seconda guerra mondiale

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SECONDA GUERRA MONDIALE
I FASE DELLA GUERRA
I presupposti vanno ricercati nella conferenza alla fine della Prima guerra mondiale.
Tuttavia, essa è anche frutto della grave crisi del ’29. Infatti, in Europa registriamo l’avvento
del nazismo, che può essere ricondotto alla crisi del ’29 e alla inefficienza del governo della
repubblica di Weimar. In questo contesto sono protagoniste le estreme Destre.
AZIONI DI HITLER DAL 1938
Il ’38 fu un anno importante (leggi razziali italiane; scontro tra Chiesa e Reich; Notte dei
cristalli…).
Il 1938 vide Hitler governare da 5 anni; egli aveva già fatto una politica economica di
successo, aveva liquidato gli oppositori, aveva aiutato Franco ecc…. Non aveva più
oppositori interni e all’esterno molti avevano avuto paura o avevano pensato che fosse
meno pericoloso di Hitler. Molti ritenevano giusto l’anti bolscevismo hitleriano e la volontà
del Führer di rivalutare il trattato di Versailles.
Hitler cominciò con l’annessione dell’Austria, in quello che viene chiamato “Anschluss”. In
Austria c’era un partito nazista che mirava all’unificazione con la Germania. Anche l’Austria
aveva subito condizioni umilianti di pace e anche in Austria aveva avuto successo il partito
nazista, che aveva ucciso il colonnello Dollfuss.
I carrarmati tedeschi entrarono a Vienne “accolti” dalla popolazione. Hitler mostrava la
volontà di creare una Grande Germania. C’era una parte degli austriaci che non voleva
l’annessione dell’Austria e aborriva il partito nazista.
Francia, Inghilterra e Italia non si curarono dell’evento.
Sempre nel 1938 i nazisti entrarono nella regione dei Sudeti (un pezzo della vecchia
Cecoslovacchia), abitata da una minoranza tedesca. Le potenze internazionali, allora,
cominciarono ad insospettirsi e convocarono una conferenza internazionale a Monaco. VI
partecipò Hitler, il ministro inglese Chamberlain, quello francese Deladier e Mussolini.
Mancavano i Russi, che si erano subito opposti all’invasione tedesca, e gli stessi
cecoslovacchi che, quindi, non vennero minimamente tenuti in conto. Questo perché la
propaganda nazista aveva proposto l’invasione della Cecoslovacchia come una liberazione
e una annessione di un territorio di diritto. Hitler garantì di non invadere più nessun altro
territorio.
Chamberlain e Deladier avevano paura dell’inizio di una nuova guerra.
All’indomani della Prima guerra mondiale tutti erano favorevoli. Anche Mussolini voleva
entrare in guerra ma non subito: anche lui, come Inghilterra e Francia non voleva lo
scoppio immediato della guerra. All’indomani della pace di Monaco i tedeschi
cominciarono l’annessione della Cecoslovacchia intera. Il primo ministro andò
all’ambasciata tedesca, ebbe un infarto, fu rianimato e costretto a firmare la cessione del
suo paese.
Hitler volle le sue mire alla striscia di Danzica. Essa era un territorio libero tra Germania e
Polonia. I tedeschi cominciarono a fare attentati e questa rivendicazione allarmò Francia e
Inghilterra, che fecero patti di assistenza militare con Polonia, Belgio e Olanda.
Il ministro degli esteri italiano, Ciano, inviò da Berlino un telegramma con su scritto: “Siamo
alle botte”.
I polacchi erano stati costantemente invitati dalla Russia a fare patti di assistenza militare
con lei ma non vollero.
IL PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP E L’INVASIONE POLACCA
Nel 1939 Mussolini decise di annettere l’Albania per ricreare l’Impero romano. Trasformò
l’asse Roma-Berlino nel Patto d’Acciaio, del quale faceva parte anche il Giappone (Asse
Roma-Berlino-Tokyo).
Hitler, tradendo, il suo antibolscevismo, inviò missive a Mosca per un patto. Era un patto di
assoluto realismo politico. Infatti Hitler sapeva che l’invasione della Polonia avrebbe
provocato la reazione russa. Allora fece il patto Molotov-Ribbentrop, siglato tra il ministro
Molotov e von Ribbentrop. Apparentemente esso era un patto di non belligeranza ma di
fatto era un patto per la spartizione della Polonia.
