, area collinare caratteristica (Val
d'Orcia).
2. Alta montagna, ambiente marino di valore.
3. Area umida di elevato interesse naturalistico.
4. Area collinare, corso d’acqua seminaturale, lago, laguna.
5. Fondovalle, corso d'acqua non arginato.
6. Area di raccordo fra collina a e aperta pianura (terrazzi fluvio lacustri).
7. Aperta pianura, corsi d’acqua arginati.
VALORI
10
9
8
6
4
3
1
Una rigorosa procedura prevede una maggiore disaggregazione degli elementi morfologici e di uso
del suolo, con l’attribuzione di ulteriori valori e la redazione di due carte tematiche: una del valore
paesaggistico geomorfologico, l’altra del valore paesaggistico del soprassuolo, da incrociare per
ricavare una carta del valore paesaggistico tassonomico – qualitativo.
La carta di sintesi si ricava suddividendo le aree di ugual valore geomorfologico in aree di diverso
valore di soprassuolo e dando a ogni area elementare la somma del valore geomorfologico e del
valore di soprassuolo.
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Tabella 6 - Classi d’uso del suolo. Valori paesaggistici da 1 a 10. Evidenziati gli elementi presenti.
CONDIZIONI
1.
2.
3.
attuale variante originaria
CLASSI D’USO DEL SUOLO
1. Aree degradate (aree estrattive, discariche e altri impianti per la
gestione dei rifiuti), aree inquinate.
2. Aree industriali, porti commerciali, aree fortemente antropizzate,
rilevanti infrastrutture di collegamento, aree sede di fonti inquinanti,
aree edificate degradate, aree e attività agricole in abbandono.
3. Aree mediamente antropizzate con elementi detrattori del
paesaggio, quali edifici incongrui, edifici e attività non
compatibili.
4. Aree artigianali, aree mediamente antropizzate, porti turistici, litorali
antropizzati, edifici di comune valore, infrastrutture di collegamento
minori, aree sede di attività zootecniche, serre, vivai.
5. Aree agricole in pianura, colture arboree estensive (frutteti, oliveti
estesi) in pianura.
6. Aree mediamente antropizzate, prive di elementi detrattori del
paesaggio, quali edifici incongrui, aree degradate, edifici e attività
non compatibili.
7. Aree agricole in collina. Giardini pubblici comuni, edificazione bassa
con verde (villette con giardini).
8. Colture arboree terrazzate, oliveti, vigneti in zona collinare di
pregio; edificazione storica con frammista edificazione recente,
edificazione residenziale di buon valore architettonico.
9. Aree seminaturali, scarsamente antropizzate, affioramenti rocciosi,
caratteristici, radure, bacini artificiali, boschi cedui ben curati, laghi e
lagune di pregio non eccezionale, pascoli, prati pascoli e prati
permanenti, litorali non antropizzati, edificazione storica compatta e
di generale pregio.
10. Edifici di significativo valore architettonico ben curati e
recuperati.
11. Boschi ad alto fusto, parchi di significativo valore.
12. Edificazione storica di pregio, parchi e giardini pubblici di grande
bellezza. Corsi d’acqua con vegetazione arborea e laghi in condizioni
naturali o seminaturali.
13. Cime dolomitiche, parchi di rilevante valore naturalistico, litorali e
coste marine, laghi e lagune di grande suggestione, nevai perenni e
ghiacciai, edifici di eccezionale valore architettonico.
Totale valori
- 10
-8
-2
-6
0
0
0
1
3
9
5
6
12
12
12
7
13
13
13
7
8
13
14
14
14
37
52
48
9
10
Volendo applicare la procedura al caso in esame si verifica che tutta l’area ricade in una unità di
paesaggio collinare, quindi si otterrebbe una sola zonazione, di conseguenza più semplicemente si
sommano i valori corrispondenti agli elementi di uso del suolo evidenziati al valore 6 ottenendo per
le tre diverse condizioni considerate i seguenti valori:
Condizione 1 - Stato attuale (area Banti in degrado): 37.
