SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole PATOLOGIA IN PILLOLE Nr. 73 U. Perriard Storia clinica Un’uomo di 80 anni viene sottoposto a sigmoidectomia laparoscopica per diverticolite acuta con perforazione. Una settimana dopo l’intervento il paziente accusa forti dolori addominali con peritonismo. Si procede ad un secondo intervento chirurgico con resezione del colon discendente per sospetta insufficienza anastomotica. Il preparato operatorio di 23 cm di lunghezza mostra sierosa opaca, focalmente ricoperta da panno fibrinoso. La parete intestinale appare Indica la diagnosi corretta: a insufficienza anastomotica in colite ischemica b colite pseudomembranosa da Clostridium difficile c colite da farmaci d diverticolite perforata e malattia di Crohn 286 TRIBUNA MEDICA TICINESE 77 LUGLIO/AGOSTO 2012 ispessita ed edematosa. La mucosa mostra aree di aspetto mammellonato (foto macroscopica tratta da Unibas/Pathorama). Istologicamente si identifica colite acuta erosiva con pseudomembrane nonché infiammazione acuta transmurale del colon con perforazione e peritonite fibrinopurulenta. L’anastomosi chirurgica appare intatta. Si continua con copertura antibiotica ma il paziente decede 48 ore dopo il secondo intervento. SEZIONE SCIENTIFICA - Patologia in pillole Diagnosi Colite pseudomembranosa da Clostridium difficile Commento Clostridium difficile è il patogeno nosocomiale gastrointestinale più frequente. La colonizzazione del colon avviene attraverso l’ingestione di spore resistenti al calore, che possono persistere per mesi nell’ambiente e sono particolarmente prevalenti nei luoghi di assistenza sanitaria. L’infezione è frequentemente associata a concomitante o recente terapia antibiotica, in particolare dopo amministrazione orale del farmaco. Soprattutto antibiotici ad ampio spettro possono alterare l’equilibrio della normale flora batterica intestinale e permettere una crescita massiva di C.difficile e conseguente produzione di tossine che con effetto citopatico diretto danneggiano la mucosa intestinale. Occasionalmente la colite pseudomembranosa da C.difficile si può verificare in assenza di esposizione agli antibiotici, per esempio come complicanza dopo un intervento chirurgico o secondariamente a patologia cronica debilitante (ischemia intestinale, uremia). È stata anche descritta un’associazione di colite pseudomembranosa con inibitori della pompa protonica. La maggioranza dei pazienti sono anziani, ma l’infezione non è limitata a questa fascia d’ètà. Nella ultima decade si è notato un aumento dell’incidenza, severità e mortalità dell’infezione da C.difficile in ambiente nosocomiale. Anche le recidive dopo un primo episodio sono frequenti e in aumento. Questi fenomeni sono essenzialmente imputabili a mutazioni del genoma batterico che conferiscono resistenza contro antibiotici, aumentano la produzione di tossine oppure facilitano la sporulazione, incrementando la prevalenza e la virulenza dell’agente patogeno. In solo metà dei pazienti ospedalizzati, che presentano colonizzazione intestinale con C.difficile tossigeno come complicanza di terapia antimicrobiale, si sviluppa un’infezione sintomatica. Gli altri pazienti diventano portatori asintomatici del batterio. È stato dimostrato che quest’ultimi manifestano un aumento precoce di IgG-anticorpi sierici contro la tossina A del batterio. Pazienti che sviluppano un’infezione, invece, non manifestano questi livelli di IgG-anticorpi. La selezione di pazienti senza immunità protettiva spiega anche il drammatico aumento del rischio di recidiva in pazienti che hanno già subito una recidiva (da 20% a 40% e fino a più di 60% dopo due recidive). La sintomatica dell’infezione varia da lieve diarrea a conclamata colite pseudomembranosa che può manifestarsi, come nel paziente di questo caso, con decorso fulminante, perforazione e/o megacolon tossico. Diarrea