Hitler prese a fare attentati a Danzica e con la scusa che alcuni polacchi avevano sparato ai
tedeschi ebbe inizio l’invasione della Polonia e, conseguentemente, la Seconda guerra
mondiale. Era il 1 settembre 1939.
I tedeschi volevano fare una guerra lampo: una massiccia invasione terrestre con una forte
copertura aerea. La guerra si sarebbe dovuta svolgere in poche settimane. Dalla notte del 1
settembre 1939, inizio della guerra, nel giro di tre settimane, i tedeschi arrivarono a
Varsavia. I Russi, da Est, penetrarono in Polonia. Francia e Inghilterra dichiararono guerra
alla Germania ma, ormai, la Polonia era già presa.
Göring ordinò il bombardamento di Varsavia e il 27 settembre 1939 la Polonia fu presa.
Furono costruiti i primi ghetti.
LA SITUAZIONE ITALIANA ALL’INDOMANI DELLA GUERRA
L’Italia non era nelle stesse condizioni della Prima guerra mondiale tale da dichiarare la
neutralità. I motivi erano due:
-all’epoca c’era una forte propaganda interventista mentre ora si era inorriditi dalla guerra.
-la natura del Patto d’Acciaio era diversa dalla Triplice Alleanza. Quindi Mussolini dichiarò
lo Stato di non belligeranza ma non era neutrale perché era apertamente dalla parte della
Germania. L’Italia non era nelle condizioni di entrare in guerra, la popolarità di Mussolini
stava già perdendo il prestigio. Mussolini, però, non era favorevole all’idea che Hitler
vincesse tutta la guerra da sola e voleva entrarvi anche lui ma solo al momento opportuno.
I PRIMI MOVIMENTI DELLA GUERRA
La Francia doveva controllare una lunga linea di confine e fece la linea Maginot,
fortificando tutto il confine per impedire l’avanzata francese. Anche la Germania aveva
fatto una linea fortificata, la linea Friedrich. Sulla linea di confine si svolsero per nove mesi
delle piccole esplosioni, piccoli spari di mitragliatrice (guerra “strana”, come la chiamarono
i francesi). Le truppe di confine non sapevano che fare. La Francia prese a prepararsi: tutte
le zone di confine misero al riparo gli oggetti preziosi ecc…
La Russia attaccò la Finlandia e la Mongolia. Siamo al novembre 1939. La guerra durò 110
giorni: i finlandesi resistettero, usarono la guerriglia ma nel 1940 i finlandesi furono
costretti a firmare una pace durissima.
I tedeschi attaccarono la Danimarca e Norvegia. Il re danese invitò la popolazione danese a
non resistere per non essere flagellati. I tedeschi, nell’aprile 1940 arrivarono in Norvegia.
Gli inglesi tentarono un aiuto ma fallirono.
L’OPERAZIONE ARDENNE
Nel maggio 1940 ebbe inizio l’operazione Ardenne, capeggiata dal generale Rommel.
Entrò in Francia aggirando la linea Maginot, violando la neutralità belga e olandese. I
tedeschi arrivarono fino a Parigi. I francesi, che avevano tentato di effettuare una
controffensiva furono sbaragliati e ripiegarono verso il porto di Dunkerque, da cui
riuscirono a rimpatriare verso l’Inghilterra più di 500'000 superstiti.
Nel giugno 1940 Hitler arrivò a Parigi. Il maresciallo Pétain firmò l’armistizio e si mise a
capo di una repubblica collaborazionista a Vichy. La Francia del Nord era direttamente
sottomessa mentre quella del Sud era collaborazionista. Con la campagna di Francia
Mussolini decise di entrare in guerra. Egli aveva paura dell’avanzata tedesca ma era
consapevole che era inevitabile. Tutti sapevano che i tedeschi avrebbero vinto.
LE IMPRESE ITALIANE
Il 10 giugno 1940 Mussolini entrò in guerra contro Francia e Inghilterra.