Valore ambiente medio basso.
Condizione 2 - Stato di variante: (area Banti recuperata): 52.
Valore ambiente medio.
Condizione 3 – Area Banti mai edificata: 48.
Valore ambiente medio.
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Tabella 7 - Ipotesi di classificazione del valore paesaggistico.
Valori numerici
Valore ambiente
0 - 10
MOLTO BASSO
10 - 20
BASSO
20 – 40
MEDIO BASSO
40 - 60
MEDIO
60 - 80
MEDIO ALTO
80 – 90
ALTO
90 - 100
MOLTO ALTO
Si precisa che il metodo prevede ulteriori disaggregazioni delle unità di paesaggio e delle zone di
uso del suolo, in funzione del grado di approfondimento che si vuole stabilire e della capacità del
valutatore, si ritiene che quella proposta, nell’intorno dei 1.000 m., sia ragionevolmente adeguata a
descrivere la situazione; al di fuori del raggio di analisi le condizioni cambiano.
6.5. Relazioni fra edificio Banti e paesaggio
La valutazione degli effetti sulle componenti paesaggistiche, storiche, culturali ed architettoniche
riconducibili alla attuazione della variante, come detto, non può non considerare quanto la
realizzazione del complesso Ex Banti ha prodotto sul paesaggio originario:
L’edificio può essere considerato una “opera incongrua”, in quanto per impatto visivo, per
dimensioni planivolumetriche o per caratteristiche tipologiche e funzionali, ha alterato in modo
permanente l'identità storica, culturale o paesaggistica dei luoghi, oltre ad avere introdotto una
modifica morfologica irreversibile essendo stata modificata una porzione di versante e interessato
anche il crinale. L’edificio, come mostrato in Allegato 2, ha cambiato lo skyline originario in modo
significativo.
L’edificio Banti è un caso di acquisizione nel paesaggio. Rientrano in questo caso le opere
estranee al paesaggio circostante che col tempo, per una forma di familiarità visiva, valore
architettonico intrinseco, sono divenute elementi positivi del paesaggio.
L'acquisizione non è un rapporto, ma un processo mentale, per il quale ciò che all'inizio appare
stonato o estraneo, poi, con il tempo, diviene familiare. Il paradosso della torre Eiffel è un caso
esemplare di acquisizione: quando fu costruita provocò forti proteste, ma produrrebbe altrettante
proteste se la si volesse oggi demolire: da traliccio di ferro estraneo alla città è diventato il simbolo
di Parigi.
Il rapporto che un’opera può avere con il paesaggio circostante rientra in una serie numerosa di
condizioni raggruppabile in 4 classi principali:
- sostituzione;
- rapporto forte;
- integrazione;
- nascondimento.
Considerando il rapporto fra opere (edificio Banti) e paesaggio si ricade nel caso di rapporto forte,
in particolare di dominanza, che si verifica quando viene inserito nel paesaggio un elemento forte,
di rottura, ma il cui valore deriva dal riconoscimento di elevati livelli di qualità architettonica,
funzionale, strutturale e gestionale, quale l’edificio Banti e le funzioni che vi si svolgevano.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
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-
In definitiva:
l’impatto negativo dell’edificio sul paesaggio è stato rilevante;
l’edificio è stato “acquisito” dal paesaggio, è da considerarsi un elemento ormai appartenente al
paesaggio circostante.
6.6. Attuazione della variante urbanistica. Azioni di progetto prevedibili
La variante urbanistica riguarda una adeguamento delle Norme tecniche di Attuazione del Piano
Strutturale e del Regolamento Urbanistico e si pone come obiettivo principale il recupero
dell’immobile e delle aree contermini, con la destinazione d’uso socio sanitaria, in particolare si
prevede la realizzare una piastra sanitaria sociale, alloggi sanitari assistiti, residenza sanitaria
assistenziale e un’area per attività di ricerca e formazione di uso pubblico e/o privato.