acquosa iniziale può essere accompagnata da dolori addominali, crampi, febbre, leucocitosi e a volte perdite di sangue. I sintomi possono apparire anche alcune settimane dopo sospensione della terapia antibiotica. La diagnosi va sospettata nel contesto nosocomiale quando un paziente, soprattutto anziano, sviluppa diarrea severa durante o dopo la somministrazione di antibiotici. Le analisi di laboratorio vertono sull’isolamento o la scoperta di componenti o prodotti dell’agente infettivo. I tipi patogeni di C.difficile producono esotossine proteiche, tossina A e B, che possiedono attività citotossiche. Colture delle feci (esame più sensitivo) o test per le tossine di C.difficile (esame più specifico) sono positive fino al 95% dei casi. L’esame endoscopico di solito non è necessario. Se eseguito, si possono identificare pseudomembrane giallo- 77 LUGLIO/AGOSTO 2012 biancastre, a volte distribuite a chiazze, più frequentemente nel colon sinistro, con sanguinamento delle placche dopo rimozione delle stesse. Il retto può essere risparmiato. In casi meno eclatanti si osservano eritema e friabilità della mucosa senza pseudomembrane. Anche in questi casi è però possibile osservare alterazioni istologiche caratteristiche. Il quadro istologico di colite pseudomembranosa si presenta con lesioni “a vulcano” con necrosi intercriptale e cripte dilatate dove originano le tipiche pseudomembrane laminate composte da fibrina, mucina e granulociti neutrofili. Le ghiandole dilatate contengono neutrofili e mucina e spesso perdono il rivestimento epiteliale superficiale. La colite severa e prolungata porta a necrosi della mucosa a tutto spessore. Anche lesioni poco caratteristiche, di solito una colite focale attiva con occasionali empiemi criptali ma senza pseudomembrane, sono state descritte in associazione con un esame positivo per le tossine di C.difficile. Con il termine “colite pseudomembranosa” non si intende una diagnosi istologica specifica ma la descrizione di un quadro infiammatorio. Nella maggioranza dei casi questo quadro è associato a un’infezione da C.difficile, ma altre infezioni come pure una colite ischemica possono indurre alterazioni istologiche simili. Il contesto clinico con terapia antibiotica in corso o pregressa come pure l’esame delle feci per le tossine di C.difficile sono in questi casi dirimenti. Il trattamento di scelta per l’infezione da C.difficile sono Metronidazolo e Vancomicina, anche se l’obiettivo finale del trattamento è sospendere tutte le terapie antibiotiche e permettere alla microflora intestinale di rigenerarsi e ristabilire un equilibrio fisiologico. TRIBUNA MEDICA TICINESE 287 SEZIONE SCIENTIFICA L’attuale aumento dell’incidenza e della severità dell’infezione ha stimolato la ricerca di nuove terapie, anche prive di antibiotici. In questo contesto, l’immunoterapia passiva con amministrazione intravenosa di immunoglobuline non appare ancora efficace. In casi di malattia severa (megacolon tossico) o refrattaria a trattamenti antibiotici, la colectomia subtotale può essere inevitabile. Sempre più importante nel contesto ospedaliero appare la prevenzione primaria evitando l’eccessiva e spesso inutile prescrizione di antibiotici e incentivando prescrizioni mirate e non a largo spettro. È importante non dimenticare che la decontaminazione dell’ambiente e l’igiene restano importanti ed efficaci misure di prevenzione. Bibliografia Kelly CP e LaMont JT. Clostridium difficile – more difficult than ever. N Engl J Med 2008; 359:1932-40. Loo VG et al. Host and pathogen factors for Clostridium difficile infection and colonization. N Engl J Med 2011;365:1693-703. Fenoglio-Preiser CM et al. Gastrointestinal Pathology. Edited by Wolters Kluwer/Lippincott Williams & Wilkins. Third Edition, 2008. U. Perriard, Istituto cantonale di patologia 288 TRIBUNA MEDICA TICINESE 77 LUGLIO/AGOSTO 2012