I francesi attaccarono per primi gli italiani ma essi riuscirono ad entrare in Francia
meridionale. Gli italiani, infatti, volevano condurre una “guerra parallela” cioè non volevano
subordinarsi all’esercito tedesco. L’area di cui si assunse il compito di Mussolini era l’area
mediterranea: dovevano impedire l’accesso agli inglesi nel Mediterraneo (stretto di
Gibilterra, canale di Suez). Tuttavia, gli italiani non riuscirono nell’intento. Mussolini voleva
spingersi in Africa, partire dall’Etiopia ed estendersi in Sudan, Kenya e nella Somalia
inglese. La campagna d’Africa era stata sconsigliata dai capi dell’esercito perché c’era la
flotta britannica. Gli inglesi, inoltre, avevano il radar.
Arrivarono i primi bombardamenti alle città italiane. Gli italiani erano valorosi ma non c’era
organizzazione tra le varie branche dell’esercito (forze aeree, marine e di terra). Gli italiani,
quindi, erano disorganizzati e non avevano i mezzi sufficienti. Gli italiani riuscirono ad
avere successo solo chiedendo aiuto alle potenze dell’Asse.
Durante la campagna d0Africa Mussolini ordinò la marcia contro l’Egitto; per i militari non
era una scelta adeguata. Quando gli italiani andarono in Egitto, gli inglesi si ritirarono e li
aggredirono. Insomma, gli italiani dovettero chiedere aiuto ai tedeschi in Africa, non
riusciva a controllare il Mediterraneo, erano stati attaccati dai francesi a sorpresa: stavano
fallendo.
OPERAZIONE LEONE MARINO
L’operazione Leone Marino era volta alla conquista dell’Inghilterra. Sarebbe dovuta essere una
operazione veloce ma Hitler sapeva che sarebbe stata molto dura. Churchill invitò i militari inglesi a
fare una guerra di resistenza. L’8 agosto 1940 la Germania prese ad attaccare con la flotta aerea
l’Inghilterra. Dalla Manica i tedeschi tentarono di sbarcare via terra sul suolo inglese ma non ci
riuscirono mai. I tedeschi bombardarono per tre mesi; la resistenza della flotta inglese era allo
spasimo. La battaglia era anche a livello marino. Questo fu il primo fallimento tedesco.
LA GUERRA CONTRO LA GRECIA E LA JUGOSLAVIA
Il 28 ottobre 1940 Mussolini dichiarò guerra alla Grecia, partendo dall’Albania. I greci resistettero a
lungo. Il territorio greco era impervio e ben controllato. Cominciò fin da subito la guerra partigiana
contro gli italiani. Anche qui gli italiani dovettero piegarsi alla guerra subordinata con i tedeschi. La
popolarità del duce continuò a scendere.
Nel gennaio 1941 i due dittatori si accordarono a fare un coordinamento delle forze italo-tedesche
(che dal punto di vista pratico vuol dire che i tedeschi cominciarono a comandare anche le truppe
italiane).
In Jugoslavia si instaurò un governo filo-britannico e con questa scusa Reich e Italia invasero la
Jugoslavia. La guerra dei Balcani terminò con l’occupazione di Creta.
SECONDA FASE
Cominciò una nuova fase della guerra perché cambiarono gli alleati e cambiò anche il
ruolo del Reich.
L’OPERAZIONE BARBAROSSA
Nell’estate 1941 la guerra ebbe una svolta: la Francia non c’era più e la Germania mirava
all’invasione russa. Hitler non aveva mai taciuto il suo antibolscevismo ma era chiaro che
avrebbe invaso la Russia; Stalin lo sapeva. Inoltre entrarono in guerra gli USA a fianco delle
forze inglesi.
Il 22 giugno 1941 ci fu il piano Barbarossa con lo scopo di invadere l’URSS. I tedeschi
vollero partire d’estate ed andare in tre direzioni: Stalingrado, Leningrado e Mosca.
Stalin non era pronto per una guerra contro il Reich, nonostante le vittorie contro la
Finlandia, la Mongolia e la Polonia. Inoltre, con la stagione delle Purghe egli aveva
eliminato molti capi di Stato maggiore dell’esercito.