Gli strumenti operativi:
1. Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia
2. Piano attuativo
Tipologia degli interventi ammessi definiti dal D.Lgs. 380/01 e dalla L.R.1/2005 per conseguire gli
obiettivi:
Manutenzione ordinaria.
Riguardano le opere di riparazione dell’esistente, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli
edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti,
anche con l’impiego di materiali diversi, purché i predetti materiali risultino compatibili con le norme
e i regolamenti comunali vigenti.
Manutenzione straordinaria.
Le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici,
nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico - sanitari e tecnologici, sempre che non alterino
i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni
d’uso.
OPERE ESTERNE:
- rifacimento o nuova realizzazione di intonaci esterni;
- sostituzione di serramenti esterni, persiane, serrande, ecc., con altra tipologia di infissi
differente per forma e materiali;
- realizzazione di cancellate, ringhiere, muri di cinta e recinzioni;
- apertura di nuove porte o finestre verso l'esterno;
- interventi finalizzati alla formazione di cortili e giardini, anche con piantumazione di alberi.
OPERE INTERNE:
- consolidamento statico di strutture portanti dell'edificio, sia in fondazione che in elevazione;
- sostituzione di solai di copertura con altri aventi materiali e strutture differenti, senza modifica
delle quote di colmo o gronda;
- rifacimento di scale e rampe;
- realizzazione, rifacimento integrale o integrazione di servizi igienico – sanitari;
- rifacimento o modifica integrale degli impianti anche con installazione di pannelli solari o
fotovoltaici;
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- sostituzione di tramezzi interni con modifica dello schema distributivo, ma senza alterare
superfici, volumi e destinazione d'uso;
- frazionamenti o accorpamenti di unità immobiliari, purché non comportino la modifica
dell’assetto distributivo dell'intero fabbricato.
- Interventi di realizzazione di elementi accessori o pertinenziali che non comportino l'aumento di
volumi o superfici utili, come scale di sicurezza ed ascensori, volumi tecnici, centrali termiche,
anche all'esterno dell'edifico.
- Interventi finalizzati al risparmio energetico, come la coibentazione o rifacimento del manto di
copertura e la realizzazione di cappotti esterni.
Restauro e risanamento conservativo.
Gli interventi di restauro e risanamento conservativo sono quegli interventi edilizi rivolti alla
conservazione ed al recupero degli edifici ovvero ad un loro adeguamento funzionale, mediante un
insieme sistematico di opere, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali
dell'organismo edilizio.
Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino ed il rinnovo degli elementi
costitutivi dell'edificio, l'inserimento di elementi accessori e degli impianti necessari alle
esigenze dell'uso stabilito, l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo edilizio.
Gli interventi di restauro e risanamento conservativo non devono comportare aumento della
superficie lorda di pavimento. Si distinguono due tipi di intervento:
1. il restauro: finalizzato principalmente alla conservazione, al recupero ed alla valorizzazione dei
caratteri dell'edificio, soprattutto dei caratteri di interesse storico-artistico, architettonico o
ambientale, anche con l'impiego di materiali e tecniche diverse da quelle originarie, purché
congruenti con il carattere dell'edificio;
2. il risanamento conservativo: finalizzato principalmente al recupero igienico, statico e funzionale
dell'edificio per il quale si rendono necessari il consolidamento e l'integrazione degli elementi
strutturali e la modificazione dell'assetto planimetrico, anche con l'impiego di materiali e tecniche
diverse da quelle originarie, purché congruenti con i caratteri dell'edificio.
Gli interventi di restauro e risanamento conservativo possono essere finalizzati anche alla
modificazione della destinazione d'uso degli edifici purché la nuova destinazione sia compatibile
con i caratteri tipologici, formali e strutturali dell'organismo edilizio e sia ammessa dagli strumenti
urbanistici vigenti.
Restauro secondo D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ai
sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137. In particolare, il capo III, disciplinante la
protezione e conservazione dei beni, alla sezione II, art. 29, c. 4 stabilisce che “per restauro si
intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità
materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori
culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla
normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale”.
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Figura 7.
Estratto dagli elaborati di variante. Rappresentazione dello stato attuale dei luoghi.
Figura 8.
Estratto dagli elaborati di variante. Rappresentazione dello stato di progetto dei luoghi.
Lo stato di progetto mantiene la medesima descrizione degli elementi presenti nello stato attuale.
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6.7. Attuazione della variante urbanistica. Stima dei possibili effetti
Le strutture sanitarie e di cura sono velocemente superate dal punto di vista funzionale se non si
adattano alle nuove tecnologie e ai sistemi di cura in continua evoluzione. Lo schema strutturale
dell’edificio vincola fortemente la fase progettuale di recupero.
È ragionevole prevedere che si debba intervenire sulla distribuzione dei locali per adeguarli alle
nuove funzioni che potrebbero essere assimilate a quelle di un moderno presidio ospedaliero. Si
manterrebbe l’involucro originario e la struttura portante e dei solai, oggetto di recupero e non di
demolizione; il mantenimento dei percorsi separati per personale, addetti, fruitori; mantenimento
dei vani scale; il mantenimento per i piani primo, secondo e terzo dello schema distributivo
esistente caratterizzato da corridoi centrali dei due elementi longitudinali; sarà mantenuta la
destinazione del corpo ad emiciclo come per funzioni originarie per l’accoglienza dei frequentatori
e visitatori.
Nelle tre tabelle seguenti si propongono schemi utili per definire il grado di attenzione da porsi alle
fasi di progettazione e realizzazione delle opere sull’edificio principale e aree contermini ritenute
necessarie al fine del conseguimento degli obbiettivi del recupero e della variante urbanistica.
Azioni per le nuove destinazioni e funzioni:
1. Recupero estetico/paesaggistico con interventi su facciate, prospetti.
2. Adeguamento alle funzioni previste con modifiche alla disposizione attuale delle superficie e dei
volumi.
3. Interventi a garanzia dell’accessibilità, accessi principali, parcheggi, viabilità.
4. Interventi di adeguamento impiantistico (approvvigionamenti idrici, energetici, depurazione,
smaltimenti, climatizzazione),
5. Interventi di adeguamento per l’alloggiamento di apparecchiature medicali a servizio delle
nuove funzioni.
6. Interventi di consolidamento e adeguamento statico/sismico.
Sulla prima colonna della tabella seguente si riporta la numerazione corrispondente all’elenco
precedente. Il giudizio che viene fornito è puramente qualitativo e afflitto dalla visione soggettiva
dello scrivente anche se supportato dagli esperti di settore.
Tabella 8 - Azioni finalizzate al soddisfacimento delle necessità e grado di attenzione, o impegno,
o costo da applicarsi alle fasi progettuali e operative nel rispetto dei vincoli architettonici per le
diverse aree dell’edificio principale.
Azioni
1. estetica
2. funzioni
3. accessibilità
4. impianti
5. apparecchiature
6. consolidamento
esterni
Prospetti
Facciate
Coperture
significativo
normale
significativo
normale
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Piano terra
interni
Piano 4°, 5°
significativo
significativo
significativo
significativo
significativo
normale
significativo
normale
Piano 1°,
2°, 3°
normale
normale
significativo
normale
strutture
Solai
Strutture
portanti
sottosuolo
Fondazioni
significativo
significativo
significativo
normale
significativo
normale
normale
normale
normale
normale
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Azioni previste per il recupero dell’edificio principale e nuove destinazioni funzionali:
1. Rifacimento facciate.
1.1 Restauro e consolidamento degli elementi decorativi
1.2 Restauro e consolidamento dei paramenti di rivestimento marmoreo
1.3 Realizzazione nuove aperture e adeguamento aperture esistenti (finestre).
1.4 Realizzazione nuovi accessi e adeguamento accessi esistenti (area di ingresso edificio).
2. Rifacimento delle coperture.
3. Riorganizzazione funzionale interna degli spazi di relazione senza variazione della tipologia
edilizia.
4. Realizzazione impianti (bioedilizia)
4.1 rete distribuzione idrica (ciclo integrato delle acque).