All’inizio i tedeschi riportarono vittorie schiaccianti, come previsto dalla guerra lampo.
Hitler non avvertì Mussolini di tale piano ma egli inviò comunque un manipolo di 60'000
soldati, il contingente dell’Armir. I russi stentavano a reagire; potevano resiste solo
tatticamente: bruciarono tutto così da impedire l’approvvigionamento dei tedeschi.
Dall’ottobre cominciò l’inverno russo e i tedeschi non vi erano preparati.
Nel giugno 1942 gli eserciti dell’Asse scatenarono l’offensiva. Gli italiani non riuscivano a
disertare, a tornare in Italia. I tedeschi, invece, organizzavano colonne infernali per
distruggere gli ebrei russi. Stalin ordinò la resistenza ad oltranza e si rivolse al patriarca di
Mosca per chiedergli di incoraggiare il popolo. La guerra in Russia stentava a concludersi e
giunse fino al 1942, quando i comandanti chiesero ripetutamente a Hitler di poter tornare
ma non ottennero successo. I carri armati tedeschi non riuscivano ad avanzare più. Quindi,
a partire dal 1942 i Russi cominciarono a riconquistare i territori persi.
L’ENTRATA IN GUERRA DEGLI USA
Nel 1941 gli USA entrarono in guerra. Nel 1940 Roosevelt era già stato eletto per la terza
volta e aveva aiutato gli inglesi con i prestiti. Essi erano, quindi, invisi alle potenze dell’Asse.
Il re Giorgio VI era andato da Roosevelt per convincerlo ad aiutare gli inglesi. Roosevelt e
Churchill firmarono la Carta Atlantica, con lo scopo di condannare le potenze dell’Asse e di
creare un nuovo ordine mondiale; è un primo approccio al nuovo ordine mondiale che si
costituirà dopo la sconfitta tedesca.
Il Giappone invase l’Indocina e a partire dal 7 dicembre 1941 i giapponesi attaccarono la
base militare di Pearl Harbor. Essi volevano il controllo del Pacifico, dell’India, dell’Australia,
scontrandosi con gli interessi americani.
Mussolini dichiarò guerra agli USA.
Durante queste fasi della guerra Hitler portò avanti il suo piano di sterminio delle
minoranze slave ed ebraiche. Nacquero piccoli gruppi opposti al nazismo. C’erano
comunisti, democratici, liberali e pacifisti. Erano un coacervo di persone con interessi
diversi ma con un complessivo obiettivo comune. Questi gruppi, però, spesso operavano in
disaccordo con le forze Alleate che portavano avanti il processo di liberazione. A volte
partigiani ed americani collaboravano, altre volte no. Nel 1942-43 ci fu una nuova cesura e
l’inizio di una nuova fase.
TERZA FASE
Le forze nazifasciste non riuscirono più ad avanzare.
Fino al 1942 le forze dell’Asse raggiunsero la loro massima espansione (anche dopo
l’entrata in guerra degli USA).
Nel 1941-42 fu indetta a Wanze una conferenza per discutere la soluzione finale: lo
sterminio definitivo degli ebrei. Parteciparono tutti i capi di Stato della Wermacht. Tra i vari
conferenzieri c’era Eichmann.
Le forze dell’Asse non riuscirono più ad avanzare. Il primo problema grosso era l’inverno
del 1942 in Russia. Von Paulus chiese a Hitler la ritirata ma senza successo. Le truppe
tedesche erano impantanate. I russi contrattaccarono e riuscirono a respingere i tedeschi.
Iniziò una lunga e inarrestabile avanzata sovietica verso l’Europa.
I CONFLITTI NEL PACIFICO
Nel Pacifico, inoltre, c’era un altro problema. I giapponesi ritenevano di dover conquistare
il loro spazio vitale e avevano manifestato la loro aggressività già dagli anni 30 (vedi
invasione di Manciuria e Corea, ottenute grazie all’assoggettamento dell’ultimo imperatore
cinese Pu Yi). Nei territori assoggettati Mao stava organizzando un esercito itinerante per
diffondere il comunismo, contrastato da Chiang Kai-shek. Con l’invasione della Manciuria
accadde una collaborazione tra Chiang Kai-shek e i comunisti in funzione antigiapponese.