4.2 impianti produzione energia (fotovoltaico, solare termico, mini eolico, geotermico).
4.3 impianti climatizzazione.
4.4 impianti smaltimento e depurazione reflui.
5. Realizzazione parcheggi in sottosuolo (area piazzali).
6. Accessibilità. Realizzazione/adeguamento sistema collegamento verticale (scale, ascensori).
7. Accessibilità. Realizzazione/adeguamento accessi principali e secondari, viabilità interna.
8. Realizzazioni locali interni per nuove funzioni.
9. Realizzazione impianti a servizio delle nuove funzioni (apparecchi medicali, intervento ecc.).
10.Interventi di consolidamento e adeguamento statico/sismico su fondazioni e strutture portanti.
Tabella 9 - Azioni di ristrutturazione e recupero e grado di attenzione, o impegno, o costo da
applicarsi alle fasi progettuali e operative nel rispetto dei vincoli architettonici per l’edificio
principale, aree esterne e i piazzali.
Azioni di recupero,
adeguamento e opere
edili
AZIONI
1. facciate
2. coperture
3. impianti
4. parcheggi
5. accessibilità interna
6. accessibilità esterna
7. locali interni
8. impianti medicali
9. consolidamenti
facciate
esterni
coperture
piazzali
interni
nuovi locali
strutture
solai
strutture
portanti
sottosuolo
fondazioni
significativo
significativo
significativo
significativo
significativo
significativo
significativo
significativo
normale
normale
normale
normale
significativo
normale
Anche per questa tabella e per la successiva valgono le considerazioni espresse per la precedente
in merito alla soggettività dei giudizi o suggerimenti espressi.
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Opere edili previste per il recupero dell’edificio principale e nuove destinazioni funzionali:
Tabella 10 - Opere edili generiche e grado di attenzione, o impegno, o costo da applicarsi alle fasi
progettuali e operative nel rispetto dei vincoli architettonici per l’edificio principale, aree esterne e i
piazzali.
OPERE EDILI
GENERICHE
opere provvisionali
demolizioni
scavi
rinterri
materiali, smaltimenti
smontaggi
adeguamenti str.
impianti vari
intonaci facciate
pavimentazioni int.
pavimentazioni est.
rivestimenti
sottofondi
tinteggiature est.
scarichi fognari
tramezzature,
tamponature
risanamenti
coperture
Carpenteria metallica
consolidamenti
bonifiche
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facciate
normale
normale
esterni
coperture
piazzali
aree
esterne
interni
nuovi locali
strutture
solai
strutture
portanti
sottosuolo
fondazioni
normale
normale
normale
significativo
significativo
significativo
normale
normale
normale
normale
significativo
significativo
significativo
significativo
significativo
normale
normale
normale
normale
normale
significativo
significativo
normale
significativo
significativo
normale
significativo
normale
significativo
significativo
normale
normale
significativo
normale
normale
normale
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6.8. Considerazioni finali in merito alla sostenibilità degli interventi previsti
Nella fase di analisi precedente si è cercato di superare l’inevitabile fattore di soggettività che
affligge la gran parte delle valutazioni, cercando di legare gli effetti (postivi e negativi) ad ogni
singola fase prevedibile di intervento (disaggregazione del progetto in azioni elementari); questa
procedura è più consona agli Studi di Impatto Ambientale, piuttosto che alle VAS, e dovrebbe
portare alla espressione di stime quantitative di impatto, cosa che, in questa sede, data
l’indeterminatezza delle funzioni instaurabili, non è possibile eseguire. Si rimane quindi nel campo
di una analisi qualitativa di impatto estetico - paesaggistico, che porta comunque a sostenere con
ragionevole convincimento quanto esposto di seguito:
1. le opere di recupero, in fase di cantiere, interessano esclusivamente l’area del complesso Ex
Banti, non vi è necessità di realizzare nuova viabilità, opere transitorie o occupazioni di suolo al
di fuori del perimetro del complesso, che possano introdurre elementi o fattori detrattori del
paesaggio o interferire con gli elementi caratterizzanti e costituenti il valore storico, culturale e
architettonico dell’edificio e delle altre emergenze presenti;
2. analoghe considerazioni si esprimono per le fasi di esercizio del complesso sanitario, con la
realizzazione, secondo standard urbanistici, delle opere di urbanizzazione, le fasi di accoglienza
dei frequentatori, addetti, personale medico, degenti ecc. saranno gestite all’interno dell’attuale
perimetro di competenza del complesso;
3. i parcheggi, se necessario, potranno realizzati in sottosuolo, in corrispondenza degli attuali
piazzali, sfruttando il dislivello fra ingresso principale e porzione nord del complesso;
4. la rete di approvvigionamento idrico dovrà collegarsi con il sistema di distribuzione pubblica
esistente; il sistema di depurazione verrà realizzato all’interno dell’area di competenza del
complesso e dovrà allacciarsi alla rete fognaria;
5. la ridefinizione degli spazi e volumi interni per accogliere le nuove funzioni sanitarie non
andranno a stravolgere l’impalcatura strutturale dell’edificio, mantenendo invariati accessi e
collegamenti verticali fra i piani;
6. gli interventi sulle aree esterne dell’edificio non potranno essere che migliorative delle
condizioni attuali, l’apprezzamento di eventuali modifiche, riguardanti il piano superiore, la torre,
le coperture, anche per l’inserimento di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili,
saranno di modesto apprezzamento anche in un intorno di 1.000 m. centrati sul progetto;
7. in sede di Piano Attuativo verranno definiti i parametri di intervento che riguarderanno
specificatamente gli interventi sulle facciate.
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7. ELABORATI A CORREDO DEL PIANO ATTUATIVO
Il nuovo progetto dovrà essere redatto con particolare attenzione, per garantire la massima qualità
nella progettazione e rispetto dei termini economici previsti. La progettazione in fase di Piano
Attuativo sarà guidata dallo studio di Impatto Ambientale del complesso delle opere previste.
Nella Relazione di Progetto del Piano Attuativo dovranno essere definite le fasi che guideranno la
progettazione del nuovo edificio. Preliminarmente:
- lo stato di consistenza del bene;
- il quadro delle conoscenze disponibili e le linee direttive per il loro approfondimento;
- gli obiettivi generali da perseguire e le strategie per raggiungerli;
- le esigenze e i bisogni da soddisfare, sia di tipo funzionale che culturale;
- i vincoli di legge;
- le funzioni che dovranno essere ospitate;
- gli impatti dell’opera sulle componenti ambientali sia in fase di cantiere che di esercizio;
- le fasi di progettazione già sviluppate e da sviluppare, la sequenza logica e i tempi di
svolgimento;
- gli elaborati diagnostici, tecnici, grafici e descrittivi redatti e da redigere;
- le strategie per accrescere i livelli di fruizione del bene;
- le modalità di validazione del progetto, con riferimento alla qualità tecnica a culturale;
- le modalità della redazione del Piano di manutenzione;
- il quadro economico dell’intervento, i limiti da rispettare e l’individuazione certa delle fonti di
finanziamento;
- le modalità di affidamento dei lavori, con riferimento alla normativa sugli appalti;
- le modalità di monitoraggio di attuazione, validazione della qualità dei lavori e redazione del
consuntivo scientifico;
- le modalità di comunicazione;
- le modalità per l’integrazione della fase progettuale ed esecutiva nelle strategie di crescita del
capitale intellettuale, sociale e culturale;
- le modalità da attuare ai fini della sostenibilità dell’intervento nella sua complessità, anche in
relazione alla riduzione degli sprechi ed al riutilizzo di risorse e materiali.
Elaborati a corredo del Piano Attuativo
Identificazione della costruzione
In questa fase deve essere analizzato il rapporto del manufatto con l’intorno, attraverso la
descrizione del Complesso Architettonico e la caratterizzazione dei rapporti spaziali e funzionali tra
l’edificio e i manufatti contermini. Lo studio del tessuto dovrà consentire di ipotizzare la gerarchia
costruttiva e le relazioni tra l’edificio ed il contesto.