Ci volle tanto prima dell’abbandono del suolo cinese.
L’inimicizia tra Mao e Chiang e Kai-shek riesplose dopo la Seconda guerra mondiale.
Il Pacifico era la zona ambita dai giapponesi, che si ritrovarono, quindi, a scontrarsi con gli
americani. I giapponesi presero l’Indocina francese e miravano alle Filippine, base
americana. In sostanza i giapponesi minacciavano gli interessi inglesi, francesi e americani.
Fu proprio nella zona del Mar dei Coralli che ci fu il recupero americano della base filippina
di Guadalcanal. I giapponesi, però, non si arresero e usarono anche i kamikaze. La cultura
giapponese era fortemente militarizzata e basata sul concetto dell’onore. Il giapponese
sentiva il bisogno di guadagnarsi l’onore in campo. Non erano tutti a lanciarsi liberamente:
molti venivano costretti. Tuttavia, anche gli altri eserciti mandavano avanti uomini che
sarebbero morti per primi, quasi come dei kamikaze.
I CONFLITTI NEL NORD AFRICA E LA CONFERENZA DI CASABLANCA
Fino al 1942 l’Asse avanzò nel territorio africano. Il fautore di questa rapida invasione era il
generale Rimmel, ma con l’arrivo delle forze americane e con la stasi della guerra in URSS,
le forze dell’asse erano in crisi perché gli americani impedivano l’arrivo di rifornimenti ai
tedeschi.
Il generale Rimmel chiese a Hitler la ritirata, Hitler non la concesse ma Rimmel si ritirò lo
stesso.
La Germania non poteva controllare più il Mediterraneo. Hitler, però, credeva ancora di
poter vincere la guerra.
USA e URSS dovettero stare dalla stessa parte, nonostante i contrasti ideologici e strategici
emersi ad una conferenza a Casablanca, nel 1943. A questa conferenza parteciparono
Churchill, Stalin e Roosevelt e qui fu decisa la soluzione di invadere l’Italia.
Nell’aprile 1943 Mussolini, consapevole della sconfitta imminente, propose a Hitler di
accordarsi con Stalin ma Hitler non volle.
LO SBARCO IN SICILIA E L’ARMISTIZIO DI CASSIBILE
Nel giugno 1943 le forze angloamericane, guidate da Eisenhower, dal Marocco sbarcarono
in Sicilia (come era stato deciso a Casablanca). I russi volevano sbarcare in Europa ma per
gli americani era troppo pericoloso. Gli americani pensavano di poter entrare facilmente in
Sicilia perché avrebbero dovuto fronteggiare solo l’esercito italiano. In pratico ciò non
avvenne perché gli americani si prepararono il terreno in Sicilia, tant’è che furono accolti
dai siciliani come liberatori della popolazione. Gli americani liberarono Lati Luciano, un
noto mafioso, che precedette gli americani preparando loro la strada.
Gli angloamericani risalirono lunga la penisola italiana conquistando la Calabria, la
Basilicata, la Puglia ecc…
Il fascismo cominciò ad entrare in crisi. L’antifascismo più convinto si era manifestato fino a
quando il Parlamento aveva continuato ad esistere (prima dell’omicidio Matteotti). Da
allora gli antifascisti non avevano avuto più spazio: assassini, espatri, incarceramenti.
Invece, l’antifascismo tornò ad avere piede a partire dalla crisi del fascismo, causata dalla
guerra. Dal 1942 ci furono scioperi manifestazioni, si riformarono clandestinamente gli altri
partiti e le truppe partigiane, che cominciarono ad operare dallo sbarco in Sicilia.
Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo votò la sfiducia a Mussolini, compreso
Galeazzo Ciano. Il re, finalmente, decise di far arrestare presidente Mussolini, nominando
presidente del Consiglio il generale Badoglio.
Il re e Badoglio trattarono segretamente con le truppe degli Alleati per evitare un ulteriore
spargimento di sangue.