Caratterizzazione funzionale dell’edificio e dei suoi spazi
Dall’analisi, anche storica, dell’evoluzione funzionale dell’edificio e delle sue articolazioni,
finalizzata a riconoscere quali utilizzazioni si siano succedute nel tempo ed in quali ambienti. Il
risultato di questa analisi porta infatti alla disponibilità di notizie utili per capire anche le ragioni
delle modifiche strutturali e geometriche intervenute nel tempo, per motivare eventuali segni o
notizie di dissesti, per progettare possibili utilizzazioni future compatibili con le caratteristiche
dell’edificio.
Rilievo geometrico
La conoscenza della geometria strutturale. Il rilievo dovrà essere riferito sia alla geometria
complessiva dell’organismo che a quella degli elementi costruttivi, comprendendo i rapporti con gli
edifici contigui.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
Analisi storica degli eventi e degli interventi subiti
La ricostruzione dell’intera storia costruttiva del bene culturale tutelato, ossia del processo di
costruzione e delle successive modificazioni nel tempo del manufatto. In particolare andrà
evidenziata la successione realizzativa delle diverse porzioni di fabbrica, al fine di individuare le
zone di possibile discontinuità e disomogeneità materiale, sia in pianta che in alzato (corpi
aggiunti, sopraelevazioni, sostituzioni di orizzontamenti, ecc).
La storia dell’edificio può anche essere utilizzata come uno degli strumenti di controllo e verifica
della risposta dell’edificio a particolari eventi naturali o antropici e delle eventuali conseguenti
trasformazioni.
Il rilievo materico costruttivo e lo stato di conservazione
Il rilievo materico costruttivo deve permettere di individuare completamente l’organismo resistente
della fabbrica, tenendo anche presente la qualità e lo stato di conservazione dei materiali e degli
elementi costitutivi.
La caratterizzazione meccanica dei materiali
Terreno e fondazioni
Previsione del comportamento sismico. Nel caso di un bene culturale tutelato tale conoscenza non
deve limitarsi allo stato attuale ma è opportuno, per quanto possibile, individuare le modifiche
intervenute nel tempo per cause naturali o antropiche, come ad esempio scavi, costruzioni
adiacenti, variazioni nel regime delle falde, dissesti idrogeologici.
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Variante al P.S. e al R.U. del comune di Vaglia “Ex Sanatorio Banti”
Studi di approfondimento per gli aspetti paesaggistici, storici, culturali e architettonici
8. OPERE E MISURE DI MITIGAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI
8.1. Misure di mitigazione presso l’area edificio e piazzali
Nell’ambito della Valutazione degli Effetti Ambientali è richiesta la definizione di opere, misure e
iniziative finalizzate alla riduzione degli effetti negativi e valorizzazione di quelli positivi; per quanto
riguarda la variante in oggetto, considerato il dettaglio progettuale disponibile, è possibile
identificare due principali fasi di attuazione della variante:
Fase di cantiere: riguarda la realizzazione di opere edili di medio impegno, che introducono
essenzialmente impatti reversibili risolvibili nel breve termine sulle componente fisiche, controllabili
nell’ambito di una corretta gestione del Piano di Cantierizzazione.
Fase di regime: gli effetti negativi sono mitigabili già in fase di progettazione definitiva/esecutiva.
Ulteriori iniziative riguarderanno la progettazione delle aree esterne agli edifici, la gestione degli
afflussi di materiali, persone, merci e del traffico veicolare, l’adeguamento sei servizi pubblici di
trasporto e dei servizi di raccolta dei rifiuti, infine quanto di prevedibile nell’ambito di un piano per la
gestione delle emergenze.
Il Piano di Cantiere preliminare, il Piano di Emergenza, la valutazione quali - quantitativa degli
effetti ambientali e la definizione delle opere di mitigazione andranno a fare parte integrante degli
elaborati di Piano Attuativo.