Queste trattative portarono alla firma dell’armistizio di Cassibile il 3 settembre 1943, reso
noto a tutti solo l’8 settembre 1943. Il re decise la cobelligeranza, ovvero di combattere a
fianco degli alleati. I tedeschi nell’agosto 1943 occuparono il Nord Italia fino a Roma. Il re e
Badoglio andarono a Brindisi. Le truppe italiane erano totalmente disorientate e sbandate.
A partire dal 1943, quindi, ci fu una guerra pesante al Nord e uno spirito di entusiasmo al
Sud.
Il 12 settembre 1943 Mussolini fu liberato da un commando nazista e istituì la Repubblica
di Salò.
ANALISI STORIOGRAFICA
Il re aveva bisogno di salvare l’istituzione monarchica, non poteva diventare una pedina del
Führer, come Mussolini, e per questo fuggì da Roma.
De Felice teorizza che Mussolini abbia scelto la fondazione della Repubblica di Salò perché
altrimenti l’occupazione dell’Italia del Nord sarebbe stata più dolorosa. La repubblica
nacque con le caratteristiche antimonarchiche del fascismo della prima ora. Il ceto
dirigente era costituito dai fedeli a Mussolini mentre quelli che avevano votato la sfiducia
furono fucilati nel processo di Verona.
In Italia c’erano due capi dello Stato: il re (e Badoglio) con l’esercito italiano, e Mussolini,
con l’esercito “repubblichino”. Quest’ultimo era molto più efficace di quello italiano perché
addestrato e diretto dai nazisti.
I repubblichini venivano usati dai nazisti per combattere i partigiani. I militari italiani
venivano deportati dai tedeschi in Germania per l’addestramento.
In sostanza i repubblichini erano disdegnati sia dai nazisti che dagli italiani stessi. Molti
italiani non collaborazionisti furono mandati nei campi di concentramento.
IL CLN E LA PRESA DI ROMA
Il 16 ottobre 1943 furono deportati mille ebrei di Roma e la resistenza antifascista
(comunisti, socialisti, democratici, liberali) prese a rivivere e diede vita al CLN (Comitato di
Liberazione Nazionale). Il CLN non aveva collaborazioni esplicite con gli angloamericani.
Avevano due piani diversi. Nel marzo 1944 ci fu a Roma un attentato ai tedeschi. Essi,
allora, fecero una rappresaglia e furono fucilarono 335 persone.
Intanto Badoglio voleva assumere la reggenza perché il re non era più apprezzato da
nessuno. Il re sostenne di voler lasciare la corona al figlio Umberto e di consentire agli
italiani di scegliere tra monarchia e repubblica con un referendum dopo la guerra.
Si creò la linea Gustav, a metà Italia, che gli angloamericani non riuscivano a sfondare fino
alla presa di Montecassino, avamposto tedesco. Gli USA impiegarono ogni mezzo pur di
sfondare la linea Gustav e prendere Roma.
Presa Roma, i partiti volevano discutere sul re e Badoglio: volevano la Repubblica. Gli
angloamericani, invece, non si volevano occupare di questa questione.
Palmiro Togliatti, esponente del partito comunista, tornò in Italia dall’URSS con l’ordine di
Stalin di accantonare la questione istituzionale e concentrarsi sulla fine della guerra. Egli fu
protagonista della “svolta di Salerno”, ovvero della perdita di interesse per la questione
repubblicana e la nascita di un nuovo governo con a capo Badoglio ma con tutti i partiti
legalizzati.
Liberata Roma, nel giugno 1944 Badoglio fu sostituito da Bonomi. I tedeschi si ritirarono
da Roma e si formò una nuova linea, la linea gotica. I partigiani, intanto, sfondavano le
linee, liberavano e istituivano repubbliche nelle varie città.
LO SBARCO IN NORMANDIA E LA CONFERENZA DI JALTA
Nell’autunno del 1944 i tedeschi ancora resistevano. I problemi interni erano molti ma le
forze alleate decisero un nuovo incontro.
Churchill e Roosevelt volevano eliminare i tedeschi ma non volevano un’eccessiva avanzata
dei russi. CI fu un’altra conferenza, quindi, a Teheran, dove fu deciso lo sbarco in
Normandia. Esso iniziò il 6 giugno 1944 e fu guidato da Eisenhower. Il 25 agosto 1944 gli
americani liberarono Parigi. Il comando divenne americano.
I sovietici continuavano ad avanzare e liberarono la Jugoslavia, la Romania e la Bulgaria.
La guerra ebbe conseguenze negative anche per il Giappone.
Nell’ottobre 1944 Churchill e Stalin si incontrarono a Mosca, dove abbozzarono una
divisione dell’Europa. Churchill temeva la diffusione del comunismo. Nel gennaio 1945 la
Germania fu bombardata e Hitler si suicidò. A febbraio, Churchill, Roosevelt e Stalin si
ritrovarono a Jalta, in Crimea.
Roosevelt pensava di poter dialogare con le altre potenze; invece Churchill e Stalin
volvevano discutere dell’assetto europeo. Churchill era preoccupato per la questione
internazionale e per l’avanzata sovietica.
La Germania dell’Est venne liberata dai sovietici e la Germania dell’Ovest dagli alleati. Si
fecero, quindi, quattro zone tedesche controllate da Francia, Inghilterra, USA e URSS
(processo di denazificazione). Si discusse anche della Polonia. Essa era stata inglobata
dall’URSS. Le forze internazionali volevano la Polonia libera come dopo la Prima guerra
mondiale ma l’URSS non volle rinunciare a quei territori presi nel 1939.
Si ricostruì quindi una nuova Polonia con i territori intatti e con alcuni territori tedeschi.
In Italia c’era ancora la linea gotica da sfondare. Si usò ogni mezzo per sfondarla (tra cui
contingenti di marocchini) ma decisivi furono la stanchezza nazista e l’intervento
partigiano.
Nel marzo 1945 Mussolini propose agli Alleati la firma della capitolazione in cambio
dell’incolumità. Gli Alleati però vollero una resa incondizionata. L’Italia del Nord era in
preda a scioperi e insurrezioni che liberarono tutte le città. Il 25 aprile 1945 tutta l’Italia fu
liberata.
Mussolini scappò nell’arcivescovado di Milano, capì che non c’era soluzione e tentò la fuga
in Svizzera ma fu catturato dai partigiani e fucilato.
Mussolini fu processato per direttissima e condannato a morte.
Questa scelta celava tutta la rabbia nei confronti del fascismo e dell’euforia per la fine della
guerra. Mussolini era visto come un pericolo e si temeva una sua rivalsa leggendaria (come
lo fu il suicidio di Hitler). I partigiani volevano decretare la fine del fascismo e la scelta di
ostentare i corpi era volta a mostrare la fine del fascismo a tutto il popolo.
Altro evento grave: i partigiani di Tito, della Jugoslavia, occuparono il Friuli-Venezia-Giulia
per annetterlo. I partigiani italiani entrarono per mantenere i territori. I titini governarono
Trieste con terrore e solo dopo lunghe trattive lasciarono l’Italia, dopo aver gettato nelle
foibe migliaia di persone.
La condizione italiana era pessima: i partigiani slavi fecero rappresaglie efferatissime contro
i “fascisti” pensando che tutti gli italiani fossero fascisti e, per questo, da uccidere.
I 15'000 morti delle foibe non furono uccisi per ragioni raziali ma per volontà di rivalsa
degli Jugoslavia nei confronti dei loro aguzzini italiani. Questo atto, però, non va confuso
con le pulizie che si svolgevano in Europa.
LO SGANCIO DELL’ATOMICA E LA FINE DELLA GUERRA
Tra l’8 e il 9 maggio 1945 si esaurì il fronte europeo e nel giugno 1945 Roosevelt morì e gli
successe Truman. Egli si assunse la decisione di concludere la guerra nel fronte pacifico
perché non voleva che i russi intervenissero anche in Oriente, in quanto ciò era visto come
pericoloso dagli USA. Infatti già in Oriente si stava diffondendo il comunismo.
Il 6 agosto 1945 Truman decise per il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e
Nagasaki. Il mondo restò attonito di fronte alle conseguenze terribili.
Il Giappone firmò la resa.
Il 2 settembre 1945 convenzionalmente si concluse la Seconda guerra mondiale. In realtà
siamo solo all’inizio di una nuova guerra non combattuta sui fronti ma con tinte fosche: la
Guerra Fredda.
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