8.2. Misure di mitigazione finalizzate al recupero delle aree del parco
L’evoluzione del parco in assenza di intervento sarà quella di costituzione di un querceto misto,
con graduale scomparsa delle conifere che, nel tempo, cadranno.
In previsione del recupero dell’intero insediamento, parco ed edifici, anche considerando la
permanenza delle strutture dell’Anagrafe Canina, è necessari il completo recupero del bosco-parco
con interventi mirati alla ripulitura del sottobosco mediante decespugliamento andante. Dovranno
essere quindi asportate le piante a terra o comunque morte e stroncate ancora in piedi. Taluni
soggetti di roverella e leccio, ormai affermati e di dimensioni ragguardevoli, dovranno essere
lasciati per poter, nel tempo, sostituire le conifere. Per quanto riguarda gli aspetti vegetazionali e
botanici, si elencano di seguito le azioni da eseguirsi per il completo recupero del parco:
1.
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8.
9.
decespugliamento andante su tutta la superficie del parco;
rimozione delle piante morte a terra;
taglio delle piante morte in piedi e/o stroncate;
diradamento selettivo a carico dei soprasuoli di conifere con intensità non inferiore al 40%
escluse piante morte in piedi e/o stroncate;
potatura dei soggetti individuati come “di avvenire”, ovvero gli alberi che costituiranno in
futuro bosco-parco;
realizzazione del nuovo impianto di irrigazione;
messa a dimora di latifoglie (quali ad esempio roverella, rovere, acero campestre,
ciavardello) e arbusti, per il completo recupero del parco. Il numero e la distribuzione
spaziale di alberi e arbusti dovrà essere funzionale al recupero e realizzazione dei viali,
vialetti, aiuole, così come erano presenti prima dell’abbandono;
diserbo e sfalciatura delle erbe presenti;
realizzazione di tappeti erbosi ove necessari.
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Contestualmente sarà necessario prevedere il recupero delle strutture murarie presenti e della
recinzione perimetrale.
L’arco di tempo necessario per il completamento delle fasi di cui all’elenco precedente finalizzato
al completo recupero, considerando che inizi contestualmente con l’impianto di cantiere dei lavori
edili è valutato in:
Fasi
Fase 1
Fase 2
Fase 3
Fase 4
Fase 5
Fase 6
Fase 7
Fase 8
Fase 9
Mese I°
Mese II°
Mese III°
Mese IV°
Mese V°
Mese VI°
Conclusioni
In questa relazione, redatta nell’ambito della Verifica di Assoggettabilità a VAS della Variante al
Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico del comune di Vaglia denominata “Ex Sanatorio
Banti”, si sono descritti sinteticamente gli elementi progettuali e l’iter procedurale che
l’Amministrazione Comunale, di concerto con l’Azienda Sanitaria dell’area fiorentina, intende
perseguire al fine del completo recupero dell’area dell’ex sanatorio, ritenuto di rilevante valore
storico, architettonico, culturale e sociale, inserito in un contesto paesaggistico di valore,
confermandone la sua destinazione sociosanitaria, consentendo una più agevole alienazione
anche a soggetti privati attraverso l’opportunità di poter realizzare un’infrastruttura sociosanitaria
funzionalmente innovativa sia per la collettività locale che sovracomunale nel perseguimento degli
obbiettivi del Piano Sanitario Sociale e Integrato della Regione Toscana 2012 - 2015.
Al fine di supportare meglio la valutazione si è fornito un quadro, esaustivo, delle condizioni
ambientali e del territorio in un intorno significativo dell’area di variante, evidenziando, le
emergenze ambientali, le risorse naturali e le criticità del territorio con particolare riferimento alle
componenti paesaggistiche, evidenziando i vincoli e i condizionamenti imposti dalle normative e
dai piani sovraordinati.
Il risultato delle valutazioni porta a ritenere sostenibili gli interventi e le funzioni previsti nei confronti
delle componenti considerate.
Pistoia 10 gennaio 2014
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Il Coordinatore
Dott. Leonardo Moretti
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